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LA NUOVA CREAZIONE
di Alessandro Conti Puorger

PROGETTO IN CORSO D'OPERA
Dio c'è e il mondo è in un'evoluzione dipendente da lui o è autosufficiente?
La creazione per il cristianesimo è opera di Dio in divenire.
San Paolo nella lettera ai Romani (8,22) scrive: "Sappiamo, infatti, che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino a oggi" e da quel "Sappiamo..." si deduce che tale pensiero era comune ai suoi tempi.

Al riguardo J. Ratzinger scrisse: "Il riconoscimento del mondo in divenire come auto compimento di un pensiero creatore racchiude il suo ricondurre alla creatività dello spirito, al Creator Spiritus". ("Fede nella creazione e teoria dell'evoluzione")

La creazione trova pieno compimento con la venuta del Messia, nei tempi di Dio stabiliti dal "...mistero della sua volontà..." ed è realizzata "nella pienezza dei tempi" secondo "il disegno cioè di ricapitolare in Cristo (l'unto, il Meshiach, il Messia) tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra." (Efesini 1,10)
Gli ebrei di quei tempi, come dimostra la produzione di scritti apocalittici, per le vicende storiche attendevano prossima la pienezza dei tempi.
Gesù, per i segni che compì prima e dopo la sua morte fu da molti riconosciuto essere il Messia, venuto al momento opportuno:
  • "...alla pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso." (Ebrei 9,26)
  • "...quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l'adozione a figli." (Galati 4,4-5)
Lo stesso Gesù, al capitolo 24 del Vangelo di Matteo, fa cenno alle doglie del parto del Messia accennate da San Paolo e parla anche dei dolori che annunciano la fine del mondo con l'avvento della "nuova creazione" e della Gerusalemme celeste per un popolo di redenti, cioè l'attuarsi della profezia di Isaia (65,17) che scrisse: "Ecco, infatti, io creo nuovi cieli e nuova terra... creo Gerusalemme per la gioia e il suo popolo per il gaudio".
In tale occasione Gesù si sedette sul Monte degli Ulivi, là dove era atteso che giungesse il Messia (Zaccaria 14,4) e i discepoli in disparte gli si avvicinarono per chiedergli: "Dì a noi quando accadranno queste cose e quale sarà il segno della tua venuta e della fine del mondo..."
Riconoscevano in lui il Messia e attendevano la sua manifestazione nella gloria!

Gesù rispose: "Badate che nessuno v'inganni! Molti, infatti, verranno nel mio nome, dicendo: Io sono il Cristo, e trarranno molti in inganno. E sentirete di guerre e di rumori di guerre... nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno carestie e terremoti in vari luoghi: ma tutto questo è solo l'inizio dei dolori" (Matteo 24,3-8); la fine sarà lunga e avverrà che: "...il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra, e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria. Egli manderà i suoi angeli, con una grande tromba, ed essi raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un estremo all'altro dei cieli." (Matteo 24,29-31)

In definitiva era attesa una palingenesi (dal greco "palin", "di nuovo" e "génesis" "creazione, nascita, rigenerazione").
Del resto la stessa Pasqua ebraica, considerata vittoria contro l'inverno e primo giorno di luce ininterrotta, massima anche durante la notte per la presenza della luna piena, era figura dell'atteso 8° giorno, del giorno senza tramonto, quello unico della vita eterna in cui, vinta la morte, la creazione sarà nuova e perfetta.
Dopo i rigori dell'inverno, figura dal peccato e dalla morte, la terra che nella Pasqua, a primavera, simbolicamente esce dal non essere, propone così il simbolismo della rinascita del mondo e diviene sinonimo di nuova creazione, di una palingenesi che coinvolge l'universo intero.
Gesù, che peraltro risuscitò un 8° giorno, il primo dopo un sabato, 7+1, nel tempo di una Pasqua ebraica, riconosciuto da molti ebrei essere il Messia, iniziò, infatti, la missione terrena annunciando "Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo", ossia vi porto la buona notizia, questo è il tempo opportuno che attendevate (Marco 1,15); annunciava, infatti, l'inizio di quanto atteso dagli ebrei del suo tempo, vale a dire l'attuarsi del Regno di Dio.
Per tale annuncio si fece aiutare dai 12 apostoli che aveva chiamato:
  • "Allora chiamò i Dodici, e incominciò a mandarli a due a due." (Marco 6,7)
  • "E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino." (Matteo 10,7)
Gesù, in Matteo 19,28 ebbe poi modo di affermare a quei 12:
  • secondo la traduzione C.E.I. del 1971, "In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele."
  • secondo la traduzione C.E.I. del 2008, "In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele."
L'evento atteso è evidentemente la ripresa di un progetto.
Questa nuova creazione comporta l'operare di Gesù e la collaborazione dei 12.
In sintesi, a causa del male insinuatosi nel progetto, la creazione, pur atta allo scopo, non rispondeva ancora pienamente alle attese del Creatore!
Gesù stesso ne fa cenno nella parabola del grano e della zizzania, simboli del bene e del male: "Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò...", alla domanda "Signore non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania? Egli rispose loro: un nemico ha fatto questo!" (Matteo 13,24-28)

C'è da attendere ancora un tempo che deve compiersi... quello della mietitura.
"Il nemico che l'ha seminata è il diavolo, la mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli." (Matteo 13,29)
Poco dopo, in quel Vangelo, si trova un accenno che porta al momento della creazione: "Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo." (Matteo 13,34s)

IL MISTERO DEL MALE
Il segno del Figlio dell'uomo che comparirà in cielo di cui parla Gesù in Matteo 24,29-31 è certamente quello della prima alleanza, individuato nel fenomeno dell'arcobaleno che accompagna il ritorno del sole dopo una tempesta.
Il Signore dopo il diluvio nella sua misericordia aveva costatato e commentato "...l'istinto del cuore umano è incline al male fin dall'adolescenza..." (Genesi 8,21)
Eppure l'aveva creato Lui, ma come dice Gesù nella parabola della zizzania, un nemico aveva alterato il progetto.
(Vedi: "Cosa nasconde il racconto di Noè e del diluvio?")

Ed ecco l'alleanza in Genesi 9,16-17: "L'arco sarà sulle nubi e io lo guarderò per ricordare l'alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra. Disse Dio a Noè: Questo è il segno dell'alleanza che io ho stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra" e quell'arco in ebraico è "qoeshoet" , le cui lettere, con le regole di decriptazione di "Parlano le lettere", forniscono i predicati:
  • si verserà la risurrezione alla fine :
  • si verserà Luce su tutti .
In Appendice a "Carpentieri giusti per l'Arca che entra nell'ottavo giorno" riportai, tra l'altro, la seguente decriptazione ottenuta con quei criteri di quei due versetti Genesi 9,16 e 17:
  • Genesi 9,16 - Si porterà ad entrare per starvi (nell'assemblea) il Crocifisso, entrato, fuori verserà luce per tutti, dentro si vedrà con gli angeli. Un fuoco l'Unigenito sarà per tutti, essendo stato nel mondo del Potente il colpito agnello che dentro col corpo fu crocifisso per l'iniquità dei viventi. Dentro l'oppresse il maledetto e fu dai viventi per un'asta dentro ad essere ucciso. Per il potente energico soffio della risurrezione dalla tomba fu a uscire. Dentro la rettitudine nel cuore lo risorse. Videro il risorto corpo innalzarsi dalla terra.
  • Genesi 9,17 - A riportarsi fu dall'Unico per vivere. Col corpo Dio nel mondo era stato. In un vivente la divinità aveva inviato nel petto. Venne dell'Unico a recare il segno al mondo che dentro nel corpo Gli stava la forza completa dell'Unico che ne risorse il corpo. Riuscì a rovesciarsi dai morti per ristare a casa dov'erano gli apostoli. E dentro erano gli apostoli nel pianto; potente il Risorto videro, (poi) il risorto corpo s'innalzò dalla terra.

Cristo Pantocrator in mandorla con arcobaleno
a S. Salvatore Macra, Val di Maira, secolo XII

Nelle iconografie, infatti, il Cristo Pantocrator, come nell'immagine di cui sopra, spesso è in una mandorla circondata dai colori dell'arcobaleno.
Il libro dell'Apocalisse al capitolo 4 attribuisce al Figlio dell'uomo le caratteristiche di Dio, l'Antico dei giorni, con questa visione che rimanda a quella di Ezechiele 1,26-28 dove Dio appare circondato dall'arcobaleno: "...fui rapito in estasi. Ed ecco, c'era un trono nel cielo, e sul trono uno stava seduto. Colui che stava seduto era simile nell'aspetto a diaspro e cornalina. Un arcobaleno simile a smeraldo avvolgeva il trono." (Apocalisse 4,3)

Apro una parentesi che mi pare importante.
Ciò che pare come un "nascondersi" di Dio ritengo essere una sua scelta per garantire un grado di libertà all'uomo, ma ha comporta un rischio che Dio corre per amore dell'uomo stesso, perché lo vuole a immagine e somiglianza di sé medesimo, quindi, anche e soprattutto libero offrendogli la scelta.
Recita Davide nel Salmo 40,7 "Sacrificio e offerta non gradisci...", ma Dio cerca e vuol dare amore e comunione.
Il male apparve e continua a manifestarsi nel mondo da appena l'uomo mise in dubbio, come del resto accade ancora, l'esistenza di Dio o, comunque, da quando, pur ammettendone l'esistenza, cadde ed entrò nell'inganno di credere che il Creatore non l'amasse, sobillato dal serpente tentatore personificazione del male come si deduce dal racconto di Genesi 3 e da allora ad oggi il male tolse e toglie la gioia dalla vita e ha come conseguenza odio, guerre e morte.
Principio della gioia vera in una persona è la certezza che Dio ha creato tutto per amore e che da Dio è amato onde, come dice la lettera ai Romani; "Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun'altra creatura potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore." (Romani 8,38s)

Fondamento di tutto il bene, ancor prima dell'approfondimento delle Scritture, è l'accendersi nella mente e nel cuore di una scintilla, la luce dell'esistenza, l'intima consapevolezza cioè che esiste un Creatore che ha creato il mondo e lo guida con continuità, onde con misericordia s'interessa d'ogni uomo.
Senza questa scintilla si rischia di studiare la Torah, la Tenak e la Bibbia con approccio sbagliato, considerandoli solo libri di morale o di saggezza.

Nell'ebraismo si agita la domanda: perché la Torah inizia la lettera "bet" di "Ber'ashit" "In principio..." (Genesi 1,1) ove "bet" è la seconda lettera dell'alfabeto ebraico e non inizia invece con la prima, la "'alef"?
Tra le varie possibili risposte conclude Rashì (1040-1105, acronimo di Rabbi Shlomo Yitzhaqi famoso commentatore della Bibbia): perché il mondo è stato creato per due = "bet" principi ("bet" è anche il numerale due) la Torah e Israele.
Il Rebbe di Lubavitch del movimento chassidico approfondisce e precisa: "la Torah inizia con la 'bet', la seconda lettera, perché lo studio della Torah è solo una seconda fase, che deve seguire una seria preparazione, in cui è necessario meditare sulla santità e la grandezza di Colui che ci ha dato la Torah.
Solo dopo questo percorso di riflessione è possibile passare alla seconda fase - quella dello studio vero e proprio - il cui scopo essenziale è di avvicinarci e di unirci a Hashèm.
"

Come scrivono i saggi, infatti, per studiare la Torà occorre "'Emunah", fede, che inizia con la "'alef", la prima lettera dell'alfabeto e su questo torneremo.
Sul tema del peccato, densi per contenuto, sono i seguenti punti del Catechismo della Chiesa Cattolica:

311 - Gli angeli e gli uomini, creature intelligenti e libere, devono camminare verso il loro destino ultimo per una libera scelta e un amore di preferenza. Essi possono, quindi, deviare o camminare verso il loro destino ultimo per una libera scelta e un amore di preferenza. Essi possono, quindi, deviare. In realtà, hanno peccato. È così che nel mondo è entrato "il male morale", incommensurabilmente più grave del male fisico. Dio non è in alcun modo, né direttamente né indirettamente, la causa del male morale. Però, rispettando la libertà della sua creatura, lo permette e, misteriosamente, sa trarne il bene: Infatti Dio onnipotente, essendo supremamente buono, non permetterebbe mai che un qualsiasi male esistesse nelle sue opere, se non fosse sufficientemente potente e buono da trarre dal male stesso il bene.

312 - Così, col tempo, si può scoprire che Dio, nella sua provvidenza onnipotente, può trarre un bene dalle conseguenze di un male, anche morale, causato dalle sue creature... Dal più grande male morale che mai sia stato commesso, il rifiuto e l'uccisione del Figlio di Dio, causata dal peccato di tutti gli uomini, Dio, con la sovrabbondanza della sua grazia, ha tratto i più grandi beni: la glorificazione di Cristo e la nostra redenzione. Con ciò, però, il male non diventa un bene.

Come scrive San Paolo in Romani 8,28 è una misteriosa, ma grande verità, che in definitiva "Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio."

GUARDIAMO ALLE ORIGINI
Quel "mentre tutti dormivano" della parabola della zizzania porta a pensare alle notti che separano i giorni o fasi della creazione in cui, sostiene Gesù, operò anche un nemico.
Com'è noto, per la Bibbia cristiana, ma anche per la Tenak ebraica, "tutto" ciò che esiste ebbe inizio così: "In principio Dio creò il cielo e la terra." (Genesi 1,1a)
Questo "tutto" è l'atto creativo prodotto da un Ente, definito nelle traduzioni in italiano col termine "Dio" e l'autore ispirato, in quel modo di descrivere, con quel "Dio", intende definire la potenza assoluta e superiore a ogni altra da cui deriva ed è delegata ogni potenza, vale a dire ciò che si può definire in ebraico con la sequenza delle lettere 1° = e 12° = dell'alfabeto ebraico, ossia "'El" .
Tali due lettere, lette come ideogrammi, danno luogo a pensare alla "origine di della potenza ", quindi, alla causa prima di ogni potenza. ("Parlano le lettere").

Il numero 1+12, tra l'altro, in parallelo al Regno che attende attuazione sulla terra, Regno che dovrebbe far specchio a quello dei Cieli, trova una sua esplicitazione e attuazione concreta con l'esistenza, voluta da Dio, delle 12 tribù d'Israele alla sequela, appunto, del Dio Unico e con la chiamata, nei Vangeli, dei 12 apostoli da parte del Signore Gesù, il Cristo.
È però da tenere presente che tra quei 12 Gesù, che non poteva non sapere, chiamò a partecipare anche uno che si manifesterà essere un traditore.

Il termine "'Elohim" del testo ebraico che è tradotto con "Dio", la "'El" è però presente con una desinenza che pare un plurale "forse" per dire "Il Dio degli dei" e pur se quel nome è di solito coniugato con verbi al singolare, accade che alcune volte è coniugato al plurale, come nel caso della creazione dell'uomo in Genesi 1,26 ove è scritto "Facciamo l'uomo a nostra..." (Genesi 1,26)
Tale nome "'Elohim" , infatti, se si leggono le lettere dell'alfabeto ebraico, come icone, può dar luogo all'idea di "Unione delle Potenze per aprire l'esistenza della Vita ".

Quella parola ha la stessa forma ugaritica "'l-h-m", che come l'ebraico non ha lettere per le vocali, vocalizzata come "Elohim", col significato di dei o magistrati, usata per i figli di "El", divinità cananea.
Con lo stesso termine di "'Elohim" nella Tenak, peraltro, sono definiti anche dei e potenti, eroi e semidei di cosmogonie pagane ad esempio egiziane, insomma "le divinità" o uomini che si propongono come dei.
Ad esempio, nei Salmi 8,6 e 138,1 "'Elohim" è riferito ad angeli, a giudici nel Salmo 82,6, a un essere potente - il fantasma di Samuele - in 1Samuele 28,13 e a "dei" nel versetto Isaia 41,23 "Annunziate quanto avverrà nel futuro e noi riconosceremo che siete dèi (Elohim )."

Nel libro dei Numeri 33,3-4 i potenti egiziani sono degli "'Elihem", infatti, è scritto:

"Partirono da Ramses il primo mese, il quindici del primo mese. Il giorno dopo la Pasqua, gli Israeliti uscirono a mano alzata, alla vista di tutti gli Egiziani, mentre gli egiziani seppellivano quelli che il Signore aveva colpiti tra di loro, cioè tutti i primogeniti, quando il Signore aveva fatto giustizia anche dei loro dei."

E per "i loro dei" è usato ed era morto anche il primogenito del Faraone che come tale era da annoverare tra i figli di Ra.
Ovviamente in tal caso con le lettere come icone è da leggere in senso relativo come "uno che potente è nel mondo tra i viventi ".
Il Creatore, che per l'ebraismo è un'unità assoluta, per contro è immaginato in modo antropomorfico come il Re del Regno superiore che, però, come i re della terra, ha una corte con tutta un'assemblea da lui presieduta di potenti del regno con cui condivide decisioni importanti.
Si trova, infatti, "Michea disse: Per questo, ascolta la parola del Signore. Io ho visto il Signore seduto sul trono; tutto l'esercito del cielo gli stava intorno, a destra e a sinistra." (1Re 22,19)

Guardiani del trono sono quattro serafini, definiti i quattro esseri viventi dal libro dell'Apocalisse, come risulta combinando i seguenti versetti:
  • Isaia 6,2 - "Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali; con due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l'uno all'altro: Santo, Santo, Santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua gloria."
  • Apocalisse 4,8 - "I quattro esseri viventi hanno ciascuno sei ali, intorno e dentro sono costellati di occhi; giorno e notte non cessano di ripetere: Santo, santo, santo il Signore Dio, l'Onnipotente, Colui che era, che è e che viene!"
Il fatto che la prima parola della Bibbia, in ebraico, "Ber'ashit", "In principio" ha portato a considerare che quello possa non essere stato il primo atto creativo e nella cultura ebraica, essendo importante il ruolo delle lettere, come abbiamo visto, gli antichi maestri si sono domandati perché il testo fondamentale dell'ebraismo, la Torah, non ha inizio con la prima lettera del loro alfabeto, la "'alef" corrisponde al numerale "uno" e hanno elaborato anche il seguente "midrash": "La 'alef protestò al cospetto del trono divino e disse alla presenza di Dio: Signore del mondo, io sono la prima delle lettere, eppure tu non hai creato il tuo mondo cominciando da me. Rispose Dio: Il mondo intero e tutto ciò che esso contiene è stato creato solo per merito della Torah, ma verrà il giorno in cui io verrò sul monte Sinai a elargire la Torah e allora la farò cominciare con te. Perché è scritto: Io sono il Signore Dio tuo!"

Così, con la lettera "'Alef" , iniziano i 10 comandamenti, detti anche le 10 parole, in quanto lì il discorso apre con un "'Anochi" che corrisponde a "Io sono": "Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile..." (Esodo 20,2)

Sul fatto che Dio abbia guardato nella Torah c'è un altro midrash: "È normale che quando un re umano costruisce un palazzo egli non lo costruisca in base alla propria saggezza, ma in base a quella dell'artista. L'artista poi, non lo costruisce in base alla propria saggezza, ma ha progetti e documenti che gli dicono come fare stanze e come fare corridoi. Il Santo Benedetto Egli Sia ha fatto lo stesso. Ha guardato nella Torah ed ha creato il mondo". (Bereshit Rabbà)

La lettera "bet" = = 2 d'inizio di quel "Ber'ashit" può far presumere che fu prima creato dell'altro, almeno la Torah stessa, in quanto, essendo per i maestri d'Israele il nome completo di Dio, era prima che il mondo fosse.
Nel Talmud vi sono spunti midrashici che portano a pensare a una ripresa di creazione di cui Dio non era soddisfatto, quindi a un ri-creare da un caos iniziale con l'imposizione di ordine a forze contrapposte ("Bereshit Rabbah" 3,7).

La stessa assemblea celeste sarebbe in un continuo divenire in quanto: "Il Santo, benedetto Egli sia, crea ogni giorno una compagnia di nuovi angeli, ed essi cantano una nuova canzone davanti a Lui e svaniscono." (Bereshit Rabbah 78,1; Eikhah Rabbah 3,23)
Convinzione generale è poi che l'invio del Messia era nel piano del Creatore fin dalla nascita dell'Universo, come propone il Talmud: "Sette cose furono create prima che il mondo fosse: la Torah, il pentimento, il Paradiso, Gehinnom, il Trono della Gloria, il Tempio, e il nome del Messia" (Pesiqta 54a) e "Il Re Messia nacque fin dall'inizio della creazione del mondo, perché è entrato nella mente (di Dio), prima ancora della creazione del mondo." (Pesiqta Rab 152B)

Il che fa presumere che l'idea della creazione fosse quella dell'incarnazione.
Quell'Ente, "'Elohim" è da presumere che fosse stato già costituito da colui che è la Corona del Regno, dall'emanatore d'ogni esistenza, dal Dio Unico, il tre volte Santo - Padre, Figlio la Parola o Verbo e Spirito Santo ossia la Sapienza - per gestire e portare in porto il progetto, la Torah.
Lo spirito della Torah avrebbe dovuto incarnarsi nel nuovo creato in un essere libero che avesse scelto di perseguire la perfezione, la santità e la rettitudine del Creatore, quello che la "Kabbalah" (tradizione ricevuta) pensa come "l'Adam Kadmon", l'archetipo, il fine dell'albero sefirotico, progetto intralciato da un nemico che poi istigò scelte errate da parte dell'umanità.

Il progetto, invero, sarà ripreso e attuato nella nuova creazione annunciata da Gesù Cristo, come accenna San Paolo: "Ed egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all'uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo." (Efesini 4,11-13)

Per soddisfare l'immaginario collettivo di quei tempi, pur conservando l'idea monoteistica, nel testo della Genesi, il Dio Unico per l'ebraismo, Uno e Trino per i cristianesimo, a imitazione delle cosmogonie dei popoli vicini con gli dei della Bellezza, del Timore, del Rigore, pare come immaginato dotato di una specie di "Consiglio della Corona", quel "'Elohim".
La questione nell'ebraismo è controversa tra quanto nel Talmud, ove vi sono accenni sugli angeli creati nel secondo giorno della creazione e una formazione del Consiglio della Corona con un atto primigenio, con l'inserimento di creature angeliche, i vigilanti, dotati delle necessarie deleghe di potere, quali ministri del regno, infatti, nel libro di Daniele si legge... "Così è deciso per sentenza dei vigilanti e secondo la parola dei santi." (Daniele 4,14)
Questi vigilanti, secondo il pensiero proprio dell'autore dell'ultimo libro del Nuovo Testamento, ossia dell'Apocalisse (4,4), alla fine dei tempi sederanno su 24 seggi, infatti, "Attorno al trono c'erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro anziani avvolti in candide vesti con corone d'oro sul capo."

Samuel ben Meir (1085-1158) noto come Rashbam (acronimo di RAbbi SHmuel Ben Meir), nipote di Raschi e altri sostengono che il termine "'Elohim" indica proprio gli angeli, esseri staccati dalla materia, dotati d'intelligenza che porta all'azione.
Quello però che alla fine dei tempi prospetta l'Apocalisse ovviamente sarà un Consiglio del tutto rinnovato!
È da presumere, infatti, che alla fine il Consiglio sarà formato da 24 risorti, in quanto definiti "anziani", 12 provenienti dalla prima alleanza, quindi personaggi dell'ebraismo - patriarchi, profeti e re, Davide compreso - a cui saranno aggiunti i 12 apostoli del Cristo, come ha promesso Gesù stesso in Matteo 19,28. (L'idea pare ispirata alle 24 classi di sacerdoti, che portano le preghiere davanti a Dio, Apocalisse 5,8).
È là presunto che questi alla fine sostituiranno il primitivo cerchio di 12 creature angeliche con i poteri delegati e tale evento è indicato dall'Apocalisse tra gli atti finali che risolvono i destini a favore dell'uomo superando motivi dell'ostilità verso l'umanità che la tradizione pensa essersi manifestata da una parte di schiere angeliche capeggiate dal famoso Lucifero che non conveniva con quel progetto.
Dello stesso parere di Lucifero evidentemente era, ma vi aderiva in segreto, il delegato del Consiglio che monitorava la Giustizia ai fini di un Giudizio, Satana, un emissario di Lucifero; al riguardo, rammento la scena, immaginata ovviamente nei cieli, di quella assemblea celeste, narrata succintamente nel Libro di Giobbe 1,6-8 che riferisce questa situazione e circostanza: "Ora, un giorno, i figli ("beni" ) di Dio ( "'Elohim") andarono a presentarsi al Signore e anche Satana andò in mezzo a loro. Il Signore chiese a Satana: Da dove vieni? Satana rispose al Signore: Dalla terra, che ho percorso in lungo e in largo. Il Signore disse a Satana: Hai posto attenzione al mio servo Giobbe?", scena, che si ripete al capitolo 2,1-3.

Quelle potenze del Consiglio della Corona avevano dentro = l'energia = delegata dall'Essere = vale a dire dal Creatore, quindi, in senso traslato con un pensiero antropomorfico erano figli "beni" ; s'arguisce però che quanto in termini umani è definito il "ministero della Grazia", vale a dire della Misericordia, non fu delegato, ma restò nella gestione diretta della Corona stessa.
Proprio lo stesso termine ebraico "'El" , costituito dalla 1a e dalla 12a lettera dell'alfabeto ebraico, suggerisce una Assemblea ristretta della Corona, quindi del Dio Unico e di 12 potenze angeliche cooptate per vari ministeri delegati; in termini ingegneristici il Consiglio della Corona perciò era il "Gruppo di Progetto" che gli dava attuazione e nel contempo il "Controller", presieduto ovviamente dalla Presidenza, la SS Trinità, che dava l'input creativo.

Il racconto dei Vangeli, con un traditore nell'assemblea dei 12 apostoli, fa intuire, infatti che, del pari, nell'assemblea degli "'Elohim" in cielo vi fosse un infiltrato astutissimo, di cui Dio sa, ma di cui Dio deve dimostrare pubblicamente l'inettitudine con una prova inconfutabile, pagando peraltro anche col sacrificio diretto del Figlio per la fiducia accordata nel tentativo di salvare l'unità.
Il testo del libro della Genesi, al capitolo 1 informa dell'attività creativa portata avanti da quel Consiglio nel periodo indeterminato, suddiviso in sette fasi, definite "giorni", ma non solari, in quanto dettati dalla luce primigenia che come vedremo fu creata il 1° "giorno", mentre il sole lo fu al 4°.

Nei primi tre versetti del capitolo 2 dello stesso libro, poi si trova scritto: "Così furono portati a compimento il cielo e la terra e tutte le loro schiere. Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che aveva fatto creando."
In effetti, quel "Così" non c'è nel testo della Tenak o Bibbia ebraica e quel "compimento" può anche tradursi con "terminare" e quanto è stato tradotto con "schiere", in effetti, è al singolare, quindi un'unica sola schiera.

Ecco che la traduzione nei testi ebraici è: "Furono terminati il cielo e la terra e tutta la loro schiera. Dio terminò al settimo giorno la sua opera che aveva eseguito e si astenne al settimo giorno da tutta la Sua opera che aveva eseguito. Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, poiché in esso si astenne da tutta la Sua opera che Dio aveva creato per fare."

In definitiva quella in Genesi 2,1-2 piuttosto che una dichiarazione di "fine dei lavori" per quel "si astenne" pare essere piuttosto una semplice "sospensione" da parte del Consiglio della corona del Regno che evidentemente il Creatore aveva istituito quale Gruppo di Progetto prima della creazione.
Del resto quanto è tradotto con "la sua opera", è "mela'kettu", quindi , plurale di "mel'akah" lavoro, appunto, "i suoi lavori".
Appare, infatti, la parola "schiera" "tseba'am" e la "Da'at Mikrà" (Mikrà in ebraico indica le "Sacre Scritture" e vuol dire "lettura") spiega che ciò implica l'esecuzione obbligatoria di un'azione o di un servizio da parte di soggetti sacri o profani, di creature celesti o terrene.

Considerato valido il principio ribadito nella preghiera cristiana del Padre Nostro insegnata da Gesù: "...sia fatta la Tua volontà come in cielo così in terra..." (Matteo 6,10), ne consegue che la schiera degli uomini della terra è immagine perfetta delle schiera degli angeli del cielo. È poi da ricordare che le lettere che si trovano in "lavoro" "mel'akah" portano a ricordare (ove = a fine parola) con vocalizzazione "mal'ak" indicano "l'inviato, l'ambasciatore, l'angelo".
Quei versetti, all'inizio di Genesi 2, hanno così il senso di voler indicare che fu comunque conclusa una fase della creazione, quella della schiera del creato nel suo insieme, con due realtà separate e parallele, con all'apice angeli in cielo e uomini sulla terra, angeli comunque i secondi in carne ed ossa, e ciò è sottolineato a cura sempre del soggetto creatore, nominato nel brano da Genesi 1 fino a Genesi 2,3 sempre e soltanto come "'Elohim" , in forma di plurale, come anticipato, che comprende tutte le potenze proprie del "Creatore".

In definitiva chi si astenne da sviluppi del progetto fu proprio "'Elohim", vale a dire l'insieme dell'assemblea celeste delegata, il "Consiglio della Corona" che nel suo assieme non fece altro dopo quei primi sei giorni e si riposò nel settimo.
Pare proprio, però che quell'assemblea nel suo complesso, evidentemente su decisione della Corona, sospese i lavori.
Il Creatore in persona, però, continuò l'attività della creazione per portare a buon fine l'opera, infatti: "Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra... non si addormenterà il tuo custode. Non si addormenterà..." (Salmo 121,2-4)

Quella del Consiglio della Corona invece fu proprio una sospensione, perché il creato sotto ai nostri occhi appare in divenire e la storia non è pacificata, vale a dire il "tutto" non è interamente compiuto, ma è in corso d'opera.
A portare a interpretare in tal modo la situazione del creato sta che c'è morte e entropia con la corruzione e il decadimento nonché l'odio tra gli uomini, quindi, non è ancora pronto il Regno di Dio, il Suo "malkut" e questo Regno, atteso nella storia della salvezza, è oggetto d'invocazione, da parte dei cristiani nel "Padre Nostro" ove si chiede "...venga il tuo Regno...".

Si perviene così alla conclusione che il Creatore, l'Artefice, il Progettista è impegnato a seguire il progetto finché non sia condotto completamente in porto, come d'altronde avviene anche per ogni serio progetto terreno e un tale comportamento nei progetti ingegneristici è usuale per affrontare gli imprevisti in corso d'opera, ma nel caso della creazione del cielo e della terra, essendo il Creatore onnisciente e onnipotente, imprevisti non possono emergere, ne consegue allora che la decisione di monitorare e intervenire nel progetto in corso d'opera è da attribuire all'aver lasciato dei margini di libertà e di fiducia in soggetti creati in cielo e in terra cui è stato delegato un qualche potere.
La lettera ai Romani, infatti, interpreta evidentemente in una "sospensione" quella Sacra Scrittura, perché sostiene: "L'ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione, infatti, è stata sottoposta alla caducità - non per sua volontà, ma per volontà di colui che l'ha sottoposta - nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio... la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi." (Romani 8,19-22)
Gesù, peraltro, come ho esordito, iniziò la missione terrena annunciando "...il Regno di Dio è vicino..." (Marco 1,15) ed ebbe modo di parlare con gli apostoli della "...nuova creazione..." (Matteo 19,28)
Tutto ciò, peraltro, è in linea con gli insegnamenti del Catechismo della Chiesa Cattolica, come si evince dai seguenti articoli:

302 - La creazione ha la sua propria bontà e perfezione, ma non è uscita dalle mani del Creatore interamente compiuta. È creata "in stato di via" (in statu viae) verso una perfezione ultima alla quale Dio l'ha destinata, ma che ancora deve essere raggiunta. Chiamiamo divina provvidenza le disposizioni per mezzo delle quali Dio conduce la creazione verso questa perfezione. Dio conserva e governa con la sua provvidenza tutto ciò che ha creato, "essa si estende da un confine all'altro con forza, governa con bontà eccellente ogni cosa" (Sapienza 8,1). Infatti "tutto è nudo e scoperto agli occhi suoi" (Ebrei 4,13), anche quello che sarà fatto dalla libera azione delle creature.

307 - Dio dà agli uomini anche il potere di partecipare liberamente alla sua provvidenza, affidando loro la responsabilità di soggiogare la terra e di dominarla. In tal modo Dio fa dono agli uomini di essere cause intelligenti e libere per completare l'opera della creazione, perfezionandone l'armonia, per il loro bene e per il bene del loro prossimo. Cooperatori spesso inconsapevoli della volontà divina, gli uomini possono entrare deliberatamente nel piano divino con le loro azioni, le loro preghiere, ma anche con le loro sofferenze. Allora diventano in pienezza "collaboratori di Dio" (1Corinzi 3,9) e del suo Regno.

Esaminiamo le cause che richiesero una ripresa dei lavori e proviamo a cercare di capire da parte di chi.

LA RIPRESA DEI LAVORI
Torno al capitolo 2 della Genesi.
Subito dopo i primi tre versetti si legge: "Queste sono le origini del cielo e della terra, quando vennero creati. Nel giorno in cui il Signore Dio fece la terra e il cielo" (Genesi 2,4), versetto molto importante perché nel libro della Genesi, il primo della Torah o Pentateuco, appare per la prima volta il Tetragramma sacro IHWH; infatti, il Signore Dio è scritto , ossia "Elohim IHWH".
L'interpretazione che presento supera la teoria di due testi della creazione redatti da autori di scuole divere - Eloisti e Iavisti - unificati ai tempi di Esdra e Neemia, ma porta avanti l'ipotesi di un racconto progressivo in cui, in quello del capitolo 2, l'autore ispirato intende chiarire ciò che non era stato ancora detto di quel periodo di creazione nel capitolo 1, sospeso nel settimo giorno, portato avanti dal "Consiglio della Corona", periodo di tempo che il testo in quel 4° versetto, Genesi 2,4, chiama sinteticamente "giorno", come se in definitiva fosse un solo periodo.

Ora quelle quattro lettere per IHWH sono a specificare il Creatore nel suo attributo della misericordia... ma andiamo per ordine.
Il primo racconto fa comprendere che Iddio, che amava in modo particolare il progetto che portava avanti, sapendo che il risultato sarebbe dipeso non solo dal proprio operato, ma anche dalla collaborazione dell'essere che voleva a capo del creato, intese creare il mondo delegando l'attributo della Giustizia, perché idealmente l'uomo dovrebbe essere giudicato secondo le sue azioni, ma... sapeva che l'essere umano non sarebbe potuto sopravvivere senza clemenza e pietà e che doveva pur ammettere qualche errore, onde il Creatore mantenne il controllo del progetto e il ministero della Grazia.
D'altronde ricorda la lettera di Giacomo: "il giudizio sarà senza misericordia contro chi non avrà usato misericordia; la misericordia invece ha sempre la meglio nel giudizio" (Giacomo 2,13) e il demonio che non la usa andrà a finir male.
Il pensiero che il nome IHWH rappresenta la manifestazione della misericordia del Signore è un'idea chiara nell'ebraismo; dice, infatti, Raschi commentando la "seconda" creazione della Genesi: "Quindi aggiunse il Tetragramma, per insegnarci che avrebbe moderato la giustizia con la misericordia."
Sostengono che quel nome IHWH indica l'Eterno, perché le sue lettere sono in grado di produrre le parole: - - , fu - è - sarà, vale a dire tutto il tempo che è in suo potere dilatare e contrarre.
Nella Torah si trova conferma che il nome IHWH si connette con la misericordia.

La prima volta che Dio si rivelò a Mosè sull'Oreb, nell'episodio del roveto ardente, lo fece proprio col nome di IHWH e si presentò con queste parole: "...Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze" (Esodo 3,7) che rivelano la sua commozione e misericordia per i sofferenti.
Lo stesso accade quando Dio pronuncia sul Sinai le 10 parole che furono fermate col dito di Dio sulle tavole di pietra che Mosè poi distrusse in difesa del popolo che aveva peccato con l'adorazione del vitello d'oro.
In tale occasione Dio non si dichiara "'Elohim", bensì "'Elohi" e aggiunge il suo nome IHWH: "Io sono il Signore, tuo Dio..." , "'anoki IHWH 'OEloehiak" e dopo la dichiarazione del proprio nome, "che ti ho fatto uscire dalla terra d'Egitto, dalla condizione servile..." (Esodo 20,2) ricorda l'atto di misericordia con cui ha liberato il popolo dalla schiavitù.

La stessa espressione è usata nel versetto Deuteronomio 5,6 nella presentazione finale del testo delle 10 parole che poi verranno messe nell'Arca della Testimonianza.
Si trova poi dal testo ebraico di Genesi 12,1 che chi fu a chiamare Abramo da un paese pagano per farlo mettere in cammino fu il Signore, ossia IHWH che voleva suscitare la fede "'amunah" in un uomo, perché questa divenisse eredità di un popolo in quanto, come chiariscono i Vangeli, Dio stesso intendeva incarnarsi nella "discendenza" di Abramo per esercitare ed estendere il potere della grazia a tutta l'umanità.
D'altronde le lettere ebraiche di "'amunah" suggeriscono il pensiero "inizia, ricomincia, origina la vita Angelica Uscita ".

Del resto se si va al testo ebraico ci si rende conto che anche in Genesi 22, il capitolo relativo al così detto sacrificio d'Isacco, la misericordia viene da IHWH, Chi mise alla prova Abramo fu la grande assemblea di "'Elohim" "...Dio ( 'Elohim) mise alla prova Abramo..." (Genesi 22,3) e tale assemblea era frequentata... il libro di Giobbe insegna... anche dall'angelo che proponeva le tentazioni, che poi Gesù defenestrerà dimostrando che era ingiusto alla radice.
Chi però fermò la mano di Abramo che stava per uccidere il figlio fu "...l'angelo del Signore" e per Signore il testo ebraico scrive IHWH; è Lui che presiede appunto alla Grazia e alla Misericordia.

Riprendendo il discorso, il versetto Genesi 2,4 di cui ho detto in definitiva apre un nuovo capitolo per riprendere la storia dell'uomo con fatti non esposti prima, mentre la storia generale della creazione operata da "'Elohim" resta sospesa con il versetto Genesi 2,3.
Dal versetto Genesi 2,4 sia nel capitolo 2 che nel 3 del racconto della "caduta", il nome di IHWH ogni volta accompagna il nome di "'Elohim" con alcune eccezioni che metterò in evidenza.

Con l'aggiunta di quel nome IHWH nello specifico ritengo che l'autore intendesse porre all'attenzione degli ebrei di quei tempi che conoscevano l'essenza precipua del "Misericordioso" insito nell'ineffabile Tetragramma sacro, il fatto che la creazione dell'uomo fu precisa volontà del Creatore in persona in tutta la sua essenza, ivi compresa "Grazia" e "Misericordia" e non in base solo a "Giustizia".
L'aspetto misericordioso di Dio invece è palesemente tenuto nascosto da Satana, il tentatore dell'umanità, che secondo il "midrash" della creazione la prima coppia incontrò nel capitolo Genesi 3 sotto forma di serpente.

Ora, il primo versetto del capitolo 3 propone: "Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio ('Elohim IHWH) aveva fatto..." (Genesi 3,1a) con cui si ricorda e si afferma che tutte le creature furono effettivamente volute così come sono da Dio nella sua interezza, propone che il serpente "nachash" , una di quelle creature, ma certamente animata dal tentatore Satana, "l'angelo che nasconde la luce ", "disse alla donna: È vero che Dio ('Elohim) ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?"
In questo caso Satana usa l'appellativo dell'assemblea celeste 'Elohim senza ricordare il nome IHWH, cioè l'aspetto della misericordia che lui non vorrebbe fosse applicata in favore dell'uomo in caso di errore da parte di questi, perché... perché è nemico dell'uomo.
Ciò salta agli occhi dal testo ebraico in quanto nell'intero capitolo 3 sempre è usato il nome completo, il Signore Dio, cioè "Elohim IHWH" salvo 4 volte ove c'è solo il nome "'Elohim", precisamente la volta già indicata in Genesi 3,1, poi in 3,3 e due volte in 3,4, ma sempre e soltanto nel colloquio tra il serpente e la donna.

Accadde, infatti, che: "Rispose la donna al serpente: Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell'albero che sta in mezzo al giardino Dio ('Elohim) ha detto: Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete. Ma il serpente disse alla donna: Non morirete affatto! Anzi, Dio ('Elohim) sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio ('Elohim), conoscendo il bene e il male." (Genesi 3,2-5)

La donna risponde col termine solo di "'Elohim" che gli ha suggerito il serpente che, appunto, cerca di nascondere la luce e che ha insinuato che Dio non li ama onde la prima coppia ha avuto informazione incompleta sul proprio Creatore.
Poi, nel capitolo 4 in cui c'è il racconto del primo omicidio - Caino uccide il fratello Abele - appare sempre e soltanto il nome IHWH eppure nel versetto 4,25 quando Adamo da il nome a Set, il terzo figlio dice d'aver invocato "'Elohim" col nome che in Genesi 3,1 il serpente aveva suggerito alla moglie: "Adamo di nuovo conobbe sua moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set . Perché - disse - Dio ('Elohim) mi ha concesso un'altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l'ha ucciso."

Subito dopo in Genesi 4 appare la seguente nota che precisa come l'umanità, rappresentata ancora dalla prima coppia, visti i gravi danni del proprio errore e le conseguenze con la discendenza di Caino che ispira vendetta e odio, di cui è detto appunto in tale capitolo, cominciò a chiedere misericordia: "Anche a Set nacque un figlio, che chiamò Enos. A quel tempo si cominciò a invocare il nome del Signore ()." (Genesi 4,26)

Enosh, "'Enosh" , è un altro modo per dire uomo in ebraico e pare segnalare l'aver preso atto della propria flebile esistenza in quanto in tale nome c'è il radicale del verbo "essere infermo, venire meno" che si trova nel versetto Salmo 69,21: "L'insulto ha spezzato il mio cuore e mi sento venir meno ('anoshah ). Mi aspettavo compassione, ma invano, consolatori, ma non ne ho trovati." (Salmo 69,21); esprime però anche il desiderio e la profezia di un incontro in quanto in quel nome appare il radicale di "incontrare" e letto con i simboli grafici delle lettere "a incontrarli () si porterà la Luce ".
Conscio della schiavitù del peccato, la richiesta che l'uomo fa pronunciando il nome del Signore è da intendere preghiera al Creatore che li ha messi in quel mondo: "sii da (questo nostro) mondo a portarci nel (tuo) mondo ".
Da questo momento in poi tutta la Torah è storia di un incontro di IHWH col popolo d'Israele e contiene la profezia dell'incontro finale ai tempi del Messia.

LA LUCE DEI PRIMI GIORNI
Di essenziale importanza nell'ebraismo è il Nome di Dio, IHWH, il così detto Tetragramma sacro, che non deve essere pronunciato, tanto che nella lettura, nelle preghiere e comunque quando vi si allude è sostituito con altre definizioni, quali lo stesso "'Elohim", "'Eloha", il Benedetto, il Santo, il Misericordioso, l'Onnipotente (Shaddai), il Signore (Adonai) e anche soltanto semplicemente con "il Nome" , "Ha-Shem", ove "Ha" è l'articolo del Nome che si dice e si scrive "Shem" , che in questo caso interpreto come "Colui che accende la vita ".

A meno che non si faccia una lettura dei primi versetti della Genesi con una traduzione che non tiene conto del testo proposto dai massoreti, onde alcuni propongono che "Nel principio del creare Dio il Cielo e la Terra... Dio disse: vi sia luce...", i primi due versetti del libro della Genesi ci parlano di una creazione prima dei sette giorni, creazione eseguita, quindi, fuori dal tempo.
(I masoreti sono eruditi e scribi ebrei che tra il I e il IX secolo d.C. con attenta opera di confronto sui rotoli disponibili delle Scritture fissarono il testo più certo della Tenak con puntinature sotto le lettere ebraiche che sono solo consonanti, per definire le vocali della lettura più consolidata)
Questa peraltro è anche l'idea di Santa Ildegarda di Bingen (1098 - 1179) nominata Dottore della Chiesa da Benedetto XVI il 7 ottobre 2012.
Questa prima creazione fu evidentemente preparatoria.
"In principio Dio creò il cielo e la terra . La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque ."

Cielo è "Shamaim" , acqua è "Maim" , terra è "'Arets" , tenebre è "Chashek" , spirito è "Ruach" .

Si può provare a dare questa interpretazione.
Fu fatto il cielo , il luogo degli spiriti sottili, la ove il "Nome Sta a vivere ", il luogo dei Nomi, ove staranno "i nomi di chi sarà un Vivente ", con tutto ciò che esiste in quel sito - la Torah, il pentimento, il Paradiso, Gehinnom, il Trono della Gloria, il nome del Messia, e il Tempio - quindi la tenda del Convegno con la Gerusalemme celeste, e il Creatore vi si collocò con tutte le creature angeliche e quanto appartiene al cielo stesso, ambito ove è Lui, Dio, che "illumina/tiene accesi i viventi che vi stanno a vivere ", sia gli angeli che i futuri ospiti, come capiremo poi dal libro dell'Apocalisse.
Oltre al cielo creò, al disotto delle "acque" "maim" del cielo , quelle che sono spirituali, ricordate all'interno del nome cielo "Shamaim" (divisibile, infatti, in - ), l'abisso alla stregua di un grande calderone ove all'interno ribolliva materia informe da intendere come terra ("'arets" ), "origine dei corpi che si alzeranno ", non ancora il pianeta terra, ma la materia in opposizione al cielo, coperta da tenebre "cheshek" , luogo questo su cui è "nascosta la luce (come) da una conca " che lo copre (da notare che appunto il serpente "nachash" contiene nel proprio nome le prime due lettere delle tenebre).

Il primo atto in Genesi 1,3 fu quello di distinguere le tenebre con la creazione della "luce", avviso importante della volontà d'enucleare e allontanare chi fosse amico delle tenebre e, pur se non c'era ancora il sole, definì la luce giorno "Iom" che con il senso delle lettere "è Portatore di vita ".
Questo "giorno" è in opposizione alle tenebre della non esistenza che nascondono la luce della rettitudine, ossia di ciò che è liscio, piatto, pulito, senza peli, considerato che = è ideogramma della faccia liscia del cavo della mano detta "Kaf" Ove = è, appunto, faccia e è conca, parte cava, quindi, faccia interna della mano.
Evidentemente quel "giorno" non era un giorno solare, ma era l'affermarsi della luce sulle tenebre che chiamò notte ed ecco allora che quelle 7 fasi della creazione indicate come giorni in Genesi 1 possono ben interpretarsi come 7 vittorie del Signore IHWH sulla non esistenza.
La fase settima in cui si riposa il Consiglio della Corona è evidentemente quella relativa al combattimento ultimo, fase combattuta in prima persona dal Signore che scenderà prima come uomo e poi come Risorto sulla terra contro l'ultima testa del dragone della non esistenza, i suoi aiutanti e i suoi prodotti: male, morte e sofferenza.
Nella fisica la "luce" è la porzione dello spettro di onde elettromagnetiche visibile dall'occhio umano, 380-400 (dopo gli ultravioletti) e 700-720 (prima degli infrarossi) nanometri di lunghezza d'onda (tra 790 e 435 THz di frequenza) intervallo del centro della regione spettrale della luce emessa dal sole che, attraversata l'atmosfera, arriva sul suolo ed visibile all'occhio umano e quando sono presenti tutte le lunghezze d'onda visibili in quantità proporzionali a quelle della luce solare si ottiene la "luce bianca" e per la fisica quantistica la luce è composta anche da fotoni o quanti di energia e la ricerca sta tentando (fisici del Blackett Laboratory) di ottenere materia dalla luce.
Ciò premesso, è da ricordare che il sole fu creato solo nel 4° giorno.

"Dio disse: Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra. E così avvenne. E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle. Dio le pose nel firmamento del cielo per illuminare la terra e per governare il giorno e la notte e per separare la luce dalle tenebre. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: quarto giorno." (Genesi 1,14-19)

Pur se non è nominato col suo nome, la fonte di luce maggiore che illumina il giorno, porta a pensare al sole che in ebraico si dice "shoemoesh" .
Il primo giorno fu creata la "luce" "'or" , evidentemente non solo fisica: "Dio disse: Sia la luce ! E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo." (Genesi 1,3-5)
In ebraico "giorno primo" è scritto "jom 'achad" che si può tradurre "giorno unico", quindi tutta la creazione si può far risalire ad un unico atto, la luce, che ha in sé la creazione del tutto, mentre le altre giornate sono fasi, giorni, in cui si attua quanto già in sé è in embrione nel potere della luce.
Questa luce è la fondazione dell'edificio della creazione ed è da intendere il seme che porterà a tutto ciò che esiste, ma non è da confondere questa luce con quella fisica che ne è solo un'immagine.
Leggendo i segni delle lettere di "'or" come ideogrammi ottengo i predicati:
  • "L'Unico si porterà in un corpo ", infatti, "desidera () un corpo ";
  • " A originare Porterà Corpi ".
Se si pensa non alla creazione del mondo, ma a quella di un uomo di fede, inizia l'illuminazione sul Dio Unico "L'Unico si porta nella testa/mente ".
(Vedi: "Spirito creato in 7 tappe - Genesi codice egizio-ebraico")

Risplendette nel primo giorno una luce inestinguibile che non sarà mai oscurata e capace di portare al giorno senza tramonto, luce che permea con la sua essenza tutto il creato e da evidenza a tutto quanto è destinato ad esistere per sempre.
(Vedi: "La sera nella Bibbia")

Ciò non poteva ancora realizzarsi, perché evidentemente esisteva un attrito da superare "...e fu sera e fu mattina, primo giorno."
Tutto ciò che resta fuori separato da quella luce Dio lo definì "tenebre" e "notte", il che suggerisce anche che fu creato il "nulla" e questo permea tutto ciò che è destinato a non esistere per sempre, infatti, prima di tale primo atto niente esisteva di tutto ciò che esiste e non esisteva il "nulla", ma esisteva solo Dio.
Nella seconda fase o secondo giorno furono separate le acque di sopra da quelle di sotto onde fu posta una barriera tra queste, chiamata firmamento, ma non ci fu la rituale notazione e di Dio che "vide che era cosa buona".
Questa barriera, infatti, è una voluta separazione del cielo dal grande abisso della materia come ricorda Gesù stesso nella parabola del "ricco epulone" in Luca 16,19-31, con le parole di Abramo che dice a quel ricco: "Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi". (Luca 16,26)

Se ci si dovesse domandare quando ci fu la separazione delle tenebre e dei figli delle tenebre dal cielo, fu senz'altro questo il momento in cui chi non voleva l'attuazione di quel progetto, che prevedeva l'uomo quale testa della creazione, dovette scegliere e fu enucleato.
Anche in questa seconda fase, però, dopo la vittoria del giorno subentra la "notte", una rivincita delle "tenebre".
Il nemico "e'r", lo annuncia la venuta della "sera" "oe'reb" , si stava prendendo una rivincita, infatti, nelle lettere di "sera" v'è la traccia del nemico; il nemico forse s'era nascosto nelle acque di sotto.
(Vedi: "Il midrash della pesca gloriosa" e "Tempo-eternità"

Il terzo giorno della creazione pare essere molto importante.
Per ben due volte, infatti, appare la rituale dichiarazione "Dio vide che era cosa buona" nei versetti che recitano: "Dio disse: Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo e appaia l'asciutto. E così avvenne. Dio chiamò l'asciutto terra, mentre chiamò la massa delle acque mare. Dio vide che era cosa buona. Dio disse: La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che fanno sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la propria specie. E così avvenne. E la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuna secondo la propria specie, e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie. Dio vide che era cosa buona. E fu sera e fu mattina: terzo giorno." (Genesi 1,9-13)

Separò le acque e fece apparire "l'asciutto" che chiamò "terra", ma non era ancora la terra pianeta, perché secondo il testo, mancava ancora il sole, ma la luce "'or" fece germogliare erba, arbusti e piante che fanno seme e frutti.
Dio ordinò di produrre "alberi da frutto", letteralmente "alberi frutto", e Rashi in 3,17 col fatto che dopo "la terra produsse... alberi che fanno ciascuno frutto con il seme" vi vide come una disobbedienza della terra, anticipo della disobbedienza della prima coppia umana avvenuta nel sesto giorno.

Nel mio articolo "Il candelabro a sette braccia e l'attesa del Messia" ho tra l'altro indicato i 4 nomi delle sette luci della lampada "menorah" che si ricavano dai versetti della creazione dei grandi luminari del 4° giorno, di cui 3 nomi sono per le coppie di lampade 3-5; 2-6 e 1-7, mentre la 7, la centrale la 4, ha il nome "'aor", come quello della luce creata il 1° giorno.
Le posizioni ricordano proprio i giorni della creazione che menzionati in questo modo nel candelabro liturgico ebraico con luci numerate da sinistra a destra:
  • 1-7 per i giorni 3° e 6°, luci ;
  • 2-6 per i giorni 2° e 5°, luci ;
  • 3-5 per i giorni 1° e 4°, luci ;
  • 4 per il giorno 7°, luce .

Nell'ebraismo, quindi, si profila un'analogia nei contenuti dei giorni corrispondenti rispetto alla luce centrale, infatti:
  • nel 1° giorno fu creata la luce e nel 4° il sole;
  • nel 2° furono separate le acque di sopra da quelle di sotto e nel 5° furono creati pesci e uccelli;
  • nel 3° furono create le piante e nel 6° gli uomini che ne mangiarono assieme al frutto proibito; infatti, stando a quel pensiero che tenta di proporre Rashi con quel discorso sul fatto che la terra non produsse alberi frutto, ma frutti dagli alberi sì che poi uno stesso albero poté dare frutti buoni e cattivi, di fatto alberi e uomini disobbedirono.
È evidente il parallelo tra l'albero che ha le radici in terra e si alimenta delle acque della terra e l'uomo le cui radici sono nei cieli ed ha bisogno di un cibo spirituale che viene dai cieli, la parola di Dio, parallelo sostenuto dal Salmo 1.
L'uomo perciò, a tutti gli effetti, è un albero che ha le radici in cielo e da cui vengono frutti in questa terra e gli uomini sono "alberi che camminano" dirà il cieco guarito nel Vangelo di Marco 8,24.
Due furono le conclusioni positive di quella terza fase, infatti:
  • il negativo, che stava nascosto nel mare, col manifestarsi dell'asciutto, "iabbashah" "sarà la vergogna ( = ) all'aperto " in caso di necessità sarebbe stato costretto a portarsi allo scoperto e sarebbe stato riconosciuto, onde fu un bene;
  • gli alberi produssero frutti e si poté riconoscere quelli che avevano semi, (semi è ripetuto 4 volte nel testo Genesi 1,11.12) del maligno, se davano frutti cattivi.
Le lettere ebraiche della parola "semi" "zera'" nascondono l'intento di "colpire il male ".

Come vedremo anche nel 6° giorno due volte vi sarà l'apprezzamento sulla bontà di quanto creato, il che rafforza il parallelismo tra 3° e 6° giorno.
Col 4° giorno furono creati i due "grandi luminari" interpretati come sole e luna, "E Dio fece le due fonti di luce grandi: la fonte di luce maggiore per governare il giorno e la fonte di luce minore per governare la notte, e le stelle" (Genesi 1,16), ma poi la luna è definita "piccolo luminare" o "luce minore" ed un "midrash" propone che le dimensioni della luna vennero ridotte, perché voleva contrastare col sole... ancora una manifestazione di ribellione!

In questa quarta fase furono posti chiari limiti alla notte e fu fornito un minimo di luce anche nelle tenebre con le stelle, quando la luna si nasconde.
Per i primi tre giorni della creazione, quindi, ci fu una luce che nessuna creatura ebbe il modo di poter vedere e non era la luce del sole ed è ben strano che potesse esistere frutti senza che ci fosse ancora il sistema solare; ciò rafforza l'ipotesi di una creazione anche allegorica nello spirito.
Nel 5° giorno le acque brulicarono di pesci e il cielo sotto il firmamento di uccelli e furono benedetti e si moltiplicarono perché fossero d'aiuto per l'uomo, infatti: "Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque, secondo la loro specie, e tutti gli uccelli alati, secondo la loro specie. Dio vide che era cosa buona." (Genesi 1,21)

In ebraico i mostri marini sono i "tanninim" o , termine che ha molta somiglianza con quello di drago o dragone.
Tali lettere ricordano anche rettili e serpenti come in Esodo 7,12: "Gettarono ciascuno il suo bastone e i bastoni divennero serpenti (tanninim). Ma il bastone di Aronne inghiottì i loro bastoni."

I grandi pesci, secondo Rashi, che lo deduce dal "midrash" in Bereshit Rabba' 7.4 e da Baba Batra 74b sono il Leviatano maschio e femmina di cui Dio secondo il "midrash" mise da parte la femmina per evitare che si moltiplicasse e verrà data in pasto ai giusti nel giorno della gloria del Messia.
Dice, infatti, il profeta Isaia (27,1) del drago "tanin" che sta nel mare "In quel giorno il Signore punirà con la spada dura, grande e forte, il Leviatan serpente guizzante, il Leviatan serpente tortuoso e ucciderà il drago (tanin) che sta nel mare" ove il serpente guizzante è il "nachash baricha" , le cui lettere suggeriscono "l'angelo (ribelle) nascosto in esilio () in un corpo si chiuse " come anche in Giobbe che assume anche il nome di Raab.
Il serpente tortuoso è il "nachash a'qallaton" i cui segni ebraici mi suggeriscono "l'angelo per nascondersi dalla luce si vide Riversarsi in un serpente che scelse per portarvi l'energia ".

Un dragone secondo la Qabbalah, sviluppo della lettera "lamed"
(in questo caso ruotata di 180°).


La 12a lettera, la "lamed" , infatti, si eleva su tutte le lettere dell'alfabeto ebraico, quindi è orgogliosa e astuta, vuole mettersi in evidenza e ben sta a rappresentare il serpente di Genesi 3.
La lettera si può pensare come formata da una lettera che indica corpo o testa con sopra una forza o un'energia come del resto era pensato il faraone con un serpente ureo sulla testa.


Quella lettera alla 12a posizione profetizza anche la presenza di un "serpente" traditore vicino a Dio "'El" che sarà vinto dal Cristo con la sua potenza che egualmente si può rappresentare con una soppiantando quell'intromissione.
Disse, infatti, Gesù a Nicodemo "E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna." (Giovanni 3,14)

Ricordava, infatti, l'episodio narrato in Numeri 21,4-9.
In particolare ricorda il versetto 9 "Mosè allora fece un serpente di rame e lo mise sopra l'asta; quando un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame, restava in vita."

Il serpente di rame in ebraico è "nechash nechoshoet" .
Lui, il Cristo, è il "nachash nachoshoet" che "guiderà () il rinnovamento () che dalle tombe risorgerà tutti ."

Il Leviatano è considerato l'incarnazione del mostro del Caos primigenio di cosmogonie antiche, e nell'ebraismo è un gigantesco essere marino, dominatore di tutte le altre creatura del mare, in cui evidentemente pensavano incarnato il nemico dell'esistenza, Lucifero.
Nel 6° giorno furono creati tutti gli altri animali della terra e finalmente l'uomo.
Dice il testo della Torah "Facciamo l'uomo...".

Nel Talmud è raccontato questo "midrash": "Mosè giunto a quel versetto disse: Signore dell'Universo perché fornisci agli eretici un pretesto per affermare che ci siano più divinità? Scrivi! rispose Dio, che chiunque desideri errare erri! ...Lasciamo invece che imparino dal loro Creatore, che ha creato tutto, il quale prima di creare l'uomo, consultò i suoi angeli consiglieri!" (Midrash Tankuma' Shemot 18; Talmud Sanhedrin 38b)
Con ciò l'dea di cui ho detto del Creatore contornato da consiglieri, "'Elohim", il Consiglio della Corona, trova un ulteriore appoggio.

Nel racconto del sesto giorno Dio al versetto Genesi 1,25 pronunciò la frase rituale del giorno "Dio vide che era cosa buona" dopo la creazione degli animali, ma prima della creazione dell'uomo.

L'interpretazione del perché è che l'esito sulla creazione dipende anche dall'uomo che ha il libero arbitrio e occorre vedere come si comporterà.
Dopo la creazione dell'uomo al versetto Genesi 31 viene concluso in modo diverso e unico rispetto alle altre volte: "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona" che è da ritenere come conclusione di tutto il "giorno" della creazione, compresa la redenzione che avverrà nel giorno 7°.
Tutto quello che "'Elohim" aveva fatto era veramente fatto bene; da quel momento doveva rispondere l'uomo.
Quel versetto 31 poi continua così:"E fu sera e fu mattina: sesto giorno."
Il testo ebraico a differenza degli altri giorni propone l'articolo he = , come a dire "giorno il sesto" e non semplicemente "sesto giorno" contrariamente a quanto negli altri tempi "primo, secondo... giorno."
Al riguardo, il solito arguto Rashi considera che la lettera dell'artico he = corrisponde al numerale n° 5, osserva poi che 5 corrisponde al numero dei libri della Torah e visto che il 6 ricorda il giorno di "Shavu'òt" in cui cade il giorno 6 del mese di "Sivan", giorno della consegna della Torah (Esodo 19,1 giunsero alle pendici del Sinai con la luna nuova e le Tavole con le 10 parole sono stati dati il sabato successivo "Talmud: Trattato del sabato", 86b) argomenta che secondo lui l'esistenza del mondo sarebbe stata come in sospeso.
Non era, infatti, ancora risolto tutto, considerato che tornò anche la "sera" "oe'reb" onde come avviso che il nemico , continuava la propria opera negativa dentro il creato e nell'uomo; occorreva ancora un'ulteriore e finale vittoria.
(Vedi: "La sera nella Bibbia")

La sera nel sesto giorno venne dopo la caduta della prima coppia in Genesi 3 e non sarà nominata nel 7° giorno; fu evidentemente un colpo di coda del nemico dell'esistenza, evento che comporterà l'intervento diretto di IHWH nel 7° nell'ultimo giorno per finire il male e impedire il ritorno della sera.
Dopo i sei giorni, "'Elohim" si riposò e benedì e santificò il giorno settimo e cominciò ad operare "'Elohim" IHWH con l'aspetto specifico della misericordia.

In conclusione, la creazione, come raccontata dal capitolo 1 della Genesi nei suoi 7 giorni, tra le righe, propone una serie di eventi per conterminare il non essere, ossia il nemico dell'esistenza, che riassumo così:
  1. con la Luce, si possono riconoscere le tenebre;
  2. col firmamento, sono allocate le tenebre al disotto, liberando il "Cielo";
  3. con l'asciutto, è reso visibile ciò che volesse uscire dalle acque;
  4. con gli astri sono ridotte le tenebre e le possibilità di nascondimento;
  5. con i pesci, è portata vita nelle acque, e mostra il dragone mostro marino e gli uccelli per far capire che si può sfuggirgli volando verso il cielo;
  6. animali e uomo, dettagli in Genesi 2 e 3;
  7. opera, la misericordia di IHWH.

IL SEME DELLO STRANIERO
Dalla lettura del capitolo 2 del libro della Genesi si può concludere che la prima moglie destinata a essere madre dell'umanità, dall'uomo fu chiamata "Donna", che in ebraico significa anche "Moglie" , "'isshah", infatti, così è scritto: "La si chiamerà donna, perché dall'uomo è stata tolta." (Genesi 2,23)
Questa "Donna o Moglie" però, dopo che la prima coppia ebbe peccato, sentita la sentenza del Signore che l'uomo ricevette per aver fallito dando ascolto alla consorte (Genesi 3,17), dal marito fu chiamata con un nome nuovo, come a dire non sei la moglie che m'aspettavo: "L'uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi". (Genesi 3,20)

Il nome nuovo fu "Chavvah" detta comunemente Eva che viene dallo stesso radicale da cui proviene vita e vivente "chai" .
Non sarebbe stata madre degli uomini, ma di esseri viventi.
La prima volta che fu usato quel termine, "esseri viventi", fu nel versetto Genesi 1,28 quando "Dio li benedisse e Dio disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra."
Vi è un evidente voluto accostamento degli "esseri viventi" ai serpenti con quel verbo che il testo usa per strisciare.
La seconda volta l'espressione "essere vivente" fu impiegato al momento della creazione dell'uomo: "Allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente" (Genesi 2,7), vale a dire e ricevette il respiro "nofoesh" come gli animali, ma non solo quello, infatti, non è soltanto un essere vivente "nofoesh chaiiah" con tale unica anima che da il respiro come a un animale, ma in lui c'è anche, come ho sottolineato in quel versetto Genesi 2,7, un alito di vita particolare che in ebraico è il "nishemat chaiim" , speciale dono di Dio dato con atto esclusivo all'uomo e che lo rende speciale.
L'uomo perciò ha anche un'anima celeste, "nishemat" e quella vita che aveva soffiato il Signore è una vita speciale "chaiim" pur se s'innesta su un animale se si pensa a Darwin che propone originato da primati.
In ebraico, infatti, vita è "chai" , mentre "chaiim" che termina con la desinenza è un plurale e ha anche in sé anche un raddoppio della iod come ad indicare un raddoppio d'esistenza , segnale così di un plurale duale, come di una doppia vita... profezia di risurrezione!
Questo segnale di vita raddoppiata si trova anche in Genesi 2,9 proprio quando il testo dice dell'albero della vita che il Signore piantò al centro del paradiso terrestre, ove per albero della vita è scritto "e'ts chaiim".
I nostri progenitori, sottoposti all'unica prova predisposta col diniego di mangiare dell'albero della conoscenza del bene e del male, ne mangiarono e fallirono onde entrambi i semi del bene e del male furono nella coppia, come entrato nel DNA pronto a essere passato alla discendenza.
La prima coppia fu scacciata dal paradiso terrestre e il Signore decretò in Genesi 3,19 che l'uomo tornasse alla polvere da cui era stato estratto.
L'uomo si vedeva così preclusa la seconda esistenza.
Ecco che allora fu che l'uomo chiamò la moglie Eva madre di tutti i viventi e non fonte di vita vera e completa come a dire: madre di chi ha "chiusa l'esistenza (solo a quella) nel mondo ".
Subito dopo, infatti, c'è il commento del "Signore Dio" che "disse: Ecco, l'uomo è diventato come uno di noi quanto alla conoscenza del bene e del male. Che ora egli non stenda la mano e non prenda anche dell'albero della vita , ne mangi e viva per sempre!" (Genesi 3,22) ossia non mangi dell'albero della risurrezione restando eternamente col seme malvagio.
Ciò, a riprova in definitiva che la vita che dava quell'albero era come quella che aveva dato Dio stesso e che aveva deciso di sospendere.
Il capitolo 4 del libro della Genesi, poi, subito dopo informa degli effetti di quel seme con la storia dei primi figli della coppia - Caino e Abele - e di come Caino uccise il fratello, onde si conclude che il primo frutto dell'aver mangiato di quell'albero fu un fratricidio, ossia l'entrata nel mondo della morte.
Tutti i discendenti di Eva, quindi l'umanità intera, ha di conseguenza in sé come una malattia genetica che impedisce lo sviluppo completo dall'uomo secondo l'originario disegno di Dio.
Il Signore scelse la via della misericordia, cioè trovare il modo di salvare il progetto ri - innestando la vita angelica e la risurrezione.
Occorre perciò uscire dalla filiazione di Eva ed avere una nuova madre!
Chi è la madre dell'uomo se non Dio stesso?
Occorre che Dio ci faccia vedere il suo volto!
La visione faccia a faccia fu, infatti, preclusa a Mosè come evidenzia il seguente passo del libro dell'Esodo in cui Dio gli disse: "Farò passare davanti a te tutto il mio splendore e proclamerò il mio nome: Signore, davanti a te. Farò grazia a chi vorrò far grazia e avrò misericordia di chi vorrò aver misericordia. Soggiunse: Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo. Aggiunse il Signore: Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere." (Esodo 33,19-23)
La visione faccia a faccia implica l'idea del momento fondante, quello del soffio iniziale di Dio nelle narici del primo uomo, con l'infusione dello Spirito eterno.
Il volto di Dio è il volto di Cristo e chi lascia morire l'uomo vecchio nel battesimo riceve lo Spirito dell'uomo nuovo; questa è la dottrina cristiana.

Nel Salmo 80 per 3 volte ai versetti 4, 8 e 20 risuona "Rialzaci, Signore, nostro Dio...", "Rialzaci, Dio degli eserciti...", "Rialzaci, Signore, Dio degli eserciti..." con l'invocazione "fa' splendere il tuo volto e noi saremo salvi...", con un crescendo che passa dall'invocare "'Elohim", a "'Elohim sebaot", e infine per ultimo a "IHWH 'Elohim sebaot", invocazione che chiede che il Signore si manifesti col suo volto, "panoeik" , cioè in persona e lo faccia splendere "ha'er" ossia mandi la sua luce "'eor" , quella che crea e fa nuovi, per ricreare l'umanità.
È una preghiera per la rinascita di Israele e nasconde una pagina messianica.
(Vedi: "I Cherubini annunciano la venuta dell'Agnello")

In quel "saremo salvi" s'intravede il nome di Gesù che salva.
Nel Vangelo di Giovanni, infatti, al capitolo 3 disse Gesù a Nicodemo "In verità in verità io ti dico, se uno non nasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio" (3,3) e Nicodemo replicò "Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?" (3,4b) ("In verità in verità vi dico", peraltro, è un particolare modo di sottolineare la veridicità di un'affermazione usato 25 volte da Gesù Cristo nei Vangeli.)
Il grembo della madre è l'utero, che in ebraico si scrive e si dice "rachem".
Le lettere relative informano che è un "corpo che racchiude la vita " e è un "corpo che racchiude acqua ".
Le stesse lettere indicano anche "misericordia", infatti è ben difficile trovare chi è più misericordiosa di una madre e Dio è proprio come una madre ed ha viscere di misericordia!

Dice, infatti, il Signore in Geremia 31,20 "Non è forse Èfraim un figlio caro per me, un mio fanciullo prediletto? Infatti, dopo averlo minacciato, me ne ricordo sempre più vivamente. Per questo le mie viscere si commuovono per lui, provo per lui profonda tenerezza. Oracolo del Signore" ove le parole in grassetto in ebraico sono "rachem 'rachemoenu" indi si commuove il suo utero.
In un passo del profeta Isaia (49,15) poi l'accostamento tra l'utero di Dio, la sua tenerezza con quello di una madre è palpabile; dice, infatti, il Signore: "Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai", ossia per allegoria il Signore ha un utero materno e atti di misericordia i "racemi" sono un plurale accrescitivo di "rahem", quindi, "uteri" onde la misericordia di Dio è simile a un "grande utero", un'unione infinita di tanti seni materni, vale a dire una bontà e una tenerezza infinita.
A immagine e somiglianza sua un utero come il suo era stato donato per creare figli di Dio nel mondo alla prima coppia, l'Adam voluto da Lui, ed in particolare era stato posto nella "Moglie", la "Donna" di quella coppia, che non fu considerata degna di proseguire nell'incarico, perché aveva tradito l'alleanza, onde i suoi sono tutti figli degeneri non riconosciuti.

Benedetto XVI nel suo libro "Dio e il mondo" pone in evidenza che " Dio è Dio. Non è né uomo né donna, ma è al di là dei generi. È il totalmente Altro. Credo che sia importante ricordare che per la fede biblica è sempre stato chiaro che Dio non è né uomo né donna ma appunto Dio e che uomo e donna sono la sua immagine. Entrambi provengono da lui ed entrambi sono racchiusi potenzialmente in lui. Tanto per incominciare dobbiamo dire che, se è vero che effettivamente la Bibbia ricorre nell'invocazione delle preghiere all'immagine paterna, non a quella materna, è altrettanto vero che nelle belle metafore di Dio gli attribuisce anche caratteristiche femminili. Quando ad esempio si parla della pietà di Dio, non si ricorre al termine astratto di pietà, appunto, ma a un termine gravido di corporeità, 'rachamim', il grembo materno di Dio, che simboleggia appunto la pietà. Grazie a questa parola viene visualizzata la maternità di Dio anche nel suo significato spirituale. Tutti i termini simbolici riferiti a Dio concorrono a ricomporre un mosaico grazie al quale la Bibbia mette in chiaro la provenienza da Dio di uomo e donna. Ha creato entrambi. Entrambi sono conseguentemente racchiusi in lui - e tuttavia lui è al di là d'entrambi."

Dio preparava una nuova "Donna" in sostituzione di Eva per dar luogo alla nascita attesa.
In questo modo il Vangelo di Giovanni annuncia la venuta dell'uomo nuovo, figlio di una "Donna" e figlio di Dio: "Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati." (Giovanni 1,12s)

Fu così che nacque "Il figlio dell'Uomo", per opera dello Spirito Santo, da una "Donna" che gli fu madre "'am" in ebraico.
"...fu accolto come ospite il Signore che è venuto tra la sua gente, ma i suoi non l'hanno accolto. A quanti però l'hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio; in tal modo ha adottato dei servi rendendoli fratelli, ha riscattato dei prigionieri costituendoli suoi coeredi." (Su Marta dal Discorso 103 di Sant'Agostino)

Il Vangelo di Giovanni è particolarmente sensibile verso questa tematica, infatti, subito dopo gli inizi, alla fine del capitolo 2 nell'incontro con Natanaele, Gesù conclude il colloquio definendosi Figlio dell'Uomo: "...gli disse: In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell'uomo". (Giovanni 1,51) Per "Figlio dell'uomo" è da intendere il figlio atteso da "'Adam", il nome che Dio dette alla prima coppia; infatti, si legge nel libro della Genesi 5,2 "maschio e femmina li creò, li benedisse e diede loro il nome di uomo nel giorno in cui furono creati." e quel nome fu assunto poi dal maschio della coppia, ma se si sta attenti al testo ebraico, Dio mai gli diede da solo quel nome, ma spesso invece risponde il maschio per entrambi.
Andiamo ora al capitolo 3 di quel Vangelo, all'incontro di notte di Gesù con Nicodemo, quando Gesù asserì:
  • (5) "In verità in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio."
  • (14b.15) "...bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna".
  • (21) "Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio."
Occorre che Dio ci faccia rinascere di nuovo.
Con "In verità in verità...", "'amen 'amen" Gesù subito ricorda di aver fede "'amunah" in Lui, infatti fede e verità in Lui vanno a braccetto nel senso che una equivale all'altra.
Con quel dire Gesù pare proprio proporre d'aderire all'idea che occorre rientrare dentro "l'utero" di Dio per ricevere di nuovo il Suo Santo Spirito.
Spirito, infatti, in ebraico è "ruach" ed è tale che nei "corpi si porta nascosto " onde il corpo dell'uomo è la guaina dello spirito, perciò rientrando in Dio si è rigenerati e si riceve di nuovo l'adozione a figli "ben" in quanto nuovamente abbiamo "dentro l'energia ", la "nishmat" vale a dire, "l'energia del Nome che ci segna ", l'anima rinnovata pulita come quella che fu data all'origine della creazione dell'uomo in Genesi 2,7.
Per ottenerla occorre la grazia del perdono che s'ottiene per mezzo di Cristo Gesù, grazia che viene dall'alto con acqua "maim" e Spirito, "ruach" .
Ora, spirito e acqua è come ricordare, appunto, l'utero "rachemim" di Dio che per amore ci ha generato una prima volta.
Sulla croce Gesù emise il suo spirito "ruach" e versò acqua "maim" , annunciava così, grazie a lui, la presenza nel mondo dell'utero "rachemim" di Dio, disponibile per la salvezza, capace di generare figli di Dio simili "damah" a Lui, cioè dello stesso sangue "dam" versato in croce.

Sotto la croce c'è, infatti, la figura della madre che Gesù consegna al discepolo.
La madre ricorda l'utero da cui per opera dello Spirito Santo è nato Gesù, ed è immagine della Chiesa nata dal suo costato, segnale della misericordia di Dio, che da allora è oramai a disposizione di chiunque voglia avvicinarsi.
Occorre, infatti, aver fede in Lui.
Tutto il discorso con Nicodemo pone all'attenzione i termini di "verità" e di "credere", di conseguenza è esaltato il concetto di fede; Lui, Gesù, infatti, è l'Amen , cioè la verità che attesta Dio Padre ed è "...autore e perfezionatore della fede ("'amunah" )" (Ebrei 12,2)

Al capitolo 2, poi, quel Vangelo subito ci sorprende quando Gesù, durante l'episodio detto delle "nozze di Cana", alla madre che lo sollecitava d'intervenire, la chiamò "Donna", segno che l'evangelista sta focalizzando su di Lei l'attenzione per preparare l'evento della consegna a Lei della maternità di una umanità nuova per la "nuova creazione" nell'attesa del ritorno del Cristo risorto nella gloria.
Sotto la croce, infatti, Gesù nuovamente la chiamò "Donna" e fece quella famosa consegna e con quel gesto concluse la vicenda terrena; questo è il racconto: "Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna, ecco tuo figlio! Poi disse al discepolo: Ecco tua madre! E da quell'ora il discepolo l'accolse con sé. Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: Ho sete. Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l'aceto, Gesù disse: È compiuto! E, chinato il capo, consegnò lo spirito." (Giovanni 19,25-30)

Maria diviene così icona della nuova assemblea della Chiesa universale ossia cattolica, dei chiamati da Dio per essere suoi figli, quindi fratelli di Gesù Cristo, figli per adozione di Dio Padre grazie allo Spirito Santo che viene donato alla nuova nascita col Battesimo che rende coeredi di Cristo, infatti: "Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo." (Romani 8,16s)
I battezzati vengono così a partecipare alla Santa Famiglia di Nazaret.
(Vedi: "Il primo matrimonio col Signore")

È Lei, infatti, Maria, sposa di Giuseppe, la vergine di Nazaret da cui ad opera dello Spirito Santo nacque Gesù, la madre attesa, icona della Chiesa, madre di tutti i cristiani, come d'altronde in sintesi asserisce il Catechismo:

963 - ...la Vergine Maria è riconosciuta e onorata come la vera Madre di Dio e del Redentore. Insieme però è veramente Madre delle membra di Cristo, perché ha cooperato con la sua carità alla nascita dei fedeli nella Chiesa, i quali di quel Capo sono le membra. Maria, Madre di Cristo, Madre della Chiesa.

966 - Ella è nostra Madre nell'ordine della grazia.

È la madre "'am" (ove = ) nostra "nu" , in ebraico "'amenu" ossia è lei che alla fede "'amunah" ( = ) conduce e "alla verità conduce ".

È opportuno ricordare che in ebraico "verità" si dice anche "'emet" o "'oemoet".
Nella scrittura in rabbino quadrato, scrittura dei testi sacri, si scrive , ma è tradotta nella Bibbia in italiano anche con "sicuro, certo, retto, verace".
È, quindi, parola molto vicina, perché proveniente dallo stesso radicale, all'altro termine "'amen" , "fede", tradotta spesso anche con "vero e verità, così è" da cui il nostro "così sia" ed ecco che quelle due parole "'amen" e "'emet" , grazie alle lettere si aprono a questi pensieri:
  • Maria "madre degli apostoli ";
  • Maria "madre del Crocifisso ".
È alla sequela di questa madre che si perviene alla Fede e alla Verità.
Negli scritti del Nuovo Testamento vari sono i brani che parlano di "uomo nuovo" e di "uomo vecchio", di creatura nuova e di rigenerazione:
  • "Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, egli ci ha salvati, non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia, con un'acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo, che Dio ha effuso su di noi in abbondanza per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, affinché, giustificati per la sua grazia, diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna." (Tito 3,4-6)
  • "Sappiamo bene che il nostro uomo vecchio è stato crocifisso con lui, perché fosse distrutto il corpo del peccato, e noi non fossimo più schiavi del peccato." (Romani 6,6)
  • "...per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo..." (Efesini 2,15)
  • "Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo, se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù, per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera." (Efesini 4,20-24)
  • "Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l'essere nuova creatura." (Galati 6,15)
  • "Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva." (1Pietro 1,3)
  • "Dopo aver purificato le vostre anime con l'obbedienza alla verità per amarvi sinceramente come fratelli, amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, rigenerati non da un seme corruttibile, ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio viva ed eterna." (1Pietro 1,22s)
  • "Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove." (2Corinzi 5,17)
  • "Vi siete infatti spogliati dell'uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore." (Colossesi 3,9s)
Nella "Lettera" detta di Barnaba, sulla "nuova creazione" si legge:

"...Il Signore, per mezzo della remissione dei peccati, ci fece creature nuove e innocenti come bambini. Ci diede una dignità singolare quando disse: Facciamo l'uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza, domini sugli animali della terra, gli uccelli del cielo e i pesci del mare (Genesi 1,26). Riferendosi poi alla seconda creazione, da lui operata, disse ancora: Ecco che io faccio le ultime cose come le prime. Di questo stato di nuova creatura parla l'autore sacro quando afferma: Entrate nella terra dove scorre latte e miele e prendetene possesso (Esodo 33,3) Ecco allora che noi siamo stati formati una seconda volta. Lo afferma il profeta: Ecco, dice il Signore, strapperò da loro (cioè da quelli predestinati dallo Spirito divino) i cuori di pietra e vi metterò cuori di carne (Ezechiele 11,19). Per questo si fece carne e abitò fra noi. Da allora il nostro cuore è diventato tempio santo e dimora del Signore. In altro luogo il Verbo si domanda: Dove mi presenterò a Dio, mio Signore, per celebrarlo? E risponde: Ti celebrerò nell'adunanza dei miei fratelli e canterò a te nel mezzo della riunione dei santi (Salmo 21,23). Vedete che siamo noi quelli della terra promessa!"

Finisce qui questa mia meditazione sulla "nuova creazione" aiutato da idee che trovano sviluppo da un uso particolare delle lettere ebraiche dei testi ebraici.
Il motore furono i versetti di Isaia 65,17-18: "Ecco, infatti io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, e farò di Gerusalemme una gioia, del suo popolo un gaudio."
Associata a tale profezia al versetto Isaia 66,22 c'è poi la promessa di eterna alleanza col nuovo Israele: "Sì, come i nuovi cieli e la nuova terra, che io farò, dureranno per sempre davanti a me - oracolo del Signore - così dureranno la vostra discendenza e il vostro nome."
Queste antiche profezie furono certamente una concausa per la produzione della letteratura apocalittica degli ultimi due secoli a.C. e furono raccolte e sviluppate nei testi del Nuovo Testamento a seguito delle vicende di Gesù di Nazaret.
Al riguardo basta pensare al libro dell'Apocalisse 21,11 che si chiude con la visione dei nuovi cieli e della nuova terra e lo stesso San Pietro nella 2 lettera al proposito scrive: "E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia." (2Pietro 3,13)

In appendice riporto, senza dimostrazione, la decriptazione, prodotta col mio metodo, dei due capitoli finali riguardanti i tempi messianici del libro del profeta Isaia, il 65 di 25 versetti e il 66 di 24 versetti.
Rispettivamente nei miei articoli "Sette sigilli e sette trombe - il giorno del Signore" e "Gerusalemme la città del gran re" presentai la decriptazione dimostrata dei versetti Isaia 66,1-2 e 66,6-7 a cui rimando.

APPENDICE - DECRIPTAZIONE ISAIA 65
Riporto il testo italiano della C.E.I 2008 e di seguito la decriptazione.
Isaia 65 testo C.E.I.

Isaia 65,1 - Mi feci ricercare da chi non mi consultava, mi feci trovare da chi non mi cercava. Dissi: Eccomi, eccomi a una nazione che non invocava il mio nome.

Isaia 65,2 - Ho teso la mano ogni giorno a un popolo ribelle; essi andavano per una strada non buona, seguendo i loro propositi,

Isaia 65,3 - un popolo che mi provocava sempre, con sfacciataggine. Essi sacrificavano nei giardini, offrivano incenso sui mattoni,

Isaia 65,4 - abitavano nei sepolcri, passavano la notte in nascondigli, mangiavano carne suina e cibi immondi nei loro piatti.

Isaia 65,5 - Essi dicono: Sta lontano! Non accostarti a me, che per te sono sacro. Tali cose sono un fumo al mio naso, un fuoco acceso tutto il giorno.

Isaia 65,6 - Ecco, tutto questo sta scritto davanti a me; io non tacerò finché non avrò ripagato abbondantemente

Isaia 65,7 - le vostre iniquità e le iniquità dei vostri padri, tutte insieme, dice il Signore. Costoro hanno bruciato incenso sui monti e sui colli mi hanno insultato; così io misurerò loro in grembo la ricompensa delle loro azioni passate.

Isaia 65,8 - Dice il Signore: Come quando si trova succo in un grappolo, si dice: Non distruggetelo, perché qui c'è una benedizione, così io farò per amore dei miei servi, per non distruggere ogni cosa.

Isaia 65,9 - Io farò uscire una discendenza da Giacobbe, da Giuda un erede dei miei monti. I miei eletti ne saranno i padroni e i miei servi vi abiteranno.

Isaia 65,10 - Saron diventerà un pascolo di greggi, la valle di Acor un recinto per armenti, per il mio popolo che mi ricercherà.

Isaia 65,11 - Ma voi, che avete abbandonato il Signore, dimentichi del mio santo monte, che preparate una tavola per Gad e riempite per Menì la coppa di vino,

Isaia 65,12 - io vi destino alla spada; tutti vi curverete alla strage, perché ho chiamato e non avete risposto, ho parlato e non avete udito. Avete fatto ciò che è male ai miei occhi, ciò che non gradisco, l'avete scelto.

Isaia 65,13 - Pertanto, così dice il Signore Dio: Ecco, i miei servi mangeranno e voi avrete fame; ecco, i miei servi berranno e voi avrete sete; ecco, i miei servi gioiranno e voi resterete delusi;

Isaia 65,14 - ecco, i miei servi giubileranno per la gioia del cuore, voi griderete per il dolore del cuore, urlerete per lo spirito affranto.

Isaia 65,15 - Lascerete il vostro nome come imprecazione fra i miei eletti: Così ti facciamorire il Signore Dio. Ma i miei servi saranno chiamati con un altro nome.

Isaia 65,16 - Chi vorrà essere benedetto nella terra, vorrà esserlo per il Dio fedele; chi vorrà giurare nella terra, giurerà per il Dio fedele, perché saranno dimenticate le tribolazioni antiche, saranno occultate ai miei occhi.

Isaia 65,17 - Ecco, infatti, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente,

Isaia 65,18 - poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, poiché creo Gerusalemme per la gioia e il suo popolo per il gaudio.

Isaia 65,19 - Io esulterò di Gerusalemme, godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia.

Isaia 65,20 - Non ci sarà più un bimbo che viva solo pochi giorni, né un vecchio che dei suoi giorni non giunga alla pienezza, poiché il più giovane morirà a cento anni e chi non raggiunge i cento anni sarà considerato maledetto.

Isaia 65,21 - Fabbricheranno case e le abiteranno, pianteranno vigne e ne mangeranno il frutto.

Isaia 65,22 - Non fabbricheranno perché un altro vi abiti, né pianteranno perché un altro mangi, poiché, quali i giorni dell'albero, tali i giorni del mio popolo. I miei eletti useranno a lungo quanto è prodotto dalle loro mani.

Isaia 65,23 - Non faticheranno invano, né genereranno per una morte precoce, perché prole di benedetti dal Signore essi saranno, e insieme con essi anche la loro discendenza.

Isaia 65,24 - Prima che mi invochino, io risponderò; mentre ancora stanno parlando, io già li avrò ascoltati.
Isaia 65,25 - Il lupo e l'agnello pascoleranno insieme, il leone mangerà la paglia come un bue, e il serpente mangerà la polvere, non faranno né male né danno in tutto il mio santo monte, dice il Signore.

Isaia 65 - decriptazione
Isaia 65,1 - Per il sacrificio promesso con voto il fuoco finalmente è stato al serpente potente portato dall'Unigenito risorto. Al primo serpente si portò inviato da offerta l'Unigenito crocefisso. Fu al potente serpente dal Padre rovesciato il fuoco. Rinviato fu l'Unigenito in vita col corpo dalla croce, fu al mondo ri - inviato. Energici sono usciti all'angelo lamenti per il primo serpente dai popoli. Il rifiuto gli ha rovesciato in un corpo il Padre per bruciarne dai viventi l'esistenza.

Isaia 65,2 - Dalla Parola dai corpi arso completamente dalle esistenze è stato per aiutare la sposa; un giorno il primo serpente si vedrà vivo in un buco portare il capo/la testa. Dai corpi uscì in campo il serpente con bruciature dei viventi, fuori in giro in prigione per la carità l'ha portato dentro l'Unico. Consacrato allo sterminio rinchiuso col fuoco dentro finirà, sarà ad uscire dalla vita.

Isaia 65,3 - Nel mondo, dai popoli uscito, vivere dentro si vede in un buco stare. Il Vivente, l'Unigenito crocefisso, è in azione dal serpente di persona. È a finirlo dalla vita. Con forte mano lo sacrificherà. Fu dai viventi dentro al giardino e tutta portò la putredine nei cuori per commettere misfatti. Uscirono per il serpente da dentro lamenti dai viventi.

Isaia 65,4 - Al mondo sono stati risorti dentro gli esseri viventi. Da dentro i sepolcri sono stati in vita riportati e dentro l'energia su ha riportati i corpi ad essere vivi. Sono stati i serpenti che opprimevano condotti fuori. Per l'Unigenito il maligno dai viventi dalla carne esce. Dalle tombe da questi si è col corpo portata a liberare la Parola. Rivelatasi è ai viventi; la sposa ne è uscita viva.

Isaia 65,5 - Dal mondo l'Unigenito con Maria versa le moltitudini a Dio che sono rette. Di Dio col Crocifisso in cammino dallo stare in esilio sono. Per la rettitudine ad ardere al fuoco completo è così il maledetto uscito per l'agire della risurrezione. Inviata dentro l'ira è stata dall'Unico. Sorge del diletto con la perfetta il giorno!

Isaia 65,6 - Fuori con gli angeli escono retti per la croce portata dentro al mondo. Al serpente dalla Parola inviato è stato il 'no'. I fratelli ha risorto. Escono retti come erano alle origini, liberati dal serpente. Un uomo è stato a portare ad ardere il serpente. Negli uomini sono stati alla divina vita alzati.

Isaia 65,7 - L'iniquità finita è così dai viventi e si vedono portati dagli angeli finalmente dal Padre e completamente sono con la retta Madre insieme portati all'Unico vivi col corpo. Il Signore la beatitudine ha versato dal cuore, i corpi ha portato a innalzare, (come) ripartoriti sono stati dalla Madre. Portatosi dall'alto nel mondo in cammino, dentro il peccare ha portato alla fine. Nelle tombe ai corpi la Parola ha recato l'energia. È stata portata ai viventi la legge divina. Sono stati dalla Parola innalzati puri. I corpi, dall'Unigenito risorti tra gli angeli escono in alto in grembo alla Madre.

Isaia 65,8 - Così dal mondo ri - iniziano a vivere col corpo col Signore, retti tra i beati stanno i viventi saliti con l'Unigenito. Fuori alla fine sono stati i corpi portati risorti, dentro dell'Unico la risurrezione la rettitudine ha riportato con la potenza. Porterà per la prima (volta) i viventi in vista del Potente. Col Crocifisso finalmente risorgeranno alla vita; tutti dal mondo li porterà retti ad stare dal Benedetto. Dal mondo a casa li porterà. Così bello vedranno alla luce uscire il potente Amore. Per servire fu il cuore del Potente totalmente ad stare nel mondo. Risorta alla vita finalmente esce la sposa.

Isaia 65,9 - E dal mondo condotti su dall'Unigenito alla fine sono i viventi. Si vede versare a casa la stirpe che ha riportato alla vita. Sono lo splendore del mondo. Sono stati portati coi corpi, alla luce generati, sono stati condotti dall'Essere col corpo. Esseri simili all'Eletto sono stati portati. Col Servo sono ad abitare, recati risorti vivi dal mondo. (1Giovanni 3,2b "Sappiamo però che quando lui si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è." Ebrei 2,17a "Perciò doveva in tutto essere simile ai fratelli..." Romani 6,5 "Se, infatti, siamo stati completamente uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua resurrezione.")

Isaia 65,10 - Recati fuori, sono usciti dal mondo. Il Principe li ha portati dagli angeli dal Potente ai pascoli, le greggi ha portato dei popoli. Versati, si vedono in una fornace i serpenti giacere. Dentro rovesciati dai corpi i serpenti si vedono vivere. È stato dell'Unigenito il fuoco a dominarli nei corpi; nel bruciare portano lamenti.

Isaia 65,11 - E l'Unigenito Crocefisso i viventi vedono con le ferite a casa essere IHWH. Esce con luminoso vigore, è il Vivente Unico finalmente uscito col corpo santo. L'Essere esce alla vista. Indebolito s'era in vita in cammino per aiutare. Con una luce potente, dalla tomba con energia si porta. Esce con la vita piena. È con la Madre. Dal serpente in vita s'inviò, fu a vivere provando la rettitudine.

Isaia 65,12 - E dai viventi inviato fu in croce. Fu l'Unigenito crocefisso. Ai viventi per il serpente dal chiuso del corpo, da dentro, portò la sposa. Nella retta Madre il potente cuore racchiuse. La fine così del male recò. Fu in azione l'energia versata nei corpi. Iniziò completamente a essere portata con potenza a originarsi per l'agire degli apostoli. Ci rifù la purezza. Le parole del Crocifisso furono portate. Il Potente iniziarono ad ascoltare. Finalmente ai viventi per le preghiere l'energia è portata dentro della beatitudine. La potenza ai fratelli dal Verbo scese dalla croce. Ci fu da dentro, dal chiuso del corpo del Crocifisso, la Madre.

Isaia 65,13 - Il serpente così ha ucciso che iniziò a vivere nei corpi, giudicato fu per l'esistenza della perversità. Escono con gli apostoli dal mondo che a servire sono stati. Furono all'Unico la sposa a recare. E iniziarono finalmente per gli uomini pastori che dentro si portavano al mondo. Da angeli fuori dalla caligine li aiutarono a stare. Furono alla luce tutti a condurre. E per l'Unigenito Crocefisso dell'acqua al segno giù i viventi iniziarono. Si portò fuori l'energia al mondo del Servo. Furono l'esistenza di un Risorto ai viventi annunciare e (questi) venne dei morti dentro la risurrezione a portare.

Isaia 65,14 - Uscì, ecco, dal mondo in vista (come) un solo essere. È stato un corpo di angeli condotto a vivere con la carità e dentro al cuore reca dell'Unico la purezza. Alla fine su si vedono risorti retti dal Padre; con potenza li ha portati a salvare il Figlio con lo spirito. A segno furono di notte portati.

Isaia 65,15 - E fuori, con energia, dalle tombe il Crocefisso Vivente ha risorto i viventi retti. Dai vivi i serpenti alla luce da dentro ha portato in vista fuori dai cuori. In vita i corpi sono stati riportati fuori. Per il vivere che fu un'oppressione dall'Unico giudicato è stato; è stata la calamità portata al serpente. Si vede a lui solo essere portata. Sarà versato dai corpi in sacrificio di espiazione per l'Unico in una caverna.

Isaia 65,16 - Beati usciranno gli uomini per la benedizione dell'Unigenito che col corpo giù è stato in croce dentro un corpo retto. Dalla casa di Dio uscì per stare l'Unigenito dai viventi e abitarvi. Inviato per giuramento dentro la terra fu il settimo (giorno della creazione) da casa con la maledizione; è stato Fedele! Retti sono stati gli apostoli. La risurrezione così annunciarono. Il nemico ha portato alla fine. Uscì un corpo/popolo dalla Donna con gli apostoli portati per la fine. Recò la rettitudine a esistere. L'energia per un foro in croce dal corpo ha portato, di vita/di acqua una sorgente ci fu.

Isaia 65,17 - Retto è uscito per gli apostoli il frutto. L'ha portato col corpo la Donna in vita. Sono viventi nuovi. Li reca l'Unigenito trafitto alle mani. Risorto, esce portandoli con potenza. Viene il ferito Agnello con gli apostoli. Esce in campo in vista con una luce d'angeli. E il segno portato della potenza l'Unigenito. Indica che all'Altissimo con gli angeli esce. L'innalza del Potente alla casa.

Isaia 65,18 - Così sono stati dall'Unigenito salvati. A essergli simili li ha portati e con gli angeli sono stati potenti condotti all'Eterno per stare in eterno tra i beati. All'Unico il frutto ha recato in vista. Retti sono usciti, inviati con gli angeli, sono a casa portati col corpo all'Unico. Venuti da Gerusalemme in cammino sono al Potente dal mondo portati in vista. I viventi usciti alla vita risorta porta alla luce.

Isaia 65,19 - E si rivela che completamente sono state le case di Gerusalemme condotte a sorgere alla luce (cioè tutta una città nuova). Tutta sono le case in vista i viventi che sono stati portati al Potente. Dall'Unigenito sono sorti dal seno. Da dentro escono. Si vedono portarsi per mano. A versarli li ha portati dal cuore. Quel retto fu portato da fune; dal Potente questa videro versata nel mondo.

Isaia 65,20 - Dal Potente l'Unigenito è uscito per stare nel mondo. In vita ha risorto i Viventi. In vista li ha portati della conoscenza e dal Potente sono in vita. Sono stati con la Madre condotti; questa li ha versati con gli apostoli tra i beati. Dal Potente iniziano a stare, alla pienezza venuti sono i viventi. Gli sono stati portati retti a stare dal mondo. Inviate si vedono moltitudini di angeli a centinaia (miriadi) risorti, inviati fuori a riesistere dai morti, ricondotti fuori dalle tombe, portati all'amore dal Padre, ri - inviati in vita, con l'Unigenito usciti alla luce che il canto funebre versò al potente serpente.

Isaia 65,21 - E i figli condotti a casa finalmente sono stati dalla Madre, recati alla dimora li ha portati. E a piantare ha portato una vigna di esseri viventi e l'Unigenito con la sposa ha portato il frutto, i viventi.

Isaia 65,22 - Al Potente, l'Unigenito a casa ad abitare ha portato i fratelli che col corpo sono stati risorti. Dentro la potenza dell'Unico è nei cuori in azione e li ha portati uniti stretti nel corpo. È dell'Unigenito la sposa retta all'esistenza. È così la forza della vita a esistere; uscito l'albero è della vita. Sono stati i popoli all'esistenza portati dal seno, alla luce sono stati dalla porta dell'esistenza usciti, dalla Madre sono al Potente portati. (La porta dell'esistenza che fa uscire i popoli alla vita eterna è il fonte battesimale.)

Isaia 65,23 - Del Potente iniziano a stare in cammino i fanciulli (Luca18,17 "In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà"). Col corpo sono stati versati i riportati dal Potente. Dall'Unico generati, li ha portati nel cuore (Giovanni 1,13c "...ma da Dio sono stati generati"), per entrare dal Potente; in campo retta è la stirpe di figli portati così ad stare da IHWH, usciti in vita nel mondo. Portati su dall'Unigenito, saliti dall'Unico sono dal mondo, dalla Madre venuti dall'acqua.

Isaia 65,24 - E dal mondo sono usciti dall'utero dal corpo della Madre del diletto, dall'Unigenito portati ed all'Unico inviati sono stati. L'Unico li ha esauditi. In azione portò per aiuto al mondo ai viventi a vivere la Parola. Furono dalla Madre portati per "Io sono", (Le) iniziarono a sorgere dal seno.

Isaia 65,25 - A questa il Padre ha portato nell'utero la potenza. Al mondo fu col corpo in azione per recare la rettitudine ai fratelli d'aiuto. E l'Unigenito col corpo fu a uscire, la rettitudine da dentro versò (quando) il corpo fu dell'Unigenito, pur retto, per il serpente in croce. Al Figlio ha recato l'energia. Dalla tomba l'ha risorto in azione. La Parola col corpo la guerra gli ha portato. Il "no" al male è stato recato, portatogli per il Potente da un uomo in vita. Dalla croce ha portato da dentro la sposa. Partorita la santità è stata, iniziò a vivere dal corpo del Signore.

APPENDICE - DECRIPTAZIONE ISAIA 66
Riporto il testo italiano della C.E.I 2008 e di seguito la decriptazione.
Isaia 66 testo C.E.I.

Isaia 66,1 - Così dice il Signore: Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi potreste costruire? In quale luogo potrei fissare la dimora?

Isaia 66,2 - Tutte queste cose ha fatto la mia mano ed esse sono mie - oracolo del Signore. Su chi volgerò lo sguardo? Sull'umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi trema alla mia parola.

Isaia 66,3 - Uno sacrifica un giovenco e poi uccide un uomo, uno immola una pecora e poi strozza un cane, uno presenta un'offerta e poi sangue di porco, uno brucia incenso e poi venera l'iniquità. Costoro hanno scelto le loro vie, essi si dilettano dei loro abomini;

Isaia 66,4 - anch'io sceglierò la loro sventura e farò piombare su di loro ciò che temono, perché io avevo chiamato e nessuno ha risposto, avevo parlato e nessuno ha udito. Hanno fatto ciò che è male ai miei occhi, ciò che non gradisco hanno scelto.

Isaia 66,5 - Ascoltate la parola del Signore, voi che tremate alla sua parola. Hanno detto i vostri fratelli che vi odiano, che vi respingono a causa del mio nome: Mostri il Signore la sua gloria, perché possiamo vedere la vostra gioia! Ma essi saranno confusi.

Isaia 66,6 - Giunge un rumore, un frastuono dalla città, un rumore dal tempio: è la voce del Signore, che dà la ricompensa ai suoi nemici.

Isaia 66,7 - Prima di provare i dolori, ha partorito; prima che le venissero i dolori, ha dato alla luce un maschio.

Isaia 66,8 - Chi ha mai udito una cosa simile, chi ha visto cose come queste? Nasce forse una terra in un giorno, una nazione è generata forse in un istante? Eppure Sion, appena sentiti i dolori, ha partorito i figli.

Isaia 66,9 - Io che apro il grembo materno, non farò partorire? dice il Signore. Io che faccio generare, chiuderei il seno? dice il tuo Dio.

Isaia 66,10 - Rallegratevi con Gerusalemme, esultate per essa tutti voi che l'amate. Sfavillate con essa di gioia tutti voi che per essa eravate in lutto.

Isaia 66,11 - Così sarete allattati e vi sazierete al seno delle sue consolazioni; succhierete e vi delizierete al petto della sua gloria.

Isaia 66,12 - Perché così dice il Signore: Ecco, io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace; come un torrente in piena, la gloria delle genti. Voi sarete allattati e portati in braccio e sulle ginocchia sarete accarezzati.

Isaia 66,13 - Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; a Gerusalemme sarete consolati.

Isaia 66,14 - Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saranno rigogliose come l'erba. La mano del Signore si farà conoscere ai suoi servi, ma la sua collera contro i nemici.

Isaia 66,15 - Poiché, ecco, il Signore viene con il fuoco, i suoi carri sono come un turbine, per riversare con ardore l'ira, la sua minaccia con fiamme di fuoco.

Isaia 66,16 - Con il fuoco infatti il Signore farà giustizia e con la spada su ogni uomo; molti saranno i colpiti dal Signore.

Isaia 66,17 - Coloro che si consacrano e purificano nei giardini, seguendo uno che sta in mezzo, che mangiano carne suina, cose obbrobriose e topi, insieme finiranno - oracolo del Signore -

Isaia 66,18 con le loro opere e i loro propositi. Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria.

Isaia 66,19 - Io porrò in essi un segno e manderò i loro superstiti alle popolazioni di Tarsis, Put, Lud, Mesec, Ros, Tubal e Iavan, alle isole lontane che non hanno udito parlare di me e non hanno visto la mia gloria; essi annunceranno la mia gloria alle genti.

Isaia 66,20 - Ricondurranno tutti i vostri fratelli da tutte le genti come offerta al Signore, su cavalli, su carri, su portantine, su muli, su dromedari, al mio santo monte di Gerusalemme - dice il Signore - come i figli d'Israele portano l'offerta in vasi puri nel tempio del Signore.

Isaia 66,21 - Anche tra loro mi prenderò sacerdoti leviti, dice il Signore.

Isaia 66,22 - Sì, come i nuovi cieli e la nuova terra, che io farò, dureranno per sempre davanti a me - oracolo del Signore - così dureranno la vostra discendenza e il vostro nome.

Isaia 66,23 - In ogni mese al novilunio, e al sabato di ogni settimana, verrà ognuno a prostrarsi davanti a me, dice il Signore.

Isaia 66,24 - Uscendo, vedranno i cadaveri degli uomini che si sono ribellati contro di me; poiché il loro verme non morirà, il loro fuoco non si spegnerà e saranno un abominio per tutti.

Isaia 66 - decriptazione
Isaia 66,1 - Da retti dal mondo, uniti, vivi, nel corpo del Signore entreranno in cielo. Al trono saranno portati. Agli entrati in terra; uscirà simile col corpo, a rivelarsi che è l'Unico. Questi entreranno a casa, saranno finalmente beati tutti i figli. E dal Potente, saranno condotti. Dall'Unico saranno questi a rientrare a vivere. I risorti alla dimora saranno.

Isaia 66,2 - E verrà la sposa di Dio dal mondo, sarà alla porta, sarà in vista della luce, dal deserto sarà uscita, sarà stata portata dalla prigione del serpente nel mondo. Con gli apostoli dall'Unico i viventi il Signore porterà, da Dio questi usciranno, del Padre saranno nel cuore; da Dio i miseri avrà portato tra gli angeli. La rettitudine entrata per lo Spirito portato nelle tombe i corpi avrà aiutato a reagire, li avrà ripartoriti, da figli saranno.

Isaia 66,3 - Alla luce li ha portati, "i chiusi cuori ha aperto " (il virgolettato corrisponde alla lettura delle lettere di che equivalgono alla parola grano; sono il grano del Signore "In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto" in Giovanni 12,24, ossia se il chiuso cuore non si apre...), simili (a Lui) col corpo in vita retti escono gli uomini. Questi, condotti da dentro le tombe fuori, risorti escono, si vedono portati col corpo dalla Parola tutti a casa, dal misfatto usciti per l'offerta al mondo del sangue che dal petto lanciò ai viventi. Colpito fu il corpo da un serpente, dal Figlio uscì con l'acqua la benedizione. L'Unigenito ha portato gli apostoli in cammino con la Madre, uscì la vita fuori con vigore nei corpi, si portarono da casa per via con forza, usciti dai viventi recarono dentro la luce per svegliarli. Sono riusciti in vita per l'energia della Parola che li ha risorti vivi dalle tombe; a liberati uscirono.

Isaia 66,4 - In cammino la Madre dell'Unigenito inviata è stata dal Padre "dal chiuso del corpo da dentro " (il virgolettato corrisponde alla decriptazione delle lettere che possono formare la parola spada ), dalla croce l'innalzato l'ha recato al serpente. Sono stati al mondo all'acqua portati i viventi in cammino, ha condotto i corpi alla purezza. Del Padre è stata la maledizione all'esistenza in azione inviata. Versata dal corpo dell'Unigenito dalla croce, si è portata ad annullare il peccato del mondo. La Parola in croce è stata condotta dal Potente in sacrificio di espiazione al peccare ed è stato con l'agire il fuoco condotto al mondo al male. Per le preghiere con i lamenti recati dentro l'Unigenito ha bruciato dai corpi il serpente. All'Unico dalla Parola su alla fine sono a dilettarsi portati.

Isaia 66,5 - A sorgere dai viventi, in azione recò per aiutare il Figlio. Fu la calamità che uscì con spavento ad esistere per il maledetto. La Parola portò l'Unico a vivere col corpo e i fratelli è stato così a salvare. Sorge bella l'esistenza retta della vita ai viventi. Dall'impurità sono alla rettitudine i viventi. Del Potente all'amore sorgono in vita. Sono a stare nella gloria con il Signore e inviati col corpo, per amore risorti in vita dallo spavento, così con la Madre li porta fuori a vivere. Sono a casa alla luce portati.

Isaia 66,6 - A rovesciare portò al serpente un fuoco. Desiderò inviarglielo dal seno. Fu un corpo versato, recato guizzò con l'acqua fuori, fu la sposa versata condotta. Con la potenza del Signore libererà dal serpente i viventi, dal cammino lo reciderà. Al serpente guai a casa è a recare. (E Giovanni ne fu sconvolto Giovanni 19,35: "Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate.")

Isaia 66,7 - Da dentro il Cuore dall'alto della croce in vita fu dal Potente partorita, uscì da dentro dal cuore. Un corpo/popolo nell'acqua è da dentro a portare. Fratelli sparsi nel mondo e uscì ai viventi la potenza della carità al mondo dal colpito Agnello.

Isaia 66,8 - In vita è sorta dal seno la rettitudine. Questa venuta in vita è dal corpo dell'Unigenito al mondo, così la maledizione fuori è stata portata, per stringere il serpente. "In terra da casa è stata portata la Madre dai fratelli per aiutare" (1), inizieranno dalla Madre a essere generati i popoli con la Parola. "Vedranno la Madre i Fratelli alla croce così essere dolorosa" (2), in cammino i viventi sarà a generare, al mondo giù è stata portata l'energia, verranno figli (di Dio) a esistere nel mondo. (1), Giovanni 19,27 "Poi disse al discepolo: Ecco la tua madre! E da quel momento il discepolo la prese a casa sua." (2) Che una madre sotto la croce sia addolorata per la morte del figlio è normale, ma quel dolore di Maria sta ad indicare che sta per partorire nuovi figli, è un dolore profetico!

Isaia 66,9 - Al mondo dall'Unico inviata è stata la Donna, un pozzo porta per il 'no' (il fonte battesimale, è lì che si porterà prima l'acqua e poi il fuoco della risurrezione al serpente) iniziò a portarlo al serpente (dove) sarà sbarrato con forza. Inizia d'acqua l'irrigazione al mondo, l'ha portata fuori l'Unigenito. Per i viventi inizia l'energia ad esistere al mondo per recidere dalle esistenze l'impuro. Dal legno della croce gli esiste dell'Unico in vita col corpo la maledizione; fu così.

Isaia 66,10 - La risurrezione in vita nella tomba portò l'Unico al Crocefisso a Gerusalemme e camminando (questi) fu con potenza a riportarsi a casa; rientrò dalla sposa. Per amore fu al mondo risorto. Gli saranno simili tutti del mondo gli uomini. Col Padre potente saranno a vivere. Innalzati saranno dal mondo.

Isaia 66,11 - Con potenza ai viventi in azione gli apostoli tutti sono a inviare lo sperare, recano il Risorto che a casa hanno rivisto dalla croce vivo ai viventi per il maligno finire. A guidare i viventi sono al mondo col potente amore. Del Crocifisso di vita i precetti recano, al mondo del Crocifisso si vede lo splendore, indicano la Madre ai viventi. Questa è pura, dentro si reca ad aiutare il mondo.

Isaia 66,12 - Così esseri retti escono a parlare del Signore al mondo. Gli apostoli del Figlio con amore escono. Da Dio è uscito di rettitudine un fiume. Del risorto la potenza recano ai viventi. E così guidano per il Potente ad essere simili a bambini retti. Dentro si portano per aiutare i popoli, sono alla Madre/Chiesa a condurli e sono gli apostoli a versarli al segno delle acque. In alto sale la legge divina luminosa dell'Unico che portano e se ne vede il cuore; un corpo retto esiste di uomini, sorto dal loro operare, si vedono condurlo.

Isaia 66,13 - Dentro agli uomini l'Unigenito illumina le menti/teste, inizia "la vita a riportarsi completa " (Questo è già un inizio di risurrezione, infatti questo prime lettere s potevano leggere: Dentro per gli uomini inizia la resurrezione dei corpi prima dalla morte ). A guidare i viventi gli apostoli si portano, così bella degli angeli la rettitudine a esistere inizia. Consolano, retti all'acqua li portano, ai pozzi (Vedi: 66,9 dentro sono i corpi ) e bruciano i serpenti dagli uomini; l'energia racchiudono che alla vita porta. (Questo versetto nel testo corrente in ebraico mette per tre volte in evidenza il verbo consolare e il consolare nel criptato porta al battesimo: energia racchiudono le acque ; guidare () alle acque ; gli apostoli racchiudono nelle acque ; guidare () alla Madre ; energia racchiudono di vita ; guidare () alla Vita .)

Isaia 66,14 - A Portare un corpo l'Unigenito fu dalla croce. La Madre ha portato alla luce a sorgere. (È il natale della Chiesa bambina, questa madre portata da Cristo a nascere dalla croce comprende nei Vangeli la madre terrena Maria, ma è la figura della Chiesa futura onde la Madre corrisponde al gruppo degli apostoli con la madre) Dal cuore agognante l'ha portata per agire giù. Dalla morte per l'esistenza retta con le piaghe nelle mani risorse l'Unigenito. La grazia alitò a quel corpo (Vedi: Giovanni 20,19-23), la grazia ad uscire portò, degli apostoli ne recheranno la conoscenza al mondo, saranno di aiuto al Signore. Dall'Unigenito crocefisso per servire sono stati portati e questi ai popoli venuti con l'Unigenito sono, da casa si sono recati.

Isaia 66,15 - Così sono usciti gli apostoli al mondo del Signore. Dentro l'Unigenito risorto sono agli abitanti a recare. Iniziano a condursi retti, attorno recano la Parola per il mondo, la "Mercabàh" (il carro dell'evangelizzazione) con la croce sono a portare. Il serpente esce bruciato dall'esistenze. L'intimo dal veleno iniziano a liberare e in cammino al nemico per finirlo recano dentro le fiamme forti dell'Unigenito risorto.

Isaia 66,16 - Cosi è dentro iniziata la risurrezione a essere nel mondo portata, uscì con gli apostoli la luce della Parola, della carità portano l'elezione, dentro recano per l'Unigenito crocefisso la sposa. Dentro ne sorge il corpo recandovi le moltitudini e uccisa è dall'esistenze la perversità.

Isaia 66,17 - Escono uomini Santi, (quelli che) sono dalla Madre (Chiesa) portati. Esce a vivere la carità che generata è dalla Madre. La maledizione del giardino (dell'Eden) porta a finire l'Unico. Uno stretto corpo di fratelli per mano/che si aiutano dentro scelti reca la rettitudine dell'Unigenito. Il maligno, dentro bruciato, dai corpi esce. Nei porci ove si porta a entrare, a bere (fino ad affogare) giù li conducono. Fuori alla vista spenti (restano) i corpi. (I battezzati) insieme si portano a stare tra i prescelti che li hanno portati. Inviata dall'Unigenito nell'acqua è stata la perversità. (È la descrizione della profezia battesimale, realizzata poi da Gesù e riportata dai sinottici nel paese dei Geraseni o Gadareni Matteo 8,28-34; Marco 5,1-20; Luca 8,26-39.)

Isaia 66,18 - E (i demoni) dall'Unigenito uccisi sono in seno. Da illuminati sono a riuscire a vivere e chi viveva nelle tombe risorto dentro completamente è riuscito vivo (Come gli indemoniati Gadareni - Matteo 8,28 - che escono dai sepolcri). Dentro inizia nel mondo il serpente a essere rovesciato nel fango. Vengono alla sposa i popoli che si sono alla Madre portati. Uscito il serpente, rinnovati, si portano tra i prescelti e dentro desiderano portarsi a vedere di venire nella gloria a stare.

Isaia 66,19 - Portata la risurrezione dai morti è stata dentro al mondo con la vita dell'Unigenito e (questi) alla fine ha recato il fuoco potente nelle tombe, tutti risono a vivere, escono. Dalla Madre salvati sono stati. Alla vita di Dio escono in cammino portati all'esistenza gli uomini. I corpi in dono ha risorto la Parola portando la potenza e il serpente ha portato dal sangue a bruciare. Cosi si è versata la risurrezione alla fine. A finire ha portato l'invecchiare ed è stata portata l'energia fuori dell'Unico all'esistenza, sono stati (ri)partoriti. Dalle tombe riversati sono a vivere da beati. Del serpente l'Unigenito ha bruciato dai viventi il peccare. Venuto col fuoco dal seno ha portato il "no" col corpo dell'Unico. Della croce la gloria è stata portata. L'annuncio portato della gloria è stato in cammino, l'ha recato ad esistere la Madre.

Isaia 66,20 - E dal mondo a casa è stata all'Unico portata dall'Unigenito la Perfetta con i fratelli. Era ad anelare di vivere con la sposa. I popoli la Madre in vita ha guidato. La potenza è stata dal Signore dentro in pienezza recata. Riempiti sono stati i viventi e la benedizione dentro ha recato. A casa su, dentro è stato la Madre condotta, dentro ha portato frutto. Per mano sono stati i viventi condotti dentro retti nei corpi. L'Agnello, portato in croce, innalzato, li ha generati alla santità. È stato da Gerusalemme che ha originato a (ri)vivere i corpi il Signore. Retti, beati sono a casa. L'Unigenito li porta a casa con gli angeli a stare. Da Gerusalemme venne l'offerta a uscire dentro per tutti. È per amore che ha portato le moltitudini all'esistenza completa il Signore.

Isaia 66,21 - E in cammino in vita i viventi escono, a vivere con l'Unigenito che ha rovesciato le tombe. Dalla (prigionia) del serpente così escono, con energia è stato reciso. E fu ai viventi l'Unigenito da cibo a portarsi al mondo.

Isaia 66,22 - Per uno retto sono retti. Dall'Unigenito risorti, col corpo usciti in cielo dal mondo, dalle tombe sbarrate, alla luce sono i viventi portati. Dal mondo all'Unico col corpo su escono rinnovati (Tito 3,5 "...egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo"). Entrano tra i beati. Da "Io sono" alla vista della luce entrano ad abitare. Staranno i viventi con la potente Parola. Col Figlio dell'Unico vivranno. Col Signore retti con gli angeli staranno. Si vedrà in vesti di lino la stirpe retta dei viventi. L'ha portata alla luce a vivere tramite la retta Madre.

Isaia 66,23 - E dal mondo sono usciti con le vesti che sono state rinnovate. Dentro all'Uno simili ha portato i viventi per mano a dimorare tutti a casa, con il Risorto abiteranno alla fine. E sono stati a casa portati dall'Unigenito tutti con la carne dal Potente. Usciti alla luce tutti dalle tombe, portati da un colle dalla Parola con gli angeli sono. Iniziano a vivere col corpo col Signore.

Isaia 66,24 - E sono stati su all'Unico portati e col corpo dagli spiriti dei morti, dai cadaveri sono usciti gli uomini. Sono in vita, la Parola li ha risorti con l'ardore. Dentro sono retti. È stato il verme, per la purezza del Potente nei viventi rivenuta, alla morte portato e il peccare del serpente l'Unigenito ha finito con la rettitudine. Da dentro la perversità fuori è stata portata con l'abominio. Il Potente un retto cuore ha riacceso nei corpi.

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