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ATTESA DEL MESSIA...
PASTORE E PORTA
di Alessandro Conti Puorger
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GIOVANNI 10,1-16 »
LA METAFORA DELLE PECORE »
I PASTORI NELL'IMMAGINARIO BIBLICO »
LA VOCE DEL PASTORE »
LA PORTA STRETTA »
LA PORTA DELLE PECORE »
LA PORTA DEL RECINTO »
IL RECINTO DELLA NUOVA GERUSALEMME
Nell'anno 14° dalla distruzione di Gerusalemme, 56 anni prima della fine dell'esilio, il profeta Ezechiele racconta che: "In visione divina mi condusse nella terra d'Israele e mi pose sopra un monte altissimo, sul quale sembrava costruita una città, dal lato di mezzogiorno." (Ezechiele 40,2)
In particolare vide un tempio glorioso di proporzioni gigantesche con 6 porte, 30 stanze, il Santo, il Santissimo, un altare di legno e un altare per gli olocausti, il tempio spirituale di Dio, Tempio mai costruito, quindi che si attuerà in qualche modo nel futuro, comunque promessa che la pura adorazione sarebbe stata ristabilita.
Nella parte finale del libro - capitoli da 33 a 48 - da Dio è affidato a Ezechiele l'incarico di chiamare il popolo alla conversione e ad annunciare il futuro con la visione di una nuova Gerusalemme, sotto la guida di un nuovo pastore, un nuovo Davide, vale a dire il Messia.
(Vedi: "Visione di Ezechiele del III Tempio - Chiesa del Messia")
In questa terza parte è importante ai fini escatologici e apocalittici la visione nei capitoli 40-48 detta "La Torah di Ezechiele", in cui:
- Ezechiele 40-42 - È descritto il Tempio futuro o Terzo Tempio;
- Ezechiele 43 - È detto del ritorno del Signore e della consacrazione dell'altare;
- Ezechiele 44 - Su regole d'ammissione al Tempio, leviti e sacerdoti;
- Ezechiele 45 e 46 - Circa le feste di Pasqua e delle Capanne e regolamenti vari;
- Ezechiele 47 - Relativo alla sorgente del Tempio;
- Ezechiele 48 - Riguarda la divisione del paese e le porte di Gerusalemme.
Sul filone di questa premessa escatologica si muove il capitolo 21,9-23 del libro dell'Apocalisse:
"Poi venne uno dei sette angeli, che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli, e mi parlò: Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell'Agnello. L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele. A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello. Colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro per misurare la città, le sue porte e le sue mura. La città è a forma di quadrato: la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L'angelo misurò la città con la canna: sono dodicimila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono uguali. Ne misurò anche le mura: sono alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli uomini adoperata dall'angelo. Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo. I basamenti delle mura della città sono adorni di ogni specie di pietre preziose. Il primo basamento è di diaspro, il secondo di zaffìro, il terzo di calcedonio, il quarto di smeraldo, il quinto di sardonice, il sesto di cornalina, il settimo di crisolito, l'ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l'undicesimo di giacinto, il dodicesimo di ametista. E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta era formata da una sola perla. In essa non vidi alcun tempio: il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna: la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello."
Questa è l'elaborazione della Chiesa degli Apostoli che dopo decenni dall'evento Pasquale medita ed elabora la teologia conseguente a quanto proposto da Cristo Gesù con gli eventi riportati nei Vangeli.
È perciò da considerare quale visione profetica escatologica e conclusione anche della parabola delle pecore e del pastore.
Ecco che il gregge dei salvati ha trovato l'ovile finale di cui viene descritto il recinto, la Città di Dio, la Gerusalemme celeste.
Questa Città è chiamata "sposa" dell'Agnello.
Il pastore ha tanto amato le sue pecore che s'è fatto come loro e ora è l'Agnello.
Il recinto finale ha ben 12 porte, quanti sono gli apostoli di Gesù.
Queste porte però è come fossero una sola porta perché sono tutte uguali, infatti, sono 12 perle, infatti: "...le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta era formata da una sola perla."
Del resto ogni apostolo del Signore è come il Maestro, infatti, disse: "Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro." (Luca 6,40) e dopo l'ultima cena nell'ambito del suo testamento spirituale Gesù pregò il Padre con queste parole: "E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me." (Giovanni 17,22-23)
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