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RICERCHE DI VERITÀ...

 
L'UOMO SI MASCHERA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

IL PRIMO COLPO DI SCENA
L'attore è chi agisce in un certo ambito del sociale in rapporto con altri, come chi promuove un'azione giudiziaria, legale, amministrativa o interpreta un personaggio in teatro, ma si dice anche attore, in senso lato e ironico, chi si comporta come un "attore" nella vita reale, vale a dire sta davanti agli altri come se recitasse una parte, perché manca di spontaneità, ma lo stesso soggetto, colto in altri ambienti, si manifesta e vuole apparire in tutt'altro modo.
Il teatro, infatti, è l'insieme di più discipline che assieme rendono possibile la rappresentazione di un evento avvenuto o immaginario, ma è pure termine relativo al luogo ove operano gli attori per sviluppare lo spettacolo.
La maschera, poi, com'è noto, è uno strumento di scena che l'attore in teatro indossava per coprire gli occhi, fino anche l'intero viso o è "l'indumento" con cui veste l'intera persona per rappresentare il soggetto desiderato.
Alcune volte poi l'attore nel recitare la parte pur se non ha nulla indosso è come se avesse una maschera che non fa riconoscere il vero io, infatti, o si maschera in senso fisico o pur sempre si maschera, fingendo, con parole e atti scenici, d'essere il personaggio che intende rappresentare, indossando per quanto gli riesce la psicologia di un altro presentando i suoi sentimenti, pur tuttavia comunque non è lui, ma in quei momenti vuol che gli spettatori intendano altro di ciò che è onde, in definitiva, è palese portatore di una "bugia" che tutti danno per scontata e accettano come fosse vera.
Più bravo è l'attore, più è credibile la "bugia"; ossia è veramente efficace se nello spettacolo diviene sempre più simile all'originale che vuole rappresentare.

Ciò premesso, leggendo le Sacre Scritture giudeo-cristiane, in particolare quelle della Bibbia, dette Antico Testamento dai cristiani e Tenak dagli ebrei, con specifico riferimento ai racconti, tipo "midrash", della creazione nei capitoli 1 e 2 del libro della Genesi, dopo la descrizione dello scenario in cui si dovrà sviluppare la storia dell'umanità, si viene colpiti da un primo colpo di scena.
In quella che è la descrizione di un mondo in divenire con personaggi autentici, figure di verità, Creatore e creature, dopo che appare formata la prima coppia di un uomo e di una donna, in una scena idilliaca, il Gan Eden, in un'atmosfera d'amore, gioia e gratitudine, ecco che si verifica un "coup de théâtre".
Appare, il primo personaggio, la prima maschera e in un luogo puro e santo appare un essere che nasconde la propria identità; un lupo vestito d'agnello.
Da quel momento è iniziata una vera e propria tragedia a tinte fosche con molti morti che ancora non sono finiti, ma di cui secondo l'ultimo libro del Nuovo Testamento dei cristiani, l'Apocalisse, siamo all'ultimo atto.
La morte è entrata nel mondo e con sé la paura è entrata nel cuore dell'uomo impedendo rapporti sinceri tra loro sì che i primi atti sociali furono l'incolparsi tra i coniugi (Genesi 3,12) e un fratello che uccide il gemello (Genesi 4,8).

Il libro della Genesi al capitolo 3, quando appunto ha inizio il terzo atto racconta: "Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: È; vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?" (Genesi 3,1)

Un animale parlante, quindi, un essere ben strano che subito cerca di far cadere in errore ed esordisce con una bugia, la prima bugia; è il mentitore!
Questi propina la non verità; è il contrario, l'opposto di Dio.
D'altronde se Dio voleva creare l'uomo come un essere libero doveva pur fargli vedere il contrario di Sé per fargli scegliere cosa volesse!

"Egli ti ha posto davanti il fuoco e l'acqua; là dove vuoi stenderai la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte; a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà. Grande infatti è la sapienza del Signore, egli è onnipotente e vede tutto. I suoi occhi su coloro che lo temono, egli conosce ogni azione degli uomini. Egli non ha comandato a nessuno di essere empio e non ha dato a nessuno il permesso di peccare." (Siracide 15,16-20)

Il testo ebraico per "animali selvatici" scrive, "chaaiiat hasshadoeh", ossia chi vive nella campagna, nella steppa , ma tra quelle lettere si nasconde il vero soggetto nascosto lo "shed" il demonio, uno spirito maligno che al plurale "shedim" si trova in:
  • "Hanno sacrificato a demoni che non sono Dio..." (Deuteronomio 32,17)
  • "Immolarono i loro figli e le loro figlie agli dei falsi ".
C'è da immaginare tutta una situazione che l'autore ispirato della Genesi da evidentemente per scontata, relativa a fatti pregressi avvenuti nell'assemblea celeste (Vedi: il libro di Giobbe) e poi alla cacciata degli angeli ribelli che pare cogliersi pur se in modo succinto proprio dalle lettere di "chaaiiat hasshadoeh": "dall'assemblea di IHWH confinato entrò il demonio nel mondo " e quale fu la bugia che disse quel mentitore?

Dio, quello vero, il Creatore, aveva detto di non mangiare solo di un albero del giardino, di quello della conoscenza del bene e del male.
È, quindi, da ritenere che lo spirito istigatore del male, precipitato sulla terra, aveva animato un corpo, come un attore si mette la maschera, di un animale.
(Vedi: "Il midrash della pesca gloriosa")

La donna, che poi dal maschio della coppia sarà chiamata Eva, rispose che solo dell'albero del bene e del male non si poteva toccare, ma il divieto era solo di mangiarne e il serpente, evidentemente arrotolandosi sull'albero come immagina l'iconografia, dimostra l'errore di Eva e la convince a mangiarne.


Il sogno della Vergine di Michele di Matteo

La Bibbia, sin dal momento iniziale, ma anche cruciale, ci presenta il serpente, incarnazione del nemico, causa di tentazione non superata che fece perdere all'uomo lo stato di grazia con cui si rapportava direttamente con Dio.
Per comprendere perché l'umanità è tentata dal serpente, sono state formulate varie ipotesi, sta però il fatto che in molte culture arcaiche il serpente, che vive nascosto in buche della terra, è simbolo del mondo dei morti e il suo apparente ringiovanire con la muta della pelle induceva gli antichi a ricorrevi nella speranza di rinnovarsi evitando il morire totale.
D'altronde la paura della morte condiziona di fatto tutta la vita dell'umanità.
Vi furono anche visioni positive del serpente che, essendo in collegamento col mondo dei morti, rappresentava la benedizione delle anime degli antenati e la fede nella guarigione e nella rinascita come fa ricordare il colubro di Esculapio, consacrato al Dio della medicina.
Nel mito greco di Asclepio figlio di Apollo dio della medicina, quindi, delle guarigioni, istruito in tale scienza dal centauro Chirone, appare un serpente arrotolato a un bastone di legno.
Secondo il mito dalla dea Atena Asclepio ebbe il dono di avere lo stesso sangue di Medusa, la Gorgone; se gli sgorgava dalle vene del fianco sinistro era velenoso, ma se dal fianco destro guariva ogni malattia e perfino, si dice, risorgesse i morti.
Il serpente è segno di contraddizione perché in genere apportatore di veleno che produce la morte, ma è anche utile per produrre medicine che guariscono da varie malattie.


Il bastone di Asclepio, capace di guarire ogni tipo di malattia, simboleggia le arti sanitarie e presenta il serpente, simbolo di conoscenza di rinascita e di fertilità per il cambiamento della pelle, con la verga che indica un semplice strumento della medicina, come un bisturi e simili; il bastone di Asclepio spesso è confuso con il caduceo, associato Ermes, dio del commercio.
Questo bastone presenta due serpenti avvolti a spirale con le ali per indicare l'intelligenza che cerca di dominare la materia con la conoscenza.
È una rappresentazione del bene e del male tenuti in equilibrio dalla bacchetta del dio che concilia tra loro gli opposti, creando armonia tra elementi diversi, come l'acqua, il fuoco, la terra e l'aria, indi ricorre spesso come simbolo dell'alchimista e del farmacista.
I due serpenti, infatti, rappresentano la dose terapeutica, curativa e l'altro la dose tossica, il veleno. (Numeri 21,4-9 presenta un serpente di rame su un'asta che vince gli altri serpenti e Gesù in Giovanni 3,14s lo riferisce a se stesso)

Paracelso, infatti, insegna: "Tutto è veleno: nulla esiste di non velenoso. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto."

Tornando al racconto della caduta in Genesi 3, la donna ne diede da mangiare al marito e la coppia, subito avendo preso conoscenza e coscienza del "peccato", ebbe paura e in 3,8-10 "udirono il rumore dei passi del Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno, e l'uomo, con sua moglie, si nascose dalla presenza del Signore Dio, in mezzo agli alberi del giardino. Ma il Signore Dio chiamò l'uomo e gli disse: Dove sei? Rispose: Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto."

La paura provoca l'impulso a nascondersi a camuffarsi col fogliame dello sfondo del giardino per non farsi vedere e sostiene la Bibbia che il primo atto dopo il peccato da parte della prima coppia umana fu, quindi, il mascherarsi, ma anche l'amore tra di loro ebbe un brutto colpo, infatti poi Adamo davanti a Dio ebbe a incolpare Eva, come se lui fosse un bambino indotto in errore.

Quel versetto Genesi 3,10b "ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto" in ebraico si presenta in questo modo: "ho avuto paura": , "perché sono nudo": "e mi sono nascosto": .

Li, in ebraico aver paura, temere è che se si legge lettera per lettera con i significati delle icone relative a ciascuno segno (Vedi: "Parlano le lettere"), si può commentare, "una forza su corpo - testa - mente inizia ", quindi, opprime come fa la paura che colpisce.
Per nascondersi, poi, è usato il radicale che è relativo anche a "occultarsi, celarsi, coprirsi, rintanarsi" e leggendo quel radicale come detto lettera per lettera si ottiene "si chiude in casa uno " o anche "chiudere l'ingresso ()", insomma, è proprio un rintanarsi anche ontologico "chiudersi dentro all'Unico ", una profonda alterazione del rapporto col Creatore.
In quel "perché sono nudo" tra le righe si scorge un commento "la rettitudine spazzata () è stata da un verme ()" come se il mangiato dell'albero della conoscenza avesse un tarlo che ha tarato l'esistenza della coppia e della discendenza, portando via l'originaria rettitudine infusa da Dio.

A quel dire, Dio ribatté: "Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell'albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?" (Genesi 3,11)

In pratica Dio gli dice, chi ti ha raccontato che eri nudo? Chi te l'ha fatto credere? Certamente il peccato! Ecco che allora "Il Signore Dio fece all'uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li vestì."

L'uomo, destinato alla luce, in ebraico "'or" , per portarla nel mondo come farà poi il Messia, il primo uomo perfetto senza peccati, invece, a causa del peccare, porterà una tunica di pelle "o'r" , come un animale.
("...Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" e "Finché sono nel mondo, sono la luce del mondo" - Giovanni 8,12 e 9,5)

Le lettere di "o'r" ci dicono che, di fatto, l'embrione dell'umanità, sin dalle sue origini, s'è messo nella condizione solo di recare il peccare, che rovina il mondo e le sue creature, il cui radicale in ebraico è anche .

Nasce perciò l'idea di confrontare le lettere ebraiche di "luce" e "pelle":
  • luce "'or" , conduce all'idea del Dio "Unico portare nel corpo ", destino originario dell'uomo senza il peccato;
  • pelle "o'r" ci parla del "peccare () nel corpo " e il peccare ecco "a vedere porta aperto " e viene anche in chiaro che il corpo appare come nudo. (Genesi 3,21 "Il vestito d'Adamo")
L'uomo ora è mascherato con una tunica di pelle che ricopre la sua nudità; l'uomo originario, pensato da Dio, invece, era vestito della gloria del Creatore!
L'uomo non poteva mangiare dell'albero della vita in quella condizione perché comunque la paura gli avrebbe impedito di stare alla presenza della "Shekinah", ed allora, sarebbe stato per sempre infelice, diviso dal suo Dio.

Il Signore, allora, per evitare ciò, come medicina scacciò la coppia dal giardino per un tempo: "...perché lavorasse il suolo da cui era stato tratto". (Genesi 3,23b)

L'uomo avrebbe dovuto attendere il dono della veste bianca del Battesimo preludio al vestito glorioso della risurrezione: "In realtà quanti siamo in questa tenda sospiriamo come sotto un peso, perché non vogliamo essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita." (2Corinzi 5,4)

In definitiva l'uomo si maschera, finge di amare l'altro, ma può arrivare solo a un certo limite per la paura della morte; solo lo spirito del difensore, il "Paraclito", di chi ha amato vincendo la morte, di Lui, il Giusto, Gesù Cristo, può far cambiare (1Giovanni 2) e far vincere all'uomo la paura della morte.

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