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UOMO, RIVESTITI DELLA TUA DIGNITÀ
di Alessandro Conti Puorger

DIGNITÀ, BENE INALIENABILE
In verità, tutti gli esseri umani nascono uguali in dignità.
Da dove viene questo pensiero?
Chi garantisce tale dignità?
È solo un'utopica aspirazione nata da una pia idea filosofica e/o religiosa?
Questa dignità, di fatto, è una verità costitutiva, ma non riconosciuta da tutti e purtroppo, sovente, resta soltanto a livello potenziale e/o di mero intento etico.
Nelle varie parti del mondo, in modo diverso a causa dei ceti delle classi e dei livelli sociali, non è ritenuta degna di considerazione, né tanto meno trova attuazione.
Prova ne è che non tutti, di fatto, sono in un vero stato di libertà e con pari diritti e, spesso, nemmeno sono in condizione di poterli invocare.
Tale stato di cose va certamente a demerito della razza umana sul piano razionale, oltre che spirituale, in quanto, risulta che si comporta globalmente in modo animalesco avvalorando la legge del più forte e della prevaricazione sugli altri pur se in teoria le grandi organizzazioni e gli stati lo negano, ma poi, di fatto, principale criterio dirimente i rapporti, in generale, è l'interesse economico.
Eppure, da oltre 3.000 anni nel mondo, è entrata un'illuminazione, estesa in modo graduale con l'affermarsi delle religioni dette "abramitiche" - ebraismo, cristianesimo e islamismo - seguite nel mondo, almeno nominalmente da circa il 55% degli oltre 7 miliardi degli abitanti del pianeta, che affermano che tutti hanno stessi e unici progenitori, creati da Dio, onde tutti sono fratelli aventi diritto ad una pari dignità.

Ho trovato questo pensiero, che condivido, di Moni Ovadia, noto libero pensatore e artista di teatro di origine ebraica, che definisce la dignità come una madre, infatti, dice: "Io credo che la dignità sia il grembo materno in cui hanno gestazione tutti i diritti. La dignità precede i diritti. La dignità è qualcosa che nasce da un'intuizione interiore individuale, poi si riverbera nella società attraverso le relazioni interindividuali. La dignità la percepisci dentro di te, è qualcosa che si intuisce, che attiene all'assoluto: è il fine, non il mezzo. I diritti hanno bisogno di una struttura giuridica, ma la dignità viene prima."

Quel grembo materno non è altro che le viscere di misericordia del Creatore da cui discende la nostra inalienabile dignità.
Un proverbio arabo, infatti, dice: "Alzati nudo davanti a Dio ed egli ti vestirà".
Questa è la vera e sola fonte da cui per riflesso viene dignità all'uomo!

È essenziale che la globalizzazione si spinga piuttosto a confermare gli uomini nella fede in Dio che, invece, è dimenticata e rifuggita ormai come fosse retaggio di arretratezza e occorre che ciascuno che già la pratica resti saldo in tale fede onde favorire che tutti gli uomini entrino nella coscienza d'essere fratelli e si compia il disegno di una vera eguaglianza di libertà e diritti per tutti.
È, allora, necessario che ciascuno non perda la speranza nella misericordiosa giustizia del Signore e si presenti in preghiera spiritualmente nudo davanti a Lui, l'unico che può rivestirlo della Sua luce fino a che tale atteggiamento sia comune alla maggioranza delle persone tanto da condizionare e modificare i criteri di gestione delle leve di comando del mondo.
Forse questa è un'utopia.

Il destino secondo le Sacre Scritture è che il mondo finirà; infatti, i credenti nel Dio unico sanno bene che "...secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia." (2Pietro 3,13; Isaia 65,17)

Questo tema dell'essere vestito da Dio stesso trova, infatti, le sue radici nelle antiche Sacre Scritture dell'ebraismo accettate dalle religioni abramitiche che fin dagli inizi della Torah ci pongono davanti il rapporto dell'uomo con il proprio Creatore.
Ecco che con queste pagine approfondirò l'affascinate tema della dignità che ci viene da Dio e lo farò attingendo a quegli scritti nella loro scrittura originaria anche con l'uso del contributo che forniscono i significati grafici intriseci nelle 22 lettere ebraiche di cui alle schede che si ottengono cliccando sui loro simboli a destra delle pagine di questo mio Sito che formano le varie parole utilizzando significati e regole del sistema di decriptazione "Parlano le lettere" nato dalle considerazioni di "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche".

Se si perde di vista tale luce, povertà, lotte di classe, rivoluzioni, guerre, terrorismo, distruzioni, genocidi e morti innocenti costelleranno il nostro futuro e quello dei nostri figli e nipoti.
In tale evenienza sarebbe perciò conclamata la definitiva vittoria di Satana, l'angelo accusatore nemico dell'uomo che quelle religioni tanto deprecano.

Che la lotta si sarebbe fatta dura negli "ultimi tempi" l'ha profetizzato ai suoi discepoli "Gesù l'autore e perfezionatore della fede" (Ebrei 12,2) quando, relativamente alla sua venuta finale nella gloria, esclamò "il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?". (Luca 18,8)

Il che implica che purtroppo il mondo per il male che esiste tende a implodere.
Egli, il Messia, è la nuova stirpe annunciata da Dio quando dice al nemico tentatore nella profezia di Genesi 3,15: "Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno."

Di fatto un evento storico ha fatto sì che l'uguale dignità per tutti gli uomini da solo idea astratta è divenuta carne per rivelazione con l'incarnazione, morte e risurrezione di un uomo, Gesù di Nazaret.
Egli, pur se Figlio di Dio, venne nella carne per vincere la morte e restituire a ogni uomo la dignità schiaffeggiata dal demonio con lo spauracchio della morte.

Si fece uomo e morendo in croce per riparare gli errori di tutti gli uomini volle dimostrare che siamo figli di Dio, infatti: "Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch'egli ne è divenuto partecipe, per ridurre all'impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo." (Ebrei 2,14-17)

La dimostrazione che Lui, Gesù, è proprio il sommo sacerdote che ci occorre è che Dio l'ha rivestito della veste di gloria della "risurrezione" a testimonianza che il Creatore non intende considerare annullata la dignità di ogni uomo fratello del Suo Cristo, resurrezione che sarà donata alla fine di questo giorno del giudizio aperto sin dalla Sua prima venuta.
L'uomo però deve tenere stretto questo lascito per non subire la sorte di quegli angeli che: "non conservarono la loro dignità, ma lasciarono la propria dimora", egli li tiene "nelle tenebre, per il giudizio del gran giorno." (Giuda 6)

Forse dici non ho bisogno di nulla da parte di Dio, perché il mondo, portato nelle tenebre della cecità, suggerisce che Dio non esiste, ma non sai, come dice il libro dell'Apocalisse, che senza Dio sei un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo?

Quel libro che parla degli ultimi tempi suggerisce che è opportuno dotarsi dell'abito bianco "per coprire la vergognosa nudità" e di dotarsi "di collirio per ungerti gli occhi e recuperare la vista..." ossia di usare un prodotto che abbia gli effetti come quelli degli infusi ed estratti della pianta della belladonna per dilatare la pupilla e acquistare maggiore sensibilità spirituale per conoscere meglio la propria vera condizione, abito e collirio, che la Chiesa di Cristo offre a chi vuole seguire il Maestro che chiede al singolo seguace, "Sii dunque zelante e convertiti" (Apocalisse 3,18s)

LA NUDITÀ NEL LIBRO DELLA GENESI
Nei capitoli 2°, 3° e 9° del primo libro della "Torah", chiamato "Ber'eshit" e in italiano detto "Genesi", si trovano le espressioni di "essere nudo" e di "nudità".
I soggetti che per la prima volta sono accostati a questo concetto, come ovvio, sono i nostri progenitori Adamo e sua moglie, che non era stata ancora chiamata Eva.
Nell'ultimo versetto, il 25° del capitolo 2, viene detto: "Ora tutti e due erano nudi, l'uomo e sua moglie, e non provavano vergogna."

Quel termine "nudi "nel testo in ebraico per i due è "ae'rummim" , quindi ciascuno dei due era "ae'rum" ove = a fine parola.
Con i significati grafici delle lettere ebraiche di "ae'rum" si possono elaborare questi pensieri:
  • "si vede il corpo al portarsi nelle acque ", quindi, svestito;
  • "si vede il corpo portato dalla matrice ", cioè com'è nato, quindi nudo.
Perché alla fine del capitolo l'annotazione che i due "non provavano vergogna" "l'o itebboshashu", dal radicale vergognarsi ?
Perché la vergogna "bosh" e "bushah" sarebbe poi arrivata puntualmente al capitolo successivo!
Questa è tale "da dentro porta la luce a uscire " e ciò è quanto poi in effetti accadrà come sappiamo e come vedremo.

Sappiamo che Dio "Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo" (Genesi 2,7) e che questa polvere era divenuta carne "Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto."(Genesi 2,21)
Carne in ebraico è "basar" con la lettera "sin".
Queste lettere prese da sole con i loro significati grafici danno luogo a due predicati:
  • positivo, "tenda di luce per il corpo ", quindi, visto come un abito di luce per il corpo che è la tenda d'argilla, la casa mobile dell'uomo; tra l'altro se si pensa formata come + , tenuto conto che "ser" è "principe" (femminile "Sarah", nome della moglie di Abramo) quella era "la casa del principe ", sottinteso del principe di Dio.
  • negativo, se quelle lettere si pensano così formate, + , perché in tal caso, considerato che non v'era ancora puntature di differenziazione tra lettera "sin" e "shin", quel = e, allora, le lettere dicono di una "vergogna ( = ) per il corpo ".
Ecco per la carne due pensieri entrambi applicabili alla prima coppia, in quanto, questa da una condizione positiva privilegiata per il peccato cadde in una realtà del tutto negativa.
Il credo cristiano, peraltro, comporta la risurrezione della carne, infatti, la carne di Cristo alla risurrezione divenne gloriosa.
Una carne del genere alla fine dei tempi sarà sorte di ciascuno "la casa del risorto corpo ."

A questo punto facciamo un salto in avanti e vediamo la seguente frase del profeta Isaia: "Come sono belli sui monti i piedi del messaggero di lieti annunzi che annunzia la pace, messaggero di bene che annunzia la salvezza, che dice a Sion: Regna il tuo Dio." (Isaia 52,7)

Per ben due volte sia per "lieti annunzi" sia per "messaggero che annunzia" Isaia scrive "mebasser" ove è il pre-formativo di sostantivi dal verbo ove è la lettera "sin" e che significa appunto "dare, portare, riferire buone notizie" e "proclamare, annunciare", e le singole lettere forniscono il predicato "dentro illuminare la testa - mente ".
"Salvezza" poi li è "ieshuah" che altro non è che "Gesù per il mondo ".

Tale verbo è usato oltre 20 volte in tutto l'Antico Testamento come ad esempio ancora in Isaia in 40,9 ove recita "Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda: Ecco il vostro Dio!" con due volte "mebassoeret" .

Ecco che la parola "carne" "basar" che è solo la parte che si vede di un uomo è da considerare come l'annuncio della sua essenza "vi abita un luminoso corpo ".
In definitiva la carne è l'annuncio dello spirito di Dio che è in quell'uomo, ossia annuncia che "dentro c'è una luce nel corpo " o anche vi "abita della risurrezione il corpo ", ossia copre quello che poi sarà risorto.

Ricordando che siamo stati formati con la polvere della terra, dice San Paolo "Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta..." (2Corinzi 4,7), chi annuncia Gesù Cristo e la sua salvezza tenuto conto che la sua carne, che diciamo corpo, è un vaso e porta "sempre e dovunque..." nel proprio "corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti". (2Corinzi 4,10) ossia in tal caso la stessa carne del cristiano annuncia la morte e risurrezione di Cristo.

Ora, la vita di Gesù morto in croce è proprio la sua risurrezione che abita nel nostro corpo come insito nelle lettere di "basar".

Torniamo ai progenitori.
A prescindere che essendo i soli esseri umani - marito e moglie - non c'erano occhi indiscreti, l'interpretazione più accettata comunque è che non provavano vergogna, perché in loro non c'era malizia.
Rashi (Rabbi Shlomo Itzchaki 1040-1105) commentatore della Bibbia al riguardo osserva: non sapevano distinguere il bene dal male finché non mangiarono i frutti dell'albero proibito e venne loro aggiunto lo "Yetzer hara'" o inclinazione cattiva.
Sforno, un rabbino italiano del XV secolo, afferma che i due progenitori impiegavano i loro organi solo per compiere la volontà di Dio e non per soddisfare i loro desideri, ossia le relazioni intime erano innocenti come il mangiare e il bere.
In definitiva erano rivestiti in modo pieno della dignità di "figli" di Dio, essendo solo Lui, lo stesso Creatore il loro padre e madre, così non si sentivano nudi.
Era come se la loro carne fosse diversa e rivestita di un alone luminoso e glorioso; avevano, insomma, un vestito di grazia.

Le stesse lettere di si trovano nel versetto successivo, il primo del 3° capitolo: "Il serpente era il più astuto di tutti gli animali selvatici che Dio aveva fatto e disse alla donna: È vero che Dio ha detto: Non dovete mangiare di alcun albero del giardino?" (Genesi 3,1)
Precisamente nel termine "astuto" è appunto scritto , ma con una leggerissima diversa vocalizzazione, vale a dire "a'rum" e questa coincidenza certamente non è un caso, ma una precisa volontà dell'autore ispirato.

La traduzione di quelle lettere anche nei testi ebraici è di "astuto", infatti, esiste il radicale di essere - diventare astuto - cauto - prudente e con tale radicale c'è anche l'accezione di "ammucchiarsi, accumularsi".
Le lettere ebraiche con i loro significati grafici accettano entrambi tali concetti:
  • "vedo con testa - mente viva - vivace " per astuto;
  • "vedo innalzarsi ( = )" per ammucchiare.
Il Talmud Baba Batra 16° afferma che "Il serpente è il 'Satan', è lo 'Yetzer hara'', è l'angelo della morte."
Anche in questo caso le lettere aiutano; infatti, per si può pensare: "un nemico portasi ai viventi ".

Questo serpente è in stretta connessione col famoso Leviatano, mitico mostro marino re di tutte le creature marine che sarà mangiato nel pasto escatologico dal Messia e dai Giusti "Al momento della venuta del Messia, prima di entrare nel Mondo Futuro, Dio offrirà questo pasto particolare ai Giusti che se lo meriteranno per entrare in uno stato di completezza spirituale." (Gur Arie, Bereshìt 1,21).

Come apparve nel giardino terrestre che era preservato dal resto del mondo questo serpente che era l'incarnazione del male precipitato secondo la tradizione ebraica sulla terra e in fuga da Dio?
La lettura di quelle lettere in altro modo ancora una volta porta un'idea, infatti, per si può pensare: "il nemico si portò dalle acque ."

Ora, Satana - Lucifero precipitò nel mare forse nel 5° giorno della creazione e s'incarnò in un grande mostro marino e divenne il re dei pesci, infatti: "Dio creò i grandi mostri marini e tutti gli esseri viventi che guizzano e brulicano nelle acque" (Genesi 1,21)

Ecco l'idea, quel serpente incarnazione del mare, che si presentò ai progenitori era un serpente acquatico venuto attraverso uno dei quattro fiumi che circondano il giardino terrestre e che comunicavano con tutti i mari e i fiumi ed era emanazione del grande mostro marino Leviatano, molto probabilmente proveniva proprio dal Nilo.

Del resto i grandi mosti marini sono i i "tanninim haggedolim" e nel singolare di mostro marino ove = e vi appare che ricorda il dio Nun delle acque primordiali strettamente collegato alla cultura egizia al Nilo e alla dinastia dei Tiniti.

Il Salmo 74,14 accosta il "Leviatan" ai mostri marini e dice: "Al Leviatàn hai spezzato la testa, lo hai dato in pasto ai mostri marini."
(Vedi: "Il midrash della pesca gloriosa")

Dice poi l'Apocalisse 12,9: "Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il diavolo e satana e che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla terra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli".

"Il grande drago" è il grande mostro marino, infatti, drago in ebraico è "tan" e "tannin" è "mostro marino, dragone, serpente", quindi con evidente riferimento alla dinastia dei Tiniti progenitori delle dinastie dei primi faraoni egizi e al Nilo.

Quel personaggio di Genesi 3,1, il serpente, in ebraico il "nachash" , è un termine che si può anche pensare formato in questo modo, + , ove = è radicale di "essere impaziente" e di "precipitarsi" e, per la legge del contrappasso, è "l'angelo precipitato = )" cacciato dal cielo, geloso degli uomini, vale a dire "l'angelo che si nasconde dalla luce " o che nasconde la luce , ossia gli piace nascondersi nelle tenebre.

Quel serpente era "il più astuto di tutti gli animali selvatici" e quegli animali selvatici sono i "chaiait hasshaddoeh" ove "chiuso si era per vivere all'entrata il demonio nel mondo "

A questo punto, tirando le fila di questi discorsi, si può proprio dire che è personificazione dell'angelo decaduto e come tale quel serpente è anche veramente "nudo" perché privo del vestito della grazia di Dio e, poiché è anche astuto, provoca in chi avvicina e l'ascolta la sua stessa nudità.

Il serpente si rivolse alla Donna "'isshah" .
Perché alla Donna?

Molti, forse maschilisti, hanno proposto, perché la donna sarebbe più debole dell'uomo non solo fisicamente, ma anche psichicamente ed era più facile che cadesse nell'inganno.
Non credo però che questo sia il vero motivo.
Il serpente voleva fare molto male all'umanità futura e opporsi al disegno divino, quindi, voleva inquinare la fonte della vita futura per tutti gli uomini, perciò la Donna che, oltre che generarli i figli, è per loro il primo albero della conoscenza, proprio nel tempo iniziale fondamentale dell'"imprinting" del fanciullo.

Occorreva al demonio "shad" per arrivare al suo intento di "impedire la luce " o far uscire la luce di Dio dall'umanità di conseguenza sarebbe arrivata la vergogna "bushah" che abbiamo visto "da dentro porta la luce a uscire " e le lettere di Donna " 'isshah" dicono che da questa ci sarà "origine della luce nel mondo " ed era questa luce che il serpente doveva impedire che uscisse.

Il serpente fece trapelare che l'unico divieto che il Signore aveva dato, di non mangiare dell'albero della conoscenza del bene e del male, nascondeva il fatto che Dio non li amava di amore sincero e li voleva solo come inferiori, schiavizzarli, insomma, come se Dio mancasse di qualcosa e avesse bisogno di loro; infatti: "il serpente disse alla donna: Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male." (Genesi 3,4s)

La donna ne mangiò e ne diede anche al marito!
Ecco che l'effetto fu immediato, persero entrambi il vestito della grazia di Dio e "Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e conobbero di essere nudi intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture." (Genesi 3,7)

Quel "essere nudi" nel testo ebraico è "e'irummoem" ma segnala la detta avvenuta spoliazione della grazia divina un fatto che si può dedurre dalla lettura delle lettere: "con la rovina del verme () vivranno ".
Il che spiega che quanto mangiato aveva un verme, inoculato dal serpente, che avrebbe portato a una malattia genetica, il verme "nei corpi una vita (sottinteso, diversa) entrò ", per tutta la discendenza che avrebbero avuto.
Del resto essere nudo porta anche al pensiero si "vede un verme ()" infatti anche in italiano si dice nudo come un verme.

Al Signore, che ovviamente sapeva tutto e che li cercava e li chiamava, l'uomo "Rispose: Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo ("a'irim" ), e mi sono nascosto" (Genesi 3,10)

A questo punto c'è la conferma da parte del Signore che effettivamente è nudo, ossia ha in se una rovina che porterà a causa di quel verme, infatti, il Signore "Riprese: Chi ti ha fatto sapere che sei nudo ("a'irim" )? Hai forse mangiato...?" (Genesi 3,11)
Il Signor Dio poi, in conclusione di questo tema del vestire e dello spogliare, fece all'uomo e a sua moglie "tuniche di pelli e li vestì" (Genesi 3,21)

Guardiamo bene queste parole:
  • tuniche "katenot" ,
  • di pelle "a'or" ,
  • e li vestì "vaiailebbishem" .
Quel vestire serve per coprire la vergogna ( = ) ormai arrivata.
Queste "katenot" ricordano le tuniche sacerdotali "katenim" in Esdra 2,69 e la tunica bianca che poi Dio col battesimo donerà agli eletti.
Tunica, al singolare "katenet - kotonet" , ha in sé potenzialmente un radicale usato per "pagare amanti e distribuire doni" (Osea 8,9-10), ma anche per "celebrare, narrare, far lamento, lodare" (Giudici 5,11; 11,40) onde "vaso - involucro per celebrare () segno " e pare alludere all'aspetto della religiosità che poi si manifesterà nei figli della prima coppia di cui è detto in Genesi 4.

I significati grafici delle lettere di "la rettitudine scelta l'angelo (ribelle) finisce " o "con la rettitudine il dragone ha termine " presentano però un aspetto profetico di una veste che il Signore intende assicurare se veramente desiderata, la veste del sacerdozio e di una promessa che" la rettitudine alla fine invierà a tutti ".
Si noti il sottile gioco di lettere: la tunica è ora di pelle "a'or" che viene a sostituire quella "'or" di "luce" che evidentemente avevano prima i nostri progenitori e che hanno perduto per loro colpa.

Se poi si pensa pelle come + e che è radicale di un verbo che sta per "peccare", invece di un vestito di luce il corpo ha un vestito di peccato.
Il peccato frutto del demonio provoca la morte, ma il regalo del Signore fu una pelle, un involucro, una capsula che salva dalla morte immediata e che avrebbe protetto per un certo tempo per dare modo che si potesse sviluppare il desiderio della conversione per il ritorno a casa.
Al riguardo è istruttivo il pensiero di Giobbe che riporta alla idea del verme, e di pelle come copertura che s'invecchia per la propria carne: "Ricoperta di vermi e di croste polverose è la mia carne , raggrinzita è la mia pelle e si dissolve." (Giobbe 7,5)

Nel libro della Genesi, poi, al capitolo 37 c'è un forte richiamo alla parola tunica "katenoet" ove è ricordata ben 7 volte ai versetti 3, 23, 31 (2 volte), 32 e 33 (2 volte), per la tunica che Giacobbe donò al giovane figlio Giuseppe il primogenito di Rachele.

Si tratta della "katenoet passim" tunica con maniche lunghe, traduce C.E.I. 2008, tunica di lana fine trovo in testi ebraici secondo l'opinione di Rashi e secondo Yefé Tòar si trattava di una tunica ricamata a manica lunga, fatta di variopinte strisce di lana.
Questo abito era segno di potere poiché Giacobbe, dopo la vicenda di Genesi 35,22 non considerava più Ruben quale primogenito, ma Giuseppe, cosi anche Kli Yakàr.

La parola "passim" per tunica talare è plurale di le cui lettere ci dicono che ha una bocca e che avvolge pare indicare una tunica tubolare, tutta di un pezzo e il plurale in indica che i "tubi" sono molteplici, forse due per le maniche lunghe e anche ad anelli, forse, allora, di vari colori.
Questo termine è usato anche in 2Samuele 13,1.19 per la tunica che rivestiva la vergine principessa Tamar figlia di David che lei si strappo essendo stata stuprata dal fratello Amnon.
Quella tunica indica proprio una dignità acquisita come per Giuseppe o che può venir perduta come accadde a Tamar e ricorda quella perduta dai progenitori.

A questo punto non si può non ricordare il brano del Vangelo di Giovanni 19,23s sulla tunica di Gesù: "I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti - una per ciascun soldato - e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d'un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca. Così si compiva la Scrittura, che dice: Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte. E i soldati fecero così."

Nel libro della Genesi c'è un altro momento in cui si parla di nudità, e riguarda Noè dopo l'evento del "Diluvio" che nel testo è detto il "mabbul" "acqua dentro portata con potenza "

È quello del "Diluvio" un episodio reale o mitico?
Tanti sono stati certamente i cataclismi che hanno arrecato sconvolgimenti che hanno coinvolto grandi territori e tante antiche civiltà, ma nel racconto del Diluvio della Genesi c'è essenzialmente l'interesse a presentare un evento profetico per una presa d'atto da parte dell'umanità di un cambiamento di atteggiamento del Signore come se si pentisse.
Questi decide di fare un'alleanza con l'umanità per rinnovarla e sceglie un uomo per salvare tutti i futuri uomini nuovi che verranno da lui.
Sotto questo aspetto mi sono interessato con "Cosa nasconde il racconto di Noè e del Diluvio?"

Accadde che "...eruppero le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprirono" (Genesi 7,11) quindi "Diluvio" il "mabbul" sono acque speciali che vengono dal Signore, "acque dentro portate dal Potente ".

In quel racconto, che do per scontato, in Genesi 9 ai versetti 21-23 c'è il seguente episodio assai strano: "Avendo bevuto il vino, si ubriacò e si denudò all'interno della sua tenda. Cam, padre di Canaan, vide la nudità di suo padre e raccontò la cosa ai due fratelli che stavano fuori. Allora Sem e Iafet presero il mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e, camminando a ritroso, coprirono la nudità del loro padre; avendo tenuto la faccia rivolta indietro, non videro la nudità del loro padre."

In due versetti 22 e 23 la parola nudità si ripete tre volte e tale nudità è "oe'rvat" , ma che è sinonimo di "sesso, genitali, vergogne" e con i significati grafici delle lettere si può leggere "si vede il corpo portarsi totalmente, tutto, completo ".
Quella nudità dalla C.E.I. del 1975 è tradotto "scoperto" dal radicale di "denudare scoprire".

Ora il vedere la nudità di qualcuno in genere nel pensiero biblico è atto grave che spesso implica anche incesti, infatti: "Non scoprirai la nudità di una moglie di tuo padre; è la nudità di tuo padre." (Levitico 18,8)

Nel caso specifico appare poi inatteso il nome di Canaan, che se si guarda il testo di Genesi 10,25-27 viene maledetto da Noè, mentre ci si attenderebbe che maledicesse Cam.
Canaan allora potrebbe essere il 4° figlio di Noè nato da un incesto di Cam che ha visto la nudità di Noè, quindi, anche quella della madre.
Marc-Alain Ouaknin, filosofo e rabbino, osserva: "Noè, come sappiamo ha tre figli: Sem, da cui è originaria la stirpe semitica, Jafet, il bello, che ha generato la Grecia e l'Occidente, infine c'è Cam il cui nome significa il caldo impulsivo, debordante di pulsioni. È il padre di Canan, dice la Bibbia. Ma perché precisa che è il padre di Canaan, e chi è costui? Il testo ci dice: è il suo quarto figlio." (Le Dieci Parole)
(Vedi: Il paragrafo "Cam, Noè e Canaan" in "Vino nella Bibbia: causa d'incesti e segno del Messia")

In definitiva ciò che il Signore intendeva conseguire col Diluvio non avviene ancora, ma resta aperta l'intenzione e la promessa d'intervento del Signore per salvare l'umanità dal verme che ha lasciato il demonio nei nostri progenitori e che l'episodio conseguente della nudità di Noè dimostra che non era stato affatto vinto.
Pur se potenzialmente fossero eliminati tutti gli uomini e si lasciassero in vita solo i più buoni, come Noè e i suoi figli, anche questi alla prova sarebbero inquinati dal germe malefico che s'è subito rifatto vivo a una minima disattenzione.
Il racconto del "Diluvio, infatti, dice che è bastato a Noè bere un po' di più, e apparve il fatto della nudità, che evoca il peccato di Adamo e sua moglie che si videro nudi.

Quella "oe'rvat" in definitiva attesta che "il nemico ha portato un segno ".
Occorrerà allora un intervento più radicale da parte di Dio che porti a buon fine l'intento del Diluvio di avere un'umanità salvata e rinnovata.

La parola "oe'rvat" si trova ancora due volte nel libro della Genesi quando Giuseppe accusa i fratelli al capitolo 49 versetti 9 e 12.
Questi avvalorano peraltro che quella lettura testé fatta delle lettere di "oe'rvat" pare lecita in base a tali due versetti simili ove si dice "Voi siete venuti per vedere i punti indifesi del territorio", quindi parla di punti ove il nemico può attaccare.

NUDO E NUDITÀ NEGLI ALTRI LIBRI DELLA TORAH
Vediamo cosa dicono gli altri 4 libri della Torah sull'essere nudi.

Esodo
Nel libro dell'Esodo circa l'essere nudo o scoperto si trovano due citazioni ed entrambe riguardano norme per il comportamento e il vestiario per i sacerdoti:
  • Esodo 20,26 - "Non salirai sul mio altare per mezzo di gradini, perché là non si scopra la tua nudità", ove per nudità è usato ;
  • Esodo 28,42 - "Farai loro inoltre calzoni di lino, per coprire la loro nudità; dovranno arrivare dai fianchi fino alle cosce" ove per nudità è usato ;
Della seconda citazione riporto anche il contesto più ampio del discorso in cui si trova: "Per i figli di Aronne farai tuniche e cinture. Per loro farai anche berretti per gloria e decoro. Farai indossare queste vesti ad Aronne, tuo fratello, e ai suoi figli. Poi li ungerai, darai loro l'investitura e li consacrerai, perché esercitino il sacerdozio in mio onore. Farai loro inoltre calzoni di lino, per coprire la loro nudità; dovranno arrivare dai fianchi fino alle cosce. Aronne e i suoi figli li indosseranno quando entreranno nella tenda del convegno o quando si avvicineranno all'altare per officiare nel santuario, perché non incorrano in una colpa che li farebbe morire. È una prescrizione perenne per lui e per i suoi discendenti." (Esodo 28,40-43)

Il sacerdote, quindi, per poter officiare deve essere con abito di lino tutto bianco splendente, ben coperto con una tunica, ed è usato anche qui come quando Adamo fu rivestito con la pelle, il termine "kuttanot" , poi calzoni e berretto e soprattutto deve essere unto e consacrato tutto sul modello dell'Adamo senza peccato, pensato da Dio rivestito da un abito di luce.

Levitico
Nel libro del Levitico i capitoli 18 e 20 riportano numerose volte il termine che traduciamo con nudità.
Tali prescrizioni iniziano con "non scoprirai la nudità..." "lo tegalleh a'rvat o a'rvah" , lettere che in trasparenza dicono "il serpente viene () a rivelarsi da nemico portandosi a segno ".

Scoprire la nudità di qualcuno è atto pericoloso, perché potenzialmente fa entrare in campo qualcosa demoniaco che può portare alla morte.
Il fatto scatena desideri irrefrenabili che coinvolgono le persone e le famiglie con potenziale modifiche degli assetti e nascite che potrebbero stravolgere la vita regolare auspicata per la comunità.
L'atto sessuale, insomma, scatena l'immaginazione e occorre che sia regolamentato e normalizzato proprio a difesa della comunità stessa.

Lo stesso prepuzio dell'uomo, in ebraico "a'relah", poi appare allegoricamente come incarnazione del serpente, in quanto, "si vede dal corpo un serpente uscire ", quindi, occorre esorcizzare una tale situazione da qui il compimento di un atto che sia tale da costituire un memoriale per l'uomo, la circoncisione.
Non a caso un modo per dire circoncidere, togliere la carne che copre il prepuzio è usato il radicale e e la circoncisione è la "mulah" che manifesta l'intenzione e poi l'impegno che "dalla vita si porti il serpente a uscire " e la prima volta la prescrizione si trova in Genesi 17,11 quando Dio dice ad Abramo:"Vi lascerete circoncidere la carne del vostro membro e ciò sarà il segno dell'alleanza tra me e voi." (Genesi 17,11)

La stessa Torah nel libro del Deuteronomio 1015s precisa che la vera circoncisione necessaria è di ben diversa levatura e che quella nella carne è solo un segno di volere un'altra più sostanziale, quando dice con espresso riferimento ad Abramo: "Ma il Signore predilesse soltanto i tuoi padri, li amò e, dopo loro, ha scelto fra tutti i popoli la loro discendenza, cioè voi, come oggi. Circoncidete dunque il vostro cuore ostinato e non indurite più la vostra nuca..."

Del resto, perché, "un baratro è l'uomo e il suo cuore un abisso" (Salmo 64,7) è proprio il cuore dell'uomo che in effetti deve venire circonciso come ripete il profeta Geremia "Circoncidetevi per il Signore, circoncidete il vostro cuore". (Geremia 4,4)

Il segno della circoncisione è portato direttamente sulla tunica di pelle di Adamo, quindi da considerare alla stregua di quello comandato per le vesti in generale che si trova nella Torah in Numeri 15,37-41 ove dice: "Il Signore parlò a Mosè e disse: Parla agli Israeliti dicendo loro che si facciano, di generazione in generazione, una frangia ai lembi delle loro vesti e che mettano sulla frangia del lembo un cordone di porpora viola. Avrete tali frange e, quando le guarderete, vi ricorderete di tutti i comandi del Signore e li eseguirete; non andrete vagando dietro il vostro cuore e i vostri occhi, seguendo i quali vi prostituireste. Così vi ricorderete di tutti i miei comandi, li metterete in pratica e sarete santi per il vostro Dio. Io sono il Signore, vostro Dio, che vi ho fatto uscire dalla terra d'Egitto per essere il vostro Dio. Io sono il Signore, vostro Dio".

Il capitolo 18 del Levitico riguarda le proibizioni sessuali che devono essere rispettate per essere diversi nel comportamento dagli altri popoli che hanno contaminato il paese che viene ora dato agli Israeliti e in tale capitolo in 14 versetti dal 6 al 19 la parola nudità è ripetuta ben 23 volte, come risulta qui di seguito:

"Nessuno si accosterà a una sua consanguinea, per scoprire la sua nudità. Io sono il Signore. Non scoprirai la nudità di tuo padre né la nudità di tua madre: è tua madre; non scoprirai la sua nudità. Non scoprirai la nudità di una moglie di tuo padre; è la nudità di tuo padre. Non scoprirai la nudità di tua sorella, figlia di tuo padre o figlia di tua madre, nata in casa o fuori; non scoprirai la loro nudità. Non scoprirai la nudità della figlia di tuo figlio o della figlia di tua figlia, perché è la tua propria nudità. Non scoprirai la nudità della figlia di una moglie di tuo padre, generata da tuo padre: è tua sorella, non scoprirai la sua nudità. Non scoprirai la nudità della sorella di tuo padre; è carne di tuo padre. Non scoprirai la nudità della sorella di tua madre, perché è carne di tua madre. Non scoprirai la nudità del fratello di tuo padre, avendo rapporti con sua moglie: è tua zia. Non scoprirai la nudità di tua nuora: è la moglie di tuo figlio; non scoprirai la sua nudità. Non scoprirai la nudità di tua cognata: è la nudità di tuo fratello. Non scoprirai la nudità di una donna e di sua figlia. Non prenderai la figlia di suo figlio né la figlia di sua figlia per scoprirne la nudità: sono parenti carnali. È un'infamia. Non prenderai in sposa la sorella di tua moglie, per non suscitare rivalità, scoprendo la sua nudità, mentre tua moglie è in vita. Non ti accosterai a donna per scoprire la sua nudità durante l'impurità mestruale." (Levitico 18,6-19)

In Appendice riporto decriptato tutti i 30 versetti di Levitico 18.
Varie di queste norme si trovano ripetute in Levitico 20 nella pericope "Colpe contro la famiglia" ove la parola nudità è ripetuta 8 volte, una volta nel versetto 11 che recita "Se uno ha rapporti con una moglie di suo padre, egli scopre la nudità del padre; tutti e due dovranno essere messi a morte: il loro sangue ricadrà su di loro" e 7 volte nei 5 versetti dal 17 al 21 che riporto qui di seguito:

"Se uno prende la propria sorella, figlia di suo padre o figlia di sua madre, e vede la nudità di lei e lei vede la nudità di lui, è un disonore; tutti e due saranno eliminati alla presenza dei figli del loro popolo. Quel tale ha scoperto la nudità della propria sorella: dovrà portare la pena della sua colpa. Se uno ha un rapporto con una donna durante le sue mestruazioni e ne scopre la nudità, quel tale ha scoperto il flusso di lei e lei ha scoperto il flusso del proprio sangue; perciò tutti e due saranno eliminati dal loro popolo. Non scoprirai la nudità della sorella di tua madre o della sorella di tuo padre; chi lo fa scopre la sua stessa carne: tutti e due porteranno la pena della loro colpa. Se uno ha rapporti con la moglie di suo zio, scopre la nudità di suo zio; tutti e due porteranno la pena del loro peccato: dovranno morire senza figli. Se uno prende la moglie del fratello, è un'impurità; egli ha scoperto la nudità del fratello: non avranno figli." (Levitico 20,17-21)
(Vedi: "Acqua viva, fonte, sorgente per lavare il peccato")

Numeri
Nel libro dei Numeri, invece, non si trovano collegamenti su questioni connesse con precetti relativi alla nudità.

Deuteronomio
Nel libro del Deuteronomio il termine ebraico di "oe'rvat" si trova nei due casi in appresso, in:
  • Deuteronomio 23,15 ove la C.E.I. traduce "oe'rvat" come "indecenza".
    Riporto l'intero pensiero che si trova in Deuteronomio 23,13-15: "Avrai anche un posto fuori dell'accampamento e là andrai per i tuoi bisogni. Nel tuo equipaggiamento avrai un piolo, con il quale, quando ti accovaccerai fuori, scaverai una buca e poi ricoprirai i tuoi escrementi. Poiché il Signore, tuo Dio, passa in mezzo al tuo accampamento per salvarti e per mettere i nemici in tuo potere, l'accampamento deve essere santo. Egli non deve vedere in mezzo a te qualche indecenza, altrimenti ti abbandonerebbe."
  • Deuteronomio 24,1 ove la C.E.I. traduce "oe'rvat" con "qualche cosa di vergognoso", infatti "Quando un uomo ha preso una donna e ha vissuto con lei da marito, se poi avviene che ella non trovi grazia ai suoi occhi, perché egli ha trovato in lei qualche cosa di vergognoso, scriva per lei un libello di ripudio e glielo consegni in mano e la mandi via dalla casa."
    Versetto famoso che non trova l'accettazione da parte di Gesù in Matteo 19,1-9 ove il Signore richiama il primo matrimonio dei due progenitori che era un vincolo assoluto, onde la divisione tra coniugi di fatto è da classificare trae una le vittorie di Satana che opera efficacemente il suo ruolo malefico di divisore.
LA NUDITÀ DEL PROFETA ISAIA
Isaia della tribù di Levi fu un grande profeta nel regno di Giuda.
Nato nel 765 a.C. ai tempi del re Ozia, vissuto poi sotto Iotam, Acaz e Ezechia, dopo il 700 si perdono le tracce.
Per la tradizione ebraica fu arrestato e condannato a morte sotto il re Manasse, il re idolatra che annullò le riforme del padre Ezechia, portando l'adorazione idolatrica nel Tempio.
Pare che Isaia fu mandato dal Signore a Manasse per ravvedersi, ma questi, adirato, lo condannò a morte.
Fu preso e segato in due con una sega da legno come accennano alcuni apocrifi e la lettera agli Ebrei 11,37 che appunto in quel versetto pare riferirsi anche a quel fatto.

Il suo nome, in ebraico è "Isha'iahu" , sta a significare "IHWH è salvezza " ed è molto simile a quello di Giosuè da cui deriva quello di Gesù .

Il libro di 66 capitoli detto del profeta Isaia nella Tenak ebraica, interamente accolto dalla Bibbia cristiana, in effetti, storicamente risulta scritto almeno in tre tempi.
Solo la prima parte per contenuti corrisponde al tempo in cui effettivamente visse quel profeta, mentre le altre due sono evidentemente da attribuire ad una scuola che da lui prende aspirazione.
Si può, infatti, considerare nel libro queste tre divisioni:
  • Proto-Isaia, capitoli 1-39 dal 740 al 700 a.C., ove all'approssimarsi di guerre e invasioni il profeta esorta alla fiducia in IHWH;
  • Deutero-Isaia, capitoli 40-55 dal 550 al 539 a.C. durante l'esilio a Babilonia, esortazione al popolo oppresso sul tema del servo di IHWH;
  • Trito-Isaia, capitoli 56-66 dal 537 al 520 a.C. dopo il ritorno dall'esilio; speranza nella conversione delle nazioni pagane.
Il libro del Proto-Isaia contiene un breve capitolo, il 20°, di soli 6 versetti, in cui c'è il racconto di Isaia che adotta una procedura di profezia di tipo comportamentale insolita per lui, ma tipica piuttosto dei profeti Geremia ed Ezechiele.
Isaia in tale occasione si spoglia anche del vestito di sacco penitenziale e per tre anni, nudo, forse con solo un perizoma, e a piedi scalzi come un prigioniero di guerra, intese predire la sorte di chi avrebbe partecipato a una coalizione contro gli Assiri, annunciando la vittoria dell'Assiria.
Una predicazione di Isaia in tal modo non è ricordata dai libri storici che trattano di quel tempo come in 2Re 18 e seguenti.
Si è al tempo dei primi anni del regno in Giuda di Ezechia (716-687 a.C.), gran riformatore religioso, che con l'intento di rimuovere il politeismo dal territorio procedette alla:
  • concentrazione del culto a IHWH solo a Gerusalemme, distruggendo altri templi presenti in giudea;
  • abolizione dell'idolatria favorita sotto il regno di suo padre;
  • restaurazione del pellegrinaggio della Pasqua Ebraica con invito esteso a tutte le tribù d'Israele.
Avvenne che l'Assiria si impadronì (711 a.C.) della città filistea di Asdod ove era stata creata la lega anti assira con la diplomazia egiziana e etiopica.
Ezechia pare fosse propenso a unirsi a quella lega cui si oppose Isaia.

Di seguito riporto il testo di Isaia 20 secondo la traduzione C.E.I. del 2008.

Isaia 20,1 - Nell'anno in cui il 'tartan", mandato ad Asdod da Sargon re d'Assiria, giunse ad Asdod, la assalì e la prese.

Isaia 20,2 - In quel tempo il Signore disse per mezzo di Isaia, figlio di Amoz: Va', lèvati il sacco dai fianchi e togliti i sandali dai piedi! Così egli fece, andando nudo e scalzo.

Isaia 20,3 - Il Signore poi disse: Come il mio servo Isaia è andato nudo e scalzo per tre anni, come segno e presagio per l'Egitto e per l'Etiopia,

Isaia 20,4 - così il re d'Assiria condurrà i prigionieri d'Egitto e i deportati dell'Etiopia, giovani e vecchi, nudi e scalzi e con le natiche scoperte, vergogna per l'Egitto.

Isaia 20,5 - Allora saranno abbattuti e confusi a causa dell'Etiopia, loro speranza, e a causa dell'Egitto, di cui si vantavano.

Isaia 20,6 - In quel giorno gli abitanti di questo lido diranno: Ecco che cosa è avvenuto della speranza nella quale ci eravamo rifugiati per trovare aiuto ed essere liberati dal re d'Assiria! Ora come ci salveremo?"

Gli abitanti di quel lido che si disperano sono i filistei.
In definitiva, Isaia con quel suo agire in pratica dice ai suoi fratelli del regno di Giuda, ricordatevi voi vivete nel regno di cui il vero re è proprio Dio stesso, non abbiate paura, quella di essere esuli, nudi, scalzi e con natiche scoperte con grande vergogna sarà il destino di chi ripone fiducia in altri e non in IHWH, in pratica, a chi non crede e si appoggia ad altri sarà assegnata la stessa sorte dei progenitori, quando esuli uscirono dal Paradiso terrestre, il "Gan Eden".
In questi 6 versetti, infatti, si trova:
  • per tre volte la parola "nudo" "a'rom";
  • sempre accompagnato da "scalzo" "ichef";
  • una volta il termine che sta per nudità e/o vergogna "oe'rvat";
  • "natiche scoperte" "cheshupi shet".
Di "a'rom" e "oe'rvat" abbiamo già parlato, quindi, vediamo gli altri termini elencati.
La parola scalzo "ichef" merita di soffermarci un poco per capirne il senso. Per cominciare ricordiamoci che davanti al roveto ardente, territorio reso sacro per la presenza di IHWH, questi disse a Mosè "Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!" (Esodo 3,5)
Eguale richiesta si trova in Giosuè 5,15.

Nel Tempio I sacerdoti si dovevano lavare I piedi (Esodo 30,21s) e poi andavano scalzi; poi ebrei e cristiani hanno tolto questo precetto dalle sinagoghe e chiese, ma i mussulmani si levano le scarpe nelle moschee i luoghi del loro culto.
Da tali fatti per le lettere di "ichef" di scalzo viene l'idea "essere in assemblea (davanti) al volto "; inoltre "chef" da solo significa "innocente", quindi l'essere scalzo richiama l'essere innocente, non rivestito di altri orpelli ma nella semplicità e soprattutto senza portare nel luogo sacro la sporcizia del mondo esterno.

Nell'episodio della lavanda dei piedi durante l'ultima cena, peraltro, Gesù disse: "Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti." (Giovanni 13,10) ossia "essere stretti - in assemblea con il Verbo - Parola " rende puri, solo i sandali sono sporchi e vanno tolti.

Il Signore, peraltro, nel mandare per la prima volta gli apostoli in missione disse: "Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi." (Matteo 10,9-14)

I soli sandali da usare, dice San Paolo, è lo zelo dell'annuncio: "...avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il vangelo..." (Efesini 6,15)

Passando oltre, si ha il termine "natiche, sedere" li segnato come "shet", cioè il luogo ove la "luce ha termine "...simile al nostro modo di dire "dove tramonta il sole".
Abbiamo, inoltre, "scoperte", "cheshupi", viene dal radicale usato per gli alberi e vale come "pelare, mondare, sbucciare e scortecciare", mentre per le persone indica il "denudare", lo "scoprire", lo "spogliare" e una lettura a lettere singole di risulta: "dal nascosto alla luce portare la faccia che c'è ".

Ho voluto decriptare col mio metodo questi sei versetti di Isaia 20 e ne dimostro il risultato per il primo riportando il testo ebraico e la giustificazione del risultato poi, di tutti, di seguito, riporto la decriptazione completa.

Isaia 20,1 - Nell'anno in cui il "tartan", mandato ad Asdod da Sargon re d'Assiria, giunse ad Asdod, la assalì e la prese.




Da dentro un fuoco ha inviato dalla croce . Da dentro l'Unigenito alla fine il corpo ha indicato bello () alla luce dell'amata . Dentro gli arde il vigore dell'Unico che indica di portare al ribelle in cammino e un apostolo del Regno l'Unico al nemico ha recato a esistere per la guerra . Dentro la Donna () con l'amato portati sono in cammino per aiutare il mondo .

Questo versetto pare evocare la scena di Gesù, Giovanni e la Madre sotto la croce di cui parla il Vangelo di Giovanni 19,26.
I due, madre e discepolo, di fatto sono il frutto del Cristo per combattere il male nel mondo.
Uno dei discepoli, con la nota "quello che Gesù amava", si trova per cinque volte nel Vangelo di Giovanni, precisamente:
  • Giovanni 13,23 - "Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola a fianco di Gesù";
  • Giovanni 19,26 - sotto la croce "Gesù allora, vedendo la Madre e li accanto a Lei il discepolo che Egli amava, disse alla madre: Donna ecco il tuo figlio";
  • Giovanni 20,2 - la Domenica della risurrezione "Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!";
  • Giovanni 21,7 - "Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: È il Signore!...";
  • Giovanni 21,20 - Al lago di Tiberiade "Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato a suo fianco e gli aveva domandato: Signore chi è che ti tradisce?".
Ed ecco la decriptazione tutta a seguire.

Isaia 20,1 - Da dentro un fuoco ha inviato dalla croce. Da dentro l'Unigenito alla fine il corpo ha indicato bello alla luce dell'amata. Dentro gli arde il vigore dell'Unico che indica di portare al ribelle in cammino e un apostolo del Regno l'Unico al nemico ha recato a esistere per la guerra. Dentro la Donna con l'amato portati sono in cammino per aiutare il mondo.

Isaia 20,2 - Dentro si videro dalla croce uscire per il mondo. Sono l'Unigenito con la mano da cibo a portare al mondo; da dentro è la mano di Gesù che è uscita. Il Figlio primogenito la Madre ha portato con giù al serpente. La Madre col corpo in cammino reca per liberare. Dalla croce alla luce l'ha versata al tramonto. Con l'acqua dalla croce l'ha inviata. Così ha recato all'apostolo (dopo quanto detto è Giovanni) dall'alto la rettitudine. Dalla croce, per ammalarlo, giù la Madre in azione al serpente, da piede per appiattirlo, porta. (Profezia di Genesi 3,15) Saranno con l'agire a bruciarlo i retti apostoli che escono in cammino. Al nemico si porta la Madre, si reca a scalzarlo.

Isaia 20,3 - E fu l'Unigenito al ribelle del mondo portato in campo dall'Unico. Col fuoco nel corpo uscì al serpente. Il retto servo fu Gesù che fu nel mondo per denudarlo e scalzarlo per tre anni. È stata la Madre dall'Unigenito portata dalla croce e ai viventi l'ha portata con il soffio alla fine in azione al serpente con l'acqua. Giù col corpo è stata con la Madre recata in azione al serpente un vaso che porta il fuoco.

Isaia 20,4 - Con la rettitudine il Figlio nel mondo retribuisce così per l'Unico l'avversario. Dall'Unigenito in croce alla luce da dentro è con l'acqua scesa irrigata la Madre. Si porta per prima cosa a indicare in cammino che il serpente porta l'oppressione. E gli portano il fuoco gli apostoli in azione, che il corpo della Madre sono, e lo colpiscono gli rovesciano energia, è alla vergogna portato. La Madre portatasi è a stringerlo con la parola e cosi a insidiarlo è con la risurrezione dalla croce. Con l'agire un corpo - popolo - Chiesa ha portato; l'integrità si alza alta.

Isaia 20,5 - Ed alla tomba dalla croce fu recato e dentro la risurrezione si portò. Con le piaghe si riportò alla luce. Dall'intimo il Cuore alla Madre recò, ai viventi gli apostoli in vita ha portato. Il corpo è stato dai morti glorificato ; dalla croce vive.

Isaia 20,6 - E per l'Unigenito al ribelle il fuoco in casa gli entrò. Dall'Unigenito fu nel mondo, colpito. Dentro dentro fu che portò la Madre al mondo. Da Lei uscirono gli apostoli fuori con la rettitudine. Al mondo in vita dentro al cuore gli apostoli hanno portato dell'Unigenito la risurrezione dei corpi. In pienezza gli apostoli hanno portato il Risorto ai viventi. Il serpente in azione hanno colpito. Dai corpi esce il serpente, escono a liberare i viventi con la parola. Gli apostoli sono che di viventi in cammino alla Donna portano il corpo e dell'Unigenito sono così retti inviati con la parola che dal Cuore dell'Unico l'energia della grazia recano.

NUDITÀ DI ISRAELE SECONDO I PROFETI OSEA ED EZECHIELE
Il profeta Osea "Hoshea'", il cui nome è simile a quello di Isaia, vissuto nel regno d'Israele o del Nord nell'VIII secolo a.C., ai tempi di Geroboamo II e successivi re, prima comunque della vocazione del profeta Isaia nel libro omonimo di 14 capitoli, al capitolo 2, presenta Israele come la sposa infedele del Signore.
L'autore Osea chiama il re d'Israele "nostro re" e usa forme linguistiche non usuali, proprie del regno del Nord, indi è da ritenere vissuto in quel regno, come s'evince da alcuni riferimenti (7,3 e 10,3).
Siccome il libro del profeta Osea non riferisce della conquista di Samaria da parte degli Assiri si conclude che l'autore o i primi raccoglitori siano vissuti prima del 722 a.C. anno della deportazione degli abitanti del regno del Nord.
I capitoli 1-3, s'imperniano sulla vicenda matrimoniale di Osea che serve da motivo e metafora per far presente l'amore di IHWH lo sposo, per il popolo e in particolare il capitolo 2 dal versetto 4 in poi presenta Israele quale sposa infedele del Signore in modo molto simile a quanto poi farà il profeta Ezechiele oltre un secolo dopo.
Ivi si parla di adulterio, di prostituzione, della sua nudità che l'ha coperta di vergogna, ma l'amore del Signore non ha limiti e supera ogni ragionevolezza, infatti, comunque, dice il Signore: "Ti farò mia sposa per sempre... nella giustizia e nel diritto, nell'amore e nella benevolenza... nella fedeltà e tu conoscerai il Signore." (Osea 2,21s)

Il testo di quel libro è stato da me decriptato e nasconde bellissime pagine sul Messia che si possono trovare in "Sul libro del profeta Osea".

Riporto il testo decriptato del Capitolo 2 di Osea a partire dal versetto 4.

Osea 2,4 - Nel corpo si è da casa portato dentro l'Unigenito. Da vivente anela alla lite di recarsi, così è uscita la maledizione dell'Unico, da una Donna completamente gli è stata portata. Per scontrarsi con la rettitudine è dal serpente l'Unigenito. Di un uomo nel mondo ha portato finalmente alla pienezza il corpo. Da questa da Figlio è uscito a vivere. Di persona è in campo. E bello il volto con cui si reca il Verbo ad esistere al mondo dei viventi. Dentro per opprimere il demonio è al mondo.

Osea 2,5 - Col Verbo invia l'Unico il soffio della risurrezione; gli è nel cuore dell'energia. Si vedrà il verme della perversità giù nel tino sarà ad entrare, bruciature gli saranno portate. Dai viventi uscirà, li riporterà partoriti e risorti gli Uomini saranno nel mondo, come (ri)vestiti di purezza li porterà illuminati, completa uscirà la rettitudine in terra, rialzerà l'esistenza al mondo, riuscirà per gli uomini la forza per uscire dal fango alla vita delle origini.
(2Corinzi 5,2-4 - "Sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di essere rivestirci del nostro corpo celeste; a condizione però di essere trovati già vestiti, non nudi. In realtà quanti siamo in questo corpo, sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale vengo assorbito dalla vita.")

Osea 2,6 - Portò a venire dentro degli angeli l'esistenza a stare al mondo. La potenza delle origini l'Unico in un corpo ha chiusa in un vivente. La rettitudine è stata dentro inviata nell'esistenza. Questa col Figlio è dalla Madre uscita per i viventi del mondo.

Osea 2,7 - La rettitudine è con questi inviata finalmente al mondo. L'Unigenito ai viventi la Madre al mondo ha recato. Dentro è il fuoco entrato, la perversità dai corpi finirà dai viventi. Bruciature inizieranno con amarezze a uscire al primo serpente per indebolirlo. L'Unigenito chiuso in un corpo è tra i viventi. Per amore è da inviato per finire l'angelo (ribelle). È la guerra all'esistenza a portare in vita nei giorni giù al ribelle. Reca al superbo la fine. Sarà la devastazione per l'angelo. È a recare la risurrezione che fune sarà dell'esistenza.

Osea 2,8 - In cammino inviata esce degli angeli l'energia. È in una capanna venuta. In giro così la rettitudine dentro in pienezza è in un corpo, è stata dalla Madre portata in una stalla, il termine era venuto. In cammino per aiutare col corpo al mondo reca un sentiero che porterà alla fine ad essere fuori dal serpente per venire a viver su dall'Unico.

Osea 2,9 - Per aiutare nel corpo, il Verbo al mondo viene dai viventi per amore. Si è al mondo recato dal serpente, venuto alla luce per affliggerlo, inizia la purezza a recargli, lo cercherà di finire recidendolo. Viene alla contesa, desidera il ribelle primo serpente indebolire. All'Unico convertirà. Uscirà la maledizione dagli uomini. Forti riusciranno per la prima volta come erano. L'Amore recherà dentro. Il serpente sarà dall'Unigenito colpito nei viventi; si vedrà alla fine uscire.

Osea 2,10 - Portata al mondo è dall'Unico al serpente la calamità in azione. Uscita la rettitudine è dell'Unico, ucciso ne sarà per l'energia, finito completamente sarà il serpente dal mondo, fuori aiuterà a scappare l'angelo portandolo ad uscire da tutti. Sarà ai corpi portata la risurrezione. Li porterà dal mondo. Saranno su ad uscire inebriati. Al trono del Verbo usciranno le moltitudini. Sarà alla fine la forza del serpente perverso colpita, uscirà da dentro, si vedrà il fuoco portare dal Potente ai Baal.

Osea 2,11 - Con la potenza della rettitudine, l'energia l'Unigenito della risurrezione reca dentro. Reca la potenza che abbatterà, delle tombe, alla fine le porte. In cammino i frutti dal tempo recherà e tutti saranno coi corpi portati in dono a casa. I viventi condurrà all'eternità ed al mondo ad arrostire completamente sarà giù il ribelle portato. L'orgoglio finito sarà. Il serpente, così, in un buco porterà alla fine. L'Unigenito col rasoio lo porterà a finire dal mondo.

Osea 2,12 - E nel tempo al mondo l'Unigenito si rivela. Viene inviato alla casa del serpente. Da segno escono con potenza a sentirsi forti lamenti. Dai viventi per amore è uscito. Recherà un uomo per il Potente guai che saranno giù ad esistere al serpente. L'angelo (ribelle) uscirà dai viventi, esiste il "basta!"

Osea 2,13 - E al mondo un sabato saranno tutti liberati. Li porterà risorti fuori dalle tombe in cammino dal mondo. In prigione sbarrerà la perversità, la brucerà. A casa alla fine fuori recherà tutti i viventi; li porterà all'eternità dal mondo.

Osea 2,14 - Dal mondo risorti i morti saranno in cammino col Verbo. Gli angeli dal mondo recherà finalmente ad incontrare. Alla fine usciranno beati con l'Unigenito a vivere col corpo. Dal mondo il dono uscirà dei viventi. Nel mondo dal serpente l'Unigenito per bruciarlo dai corpi con l'energia alla fine ad abitare guizzò. I viventi per amore riporterà di sabato a stare in vita. La potenza è in azione nei corpi a riportare delle origini. Tutti integri rivivranno. Alla fine uscirà il Demonio dal mondo.

Osea 2,15 - E per un censimento l'indicazione c'era stata dell'azione da un potente, erano d'uscire venuti i giorni. Uscita col marito era la Madre. Della Donna il corpo indicò che l'avrebbe versato. In un villaggio del boccone delicato si recò il termine. Il diletto da questa in vita uscì portatesi le doglie. Al tempo usci portato finalmente in cammino l'Unigenito in una grotta. Fu tra i viventi l'amore, è Lui dalla prescelta ad essere alla luce, con vigore uscì bello tra i viventi il Signore.

Osea 2,16 - Il Potente la rettitudine ha inviato al mondo all'angelo (ribelle). Per Incontrarlo così fu tra i viventi il Verbo di IHWH. In cammino finalmente fu ad entrare nel mondo per i viventi aiutare. Il Figlio si portò per aiutare dentro al corpo. Finalmente spazzerà il serpente nei cuori entrando.

Osea 2,17 - Recarono gli angeli il segno da indicazione del Potente al mondo. Viene l'Agnello, da Madre è uscito per liberare i viventi! E l'Unico finalmente alla vista dei viventi ha versato in azione la rettitudine, l'ha recata in corpo con la potenza. Il Verbo, sotto, una fune in campo ha recato, porterà gli afflitti fuori dalla devastazione. Così è in vita ad esistere l'energia nella pelle. È alla perversità bruciature a recare. Il misfatto porterà alla fine a uscire dai viventi. In terra a vivere giù col corpo è il Vivente.

Osea 2,18 - Portato al mondo il carico è stato dalla Madre. Uscì Lui, inviato ai popoli. Il Signore, finalmente si versò alla vista. È un uomo, è a recare il 'no' finale, verserà dal corpo guai al serpente. Il peccare sbarrerà dentro l'Altissimo.

Osea 2,19 - Ed al mondo in pienezza è col corpo, finalmente è venuto per risorgere dalla morte, esce in una casa l'Altissimo in vita. Tra i viventi il Verbo è uscito. Reca dal serpente l'Unico ad esistere un puro corpo ed in azione reca il in aiuto da dentro la risurrezione in vita dei viventi.

Osea 2,20 - Ed in un capanna è il Potente uscito. La Madre del Figlio è stata l'arca. Si è portato dai viventi del mondo. Di Lui vedono con la Madre i viventi il segno. Esce alle mammelle fuori portato alla vista dal seno. E il Verbo uscito dal cielo si porta nel corpo per liberare l'uomo. Fuori ha portato a versare della luce il segno (arcobaleno ; infatti, prima ha parlato dell'arca, cioè la stella di Betlemme è come il segno dell'alleanza con Noè) portato su una grotta. Da casa reca ai viventi il pane, esce da Donna da dentro portata dal corpo la manna in terra. (Sta dicendo che a Betlemme, casa del pane, una donna porta la manna in terra). E uscita alla luce la rettitudine, in una casa finalmente è in un vivente del Potente dentro l'Amore racchiuso.

Osea 2,21 - E la sposa fu così di notte un fanciullo in vita a portare. L'Unigenito in un corpo per bruciare alla fine è il maligno in una casa sceso. Alla polvere lo porterà. In una casa con la madre alla luce col volto bello si chiude nei ceppi. Recatosi da casa per amore è dai viventi.

Osea 2,22 - E l'Unigenito un povero per scelta è, dal maligno a casa per fedeltà si porta, è ad aiutare nel tempo l'Unigenito per finire la perversità.

Osea 2,23 - Portatosi al mondo è entrato in una casa, si è recato dai viventi del mondo Lui. Dell'Unigenito si sente il lamento, da inviato in un primogenito vive il Signore! L'Unico ha risposto, venne dal cielo si portò al mondo da Madre. È in modestia venuto in terra.

Osea 2,24 - E al mondo l'Unigenito col corpo giù finalmente si vede. Da inviato esce, viene ad aiutare, in cammino l'energia reca dell'Unico, indica al mondo con i segni d'esistere in corpo, portatosi in un simile. Viene ad essere giù partorito, portato al mondo dalla Madre. A spazzare, a rifiutare l'angelo (ribelle) si porta, viene con forza a colpire il male per Dio.

Osea 2,25 - E per colpire il male alla fine è al mondo il Potente. È il Figlio sceso. Si reca in un corpo, chiuso in un uomo. È l'Unigenito all'affanno per amore uscito, recato dall'Unico per l'amarezza finire che esiste per il potente serpente che ha agito nei popoli con forza. Si vede in vita essere, inizierà a finirne la perversità, gli recherà guai; dell'Unico viva in un corpo la maledizione gli esiste.

Nel libro del profeta Ezechiele, il lungo capitolo 16°, di ben 63 versetti, riguarda il patto che Dio ha fatto con Israele, allegoricamente configurato come un contratto di matrimonio con una sposa che però s'è comportata da adultera; lo stesso tema che abbiamo visto in Osea.
L'intera decriptazione di tale capitolo è nell'articolo "La sposa vede lo sposo attraverso il velo" e analogamente esce una pagina sull'epopea del Messia.

In questo lungo brano si trova ripetuto che quando fu presa per sposa, non era degna, perché cresciuta selvaggiamente come l'erba del campo ed era nuda e scoperta, nonostante tale nudità il Signore fece alleanza con lei. Quell'erba del campo "sadoeh" fa pensare che prima dell'alleanza la vera compagnia di quella futura sposa era stata solo il demonio fa pensare che prima dell'alleanza la vera compagnia di quella futura sposa che ha lettere analoghe a meno della puntatura e l'idea viene ripetuta quando parla dei suoi seni "shadaim" .
Lei allora era nuda "e'rom" e scoperta "oe'riah" e vide la sua nudità "oervat" .

Dice, infatti: "Passai vicino a te, ti vidi mentre ti dibattevi nel sangue e ti dissi: Vivi nel tuo sangue e cresci come l'erba del campo . Crescesti, ti facesti grande e giungesti al fiore della giovinezza. Il tuo petto divenne fiorente ed eri giunta ormai alla pubertà, ma eri nuda e scoperta Passai vicino a te e ti vidi. Ecco: la tua età era l'età dell'amore. Io stesi il lembo del mio mantello su di te e coprii la tua nudità . Ti feci un giuramento e strinsi alleanza con te - oracolo del Signore Dio - e divenisti mia." (Ezechiele 16,6-8)

Interessante quel "strinsi alleanza con te" ove in ebraico in effetti è "'aboa' biberit" ossia volli, desiderai fare alleanza, quindi un atto unilaterale volontari del Signore.
Nonostante i favori e l'amore ricevuto questa donna che rappresenta Israele, di fatto, il profeta Ezechiele la chiama prostituta "zonah" che si presenta con la "nudità scoperta" "tiggaloeh oe'rvato" che ripete tre volte.

"Perciò, o prostituta , ascolta la parola del Signore. Così dice il Signore Dio: Per le tue ricchezze sperperate, per la tua nudità scoperta nelle tue prostituzioni con i tuoi amanti e con tutti i tuoi idoli abominevoli, per il sangue dei tuoi figli che hai offerto a loro, ecco, io radunerò da ogni parte tutti i tuoi amanti con i quali sei stata compiacente, coloro che hai amato insieme con coloro che hai odiato; li radunerò contro di te e ti metterò completamente nuda davanti a loro perché essi ti vedano tutta (ripete nuda ). Ti infliggerò la condanna delle donne che commettono adulterio e spargono sangue, e riverserò su di te furore e gelosia." (Ezechiele 16,35-38)

Pur tuttavia l'amore del Signore esplode con: "Ma io mi ricorderò dell'alleanza conclusa con te al tempo della tua giovinezza e stabilirò con te un'alleanza eterna. Allora ricorderai la tua condotta e ne sarai confusa, quando riceverai le tue sorelle maggiori insieme a quelle più piccole, che io darò a te per figlie, ma non in forza della tua alleanza. Io stabilirò la mia alleanza con te e tu saprai che io sono il Signore, perché te ne ricordi e ti vergogni e, nella tua confusione, tu non apra più bocca, quando ti avrò perdonato quello che hai fatto. Oracolo del Signore Dio." (Ezechiele 16,60-63)

Ai versetti 22,10 e 23,10.18.29 poi il profeta Ezechiele procede a un parallelo dei delitti di Gerusalemme con quelli di Samaria:
  • Ezechiele 22,10 - "In te si scopre la nudità del proprio padre, in te si vìola la donna in stato di mestruazione."
  • Ezechiele 23,10 - "Essi (gli Assiri) scoprirono la sua nudità, presero i suoi figli e le sue figlie e la uccisero di spada. Divenne così come un monito fra le donne, per la condanna esemplare che essi avevano eseguito su di lei."
  • Ezechiele 23,17s - "I figli di Babilonia andarono da lei al letto degli amori e la contaminarono con le loro fornicazioni ed ella si contaminò con loro finché ne fu nauseata. Poiché aveva messo in pubblico le sue tresche e scoperto la sua nudità, anch'io mi allontanai da lei come mi ero allontanato dalla sorella."
  • Ezechiele 23,29 - "Ti tratteranno con odio e s'impadroniranno di tutti i tuoi beni, lasciandoti nuda e scoperta; saranno svelate la turpitudine delle tue scelleratezze, la tua libidine e le tue prostituzioni."
LA QUARTA VISIONE DEL PROFETA ZACCARIA
Il profeta Zaccaria , "Zekarya" il cui nome significa "IHWH ricorda", inizia il libro omonimo con alcune visioni di cui la IV riguarda proprio il tema del vestito che Dio, per misericordia, fornirà ai suoi fedeli a difesa di Satana.
È da ricordare che Zaccaria visse al tempo dell'esilio dei giudei in Babilonia.

Questa è la visione: "Poi mi fece vedere il sommo sacerdote Giosuè, ritto davanti all'angelo del Signore, e Satana era alla sua destra per accusarlo. L'angelo del Signore disse a Satana: Ti rimprovera il Signore, o Satana! Ti rimprovera il Signore che ha eletto Gerusalemme! Non è forse costui un tizzone sottratto al fuoco? Giosuè, infatti, era rivestito di vesti sporche e stava in piedi davanti all'angelo, il quale prese a dire a coloro che gli stavano intorno: Toglietegli quelle vesti sporche. Poi disse a Giosuè: Ecco, io ti tolgo di dosso il peccato; fatti rivestire di abiti preziosi. Poi soggiunse: Mettetegli sul capo un turbante purificato. E gli misero un turbante purificato sul capo, lo rivestirono di vesti alla presenza dell'angelo del Signore. Poi l'angelo del Signore dichiarò a Giosuè: Dice il Signore degli eserciti: Se camminerai nelle mie vie e custodirai i miei precetti, tu avrai il governo della mia casa, sarai il custode dei miei atri e ti darò accesso fra questi che stanno qui." (Zaccaria 3,1-7)

Nel racconto ci sono tre personaggi, l'angelo di IHWH che opera da difensore, Satana l'accusatore e un Giosuè, definito sommo sacerdote, che rappresenta qualcuno che deve venire, un sacerdozio futuro e che è oggetto della contesa, perché Satana intende accusare davanti a Dio questo sacerdote e il motivo sembra lecito, in quanto "era rivestito di vesti sporche".

Queste vesti sporche sono definite come i "bigadim tso'iim" Le vesti, peraltro, non sono solo sporche ma addirittura imbrattate di sterco "tze'ah" "sceso da uno fuori ".

L'angelo del Signore però accusa di totale insensibilità, Satana, l'avvocato dell'accusa e gli dice di quel Giosuè: "Non è forse costui un tizzone sottratto al fuoco?".
Vale a dire, non comprendi che questo Giosuè, il cui nome significa "YHWH salva", è una figura profetica di colui che deve venire.
Sarà sacerdote del suo popolo che era destinato a bruciare e questo popolo quando era nelle reni di Abramo l'ho già salvato una prima volta da Ur dei Caldei, poi lo "fatto uscire dall'Egitto, da una fornace per fondere il ferro" (1Re 8,51) e, infine, dalla sporcizia di Babilonia, perciò è un "tizzone sottratto al fuoco", sporco dei residui di quelle schiavitù, ma è anche il primo del nuovo regime che IHWH intende attuare.

Del resto la storia della nazione d'Israele è prototipo della storia che Dio vuol portare avanti con tutti gli uomini e continuamente l'ha salvata dal fuoco e non ha mai consentito che fosse consumata del tutto.
Quel "tizzone sottratto al fuoco" peraltro è un resto prezioso per il Signore. Con ciò intende dire che questo personaggio fa da ponte tra il passato e il futuro, tra il regime della giustizia e quello della misericordia.

Poi l'angelo del Signore disse a quel Giosuè: "Ecco, io ti tolgo di dosso il peccato" e "fatti rivestire di abiti preziosi" e fu rivestito di vesti pure.
Quel brano di Zaccaria subito dopo al 3,8, proprio per togliere ogni dubbio, continua con la profezia del "Germoglio", uno dei tanti nomi con cui l'ebraismo identifica il Messia: "Ascolta dunque, Giosuè, sommo sacerdote, tu e i tuoi compagni che siedono davanti a te, poiché essi sono un segno: ecco, io manderò il mio servo Germoglio."

Quegli otto versetti Zaccaria 3,1-8 li ho decriptati e riportati nell'articolo "L'Arcangelo Michele lotta con Basilisco e Leviatano".
Ne è venuta una chiara pagina messianica, una profezia totalizzante su Gesù di Nazaret.
Del resto quella figura profetica di quel Giosuè vestito di sporcizia è Dio stesso che s'incarna in Gesù e prende una veste, quella umana, insudiciata dal peccato di Adamo.

In questa prospettiva quel "bigadim tso'iim" ha, allora, una lettura profetica: "dentro al cammino per aiutare sarà a vivere , giù si porterà l'Unigenito per stare con i viventi ".
"Germoglio" in ebraico è "tzoemach" "si alza una vita (ancora) chiusa - nascosta ", ma sotto l'aspetto profetico pensando al Messia e nello specifico a Gesù crocifisso, "si rialzerà vivo dalla tomba ".

Questo personaggio dallo stesso Zaccaria è ricordato in 6,12: "Dice il Signore degli eserciti: Ecco un uomo che si chiama Germoglio: fiorirà dove si trova e ricostruirà il tempio del Signore."

Scrive il profeta Isaia riguardo a tale personaggio: "In quel giorno, il germoglio del Signore crescerà in onore e gloria e il frutto della terra sarà a magnificenza e ornamento per i superstiti d'Israele. Chi sarà rimasto in Sion e chi sarà superstite in Gerusalemme sarà chiamato santo: quanti saranno iscritti per restare in vita in Gerusalemme." (Isaia 4,2s)

Del pari profetizza il profeta Geremia in 23,5s: "Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra. Nei suoi giorni Giuda sarà salvato".

ESSERE VESTITI E SOPRAVVESTITI
L'ebraismo spera e attende che Israele sia reintegrato nella dignità perduta, segnata in modo chiaro dalla perdita del Tempio che era segno evidente per il popolo che Dio abitava con lui.
Del pari per la soluzione attende la venuta del Messia.
Fino alla sua venuta, in effetti, ciascun uomo, ebreo o non, resta nella condizione di spoliazione dal proprio corpo dal vestito di grazia e di gloria originario.
Grande attesa c'è perciò dell'ultimo giorno e della risurrezione dei morti.
La risurrezione sarà la prova definitiva di accoglimento nella realtà celeste dell'umanità e che è stata ridata all'uomo la tunica della dignità persa dai progenitori di cui l'umanità attende d'essere rivestita.

Del resto, dice sul Messia il Salmo 2,7s: "Voglio annunciare il decreto del Signore. Egli mi ha detto: Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedimi e ti darò in eredità le genti e in tuo dominio le terre più lontane."

La volontà del Signore di rivestire la nudità d'Israele che abbiamo letto nei profeti è segno di un più grande e generale desiderio da parte di Dio, quello, appunto, di rivestire della dignità perduta l'uomo.

Abbiamo sentito in Ezechiele 16,8 dire da Dio nei riguardi d'Israele "Io stesi il lembo del mio mantello su di te e coprii la tua nudità" e quanto in grassetto con la lettura lettera per lettera dice "'oeferosh kenafi": "porterà dell'origine il Verbo ai corpi con la risurrezione il lembo del mio mantello " ed ecco si compirà la vestizione e l'uomo riceverà la certezza di essere sotto la piena protezione di Dio.

Nel frattempo c'è stato però un evento, rifiutato come storico dall'ebraismo, la risurrezione nel I secolo d.C. di un uomo crocifisso, che apparve a tanti in quel tempo e anche dopo, fatto che ha provocato una rivoluzione si che i tempi sono ormai contati dalla sua nascita.
Questa buona notizia ha provocato il sorgere del cristianesimo che lo ritiene il Messia, cioè il Cristo che era atteso e ha fatto nei secoli tanti proseliti sia nell'ebraismo stesso e soprattutto tra i popoli pagani.
È, allora, in atto un nuovo tempo, l'esodo da questa terra verso il cielo del nuovo popolo di Dio, esodo che si concretizza sin da ora per quanti muoiono in Cristo.
Questi, assunto in cielo, ha inviato lo Spirito Santo, lo stesso amore che lega Cristo al Padre, e tale Spirito donato ai suoi primi discepoli ha contribuito a formare la Chiesa nata dal costato di Cristo, da cui nasce il corpo di Cristo in terra, e Lui, lo stesso sposo, tramite i segni sacramentali dell'acqua e del suo sangue, cammina con lei come a suo tempo camminava con segni col popolo eletto.
Questo nuovo tempo allargato, definibile come "l'ultimo giorno", finirà col ritorno nella gloria del Messia che giudicherà tutti i popoli.

Gesù, secondo Luca 4,16-30, all'inizio della sua predicazione lesse Isaia 61,1-2 che annuncia proprio la venuta del Messia che con queste parole apre il tempo della grazia: "Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l'anno di misericordia del Signore..."

Iniziava con Lui la lotta finale della luce contro le tenebre del mondo, che cominciò sin dai tempi dei patriarchi Abramo, Isacco, Giacobbe e poi di Mosè, finché Dio si scelse e istruì il popolo da cui sarebbe partita l'illuminazione per tutti i popoli.

Nello stesso capitolo Isaia 61 al versetto 10 si trova questa ulteriore profezia: "Io gioisco pienamente nel Signore, la mia anima esulta nel mio Dio, perché mi ha rivestito delle vesti della salvezza, mi ha avvolto con il mantello della giustizia, come uno sposo si mette il diadema e come una sposa si adorna di gioielli."

Possiamo, allora, attribuire queste parole proprio al Messia, all'uomo Gesù.
Dio, fattosi uomo in Gesù, infatti, era lo sposo che veniva a rivestire di gloria se stesso come uomo e a prendere la sposa e a rivestirla dell'atteso mantello.
Il testo di quel versetto in ebraico, ricopiato senza l'indicazione delle puntature delle vocali o altro, è il seguente e di questo ho provveduto alla decriptazione che riporto dimostrata.





"Per giovare () alla luce da donna () fu per stare in esilio () il Signore . Alla prescelta lo rivelò () un angelo che le parlò . Accesa le fu dentro la divinità . Fu la rettitudine a stare nel mondo . Del Potente dentro fu acceso il frutto che le scorrerà dalla porta ; sarà Gesù . Viva , si vide esistere del Potente la giustizia fu in azione per amore inviato . Esiste così lo sposo , è un sacerdote che la corona porta della rettitudine alla sposa , scelta per l'eternità . Uscirà il maligno dal mondo ."

E tutta di seguito:

"Per giovare alla luce da donna fu per stare in esilio il Signore. Alla prescelta lo rivelò un angelo che le parlò. Accesa le fu dentro la divinità. Fu la rettitudine a stare nel mondo. Del Potente dentro fu acceso il frutto che le scorrerà dalla porta; sarà Gesù. Viva, si vide esistere del Potente la giustizia fu in azione per amore inviato. Esiste così lo sposo, è un sacerdote che la corona porta della rettitudine alla sposa, scelta per l'eternità. Uscirà il maligno dal mondo."

San Paolo in 1Corinzi 15,54-57, vista l'apertura dei cieli annunciata dalla risurrezione del primo uomo, in questo modo esprime l'attesa del pieno compimento delle promesse contenute nelle Sacre Scritture: "Quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d'incorruttibilità e questo corpo mortale d'immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria (Isaia 25,8). Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? (Osea 13,14). Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge. Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!" (1Corinzi 15, 54-57)

Al riguardo della risurrezione lo stesso San Paolo in 2Corinzi 5,1-5 scrive: "Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un'abitazione, una dimora non costruita da mani d'uomo, eterna, nei cieli. Perciò, in questa condizione, noi gemiamo e desideriamo rivestirci della nostra abitazione celeste purché siamo trovati vestiti, non nudi. In realtà quanti siamo in questa tenda sospiriamo come sotto un peso, perché non vogliamo essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. E chi ci ha fatti proprio per questo è Dio, che ci ha dato la caparra dello Spirito." (2Corinzi 5,1-5)

Quel "rivestiti" di 2Corinzi 5,4 che si trova nella traduzione C.E.I. del 2008, in effetti, nella traduzione C.E.I. del 1975 era un "sopravvestiti", infatti, diceva: "sospiriamo come sotto un peso, non volendo venire spogliati ma sopravvestiti, perché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita".
Il testo greco, del resto, invece del semplice "essere vestito" usa il composto "essere sopravvestito".

La risurrezione fornisce il vestito del corpo glorioso finale a quanti sono di Cristo e costituisce un sopravvestito non del nostro corpo mortale, ma una conferma dell'alba bianca del battesimo con cui il cristiano è stato eletto per far parte della vita eterna.
In tal caso, infatti, il Signore non ci troverà nudi quando ci chiamerà invitati al banchetto nuziale con la sua sposa avendo ciascuno di noi il vestito che ha donato col battesimo.

A tale riguardo è da ricordare, appunto, la parabola degli invitati alle nozze "Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti." (Matteo 22,11-14)

Gesù in croce morì nudo, forse coperto solo da un perizoma.
L'usanza romana, tra l'altro, era proprio di crocifiggere le vittime nude, ma forse, essendo ciò contrario alla legge ebraica (Sanhedrin VI - 3) gli ebrei potrebbero aver ottenuto che i condannati indossassero un telo intorno ai fianchi, un "subligaculum" o, appunto, perizoma.
Per flagellarlo comunque lo spogliarono "Spogliatolo, gli misero addosso un manto scarlatto" (Matteo 22,28), quindi, fu poi presentato al popolo da Pilato con l'esclamazione "Ecce homo" (Giovanni 19,5) vestito del suo prezioso sangue. Fu così che la sua nudità non fu d'ostacolo al venire poi sopravvestita dal corpo glorioso della risurrezione.

LA SPOSA CHE SCENDE DAL CIELO
Nell'ultimo libro della Bibbia l'Apocalisse, tra gli atti conclusivi della storia della salvezza si trovano, tra l'altro, le seguenti rivelazioni:

- Apocalisse 20,7-9 - "...sono giunte le nozze dell'Agnello; la sua sposa è pronta: le fu data una veste di lino puro e splendente. La veste di lino sono le opere giuste dei santi. Beati gli invitati al banchetto di nozze dell'Agnello!"
- Apocalisse 21,23 - "Vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva: Ecco la tenda di Dio con gli uomini!"

Come potrà avvenire ciò?
Occorre tornare all'episodio del diluvio.

Risultò allora, pur se non esplicitata in modo evidente, la logica conclusione che occorreva una vittoria sul demonio da parte di un nuovo e più potente Noè che fosse però senza peccato onde liberasse tutti dal nemico, quel mostro dalle innumerevoli teste che ha invaso la terra iniettando veleno nel cuore degli uomini.
Dio avrebbe perciò cercato un'altra strada per la salvezza dell'uomo, come si evince dal pensiero del Signore alla fine del diluvio: "Il Signore... disse in cuor suo: Non maledirò più il suolo a causa dell'uomo, perché ogni intento del cuore umano è incline al male fin dall'adolescenza; né colpirò più ogni essere vivente come ho fatto." (Genesi 8,21)

Abbiamo visto che il demonio, che teneva in scacco tutta l'umanità accusandola di colpa davanti a Dio, s'era incarnato nel serpente.
Lui, dice Genesi 3,1, era "a'rum", cioè + "si vedeva innalzarsi ", ma anche "il sentire innalzava ".
Egli, insomma, tiene in gran conto i sensi e agitando impressioni su questi ebbe buon gioco.

La prima donna subì il fascino, seguì la sua tentazione che la colpiva nei sensi, infatti, dopo "vide che l'albero era buono da mangiare, gradevole agli occhi e desiderabile per acquistare saggezza; prese del suo frutto e ne mangiò..." (Genesi 3,6)

Ella, fu la madre di tutti i viventi, e quindi tutti in qualche modo sono stati soggiogati da quel sentire, mettendo in primo luogo l'istinto dei sensi ben difficile da dominare.

Occorreva una Donna nuova che innalzasse non i sensi, ma la vita vera quella che sazia per l'eternità, vale a dire che "la vita ? innalzasse ( = )", quindi una "Miriam", che evoca il nome di Maria, icona della Chiesa, la madre di Gesù, ossia del primogenito che ha vinto la morte.

Occorreva anche una vite nuova, diversa da quella che piantò Noè e che desse un vino diverso che non provocasse vertigini, ma che portasse la vita eterna.

Questo nuovo Noè poi sarà proprio Gesù di Nazaret, figlio di Maria, che disse: "Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla" (Giovanni 15,5) e diede il vino del suo sangue come eterna alleanza.

È importante a questo punto ricordare la prima volta che fu detto in Genesi 2,25 che i progenitori erano nudi e non provavano vergogna.

In tale occasione entrambi erano "ae'rummim" ossia "si vedevano con i corpi che portavano dalle acque "maim" ", ma quali acque?

Abbiamo detto che loro padre e madre era Dio, quindi, quelle acque sono quelle che da cui furono originati, quelle che si trovano nella parola cielo, "shamaim" , le acque di sopra separate il secondo giorno della creazione dalle acque di sotto ed ecco che venendo dal cielo avevano come protezione l'abito di luce .

Questo discorso prepara quello che sarà il disegno per il futuro da parte del Signore, vale a dire di far piovere dalle acque di sopra una pioggia di grazia con cui inondare l'umanità e rifarla nuova e renderla innocente senza vergogna ossia "ae'rummim" .

L'evento del "Diluvio" raccontato in Genesi 6-9 è profezia di ciò che avverrà alla fine dei tempi, quando si apriranno i cieli e verrà il Messia e porterà le acque di grazia.
Solo 8 persone, il numero della pienezza, al tempo "diluvio" furono i salvati: Noè, i tre figli Sem, Cam, Iafet e le loro quattro mogli.
Il Nuovo Testamento e i Padri della Chiesa vedono appunto nel Diluvio e in quelle acque che vengono dal cielo le acque dal battesimo che sgorgano Gesù innalzato in croce, per un nuovo ordine del mondo.
Tale fatto in particolare è colto dal Vangelo di Giovanni al capitolo 21 nell'apparizione di Gesù risorto sulla sponda del lago di Tiberiade.

Era l'alba... di una nuova creazione... Gesù è il nuovo Noè, progenitore della una nuova umanità, quella dei salvati e 7 discepoli, appunto 8 in tutti, pronti a rinnovare il mondo, ad evangelizzarlo.
Il male è stato già vinto dalla morte e risurrezione di Cristo, lo dice indirettamente il pesce che Gesù offre loro, immagine del "tannin hagadol" del mostro marino, del Leviatano, figura della cena escatologica a cui mangeranno tutti i Giusti, giustificati da Cristo che potranno liberare, pescandoli i prigionieri di quel mostro, figurativamente i pesci prigionieri.

C'è anche il senso della nudità che viene rivestita dal perdono di Cristo, infatti, secondo la traduzione C.E.I. del 2008 "Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare." (Giovanni 21,7) quindi, si buttò in quell'acqua pura della nuova creazione, iniziata con la risurrezione, perciò un battesimo nelle acque ove Cristo aveva camminato, profezia, allora, della vittoria sulla morte, e Pietro venne a nuoto a riva per camminare con Lui.

La traduzione C.E.I del 1975 dice "...si cinse ai fianchi il camiciotto..." e in tal modo fa ricordare i "katenot" di Genesi 3,21 poi nel colloquio successivo, perdonato pienamente dal Signore, viene mandato a pascere le sue pecore.
Questo fu il vero diluvio di grazia, l'annuncio del "Kerigma", che porterà alla nascita dei figli di Dio da parte della Chiesa la sposa di Cristo risorto.

APPENDICE - LEVITICO 18 - DECRIPTAZIONE
Il capitolo 18 del Levitico è formato da 30 versetti che riporto qui di seguito secondo il testo della traduzione C.E.I. 1975.

Levitico 18,1 - Recatosi è in aiuto da cibo. Dalla perversità originata dal serpente libererà; ne azzererà la vita nei corpi.

Levitico 18,2 - Per aiutare, dentro un corpo l'Unigenito nel cuore inviò la forza della rettitudine. Per il primo serpente, che recò la prima ribellione, da maledizione per ricusarlo sarà. Dal Signore Dio uscirà la forza della rettitudine ai viventi.

Levitico 18,3 - Così un seno accese per entrare in terra. Della Madre giù nel corpo fu a vivere. Di una Donna nel corpo fu di sabato a vivere. Su una casa uscì del Potente un segno alla vista, una luce recò e chi l'anelava vide la luce uscire. L'Unigenito nel corpo si portò in Canaan. Dell'Unico il Principe per incontrare (il serpente) fu a vivere in una casa. Era l'Unigenito a venire, l'agognato, per illuminare i viventi del mondo. Si portò dentro allo stabilito tempo. Sarà a riaprire la pienezza per tutti, in cammino li porterà.

Levitico 18,4 - Viene a salvare il Verbo per amore. Ha scelto di agire per ardere la perversità. Viene le tombe a rovesciare. Il segno ci sarà alla fine. La risurrezione ai viventi nei corpi porterà la potenza. Il serpente dai cuori finalmente uscirà ricusato. Sarà del Signore Dio ad entrare a stare la rettitudine nei viventi!

Levitico 18,5 - E riaccenderà nei viventi nei corpi la purezza che all'origine finì. Le tombe rovescerà. Tutti saranno a venire salvati. Il soffio nei cuori ci risarà, felici saranno. Si vedranno i risorti uscire; riverrà vivo nel mondo Adamo, ma per la vita del bestiale originato dall'angelo (ribelle) sarà a esistere una calamità.

Levitico 18,6 - L'Unigenito sarà a risorgere gli uomini. Dio con la rettitudine il negativo brucerà nei corpi e il serpente verrà versato dalle moltitudini; si riporterà la potenza. In cammino li accompagnerà, tutti dal nemico porterà fuori. Ricominceranno angeli a essere del Signore.

Levitico 18,7 - Con l'agire il corpo - popolo - Chiesa che recherà alla fine dal Padre sarà retto per l'azione nei corpi recata dal Crocefisso. L'Unigenito ai viventi tutti verrà a rivelarsi, inizieranno a vivere rettamente per Lui. Il 'no' completo nel cammino al serpente uscirà; il nemico porterà finalmente ad uscire.

Levitico 18,8 - Per il nemico portato a finire, la beatitudine inizierà dentro a riesistere, saranno tutti a venire dallo sterco fuori per l'azione nei corpi portata. A tutti del Padre la forza della rettitudine al mondo la recherà l'Unigenito.

Levitico 18,9 - Per l'azione nei corpi portata dal Crocifisso i fratelli saranno tutti retti. A casa bramano di essere come alle origini. Li riporterà a casa alla fine l'Unigenito che la vita retta ai viventi ha recato; rinasceranno tutti.

Levitico 18,10 - Il nemico lo portò in croce. Da dentro la croce il Figlio la rettitudine dell'Unico recò. Da dentro il Crocifisso, ove abitava, indicò la sposa. Venne rivelata alla vista. Dal corpo la recò dalla croce a un apostolo. Così un favo di miele recò alla fine allo spegnersi tra i lamenti.

Levitico 18,11 - Al nemico portò un segno da dentro. Indicò la Donna scelta dal Padre. Sarà con la rettitudine a reciderlo. Di aiutare desiderosa sarà, retti fratelli porterà al Crocifisso. Così al mondo fu la maledizione a venire in cammino per il serpente nel mondo. Al nemico la recò dalla croce fuori.

Levitico 18,12 - Alla vista il corpo riportò il Crocifisso. L'Unico dalla tomba lo riportò indicando che il Padre era. Alla sposa venne a rivelarsi risorto. Dapprima alla vista a casa rifù; dai deboli si portò l'Unigenito.

Levitico 18,13 - Alla vista col corpo si portò il Crocifisso dai fratelli e i segni l'Unigenito delle piaghe del serpente venne a rivelare che così che era stato risorto dall'Unico. Alla vista le piaghe aperte portò l'Unigenito.

Levitico 18,14 - In azione il corpo riportò del Crocefisso l'Unico. Dalla tomba rifù per il Padre. Rifù nella prigione a indicare, rivelandosi, che la divinità alla Moglie alla fine avrebbe recato. La potenza verrà versata nei corpi. La separazione finirà. Dal mondo la condurrà all'Unico.

Levitico 18,15 - Si vedrà col corpo riportarsi in terra il Crocifisso. A tutti (non solo agli apostoli) verrà a rivelarsi l'Unigenito risorto. Alla fine da casa con gli angeli così al mondo si porterà. Dio l'Unigenito Crocifisso si rivelerà. Si vedrà col corpo che portarono in croce nel mondo.

Levitico 18,16 - Ad agire nei corpi recherà in tutti l'Unigenito la risurrezione. Dalle camere delle tombe saranno tutti a rivenire. Scapperà il serpente fuori. Per l'azione ai corpi portata tutti i fratelli che s'erano spenti riporterà (come) prima.

Levitico 18,17 - Il nemico porterà a finire l'Unigenito. Brucerà la perversità dentro, tutti usciranno i serpenti; verranno a uscire per la potenza entrata. Verranno dentro finalmente figli al mondo dell'Unico. Tutti a casa alla fine col Figlio entreranno. La potenza riverrà completa. Rovescerà le prigioni del serpente. Dall'esilio si vedranno i corpi riportarsi fuori, con la carne usciranno fuori. L'angelo (ribelle) nel mondo ha colpito, i viventi usciranno con Lui.

Levitico 18,18 - E con l'Unigenito i risorti usciranno. Il primo serpente, che alle origine li ha strappati via, con potenza verrà rovesciato. Li trarrà fuori col corpo. I corpi guizzeranno degli esiliati dai confini, dal nemico porterà tutti fuori. Per l'Altissimo fuori dalle tombe saranno all'esistenza a riuscire.

Levitico 18,19 - Ed il 'no' dall'Unigenito con il fuoco uscirà per l'empietà, l'impurità alla fine uscirà del serpente, verrà versato dalle moltitudini fuori, con potenza a scorrere sul serpente recherà il rasoio e lo finirà dal mondo.

Levitico 18,20 - E la maledizione dell'Unico con la risurrezione finirà d'agire nei viventi. Nell'esistenza l'oppressione del serpente verrà a finire, l'angelo col fuoco spengerà completamente. In tutti colpirà il cattivo serpente; l'impurità da dentro uscirà.

Levitico 18,21 - E per i viventi, colpito il male, la prigione finirà. Il drago potente entrare si vedrà in un pozzo, perché in cammino con un'asta con potenza l'Unigenito in croce trafisse. Verrà bruciato vivo il primo serpente al mondo, afflitto, tra i lamenti, dal Signore.

Levitico 18,22 - E dell'Unigenito crocifisso, dallo sgozzato (colpito) Agnello, la potenza verrà col fuoco della rettitudine dentro i viventi. Erranti da casa erano dalle origini; con la risurrezione uscirà l'abominio dal mondo con la perversità che ha originato.

Levitico 18,23 - E tra i pianti dai cuori uscirà dai viventi fuori il serpente. Verrà il drago, errante, dentro finito; tutte le impurità usciranno. Dentro di Lui con la resurrezione entrerà la potenza. Verranno i popoli liberati. Dalle persone sarà la bestiale potenza, che nei corpi dentro agiva, ad uscire. Finirà il terrore portatosi alle origini.

Levitico 18,24 - A Dio alla fine nel cuore i viventi l'Unigenito porterà dentro. Dalla prigione del serpente usciranno così. Sarà dentro la sposa per prima a guizzare. Entrerà con gli apostoli nel cuore. Le centinaia recherà dal mondo i popoli. Con la Madre, felici di incontrarlo, saranno liberati dalla guerra. Le persona saranno da retti a vivere.

Levitico 18,25 - E tutti nel cuore a vivere nell'Unico entreranno. Dell'Unigenito nel corpo saliranno, li porterà l'Unico a visitare. Alla vista li condurrà degli angeli. Dal mondo in alto saranno fuori portati. Il Crocifisso li riverserà nell'Unico. Dall'Unigenito dal corpo scenderanno. Riverranno all'Essere dall'esilio del mondo.

Levitico 18,26 - E risorti i viventi con i corpi puri all'Unico tutti a vivere verranno. Dalle tombe rovesciate nel Crocifisso saranno condotti. Verranno vivi al monte Calvario; nel cuore saranno a portarsi. In potenza l'Unigenito Crocifisso vedranno risorto. Porterà la piaga che il serpente aprì in croce con l'asta da cui una fune usci di Dio al mondo. Entreranno nell'Unigenito questi, nel corpo si chiuderanno e entreranno gli stranieri entrati in cammino. Le moltitudini nel Crocifisso si porteranno come anelavano.

Levitico 18,27 - Così verrà la sposa. Il Crocifisso la porterà a vedere la casa. Da tutti uscito il primo serpente che si vedrà nella devastazione, nell'oblio. In terra dall'Unigenito con la risurrezione dei corpi il serpente in persona inviato sarà cosi a morire; l'impuro uscirà dalla terra.

Levitico 18,28 - E il serpente verrà vomitato dall'Unigenito. Usciti dalla terra verranno così i viventi dentro al cuore a vivere dall'Unico. Retti i viventi verranno come alle origini con luminosi corpi. Li verserà l'Unigenito fuori. Verranno i popoli ad essere felici del Potente alla presenza saranno a vivere.

Levitico 18,29 - Retti saranno tutti con l'Unigenito risorto i compagni risorti. Dal mondo i viventi da sposa alla fine recherà a vedere la casa. Tutta entrerà da Dio la ricchezza che l'Agnello Crocifisso ha recato. Entreranno le anime portate tutte dal mondo a vedere la luce pura. Intimamente saranno congiunti.

Levitico 18,30 - E risorti, vivi, col corpo alla fine i viventi verranno a casa custoditi. Tutti saranno nel cuore del Potente. Del Crocefisso è stata l'opera con la risurrezione portata a termine. Trafitto da un'asta in croce, fuori alla fine portò alla vista a casa l'indicazione di primo risorto col corpo. Gli apostoli, nell'agire simili per potenza nella persona, furono così ai viventi portati. Del Potente venne l'amore (Spirito Santo) ai viventi che desideravano. A casa entreranno i viventi portati a incontrarlo. Staranno col Signore che giurò sarebbero stati così i viventi.

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