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di Alessandro Conti Puorger
 
 

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I PATRIARCHI PROFETI FINO A NOÈ
Racconta il Pentateuco o Torah che Dio parlò col primo uomo, o meglio la prima coppia umana, "'adam", subito dopo averla formata, infatti, "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro..." (Genesi 1,27).
("'Adam" oltre che il nome della 1a coppia umana è il nome del maschio della coppia. Quello dato da Dio alla femmina non è noto; Eva è il nome con cui la chiamò il maschio dopo li peccato)

Dio continuò a parlare con quei due in Genesi 2 e 3.
Questi, di fatto, furono i primi profeti per l'umanità.
Da essi discese quanto la Bibbia dice sui primi tempi, perché fu evidentemente da loro trasmesso oralmente e, ricevuto dai discendenti, entrò così nella tradizione culturale dei padri del popolo ebraico e fu raccolto dall'autore ispirato.

Lo stesso libro della Genesi, poi, al capitolo 4, informa che Dio parlò anche con Caino loro figlio che uccise il fratello Abele.
Caino non si sa quando morì e il sacro testo non riporta altri colloqui diretti di Dio con gli uomini fino alla terza generazione quando a Set, il terzo figlio della coppia "Adamo", nacque il figlio Enos.

C'è nel testo della Genesi, infatti, la notazione che riporto in grassetto: "Adamo si unì di nuovo alla moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set. Perché - disse - Dio mi ha concesso un'altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l'ha ucciso. Anche a Set nacque un figlio, che egli chiamò Enos. Allora si cominciò a invocare il nome del Signore." (Genesi 4,25s)

Enos, "'Oenosh" ha il nome che in ebraico si usa anche per uomo quale essere umano mortale, in quanto è il radicale di "venir meno", perciò a quei tempi venne acquisito che l'uomo è "uno che viene meno ".

Secondo le informazioni della Bibbia quando Enos nacque Adamo aveva compiuto solo 235 anni dei 930 del totale della vita che visse in terra. (Genesi 5,5)
Era evidentemente iniziato il suo pentimento, ossia aveva potuto prendere atto della morte del figlio Abele ucciso da Caino e comprendere le conseguenze del proprio errore e narrare i fatti alle generazioni successive e queste cominciarono a pregare il Signore.
(Vedi: "Cosa nasconde il racconto di Noè e del diluvio?" e in particolare la tabella in "I patriarchi pre e post diluvio")

La serie dei primogeniti degli uomini, a partire dallo stesso Adamo, ma escludendo la generazione di Caino, fu: Set, Enos, Kenan, Maalaleèl, Iared ed Enoch, il settimo della serie.
Nel mondo si divulgava però l'errore di Caino e regnava, orgoglio e violenza in modo simile a quanto è proposto dalla lettera di Giuda (11-13): "Si sono messi sulla strada di Caino... pensando solo a nutrire se stessi. Sono nuvole senza pioggia, portate via dai venti, o alberi di fine stagione senza frutto, morti due volte, sradicati; sono onde selvagge del mare, che schiumano la loro sporcizia; sono astri erranti, ai quali è riservata l'oscurità delle tenebre eterne."

Mentre per tutti gli altri patriarchi antidiluviani si trovano scritte le parole: "Visse e poi morì", ciò non avviene per Enoch.
Il testo di Genesi 5,18-24 anzi segnala che: "Iared aveva centosessantadue anni quando generò Enoch; Iared, dopo aver generato Enoch, visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie. L'intera vita di Iared fu di novecentosessantadue anni; poi morì. Enoch aveva sessantacinque anni quando generò Matusalemme. Enoch camminò con Dio; dopo aver generato Matusalemme, visse ancora per trecento anni e generò figli e figlie. L'intera vita di Enoch fu di trecentosessantacinque anni. Poi Enoch cammino con Dio e non fu più perché Dio l'aveva preso."

La lettera agli Ebrei 11,5s così interpreta questi versetti: "Per fede, Enoch fu portato via, in modo da non vedere la morte; e non lo si trovò più, perché Dio lo aveva portato via. Infatti, prima di essere portato altrove, egli fu dichiarato persona gradita a Dio. Senza la fede è impossibile essergli graditi; chi, infatti, si avvicina a Dio, deve credere che egli esiste e che ricompensa coloro che lo cercano."

Quel "camminare con Dio" per 300 anni dopo la nascita del primo figlio fa intuire che tra Dio e Enoch c'era una intesa, avevano gli stessi obiettivi e scopi, come del resto conclude il profeta Amos in 3,3 "Camminano forse due uomini insieme, senza essersi messi d'accordo?"
Enoch, quindi, era profeta, aveva parlato con Dio e aveva compreso e accolto la Sua volontà.

La stessa lettera di Giuda (15) suggerisce poi che Enoch avrebbe avvertito quelli della sua generazione che il Signore sarebbe venuto "...con migliaia e migliaia dei suoi angeli per sottoporre tutti a giudizio, e per dimostrare la colpa di tutti riguardo a tutte le opere malvagie che hanno commesso e a tutti gli insulti che, da empi peccatori, hanno lanciato contro di lui", giudizio che di fatto comportò poi la venuta del diluvio.

Quando nacque Enoch, nel testo "Chenok" , sempre secondo Genesi, Adamo aveva 622 anni e quando Dio prese Enoch era l'anno assoluto 622+365 = 987; quindi, Adamo era morto da 57 anni (987-930).

Se si seguono le informazioni temporali in senso assoluto segnate, esclusi Caino e Abele, ci si rende conto che nella linea dei primogeniti si era verificata solo la morte di Adamo.
È quello di Enoch "Chenok" , allora, uno squarcio di luce nel cielo del destino dell'uomo e un chiaro segno dell'intenzione di perdono da parte di Dio.

La Genesi pare, infatti, voler segnalare che Dio portò in cielo a "soli" 365 anni - tanti anni quanti sono i giorni di un anno - quel patriarca che visse tutto sommato molto poco relativamente agli altri patriarchi di quel periodo la cui vita mediamente fu di 900 anni.
Il figlio di Enoch, poi, il famoso Matusalemme fu il più longevo tra i patriarchi, visto che visse 969 anni.

Nel nome di Enoch "Chenok" , del resto c'è la premonizione di una grazia che in ebraico è "chen" .
Con la sua vita Enoch fu profeta per le generazioni future e portò il messaggio di speranza di una grazia del Signore e di una vita oltre la morte da trascorrere con Dio per "grazia al portarsi Rettamente ", come si ottiene dalla lettura del suo nome usando i messaggi grafici insiti nelle lettere ebraiche.

Tale messaggio, evidentemente non bastò, serviva un atto di grazia e qualcuno che guidasse l'umanità per tornare al Signore.
Erano, peraltro, ancora vivi Set, Enos, Kenan, Maalaleèl e il padre Iared che, basta fare i conti, morirono dopo Enoch, rispettivamente negli anni assoluti 1042, 1145, 1240, 1295 e 1427.
Enoch, peraltro, è lo stesso nome che Caino dette anche al proprio primogenito.
Il versetto Genesi 4,17, infatti, informa: "Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio."

Al riguardo segnalo che è il radicale che si usa in vari modi, per:

  • inaugurare una casa, Deuteronomio 20,5;
  • dedicare e consacrare il tempio del Signore, 1Re 8,63;
  • addestrare un ragazzo, 2Cronache 7,5;
  • da esso deriva la parola Channukah di una grande festa ebraica.
(Vedi: "La luce del Servo")

Mentre l'Enoch di Caino fu costruttore di città terrene l'Enoch di Set fu evidentemente chiamato per inaugurare la città celeste ove saranno poi ad abitare i risorti.
Ancora due generazioni dopo Enoch di Set, quelle di Matusalemme e Lamech, quest'ultimo il nono dei primogeniti contando Adamo, ed ecco nascere il 10°, Noè, il profeta che traghetta l'umanità oltre il diluvio di cui poi parleremo ancora.

La Bibbia in tale occasione segnala che anche Lamech, il padre di Noè fu profeta col dire: "Lamech aveva centottantadue anni quando generò un figlio e lo chiamò Noè, dicendo: Costui ci consolerà del nostro lavoro e della fatica delle nostre mani, a causa del suolo che il Signore ha maledetto." (Genesi 5,28s)

Pure in tal caso un omonimo di Lamech si trova nella genealogia di Caino che procede in questo modo: Adamo Caino, Enoch, Irad, Mecuiaèl, Metusaèl, Lamech, il 7° dopo Adamo in quella genealogia.
Questi sarà effettivamente una piaga del serpente, come dicono le lettere del suo nome lette come icone: "del serpente una piaga ()", ove appunto, ricordando che = e che è "piaga" e anche "strage".

Nel prosieguo spesso, infatti, uso il sistema di decriptazione dei testi ebraici utilizzando i valori grafici intrinsechi delle lettere ebraiche con i significati di cui in "Parlano le lettere" e nelle schede che si ottengono cliccando sui simboli della colonna a destra della home di questo mio Sito.

Come ho verificato e come si evince anche dal presente articolo, spesso utilizzando quel metodo di decriptazione, che chiamo sinteticamente "metodo dei segni", decriptando cioè con i valori di icona delle lettere le parole ebraiche dei testi biblici, ci si rende conto che s'ottengono idee che precedono, accompagnano e commentano i racconti stessi, come se proprio le lettere fossero loro evocatrici e danno anche spunti per interpretarne il significato recondito.

(Sulle proprietà delle lettere ebraiche e sulla suscettibilità di decriptazione dei testi della Tenak o Bibbia ebraica si vedano i seguenti articoli a partire dagli ultimi elencati:
Questo tipo di lettura ben si adatta al commento del Genesi su tale soggetto, quando scrive "Lamech disse alle mogli: Ada e Zilla, ascoltate la mia voce; mogli di Lamech, porgete l'orecchio al mio dire: Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. Sette volte sarà vendicato Caino ma Lamech settantasette." (Genesi 4,23s)

Dal nome Lamech, in effetti, "Lamek" , nome anche del padre di Noè, si può considerare che quelle stesse lettere suggeriscano: "per il Potente vivrà un retto ", cioè nascerà Noè come annuncia poi il commento di Genesi 5,29.

Tale Lamech è volutamente messo in contrapposizione a quello di Caino, visto che la stessa Genesi sottolinea: "L'intera vita di Lamech fu di settecento settantasette anni; poi morì." (Genesi 3,31) ponendo in evidenza un 777 contro i 7 e 77 detti per Lamech di Caino in Genesi 4,24.

Al riguardo viene alla mente l'episodio del Vangelo di Matteo quando Pietro disse a Gesù: "Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte? E Gesù gli rispose: Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette." (Matteo 18,21s)

Proprio come se Gesù dicesse a Pietro, ti devi comportare come discendente di quel Lamech da cui venne Noè e non come un discendente di quello che venne da Caino.
Ed ecco che da Lamech nacque Noè: "Lamech aveva centottantadue anni quando generò un figlio e lo chiamò Noè..." (Genesi 5,28s)

Noè, che visse 950 anni, è il 10° della lista dei primogeniti, a partire da Adamo.
Nacque, sempre secondo quei testi, nell'anno assoluto 1056 dalla formazione di Adamo, quindi 126 anni dopo la sua morte (1056-930).
Set era morto da 14 anni ed Enoch era con Dio da 69, ma oltre al nonno Matusalemme erano vivi ancora, Enos, Kenan, Maalaleèl e il padre Iared, morti questi ultimi negli anni 1145, 1240, 1295 e 1427.
A questo punto nel racconto c'è una svolta importante.

Anche questo personaggio è detto che camminò con Dio: "Il Signore disse: Sterminerò dalla terra l'uomo che ho creato: con l'uomo anche il bestiame e i rettili e gli uccelli del cielo, perché sono pentito d'averli fatti. Ma Noè trovò grazia agli occhi del Signore. Questa è la storia di Noè. Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio." (Genesi 6,7-9)

In primis, è da sottolineare che il testo mette in evidenza che:
  • Noè, come Enoch, "camminava con Dio", ossia erano in perfetta comunione;
  • Noè era giusto e integro "tsadiq tamim" ;
  • il titolo di giusto nell'Antico Testamento non si trova attribuito da Dio ad altri se non poi a Davide (1Re 11,38 e 14,8).
In quei versetti poi si presentano queste parole:
  • grazia "chen" ove = ;
  • pentirsi ;
  • Noè .
Il Signore "si pente"?
Pare questa un'idea ben strana nei riguardi del Signore, onnisciente, che perciò sa tutto del passato, presente e sul futuro e guida la storia.
In effetti, il radicale di pentirsi si potrebbe tradurre anche con un provare pena e in questo senso va inteso, Dio provò pena.
Nel testo quel "si pentì" è "nichemetti" si può, infatti, interpretare così con le lettere separate:

= + + = + + ()

Ora, è il radicale di "guidare e condurre", quindi, il testo dice anche che Dio pensa, in effetti, che a "guida Lui stesso degli uomini Essere ", vale a dire pensa di intervenire in modo attivo per provocare un ritorno a Lui.
Si dota, allora, in terra di un condottiero, appunto un "noach" , il patriarca Noè che chiamerà gli uomini al pentimento , vale a dire, in termini allegorici, li guiderà () sulle acque della vita; ed ecco l'idea della pioggia di grazia e dell'arca.

Aldilà di quanto può sembrare è da ricordare e credere fermamente che Dio è buono e misericordioso e che quella pioggia è allegorica.
Dio fece piovere acqua dal cielo, quella che stava sopra il firmamento, le sue lacrime, infatti, poi ci sarà un'alleanza con tutti gli uomini che verranno a essere in tal modo in pratica discendenti di Noè, perché soggetti su cui è tesa quella alleanza detta dell'arcobaleno, foriera della pace di Dio con gli uomini.

Dio, quindi, scelse di riparlare all'uomo Noè, infatti, "Allora Dio disse a Noè: È venuta per me la fine di ogni uomo, perché la terra, per causa loro, è piena di violenza; ecco, io li distruggerò insieme con la terra. Fatti un'arca di legno di cipresso..." (Genesi 6,13s)

Noè si costruirà l'arca e vi porterà la sua famiglia, la moglie e i tre figli - Sem, Cam e Iafet - con le loro mogli, otto persone in tutto, numero della pienezza e si salvò dal diluvio.
Questi rappresentano e saranno la nuova umanità in cui per Dio non sussisteranno più le due discendenze che c'erano fino allora, quella di Caino e quella di Adamo, ma ci sarà soltanto quella dei discendenti di Noè, fondatore perciò di un'umanità nuova, quella dei salvati, perché tutti e solo come suoi successori ormai saranno da Dio considerati tutti gli uomini.

Noè e figura di Cristo, l'arca di legno è la croce e la barca della Chiesa e gli otto salvati, la nuova umanità.
I pesci del mare sono gli unici esseri viventi del mondo che non salirono su quella barca; sono, quindi, da considerare allegoria degli uomini ancora schiavi del mostro marino, del Leviatano, quelli da salvare, su cui, infatti, c'è poi tutto un particolare patos nei Vangeli.
Le lettere ebraiche di "Fatti un'arca di legno di cipresso" dicono:
  • "Fatti" "e'she lek" "Vedrà la luce nel mondo un cammino ."
  • "un'arca" "tebat" "Tutti dimoreranno col Crocifisso ."
  • "di legno di cipresso" "e'sei goper" "Il legno che l'afflisse () farà frutto ()."
In definitiva "Vedrà la luce nel mondo un cammino. Tutti dimoreranno col Crocifisso. Il legno che l'afflisse farà frutto."
Questo è il pensiero che si trae dall'episodio del risorto, nuovo Noè, sul lago di Tiberiade, con 7 discepoli, narrato al capitolo 21 del Vangelo di Giovanni.

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