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IL MARE DELLA VITA
di Alessandro Conti Puorger

L'ALLEGORIA DELLA VITA E DEL MARE
L'argomento che questa volta ho scelto è di meditare, aiutato dalle Sacre Scritture giudeo - cristiane, sul mistero della vita terrena che si articola tra due momenti essenziali, nascita e morte, ma guardato sotto una particolare angolatura che coinvolge l'idea del mare, almeno, così come ce la presenta la Bibbia.
Questo modo di vedere, in effetti, apre a una nota allegoria che, trafilata attraverso le lettere ebraiche, a mio parere, assume una particolare freschezza densa di significati.
Rivolgo, infatti, nelle ore del tempo libero i miei pensieri su argomenti che m'interessano per farmi coinvolgere, come al solito, per un mese su un aspetto specifico atto ad elevare lo spirito e la meditazione, man mano che la sviluppo la trasformo in un articolo che porto poi a conoscenza in Internet sperando che anche altri vi trovino utilità.
Ciò premesso entro nel tema.

Senza avere scelto di vivere, eppure, in qualche modo viviamo, ma ben sappiamo che dobbiamo morire.
La nascita e la morte sono due porte che ineluttabilmente ogni uomo di questo mondo deve passare.
Lo stesso di Dio, qualora s'incarnasse o si fosse incarnato, deve passare attraverso la nascita e la morte fisica, e vi è passato, come professa il cristianesimo.
Quelle porte marcano uno spazio di tempo che il soggetto non può sapere quanto sia lungo e sono come le rive di partenza e di approdo della vita umana, soltanto durante la quale si può operare.
C'è ovviamente una grande differenza tra il vivere e l'esistere.
Ogni uomo per vivere deve nascere, quindi, uscire dalla "porta" della madre.
La lettera ebraica che riguarda il vivere, cioè lo stare in vita in questo mondo, è perciò proprio la "mem" = , lettera specificativa dell'essere madre "'am" , ma anche dell'acqua "maim" , onde "vita, vivere, vivente, acqua e madre" sono concetti tutti sottesi dalla stessa icona della lettera "mem".
(Vedi: schede delle 22 lettere ebraiche cliccando sulle immagini relative della colonna a destra della home di questo mio Sito)

L'essere, l'esistere, è molto di più del semplice vivere, perché non ha confini.
Questo è un concetto che viene colto dall'ebraico in quanto il verbo relativo all'esistere è espresso dal radicale in cui la lettera "iod", appunto del "Essere", iniziale di IHWH, si trova da due lettere "he" = che indicano spazio aperto, nessun confine, onde l'Essere, di fatto. implica il non essere limitato.
Il "vivere", invece, in ebraico è e rispetto all'esistere si differenzia per la presenza della lettera "chet" = la cui icona rispetto alla he = presenta una chiusura, infatti, la icona della "chet" = indica, chiuso stretto quindi imprigionato, per cui per viene il pensiero che è "limitata l'esistenza nel mondo .

Al riguardo è significativo che appena in Genesi 3 avviene la caduta della prima coppia la reazione della parte maschile è di contrapposizione a quella femminile e "L'uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi." (Genesi 3,20)
La chiamò Eva ossia in ebraico "Chavvah" , come a dire alla moglie che aveva contribuito alla caduta della coppia, "una limitazione hai portato nel mondo " al nostro esistere che prima era aperto.
"Vita", infatti, per ogni vivente di questo mondo da quel momento, secondo l'autore della Genesi, ineluttabilmente subisce quella limitazione, infatti si scrive e si dice in ebraico "chai" o anche "chaiim" .

In quella lingua, potendosi lasciare il verbo "essere" sottinteso, si può pensare "chaiim" così diviso: + , considerato che l'ebraico si legge da destra a sinistra ed essendo il bi-letterale "iam" usato per definire il "mare", ossia "forti acque ", ne discende il pensiero che "chaiim" "la vita (è) un mare ", quindi, la vita è come il mare; il mare della vita!

Tanto per ricordare alcune proprietà del mare, questo è vasto, ma presenta anche degli stretti, è instabile, soggetto a venti d'ogni tipo per direzione e intensità che provocano il moto ondoso e le calme piatte, bufere e tempeste, correnti, maree, maremoti per eventi sotterranei, gorghi e sorprese d'ogni tipo, è subdolo con scogli e iceberg, ha un fondale alcune volte limpido e trasparente, altre volte cupo e misterioso ed è pieno di sorprese non escluso i mostri marini del pari è la vita.

Guardando com'è la parola di "chaiim", si può notare che la forma della prima lettera, la "chet" , l'ottava dell'alfabeto, come abbiamo già notato, pare simile a un'altra lettera ebraica, la "he" , la quinta dello stesso alfabeto e tra tali due lettere l'unica differenza è che la chiude lo spazio che la lascia aperto.
C'è poi la "iod" che ha la forma di un pugno e sembra dire sono la più piccola, sono quasi insignificante rispetto alle altre lettere, ma sono la più forte, anzi sono Essenziale!
A questo punto si può pensare a "chaiim" come è "chiusa la forza del mare " idea che porta la mente al seguente passo del libro di Giobbe, quando quel personaggio, in mezzo ad un uragano, si sente dire da Dio con cui discuteva:

"Chi ha chiuso tra due porte il mare ("iam" ), quando usciva impetuoso dal seno materno, quando io lo vestivo di nubi e lo fasciavo di una nuvola oscura, quando gli ho fissato un limite, e gli ho messo chiavistello e due porte dicendo: Fin qui giungerai e non oltre e qui s'infrangerà l'orgoglio delle tue onde?" (Giobbe 38,8-11)

Il vivere è caratterizzato dal respiro o anima, ma anche dal desiderio, termini tutti che in ebraico sono definiti da "noefoesh", in cui esiste un'energia per cui si emana dalla bocca calore - fuoco , ma essendo "fesh" "arroganza, orgoglio o insolenza" onde il libro di Giobbe in quel versetto parla di orgoglio che s'infrange al limite del mare e di due porte, quindi, allegoria propria della vita dell'uomo su questa terra che desidera continuamente e che smania, ma secondo quel testo lo può fare, solo entro limiti precisi, decisi e fissati da chi ha voluto che vivesse.
Sussiste, quindi, sin dall'antico ebraismo il parallelo tra i due fatti del nascere e del morire con le sponde di partenza e di arrivo del mare della vita.
La vita è un passaggio, è una Pasqua come accadde agli Israeliti cui si aprì il mare ed ebbero una nuova vita con Dio.
Ciascuno non sa quanto sia largo il proprio mare, ma in un modo o nell'altro non può che attraversarlo o affogarvi, che in definitiva è la stessa cosa che arrivare alla fine del percorso, perché in tale evenienza la porta finale gli è come venuta incontro.
Ecco che, in ciascun individuo che sta vivendo, almeno che non dorma, presto nascono queste due domande imperative e incombenti:
  • la seconda porta si apre sul nulla o su che altro?
  • qual è lo scopo della mia vita?
Il filosofo Seneca del I Secolo d.C. affermava: "La vita, senza una meta, è vagabondaggio".
La conclusione è vagare inutilmente o scegliere una direzione il che equivale nel proprio vivere di ritenere di avere uno scopo e di perseguirlo.
Il ritenere di avere uno scopo e averlo veramente sono due posizioni la cui differenza tra loro non è da poco, in quanto, tra esse c'è la stessa alternativa tra l'illusione, ed allora il risultato è pari al "dormire" o "vagabondare", e la realtà.

Un'altra domanda poi che a molti può apparire pleonastica è: è bene che la vita sia lunga o sia breve?
La paura della morte ossia della seconda porta ci fa sperare una lunga vita, ma una vita lunga comporta più dolori e problemi e, in genere, è preferito il certo piuttosto che l'incerto per lo meno finché non si siano superati certi limiti entro cui un vivere sia ancora possibile.
Più diviene lungo il percorso, più nel corso di questo si ha possibilità di provare se quanto già scelto era utile o meno e di mutare le proprie convinzioni e l'indirizzo; ma attenzione, perché il gomitolo della vita può finire.
L'impresa è ardua perché il percorso è ignoto e le forze col tempo per incidenti di percorso, malattie e vecchiaia le diminuiscono; è, quindi, buona precauzione prepararsi comunque per un lungo percorso cercando un aiuto adeguato.
Guardandosi attorno i comportamenti degli uomini rivelano lo scopo per cui vivono.
Prima sono da risolvere i bisogni primari come il riparo, il cibo, il vestirsi, poi, appena superati subentra la ricerca della comodità e del piacere, del denaro, quindi la spinta alla carriera, al comandare, al successo, e via via verso il potere, la gloria, la fama, la ricerca dell'abbondanza e del lusso.
I motori del vivere quindi partono da spinte semplici, ma forti e sempre più complesse con inizio dai sentimenti, per passare a forme più solide, positive e negative, quali l'amore, l'amicizia, l'odio, la vendetta, faide familiari, la libertà, rivendicazioni sociali, nazionalismi, ideologie, filosofie, religioni e, infine, il vivere per la famiglia o per un'altra persona o perdersi nella ricerca di una falsa e irraggiungibile onnipotenza.
Comunque la meta finale è la felicità che pare un mito irraggiungibile!

Sempre Seneca al riguardo della felicità disse: "Nessuno lontano dalla verità può dirsi felice".
Il cammino quindi pare doversi condurre verso la ricerca della Verità.
Epicuro (IV-III secolo a.C.) nella "Lettera sulla felicità" a Meneceo sostiene che non c'è età per conoscere la felicità: non si è mai né vecchi né giovani per occuparsi del benessere dell'anima.
Lo stesso filosofo poi riteneva "Il male, che più ci spaventa, la morte, non è nulla per noi, perché quando ci siamo noi non c'è lei, e quando c'è lei non ci siamo più noi.", ma prima della morte ci può essere tanta sofferenza e questa sì che fa comunque paura.
Vi sono alcuni aforismi sulla vita del grande scienziato Albert Einstein che evidentemente uno scopo nella vita aveva meditato e scelto, aforismi che paiono ritenere lo scopo della vita fuori dall'egocentrismo:
  • "Ci sono due modi di vivere la tua vita. Una è pensare che niente è un miracolo. L'altra è pensare che ogni cosa è un miracolo."
  • "Soltanto una vita vissuta per gli altri è una vita che vale la pena vivere."
  • "Chiunque consideri la propria e l'altrui vita come priva di significato è non soltanto infelice, ma appena degno di vivere."
Non tutti debbono essere scienziati, ma ognuno deve trovare il proprio scopo. Einstein disse di sé: "Da bambino ho ricevuto un'istruzione sia sul Talmud che sulla Bibbia. Sono un ebreo, ma sono affascinato dalla figura luminosa del Nazareno", e in pratica non si può definire ateo, perché credeva in un Dio mente suprema: "La mia religione consiste in una umile ammirazione dello spirito superiore e infinito il quale si rivela nei dettagli minuti che riusciamo a percepire con le nostre menti fragili e deboli. Ecco la mia idea di Dio, la convinzione profondamente emotiva della presenza di una razionalità suprema che si rivela..."

Appare così anche nella mente di un uomo del tutto razionale la dimensione della trascendenza, quindi un assoluto che in un modo o nell'altro entrando come possibilità non può venire trascurato, perché è il polo magnetico cui indirizzare il vivere... oltre la seconda porta di cui parlavo e che non è il "nulla".

In definitiva, volendo o no, prima o poi, all'orizzonte del mare della vita appare l'idea del trascendente che interroga l'uomo dal più semplice al più raffinato.
Per il matematico, fisico, filosofo e teologo francese del XVII secolo Blaise Pascal secondo cui il "pensar bene: questo è il principio della morale" (Pensieri 139) cui assieme a Fermat è attribuita la nascita del concetto moderno di "probabilità" "l'uomo è costretto a scegliere tra il vivere come se Dio ci fosse e il vivere come se Dio non ci fosse, e nessuno può rifiutarsi di prendere una posizione, poiché il non voler scegliere è già una scelta negativa".

Questa, a mio parere è posizione, pragmatica e cinica.
Per motivare una scelta coerente, essendo in gioco anche qualcosa di estremo per la ragione, ossia il trascendente, occorre più della sola ragione per arrivare a una scelta seriamente motivata che non cada nell'illusione o nel gioco della scommessa e della probabilità, altrimenti il dubbio impedisce il movimento o lo rende falso, mentre il dubbio autentico e sincero sveglia la curiosità e, gradualmente svelato, può divenire motore della vita.
Questo aiuto non ce lo si può procurare da soli, ma è come l'accensione di un turbocompressore che rende possibile prestazioni che al normale motore non sono concesse e che è da ricercare presso rivenditori specializzati, ossia testimoni sicuri.

Il Santo Giovanni Paolo II aprì la sua enciclica "Fides et Ratio" proponendo "La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità. E Dio ad aver posto nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere la verità e, in definitiva, di conoscere Lui perché, conoscendolo e amandolo, possa giungere anche alla piena verità su se stesso"; insomma occorre respirare con entrambi i polmoni!

DESERTO E MARE
Abbiamo compreso che nella Bibbia il mare "iam" rappresenta la nostra vita terrena che ha ineluttabili limiti temporali.
Come attraversare, allora, il mare della vita?
Il mare è come il deserto, nel quale il vivere è possibile solo se si è in una comitiva in cui qualcuno guida e sta al timone, perché si sa che conosce la strada, e in cui ci si aiuta, altrimenti ci si perde.
Sia nel deserto, sia nel mare ci si orienta con le stelle.
Come nel deserto vi sono le oasi, nel mare vi sono le isole e ogni tanto vi ci si può rifugiare e riprendere le forze.
Sia in mare, sia nel deserto, una pur minima necessità non superabile in breve provoca con la morte la fine del viaggio.
Per attraversare un deserto, allora, è bene essere in carovana usufruendo ciascuno dell'aiuto dell'altro.
Il deserto in ebraico è il "midebbar" in cui i significati grafici delle lettere aiutano a commentarlo come il luogo ove con coraggio "i viventi insinuano () i corpi " o anche ove al limite "i viventi aiutandosi abitano con i corpi ".
(Vedi: le schede delle singole lettere cliccando sui vari simboli della colonna a destra della home di questo mio Sito)

La carovana è un accampamento semovente e riguarda un gruppo di persone in movimento da un luogo all'altro: come la vita, appunto, è un pellegrinaggio.
Non a caso il popolo d'Israele fu riunito e preparato da Dio che lo porta e lo guidò per 40 anni nel deserto "midebbar" ove "si vive di Parola " riconoscendo che vi si vive solo per l'aiuto della grazia di Dio che si presenta a quei viventi, appunto, con la sua Parola.
In ebraico, infatti, carovana e accampamento sono sinonimi, entrambi sono definiti come "machanoeh" ove "i viventi stringono le energie per uscire " o "i viventi stringono le energie in campo aperto ".
In entrambi i luoghi, deserto o mare, è bene avere dei mezzi di trasporto per risparmiare le forze.
Nel mare, però ci si può servire dell'aiuto del vento che per millenni è stato proprio il motore che ci consente muoversi.
Nel parallelo con la vita è lo spirito, in ebraico la "ruach" , sinonimo di vento, che aiuta a vivere, reca cambiamenti dove altrimenti tutto pare contro il vivere.

Rimanendo nell'allegoria, non essendo in grado di camminare sulle acque, la risposta è che per attraversare il mare occorre nuotare, ma poco sarebbe il percorso anche per i più forti e, allora, sicuramente un natante, una barca è d'aiuto, ma è bene che quella che si sceglie sia con amici, familiari o gente fidata e soprattutto segua una rotta già praticata con buona riuscita di qualcuno.
Il popolo ebraico dice di sé di provenire da pastori nomadi poco adusi all'inoltrarsi nel mare, quindi pare logico che la loro principale allegoria della vita sia basata sul passare un deserto e non il mare.
Non dobbiamo però dimenticare che tutti i discendenti degli attuali viventi secondo il libro della Genesi sono stati salvati traghettati da un mondo in perdizione a una nuova situazione su un legno, una barca, infatti "Allora Dio disse a Noè: È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Fatti un'arca di legno di cipresso..." (Genesi 6,13s)

Ora, Noè, "Noach" , dal radicale di "guidare", significa "nocchiero", "condottiero", "duce" e arca è "tebah" o "tebat" o , quindi una barca ove i salvati "tutti dentro entreranno ".
Il termine ebreo invece, viene dal nome Eber, bisnipote di Sem, figlio di Noè (Genesi 10,24) e il suo nome è anche il radicale di un verbo molto usato che va dal "passare, attraversare, transitare", ma si usa anche per "guadare e navigare", oltre che "avere una via d'uscita", e il suo participio è "viandante, passante e viaggiatore", mentre il termine "e'boer" è "bordo, sponda, frontiera, oltre" e, infine, anche "aldilà".
Se ci si reca aldilà, invero, ci si porta alle isole del mare come in Geremia 2,10, si percorrono le vie del mare come in Salmo 8,9: in definitiva, ha proprio la funzione vera e propria di una barca.
Nel 2° libro di Samuele, al versetto 19,19, c'è, infatti, una sinfonia di declinazioni del radicale in cui si trova usato proprio anche come "barca".
Per questo versetto la traduzione C.E.I. del 2008 propone: "La barca faceva la traversata per far passare la famiglia del re e poi fare quanto gli fosse sembrato opportuno" ove in grassetto è "vea'berah haa'barah laa'bir".
Erano, peraltro, ben note le barche di papiro egizie che percorrevano il Nilo e il Mar Rosso come risulta da:
  • Giobbe 9,26 - "volano come barche di papiro, come aquila che piomba sulla preda".
  • Isaia 18,1-3 - "Ah! Terra dagli insetti ronzanti, che ti trovi oltre i fiumi dell'Etiopia, che mandi ambasciatori per mare, in barche di papiro sulle acque: Andate, messaggeri veloci, verso un popolo alto e abbronzato, verso un popolo temuto ora e sempre, un popolo potente e vittorioso, la cui terra è solcata da fiumi".
Quelle barche di papiro nel primo caso sono chiamate "'annyot 'eboeh" imbarcazioni e nel secondo "bikelei gomoe'", strumenti di papiro.
A grandi passi e rapidamente ci stiamo portando verso i Vangeli in cui l'allegoria della barca e del mare è molto utilizzata per proporre catechesi battesimali.
Quei tre modi di dire "barca" in ebraico sono comunque d'aiuto, perché ci fanno meditare in modo profetico su:
  • , v'è una barca che "nell'aldilà , entra ";
  • su cui per "incontrarlo () saremo condotti dal Crocifisso al Padre dal mondo ";
  • in cui "tutti gli afflitti () viventi si uniranno ".
LA BARCA SOLARE
Quel cenno appena fatto alle barche di papiro porta il pensiero al mondo egizio ed è così il momento di fare una premessa sull'immaginario degli antichi sul dopo fine vita e sull'allegoria della barca.
Che la vita è una traversata per "passare all'altra riva", immagine del Cielo, e la morte è la porta da cui passare per fare la grande traversata, è idea molto antica che si ritrova in varie religioni.
L'immagine di una barca per attraversare il cielo infinito, peraltro, era insita nel credo degli antichi egizi, in quanto, ogni giorno il dio sole Ra faceva questa traversata proprio con un'immaginifica barca solare.
Secondo la loro religione l'anima del faraone alla sua morte, se il suo corpo fosse stato conservato con la mummificazione, sarebbe stata trasportata in cielo, per congiungersi con il dio Sole su una barca sacra, detta, appunto, "barca solare".
Le barche, ritrovate sepolte accanto alla Grande Piramide, dovevano servire ai viaggi nell'aldilà del faraone Cheope (Khufu).



Egitto incisione sulla parete di un tempio ad Abydos - barca solare

Una barca per traghettare le anime dei defunti era anche nell'immaginario delle religioni greca e romana.
Si credeva, infatti, che Caronte avrebbe il traghettato nell'Ade da una riva all'altra del fiume Acheronte i nuovi morti, ma dovevano pagare un prezzo, di solito due monete, sistemate sopra gli occhi del defunto o sotto la lingua.
Come scrissi in "La Roccia che scaturisce acqua viva - I Parte", nel racconto dell'acqua uscita dalla roccia a Refidim, in Esodo 17,5 c'è un invito da parte del Signore a Mosè: "Il Signore disse a Mosè: Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani di Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo , e va'!"
Questo invito ricorda la prima piaga d'Egitto.
Al riguardo propongo le mie considerazioni in "Tracce di geroglifici nel Pentateuco - II Parte " ove nel trattare della prima piaga che quel battere il Nilo lo presi alla lettera e lo trasferii sul geroglifico del Nilo stesso spezzandolo provocando due geroglifici e così una lettura di secondo livello.
Considero ciò come un avviso, di guardare cioè oltre le parole e di andare a sezionare le parole stesse del racconto.
Già quelle stessa parole "bastone" e Nilo sono tutto un programma:
  • bastone , "acqua dal cuore gli uscirà ";
  • Nilo , "sarà a originare dal corpo ", "sarà da un primogenito dal corpo ".
Ciò profila un'idea che si riallaccia al pensiero degli antichi egizi.
Quella rupe da cui esce l'acqua per i cristiani è il costato di Cristo.
Un bastone, una lancia lo percosse al costato in croce e come un Nilo , "fu a originare dal corpo " acqua.
Alla fine dei tempi quando verrà per la risurrezione e la vittoria finale sul male, nella ferita del suo cuore, percosso dal bastone , "i viventi nel cuore gli entreranno " ci porterà con Lui.

Questi pensieri sono collegabili con quelli di prima, di trovare una via per passare dalla terra al cielo?
Al riguardo, come accennato, gli egiziani ai tempi di Mosè pensavano appunto
che il faraone mummificato, al verificarsi di una precisa congiunzione astrale, quando il letto del Nilo fosse in perfetto congiungimento con la direzione della Via Lattea, ritenuto il suo naturale corrispondente, risorgesse e su apposita imbarcazione in precedenza preparata assieme a tutti i suoi arredi funebri, attraverso un canale che dipartiva in vicinanza della tomba (come per Piramide di Cheope) poteva navigare nei cieli fino ad Orione e vivere da risorto con Ra.
Questa idea come vedremo dalle decriptazione diviene concreta attraverso il corpo del Cristo che diverrà canale e nave per il trasporto di tutti i risorti.
Ora le lettere ebraiche del Nilo "Y'ar" dicono "sono la luce ( = )" e Gesù disse:
  • "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita". (Giovanni 8,12)
  • "io sono la porta..." (Giovanni 10,7)
  • "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me." (Giovanni 14,6)
È Lui il sole che sorge dall'alto di cui parla il "Benedictus" di Zaccaria quando proclama "...grazie alla bontà misericordiosa del nostro Dio, per cui verrà a visitarci dall'alto un sole che sorge..." (Luca 1,78)

Visto che il mare "iam" rappresenta la nostra vita terrena che ha ineluttabili limiti temporali, nella stessa visione dell'Apocalisse si scopre che anche questo viene a sparire, infatti: "E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c'era più. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo." (Apocalisse 21,1-2)

Lui ci porterà con Lui alla Nuova Gerusalemme nei cieli dove:
  • "La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello." (Apocalisse 21,23)
  • "Non vi sarà più notte, e non avranno più bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà." (Apocalisse 21,23)
Si sale di qua sulla barca di Pietro, la Chiesa, e ci si può trovare nell'aldilà con Lui, Lui è la nostra vera barca solare.

Ancora un'altra premessa, questa volta sul "Tetragrammon" o Tetragramma sacro, relativo al Nome IHWH , il vero e Unico Dio, che per Israele è ineffabile e che viene sostituito vocalmente con Adonai, il Signore.
Quelle lettere ci dicono che effettivamente è un traghettatore, infatti:
  • "sarà Fuori a portarci dal mondo ";
  • "sarà da (questo) mondo a portarci a uscire ";
  • "sarà da (questo) mondo a portarci (all'altro) mondo ".
Il Signore Gesù ecco che si propone proprio come IHWH con l'episodio della barche e delle tempeste sedate.
È, infatti, capace di far superare tutte le avversità e arrivare all'altra riva.
Per il discepolo di Cristo la vita è attraversare un braccio di mare e trovarsi alla fine di questa realtà ed entrare in quella nuova che Gesù ha preparato.
Nel Vangelo di Giovanni, Gesù, infatti, dopo l'ultima cena aveva anche detto: "Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via. Gli disse Tommaso: Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via? Gli disse Gesù: Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me." (Giovanni 14,1-6)

IL MARE DI BRONZO
Nel Tempio di Gerusalemme che fece costruire il Re Salomone c'era una grande vasca di bronzo, fatta dall'architetto e prodigioso maestro artigiano Curam o Chiram, contenente acqua, chiamata il "Mare", che serviva per attingervi per le abluzioni dei sacerdoti.
Era un "bacino di metallo fuso", un enorme serbatoio cilindrico di bronzo dello spessore di 10 cm, alto 2,25 metri e del diametro di 4,5 metri, che si trovava nella zona a sud del cortile interno, di fronte al grande altare di bronzo.
Sotto il bacino che aveva una capacità di circa 40.000 litri d'acqua si trovavano due file di decorazioni rappresentanti zucche o melagrane.
La descrizione si trova sia in 2Cronache 4,2-6.10 che in 1Re 7,23-26.

Riporto il testo di Cronache, in quanto più completo:

"Fece il Mare, un bacino di metallo fuso di dieci cubiti da un orlo all'altro, perfettamente rotondo; la sua altezza era di cinque cubiti e una corda di trenta cubiti lo poteva cingere intorno. C'erano sotto l'orlo, tutt'intorno, figure dalla sembianza di buoi, dieci per ogni cubito, che formavano un giro all'intorno; le figure di buoi erano disposte in due file ed erano state colate insieme con il Mare. Questo poggiava su dodici buoi; tre guardavano verso settentrione, tre verso occidente, tre verso meridione e tre verso oriente. Il Mare poggiava su di essi e tutte le loro parti posteriori erano rivolte verso l'interno. Il suo spessore era di un palmo; il suo orlo, fatto come l'orlo di un calice, era a forma di giglio. La sua capacità era di tremila bat. Fece poi dieci bacini per la purificazione, ponendone cinque a destra e cinque a sinistra; in essi si lavava quanto veniva usato per l'olocausto. Il Mare serviva alle abluzioni dei sacerdoti... Pose il Mare dal lato destro, a oriente, rivolto verso meridione." (2Cronache 4,2-6.10)

Rettifica poi 1Re 7,26: "Il suo spessore era di un palmo; il suo orlo, fatto come l'orlo di un calice, era a forma di giglio. La sua capacità era di duemila bat."

Il cubito ebraico era l'unità di lunghezza pari 44,45 cm.
Un palmo era circa 10 cm.
Il "bat", unità di capacità, era pari a circa 22 litri.
Lo stesso Chiram costruì anche dieci lavabi di bronzo, spostabili su carrelli, contenente ciascuno circa 850 (1Re 7,27-39), da usare per lavare gli strumenti impiegati per sacrificare gli animali (2Cronache 4,6) sistemati ognuno accanto a dieci tavoli usati per preparare i sacrifici (2Cronache 4,8).



Tempio di Salomone - Il "mare" e i 10 bacili



Ricostruzione del "mare" del Tempio

Come abbiamo letto, il "mare" poggiava su 12 buoi rivolti e diretti in tutte le direzioni, come a voler rappresentare che tale "mare" intendeva estendersi al mondo intero, alle acque primordiali, quelle che erano in diretto collegamento col cielo di Genesi 1,1-2 e che quindi erano veramente in grado di purificare.
Il tutto era in metallo fuso ossia di bronzo (stagno e rame), perciò quel mare aveva tutt'attorno un limite, una porta di bronzo.
Le porte di bronzo sono anche le porte della morte come si trova nel Salmo 107,14-16, che più avanti esaminerò nel dettaglio, che recita: "Li fece uscire dalle tenebre e dall'ombra di morte e spezzò le loro catene. Ringrazino il Signore per la sua misericordia, per i suoi prodigi a favore degli uomini; perché ha infranto le porte di bronzo e ha spezzato le barre di ferro" (richiama Isaia 45,2).

Bronzo, come il rame, in ebraico è "nechoshoet" o "nochoesh" .
Le lettere sono le stesse che servono per definire il serpente "nachash".

Quel "mare", quindi, presenta le sponde limitate dal serpente .
Ciò ispira il pensiero che tutta la vita umana, appunto il "Mare", è condizionata, limitata dal serpente di Genesi 3,1: "Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto".

Occorre allora un serpente più forte per superare quel limite un come "il serpente di rame " che Mosè in Numeri 21,9 innalzò nel deserto per vincere la moria causata dai serpenti.
Occorre un serpente speciale che "l'energia racchiuda per risorgere dalla croce ".

Nel libro dell'Apocalisse 3,7 si trova: "All'angelo della Chiesa di Filadelfia scrivi: Così parla il Santo, il Verace, Colui che ha la chiave di Davide: quando egli apre nessuno chiude, e quando chiude nessuno apre."

IL MIRACOLO DEL MARE
Il racconto del miracolo del "passaggio del Mar Rosso", la divisione del mare di canne, il "Kriat Yam Suph", , come si dice e si scrive in ebraico, com'è noto è oggetto dei capitoli 14 e 15 del libro dell'Esodo, il secondo libro della Torah, ove è narrato di come gli Israeliti, schiavi in Egitto, guidati da Mosè, grazie all'intervento portentoso e prodigioso di IHWH, riuscirono a fuggire agli egiziani che li inseguivano ed iniziarono le loro peregrinazioni nel deserto prima di arrivare alla terra promessa.
Quel "Suph" ha le stesse lettere di "soph" di "termine, conclusione e fine"; quindi, se crediamo che in quei testi sacri non vi siano parole o lettere messe a caso, tali segni sono anche a mettere in avviso che vi sarà una conclusione importante, che riguarda il mare e perciò la vita e il vivere.
Quel percorso "normale" del vivere sta per subire un cambiamento radicale, una divisione con l'innesto di un altro modo; ma procediamo per gradi.

Con quelle stesse lettere praticamente si ha, "suphah" , che è "bufera, tempesta e uragano" equivalente al termine "sa'rah" usato nel racconto di Giobbe 38,8-11 quando Dio gli parla, "Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all'uragano" (Giobbe 38,1) e gli disse delle due porte del mare, quindi della vita, che ho commentato in un precedente paragrafo.
Un uragano, una tempesta sul mare implica un forte vento.
Quel richiama la bufera e le lettere sono espressive come se ciò che è chiuso in un otre pieno si portasse dalla bocca e uscisse , come il mitico vento prodotto dalla bocca da Eolo il dio dei venti.


Nel caso specifico però si legge in Esodo 14,21: "il Signore durante tutta la notte risospinse il mare con un forte vento (ruach) d'oriente, rendendolo asciutto; le acque si divisero."

Con una volontà precisa chi soffia il suo vento in questo caso è il Signore e questo vento = "ruach" pone in azione il suo Spirito Santo.

Mi limito a tratteggiare alcuni aspetti principali di tale evento per far porre l'attenzione sulla tematica dell'allegoria vita e mare che sto presentando.
Dopo l'ultima delle famose 10 piaghe d'Egitto, conclusasi con la morte dei primogeniti egiziani, il faraone lasciò partire gli Israeliti, ma per vendetta e visto che si erano aggregati per fuggire una gran parte della mano d'opera, l'inseguì con i suoi carri da guerra e la cavalleria.
Gli Israeliti si trovarono davanti il mare e dietro i nemici decisi ad ucciderli e a riportarli in schiavitù; erano perduti.
Mosè, a questo punto interpellò il Signore, su ordine divino, stese il suo bastone e il mare fu prodigiosamente diviso in due parti e gli Israeliti poterono camminare in mezzo sulla terra asciutta e attraversarono il mare.
Mosè ritirò il bastone e il mare tornò normale, si chiuse sommergendo l'esercito egiziano inseguitore e tutti i nemici annegarono.

Questo racconto pone in evidenza che in tale occasione Dio per la vita degli Israeliti ha inventato anche un'altra porta nel mare della vita, insomma Dio si è inventato un nuovo percorso.
Di fatto per questi, nati come popolo libero con la Pasqua, in questo caso non si presenta l'altra porta della chiusura della vita con la morte, ma si apre come una nuova porta su una vita guidata dalla volontà di Dio che porterà a un'alleanza con Lui.
Ecco che questa è veramente una buona notizia.

Quel fatto raccontato dalla Torah, in effetti, è stato capace di cambiare la storia mondiale degli ultimi XXXIV secoli, si creda o non si creda alla veridicità di quel miracolo del mare.
Questo episodio, infatti, commentato e ricordato ogni anno dalle famiglie di quel popolo ha provocato comunque il miracolo dell'esistenza di un popolo in cammino che si è continuamente rinnovato e conservato mosso dalla fede e che poi col cristianesimo ha coinvolto una miriadi di popoli.
Accanto ai paralleli "normali" cicli di vita, definiti dalle famose due porte, si apre, allora, un'altra via per la vita, una vita nuova.
Chi vi entra attraversa il mare, cioè la vita, in altro modo.
Questa vita nuova è parallela alla vita di chi vive solo la terrena, ma non prevede la seconda porta con le sue incognite, bensì comporta il passaggio alla vita con Dio strappati dalla schiavitù e dai condizionamenti che opprimono.
Affidarsi a Lui, oppure non resta che il ricadere nel vivere comune con tutte le domande aperte sulla seconda porta.

Quel miracolo prevede che il mare si apre e appare l'asciutto, parola che il testo ripete quattro volte nei capitoli 14 e 15 del racconto, con lo stesso termine:
  • 14,16 - "Tu intanto alza il bastone, stendi la mano sul mare e dividilo, perché gli Israeliti entrino nel mare all'asciutto";
  • 14,22 - "Gli Israeliti entrarono nel mare sull'asciutto";
  • 14,29 "Invece gli Israeliti avevano camminato sull'asciutto in mezzo al mare, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra";
  • 15,19 - "Quando i cavalli del faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri furono entrati nel mare, il Signore fece tornare sopra di essi le acque del mare, mentre gli Israeliti avevano camminato sull'asciutto in mezzo al mare."
Per quelle quattro volte per asciutto è usato il termine "yaibbashah" , dal radicale di "seccare, essere dentro bruciato", sottinteso dal sole, quindi, terraferma.
Il mare della vita ha perso l'instabilità.
È accaduto che alcuni, che prima vivevano come se fossero da soli in una natura e una storia ritenute senza alcun controllo e la loro vita era agitata, insicura come si comporta il mare, in cui non avevano alcuna sicurezza, ora, hanno concluso, che possono vivere con una certezza, che qualcuno che ha potere sul mare, quindi sulla vita, li ha salvati ed è in cammino con loro.
Ecco che è nata la fiducia e camminano ora con piede sicuro, quindi, non più per mare, ma nell'asciutto, "yaibbashah" , per terra.
Un'illuminazione ormai indelebile ha colpito i soggetti del miracolo "sono dentro degli illuminati nel mondo " o anche in loro "è dentro una luce entrata ".
Da questa via asciutta, direi illuminata, si può però purtroppo uscire, ma la misericordia divina consente il rientro.
Dice, infatti, il Signore stesso nel libro del profeta Malachia: "Tornate a me e io tornerò a voi, dice il Signore degli eserciti." (Malachia 3,7b)

Per questo tornare è usato il radicale rebus di lettere la cui immagine base pare essere "una luce si porta dalla casa ", onde si può asserire: è tornato a casa!
Visto invece in termini spirituali per viene il pensiero "alla luce riportarsi dentro " vale a dire non stare più nelle tenebre, ma uscirne.
Questo ritorno ha quasi le stesse lettere invertite di asciutto "yaibbashah", come se portasse a un tornare a quella situazione, ossia rimettere i piedi nel giusto cammino, nel cammino guidato da Dio, in un terreno stabile.
Nell'ebraismo il "pentimento" è proprio un ritorno e si chiama "Teshuvah" e porta a raggiungere la redenzione, collettiva e individuale.
Occorre però non illudersi, come ben evidenza un ammonimento del Rebbe di Novardok che paragona la "Teshuvah" a un viaggiatore che si rende conto che il suo treno sta andando nella direzione opposta.
Ora, se quel viaggiatore cambia semplicemente posto sedendosi nell'altro verso non risolve nulla; pur se ha guardato alla parte giusta si è solo illuso di aver risolto il problema, ma se vuole veramente raggiungere la sua meta deve scendere da quel treno e prendere quello che va nella direzione opposta.
L'invito che propone il profeta Osea è: "Torna dunque, Israele, al Signore, tuo Dio, poiché hai inciampato nella tua iniquità." (Osea 14,2)

In effetti, il testo in ebraico di tale versetto è il seguente:



Per quel termine , senza segni di vocalizzazione che ai tempi di Osea non c'erano, dal significato sia di "fino", sia di "eternità", ho visto che traduzioni degli ebrei propongono "Torna Israele, fino al Signore tuo Dio..."
È questo un grande invito alla "Teshuvah" ed il Talmud (TB Yomà 86b) proprio in forza di quel termine osserva "Grande è la Teshuvah sì da giungere fino al Trono della Gloria".

Spiegano ciò col fatto che Trono della Gloria, sarebbe il luogo da cui provengono le anime, anzi le stesse anime d'Israele sono quel trono in quanto proprio hanno il compito di rivelare la Gloria del Signore e di affermare la sua regalità nel mondo; infatti "venga il tuo Regno... come in cielo così in terra", recita la preghiera comunitaria del Padre Nostro insegnata da Gesù.
La "Teshuvah", è perciò il ritorno a Dio, da dove si proviene, ed è affermare nel mondo la vera eterna funzione del potenziale della propria anima, creata per la rivelazione della Sua Gloria.
Sul perché siamo stati creati dice, infatti, il Catechismo della Chiesa Cattolica di San Pio X al Paragrafo 13: "Dio ci ha creati per conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita, e per goderlo poi nell'altra, in paradiso".

ALTRO MIRACOLO DEL MARE - IL SEGNO DI GIONA
Strettamente connesso al mare e alla "Teshuvah", ossia al ritorno a Dio, è il miracolo riguardante il profeta Giona, narrato nell'omonimo libro della Bibbia.
Questo nome Giona "Ionah" significa "colomba" ed è definito "figlio di 'Amittai" (Giona 1,1), cioè ove "'amoet" è verità, quindi, "il figlio di cui confido ". (Per la tradizione rabbinica Giona sarebbe addirittura il figlio della vedova di Sarepta di Sidone, il bambino resuscitato da Elia in 1Re 17)

Di questo personaggio, ma soprattutto del testo in ebraico di quel libro, mi sono interessato con l'articolo "Il miracolo del Mare e il libro di Giona" in cui tra l'altro ne ho presentato l'intera decriptazione.
Succintamente rammento che in quel racconto il Signore ordinò a Giona di andare a predicare a Ninive in Assiria, perché "la loro malizia è salita fino a me", ma Giona si mise in cammino per fuggire e a Giaffa s'imbarcò per andare lontano dal Signore.
Dio, allora, fece alzare un forte vento che provocò una gran tempesta tanto che per i marosi la nave ormai stava per affondare.
I marinai compresero che incombeva sulla nave l'ira di una potenza avversa e che la causa di ciò era proprio Giona, per cui lo gettarono in mare ove fu ingoiato da un grande pesce da cui però fu risputato vivo dopo tre giorni.
Il Signore allora gli ordinò di predicare la conversione a Ninive e al suo re.
La predicazione ebbe successo, tutti si convertirono e la città non fu distrutta, infatti, "Dio vide le loro opere, che cioè si erano convertiti dalla loro condotta malvagia, e Dio si impietosì riguardo al male che aveva minacciato di fare loro e non lo fece". (Giona 3,10)

In effetti, un profeta di nome Giona figlio di 'Amittai si trova citato in 2Re 14,25 ai tempi di Geroboamo II, quarto re d'Israele, che regnò in Samaria per 29 anni dal 782 al 753 a.C..
Tale Giona che fu contemporaneo dei profeti Osea, Gioele e Amos era di Gat-Chefer un villaggio sul confine del territorio della tribù di Zabulon, sito a cinque chilometri a nord-est di Nazaret, città della Sacra Famiglia.
Questo profeta proclamò che la riconquista di territori perduti era voluta da Dio, e stimolò e favorì così l'iniziativa bellica di Geroboamo II.

I più ritengono che il racconto del libro di Giona sia un "midrash", ossia un racconto che manifesta una ricerca, onde i fatti sarebbero immaginari, una "parabola", una novella, ricca di contenuto teologico e profetico.
Per gli storici nell'VIII secolo a.C. Ninive non era ancora la capitale dell'Assiria e non esisteva un re di Ninive e non era ancora la citta grande da percorrere in "tre giorni di cammino" (Gionata 3,3) com'è descritta in quel libro.
Ipotesi poi condivisa dagli studiosi è che la redazione definitiva del libro, scritto in ebraico, fu in Giudea tra il 530-500 a.C. comunque dopo il ritorno dall'Esilio di Babilonia.
Quel libro pare voler sia manifestare l'universalità, la misericordia del Dio d'Israele, l'amore illimitato per tutti gli uomini, il suo interessamento nei riguardi di tutti i popoli, sia tendere a cercare di spiegare il perché Ninive, nonostante tutte le sue deviazioni, non fu distrutta prima, il che avrebbe evitato l'esilio degli Israeliti del regno del nord nel 722-1 a.C. circa 135 anni prima dell'esilio a Babilonia del regno di Giuda.
La Bibbia, infatti, al riguardo riferisce: "Il re d'Assiria invase tutta la terra, salì a Samaria e l'assediò per tre anni. Nell'anno nono di Osea, il re d'Assiria occupò Samaria, deportò gli Israeliti in Assiria, e li stabilì a Calach e presso il Cabor, fiume di Gozan, e nelle città della Media. Ciò avvenne perché gli Israeliti avevano peccato contro il Signore, loro Dio, che li aveva fatti uscire dalla terra d'Egitto... Essi venerarono altri dèi..." (2Re 17,5-7)

Il libro di Tobia 1,3 poi indica Ninive come città in cui fu deportato con molti del regno del Nord.
Giona agli inizi rappresenta il pensiero comune patriottico degli Israeliti contro chi li porterà in esilio, infatti, si rifiuta di predicare a Ninive proprio per evitare che quella città sia raggiunta, dal perdono divino.
La ricerca di una soluzione al vivere, tentando di superare la problematica della morte, pare evidente.
Accade che Giona, chiamato dal Signore per un incarico, non può morire; addirittura gettato in alto mare in tempesta, non affoga e, pur se ingoiato dal grosso pesce, rispunta vivo dopo tre giorni.
Tre giorni vive nel pesce e tre giorni di cammino è la larghezza della città.
Questo grande pesce è il nemico di tutti: la morte, quella che ingoia tutti i piccoli che stanno nel mare... della vita.

Tre giorni... perché?
I progenitori dell'uomo apparvero per volere di Dio sulla terra il VI giorno, ma disubbidendo con tutta la loro la discendenza che purtroppo li ha seguiti nell'errore sono stati e sono ingoiati dal mostro e sono entrati nel ciclo che prevede la morte dell'essere e fisica, ma questa terminerà il terzo giorno, cioè all'apparire dell'ottavo giorno, la domenica eterna senza tramonto.
Ninive viene così a rappresentare la città delle città, ossia tutti gli abitanti del mondo.
Un fatto evidente: viene loro certamente predicato da Giona, che Dio l'ha salvato dalla morte e questa predicazione, il Kérigma, come si dice in greco, diviene la prova che muove alla conversione tutta la popolazione.
(Vedi: "Il Kérigma di Cristo risorto nell'Antico Testamento")

Il testimone è credibile ci sono ancora in giro i marinai che lo buttarono in mare.
Facendo la volontà di Dio non c'è la morte con le sue estreme conseguenze!
Conclusione, chi si converte, subirà la stessa sorte; Dio lo farà uscire dal pesce.

Gesù, si sente investito dallo Spirito di profezia, è stato mandato dal Padre.
Lui è il grande profeta che doveva venire cui era destinata la profezia: "Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli" (Genesi 49,10), colui che aspettava Giovanni il Battista.

Quello di cui Mosè disse: "Il Signore tuo Dio susciterà per te, in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta pari a me; a lui darete ascolto." (Deuteronomio 18,15)

A Lui, sul Tabor, il Padre ha detto: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo". (Matteo 17,5; Marco 9,7; Luca 9,35)

Lui è l'Amen Amen, è il vero Figlio della Verità "boen 'Amittai", il nuovo Giona!
Come uomo, essendo di Nazaret, aveva seguito la figura del profeta Giona praticamente suo conterraneo, e conosceva bene il contenuto del "midrash" del pesce e dei tre giorni e nei riguardi di dottori della legge che cercavano di metterlo alla prova e farlo cadere in trappola, chiedendo segni, Gesù risponde: "Una generazione perversa e adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato, se non il segno di Giona profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell'uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra. Quelli di Nìnive si alzeranno a giudicare questa generazione e la condanneranno, perché essi si convertirono alla predicazione di Giona. Ecco, ora qui c'è più di Giona!" (Matteo 12,39-41 e 16,4; Luca 15,29)

A quella generazione sarà dato "il segno di Giona", il segno della sua morte e della sua Risurrezione, e alle generazioni successive quel segno sarà la base del Kérigma.
È da ricordare che la 14a lettera dell'alfabeto ebraico, la "nun", = ha il nome che in quella lingua è un modo per dire pesce e propone l'idea di un serpente marino, perché collegabile al dio egizio Nun, il dio dell'oceano primordiale, la parte maschile, da cui viene ogni energia e da cui ebbe origine il Nilo che con il delta e le sue 7 foci dei tempi antichi faceva immaginare un drago, che ingoiava i bambini ebrei gettati in quel fiume dopo l'editto del faraone ai tempi della nascita di Mosè (Esodo 1 e 2).



Geroglifico del dio Nun

Il segno della lettera N egizia è un'onda ed implica, appunto, l'idea di energia, invio, emanazione.
Si pensi che un modo di salutare in egizio era NYNY, il cui segno è un uomo che trasmette energia

(Vedi: "Il drago leviatano ed il basilisco")

Ecco che allora già il nome Giona "Ionah" , grazie anche alla funzione d'icona delle lettere ebraiche, è capace di evocare la storia del miracolo, infatti:

"Ionah" "sarà a portarsi dal Nun fuori " e il Nun, appunto, evocava il Nilo e il grande pesce, il dragone Leviatano.

La colomba ha una grande importanza nel mondo biblico:
  • è una colomba in Genesi 8,11a portare un rametto d'ulivo per mostrare la fine del Diluvio;
  • il profeta Osea 7,11 paragona Israele a una colomba;
  • nel salmo 68,14 la colomba dalle ali argentee e dorate è simbolo del popolo d'Israele;
  • la parola colomba risuona più volte nel Cantico dei Cantici 1,15; 4,1; 5,2 e 6,9;
  • nei quattro i Vangeli canonici la colomba scende sul capo di Gesù al momento del battesimo nel Giordano (Matteo 3,16; Marco 1,10; Luca 3,22; Giovanni 1,32);
  • nel cristianesimo è riconosciuta come immagine dello Spirito Santo.
La colomba fa presente l'energia che viene da Dio ritiratasi dall'uomo quando scelse di fare per conto proprio e di cui si attendeva la manifestazione in un nuovo figlio dell'uomo; infatti, si può leggere "è a portarsi l'energia nel mondo "
Giona figlio di "'Amittai" evoca proprio con le lettere un fatto del genere:
  • "della colomba dentro l'energia in un primo uomo fu ";
  • "fu a portarsi l'energia nel mondo , in un figlio primogenito di uomo fu ".
Nel Salmo 118 vi sono delle parti che calzano con la storia di Giona:
  • Salmo 118,13 - i marinai "Mi avevano spinto con forza per farmi cadere, ma il Signore è stato il mio aiuto."
  • Salmo 118,16 - pur caduto in mare e ingoiato dal grande pesce "la destra del Signore si è innalzata, la destra del Signore ha fatto prodezze."
  • Salmo 118,17 - infatti, è stato restituito alla vita e solo dopo, testimone di questo fatto, poté annunciare la conversione: "Non morirò, ma resterò in vita e annuncerò le opere del Signore."
  • Salmo 118,18 - Dio lo ha castigato a fin di bene "Il Signore mi ha castigato duramente, ma non mi ha consegnato alla morte."
Questa storia è anche una premonizione della storia dell'atteso Figlio dell'Uomo!
Dice il libro di Isaia, profilando gli eventi del Cristo: "Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci da salvezza s'è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti." (Isaia 53,5)

LA BARCA NEI VANGELI
Avendo fatto un salto ai miracoli che nell'Antico Testamento hanno coinvolto il mare, passo a guardare i rapporti con questo da parte dei Vangeli.
Nel caso specifico si tratta del mare di Galilea, detto anche di Genezaret, di Tiberiade o Kinnor, per la forma di cetra che gli attribuivano gli antichi.
In effetti non è un mare, ma un lago di acqua dolce, sito a -213 metri rispetto al livello mare, ha una profondità massima di 43 metri e media di 26 metri, è formato dal fiume Giordano che n'è immissario ed emissario, ha uno sviluppo delle coste di oltre 50 Km, una lunghezza di 21 Km e una larghezza massima di 13 Km.
Gesù, infatti, nei primi tempi del suo ministero, ha operato in Galilea e la città di Cafarnao affacciata su quel mare era considerata la sua città; forse, addirittura il caro San Giuseppe carpentiere vi si era trasferito per lavoro, almeno per qualche tempo, essendo una città in espansione.
Ecco che la parola "barca" si trova spesso richiamata nei quattro Vangeli canonici, complessivamente per 53 volte.
Seguo questa parola "barca - barche" in ogni Vangelo, ne indico il numero di volte che si presenta e i relativi versetti:
  • 14 in Matteo, che presenta la chiamata dei primi 4 discepoli Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni 4,21-22; una prima tempesta sedata 8,23-24; ritorno dal paese dei Gadareni 9,1; parabola del seminatore pronunciata da una barca 13,2; prima della moltiplicazione dei pani 14,13-14; seconda tempesta sedata 14,22.24.29.32-33; va nella regione di Magadan 15,39;
  • 19 in Marco, chiamata Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni 1,19-20; chiede una barca per non essere schiacciato dalle folle 3,9; insegna dalla barca a partire dalla parabola del seminatore 4,1; tempesta sedata 4,36 (2 volte) 37; nel paese dei Geraseni 5,2.18.21; scende dalla barca ha compassione della folla e c'è il miracolo della moltiplicazione dei pani 6,32.34.45.47.51.54; il ripartirono e ammonisce i discepoli "guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!" dei farisei 8,10.13-14;
  • 8 in Luca, che presenta la chiamata dei primi discepoli, Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni e una pesca miracolosa 5,2.3 (2 volte) 7 (2 volte).11 nonché una tempesta sedata e la ripartita dal territorio dei Geraseni 8,22.37;
  • 12 in Giovanni, sono citati solo due episodi con la barca, la tempesta sedata, dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci 6,17.19.21 (2 volte).22 (2 volte) 23-24 e la pesca miracolosa dopo la risurrezione di Gesù 21,3.6.8.
Primo fatto notevole, riportato dai tre sinottici - Matteo, Marco e Luca - è la chiamata dei primi discepoli.
Questi discepoli, Simone cui poi Gesù cambierà il nome in Pietro, suo fratello Andrea e poi Giacomo e Giovanni vivevano su quel mare e grazie a quel mare essendo pescatori.
Per loro il mare della vita era veramente il mare di Galilea, lo conoscevano bene, da quello ricevevano il necessario per vivere e lo solcavano per la pesca con le loro barche.
Gesù aveva già ricevuto il battesimo di Giovanni al Giordano, vinte le tentazioni nel deserto vicino a Gerico e "Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino. Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini. Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedeo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono." (Matteo 4,17-22)

La barca era il loro modo di attraversare il mare della vita.
Il lasciare la barca pone in evidenza la presenza in loro di una grande spinta, la nascita della fede, tanto che affidano la vita alla parola di Gesù che promette loro una grande pesca di uomini.
Questa pagina di Vangelo è da associare a quella della chiamata del patriarca Abramo che, del pari, abbandonò la casa di suo padre per una misteriosa chiamata in forza di queste parole che "Il Signore disse ad Abram: Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò." (Genesi 12,1)

Questa terra, nel caso degli apostoli era quella che annunciava Gesù come vicina, "il regno dei cieli".

La chiamata di Abramo poi prosegue con questa promessa: "Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione." (Genesi 12,2)

Indirettamente nella chiamata dei primi discepoli appare anche la parola benedizione, infatti, in ebraico benedizione è Salmo "berakah" , e tali consonanti BRK si trovano nella parola barca in greco.

Altro fatto che colpisce è che la nota parabola del seminatore assieme ad altre parabole, sia in Matteo 13,2, sia Marco 4,1, Gesù la propone proprio da una barca mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia.
Lui, il seminatore che esce a seminare, si pone su una barca!
Ciò conferma che quanto Gesù, la Parola vivente, semina non sono semi per la terra, ma per la vita degli uomini, sono parole necessarie da farne tesoro per attraversare il mare della vita.
La vita vera, il mare che lui propone, la folla non era ancora in grado di attraversarlo e rimane sulla spiaggia.
Delle folle che lo seguivano solo alcuni dei seguaci su barche possono cabotare quel mare, ad esempio tra Tiberiade e Cafarnao (Marco 4,36-37), ma non lo attraversano e il grosso rimane a terra.

LE TEMPESTE SEDATE
In Giovanni 20,9 dopo la risurrezione di Gesù si trova il seguente commento relativo ai discepoli: "Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti."

La vittoria sulla morte con il segno di Giona, fondamentale per l'annuncio del Kérigma, in tutta la predicazione di Gesù terrena, di fatto, non poté sviluppare il suo potenziale, perché il Signore non era stato ancora risuscitato, infatti, ebbe il suo pieno potere col primo Kérigma di Pietro nel giorno della prima Pentecoste.
Le folle seguivano Gesù perché sapevano faceva miracoli e pur parlando loro in parabole faceva discepoli con l'autorità che emanava, con l'amore che effondeva e con le verità che proclamava.
Solo i più sapienti, ben pochi, in verità, come Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea, potevano, attingendo alle profezie dell'Antico Testamento, pensarlo come il grande profeta e come il Cristo atteso.
Agli intimi, ai dodici che aveva scelto, spiegava le parabole, ma pur annunciando loro la sua passione, questi non potevano comprendere il mistero pasquale che egli stava per incarnare.
Doveva però far capire loro qualcosa sulla risurrezione, onde fossero in grado di interpretare i fatti che avrebbero visti accadere a lui nelle vicende del prima e dopo passione, e così poi, pescare gli altri con la rete della predicazione.
Da qui gli episodi della "Trasfigurazione" e delle "Tempeste sedate".
La predicazione, infatti, si sarebbe basata sull'annuncio della sua morte per il perdono e la giustificazione dei peccati e il ritorno della grazia di Dio Padre con la prova della sua risurrezione dei morti, l'ascensione al cielo e l'invio dello Spirito Santo grazie a cui col battesimo divenire suoi fratelli nella stessa morte ed essere con lui coeredi del Regno.
I prescelti per la predicazione dovevano comprendere che solo con lui avrebbero potuto attraversare il mare della vita, perché solo con Gesù che aveva vinto la morte, avrebbero avuto salvezza e successo.
Questo sarebbe stato il Kérigma della predicazione che avrebbero poi portato avanti loro.
È da considerare, infatti, che i Vangeli e gli Atti degli Apostoli in pratica fanno presente che la predicazione di Gesù aveva raccolto ad ascoltarlo molte folle, ma in sintesi, dopo la sua morte in croce i veri discepoli raccolti sono indicati in numero molto contenuto, i 120 di Atti 1,15, e poi i 500 che cita San Paolo in 1Corinzi 15,6, probabilmente riferendosi alla sua ascensione al cielo, dopo risorto.
Gesù, infatti, nel suo testamento spirituale dopo l'ultima cena aveva detto loro "In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre" (Giovanni 14,12) e ciò proprio in base al segno di Giona che grazie ai fatti avvenuti a Gesù in pienezza avrebbero potuto rappresentare.
Gesù, infatti, aveva detto parlando di quel segno e della conversione dei Niniviti "Ed ecco, ben più di Giona c'è qui." (Luca 11,32)

Occorrevano dei segni che facessero nascere interrogativi sulla natura divina di Gesù che poi sarebbero serviti nelle catechesi battesimali che i discepoli avrebbero portato avanti.
L'entrare con Gesù nella morte e risorgere!
Ecco, allora, che non restava che operare con le tempeste sedate e il camminare sul mare per rendere palesi i poteri straordinari di Gesù.
Era questo l'insegnamento esclusivo per i discepoli della prima ora, con il manifestare concretamente il proprio potere sulla vita, sugli elementi contrari e in definitiva sulla morte.
Come vedremo l'avevano preso per un fantasma quando camminava sul mare:
  • "Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: È un fantasma". (Matteo 14,25s)
  • " Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: È un fantasma" e cominciarono a gridare" (Marco 6,49)
Gesù. dopo la risurrezione, nel presentarsi nel cenacolo agli " Stupiti e spaventati" che "credevano di vedere un fantasma " egli disse "Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho". (Luca 24,38s)

Come a dire, sono quello di prima che avete visto camminare sul mare, anche questa volta vi ho camminato e prova ne è che ora sono con voi... ho camminato sulla morte!
Ecco i miracoli delle tempeste sedate.

In Matteo
  • si ha una prima tempesta sedata al capitolo 8,23-27: "Salito sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva. Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: Salvaci, Signore, siamo perduti! Ed egli disse loro: Perché avete paura, gente di poca fede. Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia. Tutti, pieni di stupore, dicevano: Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?"
  • una secondo episodio al capitolo 14,22-33: "Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: È un fantasma! e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: Coraggio, sono io, non abbiate paura! Pietro allora gli rispose: Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque. Ed egli disse: Vieni! Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s'impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: Signore, salvami! E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: Uomo di poca fede, perché hai dubitato? Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: Davvero tu sei Figlio di Dio!"
Il primo evento serve a evidenziare in Gesù il suo potere sulla natura.
Il secondo evento serve ad asseverarne anche capacità sovrannaturali.

In Marco la tempesta sedata è al capitolo 4,35-41: "In quel medesimo giorno, venuta la sera, disse loro: Passiamo all'altra riva. E, congedata la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui. Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: Maestro, non t'importa che siamo perduti? Si destò, minacciò il vento e disse al mare: Taci, calmati. Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: Perché avete paura? Non avete ancora fede? E furono presi da grande timore e si dicevano l'un l'altro: Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?"

Riguarda solo il potere sui venti e sul mare.

In Luca la tempesta sedata è al capitolo 8,22-25: "E avvenne che, uno di quei giorni, Gesù salì su una barca con i suoi discepoli e disse loro: Passiamo all'altra riva del lago. E presero il largo. Ora, mentre navigavano, egli si addormentò. Una tempesta di vento si abbatté sul lago, imbarcavano acqua ed erano in pericolo. Si accostarono a lui e lo svegliarono dicendo: Maestro, maestro, siamo perduti! Ed egli, destatosi, minacciò il vento e le acque in tempesta: si calmarono e ci fu bonaccia. Allora disse loro: Dov'è la vostra fede? Essi, impauriti e stupiti, dicevano l'un l'altro: Chi è dunque costui, che comanda anche ai venti e all'acqua, e gli obbediscono?"

Come in Marco il racconto riguarda solo il potere di Gesù sui venti e sul mare.

In Giovanni, si trova al capitolo 6,14-21: "Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto (la moltiplicazione dei pani), diceva: Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo! Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare, salirono in barca e si avviarono verso l'altra riva del mare in direzione di Cafàrnao. Era ormai buio e Gesù non li aveva ancora raggiunti; il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato per circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: Sono io, non abbiate paura! Allora vollero prenderlo sulla barca, e subito la barca toccò la riva alla quale erano diretti."

Sono associati i due racconti di Matteo.

I sinottici riportano il particolare che mentre si sviluppava la tempesta sul mare Gesù dormiva e lo svegliarono.
Varie sono le interpretazioni catechetiche che possono essere date su tale particolare affatto indifferente.
In primo luogo pare esservi un parallelo chiaro ed evidente con la storia del racconto di Giona, infatti, la vi si legge: " I marinai, impauriti, invocarono ciascuno il proprio dio e gettarono in mare quanto avevano sulla nave per alleggerirla. Intanto Giona, sceso nel luogo più in basso della nave, si era coricato e dormiva profondamente. Gli si avvicinò il capo dell'equipaggio e gli disse: Che cosa fai così addormentato? Alzati, invoca il tuo Dio! Forse Dio si darà pensiero di noi e non periremo." (Giona 1,5s)

È indubbio che in entrambi gli eventi la tempesta è causata proprio da colui che dorme, da Giona stesso nel suo racconto, in quanto Dio stava tessendo una storia con lui e la tempesta era il mezzo per sconvolgergli la vita e farlo poi tornare sui suoi passi, e da Gesù che evidentemente intende provare sia la fede dei discepoli, sia dimostrar loro con i fatti qualcosa che altrimenti non sarebbe stato possibile.
Avevano, infatti, a bordo il maestro che poco prima, vista la fede del centurione cui aveva guarito il servo, aveva esclamato: "In verità vi dico, presso nessuno in Israele ho trovato una fede così grande." (Matteo 8,10b) e loro, i discepoli, alla prova ne dimostrarono ben poca.
C'è poco da fare se dei pescatori che vivono su quelle acque tutti i giorni ritengono che le condizioni sono tali che la barca sta per affondare la situazione è veramente pericolosa.
Gesù invece continua a dormire.
È segno di stanchezza per una giornata intensa e di fiducia in Dio.
Il contrasto tra l'atteggiamento di Gesù e dei discepoli è enorme!
Di fatto i discepoli, come tutti gli altri Israeliti avevano tanti aiuti dalle Sacre Scritture, che li avrebbero potuti aiutare ad aver fede, ma dalle parole ai fatti...
c'è di mezzo il mare e il mare nei riguardi della fede parlò in loro sfavore e per contro li aiutò a comprendere qualcosa di più sul loro maestro.
Circa quelle Scritture basta ricordare i seguenti passi:
  • gli antenati degli Israeliti non ebbero paura di "...entrare nel mare sull'asciutto, mentre le acque erano per loro un muro a destra e a sinistra." (Esodo 14,22)
  • - "Se dovrai attraversare le acque, sarò con te" come dice il profeta Isaia nel capitolo 43,1-4 "Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe, che ti ha plasmato, o Israele: Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. Se dovrai attraversare le acque, sarò con te, i fiumi non ti sommergeranno; se dovrai passare in mezzo al fuoco, non ti scotterai, la fiamma non ti potrà bruciare, poiché io sono il Signore, tuo Dio, il Santo d'Israele, il tuo salvatore... Perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo..."
  • c'è poi un passo del Salmo 107,23-30 (lo stesso che ho richiamato nel paragrafo del "Il mare di bronzo") che pare proprio descrivere il miracolo della tempesta sedata, "Altri, che scendevano in mare sulle navi e commerciavano sulle grandi acque, videro le opere del Signore e le sue meraviglie nel mare profondo. Egli parlò e scatenò un vento burrascoso, che fece alzare le onde: salivano fino al cielo, scendevano negli abissi; si sentivano venir meno nel pericolo. Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi: tutta la loro abilità era svanita. Nell'angustia gridarono al Signore, ed egli li fece uscire dalle loro angosce. La tempesta fu ridotta al silenzio, tacquero le onde del mare. Al vedere la bonaccia essi gioirono, ed egli li condusse al porto sospirato."
Nell'originale greco quello che in italiano si traduce "tempesta" è simile a "grande sisma", in pratica la stessa parola del "terremoto" scoppiato alla morte di Gesù in croce.
Quel legno tra le onde per alcuni è così profezia della croce sul Golgota e il sonno di Gesù segno della sua morte col terremoto - tempesta segno che nel regno della morte era entrato il conquistatore.

C'è poi un'interpretazione d'invito alla missione per quel "passiamo all'altra riva"; dall'altra parte del lago, infatti, c'era Gadara, ossia in piena Decapoli, terra pagana ove c'erano le legioni e gli abitanti si dedicavano al commercio dei maiali e all'usura, impuri e schiavi di satana come poi evidenzieranno i racconti degli indemoniati e l'episodio dei porci invasi dai demoni che affogano nel mare.

LA PESCA MIRACOLOSA
La pesca miracolosa è un miracolo che Gesù avrebbe compiuto in due distinte occasioni come narrano i Vangeli:

Luca 5,1-11 - si è all'inizio della predicazione: "Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca. Simone rispose: Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti. Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore. Lo stupore, infatti, aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini. E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono."

Gesù sceglie la barca di Pietro per insegnare alle folle e da questa un poco discosta dalla riva parla alla folla che resta sulla sponda.

Giovanni 21,1-14 - dopo la sua risurrezione quanto detto da Gesù in modo profetico a Simon Pietro nel Vangelo di Luca viene attuato e inizia l'attività della Chiesa: "Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: Io vado a pescare. Gli dissero: Veniamo anche noi con te. Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l'alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: Figlioli, non avete nulla da mangiare? Gli risposero: No. Allora egli disse loro: Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete. La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: È il Signore! Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano, infatti, lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: Portate un po' del pesce che avete preso ora. Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: Venite a mangiare. E nessuno dei discepoli osava domandargli: Chi sei?, perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti."

Di tale miracolo mi sono interessato in "Carpentieri giusti per l'Arca che entra nell'ottavo giorno" in cui tra l'altro metto in evidenza l'intento di manifestare la situazione di un post-diluvio "di grazia", con la nuova arca, la barca di Pietro con a bordo otto persone, come gli otto dell'arca di Noè e l'apertura di un tempo nuovo per la nascita di una nuova umanità.
Gli apostoli sulla barca provengono dal settimo giorno e finalmente arrivano alla sponda su cui c'è Gesù, il risorto, che sta sull'asciutto dell'ottavo giorno.
Il numero sette, con i sette giorni della creazione, fa presente il tempo e tale numero in corsivo con la stanghetta intermedia è come la sponda di una barca con un remo immerso nell'acqua per attraversare il mare del tempo.

SALMO 107 - DECRIPTAZIONE
Il Salmo 107 che ho segnalato in altri paragrafi, come si è visto, presenta una situazione calzante con le vicende delle tempeste sedate narrate nei Vangeli.
In questo Salmo i primi 3 versetti inquadrano la situazione, e si arguisce che s'intende trattare di ringraziamenti diversi come degli ex-voto di personaggi che nella loro vita hanno ricevuto dal Signore grazie memorabili e che sinteticamente le ripetono come se sciogliessero, appunto, un voto nel Tempio.
Quattro sono quei personaggi che riferiscono in breve le loro vicende e che attribuiscono al Signore il merito:
  • un carovaniere che aveva smarrito la pista nel deserto e l'aveva ritrovata;
  • un carcerato liberato;
  • un malato grave guarito;
  • un marinaio salvatosi in una tempesta.
Ne riporto il testo integrale secondo l'ultima traduzione C.E.I.

Salmo 107,1 - Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre.

Salmo 107,2 - Lo dicano quelli che il Signore ha riscattato, che ha riscattato dalla mano dell'oppressore

Salmo 107,3 - e ha radunato da terre diverse, dall'oriente e dall'occidente, dal settentrione e dal mezzogiorno.

Salmo 107,4 - Alcuni vagavano nel deserto su strade perdute, senza trovare una città in cui abitare.

Salmo 107,5 - Erano affamati e assetati, veniva meno la loro vita.

Salmo 107,6 - Nell'angustia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angosce.

Salmo 107,7 - Li guidò per una strada sicura, perché andassero verso una città in cui abitare.

Salmo 107,8 - Ringrazino il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini,

Salmo 107,9 - perché ha saziato un animo assetato, un animo affamato ha ricolmato di bene.

Salmo 107,10 - Altri abitavano nelle tenebre e nell'ombra di morte, prigionieri della miseria e dei ferri,

Salmo 107,11 - perché si erano ribellati alle parole di Dio e avevano disprezzato il progetto dell'Altissimo.

Salmo 107,12 - Egli umiliò il loro cuore con le fatiche: cadevano e nessuno li aiutava.

Salmo 107,13 - Nell'angustia gridarono al Signore, ed egli li salvò dalle loro angosce.

Salmo 107,14 - Li fece uscire dalle tenebre e dall'ombra di morte e spezzò le loro catene.

Salmo 107,15 - Ringrazino il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini,

Salmo 107,16 - perché ha infranto le porte di bronzo e ha spezzato le sbarre di ferro.

Salmo 107,17 - Altri, stolti per la loro condotta ribelle, soffrivano per le loro colpe;

Salmo 107,18 - rifiutavano ogni sorta di cibo e già toccavano le soglie della morte.

Salmo 107,19 - Nell'angustia gridarono al Signore, ed egli li salvò dalle loro angosce.

Salmo 107,20 - Mandò la sua parola, li fece guarire e li salvò dalla fossa.

Salmo 107,21 - Ringrazino il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini.

Salmo 107,22 - Offrano a lui sacrifici di ringraziamento, narrino le sue opere con canti di gioia.

Salmo 107,23 - Altri, che scendevano in mare sulle navi e commerciavano sulle grandi acque,

Salmo 107,24 - videro le opere del Signore e le sue meraviglie nel mare profondo.

Salmo 107,25 - Egli parlò e scatenò un vento burrascoso, che fece alzare le onde:

Salmo 107,26 - salivano fino al cielo, scendevano negli abissi; si sentivano venir meno nel pericolo.

Salmo 107,27 - Ondeggiavano e barcollavano come ubriachi: tutta la loro abilità era svanita.

Salmo 107,28 - Nell'angustia gridarono al Signore, ed egli li fece uscire dalle loro angosce.

Salmo 107,29 - La tempesta fu ridotta al silenzio, tacquero le onde del mare.

Salmo 107,30 - Al vedere la bonaccia essi gioirono, ed egli li condusse al porto sospirato.

Salmo 107,31 - Ringrazino il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini.

Salmo 107,32 - Lo esaltino nell'assemblea del popolo, lo lodino nell'adunanza degli anziani.

Salmo 107,33 - Cambiò i fiumi in deserto, in luoghi aridi le fonti d'acqua

Salmo 107,34 - e la terra fertile in palude, per la malvagità dei suoi abitanti.

Salmo 107,35 - Poi cambiò il deserto in distese d'acqua e la terra arida in sorgenti d'acqua.

Salmo 107,36 - Là fece abitare gli affamati, ed essi fondarono una città in cui abitare.

Salmo 107,37 - Seminarono campi e piantarono vigne, che produssero frutti abbondanti.

Salmo 107,38 - Li benedisse e si moltiplicarono, e non lasciò diminuire il loro bestiame.

Salmo 107,39 - Poi diminuirono e furono abbattuti dall'oppressione, dal male e dal dolore.

Salmo 107,40 - Colui che getta il disprezzo sui potenti li fece vagare nel vuoto, senza strade.

Salmo 107,41 - Ma risollevò il povero dalla miseria e moltiplicò le sue famiglie come greggi.

Salmo 107,42 - Vedano i giusti e ne gioiscano, e ogni malvagio chiuda la bocca.

Salmo 107,43 - Chi è saggio osservi queste cose e comprenderà l'amore del Signore.

M'è parso opportuno, quindi, provvedere, col mio metodo inserito in "Parlano le lettere" alla decriptazione dei 43 versetti che lo costituiscono.
Prima di procedere alla decriptazione evidenzio qualche particolare.

Il Salmo inizia con un versetto di ringraziamento:

Salmo 107,1 - "Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre."

Si nota poi la ripetizione del testo di alcuni versetti per quattro volte.

Ai versetti 6, 13, 19 e 28 della seguente frase: "Nell'angustia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angosce " con il seguente testo ebraico in 13 e 19:



in 6 e in 28 l'ebraico è scritto con due variazioni rispetto alle due volte.



Ai versetti 8, 15, 21 e 31 della seguente frase: "Ringrazino il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini " con il seguente testo ebraico:



Il Salmo di conseguenza pare potersi dividere nelle parti 1-7; 8-14; 15-20; 21-30 e 31-43 il cui inizio di ciascuna di ciascuna come avviene per il versetto 1 è scandita da un ringraziamento.

Mi sono poi messo a scrutare le lettere del testo ebraiche e ho notato al versetto 20 nella parola "fossa", "mishchitotam" , le lettere di "unto" e "Messia" .
Pensando al Cristo che risorto uscì dalla fossa quella parola veniva ad assumere per decriptazione un grande valore, infatti, corrisponde a "Il Messia che sarà in croce portato innocente ".

Quel versetto di cui riporto il testo in ebraico, decriptato, allora, assume la seconda faccia che risulta dalla seguente dimostrazione in cui ho riportato la lettura di ogni segno:

Salmo 107,20 - Mandò la sua parola, li fece guarire e li salvò dalla fossa.



"Sarà con la risurrezione il vigore d'aiuto dentro i corpi e li porterà ad essere guariti . I viventi porterà a essere salvati il Messia che sarà in croce portato innocente ."

A questo punto a maggiore motivo si giustifica il versetto successivo, il 21, che recita "Ringrazino il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini" che a questo punto è da conservare a mio parere in tal modo anche nel decriptato.
Ecco che tutto il Salmo assume una veste messianica ed è ulteriormente cresciuta la curiosità di leggere il tutto per decriptazione.
Prima di presentarla tutta di seguito riporto anche la dimostrazione della decriptazione di tre versetti 28-30 che si riferiscono alla parte in cui è inserito quanto associabile alla tempesta sedata dei Vangeli attinente strettamente al tema di questo articolo e da cui si vede l'attività battesimale della Chiesa che dona ai credenti un modo per uscire dalle tempeste del mondo.

Salmo 107,28 - Nell'angustia gridarono al Signore, ed egli li fece uscire dalle loro angosce.



"Portata fu per questi in azione la speranza in Dio . Il Signore dentro scende nel corpo potente che aprono con la Madre che porta i viventi alle acque . Giù li rovesciano e il Crocifisso è ad entrare nella (loro) vita . Sono portati a rialzarsi è (in loro) ad agire la vita (di Lui).

Salmo 107,29 - La tempesta fu ridotta al silenzio, tacquero le onde del mare.



versata dalla Madre la pienezza che agisce nel corpo - popolo - Chiesa nel mondo . Nato () dalla madre vive nel mondo portando con forza nelle assemblee la risurrezione e rivela () IH (IHWH) ai viventi ."

Salmo 107,30 - Al vedere la bonaccia essi gioirono, ed egli li condusse al porto sospirato.



"Portata è una risurrezione ai viventi con l'annuncio (). Della rettitudine la forza è ad accendere . Del Crocifisso la speranza () Porta e sono guidati () dalla Madre a Dio i viventi . Con l'annuncio () di questi la purezza scende nei viventi ."

Riporto, ora, la decriptazioni secondo quelle cinque parti che ho prima definito.

Salmo 107 - Parte 1a Da 1 a 7

Premesse sulla necessità di un intervento divino.

Salmo 107,1 - Nel mondo uno sbarramento porterà al serpente il Signore. La rettitudine sarà in un cuore a recare dentro. La rettitudine sarà il serpente a spazzare, perché l'amore recherà.

Salmo 107,2 - Ci sarà per l'origine dell'essere ribelle, portatosi nel cammino col desiderare del serpente nell'esistenza, una forza che a uscire lo porterà. Rientrerà l'originario fuoco nei corpi che riscatterà dalla mano dell'oppressore.

Salmo 107,3 - E la vita delle origini nei corpi scendere recherà in tutti. Nei seni si rialzerà la vita nei viventi. La vita di questi nei corpi nelle tombe si riporterà e rivivranno. Dai viventi il nemico che nei corpi abita vivo scenderà per il soffio che si riporterà. L'angelo (ribelle) si porterà a vivere nel mare.

Salmo 107,4 - In tutti si vedrà riportarsi dentro la vita. La Parola dentro sarà a riaccendere la forza della vita recando l'energia in aiuto nei corpi della rettitudine. La rovina dei corpi strapperà via da dentro col negativo. La vita a rialzare l'Unico recherà.

Salmo 107,5 - Il cattivo che ad abitare è nei viventi, scapperà. Dai viventi scenderà dal seno la forza che vi vive dell'angelo ribelle. Dai viventi il bestiale finirà in tutti per l'azione dell'amore della Parola.

Salmo 107,6 - E sarà a rialzarsi per l'agire la speranza in Dio. Il Signore dentro scenderà in un corpo. Il Potente entrerà in un vivente. Da vivente vivrà. Giù porterà la speranza a tutti quelli che sono nel mondo a vivere. Sarà giù a stare la potenza in un vivente.

Salmo 107,7 - (Dio) a recare sarà la generazioni all'esistenza di retti viventi. Dentro d'aiuto nei corpi la rettitudine sarà a illuminare le menti. Rientrerà la potenza nel cammino. Da tutti del maledetto l'azione sarà dai corpi strappata via da dentro.

Salmo 107 - Parte 2a da 8 a 14

Dio si farà uomo.

Salmo 107,8 - Sarà a recare l'essere impuro del serpente che fu nel mondo a portarsi a uscire per l'amore che vi recherà, lo porterà ad abortire. L'Unico lo porterà alla fine. Sarà a recarsi il Potente; un figlio sarà d'uomo.

Salmo 107,9 - La rettitudine sarà nel mondo a sorgere. Dentro sarà in azione in un'anima, la luce a riversarsi. Rovescerà la perversità dell'angelo superbo col cattivo bestiale negativo con l'amore che porterà dentro.

Salmo 107,10 - Sarà a risorgere chi ad abitare è nelle tombe. Un fuoco ardente scenderà potente. In vita li riporterà tutti. L'originaria pienezza risarà nei corpi. Spazzato l'angelo (ribelle) sarà stato e dentro i corpi ne avrà colpito la potenza.

Salmo 107,11 - Retti saranno a uscire i viventi con i corpi che avrebbero portato alle origini (in quanto) il ribelle maledetto portatosi dall'albero l'avrà finito l'Altissimo avendo recata l'energia. Belli (allora) su si porteranno.

Salmo 107,12 - A portarsi sarà così l'angelo per l'azione dentro ad ammalarsi. Nei cuori la piaga bruciante che il serpente aveva recato (Dio) avrà annullato col suo aiuto.

Salmo 107,13 - E fu per le grida (dei viventi) che Dio fu ad uscire per portarsi al mondo. Dentro scese in un corpo. La potenza entrò a vivere in un vivente. Dalla madre scese. Che si versava le portò l'indicazione ed entrò nella madre per il sia che riportò dall'illuminata che fu al sentirsi madre.

Salmo 107,14 - E fu giù a stare da primogenito a vivere nella madre. Vi nascose la luce della rettitudine che recava. Giù il Potente tra il morire si recava e dei viventi si portava tra le angustie. Sarà nel mondo dai viventi oppresso; in croce lo rovesceranno.

Salmo 107 - Parte 3a da 15 a 20

Sarà crocifisso.

Salmo 107,15 - A portare sarà una mano un'asta con potenza che sarà ad entrargli e aprirà nel chiuso un foro da cui aiuto recherà portando energia. Una meraviglia porterà dalla croce. Sarà a recarla dal cuore. Energia sarà a originare dal sangue.

Salmo 107,16 - Così fu infranta la porta che portò dal crocifisso l'energia racchiusa che la risurrezione per tutti porterà. Dentro al corpo c'era la vita. Da dentro il corpo di questi la potenza scorse per quella mano che agì.

Salmo 107,17 - Quel primogenito porterà il serpente nell'acqua bollente per la via dell'orgoglio che ad agire nei viventi recò. Dal seno gli portò l'energia dalla croce. Fu a uscire con l'acqua che fu dal Crocifisso vista con energia recata.

Salmo 107,18 - Per i tutti che mangeranno del Crocifisso finirà di agire dentro l'angelo superbo che nella vita reca l'affliggere. A spazzare lo porterà per sempre. Risorgendo i corpi la rovina dei viventi porterà a finire.

Salmo 107,19 - E sarà colpito, visto rovesciato, portata al maledetto sarà una calamità da dentro scenderà il serpente fuori dai viventi. Dalle loro angosce li salverà.

Salmo 107,20 - Sarà con la risurrezione il vigore d'aiuto dentro i corpi e li porterà ad essere guariti. I viventi porterà ad essere salvati il Messia che sarà in croce portato innocente.

Salmo 107 - Parte 4a da 21 a 30

Il Risorto lascia la Madre ai viventi.

Salmo 107,21 - Ringrazino il Signore per il suo amore, per le sue meraviglie a favore degli uomini.

Salmo 107,22 - E fu in sacrificio a portare questi dentro la vita in croce per recare aiuto nel mondo e fu da un foro dal Verbo innalzato visto il dono. Fu portata da dentro il corpo l'energia nel mondo.

Salmo 107,23 - Fu a recare dal corpo un aiuto che sarà nel mondo a stare con i viventi. Da dentro l'originò. Gli apostoli fu a recare dalla croce in azione. Il dono pieno della rettitudine uscì da dentro con l'acqua. Fu tra i viventi; delle moltitudini sarà madre.

Salmo 107,24 - Al mondo la madre per partorire l'Unigenito recò dal seno. Luce sarà del Signore a recare. Con gli apostoli la meraviglia porterà Crocefisso. Sarà a recare dentro tra i viventi i precetti del Potente nel mondo.

Salmo 107,25 - E fu quel primogenito vivo col corpo a riportarsi. Fu risorto; lo Spirito che lo riempiva agì. Col corpo nel mondo si riportò. Il crocifisso si rialzò. Dalla madre camminando potente fu a recarsi.

Salmo 107,26 - Fu innalzato portato in cielo. A scendere si riporterà alla fine, fuori porterà dalla morte. Dalle anime da dentro il male uscirà finito. Integri li riporterà in cammino, camminando.

Salmo 107,27 - Fu l'annuncio in cammino portato. A recarlo furono gli apostoli. portatisi in azione e agli ubriachi recarono tutta la sapienza del Crocifisso. Del morto in croce dentro la potenza agiva.

Salmo 107,28 - Portata fu per questi in azione la speranza in Dio. Il Signore dentro scende nel corpo potente che aprono con la Madre che porta i viventi alle acque. Giù li rovesciano e del Crocifisso è ad entrare nella (loro) la vita. Sono portati a rialzarsi è (in loro) ad agire la vita (di Lui).

Salmo 107,29 - È versata dalla Madre la pienezza che agisce nel corpo/popolo/Chiesa nel mondo. Nato dalla madre vive nel mondo portando con forza nelle assemblee la risurrezione e rivela IH (IHWH) ai viventi.

Salmo 107,30 - Portata è una risurrezione ai viventi con l'annuncio. Della rettitudine la forza è ad accendere. Del Crocifisso la speranza porta e sono guidati dalla Madre a Dio i viventi. Con l'annuncio di questi la purezza scende nei viventi.

Salmo 107 - Parte 5a da 31 a 43

L'ottavo giorno.

Salmo 107,31 - E la forza dell'essere impuro del serpente è ad uscire ed al mondo l'amore si riporta e dell'aborto delle origini si reca la fine essendo riportati del Potente figli ad essere gli uomini.

Salmo 107,32 - Portato sarà il verme, che nei viventi reca la perversità, nella Chiesa, per azione della Madre portata, da dentro strappato via. Dentro di questi si verserà l'energia. Saranno i viventi a IH, il Potente, accompagnati.

Salmo 107,33 - Saranno nell'ottavo (giorno della creazione) del mondo col corpo portati dal Crocifisso al Potente. I viventi gli s'insinueranno nel corpo e i viventi saliranno all'Origine. Dai giorni, vive, al Potente saliranno le centinaia portate tra gli angeli.

Salmo 107,34 - Dalla terra, il frutto del Potente dei viventi a vivere del Potente nell'assemblea entreranno. Usciti vivi col corpo dal tempo saranno dallo stare in esilio ad essere a casa rientrati.

Salmo 107,35 - Saranno i risorti viventi a vivere alla Parola del Potente uniti. Scorrerà nei viventi la vita che fu dalla Madre, portatrice dell'Unigenito dal cui corpo (in croce) scese. Fu nel mondo per il Potente una sorgente nei giorni di vita.

Salmo 107,36 - Saranno portati dal Risorto a casa i risorti. A vivere la compagna a casa è stata è vivere condotta. Ha fondato una città per i viventi riportati dallo stare in esilio (la nuova Gerusalemme).

Salmo 107,37 - Ed è stato il seme portato dal demonio condotto alla fine. Portato è stato l'amore in azione e con la rettitudine in un corpo di un vivente s'era tra i viventi portato l'ha spazzato. Simili al Verbo col corpo sono tutti ad abitare condotti all'Unico dal mondo.

Salmo 107,38 - Ed essendo stata dentro i corpi la rettitudine ai viventi recata sono state le moltitudini portate sulla nube, ma dal bestiale integri per il no che c'è stato. In seno saranno dell'Amore.

Salmo 107,39 - Portati saranno in seno dell'amore e i condotti saranno alla luce dell'assemblea portati della vita all'albero. Dai corpi il male uscito con i corpi che portava l'affliggere portato dall'angelo (ribelle).

Salmo 107,40 - Risorti dal Verbo con la rettitudine a casa porterà questi. L'innalzerà sugli angeli, li aiuterà. Dell'Essere in casa sarà i viventi a portare. Saranno tutti i popoli dentro al Crocifisso dal mondo condotti al Potente, (essendo quella del Crocifisso) l'unica strada.

Salmo 107,41 - E saranno col risorto in alto. Dal Padre saranno portati. L'invierà nel seno. Recati tra gli angeli saranno. Condotti saranno dal Risorto. Nella piaga gli saliranno per incontrarlo. I salvati dal Verbo nell'assemblea porterà tutti.

Salmo 107,42 - Saranno a vederlo condotti, giusti essendo i viventi, e saranno nella gioia, ma da tutti del malvagio avrà rovesciato il soffio giù nel mondo, quando il Verbo fu ad entrarvi.

Salmo 107,43 - I viventi saranno alla sapienza portati. I condotti saranno custoditi da Dio e comprenderanno l'amore del Signore.

a.contipuorger@gmail.com

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