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IL RITORNO DI ELIA
Elia, detto il Tisbita o il Galadita, era originario di Tisbe in Gàlaad (Tisbe el-Istib pare fosse vicino ad Ajlun), oggi chiamata Giordania, a est del fiume Giordano.
È un personaggio che irrompe sulla scena della Bibbia al capitolo 17 di 1Re senza preavvisi né descrizione della chiamata come profeta.
Di se stesso disse "Per la vita del Signore degli eserciti, alla cui presenza io sto", (1Re 17,1) e annunciò ad Acab, re di Israele, ossia re del regno del Nord, che finché non avesse detto di piovere non ci sarebbe stata alcuna pioggia o rugiada per Israele, abrogandosi, quindi, poteri propri di Dio.

Elia, in ebraico "'Eliiahu" , il cui nome significa "il mio Dio è IHWH", visse nel IX secolo a.C. ed operò nel regno del nord ai tempi del re Acab (874-853 a.C.) e di suo figlio.
Tale re per motivi politici di una ricercata alleanza con la Fenicia, nell'anno 874 a.C. aveva sposato la famosa Gezabele, figlia del re Et-Bàal di Tiro e Sidone, gran sacerdote della dea Astarte, detta anche Ashera.
Questa Gezabele, divenuta regina, aveva favorito con successo in Israele il culto del Baal, famosa divinità fenicia e aveva portato a corte molti sacerdoti di quel dio che veniva adorato sulle alture con la colpevole condiscendenza di Acab.
Questo Acab, infatti, per la sua apostasia è considerato un maledetto dalla Bibbia; infatti, Giosuè aveva fatto giurare: "Maledetto davanti al Signore l'uomo che si alzerà e ricostruirà questa città di Gèrico! Sul suo primogenito ne getterà le fondamenta e sul figlio minore ne erigerà le porte!" (Giosuè 6,26) e quell'uomo fu proprio Acab come si legge prima della storia di Elia in 1Re 16,34.

Elia è considerato l'ispiratore dei monaci anacoreti del IV secolo d.C. detti "padri del deserto", evidentemente per sua scelta o chiamata.
Viveva, infatti, in solitudine come un eremita cibandosi di quel che trovava, portava un perizoma e un mantello di peli come poi sarà uso di altri profeti tra cui anche il precursore di Cristo, il Battista (Matteo 3,4) che viveva proprio ispirandosi ad Elia nei pressi di Gerico e del Giordano.

Il profeta Elia, preannunciata ad Acab la siccità, nei tre anni seguenti si rifugiò prima presso il torrente Kerìt in Transgiordania, ove fu nutrito dai corvi poi, per ordine del Signore, andò a Zarepta a 15 Km a sud di Sidone ove fu mantenuto da una vedova cui moltiplicò olio e farina e ne risuscitò il figlio (1Re 17,7-24); dice, infatti, il testo "L'anima del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere" (1Re 17,22) il che pone subito Elia in relazione al tema della risurrezione.

Dopo quel tempo Elia andò a incontrare di nuovo Acab e questi l'investì accusandolo: "Sei tu la rovina di Israele!" (1Re 18,17), ma Elia gli ritorse contro l'accusa in questo modo: "Io non rovino Israele, ma piuttosto tu insieme con la tua famiglia, perché avete abbandonato i comandi del Signore e tu hai seguito Baal. Su, con un ordine raduna tutto Israele presso di me sul monte Carmelo insieme con i quattrocentocinquanta profeti di Baal e con i quattrocento profeti di Asera, che mangiano alla tavola di Gezabele". (1Re 18,18s)

Non restava ormai che provare la verità, e a tale scopo, con irriducibile fiducia, Elia convocò Dio Unico sul Monte Carmelo in giudizio per dirimere la questione tra lui solo contro tutti i profeti di Baal e di Asera.
È noto l'episodio del sacrificio di Elia accettato da Dio in El-Muhraqah, a sudest del Carmelo, ove IHWH rispose dal cielo bruciando l'olocausto, mentre le grida, le danze e le mutilazioni dei falsi profeti non ottennero alcun risultato.

Riferisce 1Re 18,36-40: "Al momento dell'offerta si avvicinò il profeta Elia e disse: Signore, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, oggi si sappia che tu sei Dio in Israele e che io sono tuo servo e che ho fatto tutte queste cose per tuo comando. Rispondimi, Signore, rispondimi e questo popolo sappia che tu sei il Signore Dio e che converti il loro cuore! Cadde il fuoco del Signore e consumò l'olocausto, la legna, le pietre e la cenere, prosciugando l'acqua del canaletto. A tal vista, tutti si prostrarono a terra ed esclamarono: Il Signore è Dio! Il Signore è Dio! Elia disse loro: Afferrate i profeti di Baal; non ne scappi uno! Li afferrarono. Elia li fece scendere nel torrente Kison, ove li scannò."

Lo "stare alla presenza del Signore", che aveva dichiarato Elia, viene così a corrispondere in definitiva al "farsi servo del Signore", vale a dire a essere abitati dal Suo stesso Spirito.
Ovviamente ci fu la reazione di Gezabele che si vendicò massacrando gli ultimi profeti di IHWH.
Elia per evitare la vendetta di Gezabele, dovette fuggire verso sud. Miracolosamente ristorato lungo il cammino, raggiunse l'Oreb e sulla sommità del Gebel-Mùsà, ebbe una teofania: "Ivi entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco il Signore gli disse: Che fai qui, Elia?" ed egli "Sono pieno di zelo per il Signore degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vita".

Qui Elia fa una pesante accusa "gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza" e come sappiamo, alleanza in ebraico è "berit" parola che richiama il patto per eccellenza, quello tra Abramo e Dio.

Il primo patto tra loro ci fu quando: "Disse Dio ad Abramo: Da parte tua devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza dopo di te di generazione in generazione. Questa è la mia alleanza che dovete osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso tra di voi ogni maschio." (Genesi 17,9s)

Il conseguente pensiero rabbinico, come vedremo, è che Dio, valutando vera l'accusa da parte di Elia ha come delegato Elia di essere per sempre attento all'applicazione di quel patto, onde questi deve essere presente ogni volta che del patto viene fatta memoria in una circoncisione.
Poi le Scritture chiariranno che la vera circoncisione desiderata da Dio è quella del cuore, caratterizzata dalla fede sgorgata dalla Torah, ossia che nasce dal credere alle Scritture e agli annunciatori veraci di Dio e provoca la speranza della nascita della carità, ossia dell'amore pieno per il Dio unico e il prossimo, vera circoncisione del cuore.


Segue, la teofania, l'episodio dell'incontro col Signore che passò in un "un vento leggero" (1Re 19,9-18) e ricevette la missione di investire Hazael come re di Damasco, lehu come re di Israele e Eliseo come profeta al suo posto.
La storia delle malefatte di Acab continua con il famoso episodio della vigna di Nabot ed Elia è inviato dal Signore per annunciare ad Acab il castigo imminente (1Re 21,21-24), poi "dilazionato" in seguito al suo pentimento, ma esteso alla moglie e ai figli (1Re 21,29 e Il Re 9,710; 26; 36).

Del profeta Elia mi sono già interessato ("Da Elia a Eliseo: il mio Dio è Iahwèh, il Signore Gesù" e "Elia rapito in cielo. Un Giubileo"), ma ora intendo evidenziare solo alcuni aspetti connessi alla profezia che chiude il libro del profeta Malachia grazie alla quale Elia deve rinnovare il suo operato annunciando la fine dei tempi per la conversione: "Tenete a mente la legge del mio servo Mosè, al quale ordinai sull'Oreb precetti e norme per tutto Israele. Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore: egli convertirà il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri, perché io, venendo, non colpisca la terra con lo sterminio." (Malachia 3,22-24)

Perché ciò?
Del profeta Elia, in effetti, non è data notizia della morte, ma è espressamente detto che fu prelevato "su un carro di fuoco e cavalli di fuoco" e che "salì nel turbine verso il cielo" (2Re 2,11).

Questi, come Enoch, ha camminato con Dio, stava alla presenza del Signore e Dio lo prese e divenne l'ultimo annunciatore della risurrezione.
Nel pensiero rabbinico, infatti, grazie a tale profezia, di Elia, perciò, come lo si è visto andare via su un carro di fuoco, se ne attende il ritorno con il carro del Messia che verrà con i suoi angeli e i suoi santi per il giudizio e la risurrezione finale.
Ecco che, allora, per la tradizione rabbinica Elia è tra gli invitati alla cena pasquale, infatti, ogni anno, a Pesah, sulla tavola del Seder è posta anche la coppa di "Eliahu HaNavì", di Elia profeta un calice d'argento o di cristallo e ognuno, come un bambino, attenderà che venga davvero a bere il vino a lui destinato annunciando la venuta del Messia.
Come a Pesach ci fu la liberazione dalla schiavitù in una veglia di Pesach verrà il Messia per la liberazione finale.

Un Midràsh poi racconta che al tempo della regina Gezabele, Elia, come ho evidenziato, si ribellò all'abbandono della "milà" o circoncisione e fu minacciato di morte, al punto di doversi nascondere.
Da allora è come se Dio gli avesse promesso, in cambio del suo zelo per Patto che Elia sarebbe stato reso testimone di tutte le "milòt" - circoncisioni che sarebbero state eseguite nel popolo d'Israele.
Da qui l'uso per gli ebrei al momento del rito familiare della "milà" di disporre una sedia per Elia, "malakh haberìt", re del Patto, sulle cui ginocchia si posa simbolicamente il bambino (Pirkè Derabbì Eli'èzer 29).

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