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DIO PARLA CON ISACCO E GIACOBBE
Isacco, secondo l'interpretazione dei rabbini, al momento del sacrificio non era più un ragazzo, ma un adulto di 37 anni, e allora Abramo aveva ben 137 anni.
La fede che è a base della disposizione al sacrificio quale atto di massima sottomissione fu pari nel padre e nel figlio che data l'età era pienamente cosciente e consenziente al sacrificio stesso.

Vari studiosi attribuiscono l'età di 37 anni anche a Gesù quando morì in croce, pur se la tradizione lo considera nel 33° anno d'età; infatti, secondo Giuseppe Flavio, la morte di Erode I il Grande, salito al trono nel 40 a.C. fu dopo 37 anni di regno, indi l'anno della sua morte fu il 4 a.C. quando Gesù per i Vangeli aveva almeno 2 anni ed era esule in Egitto con la Santa Famiglia.
Al 7 a.C. si arriva secondo il Vangelo di Luca 2,2 anche ricordando che Giuseppe e Maria incinta dovettero spostarsi dalla Galilea a Gerusalemme per il censimento detto "di Quirinio".
Questo, invero fu indetto da Quirino nell'8 a.C. e si protrasse per oltre un anno fino a concludersi sotto il successore Saturnino, onde Tertulliano, appunto, lo definisce di Saturnino.

Circa il mese e il giorno della nascita di Gesù, abbiamo le informazioni che l'Angelo Gabriele annunciò che Elisabetta era incinta quando il marito Zaccaria, sacerdote della classe di Abia, esercitava al Tempio nel turno del suo ordine in Luca 1,8 e in 1,36 riferisce che lo stesso Gabriele disse a Maria che Elisabetta era incinta da sei mesi.
È stato allora possibile verificare che le famiglie sacerdotali erano divise in 24 e l'ottava classe, quella di Abia, svolse un servizio presso il tempio dal 24° al 30° giorno dell'ottavo mese, nove mesi prima del 24 giugno, ossia della data di nascita del Battista.
L'annuncio alla Vergine nel sesto mese dal concepimento di Elisabetta porta al 25 marzo onde anche la data di nascita di Gesù, il 25 dicembre si può considerare storica.

I rabbini evincono per Isacco l'età di 37 anni al momento del sacrificio dal successivo capitolo Genesi 23 in cui immediatamente, senza preavviso di malattie o di accidenti, è annunciata la morte di Sara, sua madre.
Il Talmud perviene a tale conclusione susseguendosi i due racconti del sacrificio d'Isacco e della morte di Sara senza interruzione. (Tankumah Vayerà 23 - La divisione della Tenak in capitoli e versetti ci fu dopo II secolo d.C., onde paiono proprio un solo discorso)

Sara morì a 127 anni, appunto 37 anni dopo la nascita di Isacco, secondo gli stessi rabbini a seguito del grande dispiacere provato all'annuncio che Abramo e Isacco erano partiti con l'intenzione di aderire al sacrificio richiesto dal Signore.
Fu sotterrata nella grotta detta di Macpela , "Me'arat HaMachpelah" in un terreno che Abramo acquistò dagli Ittiti di Ebron per 400 sicli d'argento; nella grotta, alla sua morte, 38 anni dopo, fu deposto anche lui e fu poi anche la tomba di Isacco e Rebecca e di Giacobbe e Lia. (La tradizione considera tale grotta sepoltura anche di Adamo ed Eva - Pirké Derabbì Eli'ezer 20 Rashi).

In ebraico , lettere che sono in "Machpelah" danno luogo a un radicale che sta per "raddoppiare" e definisce qualcosa di doppio, in quanto la caverna pare fosse a due piani ed anche in relazione al fatto che vi erano sepolti a coppie i patriarchi con le matriarche.
È da tenere presente che "kaf" Ove = significa "palmo, incavo della mano" e "kefim", sta per "roccia e rupe" come in Geremia 4,29 e Giobbe 30,6.


Quelle lettere ci dicono "mani a coppa con faccia potenziata " cioè come due mani avvicinate per creare una grande coppa o per nascondere tra di loro qualcosa.

Questi pensieri suggeriscono un parallelo con quanto dice il libro dell'Esodo su Mosè all'Oreb quando sta per riavere le tavole: "Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere." (Esodo 33,21-23)

Ecco che, in effetti, la grotta di Macpela , "Me'arat HaMachpelah" è ben degna d'essere ricordata in quanto i patriarchi "in seno () i corpi di tutti entrarono a vivere ; tra le mani a coppa del Potente entrarono ".

Gli Ittiti trattavano Abramo con molto rispetto, infatti, lo chiamarono (Genesi 23,6)
"Signore" "'adoni" e "principe di Dio" "neshi'à 'Elohim" il che conferma che Abramo ove passava lasciava vivo l'annuncio del Dio Unico.
Intanto, la notizia che i suoi parenti in Anatolia in Paddan Aram si stavano moltiplicando aveva acceso in Abramo il desiderio di trovare tra i suoi parenti la moglie per il figlio Isacco.
Ecco che tutto il capitolo 24 del libro della Genesi riguarda le prodigiose peripezie di come fu individuata Rebecca tra i nipoti di suo fratello Nacor e questa accettò di venire in Canaan e di sposare Isacco.

Abramo ebbe, di fatto, proprio un grande amico con Eliezer di cui ho parlato, tanto che la stessa discendenza, quella che gli verrà da Isacco, fu a concretizzarsi ad opera proprio di Eliezer.
Si legge, infatti, in Genesi 24,1-4: "Abramo era ormai vecchio, avanti negli anni, e il Signore lo aveva benedetto in ogni cosa. Allora Abramo disse al suo servo, il più anziano della sua casa, che aveva potere su tutti i suoi beni: ...andrai al mio paese, nella mia patria, a scegliere una moglie per mio figlio Isacco".

Abramo non voleva, infatti, mogli cananee per i suoi figlio Isacco, visto che Esaù aveva disobbedito.
Eliezer fu veramente efficiente e fedele, portò a compimento l'incarico, andò in Anatolia e tornò con Rebecca che sposò Isacco; Rebecca era figlia di Betuel e sorella di Labano, di cui Abramo era prozio.
L'amicizia particolare unica e speciale di Dio per Abramo passò con la promessa a Isacco e poi a Giacobbe e ai figli nella fede di Abramo.
Isacco, secondo Genesi 25:
  • aveva 40 anni quando prese in moglie Rebecca (Genesi 25,20)
  • "...supplicò il Signore per sua moglie perché era sterile e il Signore l'esaudì, così che sua moglie Rebecca divenne incinta." (Genesi 25,26)
  • aveva 60 anni quando da Rebecca nacquero Esaù e Giacobbe (Genesi 25,26).
    (Vedi: il paragrafo "Rebecca - la moglie di un patriarca" dell'articolo "Gli sposi vergini, famiglia escatologica")
Isacco era veramente gradito al Signore che esaudì le sue preghiere.
Abramo, intanto, avendo fatto sposare Isacco e avendogli dato tutti i suoi beni, aveva preso un'altra moglie, Chetura da cui ebbe vari figli.
Avendo ormai Abramo pressoché finito il proprio incarico Dio passò la benedizione a Isacco cui apparve di notte tra Gerar e Bersabea, e gli disse: "Io sono il Dio di Abramo, tuo padre; non temere, perché io sono con te: ti benedirò e moltiplicherò la tua discendenza a causa di Abramo, mio servo." (Genesi 26,24)

Esaù e Giacobbe sono completamente diversi tra loro e pur se fratelli saranno tra loro in continua opposizione.
Significativo è l'evento della cessione non del tutto volontaria da parte di Esaù della primogenitura per il famoso piatto di lenticchie.
(Vedi: Esaù e Giacobbe - genesi capitolo 25 in "Vino nella Bibbia: causa d'incesti e segno del Messia")

Prima di tale evento il capitolo 25 del libro della Genesi al versetto 8 precisa che Abramo a 175 anni morì e i figli Isacco e Ismaele lo seppellirono nella grotta di Macpela.
Abramo morì quando Giacobbe e Esaù avevano 15 anni ed era l'anno assoluto 2023 secondo Genesi, quindi, nel 1737 a.C.; il calendario ebraico, infatti, conta gli anni a partire dalla dedotta data di creazione desunta dalle indicazioni della Tenak calcolata dai rabbini come 3760 a.C.
La creazione di Adamo, quindi, viene a coincidere con uno dei due capodanni ebraici: 1 Tishri 3760 a.C. o 1 Nisan 3761.
(Nel settembre dell'anno 2015 in cui sto scrivendo inizia l'anno ebraico 5776.)

Quando avvenne l'episodio delle lenticchie, cibo che si usava per ricordare un defunto, fu quando Giacobbe e Esaù diventarono maggiorenni, vale a dire a 20 anni.
Secondo maestri dell'ebraismo era la ricorrenza di 5 anni della morte di Abram e pare che Giacobbe andò a consolare suo padre cucinando tale minestra.
La minestra fu l'incentivo per la vendita della primogenitura ed era una minestra rossa "'adom" di lenticchie dette e scritte "e'dashim" .
Tale termine, sempre al plurale, per lenticchie si trova anche in 2Samuele 7,28 e 23,11 nonché in Ezechiele 4,9.
Le lettere di lenticchie "e'dashim" evocano tanti pensieri e, in particolare, sono un augurio per il morto di ricevere "dall'Eterno il dono della vita " ossia la vita eterna.

Isacco visse in tutto 180 anni (Genesi 35,28).
Tante furono poi le vicende in cui Giacobbe riconobbe la presenza della mano dell'Onnipotente.
Sono in particolare da ricordare:
  • in Genesi 28, il sogno della scala su cui salivano e scendevano gli angeli di Dio che gli disse "Io sono il Signore, il Dio di Abramo, tuo padre, e il Dio di Isacco. A te e alla tua discendenza darò la terra sulla quale sei coricato. La tua discendenza sarà innumerevole come la polvere della terra; perciò ti espanderai a occidente e a oriente, a settentrione e a mezzogiorno. E si diranno benedette, in te e nella tua discendenza, tutte le famiglie della terra. Ecco, io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai; poi ti farò ritornare in questa terra, perché non ti abbandonerò senza aver fatto tutto quello che ti ho detto" (13-15) in pratica la stessa promessa fatta ad Abramo in quanto gli promise la terra su cui stava dormendo, una grande discendenza per cui tutte le famiglie della terra saranno benedette e Giacobbe concluse con questo voto "Se Dio sarà con me e mi proteggerà in questo viaggio che sto facendo e mi darà pane da mangiare e vesti per coprirmi, se ritornerò sano e salvo alla casa di mio padre, il Signore sarà il mio Dio. Questa pietra, che io ho eretto come stele, sarà una casa di Dio; di quanto mi darai, io ti offrirò la decima" (21-22) e così avvenne.
  • in Genesi 32, al ritorno da Paddan Aram con le mogli e i figli e prima dell'incontro con Esaù, la lotta notturna con l'angelo di Dio al guado del torrente Iabbok ove gli chiese una benedizione e gli fu dato il nome Israele, che in ebraico significa "è a lottare () con Dio ", ma anche con i miei criteri di decriptazione, "è il principe di Dio " o "è la luce a vedere () del Potente ".
Tramite il figlio Giuseppe, il primogenito dell'amata moglie Rachele, grazie a Dio che gli dette il potere d'essere profeta interpretando i sogni, divenuto vice faraone d'Egitto, tutta la famiglia di Giacobbe - Israele entrò in Egitto quando il patriarca aveva già 130 anni.
Giacobbe-Israele conclude la storia dei tre patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe e muore in Egitto all'età di 147 anni (Genesi 47,28), corrispondente, sempre secondo i rabbini, al 2155° anno dalla creazione vale a dire nel 1605 a.C..
In Egitto Giacobbe s'era recato 17 anni prima chiamato dal figlio Giuseppe con tutti i figli e il bestiame che aveva.

Era ormai una famiglia consistente, infatti, si legge:
  • Genesi 46,26 - "I figli che nacquero a Giuseppe in Egitto sono due persone. Tutte le persone della famiglia di Giacobbe, che entrarono in Egitto, sono settanta."
  • Esodo 1,5 - questo punto "Tutte le persone nate da Giacobbe erano settanta, Giuseppe si trovava già in Egitto."
Si era quindi nel 1622 a.C..
Giuseppe fu profeta non solo perché interpretò sogni, ma anche perché ebbe il dono della sapienza e dell'intelletto che lo rese capace di trasformare il sogno del faraone in realtà amministrando come vice faraone, infatti, "Poi il faraone disse a Giuseppe: Io sono il faraone, ma senza il tuo permesso nessuno potrà alzare la mano o il piede in tutta la terra d'Egitto. E il faraone chiamò Giuseppe "Safnat-Panèach" e gli diede in moglie Asenat, figlia di Potifera, sacerdote di Eliòpoli. Giuseppe partì per visitare l'Egitto. Giuseppe aveva trent'anni quando entrò al servizio del faraone, re d'Egitto." (Genesi 41,44-46)

"Safnat-Panèach" è nome egizio dal significato "il Dio parla ed egli vive" che fa intravedere l'annunciare la parola di Dio nella sua vita.
Giuseppe con la famiglia di suo padre abitò in Egitto ed ebbe due figli Efraim e Manasse.
Prima di morire, profeticamente ebbe a dire ai fratelli, "Io sto per morire, ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questa terra, verso la terra che egli ha promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe". (Genesi 50,24)

Giuseppe, inoltre, fece giurare ai figli d'Israele, "...allora voi porterete via di qui le mie ossa" quando Dio verrà a visitarvi e morto all'età di 110 anni lo imbalsamarono e fu posto in un sarcofago in Egitto.
Il libro dell'Esodo poi riferisce che fu portato poi con sé da Mosè 4 secoli dopo con i fuoriusciti dall'Egitto, infatti, "...prese con sé le ossa di Giuseppe, perché questi aveva fatto prestare un solenne giuramento agli Israeliti, dicendo: Dio, certo, verrà a visitarvi; voi allora vi porterete via le mie ossa." (Esodo 13,19)

Con questi racconti termina il libro della Genesi, preparatori dell'intervento divino raccontato dagli altri 4 libri della Torah - Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio - a favore dell'umanità intera.

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