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ATTESA DEL MESSIA...

 
PASTORE E PORTA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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I PASTORI NELL'IMMAGINARIO BIBLICO
Relativamente ai pastori cominciamo da lontano, dalla terra d'Egitto da cui la Bibbia racconta che, liberati dal Signore, uscirono quelli che le stesse Sacre Scritture definiscono poi il popolo di Dio.
In egiziano antico la parola HeKA, il cui sintetico geroglifico è un bastone da pastore che finisce ad uncino, ossia un vincastro, come il pastorale dei Vescovi cattolici, riguarda il "governare" del Faraone, indicato con il geroglifico HeKA'T.


Quello che in origine era il lungo bastone per i pastori indicava il potere della sovranità del faraone e divenne uno scettro in forma corta con un'estremità arcuata, decorato a bande blu, usato sin dai tempi predinastici e menzionato nei Testi delle Piramidi.
Lo scettro HeKA'T più antico è stato ritrovato in una tomba ad Abido.
L'altro simbolo è il Nekhekh, corto bastone a forma di "flagello", che aveva il significato di protezione.



Gli scettri HeKA'T e Nekhekh

Con questi due simboli in mano l'iconografia rappresenta spesso i faraoni che in definitiva era il pastore del suo popolo; lo protegge con il flagello e lo guida con il bastone.


Il Faraone prima ancora di Cristo perciò fu chiamato il Buon Pastore.
Del faraone Amenemhat I del XX secolo a.C., fondatore della XII dinastia, è rimasto un testo ove al figlio Sesostri dice come comportarsi con ordine e giustizia affinché possano dire che è un faraone, vero " Buon Pastore" del suo popolo. (Vedi: "Visione su Abele, il pastore gradito al Signore")

I pastori si spostano spesso in cerca di acqua e di nuovi pascoli.
La loro vita è molto dura e in Israele ai tempi di Gesù erano considerati gli ultimi della società e impuri per l'attività che svolgevano.
Il loro modo di vivere sempre in campagna con le loro bestie non gli consentiva, infatti, di frequentare le sinagoghe e tantomeno il Tempio e non erano in grado di rispettare le "mitzvot" della Torah.
Erano perciò persone che vivevano ai margini dalla società civile e religiosa e non godevano dei diritti civili in quanto la loro testimonianza in tribunale non aveva valore giuridico.
Era vietato comprare direttamente dai pastori perché in genere non erano indipendenti, ma a servizio di qualcuno che era il proprietario delle pecore, ma soprattutto erano considerati malvagi, imbroglioni, in genere dediti a furti e a omicidi, perciò erano ritenuti per opinione comune dei cattivi dediti al male.
Il "Tamud", ossia la tradizione orale cominciata ad essere messa per iscritto dall'ebraismo a partire dal II secolo d.C., sui pastori di greggi sostiene:
  • "Non si tirano fuori da un fosso né i pagani né i pastori" tanto per loro non c'è speranza di salvezza. (Toseptha Baba Mezia 2,23)
  • di non insegnare ai figli il mestiere di pastore "perché è un lavoro da ladro" (Qiddushim - Matromoni 4,14)
  • "nessuna condizione al mondo è disprezzata come quella del pastore" (Midrash sui Salm0 23.2).
In definitiva era difficile immaginare "buono" un pastore ed ecco che per definire il pastore delle pecore di Dio è essenziale l'aggettivo di Buon Pastore.
In ebraico pastore è "rooe'h" dal radicale che ha quelle stesse tre lettere che riguarda i verbi "pascere, pascolare, prendersi cura" e per traslato è usato anche per "governare", che può spiegarsi con "un corpo - popolo - popolazione guarda nel campo ".

Pascolo è "rei'i" o "mare'h" e "mari'it" è ovile e gregge.
Accade però che le prime due lettere "ra'" indicano da sole il male assoluto, "il cattivo, il malvagio, il perverso", ed accade che il peccato e il peccatore hanno lo stesso nome del dio "RA", la divinità più importante d'Egitto, il Dio-Sole di Eliopoli nell'antico Egitto che emerse dalle acque primordiali del Nun.



Geroglifico del dio Ra

Quel radicale peraltro riguarda anche il verbo "accompagnare e accompagnarsi" "un corpo con cui si vede uscire " ed ecco che abbiamo compagno - compagna e vicino - vicina "re'a" e "reoe'h" o amica e fidanzata anche "ra'iah" .
Abbiamo poi "rea'" pensiero, disegno, intenzione come in Salmo 139,2.17 che si interpreta con la "testa - mente vedo " e anche per grido, strillo, urlo, clamore Esodo 32,17, Michea 4,9 e Giobbe 36,38 che si spiega come "nella testa sento ".

Il pastore però richiama immagini tradizionali di Dio presenti nella Bibbia e al popolo d'Israele, alle origini formato essenzialmente di pastori.
Dio che si prende cura della sua gente dette luogo all'idea di Dio quale buon pastore fin dai primi tempi.
Giacobbe quando benedice i figli di Giuseppe tra l'altro dice "Il Dio, alla cui presenza hanno camminato i miei padri, Abramo e Isacco, il Dio che è stato il mio pastore ("rooe'h" ) da quando esisto fino ad oggi". (Genesi 48,15), ossia è stato il mio compagno.

Nella benedizione a Giuseppe da parte dello stesso Giacobbe fu detto "Ma fu spezzato il loro arco, furono snervate le loro braccia per le mani del Potente di Giacobbe, per il nome del Pastore ("rooe'h" ) Pietra d'Israele". (Genesi 49,24)

Giuseppe, poi, quando accolse i fratelli in Egitto ebbe a dire: "Vado ad informare il faraone e a dirgli: I miei fratelli e la famiglia di mio padre, che erano nel paese di Canaan, sono venuti da me. Ora questi uomini sono pastori di greggi, si occupano di bestiame, e hanno condotto i loro greggi, i loro armenti e tutti i loro averi. Quando dunque il faraone vi chiamerà e vi domanderà: Qual è il vostro mestiere? Voi risponderete: Gente dedita al bestiame sono stati i tuoi servi, dalla nostra fanciullezza fino ad ora, noi e i nostri padri. Questo perché possiate risiedere nel paese di Gosen. Perché tutti i pastori di greggi sono un abominio per gli Egiziani." (Genesi 46,31-34)

Il bestiame, infatti, sottrae terra all'agricoltura e gli egizi vivevano di questa sulle due strisce relativamente strette bagnate e fecondate dal Nilo e solo nel delta potevano trovarsi ampi territori ove farli risiedere con minori danni.
Del resto, viene da supporre che Caino, l'agricoltore, e Abele, il pastore, prefigurino, il primo, proprio gli egiziani che preferivano l'agricoltura e angariarono poi i discendenti dei pastori prefigurati da quel Abele, il fratello soccombente, che anticipa l'immagine degli ebrei assoggettati dagli egiziani ai lavori forzati.

Il Signore, quando fu il momento di scegliere chi regnasse per suo conto nella città di Gerusalemme, figura della futura Gerusalemme celeste, scelse un uomo secondo il suo cuore, l'ultimo figlio di Iesse della città di Betlemme, Davide, ma questi era un pastorello, infatti, gli disse: "Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, per costituirti principe sul mio popolo Israele" (1Cronache 17,7).

Da Davide verrà il Messia secondo le profezie di Natan in 2Samuele 7,16 e 1Cronache 17,11-14.
Davide oltre che re fu anche profeta, poeta e cantore e suonatore di cetra e numerosi Salmi del salterio riportano l'indicazione che sono stati scritti da lui.
Tra questi c'è il Salmo 23 che dopo aver detto che è stato scritto da Davide il quale ne consegue che riconosce che nonostante fosse il re anche lui è governato da un pastore più grande inizia proprio con queste parole: "Il Signore è il mio pastore..." ossia IHWH "ro'i"

Il Signore è il mio pastore è, allora, un credo, una dichiarazione di fede e politica in un mondo pagano sotto l'influenza egizia che allungava le mani verso Canaan in quanto equivale a significare "Iahwèh è il mio Dio", come cantarono Mosè e Miriam in Esodo 15,2b nel cantico dopo l'apertura del mare dopo che vi precipitarono carri e cavalieri egizi.
Quella è anche una dichiarazione d'indipendenza dalla protezione egizia, in quanto non è il Faraone, figlio di Ra, il mio Dio, quello che mi governa, ma "Iahwèh è il mio Ra".

Lui "Iahwèh "è il vero pastore d'Israele come afferma poi il Salmo 80: "Tu, pastore d'Israele, ascolta, tu che guidi Giuseppe come un gregge."

Dopo Davide e Salomone il regno ebbe a scindersi in quello del Nord detto d'Israele e in quello del Sud detto di Giuda, ma entrambi ebbero a decadere.
Principali responsabili secondo i profeti furono vari re d'entrambi le parti che in tempi diversi favorirono l'allontanamento dalle tradizioni dei padri e furono adulteri nei riguardi di IHWH.

Ecco che in Geremia, prima dell'esilio del regno di Giuda, si trova questa importante profezia sigillata da 3 volte "oracolo del Signore" e da un "dice il Signore Dio d'Israele": "Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Oracolo del Signore. Perciò dice il Signore, Dio d'Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere. Oracolo del Signore. Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho scacciate e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno. Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; non ne mancherà neppure una. Oracolo del Signore." (Geremia 23,1-4)

Durante l'esilio in Babilonia il profeta Ezechiele oltre il ritorno dall'esilio tra l'altro profetizzò i tempi messianici e nel capitolo 34 del suo libro, interamente dedicato ai pastori che hanno mal pascolato il popolo, si trova questa decisione da parte di Dio: "Susciterò per loro un pastore che le pascerà, il mio servo Davide. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore. Io, il Signore, sarò il loro Dio, e il mio servo Davide sarà principe in mezzo a loro: io, il Signore, ho parlato." (Ezechiele 34,23s)

Con ciò Dio ha promesso al Suo popolo un pastore della discendenza di Davide che lo avrebbe guidato e nutrito.
Sia Rabbi David Qimhi sia Rashi in merito a quanto dice Ezechiele 34 concludono che "il mio pastore Davide" è il Messia.

Ezechiele ripete la profezia al capitolo 37 in questo modo: "Il mio servo Davide regnerà su di loro e vi sarà un unico pastore per tutti; seguiranno le mie norme, osserveranno le mie leggi e le metteranno in pratica. Abiteranno nella terra che ho dato al mio servo Giacobbe. In quella terra su cui abitarono i loro padri, abiteranno essi, i loro figli e i figli dei loro figli, per sempre; il mio servo Davide sarà loro re per sempre. Farò con loro un'alleanza di pace; sarà un'alleanza eterna con loro. Li stabilirò e li moltiplicherò e porrò il mio santuario in mezzo a loro per sempre. In mezzo a loro sarà la mia dimora: io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Le nazioni sapranno che io sono il Signore che santifico Israele, quando il mio santuario sarà in mezzo a loro per sempre." (Ezechiele 37,24-28)

Rabbi David Qimh detto RaDaQ riguardo alla profezia di Ezechiele 37 aggiunge anche che "il mio pastore Davide è il Messia-Re. Egli è chiamato Davide perché è seme di Davide." (Santala, p. 177)

In definitiva tornando al motore di questo articolo Gesù in Giovanni 10, versetti 9 e10, quando asserisce "Io sono il buon pastore" si pone in questo alveo di profezie e con quel discorso di fatto asserisce agli ebrei del tempo e anche ai più dotti i farisei che contrastavano il cieco nato, di essere Lui proprio il Messia atteso.

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