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UNA PROMESSA IN DUE TEMPI
A questo punto non resta che porre bene attenzione alla fonte prima di quella promessa che si trova agli inizi del capitolo 3 del libro dell'Esodo.
Il libro dell'Esodo, il secondo del Pentateuco o Torah che la tradizione attribuisce a Mosè e alla sua scuola, origine di tutto il complesso delle Sacre Scritture giudee cristiane, chiamate rispettivamente Tenak e Antico Testamento, riferisce che nel XII secolo a.C., lo stesso Mosè, un ebreo-egiziano esule da circa 40 anni nella penisola del Sinai per sfuggire al giudizio del faraone in quanto aveva ucciso un guardiano egizio per difendere un ebreo, in tarda età - ottanta anni circa - ebbe una teofania che fu l'inizio di grandi cambiamenti per la storia dell'umanità.
Secondo i racconti in quel testo contenuti, quando quel re, identificabile nel faraone Ramses II, morì, Dio, che voleva rispondere positivamente al grido di dolore che si alzava dal popolo d'Israele schiavo in Egitto, da un roveto ardente in vicinanza del monte Oreb si presentò a Mosè e gli parlò in modo comprensibile da parte di quel ebreo egiziano e lui avrebbe riportato il tutto in ebraico con segni sinaitici che oltre ad una propria fonetica atta a traslitterare l'idioma ebraico sono delle icone apportatrici di messaggi grafici.
Una voce uscita dal roveto si presentò come "il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe" (Esodo 3,6), come chi s'era fatto presente nella storia familiare e trovato del tutto affidabile dai suoi avi.
Ciò detto, dopo un preamboli di cui parlerò, proseguì: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell'Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l'Ittita, l'Amorreo, il Perizzita, l'Eveo, il Gebuseo". (Esodo 3,7s)
La descrizione della terra che prometteva, quella che verrà chiamata la "Terra Promessa" ci è pervenuta in questo modo: "verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele" in ebraico "'oel 'oeroets tobahve rechabah 'oel 'oeroets zoebat chalam vedebash" e con quelle lettere:
Si è pensato che quella descrizione evidentemente fosse un'allegoria per presentare nel migliore dei modi una terra felice a un pastore di Madian che viveva quasi come un nomade delle steppe presentandogli il meglio che poteva desiderare, quindi con quei prodotti che certo non mancavano in Egitto e Mosè ben conosceva e vi erano ben apprezzati per le loro caratteristiche.
Che l'Egitto umanamente poi fosse la terra ricca di quei prodotti lo riconoscevano anche molti dei fuoriusciti da quella schiavitù, coinvolti forse controvoglia e quindi ribelli e invidiosi dell'autorità crescente da parte di Mosè e Aronne; non erano usciti certo perché allettati da latte e miele!
Mosè, infatti, quando fu contestato da Core e altri, Datan e Abiram parlando dell'Egitto da dove venivano, gli dissero "È troppo poco per te l'averci fatto salire da una terra dove scorrono latte e miele per farci morire nel deserto, perché tu voglia elevarti anche sopra di noi ed erigerti a capo?" e proseguirono, "Non ci hai affatto condotto in una terra dove scorrono latte e miele, né ci hai dato in eredità campi e vigne! Credi tu di poter privare degli occhi questa gente? Noi non verremo." (Numeri 26,13s); in sintesi, ci hai promesso una terra addirittura migliore dell'Egitto, ma era solo per fati capo di noi poveri creduloni.
Con quel dire di una terra ove scorre latte e miele il Signore Dio parve proprio indicare una specifica regione occupata da popoli noti, popoli che sarebbero stati poi scacciati proprio da Dio stesso come ebbe a promettere in Esodo 34,10s con "Ecco, io stabilisco un'alleanza: in presenza di tutto il tuo popolo io farò meraviglie, quali non furono mai compiute in nessuna terra e in nessuna nazione: tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedrà l'opera del Signore, perché terribile è quanto io sto per fare con te. Osserva dunque ciò che io oggi ti comando. Ecco, io scaccerò davanti a te l'Amorreo, il Cananeo, l'Ittita, il Perizzita, l'Eveo e il Gebuseo."
Si apre però anche l'idea che quei nomi celino un'allegoria e possano indicare pure una realtà diversa di cui poi parlerò.
Quello della terra ove scorre latte e miele fu comunque un dire che rimase nella mente di Mosè e dei posteri, in quanto, appunto come tale risuona tante volte nell'Antico Testamento.
In particolare "latte e miele" è presente 15 volte nella Torah - Esodo 3,8.17; 13,5; 33,3; Levitico 20,24; Numeri 13,27; 14,8; 16,13-14; Deuteronomio 6,3; 11,9; 26,9.15; 27,3; 31,20; - e 7 volte negli altri libri - Siracide 46,8; Geremia 11,5; 32,22; Baruk 1,20 e Ezechiele 20,6.15.
Ecco che quelle parole, anzi, proprie quelle lettere derivate dagli antichi segni sinaitici, assumono le dimensioni di una promessa eterna, come del resto è eterno chi l'ha fatta.
Alla luce degli eventi supera, infatti, la realtà fisica in cui fu attuata solo per un tempo limitato e quelle parole fanno attendere qualcosa di ben più duraturo di una patria terrena.
Ecco allora presentarsi anche una lettura che favorisce una soluzione più alta espressa in termini terreni.
Sono quelle lettere foriere nell'intimo della vera "libertà" che si trova solo nel luogo dove Dio vorrà condurre gli aderenti alla sua alleanza, in una terra speciale e divina, in una realtà nuova che il Signore intende offrire all'uomo.
Quella promessa inizia "per farlo salire" cioè innalzarlo proprio in
che viene tradotto con "verso
la terra
",
ma questa si può anche pensare come un luogo di una realtà spirituale, una "divina
terra
".
Provo poi a fare una lettura delle lettere ebraiche della parola che si traduce con terra, "'arets"
.
Questa vista nella storia della salvezza e alla luce dell'incarnazione di Dio rivelata da Gesù di Nazaret, in effetti, è il luogo in cui "l'Unigenito
nel corpo
scese
"
alla nascita e da cui "l'Unigenito
col corpo
risalì
"
nell'ascensione 40 giorni dopo la sua risurrezione, come del resto, pur se in forma diversa ebbe Lui stesso a dire: "Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo." (Giovanni 3,13)
Quindi in termini teologici terra "'arets"
viene ad indicare Lui "l'Unigenito
che nel corpo
scese
o col corpo salì".
Dio per far salire il popolo, in effetti, prima lo fa scendere, infatti, attraversati lande brulle e sconfinate, "in terra deserta, in una landa di ululati solitari" (Salmo 32,10) lo portò nel punto più depresso della terra, vicino, nelle piane di Moab nei pressi del Mar Morto, all'immissione del Giordano che attraversarono a piedi asciutti in un luogo detto "'Adamah"
.
Dio dal cielo dei cieli iniziò a farsi presente nel mondo e si presentò a Mosè in quell'alone divino del roveto ardente che parve un fuoco che non consuma, delimitando per la Sua "Shekinah" o presenza un ambito speciale rispetto al terreno attorno, una terra diversa, un "suolo santo" che Lui stesso definisce "qidoesh 'adamat"
.
Quel fuoco che tutto illuminava veniva dall'alto e faceva apparire il roveto come se ardesse; non era una luce di questo mondo, ma di una nuova terra che Dio stava preparando per tutti gli uomini che la desiderassero.
Stava indicando un "suolo santo" "qidoesh 'adamat"
vale a dire la via della "santità
all'uomo
indicava
".
Il Signore, infatti, dopo aver gridato "a... lui dal roveto: Mosè, Mosè! Rispose: Eccomi! gli disse: Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!"
Gli si presentò poi definendosi con il Tetragramma Sacro, come IHWH
,
che gli Israeliti definirono essere il Nome del "Misericordioso", perché le prime parole che Dio disse verso di loro furono: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto".
A questo punto è opportuno utilizzare i criteri di decriptazione di "Parlano le lettere" e i significati delle lettere ebraiche cliccando sui loro segni a destra delle pagine di questo mio Sito, onde ottenere delle letture di secondo livello di quei testi.
Il Signore disse a Mosè "per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa", vale a dire si definisce che per il popolo servirà facendosi traghettatore termine che tramite le lettere si trova intrinseco nel Nome IHWH.
Pur se l'Egitto era il paese ricco di latte e miele IHWH, che secondo i significati grafici delle lettere "è
colui che da questo campo
li avrebbe portati
in un altro campo
",
"l'Essere
che da questo mondo
li porta
in un altro mondo
",
"il Forte
che da questa realtà li avrebbe portati ad un'altra realtà".
In definitiva IHWH li avrebbe condotti in un luogo particolare, in un cammino eterno, insomma, li avrebbe fatti stare con Lui e li avrebbe fatti salire ed entrare in una nuova terra non solo bella, ma soprattutto dove c'è solo il bene
e spaziosa
,
perché non ha limiti.
La terra promessa si presentava insomma con due aspetti, uno iniziava al di qua con un regno terreno particolare, un nuovo paradiso terrestre e uno aldilà della realtà terrena, il paradiso celeste.
È da tenere presente che Dio, in effetti, disse "Sono sceso per liberarlo dal potere dell'Egitto e per farlo salire...".
In tal modo garantiva la Sua presenza attiva nel compimento della promessa e nella lotta di liberazione dal potere dell'Egitto, ossia dalle mani degli Egiziani "mid metsarim"
.
Questa è una lotta che trova l'uomo soccombente, in quanto il potere dell'Egitto, quello che viene dalle sue mani "mitsarim mid"
,
supera la contingenza temporale dell'Egitto in sé, ma riguarda, come spiegano le lettere, quello dell'altra parte, la costatazione che i "viventi
sono
simili
()
a nemici
dell'Essere
che da la vita
",
ossia più amici del negativo che della vita vera, del male assoluto, di quanto discende dalla negazione di Dio, la parte contraria che nella libera scelta che gli era consentita la prima coppia, Adamo, e la sua progenie ascoltando il serpente scelse e non furono più a somiglianza del Creatore che hanno negato, ma al negativo, il nemico dell'Essere, a cui avevano di fatto aderito.
La liberazione, peraltro, può avvenire solo per mezzo Suo, quando avrebbe tolto dall'uomo la paura della morte e gli avrebbe dato la certezza della vita eterna con la risurrezione; la morte era entrata nell'uomo come un veleno quando credette al suggerimento che Dio non lo amava.
Del resto, se Dio non lo amava non poteva certamente vivere e allora occorreva che l'uomo avesse una prova concreta e inoppugnabile del Suo amore.
Con quel popolo Dio fece un lungo tratto di cammino "Quarant'anni, infatti, avevano camminato gli Israeliti nel deserto, finché non fu estinta tutta la generazione degli uomini idonei alla guerra, usciti dall'Egitto; essi non avevano ascoltato la voce del Signore e il Signore aveva giurato di non far loro vedere quella terra che il Signore aveva giurato ai loro padri di darci, terra dove scorrono latte e miele." (Giosuè 5,6), ma senza la piena adesione degli uomini che più volte tradirono la sua alleanza, essendo Dio stesso il garante della loro libera scelta, non poteva andar oltre.
Questo popolo, peraltro, nonostante i profeti inviati da Dio ritenne d'aver ottenuto il tutto quando con Giosuè passarono il Giordano e grazie all'aiuto di Dio conquistarono la terra che poi con Davide e Salomone ebbero come regno in questa terra.
La promessa di Dio, per le scelte poi contrarie all'alleanza, fu compiuta solo per la parte iniziale che dipendeva esclusivamente da Lui ed ebbe una sosta e una regressione con le vicende successive a Salomone.
L'attuazione della seconda parte della terra con la conclusione in cui scorre latte e miele è ancora attesa da quel popolo e demandata a quella che loro chiamano l'avvento del Messia, mentre per i cristiani è iniziata e procede verso la conclusione come afferma il libro dell'Apocalisse.
Torniamo ai nomi delle nazioni che il Signore aveva promesso di scacciare e leggiamoli in altro modo:
- i Cananei
"la rettitudine
invierò
ai miseri
";
- gli Ittiti
"strappato via
()
sarà
";
- gli Amorrei
"l'origine
dell'essere ribelle
()
che fu
";
- i Perizziti
"soffiato
nei corpi
colpito
sarà
";
- gli Evei
"dalle tombe
li riporterà
all'esistenza
;
- i Gebusei
"sarà
dentro
riportata
la pienezza
dell'Essere
".
Ecco che con tale lettura quei popoli da vincere sono le tappe di un cammino spirituale che Dio fa compiere al suo popolo e a ogni uomo sotto la sua guida.
In definitiva, il Signore l'innalzerà a una terra divina del bene infinito, la rettitudine invierà ai miseri, strapperà via l'essere ribelle inoculato dal serpente all'origine nei corpi, usciranno dalle tombe, ossia sarà distrutta la morte e dentro ciascuno ci sarà la pienezza dell'esistenza.
Ciò detto, torniamo alle parole e alle lettere esatte in ebraico della profezia di:
Esodo 3,8 - "Verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele"
con le lettere ebraiche:
Con soggetto il Messia provo ora a decriptare lettera per lettera questa profezia:
Di Dio
l'Unigenito
nel corpo
scenderà
per amore
.
Si porterà
dentro
al mondo
e
nel corpo
chiuderà
dentro
la divinità
.
Dall'Unigenito
dal corpo
scenderà
(quando) colpito
dentro
dal Crocifisso
dal chiuso
del cuore
recando
l'aiuto
dentro
della risurrezione
.
E tutta di seguito: Di Dio l'Unigenito nel corpo scenderà per amore. Si porterà dentro al mondo e nel corpo chiuderà dentro la divinità. Dall'Unigenito dal corpo scenderà (quando) colpito dentro dal Crocifisso dal chiuso del cuore recando l'aiuto dentro della risurrezione.
In definitiva la terra promessa è Lui, il Messia.