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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
LA SACRA SCRITTURA ANNUNCIA L'INCARNAZIONE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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ATTORNO ALLE LETTERE DELLA TORAH
Alcuni affermano che la parola "Torah" deriva da "yoreh" "tirare con l'arco", altri da "harah" "insegnamento" che a sua volta discende dal termine "horeh" "genitore", maschio o femmina, che richiama la radice "harah", "essere incinta" e "har" , "montagna" che in definitiva è come una pancia gravida della madre terra e non a caso la Torah fu data da Dio su un monte, alla guisa che avesse generato un figlio per la terra; la Parola.

Eppure, seguendo il modo con cui abbiamo cominciato prima a ragionare sulla parola "segno" "'ot", constato che se volessi descrivere con i segni "l'idea" portata dalla parola quando è scritta potrei pensare a "un segno portato alla testa " e potrei scrivere .
Tenuto poi conto che, quando necessario, può sempre considerarsi esistente anche a fine parola una , che indica lo spazio aperto, con quelle di si formano proprio le lettere di "Torah".
Ecco che guarda caso leggendo proprio i segni della parola Torah si ottiene "segni-scrittura portati sulla testa fuori ", e gli ebrei osservanti si legano un astuccio di pelle sulla testa, la "tefillah", che contiene passi della Torah (Esodo 13,1-10;11-16 e Deuteronomio 6,4-9; 11,13-21) ed addirittura i giudei cristiani l'astuccio lo facevano a forma di croce (Bagatti "Alle origini della Chiesa" vedi § I.8).

Possiamo, ora, proprio concludere che il primo segno che conobbe l'uomo, portato da Dio in assoluto su Caino, fu un segno di misericordia.
Autorevole a tale riguardo è l'insegnamento di Gesù riportato nel Vangelo di Giovanni in occasione della tentata lapidazione della donna adultera.

La Torah, invero, riporta tante norme con la precisazione che il reo sarebbe passibile di morte, morte certa, perché si è escluso da Dio, ma la Torah è legge divina in cui il giudice è Dio che ha ampio potere di grazia.
Il problema fu che i re l'adottarono anche come legge dello stato e allora i giudici furono gli uomini, ma chi la volesse applicare dovrebbe essere un giudice giusto; e chi è veramente giusto?
L'applicazione da parte degli uomini così risultò comunque attivata da parte di giudici integralisti a difesa in oltranza della comunità che non tennero conto della possibilità di pentimento e di redenzione.

Fu quella, dell'adultera l'unica occasione riportata dai Vangeli in cui Gesù scrisse qualcosa, infatti, coloro che la volevano lapidare dissero a Gesù: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici? Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell'interrogarlo, si alzò e disse loro: Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei. E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani." (Giovanni 8,4-9)

Gesù ricordava l'episodio di Caino e il comandamento "Non uccidere", "l'o tirsach" !

Fu la in sintesi la promessa della Torah, e quell'atto fu anticipo del cuore della Legge, il cui succo è la base dell'amore al prossimo attuato da Gesù Cristo sino ad amare il nemico; infatti, nella lettura di c'è pure:

L'Unigenito Porteranno in croce .

La promessa della Torah si concreta su un monte e poi sarà data compiuta in un uomo, figlio di Dio, sul monte Calvario.
S'attuerà così appieno il patto "berit" di Dio con l'uomo, infatti questa parola ha in sé con soggetto Dio che parla, profezie su profezie di cui do alcuni spunti:

  • "dentro un corpo sarò alla fine ";
  • "dentro col corpo starà in croce ";
  • "da cibo () per tutti ".
Insita nelle lettere della parola Torah c'è, infatti, una profezia d'incarnazione in quanto: "indica che si porterà in un corpo nel mondo " e che la stessa Torah "compiuta si porterà in un corpo nel mondo ".

Dice, infatti, Gesù nel discorso della montagna: "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento." (Matteo 5,17)

Al riguardo, leggo nel § 1 di "Le Dieci Parole" di Marc-Alain Ouaknin, filosofo rabbino, direttore del Centro di Ricerche e di Studi Juives a Parigi: "Si tratta dell'idea d'incarnazione. Quest'idea c'è familiare più di quanto si creda comunemente. Per le due tradizioni, quella cristiana e quella ebraica, Dio entra nella Storia, l'infinito nel finito. Per i cristiani, Dio diventa uomo, il Verbo, - la Parola - diventa carne; è un'incarnazione nella carne. Per gli ebrei, Dio diventa testo. Dio si manifesta in un testo e nei suoi limiti. Un testo della Cabbalah afferma: Dio e il testo della Torah sono tutt'uno".


Le due incarnazioni della Parola: Torah e Gesù

Per gli ebrei è lecito parlare d'incarnazione della Parola di Dio nella Torah, infatti, è considerato una persona vivente e come il rotolo tale viene onorato, perché rappresenta il Re dei cieli.
Il rotolo per la liturgia in Sinagoga viene, infatti, rivestito da un tessuto decorato che forma per lei un mantello, chiamato "ma'il" e al disopra dei suoi puntali è imposta una corona.
Così vestita, è portata in processione nella festa ebraica di "Simchat Torah" o giorno della "Gioia della Torah" che è celebrato al termine della festa di Sukkot, cioè delle Capanne, nella notte del 22 di Tishrì, quando termina il ciclo annuale di lettura della Torah stessa.
(Vedi: "Il vestito di Dio")

Il mantello "ma'il" in quella occasione è come se dicesse: "Vivo vedo essere il Potente " oppure "nel mio seno () c'è il Potente ".

In quel giorno di festa è uso che i presenti in Sinagoga, a turno, siano chiamati sulla "Tevah", il luogo in cui l'ufficiante recita le preghiere, per leggere personalmente un brano dal rotolo, il che fa ricordare l'episodio di Gesù nella Sinagoga di Nazaret (Luca 4,16-20) quando, praticamente all'inizio del suo ministero, lesse il capitolo 61 Isaia che contiene una profezia messianica che si stava attuando.
In quel momento era la vera festa della Torah, in quanto questa era vivente nella persona di Cristo Gesù: "Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione..." (Isaia 61,1)

In quel brano, alcuni versetti dopo è scritto: "Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto ("ma'il" ) della giustizia, come uno sposo che si cinge il diadema e come una sposa che si adorna di gioielli." (Isaia 61,10)

Quando il rotolo della Torah viene estratto dall'arca santa la comunità ebraica in sinagoga si alza in piedi, come del resto fanno i cristiani durante la lettura del Vangelo, in chiesa.
Al Vangelo è riservata dignità simile a quella della Torah, entrambi, infatti, sono esibiti in processione intorno all'Altare o all'Arca Santa rispettivamente.
Mentre il Vangelo è adorato da lontano e baciato solo dal Presidente che celebra, gli ebrei cercano la prossimità fisica col rotolo della Torah durante la processione, baciandolo o sfiorandolo con le frange "Zizit" dei propri Tallit o manti da preghiera.

Da quanto detto sulla lettera , dal Talmud e dai "midrash" si ricava che per l'ebraismo la Torah, che era nella prescienza di Dio, come le lettere, incise sul trono di Dio, preesistenti alla creazione del mondo, sono importanti in sé, ossia ciò che interessa nella Torah sono le singole lettere.
In merito a tale pensiero porto il contributo che si può dedurre proprio dopo quel versetto del Vangelo di Matteo con cui Gesù ha detto che è compimento della Torah, perché prosegue: "In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure una iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto." (Matteo 5,18)

E vedendo in senso escatologico: "L'Unigenito si riporterà alla fine " e "all'Unico porterà Tutti ".

Queste poche righe con cui ho fatto esplodere alcune semplici parole ebraiche danno un cenno di quale pathos è attorno a parole chiave e come le singole lettere sono in grado di evocare pagine di teologia molto più di libri e libri.

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