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di Alessandro Conti Puorger
 
 

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ADAMO E LA NUMEROLOGIA
Le lettere dalla tradizione ebraica sono considerate sacre, perché come accennato, sono ritenute dedotte dai segni portati sull'Oreb, cioè sul Sinai, direttamente da Dio sulle Tavole della Testimonianza.
Alla parola "'Adam", formata dalle lettere "'Alef" + "Dalet" + "Mem" , per la "gimatria" è associabile il numero 45 = ( = 40) + ( = 4) + ( = 1), pari alla somma delle prime 9 lettere 1+2+3+4+5+6+7+8+9, e il relativo numero sintesi è 4+5 = 9.
Il 9 come numero sintesi ha la particolarità che qualsiasi numero gli si aggiunge la sintesi a cui si perviene è quella di ciò che si aggiunge; infatti, 9+1 = 10 = 1; 9+2 = 11 = 2...

La categoria del 9 a cui appartiene l'uomo porta all'idea di un contenitore pronto a ricevere ciò che vi viene versato e diventare simile a quanto si aggiunge.
Tale proprietà è evidente nei fanciulli che assorbono l'insegnamento, buono o cattivo che sia, e nella vita danno risposte congruenti a ciò che hanno ricevuto.
Si pensi al "midrash" di Genesi 3 e all'insegnamento dato dal serpente ai progenitori che modificato la risposta anche nella loro progenie.

In definitiva l'uomo facendo parte della categorie delle realtà del numero sintesi 9 è come un foglio di carta bianca pronto a restare segnato dallo scritto che vi si appone e un sostegno a tale idea si trae da quanto scrive ai Corinti San Paolo "È noto infatti che voi siete una lettera di Cristo composta da noi, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori." (2Corinzi 3,3)

Tale fatto del 9 comprova che all'uomo manca qualche cosa d'essenziale, un 1, per arrivare al 10 e così al suo creatore = 1 o comunque un qualche elemento che con numero sintesi 8 per arrivare con il proprio 9 a un 17, quindi, così pervenire alla dimensione dell'eternità che comunque è sintetizzabile nell'8.

Per la stessa "gimatria", come abbiamo visto, la somma dei valori delle tre lettere madri fornisce invece il valore di 341.
Essendo il numero sintesi di "'Adam" il n° 9, corrispondente a quello delle lettere e , considerati i significati grafici associabili alle stesse, di utero il primo e di salire e scendere il secondo, da tale nome proprio tramite le lettere sacre viene una conferma al suggerimento che l'uomo è ancora un essere in formazione come se stesse ancora in un utero , come un bocciolo che deve sbocciare, qualcosa che debba crescere , come se fosse in sviluppo, insomma pare per le stesse lettere sussistere l'attesa di un ulteriore passo per l'uomo in pienezza, l'Uomo Nuovo ed entrare nel cerchio delle realtà vicine al cerchio divino.
A questo punto possiamo osservare che in "'adam" vi sono due, e , delle tre lettere madri .

C'è, insomma, nel nome dell'uomo "'adam" una porta "dalet" da aprire per passare alla "shin" , lettera del fuoco per entrare nel cerchio .
Ovviamente è questa operazione impossibile ad opera dell'uomo ed è solo di prerogativa ed iniziativa divina che al momento opportuno, quando vorrà, porterà a tale passaggio.
All'uomo occorre una purificazione per entrare nel cerchio della divinità definita da quelle lettere madri, insomma occorre una rinascita come ricorda il capitolo 3 del Vangelo di Giovanni con l'episodio dell'incontro di notte con Nicodemo e ciò accadrà certamente con la risurrezione, il fuoco divino che riconoscerà l'oro vero dalla scoria, risurrezione che nella simbologia della decriptazione è identificabile proprio con la lettera del fuoco "shin" che richiama il numero 300 e la sintesi 3 che richiama l'idea del terzo giorno.

Il Battista, peraltro, in Matteo 3,11 parla di un battesimo di fuoco.
Dal punto di vista numerico, considerato che e appartengono ad entrambe le realtà, dell'uomo e del cerchio del Nome, siccome equivale a 300 e a 4 viene a risultare che ad "'adam" manca un 296 il cui numero sintesi (2+9+6 = 17) è 8, indice di un'entità connessa alla pienezza, capace, se aggiunto al numero sintesi 9 di Adamo, di fornire ancora una pienezza 8+9 = 17, perché la sintesi è nuovamente un 8.
Questo numero 296 pare non dirci nulla e lascia inizialmente alquanto delusi.

Il pensiero va a "tob" "bene, buono, felice", in quanto 2 = , 9 = e 6 = ed ha la stessa sintesi 8, ma tali lettere invero non hanno il valore "gimatrico" di 296, ma solo di 17.
Eppure sono certo che, se il ragionamento è veramente in linea col pensiero biblico, nella stessa Torah ci deve pur essere una traccia importante, un chiaro collegamento con un'entità essenziale riferibile a tale numero.
Si trova in Esodo 17,6 il seguente versetto "Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull'Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà."

Tale "roccia", lì in ebraico è scritto "tsur" ed ha proprio come valore numerico quel 296, infatti, = ( = 200) + ( = 6) + ( = 90) = 296.

L'acqua che uscirà sarà bevuta, "shatah" , dal popolo ed è simbolo della vita nuova che porterà la risurrezione per tutti nel mondo .
D'altronde era questa la profezia nascosta dall'arcobaleno "qashet" dopo il diluvio di Genesi 9,13 "Il mio arco ("qashet" ) pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell'alleanza tra me e la terra" ossia "verserò la risurrezione alla fine ".
Questa parola "tsur" è veramente importante nel mondo biblico e appare lì per la prima volta collegata all'Oreb da cui dalla Roccia usciranno sia l'acqua nel deserto al popolo guidato dal Signore, sia le 10 parole con l'intera Torah.
Il radicale ebraico riguarda il verbo di "comandare, dare un precetto" e "Mitzvah" è il termine usato nella religione ebraica per definire "precetto, comandamento".

Il primo fatto concreto che racconta il libro dell'Esodo è che dall'Oreb uscirono dei "precetti il corpo ", cioè la Legge e in quei libri del Pentateuco ci fu la prima forma d'incarnazione dello Spirito di Dio che circola, appunto, in tali Sacre Scritture.
Apro una parentesi.

Considerato il "midrash" della creazione in Genesi, scritto secondo la tradizione dallo stesso autore o comunque dalla stessa scuola "mosaica" che ha portato alla redazione dell'intera Torah, nascono le domande seguenti:

  • Dio intendeva insegnare tutta intera la Torah all'uomo?
  • quando lo avrebbe fatto?
  • cosa impedì la completa rivelazione?
La risposta è nei fatti raccontati dal libro stesso della Genesi.
Se la prima coppia fosse rimasta in comunione con Dio avrebbe conosciuto e compiuto l'intera Torah, ma la rivelazione fu interrotta da una decisa richiesta di autonomia da parte dell'uomo e Dio, rispettoso della libertà che voleva concedere, dovette riprendere il discorso iniziato scegliendosi un popolo da istruire con cui allearsi perché vi fosse un faro nel mondo per preparare i tempi finali dell'illuminazione da parte del Messia che porterà la risurrezione per tutti gli uomini di ogni generazione.

Memorizzato che "precetto" "tsu" per la "gimatria" è pari a 96 e "tsur" Roccia 296 è da considerare che in realtà è la prima idea di un'incarnazione della Torah, "i precetti in un corpo = 200".
Per contro, sappiamo che il Cristo è la Torah vivente, venuto proprio per darne il compimento come ha detto nel "Discorso della Montagna: "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge (Torah) o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento." (Matteo 5,17)

Questa "Roccia", appunto, è segno profetico del Cristo da cui in croce, forato al costato con una lancia, scaturirà sangue e acqua ed istaurerà il tempo finale della risurrezione.
In tale occasione, peraltro, Gesù proprio sulla croce richiama l'idea di quella roccia richiamata nel libro dell'Esodo, esprimendo l'idea di aver sete, infatti, con chiaro riferimento alla Scrittura, dopo aver consegnato la Madre al discepolo, "...sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: Ho sete." (Giovanni 19,28)

Per definire lo stesso Dio, il Creatore, la Torah propone proprio tale nome, la "Roccia" quando dice: "La Roccia , che ti ha generato, tu hai trascurato; hai dimenticato il Dio che ti ha procreato!" (Deuteronomio 32,18)

Simile discorso fa il profeta Isaia quando scrive: "Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore; guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti." (Isaia 51,1)
Gesù stesso nel suo ministero terreno insegnò agli uomini la via alla Torah tanto che nel "discorso della montagna" ebbe a dire:
  • Matteo 5,18s, - "In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli."
  • Matteo 7,24 - "Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia."
Nella Bibbia in italiano della C.E.I ed. 1975 la parola "roccia" si trova 70 volte, 8 nel Nuovo Testamento e 62 nell'Antico Testamento, di cui 16 volte nei libri della Torah.

Questa "Roccia" è stata chiaramente avvicinata da San Paolo alla persona di Cristo quando scrive: "Non voglio, infatti, che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo." (1Corinzi 10,1-3)

Quelle tre lettere ebraiche di "tsur" portano a questi pensieri:
  • all'incarnazione del Signore "giù si porterà in un corpo ";
  • alla crocefissione a "sollevare porteranno il corpo ";
  • alla creazione della Chiesa "giù porterà un corpo ";
  • all'Ascensione "su si porterà in un corpo ";
  • agli eventi finali "su porterà i corpi ".
Tutti momenti quelli che fanno si che l'uomo cresca alla dimensione di figlio di Dio.

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