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LA METAFORA DELLE PECORE
Nel mondo occidentale, e non solo, il termine "pecora" pare riduttivo, perché può alludere a esseri paurosi, vili e timorosi nel contraddire i più forti, persone facili a piegarsi alla volontà o alla prepotenza altrui, esseri deboli e spesso vittime predestinate, marcate e/o segnate da un proprietario.
È poi ben noto il loro odore caratteristico.
Le pecore portano però ricchezza e i romani chiamavano "pecunia" il danaro che in lingua latina derivava appunto da "pecus-pecoris", ossia "bestiame - pecora" ed è nota al riguardo la locuzione latina "pecunia non olet" riportata da Svetonio (70-126) in "De vita Caesarum" VIII 23, 3 per dire che il denaro "non puzza" ha odore cattivo e sostenere in modo cinico che qualunque sia la sua provenienza non dispiace anche se sappiamo che di fatto le pecore puzzano... quindi... probabilmente se si scava a fondo forse puzza anche lui, il denaro.
Il furto di pecore era molto praticato ed erano soggette a razzie e ad attacchi di animali selvatici lupi, orsi e leoni ed erano simbolo di popolo debole e indifeso.
In ebraico i modi principali per indicare la pecora sono:

  • "rachel" che è anche il nome proprio della seconda moglie di Giacobbe - Israele, Rachele, la madre di Giuseppe e di Beniamino; le lettere ebraiche con i significati grafici propri (Vedi: schede cliccando sui simboli a destra delle pagine di questo mio Sito e "Parlano le lettere") dicono di un "corpo - popolo costretto dai potenti ", e se si spezza la parola dividendola in () + , tenuto conto che il radicale è relativo ad "essere debole, ammalarsi", se ne ricava che sono "di corpo debole ()";
  • "koeboes" agnello, "kibesah" pecora, plurale "kabesim" , usato prevalentemente per designare animali per sacrifici; i significati grafici delle lettere pare parlarci del suo vello di lana che è "un vaso che dentro scalda " e se si divide il termine in + () tenuto conto che è il radicale di "spegnere" si ha "spento () il fuoco ", nel senso forse che l'animale è mite e docile, poi il radicale con quelle stesse tre lettere indica il verbo "pestare, calpestare, assoggettare, dominare" e "koeboesh", con la "shin" anziché con la "sin", sta per sgabello (2Cronache 9,18), ossia che si mette sotto i piedi;
  • "tso'n" pecore o capre e gregge, interpretabile pensando la parola divisa in + e siccome "tse'ah" e "tso'ah" è letame, sporcizia, feci, si ha "sporcizia () emanano " con riferimento al loro odore;
  • "soeh", agnello o capretto, pecora, ma soprattutto bestiame minuto che sta alla "luce aperta ", ossia che può non stare in una stalla, ma risiedere nel campo all'aperto.
L'ambiente palestinese antico, era popolato di pastori e di nomadi che conoscevano bene le pecore e l'accezione sui termini usati per pecora anche in ebraico parla di concetti analoghi a quelli occidentali.
Allora perché l'allegoria delle pecore col popolo di Dio?

La risposta potrebbe essere come dice il Signore, "Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri." (Isaia 55,8s)

Certo è che un popolo di pecore è un assurdo per questo mondo, perché non potrebbe sopravvivere, eppure, la sopravvivenza del popolo d'Israele, gregge facilmente disperdibile, è in vita solo per merito del Signore che lo protegge.
Questa è la conclusione che tutti possono trarre dalla sua sopravvivenza, nonostante tutte le traversie e le persecuzioni che quel popolo ha passato nella sua storia.

Vari, in effetti, sono i paragoni e le metafore della Bibbia per presentare il particolare rapporto di amore e affetto e di protezione che Dio ha con il popolo d'Israele, come quello di padre e figlio, tra fidanzati e sposi, infine quello speciale tra pecora e pastore.
Si vuole con tale metafora sostenere in pratica che nel popolo ebraico la devozione per IHWH è istintiva, innata e spontanea come quella delle pecore per il pastore che altrimenti senza di Lui sarebbero solo degli sbandati deboli e inermi rispetto ai grandi popoli che li circondano e facile preda come del resto sono le pecore davanti ai lupi.

I profeti Geremia 23,1-4 ed Ezechiele 34,31 evidenziano che il Signore parla del "gregge del mio pascolo".

Scrive Geremia in 23,1-4: "Guai ai pastori, che perdono e disperdono il gregge del mio pascolo, dice il Signore! Ecco quello che annunzia il Signore, Dio d'Israele, contro i pastori, che guidano il mio popolo: Voi avete disperso il mio gregge, l'avete traviato, non ve ne siete curati. Ma io mi occuperò di voi, dice il Signore, e della malizia delle vostre azioni. Io stesso radunerò le mie pecore, da tutti i paesi dove le ho disperse, e le farò tornare ai loro pascoli, dove cresceranno e si moltiplicheranno. Susciterò in mezzo a loro dei pastori, che le pasceranno; non avranno più a temere, né a subire spaventi, e nessuna più si perderà."

Ezechiele precisa: "Sapranno che io, il Signore, sono il loro Dio e loro, la gente d'Israele, sono il mio popolo. Parola del Signore Dio. Voi, mie pecore, siete il gregge del mio pascolo e io sono il vostro Dio. Oracolo del Signore Dio" (Ezechiele 34,30-31) e sottolinea la profezia con "parola e oracolo del Signor, cioè come caratteristica indelebile e certa.

Anche nel Talmud in Midràsh Rabba si trova: "E tu, gregge Mio, gregge del Mio pascolo".

Quel "Sapranno che io, il Signore, sono il loro Dio e loro, la gente d'Israele, sono il mio popolo" è da mettere strettamente in relazione con quanto dice il Cantico dei Cantici per due volte per certificare un amore corrisposto:
  • Cantico dei Cantici 2,16 - "Il mio amato è mio e io sono sua; egli pascola fra i gigli."
  • Cantico dei Cantici 6,3 - "Io sono del mio amato e il mio amato è mio; egli pascola tra i gigli."
In tale libro profetico relativo al rapporto speciale di IHWH e Israele si trova 5 volte un termine speciale per definire il gregge:
  • Cantico dei Cantici 1,7 - "Dimmi, o amore dell'anima mia, dove vai a pascolare le greggi, dove le fai riposare al meriggio, perché io non debba vagare dietro le greggi dei tuoi compagni?"
  • Cantico dei Cantici 4,1-2 - "Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella! Gli occhi tuoi sono colombe, dietro il tuo velo. Le tue chiome sono come un gregge di capre, che scendono dal monte Gàlaad. I tuoi denti come un gregge di pecore tosate, che risalgono dal bagno; tutte hanno gemelli, nessuna di loro è senza figli."
  • Cantico dei Cantici 6,5-6 ove ripete in pratica quanto detto in 4,1-2.
Tale termine usato complessivamente altre 30 volte nella Tenak o Bibbia ebraica, è "e'doer" e il primo pensiero che quelle lettere destano è che "si vede un protetto corpo - popolo - popolazione " e pensandolo come + , considerato che = significa anche "cerchio, circolo", si ha "si vede in circolo " com'è solito raggrupparsi un gregge.
La prima volta che si trova questa parola lo è per 2 volte nello stesso versetto in Genesi 29,2 quando Giacobbe incontra per la prima volta Rachele, e non poteva essere diversamente visto che Rachele vuol dire pecora: "Vide nella campagna un pozzo e tre greggi di piccolo bestiame, accovacciati vicino, perché a quel pozzo si abbeveravano i greggi, ma la pietra sulla bocca del pozzo era grande." (Genesi 29,2)

Questo termine è però allusivo per il tema che stiamo trattando, infatti, le prime due lettere "e'd" sono anche quelle che in ebraico indicano l'Eterno e l'eternità onde "e'doer" da luogo al pensiero "dell'Eterno il corpo - popolo ", che aiuta a formare il concetto che il Suo popolo è un gregge di pecore.

Il Salmo 100,2-3 mette in evidenza che tutti i popoli della terra fanno parte del gregge del Signore: "Acclamate il Signore, voi tutti della terra, servite il Signore nella gioia, presentatevi a lui con esultanza. Riconoscete che solo il Signore è Dio: egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo."

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