IL REGNO DEI CIELI
di Alessandro Conti Puorger
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LA PARABOLA DEL SEMINATORE
Per prima appare la parabola del seminatore che si trova nei tre sinottici Matteo 13, Marco 4 e Luca 8 e anche nel Vangelo apocrifo di Tommaso.
La parabola inizia con l'enunciazione, indi segue una considerazione ai discepoli - "a voi è dato di conoscere
i misteri del regno dei cieli" (Matteo 13,11) - e infine v'è una spiegazione.
Questo del regno dei cieli è, quindi, un mistero!
Al proposito è da ricordare quanto disse Papa Paolo VI nell'udienza generale del 9 aprile 1969: «
Che cosa s'intende per mistero? Bisogna aver presente il duplice significato scritturale di questa parola. Il primo significato è quello del nostro linguaggio usuale; ed è quello di cosa occulta, di verità nascosta. "A voi è concesso - dice una volta il Maestro - conoscere il mistero del regno di Dio" (Marco 4,11); e San Paolo parlerà del "mistero di Cristo, il quale non era noto in altre età ai figli degli uomini" (Efesini. 3, 5; e Colossesi 1,26). Il mistero, in questo senso, è l'oggetto d'una rivelazione, la quale svela un segreto di Dio ai santi, cioè ai suoi fedeli, ai quali Egli ha voluto "far conoscere quale sia la gloria di questo mistero fra le genti, che è,Cristo fra voi, la speranza di gloria" (Colossesi 1,27). Ed ecco che appare l'altro significato della parola mistero nel linguaggio scritturale e cristiano; ed è quello che più importa considerare. Mistero è il disegno divino in azione, è l'economia del Vangelo, nascosta in Dio da secoli e, a un dato momento, resa palese ed operante in Cristo (Efesini 1,9; 3,9). È l'opera nuova e divina che si compie, in questa terra, nel tempo, per i credenti; è la realtà prodigiosa del rapporto vitale ristabilito, in un ordine trascendente quello naturale, fra Dio e l'umanità, mediante Cristo, nell'Amore divino vivente, ch'è lo Spirito Santo.»
Quel termine "mistero", se si guarda nella Bibbia ebraica in ebraico, è parola più volte ripetuta, "razah"
,
il cui significato grafico delle lettere informa che "la mente/testa
colpisce
aprendola
",
e in particolare ci porta alla rivelazione, appunto, del mistero nascosto nei sogni e in particolare al libro di Daniele al capitolo 2 ove quella parola è nei versetti 18, 19, 27 e 28, quando il profeta svela il sogno di Nabucodonosor.
Al profeta Daniele è strettamente legato anche l'annuncio dei tempi finali della venuta del Messia.
Il mistero di Cristo e del Regno dei Cieli anche nelle stesse lettere di
"razah" inizia a rivelarsi, in quanto, "in un corpo
Questi
entrerà
"
e questo il mistero dell'incarnazione che è il bandolo della matassa che porta a spiegare il mistero di Cristo e del Regno dei Cieli.
La lettera di San Paolo ai Romani16,25-27, infatti, si chiude così: "A colui che ha il potere di confermarvi nel mio Vangelo, che annuncia
Gesù Cristo, secondo la rivelazione del mistero, avvolto nel silenzio per secoli eterni, ma ora manifestato mediante le scritture dei Profeti, per ordine dell'eterno Dio, annunciato a tutte le genti perché giungano all'obbedienza della fede, a Dio, che solo è sapiente, per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei secoli. Amen."
Per queste parabole del seminatore, poi della zizzania e anche del granellino di senape è necessario fare una premessa, ricordando quanto dice il Signore nel libro del profeta Isaia: "Come. Infatti, la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della
mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata." (Isaia 55,10s)
In questo passo c'è un evidente paragone tra la pioggia e la neve che scendono dal cielo e la parola di Dio che scende dai Cieli ed è proposto uno stretto collegamento tra la stessa parola di Dio e il seme di grano che produce il frumento e poi il pane.
Nel testo in ebraico di Isaia 55,11 quella "mia parola" è "debari"
tenuto conto che parola da sola è "debar"
.
Dando voce ai significati grafici delle lettere ebraiche e dividendo la parola "debar"
in
+
,
tenuto conto che la lettera "dalet"
indica una mano, quindi, pure aiutare e che "bar"
in ebraico è anche "frumento, grano" come in Genesi 41,35.49, tanto che "barih"
è cibo (2Samuele 13,5.7.10), si ha che la parola ebraica di "debar" fornisce il pensiero "aiuta/ha in mano
il grano o il frumento
"
e "la mia parola" dice il Signore "debari", "ha in mano
il cibo
(
)
".
Dice Gesù "
Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è
il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia." (Giovanni 6,48-50)
La parola, quindi, Gesù, si è fatto cibo con l'eucarestia, sostentamento che dovrebbe essere il pane quotidiano del cristiano, la vera manna, il cibo per nutrire l'uomo nuovo fino all'entrata nella vera terra promessa, così come fu il segno della manna per gli Israeliti che venne a cessare solo dopo aver attraversato il Giordano (Giosuè 5,10-12) ed essere entrati in Canaan.
Tra l'altro la sua parola porta al patto "berit"
all'alleanza che è la stessa Torah compiuta fino in fondo da Gesù di Nazaret che "dentro
col corpo
fu
in croce
"
per tutti noi.
Collegata alla parola "debar", quindi, spicca evidente la figura di un agricoltore che ha in mano un covone di grano e di un seminatore che lancia come pioggia il seme sul terreno sia di grano che di senape e questo agricoltore poi manderà i falciatori per il raccolto.
Gesù, la Parola vivente ha, quindi, tutta l'autorità per evocare per sé quella figura di seminatore.