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di Alessandro Conti Puorger
 
 

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DUE FORME DI MESSIANISMO
Il Vangelo di Giovanni conclude il racconto al capitolo 6 della moltiplicazione di cinque pani e due pesci per cinquemila uomini, miracolo che secondo la tradizione avvenuto in località di Tabga sul lido occidentale del mare di Galilea, a meno di 5 km da Cafarnao, con la seguente annotazione "...la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo! Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo." (Giovanni 6,14s)

Gli zeloti cercavano un capo, un agitatore del popolo e nel caso specifico Gesù era anche un davidico, chi meglio di lui?
Quel "colui che viene nel mondo!" ricorda, peraltro, senza meno la profezia di Giacobbe su Giuda: "Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli." (Genesi 49,10)

Le lettere esatte ebraiche usate nella Tenak o Bibbia ebraica per scrivere quel "colui al quale" sono "shilòh" e tale modo di scriverlo aiuta anche a comprendere il senso di quel nome "un dono del Potente per il mondo ", come d'altronde sarà il Messia; questa è la stirpe "zera'h" che "avrebbe colpito il male del mondo ".
Egli è il Messia, il "Figlio di David" della tribù di Giuda, tante volte ricordato con tale titolo nei Vangeli.
Questo personaggio è certamente un re, in quanto, dice la benedizione di Giacobbe, ha il suo scettro, cui è dovuta l'obbedienza dei popoli onde quel "colui al quale", "shilòh" per i Rabbini, è divenuto un nome per definire il Messia, "Shilòh" che si può anche leggere: "un fuoco ci sarà del Potente nel mondo " che "a bruciare sarà il serpente nel mondo ."

Il personaggio del Messia e la sua attesa nell'ebraismo si fece così sempre più concreta attraverso la liturgia antica, soprattutto tramite i Salmi, tra cui dieci - 2, 16, 20, 22, 45, 72, 89, 101, 110, 132 e 144 - hanno contenuto messianico.
Questi salmi, infatti, erano recitati in varie occasioni dal popolo anche come preghiere individuali giornaliere, rispetto agli altri testi delle Sacre Scritture che avevano una lettura più sporadica.
(Vedi: "Battesimo al Giordano riconoscimento di paternità")

Nel Talmud vari sono commenti su quella benedizione di Genesi 49,10-12:

  • Targum Onqelos - La trasmissione del dominio non cesserà nella casa di Giuda, e neppure lo scriba dai figli dei suoi figli, per sempre, fino a che non verrà il Messia, a cui appartiene il Regno, e a cui tutte le nazioni obbediscono.
  • Targum Jonathan - I re e i governanti non scompariranno dalla casa di Giuda, e neppure gli scribi che insegnano la Torah dalla sua discendenza, fino a che il Messia Re non verrà, il più giovane dei suoi figli, e a causa di lui le nazioni svaniranno... Come è bello il Re Messia destinato a sorgere dalla casa di Giuda... Come sono belli gli occhi del Re Messia, come vino prelibato!
  • Bereshit Rabbah 98 e Sanhedrin 98b - Lo scettro non si allontanerà da Giuda... fino a che Shiloh ('lui') non verrà, questo è il Re Messia... lo scettro di Giuda rappresenta la Grande Sinagoga, il Sinedrio, che è stato colpito ed è crollato... fino a che Shiloh non verrà.
  • Lamentazioni Rabbah 1:16 - Qual è il nome del Messia-Re?... Il SIGNORE (YHWH) è il suo nome, perché Geremia 23,6 dice: Questo è il nome con cui verrà chiamato: il SIGNORE, nostra Giustizia SHILOH è il suo nome; perché è scritto nella Genesi 49,10, 'fino a che Shiloh non verrà...
Gesù di Nazaret, un discendente della tribù di Giuda, realizzò questa profezia.
La profezia, infatti, prevede che la tribù di Giuda avrebbe conservato un potere fino al tempo della venuta del Messia e dopo lo scettro del governo sarebbe passato a questi e quello della tribù sarebbe terminato.

Il libro di Esdra 1,5-8 informa che la tribù di Giuda conservò la propria identità anche nei 70 anni prigionia a Babilonia e poté (con Zorobabele Esdra 2,2 richiamato in Matteo 1,12) ricostruire il Tempio.
La tribù di Giuda poi preservò un certo potere fino al tempo di Gesù e poco dopo, nel 70 d.C., lo perse con la distruzione di quel Tempio.
Torniamo al miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci, il Vangelo parla di cinquemila uomini, numero veramente considerevole senza contare donne e bambini.

Venivano ovviamente da Cafarnao e di paesi vicini, avevano sentito che c'era qualche cosa di nuovo, uno con un messaggio nuovo, e poi un davidico, i suoi parenti erano conosciuti in zona, quindi come non pensare che anche i facinorosi, ribelli potenziale al potere costituito non fossero interessati, forse era l'occasione buona per cavalcare la tigre della rivolta.
Gesù conosceva bene tutto ciò e "...sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo".

Stava venendo buio e i suoi discepoli invece presero la barca per andare a Cafarnao distante tre a quattro miglia da Tabga "...il mare era agitato"... "soffiava un forte vento". Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: Sono io, non abbiate paura! Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti." (Giovanni 6,18-21)
I dodici avevano visto il vero potere di Gesù, quello di vincere gli elementi, camminare sul mare e rendere salvi dalla paura di morire.
La folla il giorno dopo capì che Gesù era andato a Cafarnao e vi si diresse anche con barche.
Gesù parlò nella sinagoga di Cafarnao.

Intese chiarire la sua missione alla massa ai tanti che lo cercavano: "In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell'uomo vi darà." (Giovanni 6,26s)

E aggiunse molte cose, sullo spirito e la vita vera, sulla sua missione celeste, ma quelli non credevano, cercavano altro.
Fu un momento importante di chiarimento, un setaccio da cui passarono solo chi era disposto a lasciare i propri preconcetti, almeno momentaneamente considerato poi il comportamento dell'Iscariota, infatti: "Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: Volete andarvene anche voi? Gli rispose Simon Pietro: Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio." (Giovanni 6,66s)

Riporto quanto ha detto al riguardo papa Francesco all'Angelus del 23 agosto 2015-08-24 "Si conclude oggi la lettura del capitolo sesto del Vangelo di Giovanni, con il discorso sul "Pane della vita", pronunciato da Gesù all'indomani del miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Alla fine di quel discorso, il grande entusiasmo del giorno prima si spense, perché Gesù aveva detto di essere il Pane disceso dal cielo, e che avrebbe dato la sua carne come cibo e il suo sangue come bevanda, alludendo così chiaramente al sacrificio della sua stessa vita. Quelle parole suscitarono delusione nella gente, che le giudicò indegne del Messia, non "vincenti". Così alcuni guardavano Gesù: come un Messia che doveva parlare e agire in modo che la sua missione avesse successo, subito. Ma proprio su questo si sbagliavano: sul modo di intendere la missione del Messia! Perfino i discepoli non riescono ad accettare quel linguaggio inquietante del Maestro. E il brano di oggi riferisce il loro disagio: "Questa parola è dura! - dicevano - Chi può ascoltarla?" (Giovanni 6,60) In realtà, essi hanno capito bene il discorso di Gesù. Talmente bene che non vogliono ascoltarlo, perché è un discorso che mette in crisi la loro mentalità."

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