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IL NAZIREATO
Non resta ora che parlare del nazireato, voto al Signore di cui dice la Torah, che ha indotto molti a considerare che Gesù vi avesse aderito e per tale motivo fosse detto nazzareno.
Il nazireato, infatti, è una forma di consacrazione di una persona a IHWH descritta al 6° capitolo del libro dei Numeri, la IV parte del rotolo della Torah e chi si consacra poteva essere uomo o donna come, appunto dice il versetto 6,2.

Il capitolo 6 è formato da 27 versetti, ma l'istituto del nazireato riguarda i primi 21, mentre gli ultimi 6 versetti sono relativi alla benedizione per gli Israeliti che il Sommo Sacerdote pronunciava nominando, una sola volta l'anno, il nome divino del Tetragramma all'interno del tempio di Gerusalemme per la benedizione solenne nel giorno dell'espiazione.
Dell'intero Numeri 6 riporto comunque la traduzione in italiano della C.E.I. 2008.

Numeri 6,1 - Il Signore parlò a Mosè e disse:

Numeri 6,2 - Parla agli Israeliti dicendo loro: Quando un uomo o una donna farà un voto speciale, il voto di nazireato, per consacrarsi al Signore,

Numeri 6,3 - si asterrà dal vino e dalle bevande inebrianti, non berrà aceto di vino né aceto di bevanda inebriante, non berrà liquori tratti dall'uva e non mangerà uva, né fresca né secca.

Numeri 6,4 - Per tutto il tempo del suo nazireato non mangerà alcun prodotto della vite, dai chicchi acerbi alle vinacce.

Numeri 6,5 - Per tutto il tempo del suo voto di nazireato il rasoio non passerà sul suo capo; finché non siano compiuti i giorni per i quali si è votato al Signore, sarà sacro: lascerà crescere liberamente la capigliatura del suo capo.

Numeri 6,6 - Per tutto il tempo in cui rimane votato al Signore, non si avvicinerà a un cadavere;

Numeri 6,7 - si trattasse anche di suo padre, di sua madre, di suo fratello e di sua sorella, non si renderà impuro per loro alla loro morte, perché porta sul capo il segno della sua consacrazione a Dio.

Numeri 6,8 - Per tutto il tempo del suo nazireato egli è sacro al Signore.

Numeri 6,9 - Se qualcuno gli muore accanto all'improvviso e rende impuro il suo capo consacrato, nel giorno della sua purificazione si raderà il capo: se lo raderà il settimo giorno;

Numeri 6,10 - l'ottavo giorno porterà due tortore o due piccoli di colomba al sacerdote, all'ingresso della tenda del convegno.

Numeri 6,11 - Il sacerdote ne offrirà uno in sacrificio per il peccato e l'altro in olocausto e compirà il rito espiatorio per lui, per il peccato in cui è incorso a causa di quel morto. In quel giorno stesso, il nazireo consacrerà così il suo capo.

Numeri 6,12 - Consacrerà di nuovo al Signore i giorni del suo nazireato e offrirà un agnello dell'anno come sacrificio per il peccato; i giorni precedenti decadranno, perché il suo nazireato è stato reso impuro.

Numeri 6,13 - Questa è la legge per il nazireo: quando i giorni del suo nazireato saranno compiuti, lo si farà venire all'ingresso della tenda del convegno;

Numeri 6,14 - egli presenterà l'offerta al Signore: un agnello dell'anno, senza difetto, per l'olocausto; una pecora dell'anno, senza difetto, per il sacrificio per il peccato; un ariete senza difetto, come sacrificio di comunione;

Numeri 6,15 - un canestro di pani azzimi di fior di farina, di focacce impastate con olio, di schiacciate senza lievito unte d'olio, insieme con la loro oblazione e le loro libagioni.

Numeri 6,16 - Il sacerdote le offrirà davanti al Signore e compirà il suo sacrificio per il peccato e il suo olocausto;

Numeri 6,17 - offrirà l'ariete come sacrificio di comunione al Signore, oltre al canestro degli azzimi. Il sacerdote offrirà anche l'oblazione e la sua libagione.

Numeri 6,18 - Il nazireo raderà, all'ingresso della tenda del convegno, il suo capo consacrato, prenderà la capigliatura del suo capo consacrato e la metterà sul fuoco che è sotto il sacrificio di comunione.

Numeri 6,19 - Il sacerdote prenderà la spalla dell'ariete, quando sarà cotta, una focaccia non lievitata dal canestro e una schiacciata azzima e le porrà nelle mani del nazireo, dopo che questi avrà rasato la capigliatura consacrata.

Numeri 6,20 - Il sacerdote le presenterà con il rito di elevazione davanti al Signore; è cosa santa che appartiene al sacerdote, insieme con il petto della vittima offerta con il rito di elevazione e la coscia della vittima offerta come tributo. Dopo, il nazireo potrà bere vino.

Numeri 6,21 - Questa è la legge per il nazireo che ha promesso la sua offerta al Signore per il suo nazireato, oltre quello che è in grado di fare in più, secondo il voto che avrà emesso. Così egli farà quanto alla legge del suo nazireato.

Numeri 6,22 - Il Signore parlò a Mosè e disse:

Numeri 6,23 - Parla ad Aronne e ai suoi figli dicendo: Così benedirete gli Israeliti: direte loro:

Numeri 6,24 - Ti benedica il Signore e ti custodisca.

Numeri 6,25 - Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia.

Numeri 6,26 - Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace.

Numeri 6,27 - Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò.

Il voto di nazireato può essere perenne o a tempo e in sintesi riguarda:

  • l'astenersi dal mangiare o bere qualsiasi sostanza che contenga traccia d'uva, vino, aceto di vino, uva, uva passa, distillati d'uva;
  • il non radersi i capelli;
  • l'evitare l'impurità non avvicinando cadaveri e tombe come i sacerdoti, anzi non partecipare a funerali anche di parenti stretti per non diventare impuro.
Famosi esempi di nazirei con voto perenne furono Sansone, Samuele e Giovanni Battista.
(Vedi: "Nella gloria, Sansone - piccolo sole - annuncia il Messia")

Certamente Gesù è da considerare un consacrato a IHWH, ma non in modo formale, ma sostanziale.
Forse per qualche tempo avrà aderito a tale voto, ma ciò non è rilevante per qualificarlo come nazireo, comunque si può escludere che fosse un nazireo aderente a tale forma, almeno nel periodo della sua missione terrena.
Gesù, invece, beveva vino e si avvicinava a tombe e cadaveri.

È da tenere presente "Mosè venne educato in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente in parole e in opere" (Atti 7,22) indi con molta probabilità deriva da un'idea egizia.
L'insegnamento monoteistico della scuola di Mosè è rivoluzionario e contestatario nei confronti del politeismo egizio e di totale opposizione alla classe sacerdotale dei sacerdoti di Ra.
Non dimentichiamoci che uno zampino di concezione ebraica si trova nel culto monoteistico al sole del faraone "eretico" Achenaton che nasconde l'idea di adorazione ad un Dio unico la cui immagine era il sole.
I sacerdoti egizi si radevano il capo e la barba per essere mondi davanti agli dei ed ecco che invece la consacrazione al Dio Unico contempla il non radersi i capelli, infatti, nel libro del Levitico si trova:
  • Levitico 19,27 - "Non vi taglierete in tondo il margine dei capelli, né deturperai ai margini la tua barba."
  • Levitico 21,5 - "I sacerdoti non si faranno tonsure sul capo, né si raderanno ai margini la barba né si faranno incisioni sul corpo."
Ora i raggi del sole, se lo si considera personalizzato, sono come i suoi capelli e portano energia come è evidente l'idea nella iconografia ai tempi di Achenaton.


Il Re, come sfinge, rende omaggio ad Aton

Non a caso il nome di Sansone in ebraico significa piccolo sole "shamesh" , come a dire "del sole porta l'energia ", ma pensando al Dio Unico e al suo Nome , in effetti, l'intento è più totalizzante: "del Nome accesa porta l'energia ".
Il vino "iain" poi è da pensare che porta energia "iain".
La lettera "shin" reca in se sempre l'idea di fuoco, di calore, segno del sole, ma soprattutto del Nome.
I capelli "sha'r" in tale contesto si possono vedere come un segno del Nome, "un fuoco che si vede sulla testa ".
Ora, il vero Re d'Israele era IHWH, quindi consacrarsi a Lui era venire a far parte della sua guardia del corpo.

Del resto Dio aveva detto "Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa." (Esodo 19,6)

Ritengo perciò che l'idea originaria sia da ricercare nel fatto che i nazirei fossero un corpo di principi, consacrati, per salvare la vita del faraone, un corpo di guardia speciale votato alla morte in caso di pericolo del re, forse ancora in vigore ai tempi di Achenaton.

In effetti, il termine "nazir" , si trova già per Giuseppe nel libro della Genesi, infatti, quando Giacobbe benedice i figli a Giuseppe dice: "Le benedizioni di tuo padre sono superiori alle benedizioni dei monti antichi, alle attrattive dei colli eterni. Vengano sul capo di Giuseppe e sulla testa del principe tra i suoi fratelli!" (Genesi 49,26 per dire che era "distinto " tra i fratelli, come del resto preconizzavano i sogni di Giuseppe in Genesi 37.

Lo stesso concetto è ripetuto in Deuteronomio 33,16: "Il favore di colui che abitava nel roveto venga sul capo di Giuseppe, sulla testa del principe tra i suoi fratelli!"

Giuseppe è principe, in quanto, dall'età di 30 anni vice Faraone, è stato come un Faraone: "Tu stesso sarai il mio maggiordomo (il più grande della casa del Faraone) e ai tuoi ordini si schiererà tutto il mio popolo: solo per il trono io sarò più grande di te". (Genesi 41,40)

Rimando all'articolo già segnalato "Chi ha scritto l'Esodo conosceva i geroglifici", ove, nel parlare di Mosè e della sua adozione - riconoscimento come figlio di Faraone, entrano in gioco alcuni geroglifici relativi alla bi-letterale iniziale NZ = NS che indica "appartenente al giunco" cioè alla famiglia del Faraone.

A tale riguardo anche Giuseppe fu associato alla famiglia del Faraone e fu considerato un principe di sangue, visse alla corte per circa 80 anni, e fu onorato dopo la morte con imbalsamazione egizia che veniva attribuita agli appartenenti alla famiglia reale "Poi Giuseppe morì all'età di centodieci anni; lo imbalsamarono e fu posto in un sarcofago in Egitto." (Genesi 50,26)

Del pari, Giacobbe era stato imbalsamato e accompagnato da Giuseppe alla grotta di Macpela a Mamre con un corteo di carri del Faraone (Genesi 50,1-14).

Il libro dei Numeri precisa che di fatto il nazireo "porta sul capo il segno della sua consacrazione a Dio". (Numeri 6,8)

In effetti, una lettura delle lettere ebraiche di "nazir" col metodo dei segni fornisce la seguente idea: "l'energia su questi è in testa "; il che manifesta il particolare pregio della lettura dei singoli segni delle parole ebraiche, capace di dare chiarimenti ai testi biblici.
Le stesse lettere di "nazir" , lette in altro modo, informano sul motivo di quel voto: "l'angelo colpire che sta nel corpo " e questo angelo è l'angelo ribelle che ha invaso l'umanità come esito allargato del "midrash" della caduta dei progenitori di Genesi 3.

La spiegazione si trova in ciò che Gesù spiegò ai suoi discepoli: "Non capite che tutto ciò che entra nell'uomo dal di fuori non può renderlo impuro, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e va nella fogna? Così rendeva puri tutti gli alimenti. E diceva: Ciò che esce dall'uomo è quello che rende impuro l'uomo. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo". (Marco 7,18-23)

Nessuno è esente da questa verità.
Il cuore dell'uomo è come occupato da un invasore, un angelo ribelle che, di fatto, lo consiglia, lo tenta e l'uomo si piega ad atti che non vorrebbe e deplora, ma il proprio corpo disobbedisce.

Lo stesso pensiero con altre parole lo esprime San Paolo nella lettera ai Romani quando scrive: "Io so, infatti, che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in me c'è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Dunque io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti nel mio intimo acconsento alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un'altra legge, che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra." (Romani 7,18-23)

Occorre, quindi, esercitare la volontà sul proprio corpo e questo pare essere il pensiero a monte del voto di nazireato, quello, cioè, d'avere l'idea costante di cercare di vincere il proprio corpo con atti semplici, non bere vino, farsi crescere i capelli che ricordino il voto ed evitando la "morte" come segno di volontà di stargli lontano.
Circa la benedizione sacerdotale finale di Numeri 6 riporto infine quanto ho inserito in "Torah - Targum palestinesi versetti scelti con commenti":

Numeri 6,24-27
TI BENEDICA IL SIGNORE E TI PROTEGGA, in tutte le tue occupazioni e ti guardi dai demoni di tutte le ore del giorno e della notte.
IL SIGNORE FACCIA BRILLARE IL SUO VOLTO SU DI TE E TI SIA PROPIZIO, quando sarai occupato nello studio della Legge e che te ne riveli i segreti.
IL SIGNORE RIVOLGA SU DI TE li SUO. VOLTO E Ti CONCEDA PACE, faccia risplendere su di te lo splendore mentre preghi e ti dia pace in tutto il tue territorio.
COSÌ PORRANNO la benedizione del MIO NOME SUGLI ISRAELITI E IO, con la mia Parola, LI BENEDIRÒ.



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