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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
ANDARE IN GALILEA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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ASCENSIONE
Dal punto di vista teologico c'è una profonda unità redentiva tra Pasqua - Ascensione - Pentecoste, eventi che segnano un unico passo fondamentale della storia della salvezza, vale a dire l'accoglimento dell'umanità tutta intera nella divinità e nella vita divina.
Nel lucernario per la festa dell'Ascensione si canta:

"Il Signore è asceso ai cieli per mandare il Paraclito nel mondo. I cieli hanno preparato il suo trono, le nubi il carro su cui salire; stupiscono gli angeli vedendo un uomo al di sopra di loro. Il Padre riceve colui che dall'eternità, nel suo seno dimora. Lo Spirito santo ordina a tutti i suoi angeli: alzate, principi, le vostre porte. Genti tutte, battete le mani, perché Cristo è salito dove era prima."

Il Figlio è sempre stato nel cielo con il Padre in comunione con lo Spirito Santo, ed ha contemporaneamente vissuto sulla terra con gli uomini.
Con la sua incarnazione, passione, morte in croce e risurrezione, avendo compiuto l'opera per la quale era disceso sulla terra, è risalito al cielo nella gloria, ha unito l'umanità che aveva assunto alla divinità e ha regalato agli uomini lo stesso Spirito Santo che cementa la SS. Trinità.
L'evento dell'Ascensione si trova raccontato in modo esauriente soltanto da Luca, l'unico evangelista non ebreo, che dice d'aver fatto ricerche accurate (Luca 1,1-4) e che ne ha scritto in entrambi i suoi libri, nel Vangelo omonimo e negli Atti degli Apostoli.
La data di composizione degli Atti è fatta risalire agli anni 63-64, mentre quella del Vangelo a un anno o due prima.
Luca era un medico (Colossesi 4,14) di famiglia pagana, (il nome Luca probabilmente è abbreviazione di Lucano), nato ad Antiochia, entrato in quella comunità cristiana dopo il 37 d.C., anno in cui fu fondata (Atti 11,19s), e nel 40 d.C. vi aveva conosciuto Paolo e Barnaba (Atti 12,24-13,1) divenendone discepolo.
Paolo cita Luca come suo collaboratore affezionato in alcune lettere (Filemone 24 e Colossesi 4,14); infatti, quando Paolo era in carcere a Roma (2Timoteo 4,11) Luca non l'abbandonò.
Questo evangelista non ha conosciuto direttamente Gesù durante il suo ministero, ma tramite la predicazione di altri testimoni tra cui, per i dati specifici e riservati sull'infanzia di Gesù, si dice anche da colloqui avuti direttamente con Maria di Nazaret.
La tradizione lo ricorda anche come pittore e di alcune icone di "Madonne".
La tradizione stessa gli attribuisce numerose icone di Maria.
Tra queste vi sarebbe l'icona Maria Salus Populi Romani in Santa Maria Maggiore a Roma (papa Liberio 352-366 scelse un'immagine venerata che sarebbe stata portata a Roma da Sant'Elena pochi anni prima) e quella della Madonna della Guardia del santuario di San Luca sulla collina bolognese.


L'icona Maria Salus Populi Romani
in Santa Maria Maggiore a Roma


Icona della Madonna della Guardia
nel Santuario di San Luca Bologna

Luca, infatti, come medico potrebbe addirittura avere curato la Madre del Signore.
Secondo la tradizione, Luca morì martire a Patrasso in Grecia.
Di certo la sua teologia fu arricchita dal rapporto diretto con Paolo di Tarso.

L'Ascensione, che assieme alla Pentecoste e alla Pasqua, è ricorrenza celebrata da tutti i cristiani, è l'ultimo avvenimento della vita terrena di Gesù che fa da cerniera tra gli eventi che riguardano Gesù stesso e la sua missione nella sua prima venuta e quelli che riguardano la Chiesa con Gesù già in cielo in attesa della "parusia" o seconda venuta.
Al ritorno a Gerusalemme dei due discepoli di Emmaus, racconta appunto il Vangelo di Luca, questi andarono nel luogo "dove erano riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro" (Luca 24,33), evidentemente il Cenacolo, e Cristo risorto si manifestò, mangiò una porzione di pesce e "aprì loro la mente per comprendere le Scritture" (Luca 24,45)
Subito dopo nello stesso Vangelo è raccontato il fatto dell'Ascensione in questi termini: "Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto. Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio." (Luca 24,45-50)

Può quindi sembrare che l'Ascensione sia avvenuta praticamente senza intervallo dopo quell'incontro dov'è citato il fatto del pesce, invece no.
Lo stesso Luca precisa poi negli Atti degli Apostoli che passarono quaranta giorni, tempo che fu, quindi, come un giorno solo di Lui con l'embrione della Chiesa in gestazione.
Fu, infatti, una vera gestazione per cambiarne la natura.
Il numero quaranta richiama, infatti, un tempo di gestazione, le quaranta settimane per la nascita di un bambino dopo il concepimento.
Quei quaranta giorni furono allora una vera e propria coabitazione dello sposo con la sposa, mangiavano assieme e Lui fu a manifestare tutti i beni preziosi dello sposo, i segreti delle Sacre Scritture, disvelate in pienezza per preparare l'evento della consacrazione nella verità, vale a dire nel completo amore e unità con Lui e tra di loro che sarà sugellato con il battesimo nello Spirito Santo nella Pentecoste.
Poco prima del giorno dell'Ascensione Gesù poi comanda loro di non muoversi da Gerusalemme: "voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall'alto."
Ciò è ripetuto negli Atti ove è precisato che si trovava a tavola con loro.
L'Ascensione è così avvenuta sul Monte degli Ulivi, presso Betania, "Bait a'niah" "Casa dei mansueti" o "casa dei pii", ora "El Azarieh" in arabo, ossia "casa di Lazzaro", località ove spesso Gesù si ritirava e incontrava il suo amico Lazzaro e Marta e Maria sue sorelle.
Betania si trovava nel circondario est di Gerusalemme, la "galilea" di cui ho detto nel precedente paragrafo, da cui secondo la tradizione degli ebrei alla fine dei tempi, vinte le remore di tutte le nazioni, il Messia tornerà trionfante ed entrerà in Gerusalemme.
Là, negli Atti degli Apostoli 1,1-12 questa, infatti, è la narrazione: "Nel primo racconto, o Teòfilo, ho trattato di tutto quello che Gesù fece e insegnò dagli inizi fino al giorno in cui fu assunto in cielo, dopo aver dato disposizioni agli apostoli che si era scelti per mezzo dello Spirito Santo. Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio. Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l'adempimento della promessa del Padre, quella - disse - che voi avete udito da me (Luca 24,49): Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo. Quelli dunque che erano con lui gli domandavano: Signore, è questo il tempo nel quale ricostituirai il regno per Israele? Ma egli rispose: Non spetta a voi conoscere tempi o momenti che il Padre ha riservato al suo potere, ma riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra. Detto questo, mentre lo guardavano, fu elevato in alto e una nube lo sottrasse ai loro occhi. Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand'ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo. Allora ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in giorno di sabato."

Vi sono due elementi importanti da porre in evidenza:
  • I due uomini in bianche vesti dicono agli astanti "Uomini di Galilea", ma se si considera la Galilea come la regione storica quelli non erano tutti solo di laggiù in quanto c'erano, come abbiamo considerato, anche altri discepoli, ma quel titolo è calzante, perché erano lì in quella galilea... cioè voi uomini di questo circondario.
  • Quelli in veste bianche dicono ai presenti "Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo" come lo avete visto andare via da qui lo vedrete" vale a dire era il Messia, perciò, come lo avete salire al cielo da qui lo vedrete tornare da qui, come proprio la tradizione prevede per il Messia.
È poi da sottolineare il fatto di Gesù che mangia il pesce con gli apostoli.


Personificazioni del male - animali mitologici:
il leviatano, il behamoth e ziz

È questo del mangiare il pesce un segno escatologico che preannuncia la vittoria finale contro il male a cui seguirà il pasto messianico nel banchetto che alla fine, secondo la tradizione ebraica, il Messia farà dando a tutti le carni del mostro marino, il Leviatano, da mangiare.
Lo stesso atto del mangiare il pesce è ricordato in altra forma dal Vangelo di Giovanni cap. 21 nell'episodio dell'apparizione del Risorto sul lago di Tiberiade.
(Vedi: il paragrafo "Mangiare il pesce" di "Numeri nei Vangeli e nell'Apocalisse: annunci del Messia")

I giusti ne mangeranno la carne nell'era messianica afferma il Talmud Baba Batra 74b e "Disse Giona al leviatano (il pesce che lo avevo inghiottito) : Leviatan, sappi che... tirerò fuori te per prepararti per il grande pranzo dei giusti..."
(Midrash in "Il viaggio di Giona", Città Nuova ed.1999)

La solennità dell'Ascensione è, infatti, molto antica e fu ben presto celebrata nella Chiesa come risulta dal primo concilio ecumenico, quello di Nicea del 325, presieduto dall'imperatore Costantino, tenuto dopo il Concilio di Gerusalemme di età apostolica.
Fu il Concilio di Nicea che formulò il "Credo" che afferma che Gesù: "...è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine."

Sant'Agostino vescovo d'Ippona tra il 395 e il 430 ebbe a scrivere sulla glorificazione di Cristo nella risurrezione e nell'ascensione.
"La glorificazione dei Signore nostro Gesù Cristo è divenuta completa con la risurrezione e l'ascensione al cielo. Abbiamo celebrato la sua risurrezione nella domenica di Pasqua, oggi celebriamo la sua ascensione. Ambedue sono per noi giorni di festa. Infatti Cristo risuscitò per darci la prova della nostra risurrezione, e ascese al cielo per proteggerci dall'alto. Il Signore e salvatore nostro Gesù Cristo dunque prima fu appeso alla croce, ora siede nei cieli. Pagò il nostro riscatto quando fu appeso alla croce; ora che siede nei cieli raduna intorno a sé coloro che ha comperato. Quando avrà radunato tutti quelli che dovrà radunare attraverso i vari secoli, alla fine dei tempi verrà e, come sta scritto, Dio verrà apertamente (Salmo 49,3); non come venne la prima volta, nel nascondimento ma, come è detto, apertamente. Per poter essere giudicato era necessario infatti che venisse nel nascondimento; per giudicare invece verrà apertamente. Se la prima volta fosse venuto apertamente chi avrebbe osato giudicarlo mentre manifestava la sua identità? Dice infatti l'apostolo Paolo: Se lo avessero conosciuto, mai avrebbero crocifisso il Signore della gloria (1Corinzi 2,8). Ma se lui non fosse stato ucciso, la morte non sarebbe morta. Il diavolo è stato vinto per mezzo del suo stesso trofeo. Esultò infatti il diavolo quando, seducendolo, fece cadere nella morte il primo uomo. Seducendolo uccise il primo uomo: uccidendo invece l'ultimo (Cristo), gli scappò dai lacci il primo."
(Sant'Agostino - Discorso 263)


Pellegrina di Terrasanta

Nel 1884, nella biblioteca di Arezzo fu trovato un codice latino che era il diario di viaggio scritto da una donna, la "beatissima Egeria", che aveva compiuto un pellegrinaggio in Terrasanta.
Questa partì dalla Gallia o dalla Galizia e fece il viaggio tra il 381 e il 384.
Giunta a Costantinopoli probabilmente via mare, Egeria arrivò a Tarso, visitò Antiochia, Sycamina (oggi Haifa) e, passando per Emmaus, giunse a Gerusalemme ove si fermò per tre anni ed ebbe modo di descrivere tra l'altro i riti di allora di quella Chiesa.
Da tale racconto si deduce che dalla Chiesa di Gerusalemme l'Ascensione non ancora una festa specifica, ma era ricordata nel giorno di Pentecoste in questo modo:

43 - Il cinquantesimo giorno, ossia la domenica, durante il quale grandissima è la fatica per il popolo, si fa tutto come d'abitudine dal canto del primo gallo: si fanno le vigilie all'Anastasi (Chiesa della Risurrezione), perché il vescovo legga quel brano del Vangelo che sempre si legge la domenica, cioè la risurrezione del Signore; dopo di che si fanno all'Anastasi i soliti riti come durante tutto l'anno. Quando poi arriva il mattino, tutto il popolo si riunisce nella chiesa maggiore, cioè al Martyrium (Grande basilica di Costantino attorno all'Anastasi), e si fa tutto quello che è d'uso fare... prima dell'ora terza... tutto quanto il popolo accompagna con inni il vescovo a Sion, per essere a Sion proprio all'ora terza. Arrivati là, si legge quel passo dagli Atti degli Apostoli in cui discese lo Spirito, in modo che genti di tutte le lingue capissero quello che veniva detto. Poi si fa la funzione secondo il rito consueto... poi l'ufficio si svolge secondo il solito anche lì, vi si fa l'oblazione e al momento di congedare il popolo l'arcidiacono alza la voce e dice: Oggi, subito dopo l'ora sesta, troviamoci tutti sull'Eleona, all'Imbomon. (Eleona era una chiesa costruita da Sant Elena sul Monte degli Ulivi e lmbomon era la località ove la tradizione poneva l'evento dell'Ascensione, ove poi vi costruirono una Cappella con cupola aperta e dentro vi erano le orme di Cristo.) Tutto il popolo ritorna ciascuno a casa sua per riposarsi e, subito dopo mangiato, si sale al Monte degli Ulivi, ossia l'Eleona... prima si va all'Imbomon, ossia al luogo da dove il Signore ascese ai cieli, e lì siede il vescovo con i presbiteri e tutto il popolo. Si fanno le letture, si alternano inni, si recitano antifone adatte al giorno e al luogo; anche le preghiere che si intercalano hanno sempre contenuti tali da convenire al giorno e al luogo. Si legge anche il passo dal Vangelo che narra delle ascensione del Signore; si legge di nuovo il brano dagli Atti degli Apostoli che parla dell'ascesa al cielo del Signore dopo la risurrezione. Fatto questo vengono benedetti i catecumeni, i fedeli e ormai all'ora nona si discende da lì e si va fra gli inni a quella chiesa che si trova anche essa sull'Eleona, cioè in quella grotta sedendo nella quale il Signore insegnava agli Apostoli. Quando si è arrivati là è già più dell'ora decima. Si fanno lì il Lucernale, la preghiera, si benedicono i Catecumeni e i fedeli. Poi si discende con inni, tutto quanto il popolo con il vescovo intonando inni o antifone adatte a quel giorno. Così piano piano si arriva fino al Martyrium. Quando si giunge alla porta della città, è ormai notte e arrivano candele da chiesa, almeno duecento per il popolo. Dalla porta poi, poiché c'è abbastanza cammino fino alla chiesa maggiore, al Martyrium, vi si arriva circa all'ora seconda della notte, dato che si va avanti piano piano per tutto il tragitto, a motivo del popolo, che non si affatichi andando a piedi... con inni insieme al vescovo... si va all'Anastasi... poi a Sion... Tutte le cerimonie si protraggono tanto che a mezzanotte, dopo la funzione che c'è stata a Sion, tutti ritornano a casa loro.

       

Monte degli Ulivi - memoria dell'Ascensione con l'orma di un piede

Sull'Imbomon oggi c'è un recinto murario con i ruderi di una basilica costruita dai Crociati e contiene una cappella ottagonale tenuta dai mussulmani con all'interno una pietra con l'orma di un piede che si dice essere stata lasciata al momento dell'Ascensione.

In definitiva il Catechismo della Chiesa Cattolica conferma la propria fede nel ritorno di colui che ascese al cielo: "Di là verrà a giudicare i vivi e i morti".

668 - "Per questo Cristo è morto e ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi" (Romani 14,9). L'ascensione di Cristo al cielo significa la sua partecipazione, nella sua umanità, alla potenza e all'autorità di Dio stesso. Gesù Cristo è Signore: egli detiene tutto il potere nei cieli e sulla terra. Egli è "al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione" perché il Padre "tutto ha sottomesso ai suoi piedi" (Efesini 1,21-22). Cristo è il Signore del cosmo e della storia. In lui la storia dell'uomo come pure tutta la creazione trovano la loro ricapitolazione, il loro compimento trascendente.

670 - Dopo l'ascensione, il disegno di Dio è entrato nel suo compimento. Noi siamo già nell'ultima ora (1Giovanni 2,18). Già dunque è arrivata a noi l'ultima fase dei tempi e la rinnovazione del mondo è stata irrevocabilmente fissata e in un certo modo è realmente anticipata in questo mondo; difatti la Chiesa già sulla terra è adornata di una santità vera, anche se imperfetta. Il regno di Cristo manifesta già la sua presenza attraverso i segni miracolosi che ne accompagnano l'annunzio da parte della Chiesa... nell'attesa che tutto sia a lui sottomesso.

681 - Nel giorno del giudizio, alla fine del mondo, Cristo verrà nella gloria per dare compimento al trionfo definitivo del bene sul male che, come il grano e la zizzania, saranno cresciuti insieme nel corso della storia.

682 - Cristo glorioso, venendo alla fine dei tempi a giudicare i vivi e i morti, rivelerà la disposizione segreta dei cuori e renderà a ciascun uomo secondo le sue opere e secondo l'accoglienza o il rifiuto della grazia.
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