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L'ALLEGORIA DELLA VITA E DEL MARE »
DESERTO E MARE
Abbiamo compreso che nella Bibbia il mare "iam"
rappresenta la nostra vita terrena che ha ineluttabili limiti temporali.
Come attraversare, allora, il mare della vita?
Il mare è come il deserto, nel quale il vivere è possibile solo se si è in una comitiva in cui qualcuno guida e sta al timone, perché si sa che conosce la strada, e in cui ci si aiuta, altrimenti ci si perde.
Sia nel deserto, sia nel mare ci si orienta con le stelle.
Come nel deserto vi sono le oasi, nel mare vi sono le isole e ogni tanto vi ci si può rifugiare e riprendere le forze.
Sia in mare, sia nel deserto, una pur minima necessità non superabile in breve provoca con la morte la fine del viaggio.
Per attraversare un deserto, allora, è bene essere in carovana usufruendo ciascuno dell'aiuto dell'altro.
Il deserto in ebraico è il "midebbar"
in cui i significati grafici delle lettere aiutano a commentarlo come il luogo ove con coraggio "i viventi
insinuano
()
i corpi
"
o anche ove al limite "i viventi
aiutandosi
abitano
con i corpi
".
(Vedi: le schede delle singole lettere cliccando sui vari simboli della colonna a destra della home di questo mio Sito)
La carovana è un accampamento semovente e riguarda un gruppo di persone in movimento da un luogo all'altro: come la vita, appunto, è un pellegrinaggio.
Non a caso il popolo d'Israele fu riunito e preparato da Dio che lo porta e lo guidò per 40 anni nel deserto "midebbar"
ove "si vive
di Parola
"
riconoscendo che vi si vive solo per l'aiuto della grazia di Dio che si presenta a quei viventi, appunto, con la sua Parola.
In ebraico, infatti, carovana e accampamento sono sinonimi, entrambi sono definiti come "machanoeh"
ove "i viventi
stringono
le energie
per uscire
"
o "i viventi
stringono
le energie
in campo aperto
".
In entrambi i luoghi, deserto o mare, è bene avere dei mezzi di trasporto per risparmiare le forze.
Nel mare, però ci si può servire dell'aiuto del vento che per millenni è stato proprio il motore che ci consente muoversi.
Nel parallelo con la vita è lo spirito, in ebraico la "ruach"
,
sinonimo di vento, che aiuta a vivere, reca cambiamenti dove altrimenti tutto pare contro il vivere.
Rimanendo nell'allegoria, non essendo in grado di camminare sulle acque, la risposta è che per attraversare il mare occorre nuotare, ma poco sarebbe il percorso anche per i più forti e, allora, sicuramente un natante, una barca è d'aiuto, ma è bene che quella che si sceglie sia con amici, familiari o gente fidata e soprattutto segua una rotta già praticata con buona riuscita di qualcuno.
Il popolo ebraico dice di sé di provenire da pastori nomadi poco adusi all'inoltrarsi nel mare, quindi pare logico che la loro principale allegoria della vita sia basata sul passare un deserto e non il mare.
Non dobbiamo però dimenticare che tutti i discendenti degli attuali viventi secondo il libro della Genesi sono stati salvati traghettati da un mondo in perdizione a una nuova situazione su un legno, una barca, infatti "Allora Dio disse a Noè: È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Fatti un'arca di legno di cipresso..." (Genesi 6,13s)
Ora, Noè, "Noach"
,
dal radicale
di "guidare", significa "nocchiero", "condottiero", "duce" e arca è "tebah" o "tebat"
o
,
quindi una barca ove i salvati "tutti
dentro
entreranno
".
Il termine ebreo
invece, viene dal nome Eber, bisnipote di Sem, figlio di Noè (Genesi 10,24) e il suo nome è anche il radicale di un verbo molto usato che va dal "passare, attraversare, transitare", ma si usa anche per "guadare e navigare", oltre che "avere una via d'uscita", e il suo participio è "viandante, passante e viaggiatore", mentre il termine "e'boer" è "bordo, sponda, frontiera, oltre" e, infine, anche "aldilà".
Se ci si reca aldilà, invero, ci si porta alle isole del mare come in Geremia 2,10, si percorrono le vie del mare come in Salmo 8,9: in definitiva,
ha proprio la funzione vera e propria di una barca.
Nel 2° libro di Samuele, al versetto 19,19, c'è, infatti, una sinfonia di declinazioni del radicale
in cui si trova usato proprio anche come "barca".
Per questo versetto la traduzione C.E.I. del 2008 propone: "La barca faceva la traversata per far passare la famiglia del re e poi fare quanto gli fosse sembrato opportuno" ove in grassetto è
"vea'berah haa'barah laa'bir".
Erano, peraltro, ben note le barche di papiro egizie che percorrevano il Nilo e il Mar Rosso come risulta da:
- Giobbe 9,26 - "volano come barche di papiro, come aquila che piomba sulla preda".
- Isaia 18,1-3 - "Ah! Terra dagli insetti ronzanti, che ti trovi oltre i fiumi dell'Etiopia, che mandi ambasciatori per mare, in barche di papiro sulle acque: Andate, messaggeri veloci, verso un popolo alto e abbronzato, verso un popolo temuto ora e sempre, un popolo potente e vittorioso, la cui terra è solcata da fiumi".
Quelle barche di papiro nel primo caso sono chiamate
"'annyot 'eboeh" imbarcazioni e nel secondo
"bikelei gomoe'", strumenti di papiro.
A grandi passi e rapidamente ci stiamo portando verso i Vangeli in cui l'allegoria della barca e del mare è molto utilizzata per proporre catechesi battesimali.
Quei tre modi di dire "barca" in ebraico sono comunque d'aiuto, perché ci fanno meditare in modo profetico su:
- ,
v'è una barca che "nell'aldilà
,
entra
";
-
su cui per "incontrarlo
()
saremo
condotti
dal Crocifisso
al Padre
dal mondo
";
-
in cui "tutti
gli afflitti
()
viventi
si uniranno
".