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CIRCONCISIONE E BATTESIMO
di Alessandro Conti Puorger

PREMESSA SUL TEMA DELLA CIRCONCISIONE
Se si scruta la Tenak, vale a dire quelle che sono le Sacre Scritture ebraico - giudaiche entrate integralmente, tramite la traduzione greca detta dei Settanta, nel canone della Bibbia cristiana per formare la gran parte del così detto Antico Testamento (Antico Testamento), si trova che in quelle è data grande importanza alla pratica della circoncisione.
(Le comunità cristiane della prima ora per la liturgia e le citazioni nei testi del Nuovo Testamento Nuovo Testamento hanno usato la traduzione greca detta dei Settanta; infatti, delle 350 citazioni dell'Antico Testamento presenti nel Nuovo Testamento, 300 seguono più la Settanta greca che il testo ebraico della Tenak o Bibbia ebraica detto masoretico. Il Concilio di Trento, 1546, poi, decretò la traduzione in latino Vulgata dei Settanta o Septuaginta di San Girolamo, IV secolo la sola autentica in latino.)

La circoncisione maschile, dal latino "circum-cidere", intorno-tagliare, è la rimozione per via chirurgica della carne del prepuzio umano e tale prassi ancora oggi è seguita per motivi religiosi, ma può anche essere scelta a scopi igienico-terapeutici ed ha vasta applicazione per preferenze personali.

Se nella traduzione in italiano del 1975 della Bibbia della C.E.I. s'indaga sulla circoncisione con l'aiuto del Personal Computer con un programma "cerca" proponendo le lettere "circonci" onde cogliere il termine della "circoncisione" con tutti i tempi verbali del "circoncidere", compresi gli aggettivi "circonciso/i" con le relative negazioni come "incirconciso/i", si trovano 148 ricorrenze, di cui 76 nell'Antico Testamento e 72 nel Nuovo Testamento, ma di queste 5 soltanto sono nei Vangeli.
La circoncisione fu, infatti, tema di grande interesse e questione ampliamente discussa, sia dal giudaismo antico, sia dal cristianesimo quando i primi cristiani cominciarono l'evangelizzazione dei popoli pagani.
Risulta, infatti, che importante, illuminata e non senza controversie nel I secolo d.C., precisamente nel 50 d.C. col I Concilio Apostolico detto di Gerusalemme (Atti 15), fu la scelta netta della Chiesa nascente d'evitare tale prassi ai popoli che s'avvicinavano all'ascolto del Kerigma di Gesù Cristo.

Ad Antiochia, infatti, Paolo e Barnaba erano in disaccordo con i giudei che sostenevano che non c'era salvezza senza circoncisione e i due furono inviati dalla comunità a interpellare le "colonne" della Chiesa di Gerusalemme, ma ivi giunti "...si alzarono alcuni della setta dei farisei, che erano diventati credenti, affermando: È necessario circonciderli e ordinare loro di osservare la legge di Mosè. Allora si riunirono gli apostoli e gli anziani per esaminare questo problema. Sorta una grande discussione, Pietro si alzò e disse loro: Fratelli, voi sapete che, già da molto tempo, Dio in mezzo a voi ha scelto che per bocca mia le nazioni ascoltino la parola del Vangelo e vengano alla fede. E Dio, che conosce i cuori, ha dato testimonianza in loro favore, concedendo anche a loro lo Spirito Santo, come a noi; e non ha fatto alcuna discriminazione tra noi e loro, purificando i loro cuori con la fede. Ora dunque, perché tentate Dio, imponendo sul collo dei discepoli un giogo che né i nostri padri né noi siamo stati in grado di portare? Noi invece crediamo che per la grazia del Signore Gesù siamo salvati, così come loro." (Atti 15,5-11 vedi anche Galati 2,12)

Giacomo rafforzò il discorso con basi scritturistiche ricordando la profezia del profeta Amos: "In quel giorno rialzerò la capanna di Davide, che è cadente; ne riparerò le brecce, ne rialzerò le rovine, la ricostruirò come ai tempi antichi, perché conquistino il resto di Edom e tutte le nazioni sulle quali è stato invocato il mio nome. Oracolo del Signore, che farà tutto questo." (Amos 9,11s)

La lettera apostolica (Atti 15,23) inviata alle prime comunità cristiane sulle astensioni minimali da parte dei pagani che volevano aderire alla Chiesa, quindi, non comprendeva la circoncisione, ma soltanto: "Astenetevi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue (cioè dall'uccidere), dagli animali soffocati e dall'impudicizia" (Atti 15,20) le leggi dette Noachiche.

Dopo il diluvio, infatti, tutti i nati del mondo, secondo il libro della Genesi, fanno parte della prima alleanza che Dio stabilì con Noè e la sua discendenza all'uscita dall'arca e dalla lettura di quel libro, dal secondo capitolo all'episodio del diluvio compreso, sono deducibili sette comandamenti cui dovrebbero attenersi tutti gli uomini del mondo, appunto le così dette 7 leggi Noachiche, precisamente:
  • La prima è obbedire alle autorità e osservare la giustizia sociale che si sintetizza in "costituire tribunali"; i pagani romani e greci l'osservavano già;
  • Le altre 6 sono, non commettere idolatria, non bestemmiare, non avere rapporti sessuali illeciti, non commettere omicidio, non commettere furti, non smembrare un animale vivo.
Nello sviluppare il tema della circoncisione, scruterò anche le parole di quelle Sacre Scritture scritte nella lingua originaria col potente strumento della lettura dei significati intrinseci delle parole in base alle informazioni grafiche delle lettere dell'alfabeto ebraico che sono vere e proprie icone apportatrici di messaggi più ampi di quelli soltanto fonetici.
(Vedi: "Scrutatio" cristiana del Testo Masoretico della Bibbia")

LA CIRCONCISIONE NELLA STORIA
Prima d'entrare nel vivo del tema proposto dalle Sacre Scritture do un cenno su quanto mi risulta dalla storia circa la circoncisione.
Un terzo della popolazione maschile del mondo, per motivi diversi, è circonciso.
La distribuzione territoriale dei circoncisi è frutto dello sviluppo di scelte antiche, che hanno inciso sulla storia delle migrazioni e dagli sviluppi delle religioni ed evidenzia una propria specifica evoluzione specialmente in tre regioni distinte che fanno comprendere che le origini sono soprattutto di carattere tribale:
  • nelle terre a sud ed est del Mediterraneo, forse iniziando dal Sudan e dall'Etiopia, la procedura della circoncisione è stata praticata dagli antichi Egizi e dai semiti e poi dagli Arabi, dagli ebrei, indi dai musulmani, che l'hanno diffusa nei territori ad est dell'Asia e a sud anche gli africani bantu.
  • in Oceania, ove la circoncisione è praticata dagli aborigeni australiani e dai polinesiani.
  • nell'America precolombiana era praticata dagli Athabaska del Canada e da alcune tribù del Messico e dell'Amazzonia occidentale (Enciclopedia Treccani).
La più antica testimonianza storica della circoncisione è stata trovata in Egitto, scolpita in un bassorilievo a Saqqara nella tomba di Anch Mahor, visir del faraone Teti della VI dinastia risalente a XXV secolo a.C..
Il bassorilievo riguarda, infatti, la circoncisione eseguita su un adulto, forse un giovane sacerdote.
L'immagine è suddivisa in due parti o tempi, ciascuna con i geroglifici di un dialogo, alla guisa dei nostri fumetti, come riportato nell'immagine qui sotto che ricostruisce quel bassorilievo.


Nella scena di sinistra il paziente è sostenuto da un assistente cui l'operatore dice: "Tienilo, presto, non farlo cadere" e questi risponde "farò come vuoi"; in quella a destra l'assistente non serve più, forse in qualche modo è stata anestetizzata la parte, e il paziente chiede: "Strofinalo bene, affinché sia efficace", cioè affila bene la lama e l'operatore risponde: "Farò una cosa indolore, piacevole".

Gli egizi praticavano la circoncisione rituale come segno di affiliazione al dio del Sole, Ra - Atum, che secondo il mito Eliopolitano era il primo circonciso per auto mutilazione da cui gli caddero alcune gocce di sangue e sperma e sarebbero nati il dio dell'Aria Shu e la Tefnut, Dea dell'Umidità.
I due generarono il dio terra, Geb, ossia la materia e Nut, dea del cielo, simboleggiante la parte spirituale.


La leggenda narra che Geb - terra e Nut - cielo, in origine uniti, per ordine di Ra, furono divisi e Nut formò la volta celeste.
Qui sopra c'è l'immagine di Nut dea del Cielo, l'arco celeste, e di Geb, il dio terra di colore verde che giace sulla schiena col pene eretto, come si trova nel papiro funerario di Tameniu o Tameni (British Museum).

L'unione tra Geb e Nut (materia/spirito) avrebbe creato i principi energetici e le forze di Osiride, Iride, Nepthys e Set.
Il dio dell'Aria, Shu, ricorda la lettera ebraica Shin e assieme a Tefnut, Dea dell'Umidità, da cui venne l'acqua primordiale, "maim" , portano in definitiva all'idea del cielo che in ebraico appunto è "Shamaim".
La volta celeste in ebraico è "raqia'" , il firmamento del 2° giorno della creazione di Genesi 1 e le lettere lo descrivono "corpo rovesciato che è in vista " come viene proprio dall'idea della dea Tefnut.
Alla radice della prassi della circoncisione in Egitto possono esserci due motori:
  • un rito di passaggio all'età adulta per invocare la fertilità necessaria alla continuazione delle generazioni, onde retaggio in quel "divenire numerosi" che si coglie in Genesi 17 nella promessa ad Abramo associata al segno della circoncisione;
  • un motivo igienico per limitare soprattutto il contagio da gonorrea, diffusissima in tutto l'oriente.
Il tutto poi sarebbe stato nobilitato dal rito che avvicina col mito alla divinità, rito con cui s'introducevano alle prime mansioni proprie dell'età adulta di nobili, sacerdoti e dignitari, rito in seguito esteso all'intera popolazione.
Mentre i ragazzi a 14 anni venivano circoncisi, anche le ragazze subivano l'escissione del clitoride o infibulazione.
Le MGF, Mutilazioni Genitali Femminili, sono state, infatti, legate a tradizioni degli antichi egizi, in quanto mummie egizie femminili sono state trovate infibulate da cui il termine di "circoncisione faraonica". (In Egitto, oggi pur se la pratica è vietata, l'80% delle donne ha subito l'infibulazione e in Somalia si arriva al 95%)

Il greco Erodoto (484-420 a.C.) nelle sue Storie attribuisce l'uso della circoncisione agli etiopi, ai fenici, ai siriani e riferisce della pratica della escissione del clitoride a egizi, fenici, ittiti ed etiopi.
L'uso egizio si estese evidentemente a tutta l'Africa e all'Arabia.

Il modo di praticare l'infibulazione sulle giovani è descritto da Galeno (129-199) di Pergamo nel suo "L'utilità delle parti" "De usu partium corporis humani", e la fa risalire agli egizi (un papiro egizio n° XV, interpretato da Amedeo Peyron 1785 Antico Testamento 1870 torinese, filologo, orientalista, egittologo e storico conferma l'ipotesi). Galeno a Roma fu medico di gladiatori e vi fece esperienza in traumatologia e chirurgia ottenendo risultati anestetici con gli oppiacei e conseguì conoscenza d'anatomia con autopsie di morti nell'arena e vivisezioni di animali.

Da Strabone (I secolo a.C.) e Sorano d'Efeso (II secolo d.C.) si apprende che pure a Roma e ad Atene era praticata l'infibulazione (da "fibula", in italiano spilla) delle labbra vaginali delle mogli dei legionari in missione per impedirne l'adulterio e alle schiave, perché non restando incinte rendessero sul lavoro.
Gran diversità culturale rispetto agli ebrei era nei greci con una particolare sensibilità per l'estetica del corpo maschile, passata anche ai Romani.
Si pensi che Galeno considera il prepuzio tra gli ornamenti del corpo, come gli orecchi e le natiche (De usu partium 11.13).

Con le conquiste di Alessandro Magno, in Giudea i Seleucidi con Antioco Epifane (215-164 a.C.) misero fuori legge la circoncisione, contraria a quell'estetica, infatti, "Mettevano a morte, secondo gli ordini, le donne che avevano fatto circoncidere i loro figli, con i bambini appesi al collo e con i familiari e quelli che li avevano circoncisi." (Maccabei 1,60s)

Poi anche gli amministratori romani tentarono di eliminarla.

I VANGELI E LA CIRCONCISIONE
Il Vangelo di Luca ricorda che Giovanni Battista e Gesù stesso, essendo ebrei, furono circoncisi l'ottavo giorno dalla nascita e, com'era ed è uso nell'ebraismo, in quello stesso giorno fu loro imposto il nome.
Questi sono i versetti di quel Vangelo che richiamano tali eventi:
  • Luca 1,59s - "Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: No, si chiamerà Giovanni."
  • Luca 2,21 - "Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, com'era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo."
Fu quello il primo sangue versato dal Messia per il patto d'amore di Dio con l'umanità e poi con Abramo.
Il circoncidere il figlio maschio nell'ottavo giorno dalla nascita è imposto agli ebrei osservanti dalla Torah.
San Paolo nella lettera ai Filippesi 3,4-5 ricorda tale precetto col parlare di Legge: "Se qualcuno ritiene di poter avere fiducia nella carne, io più di lui: circonciso all'età di otto giorni, della stirpe d'Israele, della tribù di Beniamino, Ebreo figlio di Ebrei; quanto alla Legge, fariseo; quanto allo zelo, persecutore della Chiesa; quanto alla giustizia che deriva dall'osservanza della Legge, irreprensibile."

Su tale questione a più antica prescrizione nella Torah è nel libro del Levitico: "L'ottavo giorno si circonciderà il prepuzio del bambino" (Levitico 12,3) ove in ebraico è scritto "si circonciderà la carne del prepuzio", "immol beshar a'relatò".

Ora, "immol" deriva dal radicale di circoncidere e la carne del prepuzio è "beshar a'relatò", infatti, "a'relah" è appunto il prepuzio; da ciò viene la parola "circoncisione", "mulah" come in Esodo 4,26.
Il "mohel", in ebraico , spesso un medico, è chi provvede alla parte pratica del rituale con l'operazione del taglio.

Il termine "a'relim" , "quelli col prepuzio", indi i "non circoncisi", era riservato in Canaan per i Filistei e gli altri popoli che non adottavano tale usanza, infatti, quando fu ucciso il re Saul, la Bibbia riporta così l'episodio: "I Filistei attaccarono Israele, ma gli uomini d'Israele fuggirono davanti ai Filistei e caddero trafitti sul monte Gelboe. I Filistei si strinsero attorno a Saul e ai suoi figli e colpirono a morte Gionata, Abinadab e Malchisua, figli di Saul. La battaglia si concentrò intorno a Saul: gli arcieri lo presero di mira con gli archi ed egli fu ferito gravemente dagli arcieri. Allora Saul disse al suo scudiero: Sfodera la spada e trafiggimi, prima che vengano quegli incirconcisi a trafiggermi e a schernirmi. Ma lo scudiero non volle, perché era troppo spaventato. Allora Saul prese la spada e vi si gettò sopra." (1Samuele 31,1-4)

Quel versetto 12,3 del Levitico che ho prima citato è conforme, come vedremo, al patto che Dio propose ad Abramo e che la Genesi riporta.
Come si trova in Giovanni 7,22-24 una sola volta Gesù parlò di circoncisione discutendo con i Giudei in questi termini: "Mosè vi ha dato la circoncisione - non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi - e voi circoncidete un uomo anche di sabato. Ora, se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché di sabato ho guarito interamente un uomo? Non giudicate secondo le apparenze; giudicate con giusto giudizio!"

Prima di questo episodio la guarigione fatta in giorno di sabato da Gesù è quella alla piscina di Betzatà riportata al capitolo 5 ove sanò un paralitico.
In tale capitolo Giovanni 5, tra l'altro, Gesù iniziò una critica su com'era scrutata la Scrittura, in particolare su come era interpretata nei riguardi del sabato e la critica continuò col discorso del pane venuto dal cielo al capitolo 6 e proseguì, al capitolo 7, col tema della circoncisione che era effettuata anche di sabato.

In particolare al capitolo 5 aveva detto "...il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti, non credete a colui che egli ha mandato. Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l'amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio? Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole? " (Giovanni 5,37-47)

In definitiva, secondo Gesù, non corretta è l'interpretazione della Scrittura nei riguardi dalla stessa circoncisione.

Gesù nel discorso che fa in Giovanni 7,22-24 ai Giudei (vedi anche nota a Giovanni 7,23 della Bibbia di Gerusalemme) contrappone il proprio guarire totale con la guarigione fisica e col dono della fede, alla circoncisione e non sembra dare a tale prassi l'importanza essenziale che era data.
La circoncisione pare, infatti, considerata da Gesù limitata a un tentativo di guarigione solo parziale di un membro, tant'è che l'individuo su cui c'era il contendere, guarito da lui in giorno di sabato, era un circonciso, ma paralitico.

In effetti, per capire di più è da ricordare che nell'ebraismo anche il membro era considerato alla stregua di "un piede", quindi, in effetti, allegoricamente l'uomo non ha due piedi i "regalim" , ma come eufemismo ne ha tre di piedi, i "regalì" , tanto che l'urina era anche detta "mimei rageleihem" "acqua dai piedi" (2Re 18,27 e Isaia 36,12) e si usava anche per dire di fare i propri bisogni (Giudici 3,24 e 1Samuele 24,4).

Forse è da considerato come + () + e, tenuto conto, che GLH è il radicale di "svelarsi, denudarsi", si ha "il corpo Denudato () è " e ciò vale sia per i piedi che sporgono dalla veste, sia quando l'uomo deve fare i propri bisogni.
La nota della Bibbia di Gerusalemme a Esodo 4,24-26 ricorda questo modo di pensare e cita i versetti Isaia 6,2 e 7,20 ove, in effetti, si ha tale uso per "regalì".
Il paralitico, quindi, aveva i due piedi, "i regalim", impediti, su cui la circoncisione ovviamente non aveva inciso positivamente.

Qui s'innesta il pensiero di Gesù che si propone agli interlocutori anche nel modo rabbinico di ragionare osservando loro che per curare un membro solo consentivano la circoncisione anche di sabato, ma a Lui che ne aveva guariti in contemporanea due di membri, i due piedi paralitici, e non solo, aveva guarito anche integralmente nell'intimo l'uomo, lo accusavano, ed ecco che esclama... "giudicate con giusto giudizio!"
Pare ridimensionare la priorità dai Giudei ritenuta essenziale della circoncisione e fa intravedere che in questa norma da parte di Mosè fu traslata un'usanza dei patriarchi, col dire: "Mosè vi ha dato la circoncisione - non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi".

L'ottavo giorno è ed era ritenuto essenziale per l'esecuzione della "milah" o circoncisione e il giorno della nascita è contato già come primo giorno, onde la "milah" cade lo stesso giorno della nascita, ma nella settimana successiva.
Essa era ed è compiuta pur se detto ottavo giorno cade di "shabbàt" o è festivo nonostante le numerose "melakhòt" o lavori che l'operazione comporta e che sarebbero vietati tra i 39 da cui gli ebrei si debbono astenere in tali feste.

La "milah" è da praticare l'ottavo giorno dalla nascita nelle ore diurne in quanto Genesi 17,12 e Levitico 12,3 parlano di "yom", quindi di giorno, ad esclusione della notte e se per errore fosse fatta prima dell'ottavo giorno o durante la notte si deve far stillare una goccia di sangue dal bambino a guarigione avvenuta.
La circoncisione, come abbiamo considerato, molto prima dell'ebraismo era prassi in Egitto e nei popoli vicini - Arabia ed Etiopia - per prevenire endemiche infezioni dell'apparato urinario causate dal caldo e dalla scarsa igiene e fu inserita dagli egizi ben prima degli ebrei tra le norme di carattere religioso.
Dice appunto Gesù che la circoncisione è venuta dai patriarchi e conservata da Mosè uscito dall'Egitto e, indirettamente, pare pure sostenere che tale usanza tenderebbe a guarire un solo membro e non interamente l'uomo come s'evince dal fatto che polemizza con quel "ho guarito interamente un uomo".
Della circoncisione, quindi, è da cogliere la parte buona, il segno dell'intenzione di voler fare la volontà del Padre celeste.

San Paolo poi nella lettera ai Romani preciserà tale pensiero in questi termini: "Certo, la circoncisione è utile se osservi la Legge; ma, se trasgredisci la Legge, con la tua circoncisione sei un non circonciso. Se dunque chi non è circonciso osserva le prescrizioni della Legge, la sua in-circoncisione non sarà forse considerata come circoncisione? E così, chi non è circonciso fisicamente, ma osserva la Legge, giudicherà te che, nonostante la lettera della Legge e la circoncisione, sei trasgressore della Legge. Giudeo, infatti, non è chi appare tale all'esterno, e la circoncisione non è quella visibile nella carne; ma Giudeo è colui che lo è interiormente e la circoncisione è quella del cuore, nello spirito, non nella lettera; la sua lode non viene dagli uomini, ma da Dio." (Romani 2,25-29)

LA CIRCONCISIONE NELLA TORAH
Il testo di Genesi 17 ricorda che un patto d'alleanza fu proposto da Dio al patriarca Abram quando era già in tarda età, infatti: "Quando Abram ebbe 99 anni, il Signore gli apparve e gli disse: Io sono Dio l'Onnipotente: cammina davanti a me e sii integro. Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò molto, molto numeroso." (Genesi 17,1-2)

In tale occasione Dio gli cambiò nome in Abramo e mutò il nome anche alla moglie Sarai e gli disse: "Quanto a Sarai tua moglie, non la chiamerai più Sarai, ma Sara. Io la benedirò e anche da lei ti darò un figlio; la benedirò e diventerà nazioni, e re di popoli nasceranno da lei". (Genesi 7,15.16)

Un vecchio di 99 anni che aveva avuto un figlio 13 anni (Genesi 16,15), Ismaele, da Agar, la serva Egiziana che la moglie Sarai allora di 77 anni, ormai vecchia e sterile gli aveva proposto, grazie a tale alleanza sarebbe diventato molto numeroso anche grazie a un figlio che gli sarebbe nato dalla stessa Sara ormai novantenne come dice Genesi 17,17; incredibile!
Abramo e Sara risero e l'anno dopo nacque il figlio che fu chiamato, come Dio voleva, "risa", Isacco, in ebraico "Itschaq" , dal radicale di ridere.

In tale occasione "Abramo disse a Dio: Se almeno Ismaele potesse vivere davanti a te! E Dio disse: No, Sara, tua moglie, ti partorirà un figlio e lo chiamerai Isacco. Io stabilirò la mia alleanza con lui come alleanza perenne, per essere il Dio suo e della sua discendenza dopo di lui. Anche riguardo a Ismaele io ti ho esaudito: ecco, io lo benedico e lo renderò fecondo e molto, molto numeroso: dodici prìncipi egli genererà e di lui farò una grande nazione. Ma stabilirò la mia alleanza con Isacco, che Sara ti partorirà a questa data l'anno venturo." (Genesi 17,18-21)

L'alleanza con Dio sarà attiva se... qualcosa Abramo, e il popolo alla cui fede si deve ispirare, farà nell'intimo e renderà esplicito col comportamento.
Quanto richiesto è proprio quel "sii integro", "heieh tamim" , nel camminare davanti a Dio, per fare la sua volontà, ma essendo gli uomini non perfetti - infatti, "l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza" (Genesi 8,21) - è implicito il cadere e il rialzarsi e continuare a camminare davanti a Lui che ridarà loro l'innocenza insita nel concetto ebraico "tamim".
Nella Genesi, in effetti, due sole volte c'è il termine "tamim" e la prima volta è quando dice "Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio" (Genesi 6,9b).

Dio, allora, fu a dire ad Abramo, ricorda il tuo avo Noè che doveva generare una stirpe di giusti, sii come fu lui e tendi al cielo "shamaim" , quindi "sii integro" "heieh tamim" "nel mondo per Iah (IHWH) sgnati con le acque ", segnato/scelto (e lavato) nell'acqua come deve essere l'agnello per un corretto sacrificio davanti a Dio.
L'alleanza, quindi, col corretto comportamento del fedele, comporta in qualche modo il perdono dai peccati come grazia e risposta da parte di Dio ed è sviluppo dell'alleanza fatta a suo tempo con Noè cui aveva detto "con te io stabilisco la mia alleanza" (Genesi 6,18) e lo stesso testo prima aveva commentato: "Noè trovò grazia agli occhi del Signore." (Genesi 6,8)

Dio, insomma propone ad Abramo di essere integro "tamim" come Noè e gli promette "Porrò la mia alleanza tra me e te"; in definitiva il desiderio di Dio è che ogni uomo sii integro e giusto nella propria storia, come Noè, e questi non era circonciso!
L'alleanza di solito si fa per vincere un nemico; nella fattispecie il nemico è l'istinto che porta al male che opera nell'uomo, ma che l'uomo non riesce a vincere, onde San Paolo in Efesini 6,11s propone "Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia, infatti, non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti."

Questa alleanza, in ebraico definita "berit" , consiste nel lottare con l'aiuto di Dio contro quell'istinto e Dio userà l'esempio di Abramo e del suo popolo per farsi conoscere nel mondo pur conservando la libertà individuale degli uomini, libertà a cui Dio tanto tiene.
In quello stesso giorno Dio poi, come visto, cambiò il nome di Abram in Abramo (Genesi 17,5) e di Sarai in Sara (Genesi 17,15), da qui l'usanza di porre il nome al figlio nello stesso giorno dell'entrata del neonato nel patto.

Di seguito in quel capitolo della Genesi, ai versetti 17,9-14 viene così esplicitato il Patto del taglio, il "Berit Milah" ; infatti, "Disse Dio ad Abramo: Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione. Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra voi ogni maschio. Vi lascerete circoncidere la carne del vostro prepuzio e ciò sarà il segno dell'alleanza tra me e voi. Quando avrà otto giorni, sarà circonciso tra voi ogni maschio di generazione in generazione, sia quello nato in casa sia quello comprato con denaro da qualunque straniero che non sia della tua stirpe. Deve essere circonciso chi è nato in casa e chi viene comprato con denaro; così la mia alleanza sussisterà nella vostra carne come alleanza perenne. Il maschio non circonciso, di cui cioè non sarà stata circoncisa la carne del prepuzio, sia eliminato dal suo popolo: ha violato la mia alleanza."

Quando accadde ciò abbiamo visto che Ismaele era tredicenne, tempo che poi sarà fissato per la "Bar mitzvah" dei figli di Israele, cioè quando il ragazzo diviene figlio del comandamento, ossia membro a pieno titolo della comunità.
L'indicazione temporale dell'ottavo giorno fu poi rispettata da Abramo per il figlio Isacco, come riporta Genesi 21,4 che fu il primo circonciso nell'ottavo giorno.
È messo ben in chiaro che quel taglio sarà il segno esterno dell'avvenuta accettazione dell'alleanza e della volontà di far parte di quel popolo.
Non essere circoncisi perciò è ritenuto vergognoso per un Israelita; salvo casi particolari d'impedimento medico, non si è considerati appartenenti alla comunità ebraica senza circoncisione.
L'obbligo di provvedere alla "milah" del bambino incombe sul padre (Kiddushìn 29a; Yorè De'à 260, 1) e se il padre è assente o non provvede, l'impegno ricade sul tribunale rabbinico, il Bet Din, ma se questi nemmeno provvede il singolo membro della Comunità deve fare in modo che non rimanga un uomo incirconciso in Israele (Rosh Chullìn 87a).

Poi se il padre non è in grado di compiere materialmente il precetto può incaricare un delegato, uno "shalìach", in genere un medico ebraico esperto, detto "mohel", "colui che circoncide", perché la esegua.
L'operazione consiste nel compimento della:
  • "milah", recisione del prepuzio che ricopre il glande;
  • "peri'à", rivoltamento della mucosa sottostante;
  • "metzitzà", aspirazione del sangue della ferita.
Sostiene l'ebraismo e in particolare Rashi, commentatore medievale della Bibbia, su quel "Sii integro": "osservando la 'mitzvah' della 'milah' diventerai perfetto (integro)".

Eliminando una parte di sé con la circoncisione, atto in contraddizione con l'integrità fisica, si diventerebbe perfetti, essendo questo il simbolo del patto con Dio che è il solo invero che rende perfetti.
Il risultato oggettivo risultante è di rendere meno sensibile l'organo sessuale maschile, il che pare un tentativo di moderare la concupiscenza carnale, ma sappiamo bene che non sono solo quelli i peccati gravi che compie l'uomo.
Qui sta la radice del problema, Dio ci ha creati perfetti nel fisico e non è la parte fisica da cambiare, ma è l'intimo dell'uomo, il suo cuore e non solo dell'uomo, ma anche della donna.
Per cose simili dice Gesù nel Vangelo di Matteo: "Dal cuore, infatti, provengono i propositi malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l'uomo..." (Matteo 15,19s)

Il libro del Deuteronomio ricorda la promessa fatta ad Abramo di divenire numeroso dicendo: "Egli è il tuo Dio; ha fatto per te quelle cose grandi e tremende che i tuoi occhi hanno visto. I tuoi padri scesero in Egitto in numero di settanta persone; ora il Signore tuo Dio ti ha reso numeroso come le stelle dei cieli." (Deuteronomio 10,21-22)

In stretto collegamento, quindi, con l'alleanza che la Genesi narra conclusa da Dio con Abramo, il passo che precede quei versetti nel Deuteronomio è veramente chiarificatore e illuminante nei riguardi della vera circoncisione che è richiesta: "Ora, Israele, che cosa ti chiede il Signore tuo Dio, se non che tu tema il Signore tuo Dio, che tu cammini per tutte le sue vie, che tu l'ami e serva il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima, che tu osservi i comandi del Signore e le sue leggi, che oggi ti do per il tuo bene? Ecco, al Signore tuo Dio appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la terra e quanto essa contiene. Ma il Signore predilesse soltanto i tuoi padri, li amò e, dopo loro, ha scelto fra tutti i popoli la loro discendenza, cioè voi, come oggi. Circoncidete dunque il vostro cuore ostinato e non indurite più la vostra nuca; perché il Signore vostro Dio è il Dio degli dei, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e terribile, che non usa parzialità e non accetta regali, rende giustizia all'orfano e alla vedova, ama il forestiero e gli dà pane e vestito. Amate dunque il forestiero, poiché anche voi foste forestieri nel paese d'Egitto." (Deuteronomio 10,12-19)

Questa parola ha senso pieno e diviene concreta e non mera utopia solo se accade che "cose grandi e tremende i tuoi occhi hanno visto" non attribuibili che a Dio, come accadde proprio a Israele che fu chiamato così da Dio stesso al torrente Yabbok secondo Genesi 32,29, ove l'angelo di Dio con cui aveva combattuto tutta la notte al mattino gli disse: "Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!".

Si può, infatti, immaginare il nome Israele stia a significare non solo "retto davanti a Dio ", ma aggiungendo all'inizio una anche come "l'uomo che ha visto il (vero) Potente ".
Essendo il libro della Genesi, almeno nella sua interezza editoriale, posteriore agli altri quattro libri della Torah - Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio - la questione della "Berit Milah" risulta in effetti sancita, come abbiamo visto, dal Levitico e poi dal libro dell'Esodo.

Il non circonciso, infatti, non può mangiare della Pasqua, chiarisce Esodo 12,42-49 e ancora in Esodo 4,25-26 si trova l'episodio un poco difficile della circoncisione del figlio di Mosè, di cui poi darò qualche cenno.
Il fatto che Abramo fu circonciso in tarda età dimostra che in Mesopotamia, da dove proveniva, non era invalso l'uso e che il patriarca ne apprese la prassi nel suo peregrinare in Egitto.

Solo dopo l'unione di cui parla Genesi 16 con la serva di Sara, Agar, l'egiziana da cui nacque Ismaele, Abramo si circoncise e così fece a Ismaele: "Allora Abramo prese Ismaele, suo figlio, e tutti i nati nella sua casa e tutti quelli comprati con il suo denaro, tutti i maschi appartenenti al personale della casa di Abramo, e circoncise la carne del loro prepuzio in quello stesso giorno, come Dio gli aveva detto. Abramo aveva novantanove anni, quando si fece circoncidere la carne del prepuzio. Ismaele, suo figlio, aveva tredici anni quando gli fu circoncisa la carne del prepuzio. In quello stesso giorno furono circoncisi Abramo e Ismaele, suo figlio. E tutti gli uomini della sua casa, quelli nati in casa e quelli comprati con denaro dagli stranieri, furono circoncisi con lui." (Genesi 17,23-27)

COSA DICONO LE LETTERE EBRAICHE SUL TEMA
Il trattato "Makkoth 23b" del Talmud stabilisce che la Torah ha 613 "mitzvot", cioè comandamenti, dei quali 248 positivi, "mitzvot a'seh", ossia del fare e 365 negativi, divieti, "mitzvot lo taaseh", vale a dire del non fare.
Il numero 248 era considerato il numero che definiva l'insieme delle ossa del corpo umano e 365 sono i giorni dell'anno.
Siccome parlare di tutte le ossa è parlare dell'intera persona (ricordo "Allora l'uomo disse: Questa volta è osso dalle mie ossa" in Genesi 2,23), con quei numeri si intende dire che l'integrità, di ciascun uomo o donna ebreo, viene dal rispettare tutte le norme, almeno quelli possibili per ciascun sesso e nel proprio ruolo di vita, senza mai violare i precetti negativi, ecco il senso dei 365 giorni dell'anno.

Il precetto della "Milah" è una delle 613 "mitzvot", ma per la "gimatria" essendo associabile alle lettere di "Berit" proprio il numero 612, per l'ebreo la "Berit Milah" assomma in sé il ricordo di rispettarle tutte:

"Milah" + = 1 + ( = 400) + ( = 10) + ( = 200) + ( = 2) = 1+ 612 = 613

Il numero sotteso dalle lettere della parola Torah invece è 621:
= (5 + ) = (200 + ) = (6 + ) = (400 + ) = 621

Tra Torah 621 e alleanza 612 resta un 9, corrispondente alla lettera tet che è icona di un cuore, quindi, dell'amore, quello che lega Dio all'uomo e che chiede una analoga risposta.
L'uomo che vuole essere integro, infatti, è tenuto nella propria vita a rispondere all'unico comandamento, quello dell'amore per Dio e per il prossimo, questo è il vero patto di alleanza, visto che siamo tutti voluti dal Suo amore.
Nel precedente paragrafo avvicinandoci al tema, poi, abbiamo visto sorgere dai testi alcune parole ebraiche specifiche relative alla circoncisione.
Le ricordo qui di seguito:
  • circoncidere, dal radicale ;
  • circoncisione, "mulah" ;
  • chi circoncide, il "mohel" ;
  • prepuzio, "a'relah" ;
  • "a'relim" "quelli col prepuzio", in definitiva i non circoncisi;
  • piede e piedi "regal","regali" e "regalim" , e .
Comune a tutte quelle parole c'è la lettera "lamed" .
Tale lettera ha una stranezza rispetto alle altre 21 dell'alfabeto ebraico.
Nella forma usuale dei testi liturgici degli ebrei l'alfabeto è detto rabbinoquadrato, perché quei segni sono racchiudibili ciascuno in un quadrato, salvo la lettera "lamed" la cui punta esce fuori in alto e la lettera "qof" che fuoriesce in basso da quel quadrato ideale.



La "lamed" , quindi, pare essere una lettera ambiziosa che nell'immaginario ben può rappresentare chi emerge per vera potenza o chi cerca di affermarsi con l'astuzia.
Per l'aspetto grafico della lettera, allora, viene alla mente il versetto del libro della Genesi che introduce in modo midrashico la causa di tutti i mali dell'umanità, quello dell'istinto del male che porta a sopraffare ed emergere sugli altri con astuzia: "Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto" (Genesi 3,1).

Questa "lamed" può, quindi, essere vera potenza o il suo negativo, vale a dire una millantata potenza ed ecco che in ebraico si ha il termine "dio" "'el" e il termine della negazione, il contrario "l'o" , il no, origine del radicale del verbo che è usato per "non riuscire, non ottenere, fallire, stancarsi, affaticarsi, non potere, essere incapace ed anche seccare", ossia tutto quello che l'uomo vorrebbe evitare e che pare proprio essere lontano da quanto desidera il Dio Unico per l'uomo, essendo Dio l'essere assoluto di piena potenza e di conclamata "misericordia".

Tornando al tema, ricordo che quanto è eliminato dalla circoncisione è il prepuzio a’relah ", parola in cui spiccano le lettere di "a'r" "nemico, rivale".
(Vedi: "a'r" in 1Samuele 28,16 e Siracide 37,5 e in Isaia 14,21 ove è tradotto "rovine")

Alla luce di questa considerazione per "a'relah" si può allora pensare "il nemico serpente/potente esce ", quindi, ecco l'idea di eliminarlo con un taglio che esprime il proposito di proseguire in tale intento in tutta la propria vita facendo così parte della comunità alleata con Dio dei nemici di quel nemico.
Di conseguenza circoncisione, "mulah" e chi circoncide, "mohel" è l'atto o chi "dai viventi porta il serpente a uscire " o che "da un vivente porta il serpente fuori ".
Vista sotto tale aspetto è chiaro come la circoncisione si possa ritenere come un segno esterno che presuppone un desiderio di alleanza col Dio, negata alle origini dai progenitori dell'umanità, alleanza affermata da Dio stesso come vedremo nelle Sacre Scritture dell'Antico Testamento.

L'intento che si prefigge l'atto in pratica è che "nel vivente si porti il Potente a rientrare ", il che calza pure con l'intento del segno cristiano del battesimo, considerato che il peccato originale, verità di fede in cui i cristiani credono, ha diviso ogni uomo da Dio e il Signore ridona la sua grazia al battezzato.

C'è un versetto nel libro del profeta Isaia che nell'ambito di un discorso profetico richiama il popolo d'Israele alla conversione, infatti, dopo aver detto: "Su, venite e discutiamo - dice il Signore. Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve. Se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana... Il tuo argento è diventato scoria, il tuo vino è diluito con acqua... Stenderò la mia mano su di te, purificherò come in un forno le tue scorie, eliminerò da te tutto il piombo." (Isaia 1,18.22.25)

In questi versetti di Isaia assieme c'è l'invito alla conversione, si parla di acqua e di una purificazione finale, ovviamente attraverso il fuoco, e tutto ciò richiama al battesimo e porta a pensare a Giovanni Battista quando dice: "Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco." (Matteo 3,11)

Nel testo ebraico, quel "...il tuo vino è diluito con acqua..." di Isaia 1,22b è: "sab'ek mahul bammaim" .

Il radicale è relativo al "bere, sorseggiare, trincare, ubriacarsi", quindi, non è detto che sia vino, ma potrebbe essere qualsiasi vivanda alcolica, anche birra e la traduzione di "sab'ek" sarebbe "il da voi bevuto".
Questo "quanto si beve", dice il testo, è "mahul" che per le lettere usate è simile a "mulah" che è circoncisione e a "mohel" che è chi circoncide; infatti, anche può leggersi "con l'acqua fuori si porta il serpente " e viceversa "con l'acqua a rientrare si porta il Potente ."

I dizionari biblici considerano "mahul" un participio passato di , quindi, un "tagliato", onde, continua quel versetto Isaia 1,22b, un tagliato con l'acqua "maim" ; perciò il vino tagliato con l'acqua nel modo di dire usuale è diluito annacquato o addirittura battezzato, come riportano i dizionari.
(Vedi: Dizionario di ebraico biblico di Luis Alonso Schohel)

Se si leggono con questo spirito le lettere ebraiche di quel versetti di Isaia 1,22b con i criteri di decriptazione di "Parlano le lettere", cioè di "sab'ek mahul bammaim" si ottiene: "per tornare all'originaria Rettitudine la vita (nuova) rientrerà , si riporterà il Potente dentro i viventi che saranno alle acque ."

Ciò porta al discorso di Gesù con Nicodemo in Giovanni 3,4-6: "Gli disse Nicodemo: Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere? Rispose Gesù: In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne è carne, e quello che è nato dallo Spirito è spirito."

Queste acque "maim" sono immagine di quelle del cielo "shamaim" che Dio separò disponendo il firmamento nel secondo giorno della creazione (Genesi 1,6-8), acque che secondo il comando del Signore, invocando nel Battesimo il Nome del Padre, di Gesù Cristo suo Figlio Unigenito e dello Spirito Santo che aleggiava sulle acque sin dalle origini, si rimettono in comunicazione dando l'originaria purità.

Gesù disse, infatti, in Matteo 28,18-20: "Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo."

Abbiamo così visto come sia vicino l'originario concetto di circoncidere in ebraico anche col tagliare con l'acqua e come vi sia allora analogia tra circoncisione e battesimo.
Ci si aspetterebbe poi che il segno di appartenenza al popolo di Dio non dovesse limitarsi alla parte maschile, eppure il segno della circoncisione non pone sullo stesso piano uomo e donna.
Per contro la religione pare chiedere un rapporto paritario di alleanza uomo e donna con il Creatore, visto che è sottolineato che: "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò", (Genesi 1,27).

Il che fa intravedere che la circoncisione copra il rivestire di religiosità un'usanza, in quanto fa trasparire l'affermarsi di un maschilismo alieno dal concetto di parità davanti a Dio degli individui umani.
Ancora oggi, mentre per la conversione di un uomo all'ebraismo è chiesto tra l'altro la circoncisione, per la donna invece di tale segno è chiesto il bagno in acqua sorgiva, il rituale nella "miqvah".
Tenuto conto che i tutti del popolo di Dio, in effetti, per l'alleanza hanno fatto un matrimonio col Signore, tutti sono spose del Signore, ecco che in tal senso il battesimo è in perfetta linea anche con gli insegnamenti delle antiche Sacre Scritture.
Gesù disse loro, "Quando farete dei due uno... così che l'uomo non sia uomo e la donna non sia donna... allora entrerete nel Regno." (Vangelo apocrifo di Tommaso estratto da punto 22)

Grazie al battesimo San Paolo poi può precisare chiaramente "Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa." (Galati 3,28s)

ISLAM E CIRCONCISIONE
Tra i circoncisi per motivi religiosi oltre gli ebrei vi sono i musulmani.
Musulmano e islam hanno la stessa radice SLM che ha il significato di "essere sottomesso" a Dio, ossia ad Allah.
L'islam è una religione monoteista che spuntò nel VII secolo d.C. nella penisola araba, precisamente a "Makka al-Mukarrama" ossia l'Onoratissima", in antico Mokaraba, città dell'Arabia Saudita occidentale, ad opera della rivelazione ricevuta tramite un angelo di Dio da "Abu l-Qasim Mu?ammad ibn 'Abd Allah ibn 'Abd al-Muttalib al-Hashimi", ossia il profeta Maometto.

Gli Arabi preislamici praticavano la circoncisione e questa popolazione semitica dalla Bibbia è fatta risalire a Ismaele, in ebraico "Ishema'el" "Dio ha ascoltato", in arabo "Isma'il", figlio di Abram e dell'egiziana Agar, serva di Sarai, moglie di Abram.
Abbiamo visto che Abramo circoncise Ismaele quando aveva tredici anni, come si legge in Genesi 17, nel giorno in cui Abramo stesso si circoncise.

Il libro della Genesi dice al riguardo della discendenza di Ismaele: "Questa è la discendenza di Ismaele, figlio di Abramo, che gli aveva partorito Agar l'Egiziana, schiava di Sara. Questi sono i nomi dei figli d'Ismaele, con il loro elenco in ordine di generazione: il primogenito di Ismaele è Nebaiòt, poi Kedar, Adbeèl, Mibsam, Misma, Duma, Massa, Adad, Tema, Ietur, Nafis e Kedma. Questi sono i figli di Ismaele e questi sono i loro nomi secondo i loro recinti e accampamenti. Sono i dodici prìncipi delle rispettive tribù. La durata della vita di Ismaele fu di centotrentasette anni; poi spirò e si riunì ai suoi antenati. Egli abitò da Avìla fino a Sur, che è lungo il confine dell'Egitto in direzione di Assur. Egli si era stabilito di fronte a tutti i suoi fratelli." (Genesi 25,12-18)

Quei 12 principi, figli di Ismaele, secondo la Bibbia, sono i progenitori del popolo Arabo che vive appunto in quelle aree.
Nel Corano, il testo sacro dell'Islam che contiene il messaggio divino rivelato dall'angelo a Maometto ultimo profeta di Allah, non prescrive la circoncisione, ma ne parlano due "Sure" (i "capitoli" del Corano) nei riguardi degli ebrei:

II Sura Al-Baqara, La Giovenca,
  • 87 - Abbiamo dato il Libro a Mosè, e dopo di lui abbiamo inviato altri messaggeri. E abbiamo dato a Gesù, figlio di Maria, prove evidenti e lo abbiamo coadiuvato con lo Spirito di Santità. Ogni qualvolta un messaggero vi portava qualcosa che vi spiaceva, vi gonfiavate d'orgoglio! Qualcuno di loro lo avete smentito e altri li avete uccisi.
  • 88 - E dissero: I nostri cuori sono incirconcisi, ma è piuttosto Allah che li ha maledetti a causa della loro miscredenza. Tra loro sono ben pochi, quelli che credono.
IV Sura An-Nisâ', Le Donne,
  • 155 - In seguito [li abbiamo maledetti perché] ruppero il patto, negarono i segni di Allah, uccisero ingiustamente i Profeti e dissero: I nostri cuori sono incirconcisi. È Allah invece che ha sigillato i loro cuori per la loro miscredenza e, a parte pochi, essi non credono.
L'obbligatorietà della circoncisione non ha, quindi, una base coranica, ma è giustificata dalla "Sunna" profetica.
La "Sunna" è un "codice di comportamento", l'insieme di racconti sulla vita del Profeta narrate dai suoi compagni o da qualcuno dei seguaci della generazione appena successiva.
La "Sunna" costituisce la seconda fonte della legge islamica dopo il Corano e con quel testo sacro costituisce la "Shari'a", ove riguardo alla circoncisione si trova:
  • Trasmesso da Abû Hurayra,
    Il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) disse: La fitra (natura primordiale dell'uomo) comporta cinque qualità: "al-khitân" (la circoncisione), "al-istihdâd" (il fatto di rasarsi i peli pubici), il fatto di tagliarsi [cioè: accorciarsi] i baffi, il fatto di tagliarsi le unghie e il fatto di rasarsi i peli delle ascelle.
  • Riportato da az-Zuhrî,
    Il Profeta Muhammad (pace e benedizioni su di lui) disse: Che colui che abbraccia l'Islam pratichi la circoncisione su se stesso, anche se è vecchio.
"Khitan", infatti, è un termine arabo che indica la circoncisione praticata secondo un rito islamico e ne al riguardo faremo alcune considerazioni nel paragrafo finale di questo articolo.
Come la circoncisione maschile anche la pratica del "Khafd", circoncisione femminile o escissione, non si trova nel Corano, ma in tre "ahadith" del Messaggero di Allah - sallAllahu 'alayhi waSallam:
  • vedendo Umm 'Atiyya praticare l'operazione su una bambina disse "Se incidi, non sorpassare i limiti (taglia poco), ciò è meglio per la donna, il suo viso sarà più bello e sarà più apprezzato dallo sposo".
  • "Quando le due circoncisioni si uniscono, allora il 'ghusl' diventa obbligatorio, anche se non vi sia stata eiaculazione" ove il "ghusl" è l'abluzione e "le due circoncisioni" sono quella maschile - "khitan" - e quella femminile - "khafd".
  • "La circoncisione è 'sunnah' per gli uomini ed è un atto di onore per le donne."
La pratica della "khafd" non è considerata obbligatoria da tre scuole giuridiche su quattro, mentre la circoncisione maschile "khitan" è considerata da tutte una "sunna" obbligatoria, del resto nella "Risala" di Ibn Abi Zayd al-Qayrawani, è detto:

"Il 'khitan'; è una pratica obbligatoria per i bambini maschi e, per le bambine, la 'khifad' è raccomandabile".

In definitiva la MGF Mutilazione Genitale Femminile è più un retaggio tribale tanto che nel Corno d'Africa e in Africa centrale è usanza condivisa da donne musulmane, cristiane e animiste a dimostrazione che trova la motivazione in antiche consuetudini che ebbero origine e si diffusero lungo il corso del Nilo e nei territori limitrofi.
Del resto anche l'Antico Testamento non fa mai menzione della circoncisione femminile, non viene praticata dagli Ebrei, eccezion fatta tra gli ebrei etiopi i "Falashas".

L'OTTAVO GIORNO E LA CIRCONCISIONE
Nella Bibbia per l'ottavo giorno c'è una tensione speciale.
Essendo proprio queste Sacre Scritture a proclamare che "la creazione" è stata portata a termine in sette giorni, di cui stiamo vivendo il "settimo giorno", si ha che l'ottavo è vivamente sperato e atteso.
Si auspica che quando verrà sarà l'inizio di un nuovo ciclo che farà uscire dai vincoli esistenti, apportatore di qualcosa di nuovo e di positivo per l'uomo, in quanto dovrebbe marcare l'inizio di una nuova esistenza, di un giorno eterno in cui l'uomo potrà vivere libero da malattia, vecchiaia e morte.

Nella traduzione in italiano ho trovato complessivamente 26 volte le dizioni "ottavo giorno" o "otto giorni", di cui 15 nella Torah - precisamente due in Genesi 17,12 e 21,4, una in Esodo 22,29, nove nel Levitico 9,1; 12,3; 14,10; 14,23; 15,14; 15,29; 22,27; 23,36 e 39 - tre nel libro dei Numeri 6,10; 7,54; 29,35 - poi una volta in 2Cronache 29,17, quattro volte nei libri deuterocanonici dei Maccabei e 6 nel Nuovo Testamento - Luca 1,59; 2,21 e 9,28; in Giovanni 20,26; Atti 7,8 e Filippesi 3,5.

Di questi versetti, nell'Antico Testamento parlano di circoncisione quelli in Genesi 17,12 e 21,4; Levitico 12,3 e nel Nuovo Testamento Luca 1,5 e 2,21; Giovanni 20,26; Atti 7,8 e Filippesi 3,5.

"Ottavo giorno" in ebraico è "yom hasshemini" .
Le tre lettere ebraiche , ove = , sono anche le stesse, a prescindere dalla vocalizzazione, che in ebraico indicano lo "shoemoen", vale a dire l'olio che in particolare serve per l'unzione.

Nell'ebraismo l'olio è paragonato alla Torah, perché non si mischia con gli altri liquidi e, come la Torah, non si lascia contaminare da altre filosofie, ma si mantiene pura nei secoli.
Caratteristica specifica dell'olio è di penetrare nella pelle, nei tessuti e nei marmi, onde in Israele ha preso il segno di benedizione e di salvezza.
L'unzione con olio è carica di vari significati, gioia, onore, presenza divina, di elezione e consacrazione di una persona, come nel caso di un re, di un sacerdote e soprattutto dell'Unto, il Messia, il Cristo.

La più antica citazione di un ottavo giorno è in Esodo 22,29: "Non ritarderai l'offerta di ciò che riempie il tuo granaio e di ciò che stilla dal tuo frantoio. Il primogenito dei tuoi figli lo darai a me. Così farai per il tuo bue e per il tuo bestiame minuto: sette giorni resterà con sua madre, l'ottavo giorno me lo darai." (Esodo 22,28-29)

Dopo sette giorni, quindi, tutto ritorna al Signore a cui tutto appartiene.
Questa è la radice nell'ebraismo del precetto o "mitzvah" del "pidyon haben", o riscatto del figlio , dal radicale di riscattare.
Il figlio primogenito israelita viene, infatti, riscattato con cinque "shekel" d'argento dal suo stato di appartenenza a Dio e le monete del riscatto sono offerte in dono al Sacerdote, il "Kohen".
Le leggi relative al riscatto del primogenito si trovano in Esodo 13,12-15; 22,29;
34,20, nel libro dei Numeri 3,45; 8,17; 18,16 e nel Levitico in 12,2-4.

Il primo di questi passi, Esodo 13,12-15, ordina: "Riscatterai ogni primo parto dell'asino mediante un capo di bestiame minuto; se non lo riscatti, gli spaccherai la nuca. Riscatterai ogni primogenito dell'uomo tra i tuoi figli. Quando tuo figlio domani ti chiederà: Che significa ciò? Tu gli risponderai: Con braccio potente il Signore ci ha fatti uscire dall'Egitto, dalla condizione servile. Poiché il faraone si ostinava a non lasciarci partire, il Signore ha ucciso ogni primogenito nel paese d'Egitto, i primogeniti degli uomini e i primogeniti del bestiame. Per questo io sacrifico al Signore ogni primo frutto del seno materno, se di sesso maschile, e riscatto ogni primogenito dei miei figli."

Il Levitico 2,27 poi sottolinea, "Quando nascerà un vitello o un agnello o un capretto, starà sette giorni sotto la madre; dall'ottavo giorno in poi, sarà gradito come vittima da consumare con il fuoco per il Signore."

All'ottavo giorno dalla loro nascita, quindi, s'immolano le bestie in olocausto, ossia da consumare con il fuoco, e Mosè prescrive di ripeterlo "l'ottavo giorno" di quando è stato fatto la prima volta e così si dice per altri sacrifici in Levitico 14,10-23 e 15,14-29.
L'attesa, quindi, per uomini e animali dopo sette giorni è il fuoco, un battesimo finale che li fa passare tutti a Dio, figura, questo fuoco, della risurrezione che ci sarà alla fine del settimo giorno.
L'ottavo giorno segue i sette giorni durante una festa importante ed è il giorno più solenne come in Levitico 23,36-39 e Numeri 29,35.
L'ottavo giorno si legge in Neemia 8,18 "vi fu una solenne assemblea secondo il rito" e i Maccabei celebrano per otto giorni la Dedicazione del Tempio (Maccabei 4,56.59 e 2Cronache 7,9).

Nell'immaginario ebraico, ma con fondamento scritturale, nell'era messianica tutte le nazioni saliranno a Gerusalemme (Isaia 2,1-5) per celebrare la festa delle Capanne detta di "Sukkot", ove affermeranno la loro fede in Dio.
(Vedi: "Le Feste Ebraiche della venuta del Messia")

È da ricordare che in una festa di "Sukkot" accadde che "Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui..." (Giovanni 7,37-39)

Il numero 8 peraltro, avrebbe attinenza con il Nome di IHWH, perché il Tetragramma con i numeri delle lettere che lo formano esprime il numero 26 e sommando le due cifre di 26 si ha 8.

= ( = 10) + ( = 5) + ( = 6) + ( = 5) = 26.

La festa di "Sukkot" pare avere proprio uno stretto collegamento con l'attesa messianica che i Vangeli sanciscono compiuta in Gesù di Nazaret.
Nel Nuovo Testamento Luca 9,28 situa la "Trasfigurazione" di Gesù "otto giorni dopo" rispetto a quanto ivi ha prima narrato.
Gesù risorge il primo giorno della settimana, quindi, un ottavo giorno.

Tutti e quattro gli evangelisti canonici appunto evidenziano il fatto che il Signore è risorto "nel giorno dopo il sabato" (Matteo 28,1; Marco 16,2; Luca 24,1; Giovanni 20,1) e si presenta una seconda volta agli apostoli, presente Tommaso, "otto giorni dopo" la prima apparizione in Giovanni 20,26.

La risurrezione finale aprirà la domenica eterna, l'ottavo giorno della creazione, il "yom hasshemini" , quando "sarà portata nei viventi ad entrare la risurrezione ; a vivere l'esistenza da angeli saranno ".
Il Battesimo genera una nuova creazione e la forma ottagonale degli antichi battisteri cristiani stanno a ricordarlo.


Battistero Neoniano di Ravenna (450-475)

LA CIRCONCISIONE DA ABRAMO A GIOSUÈ
Dai racconti del libro della Genesi emerge chiaramente che la circoncisione era una prassi estranea alla terra di Canaan.
Abramo, come abbiamo considerato, la ricevette (Genesi 17) quale comando del Signore in tarda età, 99 anni, dopo essere già stato in Egitto (Genesi 12) e dopo aver avuto un figlio dalla schiava egiziana.
Anche questo figlio sposò un'egiziana e tutti i discendenti di Ismaele continuarono a circoncidersi, ma vivevano in Arabia.
Isacco, il figlio avuto da Abramo a 100 da Sara, fu circonciso l'ottavo giorno e, secondo la Genesi, continuarono così a fare i suoi discendenti, almeno gli Israeliti.

Vi è un racconto in Genesi 34 in cui si parla della circoncisione degli abitanti di Sichem da cui si deduce che anche in Canaan non c'era ancora l'usanza e che non ne avevano proprio la cognizione fisica delle conseguenze nei primi giorni dopo l'operazione.
Siamo ai tempi di Giacobbe che da Lia, tra l'altro, ebbe anche una figlia come informa Genesi 30,20s: "Lia disse: Dio mi ha fatto un bel regalo: questa volta mio marito mi preferirà, perché gli ho partorito sei figli. Perciò lo chiamò Zàbulon. In seguito partorì una figlia e la chiamò Dina."

In Genesi 34 è raccontato lo stupro di Dina da parte di Sichem, figlio di Camor re Eveo, poi Sichem s'innamorò di lei e la chiese in moglie, ma i fratelli di Dina per vendicarsi dell'affronto subito dalla famiglia.
Fu allora che i fratelli tramarono un piano per vendicarsi e scaltramente chiesero che i sichemiti facessero alleanza a loro modo, ossia con la circoncisione.
Questi accettarono, ma tutti poi furono trucidati dai fratelli di Dina mentre erano impediti essendo convalescenti.

Di seguito riporto il testo di 31 versetti di quel racconto di Genesi 34: "Dina, la figlia che Lia aveva partorito a Giacobbe, uscì a vedere le ragazze del posto. Ma la notò Sichem, figlio di Camor l'Eveo, principe di quel territorio, la rapì e si coricò con lei facendole violenza. Ma poi egli rimase legato a Dina, figlia di Giacobbe; s'innamorò della giovane e le rivolse parole di conforto. Quindi disse a Camor, suo padre: Prendimi in moglie questa ragazza. Intanto Giacobbe aveva saputo che quello aveva disonorato sua figlia Dina, ma i suoi figli erano in campagna con il suo bestiame, e Giacobbe tacque fino al loro arrivo. Venne dunque Camor, padre di Sichem, da Giacobbe per parlare con lui. Quando i figli di Giacobbe tornarono dalla campagna, sentito l'accaduto, ne furono addolorati e s'indignarono molto, perché quegli, coricandosi con la figlia di Giacobbe, aveva commesso un'infamia in Israele: così non si doveva fare! Camor disse loro: Sichem, mio figlio, è innamorato della vostra figlia; vi prego, dategliela in moglie! Anzi, imparentatevi con noi: voi darete a noi le vostre figlie e vi prenderete per voi le nostre figlie. Abiterete con noi e la terra sarà a vostra disposizione; potrete risiedervi, percorrerla in lungo e in largo e acquistare proprietà. Sichem disse al padre e ai fratelli di lei: Possa io trovare grazia agli occhi vostri; vi darò quel che mi direte. Alzate pure molto a mio carico il prezzo nuziale e il valore del dono; vi darò quanto mi chiederete, ma concedetemi la giovane in moglie! Allora i figli di Giacobbe risposero a Sichem e a suo padre Camor e parlarono con inganno, poiché quegli aveva disonorato la loro sorella Dina. Dissero loro: Non possiamo fare questo, dare la nostra sorella a un uomo non circonciso, perché ciò sarebbe un disonore per noi. Acconsentiremo alla vostra richiesta solo a questa condizione: diventare come noi, circoncidendo ogni vostro maschio. In tal caso noi vi daremo le nostre figlie e ci prenderemo le vostre, abiteremo con voi e diventeremo un solo popolo. Ma se voi non ci ascoltate a proposito della nostra circoncisione, prenderemo la nostra ragazza e ce ne andremo. Le loro parole piacquero a Camor e a Sichem, figlio di Camor. Il giovane non indugiò a eseguire la cosa, perché amava la figlia di Giacobbe; d'altra parte era il più onorato di tutto il casato di suo padre. Vennero dunque Camor e il figlio Sichem alla porta della loro città e parlarono agli uomini della città: Questi uomini sono gente pacifica con noi: abitino pure con noi nel territorio e lo percorrano in lungo e in largo; esso è molto ampio per loro in ogni direzione. Noi potremo prendere in moglie le loro figlie e potremo dare loro le nostre. Ma questi uomini a una condizione acconsentiranno ad abitare con noi, per diventare un unico popolo: se noi circoncidiamo ogni nostro maschio come loro stessi sono circoncisi. I loro armenti, la loro ricchezza e tutto il loro bestiame non diverranno forse nostri? Accontentiamoli dunque, e possano abitare con noi! Quanti si radunavano alla porta della sua città ascoltarono Camor e il figlio Sichem: tutti i maschi, quanti si radunavano alla porta della città, si fecero circoncidere. Ma il terzo giorno, quand'essi erano sofferenti, i due figli di Giacobbe, Simeone e Levi, i fratelli di Dina, presero ciascuno la propria spada, entrarono indisturbati nella città e uccisero tutti i maschi. Passarono così a fil di spada Camor e suo figlio Sichem, portarono via Dina dalla casa di Sichem e si allontanarono. I figli di Giacobbe si buttarono sui cadaveri e saccheggiarono la città, perché quelli avevano disonorato la loro sorella. Presero le loro greggi e i loro armenti, i loro asini e quanto era nella città e nella campagna. Portarono via come bottino tutte le loro ricchezze, tutti i loro bambini e le loro donne e saccheggiarono quanto era nelle case. Allora Giacobbe disse a Simeone e a Levi: Voi mi avete rovinato, rendendomi odioso agli abitanti della regione, ai Cananei e ai Perizziti. Io ho solo pochi uomini; se essi si raduneranno contro di me, mi vinceranno e io sarò annientato con la mia casa. Risposero: Si tratta forse la nostra sorella come una prostituta?"

Spesso i racconti esterni sono il rivestimento "midrashico" a colori sgargianti che serve a coprire la profezia sul Messia.
Ho, allora, provato a decriptare col mio metodo l'intero capitolo Genesi 24 e il discorso sulla circoncisione si è trasformato nell'epopea del Cristo, il Messia e come si comprenderà bene dalla lettura del decriptato, la circoncisione nasconde il battesimo.

Per far capire cosa intendo prendo un versetto a caso e presento come lo tratto.
Scelgo Genesi 34,17: "Ma se voi non ci ascoltate a proposito della nostra circoncisione, prenderemo la nostra ragazza e ce ne andremo."

Riporto il testo in ebraico, ma senza le puntature di vocalizzazione, com'era in origine il testo della Tenak:




Usando i criteri di "Parlano le lettere" ottengo:

Genesi 34,17 - Recano dell'Unico la parola () che viene (), (se) ascoltata , a recare la divinità . È per l'energia recata il serpente a uscire reciso e il Potente versa la grazia e viene () dentro completamente l'energia riportata . E nel mondo il Potente così abita ().

Di seguito c'è il testo continuo dell'intera decriptazione.

GENESI 34 - DECRIPTAZIONE
Genesi 34,1 - E finalmente giù dalla nube fu dagli angeli a uscire da una ragazza il potente Unigenito nel mondo. Da una donna dal corpo fu a nascere. Dal serpente per spazzarlo si rovesciò in casa. La potenza in corpo l'Unico portò completa dentro al Figlio e tutta entrò in terra.

Genesi 34,2 - E fu alla vista a venire del mondo. Alla luce così la Madre il Figlio al nascosto dei viventi portò il corpo. Uscirono, ad annunciare che c'era, gli angeli. Una luce forte ci fu per l'Unigenito che entrò in terra. E per obbedienza di nascosto venne per portare l'essenza della rettitudine in una casa/famiglia; l'Unigenito scelse nel mondo di portarsi a stare tra i miseri.

Genesi 34,3 - E scelse per aiutarli dentro di versare l'anima, recandosi da solo per l'opprimere dentro finire; fu nell'oppressione dentro a recarsi. Fu per amore a venire per gli smarriti riportare. Fu ad aiutare dentro il corpo per consumare dentro al mondo l'angelo nemico.

Genesi 34,4 - E fu l'Unigenito a vivere da povero con la retta Madre. La divinità nascosta portava nel corpo. Al padre s'era portato il Potente per dirgli, versandogli da un angelo, che il Potente sarebbe venuto nel fanciullo che nel mondo uscirà da questa; verrà il Potente dalla (sua) Donna.

Genesi 34,5 - E fu a sentire che le si versava dentro, che avrebbe acceso in seno rettamente l'esistenza nell'utero della Madre, che il primogenito gli verrà. Giudicando che al mondo dentro per i segni avrebbe portato un figlio era (infatti) per portarla a uscire. (Che) era però l'Unigenito che in modo puro si versava, dall'angelo uscì, e da dentro il demonio gli usci. E nel mondo il carpentiere fu a sentire che nel ventre l'Eterno dentro il primogenito aveva vita.(L'iconografia dei monaci del monte Atos raffigura S.Giuseppe che è tentato dal demonio sul credere alla paternità divina del primogenito.)

Genesi 34,6 - A portarsi fu giù dai fratelli a vivere per recare nei corpi del Padre l'essenza della rettitudine. Dalla Madre Dio fu visto dal grembo nascere per la creazione alla fine portare.

Genesi 34,7 - Ed il Figlio sarà a spazzare il maledetto desiderando che dai viventi che si lamentano il demonio esca. La rettitudine per bruciarlo in seno ai viventi recò che sarà alla fine l'idolo a portar fuori dagli uomini (ove) è a vivere; vi si portò a stare nascosto nei corpi. Il serpente entrò nella matrice a vivere all'origine fiaccando l'esistenza. La stoltezza entrò a operare nel mondo. La vergogna nei corpi il maledetto serpente accese. La rettitudine che dentro verrà ad abitare (però) alla fine lo spazzerà. Versandogliela dentro porterà così all'angelo (ribelle) il rifiuto che sarà ad agire bruciandolo nel mondo.

Genesi 34,8 - E fu per aiutarli dentro per misericordia a portare in un corpo l'originaria purezza. Il rifiuto per l'essere ribelle, con il fuoco della rettitudine, in un vivente dentro inviati furono nel mondo. Il fuoco rovescerà nel mondo all'angelo superbo. Portandosi ad abitare dentro l'oppressione degli uomini il figlio dell'Unico venne la potenza recare, (in quanto) con il rifiuto la risurrezione uscirà.

Genesi 34,9 - Ma portandosi nel mondo di sotto da rifiutato un drago portò a venire ad abitarvi (d'altri) angeli che finirono di stare così negli uomini. In tutti abitava la potenza che l'angelo aveva recato e venivano figli. Tutti opprimono e alla fine li rovesciano nelle tombe, ma il serpente così vive.

Genesi 34,10 - Ma l'Unigenito il drago porterà a finire con il fuoco che a casa gli ha recato; si portò a entrare in terra per finirne l'esistenza. La potenza nella persona c'era; la rettitudine per salvare dentro recò e per un foro dal chiuso del corpo la recò. La calamità l'Unigenito dal petto gli portò dentro al mondo.

Genesi 34,11 - A recarsi fu l'Unigenito a vivere nel corpo per bruciare con la rettitudine nei viventi il maledetto. Del Padre c'è in Lui la potenza che nei fratelli sarà a entrare. La forza nei fratelli invierà dentro. Una sorgente ci sarà di rettitudine per i viventi che porterà l'Unigenito per risorgere i corpi; in croce l'Unigenito per i viventi, dal corpo, per un'asta del maledetto, sarà a venire l'energia.

Genesi 34,12 - Su un monte dentro lo porteranno, l'innalzeranno, sarà l'acqua dall'Unigenito con il sangue ad uscire dal corpo e dal morto da rifiuto al drago uscirà la rettitudine (fatta) donna. Dal corpo in croce dell'Unigenito ai viventi un corpo porterà. La divinità sarà recata dal Crocifisso ad abitare dal serpente che sarà a venire dall'angelo nemico per il rifiuto accendergli nel mondo.

Genesi 34,13 - E fu la risposta a portargli il Figlio nell'esistenza. Fu in azione dal grembo a venirgli alla luce con la rettitudine che ai viventi recò. Venne il veleno a portargli dal corpo. Per il Padre fu a portarla a casa dell'essere ribelle che vive nel mondo. E fu, per aiutare, da dentro il corpo a recare una Donna. Il corpo nel cuore viveva dell'Unigenito, dall'Unigenito in croce venne per aiutare; fu inviata nel mondo ai fratelli dal Crocifisso la Madre.

Genesi 34,14 - A recare fu l'Unigenito la Madre per saziare di divinità chi è nel mondo a vivere. Per il serpente scontrare portò la sposa nella quale la potenza per agire da simile al Crocifisso entrò. Con la parola uscì di Questi nel mondo, con potenti segni indica l'Unigenito Crocifisso. L'Unico nella tomba al Crocifisso l'energia riportò. Il Potente l'Unigenito fu a risorgere. Della Donna con il corpo potente si portò alla vista. Nel corpo la potenza gli rientrò per la rettitudine che c'era. Nella tomba guarì; fuori si portò per la divinità che l'abitava.

Genesi 34,15 - Dall'Unigenito la rettitudine così a questa venne inviata desiderando la portasse ai confini. In cammino alle centinaia degli uomini nel mondo è a recare la rettitudine. La Madre con gli apostoli reca al Potente nel mondo con la parola in cammino di viventi tutti puri un corpo/popolo.

Genesi 34,16 - E per dono porta a venire figli; il Crocefisso è l'energia a recarle. Nel cammino la Madre reca a venire dentro l'energia del Crocifisso che è la rettitudine; viventi puri dall'ammalare dell'angelo (ribelle) porta. E sono illuminati dentro dagli apostoli che li portano l'Unigenito Crocefisso ad anelare e fuori sono dall'oppressione a portare del serpente i popoli. Da fratelli li aiutano.

Genesi 34,17 - Recano dell'Unico la parola che viene, (se) ascoltata, a recare la divinità. È per l'energia recata il serpente ad uscire reciso ed il Potente versa la grazia e viene dentro completamente l'energia riportata. E nel mondo il Potente così abita.

Genesi 34,18 - Ed è la forza dell'amore dentro a portarsi per la Parola che è entrata nei viventi. Preghiere inviate sono nelle assemblee dai viventi portate. I corpi porta dentro le sorgenti (delle acque...battesimo) per essere illuminati. Così a vivere figli nelle assemblee la Madre reca nella Chiesa/corpo.

Genesi 34,19 - Portano il rifiuto i fratelli del corpo nel mondo all'angelo nemico. Dalla potente azione della risurrezione riportata dal Crocifisso esce aiuto. Dentro dal corpo/Chiesa la rettitudine è con la purezza giù ad abitare che da dentro il Crocifisso fu in azione dal grembo recata. Lui inviò la rettitudine dentro con il sangue per tutti. Dentro era nel Crocifisso; dal Padre fu a portarla.

Genesi 34,20 - E sono dentro i fratelli cambiati dalla portata illuminazione; la rettitudine vive dentro (di loro) con il rifiuto al serpente cattivo. Nelle città ai viventi recano una forte parola, e di Dio gli uomini sono a sentire con forza nelle teste/menti che in pienezza vive nel corpo/Chiesa.

Genesi 34,21 - Al mondo l'Unigenito ha inviato in dono la Madre (dalla quale) entra la divinità nel mondo. Nella pace sono per la Madre a entrare. Centinaia al Crocifisso gli apostoli recano e sono ad illuminarli dentro. Portata dentro la luce dei precetti è in circolo nelle assemblee. Saziati vengono, e ad entrare iniziano nel corpo/Chiesa. Scende nel mondo per gli apostoli la rigenerazione. Nelle assemblee dentro tutti sono aiutati dalla forza della parola che il Verbo ad inviare fu al mondo. Divengono figli segnandoli nell'acqua gli apostoli, (ove) li riversano nelle assemblee. La potente energia che recò il Potente inviandola in dono alla Madre li porta a venire figli. È nei figli segnati dagli apostoli la potenza ad entrare dalla Madre.

Genesi 34,22 - Dell'Unico così la rettitudine dal colpito (dal ferito) Unigenito in croce fu a venire, recando la potente energia che entrò per gli uomini a stare nella Madre. Potente, risorto, a casa il Crocefisso venne. Agli apostoli portò la potenza. Fuori fu a portarli su un colle, lo videro a centinaia. Dall'Uno a casa rientrò. Per recidere il serpente, la potente energia recò alla sposa. Dal ferito/colpito Agnello la rettitudine nella Donna nel corpo entrò; ai viventi l'inviò con la parola per essere Madre.

Genesi 34,23 - La Madre rovescia l'energia nel mondo ai viventi e versa figli che nella vita si portano rettamente. Nel cuore entra a vivere la purezza. Nel mondo il serpente, che portò la maledizione ad abitare nei viventi, affliggono. Angeli dell'Unigenito si recano ai confini del mondo (onde) il serpente esca dai viventi. E è l'illuminazione che dentro portò l'Unigenito a tutti dagli apostoli recata.

Genesi 34,24 - Ed è con l'ascolto, recato di Dio nelle assemblee il cambiamento. Recata di Dio l'illuminazione, anelano da figli a portarsi. Tutti, sono dalla sozzura liberati. Dai pastori sono nel corpo/Chiesa portati ed è la parola recata a tutti. Puri nel corpo dal maligno si rialzano. Primo, Gesù, pastore è, che li sazia.

Genesi 34,25 - Ed il Signore fu a casa nel giorno che usciva, il terzo. Dentro aperte fu a portare il Crocifisso le piaghe. Il Padre era stato la vita a riportargli. Fu a versare l'annuncio della risurrezione agli apostoli che erano in casa tra i lamenti per l'oppressione. Da dentro il Risorto dal seno portò l'energia e la potenza e furono fratelli ad essergli. Per aiutare nell'oppressione gli uomini chiusa nel corpo dentro le recano. E fu a casa dell'Unico innalzato fuori della città. Dentro l'amorevole annuncio furono per rigenerare in cammino e portarono con la sposa di Questi un retto corpo/ popolo.

Genesi 34,26 - E l'Unigenito Crocifisso nelle assemblee vivo si porta con il corpo e viene dal Risorto la rettitudine (con la quale) la Madre figli porta a generare nel cammino. La potenza il Verbo è nelle assemblee al corpo (popolo) dentro a recare. Ed in obbedienza all'annuncio viene d'aiuto ad essere agli apostoli nel mondo. Vive dentro l'esistenza il Crocifisso risorto nei viventi e (questi) sono giù a desiderarlo.

Genesi 34,27 - Il Figlio fu spazzato dal maledetto. L'Unigenito portò a innalzare. Trafitto fu da un vivente che a portargli fu dentro un colpo con un'asta fuori dalla Città (Gerusalemme) che l'Unigenito incise. La vita l'Unigenito portò ai fratelli; portò dalla croce la Madre.

Genesi 34,28 - L'Unigenito dalla croce risollevatosi a incontrare la Madre si recò. Venne di mattino dalla Madre a portarsi venendo dalla tomba. Nell'amarezza era la Madre per il portato primogenito in croce. L'Unigenito con il risorto corpo a casa a vedere fu e rivenne felice. Da casa per il Risorto aiutare uscì; con potenza versò l'annuncio.

Genesi 34,29 - Portò l'Unigenito ai confini la sposa a vivere, perché recasse dell'Unico la perfezione che nel cuore col soffio alla Madre recò il primogenito. Il Crocifisso l'inviò in dono al mondo (onde) a salvare dentro si portasse. E fu da casa Questa a portarsi per recare l'Unigenito Crocifisso a tutti. Nella Donna nel corpo dentro ad abitare è il Crocifisso.

Genesi 34,30 - E fu l'Unigenito a vivere (in quel) corpo/Chiesa l'esistenza in cui era per agire a versare la divinità con l'ascolto che si porta agli apostoli e Dio ad accompagnarli è. Dal sentire dell'Agnello crocifisso nei viventi viene la forza. La potenza che entra, dentro ad iniziare è a rinnovarne l'esistenza risordendoli, (in quanto) dentro sono illuminati. Dentro il mondo dell'Unigenito il corpo/Chiesa si alza. Dentro con rettitudine gli apostoli agiscono, inviati sono a portare il perdono. Questi sono a portarsi a incontrare chi è a vivere ai confini, (ove) sono vive le scritture a portare con la bella pienezza della Parola. E dell'Altissimo portano nel mondo la sicurezza. Sono a recare nelle anime la legge divina, che fu dall'Unico inviata; sono a portare dentro a stare in tutti la forza.

Genesi 34,31 - Ed è l'originaria amarezza ad uscire portandosi ad entrare la rettitudine. Questa reca energia (dalla quale) esce la forza per agire da risorti nel mondo. Divengono fratelli e il Crocifisso li abita.

Del pari i Filistei, come abbiamo visto, non erano circoncisi. A tal proposito è da ricordare il prezzo nunziale per la figlia chiesto da Saul a Davide: "Allora Saul disse: Riferite a Davide: Il re non pretende il prezzo nuziale, ma solo cento prepuzi di Filistei, perché sia fatta vendetta dei nemici del re. Saul pensava di far cadere Davide in mano ai Filistei" (2Samuele 18,20) e Davide ne portò duecento di prepuzi.

Pur se il libro della Genesi tende a proporre con Abramo la circoncisione, quindi la colloca nel tempo oltre XXXVIII secoli fa, l'adesione del popolo alla "milah berit" fu totale solo molto dopo.
Sostiene il Talmud Yevamòt 72a: "I nostri Padri si astennero dal praticarla di loro scelta solo durante i 40 anni trascorsi nel deserto, a causa delle condizioni climatiche difficili."

Ciò, peraltro, risulta evidente dal libro di Giosuè ove al capitolo 5,1-12 vi si legge: "Quando tutti i re degli Amorrei, a occidente del Giordano, e tutti i re dei Cananei, lungo il mare, vennero a sapere che il Signore aveva prosciugato le acque del Giordano davanti agli Israeliti, al loro passaggio, si sentirono venir meno il cuore e rimasero senza coraggio davanti agli Israeliti. In quel tempo il Signore disse a Giosuè: Fatti coltelli di selce e fa di nuovo la circoncisione agli Israeliti. Giosuè si fece coltelli di selce e circoncise gli Israeliti al colle dei Prepuzi (A'rial). La ragione di questa circoncisione praticata da Giosuè è la seguente: tutto il popolo uscito dall'Egitto, i maschi, tutti gli uomini atti alla guerra, erano morti nel deserto dopo l'uscita dall'Egitto. Tutti coloro che erano usciti erano circoncisi, mentre tutti coloro che erano nati nel deserto, dopo l'uscita dall'Egitto, non erano circoncisi. Quarant'anni infatti avevano camminato gli Israeliti nel deserto, finché non fu estinta tutta la generazione degli uomini idonei alla guerra, usciti dall'Egitto; essi non avevano ascoltato la voce del Signore e il Signore aveva giurato di non far loro vedere quella terra che il Signore aveva giurato ai loro padri di darci, terra dove scorrono latte e miele. Al loro posto suscitò i loro figli e Giosuè circoncise costoro; non erano infatti circoncisi, perché non era stata fatta la circoncisione durante il viaggio. Quando si terminò di circoncidere tutti, rimasero a riposo nell'accampamento fino al loro ristabilimento. Allora il Signore disse a Giosuè: Oggi ho allontanato da voi l'infamia dell'Egitto. Quel luogo si chiama Galgala fino ad oggi. Gli Israeliti rimasero accampati a Galgala e celebrarono la Pasqua al quattordici del mese, alla sera, nelle steppe di Gerico. Il giorno dopo la Pasqua mangiarono i prodotti della terra, azzimi e frumento abbrustolito in quello stesso giorno. E a partire dal giorno seguente, come ebbero mangiato i prodotti della terra, la manna cessò. Gli Israeliti non ebbero più manna; quell'anno mangiarono i frutti della terra di Canaan."

In "La conquista di Gerico" ho riportato anche decriptati i 3 versetti successivi, Giosuè 5,13-15, di cui tra l'altro del versetto 5,13 ho anche dato dimostrazione della decriptazione.
Nel prosieguo, in appendice, presento l'intero capitolo Giosuè 5 decriptato.
Ora, per il libro di Giosuè, secondo l'ipotesi maggiormente condivisa dagli studiosi della Bibbia, il tempo della redazione definitiva ad opera d'autori ignoti, è individuato nel VI-V secolo a.C. in Giudea.
Ovviamente si servirono di tradizioni orali e scritte, la cosiddetta fonte deuteronomista del VII secolo a.C., come del resto, pure per mano d'autori ignoti, coevo a quello di Giosuè è il libro della Genesi.

Ciò che accadde ai tempi precedenti il periodo dell'esodo dall'Egitto, quindi, ivi comprese le vicende dei patriarchi, non può essere che il retaggio di racconti e tradizioni.
Tra l'altro per praticare la circoncisione, come vedremo farà Zippora in Esodo 4, anche qui in Giosuè 5 si parla di coltelli di selce, il che fa intuire che la tradizione della circoncisione pesca in tempi antichi prossimi al neolitico.
Se era così ben radicata tra gli ebrei fuoriusciti la "milah berit" è ben strano che tutti gli israeliti si astenessero dal circoncidere i propri figli per 40 anni, anche se lunghe potettero essere le soste nel percorso.
Certo vivevano nella precarietà e dovevano poter partire all'improvviso, ma allora, se ne deve concludere che l'alleanza era attiva anche senza circoncisione.
Contro la credenza comune, quindi, la circoncisione non fu sempre praticata dal popolo ebraico.
Mosè stesso, già prima, quando era esule in Madian, non circoncise il figlio Gherson avuto dalla moglie Zippora.

Il racconto nel libro dell'Esodo è il seguente:

"Il Signore disse a Mosè: Mentre parti per tornare in Egitto, bada a tutti i prodigi che ti ho messo in mano: tu li compirai davanti al faraone, ma io indurirò il suo cuore ed egli non lascerà partire il popolo. Allora tu dirai al faraone: Così dice il Signore: Israele è il mio figlio primogenito. Io ti avevo detto: lascia partire il mio figlio perché mi serva! Ma tu hai rifiutato di lasciarlo partire: ecco, io farò morire il tuo figlio primogenito!" (Esodo 4,21-23)

Fin qui tutto normale; il Signore dà le ultime disposizioni a Mosè e accenna all'ultima piaga con cui affliggerà il faraone e gli egiziani, quando, e lo capiremo da disposizioni che saranno date in Esodo 12, nella notte di "Pesach" l'angelo passerà e ucciderà tutti i primogeniti, salvo quelli delle case su cui sugli stipiti della porta e sull'architrave ci sarà il segno del sangue dell'agnello pasquale.
Il fatto nuovo è che Mosè parte da casa di Ietro e conduce con sé moglie e figlio, ma il Signore non l'aveva chiesto e pare come non convenire con la decisione di Mosè, evidentemente, perché era bene che nella missione fosse libero da altri impegni.

Accadde che "Mentre era in viaggio, nel luogo dove pernottava, il Signore lo affrontò e cercò di farlo morire. Allora Zipporà prese una selce tagliente, recise il prepuzio al figlio e con quello gli toccò i piedi e disse: Tu sei per me uno sposo di sangue. Allora il Signore si ritirò da lui. Ella aveva detto sposo di sangue a motivo della circoncisione." (Esodo 4,24-26)

Mosè ripartì da solo, infatti, non è più detto nulla della moglie e del figlio e li si rivedrà in Esodo 18 con Ietro, ma la, nel deserto a Refidim, nei pressi del monte sacro, dopo il miracolo del mare e dopo il combattimento contro Amalek, i figli saranno due, Gherson (nato in terra straniera) e Elizer (Dio mi ha aiutato), onde si deve concludere, non essendoci altri riferimenti e possibilità, che fu concepito da Mosè proprio quella notte tempestosa, narrata in Esodo 4,24-26.

Li, in Esodo 18 tra l'altro c'è una conferma in quanto è affermato "Allora Ietro prese con sé Zippora, moglie di Mosè, che prima egli aveva rimandata".

Tutto il racconto di quella circoncisione del figlio provocata dalla moglie pare servire a spiegare perché nella successiva notte di "Pesach" Mosè non perse il primogenito pur se il figlio non era in una casa segnata dal sangue dell'agnello pasquale.
Durante quella notte del combattimento col Signore di Esodo 4 fu chiaro che per volontà divina i due sposi si dovevano separare per un tempo e allora Zippora segnò i "piedi" di Mosè come a dire sei tu la mia casa, la mia protezione... il mio sposo di sangue... dove sei tu potenzialmente sono anche io.
(Vedi: "Tracce di geroglifici nel Pentateuco (II Parte)"

È da rifarsi al primo matrimonio ("Il primo matrimonio con il Signore") quello della coppia, Adamo "'adam" che le lettere ebraiche c'informano come "uniti dal sangue ", la prima coppia umana di un maschio e di una femmina che, nell'Eden, si svegliarono, uniti da un legame indissolubile con un patto di amore garantito dal Signore che era lì presente, il maschio come marito e la femmina come moglie.
Se si scruta, infatti, il "midrash" di Genesi 1 e 2 "'adam" è il nome della coppia, rimasto al maschio, mentre dopo il peccato alla donna lui, e non Dio, diede il nome di Eva.
(L'intero capitolo Esodo 4 si trova decriptato col mio metodo in "Lo scettro di Dio, il bastone di Mosè e il Messia")

La parola "patto", in ebraico "berit", implica sempre un taglio, infatti "venire a patti, stringere un patto, un trattato, un'alleanza, un accordo" si dice "karet berit" e "karet" è il radicale del verbo tagliare.
A tale riguardo esemplificativo e chiarificatore è l'episodio in Genesi 15 ove è detto al versetto 18 "In quel giorno il Signore concluse quest'alleanza con Abram" (Genesi 15,18), in ebraico "karet IHWH 'at ''abram berit"

Il Signore come "fiaccola ardente" passò attraverso gli animali appunto tagliati per il patto da Abram secondo la richiesta del Signore.
Un'alleanza perciò nella sfera biblica implica sempre un taglio e uno spargimento di sangue.
Il radicale di tagliare comporta "un ariete/agnello finire ", sia finire uccidendolo, sia finire mangiandolo e quello che avanza deve essere bruciato nel fuoco, come del resto fu il comando in Esodo 12,10 a Pesach: "Non ne dovete far avanzare fino al mattino: quello che al mattino sarà avanzato, lo brucerete nel fuoco."

Nell'alleanza con Dio poi c'è il "sangue dell'alleanza", che Mosè asperge metà sull'altare e metà sul popolo, come è scritto in Esodo 24,8 "Allora Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: Ecco il sangue dell'alleanza, che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!", e queste parole sono quelle sulle Tavole e della Torah.

Quel sangue è così segno di un'intervenuta nuova stretta parentela, quasi appunto di consanguineità, per chi resta fedele al patto o imprecazione di morte per chi lo rompe.
Interessante è che in ebraico il radicale ChTN è relativo all'imparentarsi e allo sposarsi; infatti, "chatan" è il marito, il promesso sposo e "choten" è il suocero, mentre in arabo "chatana", come visto nel paragrafo sulla circoncisione nell'Islam, sta per circoncidere, il che fa pensare che appunto vi sia un antico collegamento di questo atto con riti di iniziazione sessuale maschile e femminile al matrimonio al momento della pubertà.

Il patto matrimoniale include il giuramento di reciproca fedeltà che era sigillato sul talamo col sangue per la rottura dell'imene della sposa e in alcuni casi anche per rottura del frenulo del membro dello sposo, se vergine.
Tra l'altro il radicale ChTH in ebraico è strappar via, togliere via onde ChTN , forse perché porta via una figlia da casa del suocero, implica un "tagliar via () l'energia ", "strappar via () l'angelo (ribelle) ", sottinteso l'energia negativa, quella animalesca dell'istinto, l'angelo ribelle della religione, e avere una crescita completa della coppia da un rapporto superficiale a un rapporto completo di collaborazione.

Dice il libro del Levitico: "Poiché la vita della carne è nel sangue. Perciò vi ho concesso di porlo sull'altare in espiazione per le vostre vite; perché il sangue espia, in quanto è la vita." (Levitico 17,11)

A questo punto visto in quel modo nel patto del matrimonio è insito il versare il sangue l'uno per l'altro, il che implica la disposizione a dare la propria vita per lo sposo o per la sposa e viceversa, patto di amore totale.

In "Pacificarsi con la propria storia" ho decriptato anche questo versetto ed ho ottenuto:

Levitico 17,11 - Retti saranno per l'angelo superbo che uscirà dalla carne da dentro per il sangue al mondo portato dall'Unigenito. E dell'Unico il Figlio crocifisso dalla croce fu a portarlo. Guizzò da quel retto con l'acqua.
Dall'innalzato uscì. Per i viventi per quel sacrificio dal Potente il perdono dall'alto, desiderato dal Crocifisso fu così ai viventi. La rettitudine fu nel mondo.
Per aiutare fu la Madre a uscire. Recò l'Unigenito da casa gli apostoli, soffiò loro in dono la rettitudine per portar frutti. (Luca 23,34 - "Gesù diceva: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno.")

Ecco che Gesù annuncia la "nuova alleanza nel mio sangue sparso per voi" (Luca 22,20) ossia il sacrificio dell'incarnazione di Gesù con il dono della vita sulla croce da cui effuse per ogni uomo sangue e acqua, sigillata da Dio Padre con la risurrezione del Figlio.
La nuova alleanza, celebrata sugli altari di tutto il mondo unisce Dio all'umanità peccatrice con un vincolo d'amore che ci fa osare dire "Abbà, Padre" per il patto che Gesù Cristo suo Figlio Unigenito ha stipulato con l'umanità tutta intera.

Se possiamo dire "Abbà, Padre", allora, certamente abbiamo avuto il dono della vera circoncisione, quella annunciata nel libro del Deuteronomio: "Il Signore tuo Dio circonciderà il tuo cuore e il cuore della tua discendenza, perché tu ami il Signore tuo Dio con tutto il cuore e con tutta l'anima e viva." (Deuteronomio 30,6)

D'altronde il profeta Geremia poi predicherà: "Circoncidetevi per il Signore, circoncidete il vostro cuore..." (Geremia 4,4)

E Gesù versò il suo primo sangue per gli uomini, circonciso nella carne come ogni ebreo l'ottavo giorno per rispettare il credo religioso in cui era nato, e fu poi anche proprio circonciso nel cuore sulla croce dalla lancia del centurione.
Se poi c'è il sangue o la vita di mezzo addirittura lo stesso sacramento del Battesimo è superato dall'intenzione e dal desiderio di averlo; basta al riguardo ricordare quanto afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica:

1258 - Da sempre la Chiesa è fermamente convinta che quanti subiscono la morte a motivo della fede, senza aver ricevuto il Battesimo, vengono battezzati mediante la loro stessa morte per Cristo e con lui. Questo "Battesimo di sangue", come pure il "desiderio del Battesimo", porta i frutti del Battesimo, anche senza essere sacramento.

1259 - Per i "catecumeni" che muoiono prima del Battesimo, il loro desiderio esplicito di riceverlo, unito al pentimento dei propri peccati e alla carità, assicura loro la salvezza che non hanno potuto ricevere mediante il sacramento.

APPENDICE - GIUSUÈ 5 - DECRIPTAZIONE
Giosué 5,1 - Condotti saranno dal mondo, saranno retti per la risurrezione i viventi, per l'azione la vergogna del serpente per la rettitudine sarà uscita, il primo ribelle l'Unigenito lo brucerà nei corpi, dentro si vedrà la purità rientrare, scenderà l'energia, sarà la vita nelle tombe riportata a tutti, vivi in cammino saranno usciti dalla soggezione dell'angelo, sarà stato dall'Unigenito bruciato il cattivo serpente del mondo, saranno i viventi a ridiventare beati, la perversità dentro sarà stata bruciata. Nel Signore Unigenito Crocifisso i viventi saranno ad entrare (dopo) che sarà stato calpestato l'angelo, i viventi nella persona saranno dentro con gli angeli, saranno a stare i risorti nel corpo di Dio, che per sempre nell'aldilà ad abitare li condurrà. Saranno i viventi a vivergli nel cuore, dentro della vita avrà riportato la potenza delle origini ad esistere, dentro al seno porterà le generazioni alle quali porterà nelle tombe il soffio d'energia dell'essere; figli saranno retti di Dio.

Giosué 5,2 - Da dentro il tempo usciti, entrati saranno nell'Unigenito, dall'Unico a vivere col corpo staranno, la perversità del primo serpente sarà stata nel mondo portata a bruciare per la recata azione della risurrezione. Entrati in cammino chiusi nel corpo dentro portatisi nel Crocifisso su nel corpo saranno i viventi, recati (a Lui) simili dentro alla pienezza tutti dentro inviati saranno stati da Israele; i risorti con gli angeli staranno finalmente.

Giosué 5,3 - Ed a spazzare il delitto si portò Gesù, per distruggerlo si portò alla fine dal nemico, fu dalla Madre a portarsi, fu per vivere dal serpente a venire in una casa di inviati che era in Israele. Dio in cammino dentro al tempo entrò, dell'impuro porterà la fine.

Giosué 5,4 - E per colpirlo entrò nel mondo la mano che lo creò per bruciare il verme del serpente. Gesù con la rettitudine del Potente entrò tra i viventi del mondo, fu giù l'Unigenito a vivere, nell'angustia fu dalla Madre ad uscire, da maschio fu a vivere nella prigione. Degli angeli la luce fu al mondo, per i viventi lottare uscì, in un uomo si portò ad abitare. In vita la Parola da sola indebolita in una casa scese da primogenito di pura Madre, per la lite col corpo fu a vivere.

Giosué 5,5 - Così fu tra i viventi il Potente, fu a vivere al mondo, fu a portarsi dalla sposa, per agire da vivente uscì, fu giù dal terribile, portò della rettitudine la potenza al mondo, si vide dalla Madre uscire partorito, fu in vita in una casa, vestito di puri lini in un corpo. La rettitudine nel fango venne in vita tra i viventi; nell'angustia fu in pienezza a vivere per accompagnarli.

Giosué 5,6 - La rettitudine che era alle origini in un corpo dentro in azione rifù per liberare dall'angelo (ribelle) il mondo, in cammino la portò il Figlio, fu in Israele dentro a vivere per sbarrare in casa il cattivo con la legge divina. La vita retta per il serpente uscì, la superbia fu negli uomini ad esistere, nel mondo dei viventi il serpente si chiuse a vivere, entrò nel mondo ad esistere giù il terribile, la vita un'angustia fu per i viventi, la felicità annullò, accese nei viventi il peccare, dentro a rovesciare portò il serpente la forza della perversità, iniziò a bruciare nei corpi. Dall'angelo nel settimo (giorno) fu una calamità potente a uscire con un vivente, per il serpente la distruzione uscì col corpo, l'Unigenito portò la purezza, venne in terra da Donna, dal corpo per scacciarlo col soffio fu a uscire portandogli al mondo il rifiuto. Dentro recò la purezza al serpente per finirlo, il segno del Potente abitò in terra, questo dentro tutto chiuso in un cuore lo portò, per aiutare dentro l'accese.

Giosué 5,7 - E venne il Figlio a stare nel mondo, tra i viventi uscì, a versarsi fu in un uomo, vi chiuse la purezza, venne da Madre, guizzò in vita Gesù, così fu circonciso, fu un vivente del mondo, fu a portare la rettitudine all'esistenza, per il rifiuto (da parte) dei viventi del serpente la reca, desideroso di finirne la vita dentro il cammino.

Giosué 5,8 - E fu nel mondo a stare tra gli afflitti per servirli, tra i viventi portò la rettitudine, del serpente uscirà l'orgoglio, sarà il serpente ad uscire reciso, portò la forza della risurrezione dentro ed alla fine lo strapperà via dai viventi, dentro nella vita la grazia uscirà, nell'eternità dal mondo saranno portati tutti a vivere.

Giosué 5,9 - E fu l'Unigenito a vivere nel corpo. Il Signore Dio, in Gesù al mondo fu a portarsi. Magi potenti si recarono, indicarono che era venuto in una grotta, il Verbo ai confini d'Egitto per uno che da cattivo operava fu così con la Madre portato. Il diletto per il peccare uscì, nella putredine si portò dei viventi, al mondo Lui si rivelò rivelando l'eterno; fuori un giorno usciranno con Questi dal mondo.

Giosué 5,10 - E fu la grazia portata in una casa, gli angeli furono con una forte luce alla vista, guizzò sulla casa a rivelare che in cammino il Potente si portava. Fu in vista la luce portata dall'Unico da segno al mondo della Pasqua perdono. Dentro l'Unigenito in un corpo abitò alla vista del mondo, a operare col corpo fu a portarsi la Parola dell'Unico nel settimo (giorno) dalle moltitudini, a casa del nemico a pernottare; lanciato fu l'annuncio.

Giosué 5,11 - E fu il cibo portato ai viventi, per amore uscì in terra da madre in vita in una grotta, in croce entrerà per condonare i viventi giù si portò. In croce lo porterà, l'abbatterà il serpente, e sarà da dentro dell'albero la vita ad uscire, sarà portata ai viventi; da Questi uscì.

Giosué 5,12 - Ed abitò finalmente al mondo la manna per i viventi in un vivente chiusa nel corpo, tutta dentro da mangiare. Dai viventi vive il prodotto uscito dalla terra, recò il rifiuto ad esistere per il peccare. Tra i poveri il Figlio fu in Israele tra i viventi ad abitare, fu da cibo a portarsi agli uomini, da casa si portò l'Unigenito alla fine in terra di Canaan, dentro la luce degli angeli uscì per riaprire l'esistenza delle origini.

Giosué 5,13 - E Iah fu dentro nel mondo. Fu a portarsi completamente in Gesù. Dentro fu nel corpo l'Essere a chiudersi e a recare fu la Luce dell'Unico alla vista. All'oppressione fu a portarsi e fu nel corpo l'Unigenito a recarsi. Entrò l'energia nel mondo in un uomo che agendo i viventi aiuterà con la potente energia per la fuga dell'essere impuro. E chiuso nel corpo dentro porterà il fuoco al serpente e per soffiarglielo gli entrò in casa, sarà l'essere impuro a bastonare. Sarà in cammino con Gesù la divinità che sarà a portarsi. E sarà l'origine dell'amarezza con potenza a portare fuori. Per il serpente rifiutare alla fine uscì. Per appassire il nemico fu l'energia a recare.

Giosué 5,14 - E fu a dire il 'nò', così, con forza, 'Io sono' al rettile. Dentro un primogenito IHWH nel tempo entrò. Dentro l'Unico un segno fu a recare. Fu il Verbo a guizzare in Gesù. Dio in una persona fu a portarsi in terra. Fuori si portò una forte luce a indicarlo. L'annuncio portò. Fu a dire che il Potente si portava in vita al mondo, il Signore era tra i viventi per aiutarli dentro il corpo, Dio da servo si portava.

Giosué 5,15 - Portato fu dall'Unico a vivere nel corpo dal rettile a casa l'Unigenito, fu ad uscire si portò al mondo dall'idolo (primo potente del mondo che non riconosce che nessuno superiore a sé) Gesù per togliergli i sandali. Così ai viventi dall'alto nel corpo rivelò la rettitudine. Così fu a uscire dalla Madre che lo versò portandolo in vita. La felicità nel mondo venne a sorgere. Dall'alto fu a portarsi il Santo. Lui si portò per spazzare col fuoco l'esistenza della perversità. Brucerà con l'agire retto l'angelo (ribelle).

a.contipuorger@gmail.com

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