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ATTESA DEL MESSIA...

 
PASTORE E PORTA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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GIOVANNI 10,1-16 »
LA METAFORA DELLE PECORE »
I PASTORI NELL'IMMAGINARIO BIBLICO »
LA VOCE DEL PASTORE »
LA PORTA STRETTA »
LA PORTA DELLE PECORE »

LA PORTA DEL RECINTO
Questa parabola di Gesù in Giovanni 10,1-16 allude certamente ad altro.
Cosa intendere dire la parabola quando parla recinto?
Questa realtà cui allude che porta aveva?

In pratica il Signore pare prendere le distanze della classe religioso-politica e del tempo e ricorda a quei farisei "il recinto" che evidentemente era in grado di evocare loro qualcosa di ben noto.
Tale recinto, che indica simbolicamente Israele, in modo inequivocabile per un cultore della parola della Tenak o Bibbia ebraica allude al vestibolo o cortile recintato posto davanti alla Tenda del Convegno che veniva montata nel deserto durante i 40 anni di del peregrinare del popolo d'Israele nel deserto o che era davanti al Tempio di Gerusalemme. Sono, infatti, da ricordare le disposizioni date in Esodo 27,9-19 in cui la parola "recinto" è menzionata per 8 volte:

"Farai poi il recinto della Dimora. Sul lato meridionale, verso sud, il recinto avrà tendaggi di bisso ritorto, per la lunghezza di cento cubiti sullo stesso lato. Vi saranno venti colonne con venti basi di bronzo. Gli uncini delle colonne e le loro aste trasversali saranno d'argento. Allo stesso modo sul lato rivolto a settentrione: tendaggi per cento cubiti di lunghezza, le relative venti colonne con le venti basi di bronzo, gli uncini delle colonne e le aste trasversali d'argento. La larghezza del recinto verso occidente avrà cinquanta cubiti di tendaggi, con le relative dieci colonne e le dieci basi. La larghezza del recinto sul lato orientale verso levante sarà di cinquanta cubiti: quindici cubiti di tendaggi con le relative tre colonne e le tre basi alla prima ala; all'altra ala quindici cubiti di tendaggi, con le tre colonne e le tre basi. Alla porta del recinto vi sarà una cortina di venti cubiti, lavoro di ricamatore, di porpora viola, porpora rossa, scarlatto e bisso ritorto, con le relative quattro colonne e le quattro basi. Tutte le colonne intorno al recinto saranno fornite di aste trasversali d'argento: i loro uncini saranno d'argento e le loro basi di bronzo. La lunghezza del recinto sarà di cento cubiti, la larghezza di cinquanta, l'altezza di cinque cubiti: di bisso ritorto, con le basi di bronzo. Tutti gli arredi della Dimora, per tutti i suoi servizi, e tutti i picchetti, come anche i picchetti del recinto, saranno di bronzo."

Accade poi che la "Porta del recinto" nel libro dell'Esodo 27,16; 35,17; 38,18; 38,31; 39,40; 40,8 e 40,33 è ricordata 7 volte.
Nel testo ebraico tale "porta del recinto" è "shaa'r hoechatser" e "recinto" è "chatser" .
Questo termine, usato molte volte come "recinzione, recinto di un villaggio, cortile", lo è anche per il recinto del Tempio.

Faccio notare che "chatser" ha nel suo interno anche quelle lettere di "stretto" e di "nemico".
Se poi lo si pensa come + questo è da intendere come "chiuso al nemico " e tale è anche una "chiusura stretta ", quindi questo per conseguenza è un recinto che ha una porta stretta, attraverso cui possono passare solo quelli che credono in IHWH.

Sono proprio le aree di questo recinto quelle che sono dette gli atri del Signore, come in Isaia 1,12, Geremia19,14; Ezechiele 40,14 e ad esempio nei Salmi 65,5 "Beato chi hai scelto e chiamato vicino, abiterà nei tuoi atrii ("chatserei")", Salmi 84,3 "L'anima mia languisce e brama gli atri ("chetsarot") del Signore" e Salmi 96,8 "date al Signore la gloria del suo nome. Portate offerte ed entrate nei suoi atri ("chetsarot")", quindi, entrare per la porta stretta è entrare negli atri del Signore.

Al tempo di Gesù il Tempio, fatto costruire da Erode il Grande, era contornato da portici; il Portico Reale a sud a quattro ordini di colonne, mentre sui lati est, nord e ovest i porticati erano a due ordini di colonne di cui quello a est era stato chiamato Portico di Salomone.



Plastico del complesso del II Tempio

I portici delimitavano un grande spazio, detto Atrio dei Gentili ove al centro c'era il Tempio riservato soltanto ai fedeli del giudaismo.



Mappa del Tempio di Erode il Grande

Lo spazio accessibile ai pagani, aveva un limitare sopraelevato con una balaustra di pietra oltre la quale i pagani incirconcisi non potevano avanzare e iscrizioni in greco e latino ammonivano gli stranieri di non superare la balaustra, pena la morte.
Gli altri atri interni, invece, erano accessibili a chi aveva fede nel Dio d'Israele, quindi il popolo - le pecore del recinto - erano tutte e solo quelli che credevano in IHWH.
La porta di accesso al primo atrio interno escluso ai pagani detto "Atrio delle donne" si chiamava "Porta Bella" ricordata in Atti 3,2, dove avvenne la guarigione dello zoppo da parte di Pietro.
Il grafismo delle lettere a questo punto fa venire spontanea l'idea che quella "porta sarà il Verbo ad aprire " ai pagani.

Nel libro degli Atti degli Apostoli si trova questo pensiero nel racconto di Paolo e compagni che tornano ad Antiochia: "Non appena furono arrivati, riunirono la comunità e riferirono tutto quello che Dio aveva compiuto per mezzo loro e come aveva aperto ai pagani la porta della fede." (Atti 14,27)

Quindi la porta stretta è "la porta della fede" e ormai coincide con Cristo, appunto, in quanto, è: "Gesù, autore e perfezionatore della fede" (Ebrei 12,2).

È questa la porta che fa entrare nel Regno dei Cieli di cui il Tempio di Gerusalemme era immagine.
Il Tempio, infatti, era costruito a imitazione della Tenda della Dimora che Mosè faceva montare nel deserto secondo l'ordine datogli da Dio stesso che gliela aveva mostrata in visione sull'Oreb: "Costruirai la Dimora secondo la disposizione che ti è stata mostrata sul monte." (Esodo 26,30)

Ecco che il recinto di prima non basta più occorre un recinto nuovo.
E questo recinto è un cammino di fede che possa comprendere anche i non circoncisi se accolgono la fede nel Cristo e in suo Padre.

Abbiamo poi visto che in quella parabola del Vangelo di Giovanni oltre al Pastore del gregge c'è un'altra figura, il Guardiano del recinto, che evidentemente ha il potere e le chiavi per far entrare se riconosce il vero pastore, infatti, "il guardiano gli apre".
Probabilmente si riferisce alla consuetudine di quei tempi quando i pastori pare si consociassero e facevano un grande recinto dotato di un guardiano e ogni giorno i vari pastori chiamavano le proprie pecore e uscivano con loro al pascolo.
Nell'ovile recintato vari proprietari raccoglievano le loro pecore, in spazi interni divisi e con gli animali marchiati per consentirne il riconoscimento.
La mattina ogni pastore si presentava alla porta per ritirare il proprio gregge e condurlo al pascolo.
Ora, al riguardo, è da tenere presente che al tempo di Gesù varie erano le sette, i movimenti, le associazioni che si rifacevano al recinto del giudaismo, quali sadducei, scribi, farisei, esseni, ecc..
Questo guardiano per il recinto della parabola ovviamente fu disposto da Dio Padre, quindi, dalla SS Trinità, perciò dallo stesso Figlio, l'unica autorità assoluta che può riconoscere il Figlio dell'Uomo, quindi in definitiva secondo Sant'Agostino questo portinaio è il Signore stesso che è Dio e uomo, come Dio portinaio, come uomo pastore e porta.

Del resto il pensiero è in linea con quanto in Isaia 22,22: "Gli porrò sulla spalla la chiave della casa di Davide; se egli apre, nessuno chiuderà; se egli chiude, nessuno potrà aprire."

Il termine usato dal testo in greco nel brano del Buon Pastore è "turoròs", quindi, questo guardiano letteralmente è un "portinaio", parola questa che in ebraico non è mai usata per indicare il custode di un ovile, mentre viene definito "shomer" vale a dire guardiano e custode, termine che nasconde anche il biletterale che allude al Nome, il Nome dei nomi, ossia Dio.
Questo simbolismo fa capire che il pastore come sappiamo è Cristo-Messia che nasce dal giudaismo e che un guardiano divino, "shomer" , è stato posto dalla divinità celeste al recinto del giudaismo.
Il Tempio, in effetti, era il segno in terra del Regno di Dio e col suo Santo dei Santi ricorda il giardino dell'Eden da cui fu cacciato il primo uomo nei riguardi del quale si trova scritto che Dio "...pose a oriente del giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante, per custodire ("shomer" ) la via all'albero della vita." (Esodo 3,24)

Nel Santo dei Santi del Tempio solo una volta l'anno, nel giorno del perdono - "Iom Kippur" - poteva entrare il Sommo Sacerdote, segno dell'atteso futuro uomo perdonato, figura del Figlio dell'Uomo che potrà entrare a pieno titolo nei suoi possedimenti, perché anche Figlio di Dio e che riaprirà la casa di Dio in terra e soprattutto in cielo all'umanità redenta e non solo agli ebrei circoncisi.
La lettera agli Ebrei al riguardo propone:
  • Lettera agli Ebrei 9,4-28 - "Cristo non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore. E non deve offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui: in questo caso egli, fin dalla fondazione del mondo, avrebbe dovuto soffrire molte volte. Invece ora, una volta sola, nella pienezza dei tempi, egli è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come per gli uomini è stabilito che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una sola volta per togliere il peccato di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione con il peccato, a coloro che l'aspettano per la loro salvezza."
  • Lettera agli Ebrei 10,19-23 - "Fratelli, poiché abbiamo piena libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne, e poiché abbiamo un sacerdote grande nella casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero, nella pienezza della fede, con i cuori purificati da ogni cattiva coscienza e il corpo lavato con acqua pura. Manteniamo senza vacillare la professione della nostra speranza, perché è degno di fede colui che ha promesso."
Ecco allora che la lettera agli Efesini 2,19-22 dice: "Così dunque voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d'angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito."

I sacerdoti leviti, invero, erano anche i "guardiani" del Tempio, il che porta a confermare, grazie al richiamo al recinto e alla porta, che il recinto allude alle istituzioni religiose di Israele.
Il recinto delle pecore, citato in Giovanni 10,1, allora, visto il naturale accostamento col recinto del Tempio di Gerusalemme, pare proprio che stia a indicare il giudaismo teocratico.
Come si evince dai Vangeli, i Sommi Sacerdoti essendo in quel momento storico contrari a Gesù, il vero custode che apre il recinto è lo stesso Spirito che circola nella Torah e negli scritti profetici che, appunto, con le profezie in essi contenute Lo riconoscono come il Messia atteso che ha le chiavi di Davide di cui in Isaia 22,22.

Il pastore delle pecore, il solo che entra per la porta, è Gesù, il vero pastore di Israele che, in effetti, si è presentato per rivelarsi in primo luogo ai Giudei.
Ora, tutte le Sacre Scritture e le profezie l'accolgono come tale.
Molti accettano la sua parola e Gesù e in essi riconosce le sue pecore, cioè i suoi discepoli, quelli che il Padre gli ha dato e questi sono coloro che riconoscono la sua voce e lo seguono.
Da molti Giudei influenti che evidentemente hanno da difendere delle proprie posizioni di potere però non viene riconosciuto e trascinano con loro, ossia rubano, molte pecore.
Sono comunque arrivati gli ultimi tempi.
Ecco che il recinto del giudaismo ha terminato la propria funzione.
Del Giudaismo rimane solo un resto che ha ormai un ruolo residuale, quello di memoria e testimonianza che avvalora nel tempo gli sviluppi della storia della salvezza preservandone le basi profetiche.
Gesù, insomma, entra nei cortili del Tempio dove c'è un solo gregge, quello di Israele.
I farisei, i sadducei e molti della classe sacerdotale, guide spirituali del tempo per il popolo sono in diatriba con lui e la parabola pare prevedere che la situazione degenererà; infatti, poi vi sarà lo scontro, l'accusa e l'eliminazione fisica di Gesù.

La parabola, di fatto, ecco che è anche una profezia del comportamento di Gesù nei riguardi di coloro che credono in lui, comportamento che sarà poi quello della Chiesa che di fatto coincide con Lui essendo la sua sposa.
Accadrà che la Chiesa nata dai discepoli del vecchio recinto viene chiamata ad uscire dal recinto del Giudaismo stesso e si metterà in cammino con il Pastore.
Lo stesso Maestro risorto camminerà davanti a loro per condurli al Padre, quindi verso la salvezza.
Questa nuova comunità in cammino, ha un recinto mobile, lo sguardo vigile del Pastore, il quale aggregherà tutti quelli che nel tempo riconosceranno la sua voce, siano essi ebrei o pagani e li porterà fuori dal giudaismo.
La conclusione del Vangelo di Giovanni al capitolo 21 con la manifestazione del Risorto al lago di Tiberiade e il miracolo della pesca miracolosa propone poi il colloquio di Gesù con Pietro, il primo degli apostoli, quindi capo della Chiesa universale, a cui viene consegnato l'incarico e gli ripete tre volte:
  • Giovanni 21,15 - "Pasci i miei agnelli";
  • Giovanni 21,16 - "Pascola le mie pecore";
  • Giovanni 21,17 - "Pasci le mie pecore".
Gesù comunque sarà sempre la sola e unica porta predicata nello stesso modo da Pietro e da tutti gli apostoli.

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