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RICERCHE DI VERITÀ...

 
L'UOMO SI MASCHERA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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IL TEATRO E I CRISTIANI
Come ho accennato il Teatro ha avuto i propri esordi in Grecia con miti pagani rappresentati nelle feste in onore degli dei quali Venere e Dioniso.
Già tale esordio, col presentare il mondo degli idoli, rese sospetto al cristianesimo tutto l'ambito teatrale quale un territorio minato e pervaso di pericolosità per i catecumeni ed i cristiani adulti.
Dalle tragedie greche, in cui i testi spesso oggettivamente sono capolavori letterari di autori classici, indiscutibili per forma e valore espressivo, gli spettacoli teatrali si evolsero con la commedia e poi si svilirono con i mimi e i pantomimi in cui l'aspetto base di un testo era sempre meno rilevante e assumeva importanza il comportamento ludico dei corpi, delle movenze e del colloquiare blasfemo, spettacoli indecenti cui poi s'aggiunsero i giochi circensi ivi comprese le lotte tra gladiatori.
Da attori si passò agli istrioni (dal latino "histrio-nem", dall'etrusco "Híster", derivante da "Histria", regione confinante con l'"Illiria" da cui si dice venissero i primi commedianti) che erano mimo e ballerino chiamati "istrioni", perché gli attori etruschi, non parlando il latino, si limitavano a rappresentare spettacoli di pantomima, danza, e musica.
Furono così chiamati "Histriones" dai romani e tale nome passò poi anche agli attori della commedia e, infine, pure a quelli della tragedia.

Cicerone, Orazio e Seneca ebbero a sostenere che trovavano disdicevole il crescere negli spettacoli teatrali degli aspetti di scena, del balletto, della mimica e della recita all'impronta rispetto a quello letterario.
Il graduale declino dell'Impero Romano e della società portò, infatti, così in generale l'aggravarsi degli aspetti più deleteri degli spettacoli scenici che esaltarono soprattutto gli aspetti ludici, lascivi e truculenti fino a perdere quasi ogni continuità con le forme più nobili dei testi classici della tragedia e della commedia e nel frattempo persero sempre più consistenza mentre si affermava in modo sempre più ampio, nonostante le persecuzioni, l'annuncio del cristianesimo fino ai tempi di Costantino.
Questi, infatti, dopo la sconfitta del rivale Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio a Roma nel 312, nel 313 con Licinio imperatore d'Oriente, a Milano emanarono un Editto, con il quale fu concessa libertà di culto ai cristiani e furono emanate leggi in loro favore, poi quando Licinio riprese a perseguitare i cristiani, Costantino nel 324 lo sconfisse, divenne unico imperatore e trasferì la capitale a Bisanzio, chiamandola Costantinopoli ed esortò i sudditi orientali ad abbracciare il cristianesimo.

È da premettere sul tema degli spettacoli e del cristianesimo come sfondo, e buona norma quanto dice San Paolo: "Tutto è lecito! Sì, ma non tutto giova. Tutto è lecito! Sì, ma non tutto edifica." (1Corinzi 10,23)

Era, però, intanto cresciuta la condanna dello spettacolo teatrale e circense da parte di padri della Chiesa, gli spettacoli, infatti, sono realtà ambivalenti ove vero e falso si confondono.
I divieti e gli inviti a stare in guardia dei Padri della Chiesa si riferiscono specialmente agli spettacoli, a cominciare da Clemente Alessandrino, che considera teatro e stadio come "cattedre di pestilenza" ("Pedagogus", iii, 76,3).

Gli apologisti condannano, senza attenuanti, il circo e l'anfiteatro, perché vedere uccidere un uomo senza evitarlo è come ucciderlo.
Scrive Girolamo che il vizio entra nell'anima per i cinque sensi, le cinque finestre del corpo e se il vizio cattura la libertà dell'anima è perché la rende schiava delle passioni e gli spettacoli teatrali erano potenziali veicoli di vizi.
L'attore finge, ma induce in chi lo guarda autentiche passioni, quindi, concrete tentazioni e diviene strumento del demonio che tenta l'uomo a cercare di soddisfare la propria accesa concupiscenza.
Per Cipriano lo spettacolo in genere può e deve essere identificato con l'idolatria ("De spectaculis", 4).

Sant'Agostino osserva che spesso i cristiani danno cattivo esempio a chi si avvicina alla Chiesa, infatti: "Sono i catecumeni a scandalizzarsi per il fatto che i medesimi uomini riempiano le chiese nelle feste cristiane e i teatri in quelle pagane" ("De catechizandis rudibus", 25, 48), vari documenti, peraltro, informano di "teatranti cristiani e non solo di aurighi, ginnasti e musici, ma anche di mimi e pantomimi" quando, durante la controversia ariana, scelsero di esibire misteri cristiani, parodiando il battesimo e il martirio (Agostino, "De baptismo", vii, 53).

Non s'accettavano al battesimo gli aurighi, i circensi, i gladiatori, i sacerdoti, i custodi dei templi pagani, i maghi, gli ipnotizzatori, gli indovini, gli interpreti dei sogni, i fabbricanti di amuleti, gli scultori e i pittori e chi praticava o gestiva la prostituzione, ("Tradizione apostolica" 11,2-15 del 215 attribuito a Ippolito di Roma).

Ci fu poi un giudizio severo sulle "donne di teatro" valutate d'infima condizione sociale e di dubbia reputazione (Giovanni Crisostomo, "Contra ludos et theatra", 2).

Tertulliano di Cartagine 150-230, scrittore e apologeta cristiano, non accolto tra i Padri della Chiesa perché aderì alla setta eretica dei Montanisti, ebbe peraltro ad asserire in "De praescriptione haereticorum" 7,12 "nobis curiositate opus non est post Christum Iesum nec inquisitione post evangelium" ossia per i Cristiani "non c'è più spazio per la curiositas dopo l'incontro con la Verità di Cristo".

In "De spectaculis" sono considerati immorali gli spettacoli teatrali e circensi, ispiratori d'idolatria, i giochi atletici, violenti e inutili come il pugilato e la lotta e in "De cultu foeminarum" Tertulliano parla della "falsa imitazione" riguardo la maschera: "Ciò che è naturale è opera di Dio, ciò che è artificiale è opera del diavolo", "aemulator" e "interpolator" dell'opera divina... la scimmia di Dio.
Questo autore in "De spectaculis" afferma ai capitoli:

  • I - I cristiani respingono gli spettacoli di cui i pagani si dilettano.
  • III - Gli spettacoli sono proibiti dalle Sacre Scritture.
  • X - E i giochi scenici sono imbevuti di principi idolatrici.
  • XIV - È da evitare ogni forma di concupiscenza mondana.
  • XVII - I teatri sono sentine d'impurità e di disonestà.
  • XVIII - Le tragedie, le commedie hanno in loro qualcosa d'illecito e di empio.
  • XXVI - Il teatro è cosa che ha in sé carattere demoniaco.
Tertulliano poi si sofferma sui mestieri che è opportuno vengano lasciati prima d'essere battezzati, perché avvicinano al culto degli dei ("De idolatria", 12,4).

Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente la Chiesa cattolica diffusa in tutta Europa, non apprezzava il Teatro e scomunicava gli attori; pur tuttavia sopravvissero i giullari, eredi del mimo e della farsa atellana, che intrattenevano la gente nelle città e soprattutto nelle campagne con canti e acrobazie.
Ci fu un processo d'inculturazione, peraltro raccomandato già da Gregorio Magno (VI-VII secolo), onde alcuni rituali drammatici si riversano nella teatralità cristiana alimentandola.
Progressivamente poi la Chiesa farà proprie alcune tecniche spettacolari per il loro potere di fascinazione e si arriverà a spettacoli sacri, drammi religiosi e sacre rappresentazioni attraverso cui i fedeli, spesso analfabeti, apprendevano i principali fatti raccontati dalle Sacre Scritture.
La professione teatrale viene però riconsiderata nel quadro della scolastica e in particolare da Tommaso d'Aquino (XII-XIII secolo) e s'imposero i drammi liturgici, specie nel tempo di Passione; la cosiddetta Passione cassinese ne è il documento più antico (XII secolo).

Il primo luogo scenico del teatro medievale fu la Chiesa ove s'iniziò a mettere in scena passi del Vangelo commentati dal sacerdote, indi spostati sul sagrato.
Apparvero poi testi in volgare come le laudi (ne ha scritte 93) del Beato Iacopone da Todi (1230/6-1306) molte delle quali da pensare quasi testi da scena con cui si scaglia contro le tentazioni eretiche, la diffusa corruzione ecclesiastica e i vizi mondani ed indica per rimedi la via della santità e la scelta del rigore ascetico.
A lui, infatti, si deve la forma della "lauda drammatica", un componimento poetico scritto per essere recitato nelle occasioni liturgiche tra cui la più celebre è "la Donna del Paradiso" ove si rappresenta la Passione di Cristo, descritta attraverso varie voci.
La Madonna e il Cristo sacrificato diventano così il fulcro del teatro religioso italiano, vale a dire lauda in volgare, sorta nell'ambiente laico delle confraternite d'ispirazione penitenziale, diffusasi tra XIII e XV secolo in forma drammatica.

Ricordo, infine, la "lectio divina" dell'11 giugno 2012 sul battesimo al convegno ecclesiale della diocesi di Roma di Benedetto XVI, che si espresse così: "Nella Chiesa antica la seconda delle rinunce battesimali era formulata così: Rinunciate alla pompa del diavolo?" ora "la pompa del diavolo erano soprattutto i grandi spettacoli cruenti, in cui la crudeltà diventa divertimento, in cui uccidere uomini diventa una cosa spettacolare: spettacolo, la vita e la morte di un uomo. Questi spettacoli cruenti, questo divertimento del male sono la "pompa del diavolo", dove egli con apparente bellezza appare con tutta la sua crudeltà."
Per questo, nota ancora Benedetto XVI, "questa rinuncia era molto reale: era la rinuncia a un tipo di cultura che è un'anti-cultura, contro Cristo e contro Dio...
Lascio adesso a ognuno di voi di riflettere su questa "pompa del diavolo", su questa cultura alla quale diciamo "no". Essere battezzati significa proprio sostanzialmente un emanciparsi, un liberarsi da questa cultura... in cui non conta la verità; anche se apparentemente si vuol fare apparire tutta la verità, conta solo la sensazione e lo spirito di calunnia e di distruzione. Una cultura che non cerca il bene, il cui moralismo è, in realtà, una maschera per confondere, creare confusione e distruzione. Contro questa cultura, in cui la menzogna si presenta nella veste della verità e dell'informazione, contro questa cultura, che cerca solo il benessere materiale, ma nega Dio, diciamo no.
"

Rientra oggi in questo discorso il rapporto del cristiano con i media, televisione e Internet, che consentono di vivere facilmente nella falsità con vite doppie.

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