LA LUCE DEL SERVO
di Alessandro Conti Puorger
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IL CANDELABRO A NOVE BRACCIA
Il candelabro o lucerniere a nove braccia con altrettanti lumi o lampade, ove in genere è fatto ardere dell'olio d'oliva, è un arredo liturgico della religione ebraica che è usato sia in famiglia, sia in sinagoga.
Nella lingua ebraica quel candelabro con 8 + 1 lumi è detto
"Chanukkiyah " ed è usato ogni anno negli otto giorni della festa detta appunto di "Channukkah" o "Channukkat" o anche "Chanukkah", che con le "sacre lettere" di quell'alfabeto, perché usate nei testi liturgici di libri ritenuti ispirati da Dio, si scrive
o
.
Il termine "Channukkah" che significa "dedicazione, consacrazione", deriva dal radicale
relativo al "consacrare, dedicare, iniziare (in modo retto, ossia "kasher")" una casa, un tempio, ma anche relativo allo "ammaestrare, indirizzare, esercitare", come è usato in Proverbi 22,6 quando è detto "Indirizza
il giovane sulla via da seguire; neppure da vecchio se ne allontanerà".
Il "chanik"
è l'iniziato, il consacrato, quindi, il provato, lo sperimentato l'esercitato, insomma l'esperto, usato in tal senso in Genesi 14,14.
Nella Tanak o Bibbia ebraica, in effetti, per "dedicazione" si trova scritto sempre "Channukkat"
,
parola impiegata complessivamente 11 volte, quattro nella Torah, solo in Numeri al capitolo 7 versetti 10, 11, 84, 88, poi in 2Cronache 7,9, in Neemia 12,27, nel Salmo 30,1, due volte in Esdra 6,16-17 e due pure in Daniele 3,2-3.
Channukkiyah della Sinagoga di Budapest
(la lampada segnala che è il 7° giorno di Channukkah)
Le prime volte usata in Numeri riguarda il dedicare dell'altare davanti alla Tenda del Convegno: "I prìncipi presentarono l'offerta per la dedicazione
dell'altare, il giorno in cui esso fu unto; i prìncipi presentarono la loro offerta di fronte all'altare. Il Signore disse a Mosè: Offriranno la loro offerta per la dedicazione
dell'altare, un principe al giorno." (Numeri 7,10-11)
Le prime due lettere di quella parola, richiamano alla mente la parola "chen"
(ove
=
)
che in ebraico vuol dire "grazia, benevolenza", ma anche "bellezza".
Trovare grazia agli occhi di Dio è essere riconosciuti belli agli occhi suoi e... il Signore "...si compiace di chi ha una condotta integra." (Proverbi 11,20)
Tutto è opera di Dio, quindi da parte sua tutto è stato predisposto per la bellezza secondo i suoi canoni, quindi è la parte aggiuntiva che noi apportiamo che deve trovare grazia ai suoi occhi.
Questo riconoscimento è a disposizione se il nostro comportamento è giusto e retto, secondo la sua volontà, quindi se è bello il nostro cuore, il nostro intimo.
Dice, infatti, il Signore in 1Samuele 16,7b, quando Samuele doveva scegliere tra i figli di Iesse e consacrare re Davide e lo cercava tra i più robusti: "L'uomo guarda l'apparenza, il Signore guarda il cuore".
Il consacrare è, quindi, un chiedere grazia in modo retto, liscio.
Equivale al preparare un contenitore idoneo e con tale azione chi lo compie rivela l'intenzione retta del proprio cuore.
È come predisporre un vaso pulito adatto per riceverla, concetti tutti richiamati dalla penultima lettera di
,
la
detta "Kaf
,
che è concava come un vaso
e serve per formare appunto la parola "Kaf", il palmo della mano, che è la faccia
concava di questa, liscia e senza peli.
(Vedi: "
Parlano le lettere")
"Channukkah", o "Festa delle Luci", fa memoria di un particolare evento, che poi vedremo, di dedicazione e di consacrazione dell'altare del Tempio del Signore.
In tale occasione gli ebrei osservanti ogni giorno di quella festa, che dura di 8 giorni, per prima accendono la lampada centrale delle 9 lampade della "Channukkah" e con questa lampada centrale accendono in sequenza le altre fino al numero che spettano a quella giornata, 1 per la 1
a, 2 per la 2
a ecc... fino ad 8 per l'8
a.
Si parte ad accendere dal lato di destra e per prima si accende con il servente la lampada del giorno.
La lampada centrale per questo suo servire ad accendere le altre, in ebraico è chiamata "shammash"
,
"il servo o il servente", dal radicale aramaico usato in Daniele 7,10 di "servire, ministrare".
Ecco che questa immagine porta alla mente di ebrei e cristiani tutto quanto relativo all'aspetto del "Servo" nella Bibbia e in particolare i canti del Servo di IHWH del profeta Isaia.
Ai cristiani ricorda anche tutte le vicende relative a nostro Signore Gesù di Nazaret, risorto e asceso al cielo e l'attesa del suo ritorno nella gloria.
La festa di "Channukkah" non è commemorativa della consacrazione del primo altare degli Israeliti usciti dall'Egitto, ma di un miracolo avvenuto nel 161 a.C. al momento di una riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme.
Accadde in quell'occasione del miracolo, che una certa quantità d'olio, appena sufficiente per tenere accesa nel Tempio di Gerusalemme per un giorno la "menorah" o candelabro a sette braccia, questo olio ebbe invece a durare per ben otto giorni.
(Vedi: "
Il candelabro a sette braccia e l'attesa del Messia")
In definitiva si verificò proprio quanto le lettere ebraiche della parola olio indicano per la sua sorte.
In ebraico, infatti, come ho già ricordato olio è "shoemoen"
e discende da dallo stesso radicale da cui viene il numero "otto", "shemonoeh"
,
che appunto è considerato il numero della pienezza.
Le lettere di "shemonoeh"
,
ancora una volta, aiutano all'attesa, perché può riguardare quando "risorti
i viventi
tra gli angeli
entreranno
".