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"TROVAI L'AMORE DELL'ANIMA MIA"

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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IPOTESI RABBINICA DELL'ADAM "ANDROGINO"
La storia che conosciamo, peraltro molto poca, visto che è già nebulosa a partire da 6.000 anni fa, ci ha palesato che la donna in questo arco di tempo ha avuto in genere il ruolo di prendersi cura dei figli e della casa e per il resto era sottoposta all'autorità dell'uomo con scarsi diritti che si sono incrementati solo nel XX secolo.
Questo pare non accadesse nell'antico Egitto ove godeva di parità di diritti e di libertà di azione; perché?
Questa situazione è fatta connettere con i miti delle divinità egiziane primigenie.

Il principio creatore della cosmogonia, Atum, afferma che "io sono lui e lei", ossia una figura ermafrodita e questi avrebbe generato coppie di dei e di dee, che rappresentavano i due principi maschile e femminile necessari per mantenere l'equilibrio e l'armonia del cosmo ed avrebbe creato per masturbazione o con lo sputo.
Pensarono, allora, che pure in terra ci doveva essere una coppia che facesse da tramite tra il mondo terreno e quello celeste e questa coppia era quella del faraone e della sposa reale e ne seguì che la società egiziana s'adeguò a considerare la donna dotata degli stessi diritti dei maschi.
Nell'antico ebraismo ai tempi dell'uscita d'Israele dall'Egitto si trova, infatti, la sorella di Mosè, Miriam, profetessa e poi al tempo dei Giudici, Deborah, che dimostrano che c'erano donne importanti, e che solo gradualmente la donna ebbe solo compiti di sposa e madre.
Dal seme di Atum nascono Shu il dio dell'aria e Neftu la dea dell'umidità che generano Gheb dio della terra e Nut la dea del cielo che intendevano restare uniti e impedivano alla vita di germogliare, onde Shu li divide e da essi nascono due femmine Iside e Nefti e due maschi Osiride e Seth.


Hapi nel Tempio di Kôm Ombo

Anche il dio "Hapi", incarnazione della fecondità dell'inondazione del Nilo, è raffigurato sempre con ventre opulento, con la barba e mammelle pendule in segno di fertilità, e per questi aspetti spesso era visto come una divinità androgina.
Che la divinità fosse creatrice dell'umanità era, quindi, assodato, ma era attribuito agli dei un esasperato antropomorfismo, pensandoli muniti di sesso come le creature umane.
Certamente l'idea di un Grande Androgino creatore era considerata "pagana" dall'antico ebraismo, perché retaggio dei contestati miti cosmogonici degli dei egizi contrari al monoteismo d'Israele.
Per tale motivo di piena avversione allo "empireo" egizio la "immagine e somiglianza" dichiarata in Genesi 1 da Dio nei riguardi dell'uomo non è relativa al sesso, ma all'insieme dei ruoli di paternità e maternità che ha il Dio Unico e Vero nei riguardi dell'umanità di cui nel parallelo con gli umani è padre e madre. Si pensi con quale tenacia s'oppongono i sacri testi delle antiche Scritture ebraiche all'idea di adorare coppie divine, Osiride e Iside, Baal e le dee madri come Astarte e-o Asera.
Il Dio Unico e Vero, secondo la Torah, crea una creatura che gli sia conforme con cui possa relazionarsi.
Dio non è diviso in maschio e femmina, bensì sono in Lui la pienezza delle attitudini di padre e di madre.
È la coppia, uomo donna, invero, che porta l'immagine e la somiglianza di Dio!
Il singolo perciò per essere a immagine e somiglianza di Dio deve relazionarsi in un continuo rapporto costruttivo e direi creativo con la diversità dell'altro, l'uomo con la donna e viceversa, rapporto che potenzialmente possa portare a collaborare col Creatore e far nascere "figli" di Dio e collaborare educandoli.
La tradizione biblica pare proprio indicare la via dell'amore procreativo; del resto l'uomo è una sintesi perfetta di corpo e spirito.
A ciò fa da corollario il pensiero che la somiglianza e immagine di Dio con l'uomo riguarda, come del resto sostiene Sant'Agostino, volontà, intelligenza e memoria.

L'idea pagana di un dio androgino, rinnovata dal racconto di Platone, era però entrata nell'immaginario collettivo solleticando le menti e un riflesso di quell'idea dal mito greco di un pre "'Adam" androgino, diviso da Dio in un maschio e una femmina, si ritrova nel pensiero di alcuni rabbini commentatori dei racconti della creazione di cui in Genesi 1 e 2.
In ciò certamente vi fu l'influsso della cultura greca che per tre secoli a partire da Alessandro Magno ebbe influenza crescente in Palestina.
Quei racconti che si trovano nel libro della Genesi certamente sono antichi pur se la stesura finale del libro fu in Giudea nel VI-V secolo a.C., quindi, comunque precedenti all'epoca di Platone (427-347 a.C.).
I rabbini che fecero tali accostamenti sono però molto successivi, perché dei tempi del Talmud messo per iscritto a partire dal III secolo d.C..

Penso che proprio la lettura del mito greco influenzò la loro idea di cercare tracce di tale mito nella descrizione della creazione dell'uomo.
Nel frattempo Ovidio (48 a.C. - 18 d.C.), nelle sue "Metamorfosi" che contengono i miti di trasformazioni dal Caos alla divinizzazione dei Cesari, nel Libro IV narra della nascita di un altro personaggio connesso a quella concezione platonica dell'androgino primigenio, nato dalla fusione della ninfa Salmace e il bellissimo figlio di Ermes e Afrodite divenuto un Ermafrodito.

Ora, nella Torah l'immagine di un'entità divina maschile - femminile non esiste, ma è presente nella letteratura midrashica - "Genesi Rabbah" 8,1 e 17,6, "Levitico Rabbah" 14.1, "Midrash Salmi" 139, "bEruvim" 18a.

Nell'interpretazione della Genesi data dal "Midrash Rabba" 8,1 l'androgino è l'essere originariamente creato e nello "Zohar", Libro dello splendore, testo cabalistico ossia della tradizione ebraica, dice che "ogni anima e ogni spirito, prima di penetrare in questo mondo, sono composti da un maschio ed una femmina uniti in un solo essere".

La questione rabbinica nasce nel seguente modo.
Si legge in Genesi 1,27: "E Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò."

Passiamo a vedere come questo versetto è scritto in ebraico.

"E Dio creò l'uomo ...

Tutto il problema sta nel come tradurre quelle tre lettere ebraiche, "'alef", "dalet", "mèm" ossia "'adam" .

Questo termine ha sia un significato generico, sia specifico, sia collettivo, universale, ma anche particolare, può essere un nome proprio o un titolo e non v'è genere femminile, né plurale.
Cominciamo con il dire che là "'adam" non è un nome, perché non è detto "Dio lo chiamò Adamo" e mai viene detto, ma ciò è assunto nell'immaginario collettivo.
Quelle tre lettere "'adam", allora, significano uomo, essere umano, umanità.
Il nome poi è divenuto anche sinonimo di uomo come maschio e ha assunto l'aspetto di nome proprio, Adamo.

Certo che se si traducesse "Dio creò l'essere umano o l'umanità" non si cadrebbe in pensieri strani, ma se lo ritiene come solo l'uomo che induce il pensiero a un'unità ecco che poi nascerà la necessità di dividerlo per fare la coppia.
Dio creò, l'umanità, l'essere umano, vale a dire creò la prima coppia di esseri umani e quel "'adam" di fatto è il nome di tale prima coppia; infatti, poi dice: "maschio ("zakar" ) e femmina ("neqebah" ) li creò" e per quel "li" in ebraico è usato il plurale "'otam".

In questo primo racconto della creazione, subito dopo Dio disse alla coppia, "Siate fecondi e moltiplicatevi..." (Genesi 1,28) e non pare proprio vi fosse alcun impedimento al rapporto e non si parla della divisione che, secondo alcuni talmudisti, sarebbe stata necessaria secondo alcuni talmudisti.
I dottori dell'epoca talmudica (dopo il II secolo) e del Medio-Evo, infatti, insegnavano che il primo uomo era stato creato maschio e femmina insieme, vale a dire contemporaneamente, quindi sarebbe stato un androgino, con due volti rivolti su lati opposti come se in Genesi 1,27 fosse scritto invece di "li", "lo", ossia "maschio e femmina lo creò".

Per questo discorso quei rabbini si servono del racconto in Genesi 2,21-22 quando Dio pare dividere un'unità, "Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo." e interpretano che l'anima fu infusa da Dio in Adamo prima della separazione di Eva dal suo costato e tale situazione ha provocato l'idea della necessità della ricerca dell'anima gemella.

Quei versetti si prestano a due letture, quella della costola come lato di uno stesso corpo, per quel "richiuse la carne al suo posto" e alla trasformazione dei due costituenti la coppia.
Il testo ebraico per "formò... una donna" usa "vaiboen", come il costruire una casa, in quanto derivato dal radicale del verbo , ove traspare l'idea di portare alla idoneità dei figli, "ben" , che sono i mattoni di una costruzione sociale solida, la famiglia, di cui alla donna è riconosciuta la funzione di pilastro; "la saggezza delle donne costruisce la propria casa". (Misclé 14,1)

Va invece interpretato che l'anima fu insufflata in ciascuno della coppia con un unico soffio divino.
Quella sorgente è allora da ricercare da parte di ogni coppia e allora in lui trovano immagine e somiglianza.
Se l'uomo non si aliena, si rende conto che nulla lo soddisfa a pieno e, se ha la grazia di non chiudersi nell'ateismo, si rende conto che ha in se stesso come un ago magnetico che tende ad orientarsi verso l'origine, un imprinting per trovare la via di casa, una strada per avvicinarsi a Lui; noi siamo Lui se glielo consentiamo e Lui è l'anima gemella di ciascuno e di tutti.

Il problema, quindi, è non amare solo chi ti ama e che se non si ama è perché non si è trovato il soggetto giusto, ossia l'anima gemella.
Troppo semplice e pagano, come dice con autorità Gesù nel discorso della montagna: "Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste." (Matteo 5,46-48)
Il problema è ben più complesso e nello stesso tempo semplice, per essere beati occorre essere "operatori di pace", questi "saranno chiamati figli di Dio." (Matteo 6,9)

Sapersi relazionare tra coniugi è opera di Dio e fa trapelare il disegno divino che è un disegno d'amore a tre la coppia e Dio stesso.
Dio, infatti, crea i matrimoni e gli uomini e le donne, se i coniugi non ricorrono al Suo aiuto, i due sono solo in grado di distruggere la propria alleanza.

Sul fatto che Dio crea i matrimoni c'è il seguente "midrash": "Una matrona romana una volta chiese al maestro del Talmud rav Yosè ben Chalaftà cosa avesse fatto Dio dopo la fine della creazione del mondo. Il Saggio replicò che Dio era stato molto occupato a combinare matrimoni. La matrona restò sorpresa. Questo è ciò che fa il vostro Dio? Ma come! Posso farlo persino io! Ho molti servitori e serve; potrei accoppiarli in un attimo! Il Saggio le disse: Può pure sembrarti semplice, ma per Dio è un compito complesso come aprire le acque del Mar Rosso! La matrona se ne andò e fece mettere in fila i suoi tanti servi e serve quindi comandò: Tu sposerai questa donna e questa donna sposerà questo uomo, e così via. Il giorno successivo le coppie arrivarono tutte abbattute, alcuni anche feriti, perché questo uomo non era felice con sua moglie e quella donna non era felice con suo marito. La matrona mandò a chiamare rav Yosè e gli disse: Rabbi la tua Torah è vera." (Bereshit Rabbà 68,4)
(Vedi: "Famiglia santa, sorgente dell'uomo nuovo" e "Il primo matrimonio col Signore")

Un'unica carne può sottintendere sia che fonderanno i propri geni per produrre figli, ma anche che saranno un'unica creatura, perché, di fatto, il matrimonio comporta un cambiamento dei singoli che trovando l'anima che gli corrisponde sono in realtà una creatura nuova, la coppia sposata.
Il dormire e lo svegliarsi segnala che i due hanno acquisito la stessa rivelazione.
Il dormire e il sogno sono elementi importanti, perché Dio nella Bibbia spesso si rivela in occasioni del genere.

Tornando a quei versetti Genesi 2,21-22, se per parola "tsela'" al posto della traduzione di "costola" si considera la traduzione "lato" o "fianco", che peraltro è il significato principale di quell'insieme di lettere ebraiche tradotte per costola e se poi si pensa "'adam" come la coppia del primo maschio e della prima femmina si può ritenere che Dio prese un lato i due lati della coppia costituita da un maschio e una femmina e trasformò da semplice femmina in donna, cioè in moglie e il maschio in marito, ossia nobilitò il loro rapporto in un'alleanza piena di collaborazione in cui Lui, Dio è il cemento e l'attore principale su cui si fonda l'unione da Lui voluta.

Al risveglio, insomma, i due si videro con occhi nuovi essendo stati trasformati il maschio e la femmina rispettivamente in marito e moglie; infatti, il testo usa i nuovi termini "'aish" e "'isha" e non più di maschio, "zakar" , "il puntuto", e di femmina, "neqebah" , "la forata".

La coppia "'adam", in effetti, era sino ad allora legata dalla possibilità di un rapporto, ma incompleto come quello degli animali, ma guardando a loro "l'uomo (la coppia) non trovò un aiuto che gli fosse simile" (Genesi 2,20) perché connesso ancora alla sola sessualità come si deduce con l'averli prima definiti solo maschio e femmina.
Dio, allora intese forgiare un aiuto per quella coppia "'adam", ecco che colei che era la femmina doveva essere la moglie e il maschio il marito; infatti, il testo di Genesi 2,18 spiega: "E il Signore Dio disse: Non è bene che l'uomo ('adam) sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda." e in quel momento "'adam" era la prima coppia di maschio e femmina.

Quel "che gli corrisponda" è scritto "kenoegeddu" in cui spicca il radicale del verbo NGD tra i cui significati c'è il rapportarsi e anche il rinfacciare, radicale che da luogo al termine "noegoed" per "davanti, in faccia", anche col senso di "contro", e quel radicale è preceduto da una lettera "kaf" per dire "come" e seguito da un "vav" per dire "per lui", la coppia "'adam".

La moglie, in definitiva, sarà come contraltare del marito e gli reca NGH "nogah" splendore e GD "gad" fortuna, insomma un aiuto per fargli luce con un altro punto di vista e per contrastarlo al fine di cercre di evitargli errori, quindi, un aiuto di fronte e opposto a lui.
In quel mandato la moglie fallì quando fu tentata dal serpente.

Dice al riguardo il commentatore della Bibbia Rashi (Rabbi Shlomo Itzchaki 1040-1105): "Se il marito sarà meritevole, la moglie gli sarà d'aiuto, altrimenti gli si opporrà per contrastarlo".
Non divisione, quindi, ma vera e propria unione carnale e spirituale.
Negli sposi, infatti, circola il soffio dello stesso Spirito di Dio e "...i due saranno un'unica carne." (Genesi 2,24b)

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