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L'INTIMO DELLA TORAH »
LA DONNA VESTITA DI SOLE E LE DOGLIE DEL PARTO DEL MESSIA
Nel Deuteronomio 18,15 Mosè ricorda che Dio aveva detto: "Il Signore, tuo Dio, susciterà per te, in mezzo a te, tra i tuoi fratelli, un profeta pari a me. A lui darete ascolto" e Dio stesso lo ripete poco dopo al versetto 18,18.
Ed ecco che il Vangelo di Giovanni ci ricorda l'attesa di questo "profeta" che doveva venire quando riferisce: "Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva. Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato. All'udire queste parole, alcuni fra la gente dicevano: Costui è davvero il profeta! Altri dicevano: Costui è il Cristo! Altri invece dicevano: Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo?" (Giovanni 7,37-42)
Questi, il Figlio di David è l'Unto, il "Meshiach", il Cristo di Dio, su cui è stato versato l'olio
"shoemoen" dello Spirito Santo, in cui "del Nome
c'è l'energia
",
olio che in ebraico ricorda il numerale otto
"shemonoeh", (essendo
=
),
il Figlio amato (David vuol dire amato, amore) che ci porterà alla fine del settimo giorno della presente creazione, vale a dire all'ottavo giorno, il giorno la Domenica Eterna della nuova creazione in cui l'umanità finalmente sarà associata alla divinità.
Nella tradizione rabbinica si parla dei dolori del parto del Messia.
Il "Sefer ha-Zohar" o "Libro dello Splendore" o semplicemente "Zohar", il libro più importante della tradizione o cabala ebraica probabilmente redatto in Spagna attorno al 1275, propone: "Quando i dolori ed i travagli saranno sopra Israele, e tutte le nazioni ed i loro re prenderanno furiosamente consiglio contro di essa, allora una colonna di fuoco sarà sospesa tra la terra ed il cielo per quaranta giorni, visibile a tutte le nazioni. Quando il Messia sorgerà dal Giardino dell'Eden, dal luogo che è chiamato il Nido dell'Uccello... Egli sorgerà alla terra di Galilea... egli rivelerà se stesso in Galilea; poiché in questa parte della Terra Santa la devastazione è iniziata prima, e dunque egli manifesterà se stesso prima là..." (Zohar 3:7b-8a).
Gesù stesso parla di questo "inizio dei dolori" in Matteo 24,8.
L'inizio dei dolori aveva avuto inizio con la sua prima venuta; si era nel tempo della gestazione, nell'ultimo giorno per arrivare al tempo finale della nascita della nuova creazione: "Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno; vi saranno carestie, pestilenze e terremoti in vari luoghi. Ma tutte queste cose saranno soltanto l'inizio delle doglie di parto."(Matteo 24,7-8)
Ciò è rafforzato dai seguenti pensieri, quello di San Paolo in Romani 8,22 e della "Donna vestita di sole" dell'Apocalisse:
- Romani 8,22 - "...tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto..."
- Apocalisse 12,1-2 - "...una Donna vestita di sole... era incinta e gridava per le doglie e il travaglio del parto."
Questa Donna è vestita di sole "soemoesh"
,
con il che s'intende che "il Nome
la illumina
",
e questo è il Nome di tutti i Nomi, il più alto che esista, il Nome di Dio!
Questa Donna è la madre che partorisce l'umanità redenta di cui Maria, la Vergine Madre di Cristo, è figura.
Dal costato d'Adamo, la prima coppia di maschio e femmina della razza umana, mentre dormiva, perché non fossero soli, Dio aveva estratto la donna, la moglie e l'uomo, il marito.
Fu la donna la prima tentata dall'angelo entrato proditoriamente nel giardino e fu scritto: "porrò inimicizia fra te e la donna..." (Genesi 3,15)
Del pari dal costato di Gesù Crocifisso ci furono i segni di un avvenuto parto.
Dall'uomo nuovo uscì una donna nuova.
Le tracce furono sangue e acqua e la nuova Eva uscita dal costato di Cristo si portò con gli apostoli in cammino fino ai confini del mondo per formare la Chiesa del Signore.
In lei e per lei, sempre incinta e nel travaglio del parto, nascono fratelli del Signore che rinnovano nelle generazioni il combattimento che provoca irritazione al nemico.
Ecco alla fine dei tempi il segno grandioso in cielo che profetizza l'Apocalisse 1,1-2 di:
- "una donna vestita di sole", la luce della risurrezione,
- "con la luna sotto i suoi piedi", per riflesso bianco argenteo della Colomba, lo Spirito Santo che la porta e la guida,
- "e, sul capo, una corona di dodici stelle" i 12 apostoli di Cristo,
- "incinta, e gridava per le doglie", il suo grido è la predicazione del Kerigma, udito in ogni angolo del mondo,
- "e il travaglio del parto" la predicazione che fa nascere figli nella fede.
Contro di lei si avventa:
- il "drago rosso" il Leviatano, rosso come il Mare Rosso che evoca, e anche rosso del sangue degli uomini;
- "con sette teste", sette teste come i 7 rami del foce del Nilo e i 7 vizzi capitali,
- "e dieci corna e sulle teste sette diademi" che sono titoli blasfemi quali morte, peste, spada, fame, schiavitù fossa o sepolcri, uccisioni che l'accompagnano.
- Il drago è colui che apparve come serpente nel paradiso terrestre alla donna primigenia, infatti: "Quando il drago si vide precipitato sulla terra, si mise a perseguitare la donna che aveva partorito il figlio maschio. Ma furono date alla donna le due ali della grande aquila, perché volasse nel deserto verso il proprio rifugio, dove viene nutrita per un tempo, due tempi e la metà di un tempo, lontano dal serpente." (Apocalisse 12,13ss)
La prima volta, infatti, che nella Bibbia si trova la parola "padre" e "madre" è nel libro della Genesi al versetto 24, è dopo che Dio unì in matrimonio la prima coppia allorché commenta "Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne." (Genesi 2,24)
Per quel "lascerà" è usato "iaea'zab"
dal radicale
e riguarda un vero e proprio distacco fisico.
In quel radicale, infatti, appaiono come due bi - consonanti
e
,
la prima riguarda il concetto di
"o'z" forte, vigore e il secondo
in genere è usato per "mestruo", participio di
"fluire, sgorgare, dissanguarsi", quindi, è come una forza che defluisce da casa dando luogo ad un'altra casa, figlia della prima se pure indipendente.
In quel versetto il "lascerà" fa da contraltare al "si unirà" "dabaq"
che è un "attaccarsi, appiccicarsi, agglutinarsi, amalgamarsi, associarsi" ossia un "fluire, colare" dal radicale
e un riversarsi
.
Rabbi David Qimhi (1160-1235), insegnante medioevale di Talmud, conosciuto anche con l'acronimo RaDaQ, al riguardo del versetto "l'uomo lascerà suo padre e sua madre", commenta: "non significa che dovrà cessare di servire e onorare i genitori. L'espressione indica solo una separazione fisica, il suo attaccamento alla moglie sarà talmente forte da portarlo a lasciare la casa paterna per fondarne un'altra insieme a lei."
La parola "figli", invece, per la prima volta si trova al versetto 3,16 del libro della Genesi dopo che la prima coppia ebbe mangiato dell'albero della conoscenza del bene e del male, quando Dio "Alla donna disse: Moltiplicherò i tuoi dolori e le tue gravidanze, con dolore partorirai figli. Verso tuo marito sarà il tuo istinto, ma egli ti dominerà". (Genesi 3,16)
In questo versetto alla parola figli è strettamente connessa anche l'dea di "dolore", concetto ivi ripetuto due volte come ho evidenziato in grassetto.
Le parole usate per dolore, afflizione in ebraico sono varie come
"maca'ob" di Isaia 53,3, in cui appare "piaga, ferita"
,
ma anche
affliggere e
nemico, ma nel caso specifico di Genesi 3,16 in quelle due volte sono usate due parole simili che hanno la stessa radice, sia
"oetsoeb", sia
"etsabon" che stanno per "dolore, pena, sofferenza, afflizione", ma anche per "fatica"; infatti
è pure usato nel versetto successivo Genesi 3,17 ove si parla del lavoro dell'uomo.
Certamente ciò, come dicevo, è volontario come un desiderato riferimento al fatto dell'albero mangiato, infatti, in quei due termini usati per dolore spiccano le lettere
che sono quelle "e'ts" che identificano "l'albero e il legno".
Con quella parola dolore, così come è scritta,
il pensiero va a colui che "sul legno
abita
"
e per i cristiani questi è Gesù il Crocifisso.
Lui è l'uomo dei dolori!
"Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire..." (Isaia 53,3)
Al riguardo è da considerare che tra il figlio "ben"
(tenuto conto che
=
)
e il radicale
di "edificare, costruire, fondare" c'è grande affinità, onde in ebraico "benah" è il mattone, "bonoeh" il costruttore e "biniah" un edificio.
I figlio, insomma, è un mattone della società umana.
Del resto i figli sono delle vere e proprie costruzioni cui entrambi i genitori debbono provvedere ed ogni costruzione porta fatica e dolori, oltre a quelli della madre connessi al travaglio del parto.
Viene in proposito alla mente il Canto delle ascensioni di Salomone: "Se il Signore non costruisce
la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode." (Salmo 127,1)
Gesù, il nuovo Adamo, sulla croce, in effetti, si caricò di tutte le maledizioni dei progenitori ossia di quella prima coppia caduta, sia della parte maschile, sia di quella femminile e saldò col proprio sangue il debito del vecchio Adamo.
Gesù, infatti, nel Getsemani sudò sangue, poi, sul legno della croce, concluse il lavoro di costruire i figli con l'esempio e, emettendo il proprio Spirito, partorì.
Il sangue e l'acqua che uscirono dal costato del nuovo Adamo, squarciato dalla lancia di un soldato romano, furono il segno della nascita della nuova Eva, la nuova madre, la Donna che col Battesimo genererà i figli di Dio, coeredi Di Cristo, che si ciberanno di Lui per arrivare alla dimensione adulta e prendere alla fine possesso del proprio posto preparato da Lui in cielo, nel Regno di Dio, nella Nuova Gerusalemme.
Questa Donna "si vede
scendergli
da dentro
",
frutto del dolore
"oetsoeb" sulla croce.