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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
CONOSCERE IL PADRE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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FIGLI O CREATURE DI DIO? »
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I FIGLI DI ADAMO
I progenitori, uscirono dal giardino dell'Eden e dalla protezione del Signore rifiutata con l'aderire a pensieri malevoli su di Lui suggeriti dal famoso serpente "nachash" ove c'era "l'angelo - l'energia che nascondeva la luce " che mise nel loro cuore il dubbio, che per loro fu certezza, che Dio non li amasse.
Avevano avuto, è vero, l'ordine "Siate fecondi e moltiplicatevi" (Genesi 1,28), ma prima della loro ribellione, atto con cui avevano detto "si" all'essere invasi da uno spirito diverso, subdolo e a loro stessi ostile compiendo il sacramento, cioè il segno efficace, di mangiare dell'albero proibito.
Il loro moltiplicarsi sotto il patto col Signore avrebbe prodotto frutti non inquinati da un'avversione al Creatore in un rapporto solo fisico-affettivo.
Quale sarebbe stato il "figlio dell'Uomo" dalla coppia primigenia alleata con Dio se non ci fosse stata l'adesione alla tentazione del "nachash" e la natura divina non fosse fuggita da loro?
Quel "figlio dell'Uomo" comunque non era nato e non poteva nascere essendo ormai inquinati i cuori dei potenziali progenitori che erano usciti dall'ambiente protetto, scuola e sala - parto, che Dio aveva preparato per fornire loro e alla loro progenie la propria conoscenza visto che sarebbe stata anche del Signore.

Tra l'altro nel racconto della "caduta" di Genesi 3 il testo si sofferma a manifestare una stizza dell'uomo verso la donna, con accusa chiara onde il patto di alleanza era incrinato e la parte maschile sottolinea il guaio che gli aveva procurato proprio Dio stesso col mettergli accanto quella femmina che da quel momento chiamò Eva "Chavvah" , "madre di tutti i viventi" "'am kal chay" , nome che evidentemente sottolinea la sua protesta.
Qui, le lettere di vita non ricordano più quello che era stato usato, che pareva un plurale duale che sembrava parlare di più vite, ma sta a sottolineare che quella donna gli aveva recato una "chiusura dell'esistenza ".
Il nome Eva "Chavvah" , infatti, si può vedere come un'accusa "una chiusura m'hai portato nel mondo " o "la chiusura hai portato in questo mondo ".

Degeneri rispetto al patto col Signore sono, quindi, i figli di un maschio e una femmina della razza umana, non nati dal patto a tre, un marito e una moglie che si relazionano con amore nei riguardi del Signore, cementati dallo Spirito Santo.
Degeneri sembra una parola grossa, eppure la decisione dei genitori di fatto impedisce ai figli l'adesione piena al Signore, perché il primo insegnamento che i figli ricevettero da loro è che proprio i genitori stessi non erano stati fedeli, quindi loro, i figli, non avevano nulla a vedere con Dio e non erano figli suoi.

Fu in questa situazione che "Adamo conobbe Eva sua moglie, che concepì e partorì Caino e disse: Ho acquistato un uomo grazie al Signore. Poi partorì ancora Abele, suo fratello" (Genesi 4,1s) e accadde che Abele fu ad uccidere Caino come racconta Genesi 4.

Dopo aver messo in evidenza la discordia nata tra i due, quel verbo "conobbe" "iada'" è da intendere che il maschio si congiunse fisicamente con la femmina e tra i due Adamo ed Eva ci fu solo una conoscenza fisica, ed ecco che il primo frutto di quel matrimonio fu un morto e un assassino, come se il testo volesse sottolineare che occorreva ben un'altra tipo di conoscenza!
Dio, comunque, per sviluppare con l'umanità la propria storia di salvezza concesse un'altra discendenza alla prima coppia al posto di Abele e "Adamo di nuovo conobbe sua moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set." (Genesi 4,25)

A questo punto, all'inizio del capitolo 5,1-3 c'è questa importante annotazione: "Nel giorno in cui Dio creò l'uomo ('Adam), lo fece a somiglianza (damut) di Dio; maschio e femmina li creò, li benedisse e diede loro il nome di uomo ('Adam) nel giorno in cui furono creati. Adamo aveva centotrenta anni quando generò un figlio a sua immagine, secondo la sua somiglianza, e lo chiamò Set." Pare volutamente evidenziato che Adamo fu fatto da Dio a propria somiglianza, ma Set fu a immagine e somiglianza di Adamo e non di Dio, perché fu generato in stato di ribellione col Signore, quindi, dopo che lo Spirito Santo era fuggito e la coppia era pervasa da uno spirito alieno, perciò anche Set e poi la sua discendenza erano inquinati dallo spirito alieno, causa di quello che è detto il "peccato originale".

Per il matrimonio a tre, marito-moglie-Dio stesso, un figlio della coppia che aveva respinto l'alleanza era come un figlio della creatura uomo, mentre i due progenitori erano figli di Dio; era nato fuori dal patto regolare, ma in un rapporto solo fisico simile a quello tra animali, rapporto che non è supportato dalla volontaria totale abnegazione dell'uno verso l'altro, rivelatore del sacro principio de "l'amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati."
Questa fu ed è la situazione per tutti gli uomini figli di quella coppia.

Dice, infatti, il Salmo 51,7 "nel peccato mi ha concepito mia madre"; il peccato non era il rapporto sessuale della coppia sposata, ma il peccato originale del rifiuto a Dio entrato nel DNA dell'uomo che aveva arrecato la morte ontologica.

Che tale fosse il pensiero ai tempi di Gesù esce evidente dai Vangeli ove numerosi sono gli incontri con indemoniati che Gesù libera; cito solo alcuni versetti dei Vangeli in cui si parla di spiriti immondi e d'indemoniati: Matteo 4,24; 8,16.28; 9,32; 10,1.8; 12,22; 15,20; 16,18; Marco 1,23.32.39; 3,11; 5,15; 8,26; 16,9; Luca 4,33.41; 6,7; 7,24; 8,2.27; 9,12.25.42; 10,17; 11,14 e 13,32.

Giovanni Battista, ad esempio, sapeva bene che davanti a Dio "...non c'è nessuno che non pecchi" (1 Re 8,46) e che ciò è causato da una dipendenza, "il peccato del mondo" da cui l'uomo da solo non riesce a liberarsi, e vedendo Gesù venire per il battesimo segnalò ai suoi discepoli: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!" (Giovanni 1,29).

Giovanni Battista nella sua predicazione chiama i penitenti: "Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? Fate dunque frutti degni di conversione..." (Matteo 3,7; Luca 3,7)

Gesù riprese questo dire anche nella propria predicazione con:

  • Matteo 12,34 - "Razza di vipere, come potete dire cose buone, voi che siete cattivi? Poiché la bocca parla dalla pienezza del cuore", e nel cuore dell'uomo c'è lo spirito ribelle.
  • Matteo 23,32-33 - "...figli degli uccisori dei profeti. Ebbene, colmate la misura dei vostri padri! Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna?"
  • Giovanni 8,44 - "...avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro."
Conferma che la missione di Gesù è quella di togliere il peccato del mondo si ha con i numerosi i suoi interventi ricordati dai Vangeli nei riguardi di lebbrosi (Matteo 8,2; 10,8; 11,4; Marco 1,49ss; Luca 5,12s; 7,22ss; 17,12).

Il pensiero dell'epoca vedeva, infatti, in quelli in modo evidente l'opera del male "ra'" , perché la parola usata in ebraico per "lebbra" e "lebbroso" è "sera'at" e "sera'" dalla cui lettura grafica delle singole lettere esce evidente l'immagine che su quelli è "sceso il male ".

Il guarire i lebbrosi, poi, fu evidenziato dallo stesso Gesù nel messaggio che dette da portare ai discepoli mandati da Giovanni quando "...diede loro questa risposta: Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi vengono sanati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunziata la buona novella. E beato è chiunque non sarà scandalizzato di me!" (Luca 7,22s)

Gli uomini non sono alcuni buoni e alcuni cattivi, figli del diavolo, ma tutti, più o meno in modo palese, sono soggetti a schiavitù del demonio dalla quale l'uomo da solo non è in grado di liberarsi, ma occorre l'aiuto divino per riavere l'accesso alla vita eterna perduta. Infatti, i figli d'Adamo sono decaduti a semplici creature soggette alla morte su cui ha effetto solo l'anima che dona il respiro come negli animali, ma lo Spirito Santo s'è ritirato e solo una rinascita può sopperire a tale necessità; questo fu poi il succo dell'incontro in Giovanni 3 con Nicodemo di Gesù che portò il discorso sulla necessità di "...innalzare il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna." (Giovanni 3,14s) e al tema del battesimo.

È importante ricordare che prima del diluvio il Signore disse: "Il mio spirito () non resterà sempre nell'uomo, perché egli è carne e la sua vita ( i suoi giorni) sarà di centoventi anni." (Genesi 6,3)

La conclusione è che la coppia "Adamo" era stata creata a immagine e somiglianza del figlio di Dio, ma tutti i discendenti nati sotto l'influsso dello spirito del maligno non erano figli, ma "figliastri", frutti selvatici venuti per un inganno dalla vigna buona che il Signore aveva piantato; occorreva che la vigna fosse reinnestata.

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