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ATTESA DEL MESSIA...

 
IL REGNO DEI CIELI

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LE PARABOLE DEL REGNO
I Vangeli, in special modo quello di Matteo, l'unico dei quattro canonici che usa il termine "Regno dei Cieli", hanno numerosi episodi con cui Gesù, in parabole, propone il proprio insegnamento alle folle che lo seguono e poi, all'occorrenza, le spiega ai discepoli onde ben intendano il senso del Regno o Regno dei Cieli.

Il capitolo 13 di Matteo, infatti, è interamente dedicato alle parabole sul Regno e inizia così: "Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole..." (Matteo 13,1-3)

Come racconta il precedente capitolo di Matteo, il 12, in quello stesso giorno erano accaduti fatti importanti per dispute con i farisei, perché lo accusavano di guarire di sabato, come aveva fatto nella sinagoga di Cafarnao con l'uomo dalla mano paralizzata, tanto che gli stessi "farisei uscirono e tennero consiglio contro di lui per farlo morire" (Matteo 12,14) e sobillavano la gente che operava col potere di satana ed ebbe anche contrasti con i parenti evidentemente da quelli istigati.

Aveva anche annunciato a quella "generazione perversa", il Kerigma, ricordando loro il segno di Giona. ("Il Kérigma di Cristo risorto nell'Antico Testamento")

Parlare del Regno, allora, era veramente delicato poteva suscitare equivoci e reazioni da parte dei Romani o esaltazioni delle folle tra cui c'erano anche gli zeloti che mal sopportavano l'occupazione romana e quindi c'era il pericolo di poter essere accusato di sedizione che avrebbe appannato la sua reale e alta missione.
Ecco che Gesù allora doveva presentare tale Regno col candore della colomba e la furbizia del serpente e scelse di parlarne in parabole.

La "parabola" è parola composta che viene dal greco "para" che vuol dire "a fianco", e dal verbo "ballein" che significa "gettare", quindi un "gettare a fianco" vale a dire fare un parallelo, mentre in ebraico come in Ezechiele 17,2 24,1 è "mashal" "paragone" e deriva da paragonare, equiparare, assomigliare che si trova in tal senso usato in Isaia 46,5.

Proprio in quello stesso giorno, dopo che c'erano stati tutti quei contrasti, con cui i farisei manifestarono la loro oppressione, "uscì di casa", quindi, dalla casa di Pietro a Cafarnao, la prima Domus Ecclesia quindi attuò in modo evidente la parola "vicino" "qerobim" di Deuteronomio 4,7 che prima ho presentato, "riversò il corpo da casa sul mare ", "Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare" di Matteo 13,1.


Ricostruzione della Casa di Pietro con i dati archeologici

Questa casa era davanti al "mare", in realtà il lago di Tiberiade aldilà del quale c'erano i popoli stranieri, ma la parola mare in quel contesto fa ricordare il passaggio dall'oppressione e dalla schiavitù alla libertà, con riferimento al miracolo del Mar Rosso e Gesù poi su quel mare di Tiberiade vi camminerà sopra come racconta il successivo capitolo 14 per portarsi in quel territorio in contro ai pagani.
Gesù col gesto di porsi sulla barca fa comprendere che ci si deve mettere in cammino in modo nuovo, lasciare le vecchie usanze e quelle istituzioni religiose come quella dei farisei che considera la folla non istruita come maledetta e soffoca le persone e con le parabole propone un esodo dalla prigionia della religione verso la fede nell'amore di Dio.

Il Vangelo di Giovanni al capitolo 7 su tale questione in una situazione analoga propone "...nacque dissenso tra la gente riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso. Le guardie tornarono quindi dai sommi sacerdoti e dai farisei e questi dissero loro: Perché non lo avete condotto? Risposero le guardie: Mai un uomo ha parlato come parla quest'uomo! Ma i farisei replicarono loro: Forse vi siete lasciati ingannare anche voi? Forse gli ha creduto qualcuno fra i capi, o fra i farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!" (Giovanni 7,43-49)

Con queste parabole che enuncia Gesù dimostra con parola autorevole che Dio è vicino alle genti rendendo pieno il significato di QRB "vicino" segnalato all'esordio della predicazione, in quanto, Lui, la Parola, il Verbo, "versa alle moltitudini " la parola di Dio, visto come ho detto che "reb" in ebraico è moltitudine e in definitiva con Gesù Dio stesso "si versa per le moltitudini .

In Matteo, infatti, c'è la notazione "Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi." (Matteo 7,28s)

E insegnare in ebraico è "lamed" che si troverà nel termine "Talmud" che poi indicherà gli scritti dei commenti rabbinici sulla Torah e altri scritti.
Le caratteristiche di questo Regno sono poi descritte in varie parabole alla cui lettura rimando nei Vangeli.

"Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo." (Matteo 13,34s)

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