parti precedenti:
GESÙ E IL COMPIMENTO DELLA TORAH »
ATTORNO ALLE BEATITUDINI »
L'UOMO NUOVO »
POVERI IN SPIRITO »
COLORO CHE SONO NEL PIANTO »
EREDITARE LA TERRA »
AVER FAME E SETE DELLA GIUSTIZIA
"Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati." (Matteo 5,6)
Si legge in Deuteronomio 1,16-17 "In quel tempo diedi quest'ordine ai vostri giudici: Ascoltate le cause dei vostri fratelli e giudicate con giustizia le questioni che uno può avere con il fratello o con lo straniero che sta presso di lui. Nei vostri giudizi non avrete riguardi personali, darete ascolto al piccolo come al grande; non temerete alcun uomo, poiché il giudizio appartiene a Dio; le cause troppo difficili per voi le presenterete a me e io le ascolterò."
La giustizia non è in questo mondo.
Solo con l'aiuto di Dio si può sperare in un giudizio giusto.
Solo a Dio spetta il giudizio.
Dio è amore e solo la sua è giustizia giusta, perché non è mai disgiunta dalla misericordia.
È di questa giustizia che parla questa beatitudine, che come le altre riconducono tutte le questioni a Dio.
Perché l'uomo non può giudicare?
La prima qualità che si chiede a un giudice è d'essere giusto.
Occorre allora avere un giusto rapporto con Dio, ma questo rapporto con Lui fu infranto sin dalle origini dell'umanità, trasgredendo al patto che prevedeva un solo comando.
Solo l'uomo che avesse un giusto equilibrio con Dio può giudicare gli altri uomini e questi è Gesù Cristo "...è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio." (Atti 10,42)
Nella sua vita terrena Gesù ebbe una fame e una sete speciali.
È in primo luogo da ricordare l'episodio delle tentazioni di Gesù nel deserto: "Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per esser tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, ebbe fame. Il tentatore allora gli si accostò e gli disse: Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane. Ma egli rispose: Sta scritto: Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio." (Matteo 4,1-4)
Del pari in croce disse "Ho sete" (Giovanni 19,28); in effetti, pregava con un Salmo:
- "L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?" (Salmo 42,3)
- "O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l'anima mia..." (Salmo 63,2)
Questa fame e sete santa esprimono il desiderare di saziarsi della presenza di Dio come recita il Salmo 17,15 "Ma io nella giustizia contemplerò il tuo volto, al risveglio mi sazierò della tua immagine." (Salmo 17,15)
Alla fine dei tempi, quando tutto sarà compiuto, il libro dell'Apocalisse propone questa immagine "...non avranno più fame, né avranno più sete, né li colpirà il sole, né arsura di sorta, perché l'Agnello che sta in mezzo al trono sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita" (Apocalisse 7,16s)
E ancora sempre nello stesso libro "Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: Al vincitore darò da mangiare dell'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio." (Apocalisse 2,7)
Fame in ebraico è "raa'b"
e siccome "ro'oeh"
è "pastore", l'Apocalisse nel precedente brano fa di fame
la lettura poetica e profetica "col pastore
()
Abitare
".
Il verbo "aver sete" ha il radicale
e sete è "tsama'" e in qesto contesto le lettere suggeriscono "sollevarsi
alla vita
dell'Unico
"
poi consegnò lo spirito a Dio Padre e morì.
L'uomo è un desiderio continuo, una fame e una sete insaziabile e solo quando ritrova l'origine da cui fu formato torna alla pienezza o sazietà.
L'uomo in definitiva è giusto quando partecipa alla giustizia di Dio e alla sua santità.
Il Signore ecco che allora si dona con l'eucaristia per essere mangiato e bevuto.
Il comandamento che avvicinerei a questa beatitudine è il 7° della tradizione ebraica, ossia "non essere adultero", perché in tal modo compi ogni giustizia verso Dio e rispetti il prossimo.