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DAL MIO DILETTO SCORRE LATTE E MIELE
di Alessandro Conti Puorger

LATTE E MIELE
Riporto alcuni personali approfondimenti su aspetti del dire "dove scorre latte e miele" che si trova nell'ambito della succinta descrizione che fa della terra promessa IHWH, ossia il Signore Dio, nella Torah nella sua prima teofania.
La promessa da parte di Dio di una terra ove "scorrono latte e miele" promessa ai liberati dalla schiavitù che l'avevano invocato, infatti, fu profetizzata a Mosè in Esodo 3,7-8 quando gli parlò dal roveto ardente.
Essendo noto come il Signore spesso si esprime in parabole un primo pensiero è che terra promessa, latte e miele possono essere allegoria di ben altro.

Per quanto dice Isaia 55,8 sui pensieri del Signore "...i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie - oracolo del Signore", visto che in genere la descrizione di quell'oracolo nella teofania del roveto, specialmente da Israele, è interpretata quale promessa di un preciso territorio, la seconda considerazione sul tema è stata che le promesse di Dio sono eterne, perciò a chi ha liberato dalla vera schiavitù, quella della paura della morte e dal servire solo se stessi, quella terra spetta come promessa inalienabile, non momentanea, ma eterna.

Sapendo poi. non solo dall'Apocalisse, ma anche dalla scienza, che questo mondo dovrà finire, certamente quella terra promessa non è un luogo fisico altrimenti la promessa non avrebbe valore eterno.
Considerato poi che il Signore parla allo spirito dell'uomo è, allora, da pensare che quel latte e quel miele non siano terreni e che intento di Dio sia di portare i salvati in un altro ambito, fuori da questa terra dove sia stabile la giustizia, preso atto che quella degli uomini è solo una parodia di quella auspicata, infatti, dice la 2Pietro 3,13 "...secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova, nei quali avrà stabile dimora la giustizia".

Quei termini detti da Dio, insomma, possono coinvolgere anche una sfera che non riguarda solo la terra e, in termini allegorici, il latte e il miele possono prefigurare alimenti essenziali per nutrire non la carne, ma lo spirito dell'uomo nuovo in cui Dio intende trasformare, ovviamente col consenso dell'interessato, proprio quella creatura che ha creato senza che lo volesse, se in qualche modo opportunamente interpellata desiderasse volontariamente crescere non solo nel corpo, ma anche nello spirito.
Gesù, infatti, durante il digiuno di 40 giorni rispose al diavolo che lo tentava col cibo materiale: "Non di solo pane vivrà l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio". (Matteo 4,4)

Ciò premesso, prima d'entrare nel vivo riporto alcune informazioni per inquadrare l'aspetto dei due termini "latte e miele" nelle culture contemporanee a quella promessa e per far intuire pensieri, ormai a noi lontani, che quelle parole potevano allora evocare.
Con l'occasione pongo in evidenza la loro forma in ebraico discutendo aspetti essenziali connessi alle lettere usate nella Tenak che ne formano le relative definizioni e con cui furono scritte, leggendo, com'è mio uso, quei termini anche come rebus in cui ogni lettera è pure un ideogramma con un proprio messaggio grafico. (La Tenak sono i libri usati dall'ebraismo inseriti nella Bibbia cristiana tra quelli detti dell'Antico Testamento)

È ben noto che il latte di ovini, caprini e bovini con i derivati, formaggi, burro, panna e latte acido, assieme ai prodotti delle api, miele e pappa reale, sono alimenti naturali usati dall'uomo da tempi immemorabili.
Il latte della mamma, peraltro, è l'unico alimento che rende possibile la vita ai neonati, ricco di sali, proteine ed energie vitali, essenziali per la vita.
Ben presto l'uomo allevò animali per usarne la carne e il latte il che rese possibile anche i grandi spostamenti, il nomadismo e le migrazioni, venendo gran parte delle necessità superate con gli animali al seguito e con la conservazione del latte sotto forma di formaggi.

In Mesopotamia, nella terra tra il Tigri e l'Eufrate, si sono trovati i più antichi documenti - 3000 a.C. - attestanti l'attività di allevamenti di capre, pecore, mucche per la produzione di latte.
I formaggi, soprattutto di capra, erano considerati prodotti adombrati di sacralità tanto che tra i Sumeri la loro preparazione pare fosse curata da sacerdoti, quasi come un cibo degli dei, come appare da un bassorilievo trovato a Ur, città da cui la Bibbia in Genesi 11,36 dice che uscì il patriarca Abramo.



Bassorilievo a Ur - 3000 a.C.

Il latte di capra, pecora, asina o vacca poi era bevanda molto usata dagli Egizi che erano anche golosi di burro e formaggi come attestano reperti di giare a uso alimentare rinvenute ad Abido in Alto Egitto in tombe anche della I dinastia.
Al latte era attribuito anche un valore sacro di rigenerazione.
Scene d'allevamento di bovini e ovini, di mungiture e di convivi in cui è servito formaggio, peraltro, sono in vari affreschi nelle tombe e templi egizi.
Il latte era usato anche in rituali religiosi e come offerta agli dei.



Latte IRETET o IRECHET

Il "latte" dagli egizi era detto IRETET o IRECHET e nel suo geroglifico il segno determinativo era una brocca di latte da cui spunta una pianta, embrione di un giunco fiorito che rappresenta una potente vitale energia di crescita.
Due "brocche di latte", ossia due MEHER, col determinativo di una brocca trasportata su una piccola rete, costituiscono un tipo d'offerta agli dei che è spesso presente nelle scene murali dei templi.
In ebraico il latte è "cheloev" .

È ora il momento di utilizzando i criteri di decriptazione di "Parlano le lettere" e le immagini che evocano le lettere ebraiche inserite nelle schede che s'ottengono cliccando sui loro segni a destra delle pagine di questo mio Sito; è, infatti, da tenere presente che le lettere ebraiche con quei significati sono in grado di far conseguire letture come fossero dei rebus delle parole ebraiche e di fornire letture di secondo livello dei testi sacri.
Utilizzando suddetti criteri emergono questi pensieri sul latte "cheloev" :
  • descrive come si produce dalla mammella dell'animale, "stringendo guizza da dentro ";
  • come elemento naturale, "racchiude una potenza dentro ";
  • come elemento spirituale quando provenisse da Dio, "nasconde il Potente dentro " in quanto del Potente vi è "nascosto il pensiero o cuore".
Formaggio o cacio in ebraico poi è "gebinah" o e la relativa lettura con le lettere dice che è un prodotto da usare "nel cammino in quanto da dentro energia ne esce ", onde la trasformazione del latte in formaggio è un modo per portare con sé e conservare un prodotto, il latte, che altrimenti andrebbe a male, utile nel cammino e negli scambi.

In 10,10 si trova questa esclamazione di Giobbe stesso verso Dio: "Non m'hai colato forse come latte ("chele") e fatto accagliare come cacio ("gebinah")?"

Questo detto suggerisce il pensare antico che l'uomo è colato da Dio dal suo seno, come il latte "choelev" è , ossia da "una strizione dal Potente da dentro " da un suo "nascosto pensiero ", e la finalità è farne una caciotta "gebinah" che nasconde il desiderio verso di lui da parte del Signore quella che "cammini come Suo figlio nel mondo " e quando pronto poterlo introdurre nei cieli, "in alto () tra gli angeli entrare ".
Si trova nel linguaggio biblico anche il latte acido "choem’ah" , prodotto che dal latte per "il calore inizia a uscire ", ossia s'inacidisce.
Spesso lo stesso termine è usato per panna, come in Isaia 7,15.22 e Proverbi 30,33, e il suo rebus dice "pigiato o stretto 100 volte " ossia si ottiene da latte molto battuto.

La prima volta questo latte acido o panna si trova nell'episodio dell'incontro a Mambre del Signore sotto forma di tre personaggi misteriosi con Abramo.
Abramo li accoglie religiosamente come ospiti e l'offre loro, infatti: "Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: Presto, tre staia di fior di farina, impastala e fanne focacce. All'armento corse lui stesso, Abramo, prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese latte acido () e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse a loro." (Genesi 18,6-8)

In questo caso Abramo non rispetta una regola del mangiare "kasher" in quanto fa unire nello stesso pasto latticini e carne.
Questo divieto assunto nei principi "kasher" trova spunto dal precetto "Non farai cuocere un capretto nel latte di sua madre" che si trova Esodo 23,19; 34,27 e Deuteronomio 14,21.

Probabilmente questa regola che si trova nella Torah risale a un'idea egizia.
Trovo, infatti, che presso gli Egizi la carne era di solito lessata, ma pare che in alcuni papiri sia sconsigliato di lessare la carne di agnello nel proprio latte, forse perché quel latte è spesso ricco di virus non termosensibili che possono contaminare la carne.

Le prime tracce storiche sulla raccolta del miele sono state rinvenute nelle pitture rupestri dipinte 9-12.000 anni fa nel neolitico sulle pareti della Cueva de la Araña, vicino a Valencia (Spagna), ove è raffigurato un nido d'api e un cacciatore di miele.
Tavolette di argilla trovate in Mesopotamia del 2700 a.C. menzionano il miele come medicina.
L'ape fin da tempi antichissimi nell'antico Egitto era considerata un insetto solare, nato addirittura dalle lacrime del dio sole.
Uscendo dai suoi occhi percorrevano il cammino della luce e portavano i messaggi che venivano dal dio e quelli che gli inviavano gli uomini.
La cera prodotta era un materiale che impediva la decomposizione e gli Egizi ne impregnavano le bende delle mummie, tant'è che il termine mummia deriva dall'arabo "mum" o "moum" che, appunto, significa cera.
Il miele poi usato come dolcificante e antiossidante aveva un riconosciuto potere curativo, vero farmaco e "nettare e degli dei", così lo definivano i greci.
L'ape regina, ritenuta il loro re, era l'immagine della regalità e il faraone d'Egitto, adorato quale incarnazione del dio Horo, figlio di Osiride e di Iside, tra i tanti titoli che aveva come "nome del trono" o "praenomen" del vero e proprio nome era costituito da un giunco fiorito e un'ape, il "(i)nesut-bity", simboli, rispettivamente, dell'Alto e del Basso Egitto per dire "re di tutto l'Egitto".



(i)nesut-bity

Nelle tombe di faraoni spesso si sono trovati vasi colmi di cera e di miele.
Quando aprirono la tomba del Faraone Tutankàmon, trovarono delle anfore piene di miele preservatosi dopo oltre 3000 anni.
In Egitto i papiri di Ebers e di Smith, 1700 a.C., confermano uso di miele e cera d'api come medicina, usata per curare varie malattie compresa impotenza e sterilità e ustioni molto gravi con una amalgama di miele e latte coagulato applicata sulle lesioni con una benda di cotone.


Il miele, infine, è usato in vari cosmetici curativi della pelle.
Nell'antica Grecia Zeus fu chiamato anche Melisseo, perché da piccolo era stato nutrito dalle api di Creta, cui aveva poi donato il colore dell'oro.
Melissa fu la ninfa di quella mitologia che ebbe da Rea, madre di Zeus, il compito di nutrirlo con il miele, mentre la capra Amaltea lo allattava, quindi, latte e miele era il cibo con cui si formò Zeus prima di diventare il capo di tutti gli dei.



La ninfa Melissa

Ape in ebraico è "deborah" molto simile al termine "debar" usato anche per indicare la Parola divina, da DBR discorso, onde simboleggia eloquenza e intelligenza.
Come la parola "debar" è "di aiuto dentro la testa " o "s'insinua () in testa " l'ape "deborah" "aiuto dentro porta con il corpo nei campi (sottinteso impollinando)".
Miele depositato dalle api è chiamato "debosh" "aiuto che dentro accende - illumina - risorge ".

Al proposito è da ricordare l'episodio in cui Gionata "...intinse nel favo di miele, poi riportò la mano alla bocca e i suoi occhi si rischiararono." (1Samuele 27,14) ossia riebbe come nuova vita.
Il miele, quindi, fa nascere pensieri di risurrezione e di apporto d'illuminazione e di crescita in sapienza e conoscenza.

C'è, quindi, uno stretto collegamento tra parola, api e miele e se ci si riferisce alla Parola di Dio da questa escono come api che producono cera e miele.
Per i Cristiani la Parola di Dio è il Cristo e dal suo costato aperto con acqua e sangue ha partorito secondo i Padri la nuova Eva, la Chiesa.
Ecco che negli Exultet pasquali la Chiesa è spesso rappresentata come uno sciame d'api che esce dal costato di Cristo.

La cera è "donag" (Michea 1,4; Salmo 22,15 e 97,5) "aiuto reca con l'energia che scorre " e come pensiero teologico “l’essere impuro () per l’energia fugge " o anche "per l'aiuto recato l'angelo (ribelle) fugge ".
Candela è come lume o fiaccola, "ner" , elemento che emette "energia dal corpo - dalla testa ".

Dice Proverbi 20,27 "Lo spirito dell'uomo è una fiaccola (candela) del Signore che scruta tutti i segreti recessi del cuore" ove spirito qui è la "nishmat" che Dio soffiò ad Adamo in Genesi 2,7, l'anima speciale che non hanno le altre creature.

UN ENIGMA SVELATO
Nel libro dei Giudici al capitolo 14 c'è uno strano episodio che coinvolge Sansone, un leone e il miele in cui è ripetuta per 10 volte la parola "enigma" (ai versetti 12; 13 per 2 volte di cui 1 in "spiegarmi"; 14 per 2 volte; 15; 16; 17; 18 e 19).

Mi sono già interessato di tale episodio con l'articolo "Nella gloria, Sansone - piccolo sole - annuncia il Messia" in cui tra l'altro ho presentato decriptato per intero anche tale capitolo.
Nella mia esperienza, infatti, la ripetizione ostentata di una parola è in genere segnale al lettore di provare ad approfondire quello scritto leggendolo e scrutandolo in più modi, perché vi sono nascosti messaggi certamente riferiti all'epopea del Messia, fine ultimo e nascosto di tutta la Tenak ossia delle Sacre Scritture canoniche ebraiche, in ebraico.
(Vedi: "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche" e ""Scrutatio" cristiana del Testo Masoretico della Bibbia")

Ritorno allora sulla questione per i tanti agganci col tema che ora m'interessa.

"Enigma" in ebraico si dice "chidah" e senza segni di vocali si scrive .
La parola "chidah" con le sue lettere suggerisce qualcosa di "nascosto è dietro una porta da aprire " o di quanto "nascosto è in una mano che si apre ".
Le prime due lettere di quel termine, "chei" , vogliono dire "vita", quella di questo mondo in cui è "chiuso il nostro essere ", mentre l'esistere in pienezza non ha chiusure ed è una "iod" tra due campi aperti .

Sappiamo che l'esistenza di Adamo, la prima coppia dei progenitori il cui padre e madre è Dio, fu limitata dopo la scelta di ascoltare un estraneo, il serpente.
Il pensiero è in Genesi 3, ossia che l'esistenza dell'uomo ha subito una chiusura e che la morte fu un impedimento a mangiare dell'albero della vita vera "Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre!" (Genesi 3,22)

Questo impedimento, in effetti, è da considerare un atto di misericordia di Dio per evitare che l'uomo, suo figlio, gli restasse separato per sempre e col tempo - dimensione creata appositamente - ha dato modo di far nascere il desiderio del ritorno e ha tessuto una storia di salvezza per ricondurre l'uomo a Lui, dopo aver vinto il male, senza buttare il bambino assieme all'acqua sporca.
Del resto il male stesso, il negativo, l'opposto e assenza di Dio, doveva pur essere lasciato come scelta, stante che il Creatore voleva che l'uomo fosse un essere libero.
Nella mente di Dio la morte, pertanto, è solo un passaggio temporaneo che non s'inquadra nella dimensione dell'eternità di Dio, quindi, sarà eliminata.

Dice, infatti il profeta Isaia "Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre che copriva tutte le genti. Eliminerà la morte per sempre; il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto; la condizione disonorevole del suo popolo farà scomparire da tutto il paese, poiché il Signore ha parlato." (Isaia 25,7s)

Certamente il Messia è colui, ancora atteso dall'ebraismo, che riaprirà all'uomo la pienezza ed eliminerà ogni chiusura all'esistenza.
Quella parola "enigma", allora, parla di Lui che "della chiusura dell'esistenza la porta aprirà " e "delle tombe sarà le porte ad aprire "... col dono della risurrezione.

Ciò premesso in sintesi, questi sono i fatti raccontati su Sansone in Giudici 14.
Sansone con i genitori quando andò per sposare una filistea, nei pressi della città di Timna, un leoncello l'aggredì e Sansone a mani nude lo "squarciò come un capretto" e l'uccise.
Alcuni giorni dopo ripassò da quel posto e nella carcassa del leone trovò uno sciame d'api e ne mangiò il miele.
Ai commensali durante il banchetto nunziale propose un enigma con una ricca posta di ricompensa ai solutori eventuali o da questi a lui se non l'avessero spiegato nei successivi sette giorni, ma la moglie riuscì a farsi rivelare il succo dell'enigma e Sansone perse la scommessa.
Adirato, allora, scese a Àscalon ove uccise trenta filistei e diede le loro vesti come prezzo del pattuito ai commensali, poi, abbandonata la moglie, tornò a casa dai genitori.

Inizio un commento di tale episodio ponendo in evidenza come il racconto prima parla di un "leoncello" "Kapir" nel versetto 5 e poi si passa al termine "leone" "'arieh" nel versetto 8.
A questo punto per quanto detto questi termini vanno riferiti al Messia, quindi:
  • "kapir" si può pensare come "la rettitudine del Verbo sarà in un corpo ", con cui si annuncia la Sua prima venuta;
  • "'arieh" "per (questo) primo (sottinteso retto) nei corpi la forza rientrerà ", il leoncello diviene leone e annuncia il ritorno da Risorto in cui apparirà glorioso, sarà "nella luce ( = ) Iah " o anche "l'Unico in un corpo sarà nel mondo ".
La prima volta verrà come leoncello con ridotta potenza e sarà ucciso come un capretto condotto al macello, ma dal suo corpo squarciato uscirà lo spirito della rettitudine che cambierà il mondo, uscirà uno sciame d'api, la Chiesa che annuncerà la Sua parola e la risurrezione.
La seconda volta tornerà glorioso con gli angeli, si farà riconoscere che è IHWH e compirà il passo finale risorgendo l'umanità, giudicherà il male e il resto lo porterà con sé.

Rispetto al mio precedente esame in "Nella gloria, Sansone - piccolo sole - annuncia il Messia" questa volta m'interesso in modo specifico delle parole dell'enigma, versetto 14, e della risposta nel versetto 18.

L'enigma che propose Sansone e la risposta dei commensali dopo il suggerimento avuto dalla moglie di Sansone li riporto con le lettere ebraiche e con la loro traslitterazione e ne fornisco ulteriore decriptazione:

Enigma
"Da colui che mangia è uscito quel che si mangia e dal forte è uscito il dolce."



"meha'okel its'a me'akal vemea'z its'a matoq"

Dai viventi uscirà per l'Unico il maligno sceso all'origine nei viventi che a mangiare li portò . Nei viventi la forza rispunterà , nei morti la porterà a riversare .

Risposta:
"Che c'è di più dolce del miele? Che c'è di più forte del leone?"



"mah matoq middebash vumoeh a'z me'ari"

I viventi fuori dai morti porterà . Verserà nei viventi l'aiuto dentro della risurrezione che riporterà la vita . Usciranno forti le centinaia (). Col corpo risaranno .

Unendo il postulato dell'enigma e la risposta, entrambe decriptate tutte di seguito, esce un potente annuncio di risurrezione finale da parte del Messia.

Dai viventi uscirà per l'Unico il maligno sceso all'origine nei viventi che a mangiare li portò. Nei viventi la forza rispunterà, nei morti la porterà a riversare. I viventi fuori dai morti porterà. Verserà nei viventi l'aiuto dentro della risurrezione che riporterà la vita. Usciranno forti le centinaia. Col corpo risaranno.

È da ricordare che il leone è il simbolo della tribù di Giuda, il quarto figlio di Giacobbe che Giacobbe nelle sue benedizioni in Genesi 49,9 così definisce "Un giovane leone è Giuda: dalla preda, figlio mio, sei tornato; si è sdraiato, si è accovacciato come un leone e come una leonessa; chi oserà farlo alzare?" e subito dopo al versetto 10 continua con la profezia del Messia: "Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli."

Il leone di Giuda per antonomasia è pertanto il Messia, chiamato Figlio di Davide della tribù di Giuda.
Si trova scritto, infatti, nel libro dell'Apocalisse 5,5: "Uno degli anziani mi disse: "Non piangere; ha vinto il leone della tribù di Giuda, il Germoglio di Davide, e aprirà il libro e i suoi sette sigilli."

Ecco allora che quell'enigma di Sansone sul leone, diviene profezia di Gesù il Cristo crocifisso, il vero leone di Giuda, portato sull'altare della croce come il capro espiatorio per i peccati degli uomini, dal cui costato squarciato uscì, secondo il Vangelo di Giovanni 19,34, acqua e sangue figure dei sacramenti del battesimo e dell'eucarestia.

Il primo è come il latte che esce per nutrire i figli di Dio "racchiude il Potente dentro " e l'eucarestia che nutre spiritualmente con la Sua stessa carne e il Suo stesso sangue ed è dolce come il miele in quanto ha "l'aiuto dentro del Risorto " che porta la risurrezione e la vita eterna.

CIBO DA INNAMORATI
Il Cantico dei Cantici, attribuito a Salomone, com'è noto, è un poema d'amore che si sviluppa in otto capitoli in forma di dialogo tra due innamorati che si cercano, si perdono e si ritrovano.
È nella Tenak, perché nel I secolo d.C., pur se dopo molte discussioni questo testo fu riconosciuto inseribile nel canone ebraico delle Sacre Scritture e passò anche in quello cristiano, perché si ritenne che quel amore terreno era una allegoria del rapporto tra Dio e il suo popolo e tra l'anima e il Creatore.
È tale cantico fonte d'ispirazione per i mistici che gustano estatici quelle frasi dense di significati teologici, esplicitazione di un rapporto speciale e appassionato e non di un sentimento debole da baciapile.
Ho pensato fosse utile per avere una conferma raccogliere i versetti che contengono cenni sui cibi che gli innamorati citano in questo cantico e presentarli di seguito visto che sin dall'inizio si parla d'amore:
  • Cantico dei Cantici 1,2 - "Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, migliore del vino è il tuo amore."
  • Cantico dei Cantici 1,4 - "...ricorderemo il tuo amore più del vino."
  • Cantico dei Cantici 1,14 - "L'amato mio è per me un grappolo di cipro nelle vigne di Engàddi."
  • Cantico dei Cantici 2,4 - "Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore."
  • Cantico dei Cantici 2,5 - "Sostenetemi con focacce d'uva passa, rinfrancatemi con mele, perché io sono malata d'amore."
  • Cantico dei Cantici 4,10 - "...quanto più inebriante del vino è il tuo amore..."
  • Cantico dei Cantici 4,11 - "Le tue labbra stillano nettare, o sposa, c'è miele e latte sotto la tua lingua..."
  • Cantico dei Cantici 5,1 - "Sono venuto nel mio giardino, sorella mia, mia sposa, e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo; mangio il mio favo e il mio miele, bevo il mio vino e il mio latte. Mangiate, amici, bevete; inebriatevi d'amore."
  • Cantico dei Cantici 5,12 - "I suoi occhi sono come colombe su ruscelli d'acqua; i suoi denti si bagnano nel latte, si posano sui bordi."
  • Cantico dei Cantici 7,9 - "Ho detto: Salirò sulla palma, coglierò i grappoli di datteri. Siano per me i tuoi seni come grappoli d'uva e il tuo respiro come profumo di mele."
  • Cantico dei Cantici 7,10 - "Il tuo palato è come vino squisito, che scorre morbidamente verso di me e fluisce sulle labbra e sui denti!"
  • Cantico dei Cantici 7,14 - "Le mandragore mandano profumo; alle nostre porte c'è ogni specie di frutti squisiti, freschi e secchi: amato mio, li ho conservati per te."
  • Cantico dei Cantici 8,2 - "Ti condurrei, ti introdurrei nella casa di mia madre; tu mi inizieresti all'arte dell'amore. Ti farei bere vino aromatico e succo del mio melograno."
Indubbiamente il vino e i prodotti dell'uva sono il primo alimento di questi due innamorati, ma subito dopo vi sono latte e miele citati ai versetti 1,11 e 5,1 e 12.
Latte e miele evocati dal Signore stanno a significare che Dio ama il suo popolo come un amante la compagna.

IL MESSIA MANGIA PANNA E MIELE
Se nella Tenak ci si avvicina alle profezie sul Messia, di solito, si trova il latte.
La prima volta che si trova quel termine è nel libro detto del Genesi quando a Mambre Abramo offrì latte (fresco e acido o forse panna) al Signore che s'era presentato nella veste di tre pellegrini che il patriarca ospitò con gran sacralità.
La volta successiva la parola che si traduce "latte" si rinviene nella benedizione di Giacobbe a Giuda in cui si profila come abbiamo visto una profezia messianica: "Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli. Egli lega alla vite il suo asinello e a scelta vite il figlio della sua asina, lava nel vino la veste e nel sangue dell'uva il manto; lucidi ha gli occhi per il vino e bianchi i denti per il latte." (Genesi 49,10-12)

Quel "colui al quale" in ebraico o è divenuto nell'ebraismo uno dei tanti nomi del Messia.
Poi il latte si trova nella profezia della terra in cui scorre latte e miele in Esodo 3,8 che Dio come promessa fece a Mosè al roveto.
C'è quindi uno stretto collegamento col Signore, il Messia e il latte.

Del resto alla venuta del Messia, profetizza il profeta Gioele 4,18: "In quel giorno le montagne stilleranno vino nuovo e latte scorrerà per le colline; in tutti i ruscelli di Giuda scorreranno le acque. Una fonte zampillerà dalla casa del Signore e irrigherà la valle di Sittìm."

Latte, anzi panna, e miele sono poi presenti nella profezia dell'Emmanuele nel libro del profeta Isaia al 7,14s: "Il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele. Egli mangerà panna e miele finché non imparerà a rigettare il male e a scegliere il bene."

Panna e miele sono "choema'a vedebash" e le lettere contengono il messaggio dell'apporto finale del Messia, l'Unigenito figlio di Dio:

"le tombe dei viventi l'Unigenito aprirà , vi porterà l'aiuto dentro della risurrezione ".

Del resto anche la parola latte "cheloem" riferita all'azione del Messia letta con le lettere separate può dire qualcosa del genere: "dalla tomba guizzerà da dentro ."
Insomma, il latte o la panna del Messia risuscita i morti!

EZECHIELE E LA PROMESSA DEL LATTE E MIELE
Nella Bibbia il profeta Ezechiele al capitolo 20 del libro dal titolo omonimo torna sulla promessa di Dio di una terra in cui scorre "latte e miele".
Il sacerdote Ezechiele fu deportato a Babilonia dopo l'assedio di Gerusalemme del 597 a.C. ed esercitò il suo ministero profetico dal 593 a.C. al 571 a.C. con messaggi di conforto per gli esuli.
Quel libro col suo nome di 48 capitoli si può dividere in quattro parti:
  • Ezechiele 1-24 - ove rimprovera il popolo d'idolatria e altro e annuncia che Gerusalemme sarà distrutta, perché il popolo ha infranto l'Alleanza;
  • Ezechiele 25-32 - profetizza la distruzione de i popoli stranieri e quella dei nemici di Giuda;
  • Ezechiele 33-39 - conforta gli esuli, predice la restaurazione di Gerusalemme, del tempio e il ritorno dello spirito di Dio in mezzo al suo popolo;
  • Ezechiele 40-48 - forse scritti da discepoli di Ezechiele.
Il profeta Ezechiele proprio nella parte degli "Oracoli contro Giuda e Gerusalemme" al capitolo 20 in 44 versetti, presenta ben 6 "Oracoli del Signore" - versetti 3, 31, 33, 36, 40 e 44 - al 'Figlio dell'uomo" - versetti 3, 4 e 27 - in cui il Signore stesso ricorda la promessa che fece della terra in cui scorre latte e miele - versetti 6 e 15 - e ivi commenta i continui tradimenti del popolo e le contromisure prese mei suoi riguardi dal Signore stesso.

Il capitolo 20 si conclude con i versetti 42 e seguenti "Allora voi saprete che io sono il Signore, quando vi condurrò nel paese d'Israele...", ma anche se ciò sembra sia avvenuto non fu ricostituito nessun regno e poi l'indipendenza del popolo fu precaria con le vicende che seguirono e di fatto la perfetta indipendenza l'ebbero per breve durata al tempo dei Maccabei.

In definitiva la promessa non s'è realizzata a pieno e dal 1948 la costituzione dello Stato d'Israele su limitate porzioni dell'antico territorio vive in continue tensioni per l'inimicizia dei popoli arabi limitrofi.
Forse quel paese d'Israele è altro della terra promessa?
Comunque è chiamata in modo particolare.
In quel versetto, peraltro, per "terra" non è usato il termine "'arets", impiegato in Esodo 3,8 al momento della prima descrizione della terra promessa, bensì "'ademat", quindi, "'oel 'ademat Ishrael".

Ora il termine "'ademat" fa riferimento "alla rossa", da ADM essere rosso, perciò si accenna a una "terra lavorata", rossa dopo l'aratura, quella in cui Israele era stato installato provvisoriamente come affittuario, essendo considerata proprietà di Dio.

In termini profetici, per i fatti storici di Gesù il Cristo per quel "'oel 'ademat Ishrael" risulta che quel territorio sarà dove del "Dio - uomo crocifisso sarà il corpo che risorgerà per la divinità ".
Dio per la prima volta parla di una terra ad Abramo al momento della chiamata (Genesi 12) che darà ai suoi discendenti nella carne (Genesi 15).

Dopo l'esodo la terra assegnata è chiamata "Terra di Canaan" (Numeri 34,1-15), e "Terra di Israele" "'erets Ishra'el" è usata in Samuele 13,19 e là nel libro di Ezechiele è detta "'adamat Ishra'el".

Abramo è anche padre nella fede e in lui saranno benedette tutte le nazioni della terra onde è da fare un distinguo tra la terra promessa ai figli di Abramo nella carne e nella fede e quella per questi ultimi supera quei confini, ma deve riguardare altro.
Del resto i fuoriusciti dall'Egitto verso cui fu aperta da Dio la promessa erano non solo Israeliti, ma anche tutti quelli che volontariamente li seguirono.

Segnalo che si trova nel testo del capitolo 20 un versetto particolare, il 25°, in cui Dio stesso dice che nella sua ira: "Allora io diedi loro persino leggi non buone e norme per le quali non potevano vivere", versetto ben strano che pare proprio proporre di fare un distinguo tra la legge di Dio e la legge di Mosè, come se in questa fossero state introdotte, il che non è impossibile, anche norme del tutto umane e aliene alla rivelazione.

Del resto questo pensiero traspare anche dai Vangeli, quando Gesù nel discorso della montagna dice: "...Mosè vi ha detto... ma io vi dico..." e nel caso dell'adulterio dice "...Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli..." (Matteo 19,8; Marco 10,5)

La citazione di Ezechiele 20,25 San Tommaso d'Aquino la riprende nella questione 98 della sua "Summa Teologica" a sostegno della tesi che la legge antica fu abrogata quando venne il tempo della perfezione della grazia in Gesù Cristo (esempio Galati 3,20).

Considerato il tema in argomento del "latte e miele", visto che in questo Capitolo 20 Ezechiele lo ricorda per due volte, spinto da curiosità, mi sono accinto alla fatica di decriptare col metodo di "Parlano le lettere" l'intero capitolo.

In "Appendice" riporto il testo C.E.I. 2008 del capitolo Ezechiele 20 e la sua intera decriptazione, ma a titolo esemplificativo, propongo la decriptazione dimostrata di un versetto centrale.

Ezechiele 20,21 - Ma anche i figli mi si ribellarono, non seguirono le mie leggi, non osservarono e non misero in pratica le mie norme, che danno la vita a chi le osserva; profanarono i miei sabati. Allora nel deserto io decisi di riversare il mio sdegno su di loro e di sfogare contro di loro la mia ira.






Ezechiele 20,21 - E saranno i viventi a saziarsi () in casa ove saranno a entrare da figli . Saranno a vivere dentro stretti alla corda del Crocifisso che è del Potente l'Unigenito . Vi entreranno in cammino condotti e verranno () salvi () dal soffio nel cuore che c'era del serpente peccatore nel corpo bastonato dalla potente azione della risurrezione portata . Il Crocifisso desiderava () tutti i viventi felici sarà visto da luce uscire . L'Unigenito avrà riportato l'integrità uscita da Adamo e la vita bestiale () delle origini finirà . Un sabato si porteranno tutti a stare nel trafitto e li porterà dall'Unico a vivere con i corpi . Per la potenza della risurrezione soffiata con la rettitudine nelle tombe i morti saranno a rialzarsi . Saranno a riuscire vivi . In cammino li accompagnerà () il Crocifisso dall'Unico . Nel Verbo saranno dentro a vivere ; dentro i viventi gli s'insinueranno () nel corpo .

Come si potrà poi leggere in Appendice, l'intera decriptazione di Ezechiele 20 presenta in modo articolato, conseguente ed esauriente, l'epopea del Messia il che ben ricalca l'affermazione di Gesù sulle Scritture "Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza." (Giovanni 5,39)

Tanti sono gli spunti teologici interessanti che vi si ritrovano.
Cito solo per incuriosire che nel decriptato vi si trova e anche ripetuto almeno due volte che come da Adamo uscì dal costato la madre di tutti i viventi, dal costato di Cristo uscì una "donna" che sarà madre di tutti gli uomini nuovi, fatto riconosciuto dalla esegesi, ma che e alla fine dei tempi rientrerà nel costato aperto del Risorto con tutti i figli e verrà portata come sposa e presentata all'Altissimo.

Presento però qui di seguito decriptati solo i due versetti che citano "latte e miele" ove ho riportato in grassetto come nel discorso le lettere di quei due termini sono stati decriptati:
  • Ezechiele 20,6 - Dentro un giorno uscirà da Lui l'energia della risurrezione che verrà ad essere la forza d'aiuto per cui sarà il serpente ad uscire dai viventi. Del serpente la perversità a scendere sarà. Dall'origine i viventi vivono in terra di angustie, sono a vivere da maledetti (in quanto) all'origine nei corpi scese. Nella felicità alla fine con i corpi tutti saranno per il serpente uscito dai viventi. Colpirà dentro tutti l'ammalare che vi abita e con l'aiuto dentro della risurrezione giù da dentro sarà ad uscire e la divinità in tutti entrerà. Con i corpi su li porterà alla fine.
  • Ezechiele 20,15 - E i riportati in cammino dall'Unico figli per la resurrezione verranno ad essere. Saranno dalla porta ove sta il Potente a entrare per vivervi in casa per la vita. Dalla Parola dal cuore nel Potente tutti saranno ad entrare dentro per starvi uniti. L'Unigenito avrà portato a tutti i viventi la divinità a entrare in terra. La felicità avrà donato essendo stato colpito, dentro finito, nella tomba nel cuore si portò l'aiuto dentro della risurrezione si rialzò a casa rifù. L'Unigenito aprirà che era Dio; tutti fuori dalla terra porterà alla fine.
Mentre in Appendice riporto l'intero decriptato, qui di seguito ne presento un sunto molto parziale per dare l'idea dell'articolazione del contenuto:
  • Ezechiele 20,1 - Dio vuole uomini nuovi.
  • Ezechiele 20,2 - Per questo il Verbo si fece uomo.
  • Ezechiele 20,3 - La madre prescelta disse "si" alla richiesta.
  • Ezechiele 20,4 - Nacque dalla prescelta.
  • Ezechiele 20,5 - La divinità sarà entrata in un vivente.
  • Ezechiele 20,6 - Da Lui uscirà l'energia della risurrezione.
  • Ezechiele 20,7 - Recherà all'essere ribelle la maledizione e la divinità rientrerà nei viventi.
  • Ezechiele 20,8 - Cambiati li porterà in cielo dopo la sua risurrezione dalla croce.
  • Ezechiele 20,9 - Entreranno nel Crocifisso che li porterà con lui.
  • Ezechiele 20,10 - Saliranno i viventi su in alto portati al Padre.
  • Ezechiele 20,11 - Integri usciranno gli uomini dalle tombe.
  • Ezechiele 20,12 - Retti saranno per incontrare IHWH da santi vivranno.
  • Ezechiele 20,13 - Dal Crocifisso da un foro una donna dal corpo sarà vista uscire, verrà con l'acqua.
  • Ezechiele 20,14 - Li condurrà dell'Unico a vedere la luce.
  • Ezechiele 20,15 - I riportati all'Unico suoi figli per la resurrezione diverranno.
  • Ezechiele 20,16 - I risorti nel Verbo nel cuore gli saranno, portandosi dal foro che gli avranno portato in croce.
  • Ezechiele 20,17 - Per l'asta che in croce l'avrà forato una sorgente ci sarà. La sposa uscirà dall'acqua della Parola.
  • Ezechiele 20,18 - Recherà con l'acqua dal corpo la divinità.
  • Ezechiele 20,19 - Il Verbo con amore sarà stato a risorgerli.
  • Ezechiele 20,20 - Sarà la fine dello stare in esilio. Vedranno che il Crocifisso era "Io sono" IHWH, Dio che fu un retto vivente.
  • Ezechiele 20,21 - Avrà riportato l'integrità uscita da Adamo e la vita bestiale finirà.
  • Ezechiele 20,22 - I viventi come moglie avrà recato su nella domenica eterna.
  • Ezechiele 20,23 - I viventi tutti Israeliti e stranieri a casa vivranno con la Parola.
  • Ezechiele 20,24 - Saranno degli angeli nell'esistenza a entrare per vivervi.
  • Ezechiele 20,25 - Per l'amore saranno i viventi a rifiutare la vita portata dal bestiale.
  • Ezechiele 20,26 - Condurrà l'Unigenito nel cuore i viventi all'Unico.
  • Ezechiele 20,27 - I viventi che vivono spenti dal maligno li porterà risorti al Padre.
  • Ezechiele 20,28 - In croce si porterà per essere sacrificato, ma risorgerà e porterà a tutti la vita.
  • Ezechiele 20,29 - Uscirà da dentro con l'acqua nel mondo una donna da cui nasceranno figli da cui i peccati usciranno.
  • Ezechiele 20,30 - In questi figli entrerà rettitudine dell'Unigenito.
  • Ezechiele 20,31 - Finirà d'esistere la morte, riuscirà la vita delle origini.
  • Ezechiele 20,32 - Dall'Unigenito in croce uscirà una donna, la madre, Maria che con gli apostoli nel mondo i popoli salverà.
  • Ezechiele 20,33 - Il demonio sarà afflitto da questa madre.
  • Ezechiele 20,34 - Alla fine il fuoco del Verbo lo spegnerà.
  • Ezechiele 20,35 - I salvati vivranno faccia a faccia con Dio.
  • Ezechiele 20,36 - La donna quella che con l'acqua per aiutarlo aveva creato e aveva inviata dalla piaga con tutti i figli tornerà nel cuore del Crocifisso e verrà al Padre condotta.
  • Ezechiele 20,37 - per amore e per il vincolo d'alleanza usciti dallo stare in esilio saranno portati a casa dell'Unico.
  • Ezechiele 20,38 - Crocifisso sarà stato in Israele dai potenti nemici.
  • Ezechiele 20,39 - Giudicato per essersi detto IHWH-uomo. Venne dalla croce un'acqua santa, il rifiuto del Crocifisso trafitto al peccare.
  • Ezechiele 20,40 - Rigenerate dal Santo saranno le generazioni risorte dai morti.
  • Ezechiele 20,41 - Dentro i corpi ci risarà la grazia, i viventi vivranno da angeli.
  • Ezechiele 20,42 - Per il sangue dal Crocifisso ci sarà stata la risurrezione dei corpi.
  • Ezechiele 20,43 - L'agnello crocifisso avrà salvato i viventi, L'innocenza nel cuore in tutti con la felicità in tutti risarà.
  • Ezechiele 20,44 - Il Signore "Io sono" si porterà in aiuto nel tempo dei viventi.
UNA PROMESSA IN DUE TEMPI
A questo punto non resta che porre bene attenzione alla fonte prima di quella promessa che si trova agli inizi del capitolo 3 del libro dell'Esodo.
Il libro dell'Esodo, il secondo del Pentateuco o Torah che la tradizione attribuisce a Mosè e alla sua scuola, origine di tutto il complesso delle Sacre Scritture giudee cristiane, chiamate rispettivamente Tenak e Antico Testamento, riferisce che nel XII secolo a.C., lo stesso Mosè, un ebreo-egiziano esule da circa 40 anni nella penisola del Sinai per sfuggire al giudizio del faraone in quanto aveva ucciso un guardiano egizio per difendere un ebreo, in tarda età - ottanta anni circa - ebbe una teofania che fu l'inizio di grandi cambiamenti per la storia dell'umanità.
Secondo i racconti in quel testo contenuti, quando quel re, identificabile nel faraone Ramses II, morì, Dio, che voleva rispondere positivamente al grido di dolore che si alzava dal popolo d'Israele schiavo in Egitto, da un roveto ardente in vicinanza del monte Oreb si presentò a Mosè e gli parlò in modo comprensibile da parte di quel ebreo egiziano e lui avrebbe riportato il tutto in ebraico con segni sinaitici che oltre ad una propria fonetica atta a traslitterare l'idioma ebraico sono delle icone apportatrici di messaggi grafici.

Una voce uscita dal roveto si presentò come "il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe" (Esodo 3,6), come chi s'era fatto presente nella storia familiare e trovato del tutto affidabile dai suoi avi.
Ciò detto, dopo un preamboli di cui parlerò, proseguì: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell'Egitto e per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele, verso il luogo dove si trovano il Cananeo, l'Ittita, l'Amorreo, il Perizzita, l'Eveo, il Gebuseo". (Esodo 3,7s)

La descrizione della terra che prometteva, quella che verrà chiamata la "Terra Promessa" ci è pervenuta in questo modo: "verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele" in ebraico "'oel 'oeroets tobahve rechabah 'oel 'oeroets zoebat chalam vedebash" e con quelle lettere:



Si è pensato che quella descrizione evidentemente fosse un'allegoria per presentare nel migliore dei modi una terra felice a un pastore di Madian che viveva quasi come un nomade delle steppe presentandogli il meglio che poteva desiderare, quindi con quei prodotti che certo non mancavano in Egitto e Mosè ben conosceva e vi erano ben apprezzati per le loro caratteristiche.
Che l'Egitto umanamente poi fosse la terra ricca di quei prodotti lo riconoscevano anche molti dei fuoriusciti da quella schiavitù, coinvolti forse controvoglia e quindi ribelli e invidiosi dell'autorità crescente da parte di Mosè e Aronne; non erano usciti certo perché allettati da latte e miele!

Mosè, infatti, quando fu contestato da Core e altri, Datan e Abiram parlando dell'Egitto da dove venivano, gli dissero "È troppo poco per te l'averci fatto salire da una terra dove scorrono latte e miele per farci morire nel deserto, perché tu voglia elevarti anche sopra di noi ed erigerti a capo?" e proseguirono, "Non ci hai affatto condotto in una terra dove scorrono latte e miele, né ci hai dato in eredità campi e vigne! Credi tu di poter privare degli occhi questa gente? Noi non verremo." (Numeri 26,13s); in sintesi, ci hai promesso una terra addirittura migliore dell'Egitto, ma era solo per fati capo di noi poveri creduloni.

Con quel dire di una terra ove scorre latte e miele il Signore Dio parve proprio indicare una specifica regione occupata da popoli noti, popoli che sarebbero stati poi scacciati proprio da Dio stesso come ebbe a promettere in Esodo 34,10s con "Ecco, io stabilisco un'alleanza: in presenza di tutto il tuo popolo io farò meraviglie, quali non furono mai compiute in nessuna terra e in nessuna nazione: tutto il popolo in mezzo al quale ti trovi vedrà l'opera del Signore, perché terribile è quanto io sto per fare con te. Osserva dunque ciò che io oggi ti comando. Ecco, io scaccerò davanti a te l'Amorreo, il Cananeo, l'Ittita, il Perizzita, l'Eveo e il Gebuseo."

Si apre però anche l'idea che quei nomi celino un'allegoria e possano indicare pure una realtà diversa di cui poi parlerò.
Quello della terra ove scorre latte e miele fu comunque un dire che rimase nella mente di Mosè e dei posteri, in quanto, appunto come tale risuona tante volte nell'Antico Testamento.

In particolare "latte e miele" è presente 15 volte nella Torah - Esodo 3,8.17; 13,5; 33,3; Levitico 20,24; Numeri 13,27; 14,8; 16,13-14; Deuteronomio 6,3; 11,9; 26,9.15; 27,3; 31,20; - e 7 volte negli altri libri - Siracide 46,8; Geremia 11,5; 32,22; Baruk 1,20 e Ezechiele 20,6.15.

Ecco che quelle parole, anzi, proprie quelle lettere derivate dagli antichi segni sinaitici, assumono le dimensioni di una promessa eterna, come del resto è eterno chi l'ha fatta.
Alla luce degli eventi supera, infatti, la realtà fisica in cui fu attuata solo per un tempo limitato e quelle parole fanno attendere qualcosa di ben più duraturo di una patria terrena.
Ecco allora presentarsi anche una lettura che favorisce una soluzione più alta espressa in termini terreni.
Sono quelle lettere foriere nell'intimo della vera "libertà" che si trova solo nel luogo dove Dio vorrà condurre gli aderenti alla sua alleanza, in una terra speciale e divina, in una realtà nuova che il Signore intende offrire all'uomo.

Quella promessa inizia "per farlo salire" cioè innalzarlo proprio in che viene tradotto con "verso la terra ", ma questa si può anche pensare come un luogo di una realtà spirituale, una "divina terra ".
Provo poi a fare una lettura delle lettere ebraiche della parola che si traduce con terra, "'arets" .

Questa vista nella storia della salvezza e alla luce dell'incarnazione di Dio rivelata da Gesù di Nazaret, in effetti, è il luogo in cui "l'Unigenito nel corpo scese " alla nascita e da cui "l'Unigenito col corpo risalì " nell'ascensione 40 giorni dopo la sua risurrezione, come del resto, pur se in forma diversa ebbe Lui stesso a dire: "Eppure nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell'uomo che è disceso dal cielo." (Giovanni 3,13)

Quindi in termini teologici terra "'arets" viene ad indicare Lui "l'Unigenito che nel corpo scese o col corpo salì".

Dio per far salire il popolo, in effetti, prima lo fa scendere, infatti, attraversati lande brulle e sconfinate, "in terra deserta, in una landa di ululati solitari" (Salmo 32,10) lo portò nel punto più depresso della terra, vicino, nelle piane di Moab nei pressi del Mar Morto, all'immissione del Giordano che attraversarono a piedi asciutti in un luogo detto "'Adamah" .

Dio dal cielo dei cieli iniziò a farsi presente nel mondo e si presentò a Mosè in quell'alone divino del roveto ardente che parve un fuoco che non consuma, delimitando per la Sua "Shekinah" o presenza un ambito speciale rispetto al terreno attorno, una terra diversa, un "suolo santo" che Lui stesso definisce "qidoesh 'adamat" .
Quel fuoco che tutto illuminava veniva dall'alto e faceva apparire il roveto come se ardesse; non era una luce di questo mondo, ma di una nuova terra che Dio stava preparando per tutti gli uomini che la desiderassero.
Stava indicando un "suolo santo" "qidoesh 'adamat" vale a dire la via della "santità all'uomo indicava ".

Il Signore, infatti, dopo aver gridato "a... lui dal roveto: Mosè, Mosè! Rispose: Eccomi! gli disse: Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!"

Gli si presentò poi definendosi con il Tetragramma Sacro, come IHWH , che gli Israeliti definirono essere il Nome del "Misericordioso", perché le prime parole che Dio disse verso di loro furono: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto".

A questo punto è opportuno utilizzare i criteri di decriptazione di "Parlano le lettere" e i significati delle lettere ebraiche cliccando sui loro segni a destra delle pagine di questo mio Sito, onde ottenere delle letture di secondo livello di quei testi.

Il Signore disse a Mosè "per farlo salire da questa terra verso una terra bella e spaziosa", vale a dire si definisce che per il popolo servirà facendosi traghettatore termine che tramite le lettere si trova intrinseco nel Nome IHWH.

Pur se l'Egitto era il paese ricco di latte e miele IHWH, che secondo i significati grafici delle lettere "è colui che da questo campo li avrebbe portati in un altro campo ", "l'Essere che da questo mondo li porta in un altro mondo ", "il Forte che da questa realtà li avrebbe portati ad un'altra realtà".

In definitiva IHWH li avrebbe condotti in un luogo particolare, in un cammino eterno, insomma, li avrebbe fatti stare con Lui e li avrebbe fatti salire ed entrare in una nuova terra non solo bella, ma soprattutto dove c'è solo il bene e spaziosa , perché non ha limiti.

La terra promessa si presentava insomma con due aspetti, uno iniziava al di qua con un regno terreno particolare, un nuovo paradiso terrestre e uno aldilà della realtà terrena, il paradiso celeste.
È da tenere presente che Dio, in effetti, disse "Sono sceso per liberarlo dal potere dell'Egitto e per farlo salire...".

In tal modo garantiva la Sua presenza attiva nel compimento della promessa e nella lotta di liberazione dal potere dell'Egitto, ossia dalle mani degli Egiziani "mid metsarim" .
Questa è una lotta che trova l'uomo soccombente, in quanto il potere dell'Egitto, quello che viene dalle sue mani "mitsarim mid" , supera la contingenza temporale dell'Egitto in sé, ma riguarda, come spiegano le lettere, quello dell'altra parte, la costatazione che i "viventi sono simili () a nemici dell'Essere che da la vita ", ossia più amici del negativo che della vita vera, del male assoluto, di quanto discende dalla negazione di Dio, la parte contraria che nella libera scelta che gli era consentita la prima coppia, Adamo, e la sua progenie ascoltando il serpente scelse e non furono più a somiglianza del Creatore che hanno negato, ma al negativo, il nemico dell'Essere, a cui avevano di fatto aderito.

La liberazione, peraltro, può avvenire solo per mezzo Suo, quando avrebbe tolto dall'uomo la paura della morte e gli avrebbe dato la certezza della vita eterna con la risurrezione; la morte era entrata nell'uomo come un veleno quando credette al suggerimento che Dio non lo amava.
Del resto, se Dio non lo amava non poteva certamente vivere e allora occorreva che l'uomo avesse una prova concreta e inoppugnabile del Suo amore.

Con quel popolo Dio fece un lungo tratto di cammino "Quarant'anni, infatti, avevano camminato gli Israeliti nel deserto, finché non fu estinta tutta la generazione degli uomini idonei alla guerra, usciti dall'Egitto; essi non avevano ascoltato la voce del Signore e il Signore aveva giurato di non far loro vedere quella terra che il Signore aveva giurato ai loro padri di darci, terra dove scorrono latte e miele." (Giosuè 5,6), ma senza la piena adesione degli uomini che più volte tradirono la sua alleanza, essendo Dio stesso il garante della loro libera scelta, non poteva andar oltre.

Questo popolo, peraltro, nonostante i profeti inviati da Dio ritenne d'aver ottenuto il tutto quando con Giosuè passarono il Giordano e grazie all'aiuto di Dio conquistarono la terra che poi con Davide e Salomone ebbero come regno in questa terra.

La promessa di Dio, per le scelte poi contrarie all'alleanza, fu compiuta solo per la parte iniziale che dipendeva esclusivamente da Lui ed ebbe una sosta e una regressione con le vicende successive a Salomone.
L'attuazione della seconda parte della terra con la conclusione in cui scorre latte e miele è ancora attesa da quel popolo e demandata a quella che loro chiamano l'avvento del Messia, mentre per i cristiani è iniziata e procede verso la conclusione come afferma il libro dell'Apocalisse.
Torniamo ai nomi delle nazioni che il Signore aveva promesso di scacciare e leggiamoli in altro modo:
  • i Cananei "la rettitudine invierò ai miseri ";
  • gli Ittiti "strappato via () sarà ";
  • gli Amorrei "l'origine dell'essere ribelle () che fu ";
  • i Perizziti "soffiato nei corpi colpito sarà ";
  • gli Evei "dalle tombe li riporterà all'esistenza ;
  • i Gebusei "sarà dentro riportata la pienezza dell'Essere ".
Ecco che con tale lettura quei popoli da vincere sono le tappe di un cammino spirituale che Dio fa compiere al suo popolo e a ogni uomo sotto la sua guida.
In definitiva, il Signore l'innalzerà a una terra divina del bene infinito, la rettitudine invierà ai miseri, strapperà via l'essere ribelle inoculato dal serpente all'origine nei corpi, usciranno dalle tombe, ossia sarà distrutta la morte e dentro ciascuno ci sarà la pienezza dell'esistenza.

Ciò detto, torniamo alle parole e alle lettere esatte in ebraico della profezia di:

Esodo 3,8 - "Verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele"

con le lettere ebraiche:



Con soggetto il Messia provo ora a decriptare lettera per lettera questa profezia:

Di Dio l'Unigenito nel corpo scenderà per amore . Si porterà dentro al mondo e nel corpo chiuderà dentro la divinità . Dall'Unigenito dal corpo scenderà (quando) colpito dentro dal Crocifisso dal chiuso del cuore recando l'aiuto dentro della risurrezione .

E tutta di seguito: Di Dio l'Unigenito nel corpo scenderà per amore. Si porterà dentro al mondo e nel corpo chiuderà dentro la divinità. Dall'Unigenito dal corpo scenderà (quando) colpito dentro dal Crocifisso dal chiuso del cuore recando l'aiuto dentro della risurrezione.

In definitiva la terra promessa è Lui, il Messia.

RIENTRARE NELLA GRAZIA
L'allegoria della terra promessa prefigura per la Chiesa di Cristo il rientrare nella grazia di Dio e quella dei popoli nemici, i peccati da cui Lui libera.
Tale allegoria è riconosciuta compiuta nel Sacramento del Battesimo su cui il Catechismo della Chiesa Cattolica cosi si esprime:

1213 - Il santo Battesimo è il fondamento di tutta la vita cristiana, il vestibolo d'ingresso alla vita nello Spirito "vitae spiritualis ianua" e la porta che apre l'accesso agli altri sacramenti. Mediante il Battesimo siamo liberati dal peccato e rigenerati come figli di Dio, diventiamo membra di Cristo; siamo incorporati alla Chiesa e resi partecipi della sua missione: "Baptismus est sacramentum regenerationis per aquam in verbo" - Il Battesimo può definirsi il sacramento della rigenerazione cristiana mediante l'acqua e la parola.

1222 - Infine il Battesimo è prefigurato nella traversata del Giordano, grazie alla quale il popolo di Dio riceve il dono della terra promessa alla discendenza di Abramo, immagine della vita eterna. La promessa di questa beata eredità si compie nella Nuova Alleanza.

Dopo la comunione, in Occidente s'usava dare ai nuovi cristiani, "un poco di latte e di miele", come catechesi mistagogica per far loro comprendere che i sacramenti della iniziazione cristiana li avevano introdotti nella vera terra promessa come del resto ricorda l'introito della messa della domenica dopo l'ottava di Pasqua quando recita: "Come bambini appena nati, bramate il puro latte spirituale..."

Durante tutta la settimana dopo Pasqua, la Chiesa vegliava in modo particolare particolarmente sui suoi neofiti e portava a compimento la loro istruzione.
"Ogni giorno si radunavano per ascoltare la catechesi", con la quale venivano spiegati più compiutamente i sacramenti che avevano ricevuto, e così pure i misteri di cui non si poteva parlare che ai fedeli.
Le più celebri catechesi mistagogiche sono le cinque che ci ha lasciate Cirillo di Gerusalemme.
La "Tradizione apostolica" di Ippolito riferisce che dopo il battesimo il Vescovo benedice "il pane per rappresentare il corpo di Cristo; poi il calice di vino misto, per rappresentare il sangue sparso per tutti quelli che hanno creduto in lui; il latte e il miele mescolati insieme, per indicare l'adempimento della promessa, fatta ai nostri padri, di una terra dove scorressero latte e miele, cioè della carne che il Cristo stesso ha donato - e di cui si nutrono, alla maniera dei bambini, i credenti - e che trasforma in dolcezza l'amarezza del cuore con la soavità della parola; infine l'acqua offerta in segno di purificazione, affinché anche la parte interiore dell'uomo, l'anima, riceva gli stessi effetti del corpo." e poi lo distribuisce e lo fa distribuire.

Già Tertulliano nel II secolo fa allusione a quest'usanza, e Tertulliano in De Corona 3,3 scrive: Quando siamo accolti all'uscita (della vasca battesimale) otteniamo come primizia di gustare una mescolanza di latte e miele.
La lettera del Pseudo Barnaba paragrafo 6 evoca il latte e il miele della terra promessa nell'ambito del discorso sul battesimo.

Nella 1a lettera di Pietro si leggono queste parole evidentemente indirizzate a neobattezzati, cioè a neofiti: "amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, essendo stati rigenerati non da un seme corruttibile, ma immortale, cioè dalla parola di Dio viva ed eterna. Poiché tutti i mortali sono come l'erba e ogni loro splendore è come fiore d'erba. L'erba inaridisce, i fiori cadono, ma la parola del Signore rimane in eterno. E questa è la parola del vangelo che vi è stato annunziato. Deposta dunque ogni malizia e ogni frode e ipocrisia, le gelosie e ogni maldicenza, come bambini appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza: se davvero avete già gustato come è buono il Signore." (1Pietro 1,22-2,3)

C'è poi un'allegoria tra il miele e Bibbia in cui circola lo Spirito che suggerisce la Parola di Dio; infatti, in ebraico la Parola DBR e la parola ape DBoRah hanno grande assonanza, quindi entrando nella Bibbia si entra come in un alveare e si può gustarne il miele.
Ciò che si legge, se si cerca di farlo proprio nella vita, diviene effettivamente Parola di Dio, cioè fatto compiuto e fornisce sempre nuove energie.

Dice il Salmo 119,103: "Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse, più del miele per la mia bocca."
Le parole della Bibbia, quindi, sono paragonate a un miele spirituale e la Bibbia è fonte inesauribile di cibo spirituale quotidiano necessario per la vita spirituale.

LA VERA TERRA PROMESSA
Il latte, invero, fa crescere e mettere le ossa ai bambini, quindi, in parallelo occorre anche un latte spirituale per far crescere l'uomo nuovo che poi ha bisogno di un cibo certamente più solido come il miele, pur esso spirituale, pieno d'energia, antiossidante e curativo per evitare malanni dello spirito che sono propri all'uomo vecchio che è destinato a morire che gli diano vigore in attesa dell'unione con lo sposo.
Gesù Cristo con il "discorso della montagna" ai capitoli 5-7 del Vangelo di Matteo ha rivelato quali siano le più importanti attitudini dell'uomo nuovo?

Ora, l'uomo nuovo nasce per l'opera dello Spirito Santo dall'ascolto e dall'intima adesione alla predicazione del Kerigma, ossia dell'annuncio della morte e risurrezione di Gesù Cristo lasciatosi uccidere sulla croce pur innocente per l'amore che porta a ciascun uomo per salvarlo.
Il Kerigma, infatti, è il seme che provoca la nascita dell'uomo nuovo.
Questo neonato in Cristo dove poi troverà il necessario cibo spirituale per crescere e non restare vittima dell'uomo vecchio che combatte con tutto se stesso per non morire?

Scrive San Paolo nella 1Corinzi in 10,1-3: "Non voglio infatti che ignoriate, o fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo."

L'episodio della roccia che fu battuta da Mosè (Numeri 20,11) e produsse acqua zampillante è, infatti, l'evento che fa da sfondo a varie profezie riprese dai profeti, soprattutto dai profeti Ezechiele, con l'acqua che esce dalla parte destra del Tempio, e da Zaccaria.
Nel libro del profeta Zaccaria, peraltro, si trovano le seguenti profezie sul Cristo:
  • Zaccaria 12,10 - "Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito."
  • Zaccaria 13,11 - "In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l'impurità."
  • Zaccaria 14,8 - "In quel giorno acque vive sgorgheranno da Gerusalemme e scenderanno parte verso il mare orientale, parte verso il Mar Mediterraneo, sempre, estate e inverno."
Queste profezie ci parlano di un trafitto da cui esce acqua zampillante che lava i peccati e queste profezie si ritrovano compiute nei Vangeli.
Sotto la croce prima che Gesù muoia ci fu la consegna della madre al discepolo "che Gesù amava" e la testimonianza di Giovanni in 19,33-38 conferma che dal Signore morto e trafitto in croce, tra l'altro, uscì dell'acqua e non solo quella: "Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto."

Questi due prodotti - acqua e sangue - stanno a indicare essendo le stesse tracce di un parto, la nascita della Chiesa confermata da quella consegna di sua madre ai discepoli come per dar loro in modo esplicito la stessa sua natura di fratello e accumunare i discepoli alla propria famiglia, insomma fu come se nascesse una donna, la madre degli uomini nuovi.
Maria, Madre di Gesù, infatti, è presentata dai vangeli sinottici anche come sua prima discepola e madre dei discepoli, e quindi archetipo di tutti i discepoli, anzi loro madre.
Maria, che sta con i discepoli nel cenacolo, svolgendo fedelmente il compito materno unico, partecipò e partecipa alla liberazione dell'umanità, compiuta dal suo Figlio Gesù.

Proprio per la presenza di Maria sul Calvario P. Aristide Serra (Ordinario di esegesi biblica e agiografia servitana presso la Pont. Facoltà Teologica "Marianum" di Roma) propone: "Sul Calvario nasce il nuovo Israele, la nuova Gerusalemme Madre che è la Chiesa. Nel suo grembo Gesù raduna tutti i dispersi figli di Dio. Di questa famiglia, per volontà di Cristo, Maria è costituita 'Donna-Madre'. Da quell'Ora, la Chiesa di ogni tempo dovrà guardare a lei come a sua immagine personificata e accoglierla con riverenza filiale. A somiglianza del discepolo che Gesù amava."

Gesù, in definitiva, è come se nascondesse (il nascondere cripticamente corrisponde ad un'acca chiusa ) qualcosa nel cuore (in ebraico "lev" ), quindi, con le lettere ebraiche era come se potesse dispensare un latte "choelev" ovviamente spirituale.

Lo stesso Vangelo di Giovanni nei riguardi di una fonte di vita eterna segnala che Gesù ebbe a dire che poteva nutrire con un alimento essenziale per la vita eterna:
  • Giovanni 4,14 - "chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l'acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna."
  • Giovanni 7,37s - "Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno."
Dal cuore di Gesù nasce una donna nuova "'isshah" , la Chiesa "dall'Unigenito alla luce esce " e "dall'Unigenito sorge nel mondo " e questa è il miele "debosh" perché dall'Unigenito "in aiuto da dentro sorge " e questa "aiuta dentro il mondo con la sua luce ", ed è "l’aiuto dentro (il mondo) del Risorto ".
Certo è che il cristiano sa bene che l’uomo nuovo si deve nutrire di un cibo nuovo, quello che esce dalla bocca e dal costato di Cristo e della Chiesa.
Proprio Gesù di Nazaret, il Cristo, è la vera terra promessa in cui scorre latte e miele, è la porta del cielo, l’unico ponte di comunicazione con il Padre.

APPENDICE - EZECHIELE 20 - DECRIPTAZIONE
Il Testo C.E.I. 2008 di Ezechiele 20 è il seguente:

Ezechiele 20,1 - Nell'anno settimo, nel quinto mese, il dieci del mese, alcuni anziani d'Israele vennero a consultare il Signore e sedettero davanti a me.

Ezechiele 20,2 - Mi fu rivolta questa parola del Signore:

Ezechiele 20,3 - Figlio dell'uomo, parla agli anziani d'Israele e di' loro: Così dice il Signore Dio: Venite voi per consultarmi? Com'è vero che io vivo, non mi lascerò consultare da voi. Oracolo del Signore Dio.

Ezechiele 20,4 - Vuoi giudicarli? Li vuoi giudicare, figlio dell'uomo? Mostra loro gli abomini dei loro padri.

Ezechiele 20,5 - Di' loro: Così dice il Signore Dio: Quando io scelsi Israele e alzando la mano giurai per la stirpe della casa di Giacobbe, apparvi loro nella terra d'Egitto e alzando la mano giurai per loro dicendo: Io sono il Signore, vostro Dio.

Ezechiele 20,6 - Allora alzando la mano giurai di farli uscire dalla terra d'Egitto e condurli in una terra scelta per loro, stillante latte e miele, che è la più bella fra tutte le terre.

Ezechiele 20,7 - Dissi loro: Ognuno getti via gli abomini che sono sotto i propri occhi e non vi contaminate con gli idoli d'Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio.

Ezechiele 20,8 - Ma essi mi si ribellarono e non vollero ascoltarmi: non gettarono via gli abomini dei propri occhi e non abbandonarono gli idoli d'Egitto. Allora io decisi di riversare sopra di loro il mio furore e di sfogare contro di loro la mia ira, in mezzo al paese d'Egitto.

Ezechiele 20,9 - Ma agii diversamente per onore del mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle nazioni in mezzo alle quali si trovavano, poiché avevo dichiarato che li avrei fatti uscire dalla terra d'Egitto sotto i loro occhi.

Ezechiele 20,10 - Così li feci uscire dall'Egitto e li condussi nel deserto;

Ezechiele 20,11 - diedi loro le mie leggi e feci loro conoscere le mie norme, perché colui che le osserva viva per esse.

Ezechiele 20,12 - Diedi loro anche i miei sabati come un segno fra me e loro, perché sapessero che sono io, il Signore, che li santifico.

Ezechiele 20,13 - Ma gli Israeliti si ribellarono contro di me nel deserto: essi non seguirono le mie leggi, disprezzarono le mie norme, che bisogna osservare perché l'uomo viva, e violarono sempre i miei sabati. Allora nel deserto io decisi di riversare su di loro il mio sdegno e di sterminarli.

Ezechiele 20,14 - Ma agii diversamente per onore del mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle nazioni di fronte alle quali io li avevo fatti uscire.

Ezechiele 20,15 - Nel deserto alzando la mano avevo anche giurato su di loro che non li avrei più condotti nella terra che io avevo loro assegnato, terra stillante latte e miele, la più bella fra tutte le terre,

Ezechiele 20,16 - perché avevano disprezzato le mie norme, non avevano seguito le mie leggi e avevano profanato i miei sabati, mentre il loro cuore si era attaccato ai loro idoli.

Ezechiele 20,17 - Tuttavia il mio occhio ebbe pietà di loro e non li distrussi, non li sterminai tutti nel deserto.

Ezechiele 20,18 - Dissi ai loro figli nel deserto: Non seguite le leggi dei vostri padri, non osservate le loro norme, non vi contaminate con i loro idoli:

Ezechiele 20,19 - io sono il Signore, vostro Dio. Seguite le mie leggi, osservate le mie norme e mettetele in pratica.

Ezechiele 20,20 - Santificate i miei sabati e siano un segno fra me e voi, perché si sappia che io sono il Signore, vostro Dio.

Ezechiele 20,21 - Ma anche i figli mi si ribellarono, non seguirono le mie leggi, non osservarono e non misero in pratica le mie norme, che danno la vita a chi le osserva; profanarono i miei sabati. Allora nel deserto io decisi di riversare il mio sdegno su di loro e di sfogare contro di loro la mia ira.

Ezechiele 20,22 - Ma ritirai la mano e agii diversamente per onore del mio nome, perché non fosse profanato agli occhi delle nazioni, di fronte alle quali io li avevo fatti uscire.

Ezechiele 20,23 - Nel deserto, alzando la mano avevo anche giurato su di loro che li avrei dispersi fra le nazioni e disseminati in paesi stranieri,

Ezechiele 20,24 - perché non avevano messo in pratica le mie norme e avevano disprezzato le mie leggi, avevano profanato i miei sabati e i loro occhi erano sempre rivolti agli idoli dei loro padri.

Ezechiele 20,25 - Allora io diedi loro persino leggi non buone e norme per le quali non potevano vivere.

Ezechiele 20,26 - Feci sì che si contaminassero nelle loro offerte, facendo passare per il fuoco ogni loro primogenito, per atterrirli, perché riconoscessero che io sono il Signore.

Ezechiele 20,27 - Parla dunque alla casa d'Israele, figlio dell'uomo, e di' loro: Così dice il Signore Dio: I vostri padri mi offesero ancora in questo: essi agirono con infedeltà verso di me,

Ezechiele 20,28 - sebbene io li avessi introdotti nella terra che alzando la mano avevo giurato di dare loro. Essi volsero lo sguardo verso ogni colle elevato, verso ogni albero verde: là fecero i loro sacrifici e portarono le loro offerte provocatrici; là depositarono i loro profumi soavi e versarono le loro libagioni.

Ezechiele 20,29 - Io dissi loro: Che cos'è quest'altura verso cui voi andate? Il nome altura è rimasto fino ai nostri giorni.

Ezechiele 20,30 - Ebbene, di' alla casa d'Israele: Così dice il Signore Dio: Vi contaminate secondo il costume dei vostri padri, vi prostituite secondo i loro abomini,

Ezechiele 20,31 - vi contaminate con tutti i vostri idoli fino ad oggi, presentando le vostre offerte e facendo passare per il fuoco i vostri figli, e io mi dovrei lasciare consultare da voi, uomini d'Israele? Com'è vero che io vivo - oracolo del Signore Dio - non mi lascerò consultare da voi.

Ezechiele 20,32 - E ciò che v'immaginate in cuor vostro non avverrà, mentre voi andate dicendo: Saremo come le nazioni, come le tribù degli altri paesi, che prestano culto al legno e alla pietra.

Ezechiele 20,33 - Com'è vero che io vivo - oracolo del Signore Dio - io regnerò su di voi con mano forte, con braccio possente e con ira scatenata.

Ezechiele 20,34 - Poi vi farò uscire di mezzo ai popoli vi radunerò da quei territori dove foste dispersi con mano forte, con braccio possente e con ira scatenata

Ezechiele 20,35 - e vi condurrò nel deserto dei popoli e lì a faccia a faccia vi giudicherò.

Ezechiele 20,36 - Come giudicai i vostri padri nel deserto del paese d'Egitto, così giudicherò voi, oracolo del Signore Dio.

Ezechiele 20,37 - Vi farò passare sotto il mio bastone e vi condurrò sotto il vincolo dell'alleanza.

Ezechiele 20,38 - Separerò da voi i ribelli e quelli che si sono staccati da me; li farò uscire dal paese in cui dimorano come forestieri, ma non entreranno nella terra d'Israele: così saprete che io sono il Signore.

Ezechiele 20,39 - A voi, casa d'Israele, così dice il Signore Dio: Andate, servite pure ognuno i vostri idoli, ma alla fine mi ascolterete e non profanerete più il mio santo nome con le vostre offerte, con i vostri idoli.

Ezechiele 20,40 - Sul mio monte santo, infatti, sull'alto monte d'Israele - oracolo del Signore Dio - mi servirà tutta la casa d'Israele, tutta riunita in quella terra. Là mi saranno graditi e là richiederò le vostre offerte e le primizie dei vostri doni, tutto quello che mi consacrerete.

Ezechiele 20,41 - Quando vi avrò liberati dai popoli e vi avrò radunati dai paesi nei quali foste dispersi, io vi accetterò come soave profumo, mi mostrerò santo in voi agli occhi delle nazioni.

Ezechiele 20,42 - Allora voi saprete che io sono il Signore, quando vi condurrò nella terra d'Israele, nella terra che alzando la mano giurai di dare ai vostri padri.

Ezechiele 20,43 - Là vi ricorderete della vostra condotta, di tutti i misfatti dei quali vi siete macchiati, e proverete disgusto di voi stessi, per tutte le malvagità che avete commesso.

Ezechiele 20,44 - Allora saprete che io sono il Signore, quando agirò con voi per l'onore del mio nome e non secondo la vostra malvagia condotta e i vostri costumi corrotti, o casa d'Israele. Oracolo del Signore Dio.

Decriptazione di Ezechiele 20
Ezechiele 20,1 - A portare nel mondo sarà dentro il rinnovare all'uscita del settimo (giorno della creazione) dentro, ove, nascosto, per salvare sarà. In una casa si vedrà dai simili nel corpo il Potente. Nuovo dentro desidera che l'uomo sia, (in quanto) i viventi a vivere colpiti piegati dall'angelo (ribelle) sono. Sarà ad accendere in un corpo la divinità per nascere in un corpo. Illuminò dapprima una prescelta. Il Signore che si portava, al sia, ad accenderle dentro le portò la potenza; il Verbo inviatole fu.

Ezechiele 20,2 - E fu nel mondo a stare la Parola di IHWH che in un primogenito di notte iniziò a vivere in un corpo.

Ezechiele 20,3 - In un figlio d'uomo la Parola venne per colpire rovesciare l'angelo (ribelle). Fu in Israele a portarsi, primogenito di una madre il cui corpo aveva prescelto. La divinità nella madre con la rettitudine entrò. Le iniziò a vivere nel corpo il nostro Signore IHWH che nel mondo nacque da una povera. Dapprima un segno fu a venire alla madre che dentro al primogenito sarebbe a stare a vivere nascosto. Le fu dall'Unico un angelo che fu a iniziarla. L'Unico la madre per prima consultò, la potenza della rettitudine; alla madre l'inviò. Iniziò madre del Signore a essere che fu a entrarle per portarsi nel mondo.

Ezechiele 20,4 - Entrato nella prescelta le sorgerà il Verbo nell'utero. Verrà a vivere nel mondo; al termine alla luce il Verbo si porterà dall'utero. Un figlio d'uomo verrà dalla prescelta, lo porterà alla vista in casa al termine al padre. Lo porterà integro al mondo e in mano sarà visto della madre.

Ezechiele 20,5 - E inizierà a vivere nel corpo. La divinità sarà entrata in un vivente, che retto uscirà per primo. Per l'essere ribelle delle origini il giudizio c'è stato da IHWH che dentro sarà a portarsi tra i viventi. La scelta sarà di abitare in Israele, portandosi da una donna da primogenito nell'esistenza che ad aiutarlo sarà. Del Potente il seme dentro sarà nella prescelta e agirà nel grembo e l'Unigenito si porterà. Alla conoscenza il Potente uscirà dei viventi dentro la terra, tra i viventi giù nel corpo sarà a vivere, Porterà l'Unigenito un fuoco con guai quanto basta al serpente entrato tra i viventi. Il rifiuto l'essere ribelle incontrerà che fu da IHWH maledetto; (ora) lo sarà da un retto vivente.

Ezechiele 20,6 - Dentro un giorno uscirà da Lui l'energia della risurrezione che verrà a essere la forza d'aiuto per cui sarà il serpente ad uscire dai viventi. Del serpente la perversità a scendere sarà. Dall'origine i viventi vivono in terra di angustie, sono a vivere da maledetti (in quanto) all'origine nei corpi scese. Nella felicità alla fine con i corpi tutti saranno per il serpente uscito dai viventi. Colpirà dentro tutti l'ammalare che vi abita e con l'aiuto dentro della risurrezione giù da dentro sarà ad uscire e la divinità in tutti entrerà. Con i corpi su li porterà alla fine.

Ezechiele 20,7 - Porterà quel primogenito all'essere ribelle la maledizione. Uscirà a vivere da un uomo, un fuoco verserà e giù spazzerà con forza l'angelo (ribelle) che fu a portarsi nel mondo. Brucerà il serpente con la forza della rettitudine che recherà e dentro si rivelerà che a portarsi il Potente e stato tra i viventi. Il nemico sarà dai viventi maledetto, In tutti nel cuore i viventi l'Unico riporterà l'originaria energia. Di IHWH la divinità a rientrare sarà in retti viventi.

Ezechiele 20,8 - E cambiati li porterà a casa. Sarà a condurli dal Potente Unico. Dal Padre li porterà. Per la potenza della risurrezione in seno in Dio staranno gli uomini. Verranno per la risurrezione sperata portati su a stare, Una sorgente sarà a uscire di pienezza. Si aprirà (per loro) la luce del Potente, saranno retti portati e verrà rivelato chi li ha condotti: il Potente stesso che fu un vivente sceso in un corpo. Fu tra i viventi. il rifiuto con forza dentro recò (all'essere ribelle) e come primo vivente il corpo il Potente gli risorse (quando) il Verbo retto nella tomba tra i morti sarà stato. A rialzarsi sarà stato, ne uscirà vivo per la potenza della rettitudine. I potenti l'avranno portato in croce; con ira sarà stato bestialmente dentro crocifisso e afflitto. Il corpo si rialzerà dalle angosce, risarà a vivere.

Ezechiele 20,9 - Portati all'Unico si vedranno in pace. Il soffio risarà nei cuori. La potenza in tutti sarà a rientrare. L'ammalare del serpente con le rovine dell'angelo (ribelle) sarà uscita; i popoli felici usciranno. Vivi entreranno dentro il Crocifisso e così vivi beati tra gli angeli li porterà. Alla conoscenza finalmente saranno di Dio e uscirà per i viventi dal Potente una sorgente di forza. Usciranno i viventi per il Potente dalla perversità. Su saranno con l'Unico i viventi a vivere nella luce rialzati dalle angosce che stavano vivendo.

Ezechiele 20,10 - E desideravano su di stare dalle origine i viventi per vivere con l'Unico. Con i corpi, saliranno i viventi su in alto portati al Padre. Con l'Unico vivranno per la divinità entrata nei viventi insinuatasi nei corpi.

Ezechiele 20,11 - Li condurrà all'Unico il Crocifisso. Tra gli angeli del Potente entreranno. Vivi verranno nell'assemblea a sedersi portati alla fine essendo stata riportata l'originaria integrità con la risurrezione. Dal Verbo dal cuore saranno dal mondo portati alla conoscenza che tutti erano a desiderare. Tutti vivranno felici (in quanto) spazzato dal fuoco uscirà chi all'origine si portò. Integri usciranno gli uomini riportati dalle tombe ove stanno per la bestialità.

Ezechiele 20,12 - In cammino i viventi verranno un sabato, portatosi al termine, a essere inviati tutti alla fine a stare dal Potente. Entreranno a vivere col Potente. Dal mondo saranno portati dal Crocifisso. Dal Potente l'Unigenito li avrà recati, da arca sarà stato, Degli angeli saranno portati a casa, saranno con gli angeli a stare. Entreranno i viventi rinati, per l'agire del Crocifisso retti saranno. Ad incontrare saranno IHWH. I viventi da santi vivranno.

Ezechiele 20,13 - Saranno vivi con i corpi a starvi, portati a casa ove saranno ad abitare stando col Crocifisso che sarà stato a risorgerne i corpi con la divinità che dentro i viventi avrà insinuato nelle moltitudini. Le tombe avrà rovesciato e finito sarà stato il serpente con lo splendore della rettitudine che avrà recato. E verranno salvati dal Verbo che dal cuore sarà' stato la vita dell'Unico da un foro a recare. Una donna dal corpo sarà vista alla luce uscire, verrà con l'acqua. Uscirà l'uomo riportato in vita dal bestiale e verrà lo stare in esilio a terminare, finito sarà l'ammalarsi. Accompagnerà i viventi dall'Unico avendo l'essere impuro delle origini con l'essere ribelle del serpente bruciati che il soffio della rettitudine chiuso nei viventi a finire fu. Dell'Altissimo entreranno i viventi a casa a vivere con la Parola del Potente che la sposa vi avrà recato alla fine a vivere.

Ezechiele 20,14 - Li condurrà dell'Unico a vedere la luce, entreranno del Potente nel seno inviati, risorti, vivi a stargli nel cuore. Del Potente tutti saranno a entrare, ma il profanatore serpente tra rovine con lamenti. Entreranno i popoli nella beatitudine. Dal mondo li porterà su, verranno a stare a vivere dal Potente da cui una sorgente sarà a uscire di vita.

Ezechiele 20,15 - E i riportati in cammino dall'Unico figli per la resurrezione verranno ad essere. Saranno dalla porta ove sta il Potente a entrare per vivervi in casa per la vita. Dalla Parola dal cuore nel Potente tutti saranno ad entrare dentro per starvi uniti. L'Unigenito avrà portato a tutti i viventi la divinità a entrare in terra. La felicità avrà donato essendo stato colpito, dentro finito, nella tomba nel cuore si portò l'aiuto dentro della risurrezione si rialzò a casa rifù. L'Unigenito aprirà che era Dio; tutti fuori dalla terra porterà alla fine.

Ezechiele 20,16 - Spazzato l'angelo (ribelle) da dentro i viventi risorti nel Verbo nel cuore gli saranno le centinaia a portarsi dal foro che avranno portato con un'asta all'Unigenito in croce. Nella tomba lo rovesceranno, ma nel Crocifisso sarà la potenza dell'Unico a rientrare. In cammino si riporterà, a casa rientrerà vivo e verrà a illuminare in casa tutti. L'asta che il crocifisso sarà stata a trafiggere un potente l'avrà portata. Della rettitudine sarà nei fratelli nel corpo la forza a scorrere. La potenza portata dal Potente sarà a entrare nei viventi; il serpente dentro reciderà la rettitudine.

Ezechiele 20,17 - Per l'asta che in croce il costretto avrà forato una sorgente ci sarà. Dall'innalzato sarà a uscire un'acqua. Il Messia l'integrità riporterà dal serpente delle origini agendo, Risorto che sarà il Crocifisso sarà' dell'origine a recare l'integrità. La sposa uscirà dall'acqua della Parola.

Ezechiele 20,18 - Recherà l'Unigenito con l'acqua dal corpo la divinità. Dentro l'energia ci sarà della rettitudine nell'acqua che nei viventi s'insinuerà nei corpi. Dentro i chiusi porterà a versare la forza del Padre e tutti saranno retti i viventi. La divinità alla fine il serpente arderà e verranno salvati. Del Verbo nel cuore saranno a entrare i viventi. A Dio il Crocifisso da custode li condurrà, li porterà a casa, in cammino li accompagnerà, dal Potente entreranno a vivere. La maledizione finirà. Amore ai viventi l'Unico porterà.

Ezechiele 20,19 - Ad incontrare saranno IHWH, Dio che nel mondo fu. Così da vivi dentro l'assemblea siederanno i portati dal Crocifisso. Staranno dal Potente tra i retti condotti e uniti al Crocifisso vivo risorto. Il Verbo con amore sarà stato a risorgerli. L'essere ribelle avrà bastonato e l'azione alla distruzione l'avrà portato finendone la vita.

Ezechiele 20,20 - Avrà portato l'Unigenito la fine dello stare in esilio. Tutti avrà a recare alla fine ad essere santi e i condotti dal mondo saranno portati dal Potente. L'Unigenito si porterà da arca, saranno tra gli angeli a stare, portati a casa. Saranno per l'energia dell'Essere retti i viventi rinati. Vedranno che il Crocifisso così era "Io sono" IHWH, Dio che fu un retto vivente.

Ezechiele 20,21 - E saranno i viventi a saziarsi in casa ove saranno a entrare da figli. Saranno a vivere dentro stretti alla corda del Crocifisso che è del Potente l'Unigenito. Vi entreranno in cammino condotti e verranno salvi dal soffio nel cuore che c'era del serpente peccatore nel corpo bastonato dalla potente azione della risurrezione portata. Il Crocifisso desiderava tutti i viventi felici sarà visto da luce uscire. L'Unigenito avrà riportato l'integrità uscita da Adamo e la vita bestiale originata (dal serpente) finirà. Un sabato si porteranno tutti a stare nel trafitto e li porterà dall'Unico a vivere con i corpi. Per la potenza della risurrezione soffiata con la rettitudine nelle tombe i morti saranno a rialzarsi. Saranno a riuscire vivi. In cammino li accompagnerà ii Crocifisso dall'Unico. Nel Verbo saranno dentro a vivere; dentro i viventi gli s'insinueranno nel corpo.

Ezechiele 20,22 - Portati dal mondo di sabato saranno nel primo (giorno della settimana-la domenica eterna) tutti a essere alla porta per essere portati dall'Unico a vederlo. Pacificati vedranno gli angeli del Nome che stanno nel cuore del Potente. Tutti saranno a entrare nell'assemblea del Potente da cui guizzerà una sorgente di esistenza. Saranno a entrarvi i popoli. La moglie con il corpo dal mondo avrà recato su. Verranno a stare dall'Unico; l'avrà portata integra, Dal serpente che agisce opprimendo saranno usciti i viventi.

Ezechiele 20,23 - Anche dell'Unico figli per la risurrezione verranno a essere i venuti in cui sarà quanto basta di potenza entrata. I viventi a casa vivranno con la Parola che del Potente aprì il volto quando fu ascendere. Verranno a vivergli in casa i popoli che avrà portato al Potente. Gli stranieri che recherà alla fine l'Unigenito li porterà integri. Dentro all'Unigenito nel corpo i saliti, li porterà tutti.

Ezechiele 20,24 - Saranno a vedere gli angeli i salvati dal Verbo che nel cuore saranno del Potente Unico. Si vedranno (a loro) simili portati nell'assemblea. Da corda il Crocifisso sarà stato. Le centinaia al foro che gli portarono si porteranno, Verranno dallo stare in esilio nel Crocifisso e tutti saranno nel trafitto che li porterà. Porterà i fratelli nel corpo; sarà a rivelarsi e al Potente che è il Padre li condurrà. Tutti i viventi del mondo saranno portati a vederlo. Saranno degli angeli nell'esistenza a entrare per vivervi.

Ezechiele 20,25 - E scorrerà nei viventi di "Io sono" in dono l'essenza. Sarà la potenza a entrare nei viventi della legge. Sarà la pienezza del bene a stare nei viventi portati a vivere illuminati dal Verbo. Per il (suo) amore saranno i viventi a rifiutare quella che era la vita portata dal bestiale.

Ezechiele 20,26 - Avrà condotto l'Unigenito nel cuore i viventi all'Unico. L'Unigenito avrà condotto alla fine a vivere dentro gli uomini. Tra gli angeli avrà portati innocenti gli abitanti del mondo che vedendolo dentro gli furono nel corpo. Tutti, il Verbo nel cuore, con i corpi nel corpo racchiuse i viventi. Al Potente in seno l'avrà inviati. Per il peccato dei viventi per il serpente che sui viventi agì per l'angelo (ribelle) alle origini con la risurrezione dei corpi sarà stato sbarrato, il peccare delle origini avrà bruciato nei corpo scontrandosi con la forza del Signore.

Ezechiele 20,27 - Nel cammino l'angelo (ribelle) s'insinuò nei corpi all'origine. Nei cuori fu a finire la rettitudine divina. Dentro l'angelo nell'uomo portò l'inizio dell'essere ribelle. Finita la divinità, furono nel mondo a vivere spenti. Dall'Unico per l'essere ribelle delle origini il giudizio ci sarà. Sarà la perversità del peccare sbarrata, colpito verrà. In cammino da impedimento il Verbo gli si porterà. L'Unigenito ne porterà alla fine l'esistenza. Al Padre porterà alla fine quali esseri retti i viventi a casa. I viventi innalzerà per vivere dentro l'esistenza in seno al Potente.

Ezechiele 20,28 - Portati al Padre saranno dall'Unigenito i viventi. La divinità rientrerà. Dall'Unigenito dal corpo scenderà. Dell'Unigenito risorgerà il corpo. L'energia della risurrezione che nell'Unigenito crocifisso starà d'aiuto gli sarà. La potenza totale al Crocifisso l'Unico riporterà. Il Crocifisso riuscirà potente nel mondo. Vivo si riporterà. Sarà col corpo l'Unigenito a portarsi dalla sposa camminando. A casa lo vedranno rigenerato. Per i viventi che la perversità in tutti dall'albero (del bene e del male) agì, dentro in croce si porterà per essere sacrificato, ma risorgerà in vita. Verrà dal colpito da dentro la vita. Fuori con l'acqua la porterà, sarà del Crocifisso l'energia che recherà la risurrezione. Dalla piaga si vedrà dal foro versata per le moltitudini l'energia della vita che porterà la forza che a risorgere sarà i viventi e brucerà l'essere ribelle che sta nascosto. L'angelo (ribelle) sarà dal chiuso a portarsi per vivere fuori dai viventi, ma sarà in un buco a stare ad ardere da un fuoco vivo che verrà inviato nel buco. Retti ne saranno a uscire i viventi.

Ezechiele 20,29 - Porterà l'Unigenito con la vita dal corpo la divinità che uscirà con l'acqua (dal suo costato) per i viventi del mondo. Uscirà da dentro con l'acqua nel mondo una donna dal corpo venuta. L'acqua uscita da dentro l'Unigenito sarà a salvare i viventi. Dai viventi che porterà da essere riversati con i corpi (in quell'acqua) i peccati usciranno. Dentro la vita entrerà eterna (quando) saranno portati a vivere fuori questi dal mondo.

Ezechiele 20,30 - Guizzerà della rettitudine l'energia dall'Unigenito. Con l'acqua dal corpo la divinità che sarà nel Crocifisso sarà il fuoco che nei corpi il maledetto spengerà. Aveva detto l'Unico che giudicato sarebbe stato. Il Signore nel mondo da solo con il corpo l'affliggerà. Dentro portato in croce sarà ad anelare che venisse con l'acqua l'energia dal cuore per i viventi. Dell'Unico sarebbe stata la vita portata ai fratelli i cui corpi sarebbero stati risorti. Una fune a scendere sarà nel mondo per i viventi. Verrà nei viventi a colpire l'angelo (ribelle) che vi sta a vivere.

Ezechiele 20,31 - Porterà la vergogna venuta con i morti per l'angelo (ribelle) a terminare come erano ad anelare gli abitanti del mondo. Per l'azione che agirà dentro ci sarà nei corpi dentro l'energia che c'era. La rettitudine nei viventi riabiterà. L'originario fuoco riverrà nei viventi. Invierà nei cuori la vita originaria che c'era nei viventi. Il Potente a tutti per camminare la potenza riporterà. Col Potente saranno così i viventi per l'eternità. Nel mondo un giorno si porterà "Io sono". L'Unico ricercherà nel cammino i viventi. Per abitazione sarà a scegliere Israele ove vivrà come unico figlio primogenito della madre. Il Signore sarà nel mondo a recare a uscire l'originaria vita. L'Unigenito nelle generazioni riaccenderà la potenza della rettitudine per vivere.

Ezechiele 20,32 - Un'asta l'aprirà (quando) innalzato per l'azione di un potente. Dal corpo porterà la nascosta rettitudine con l'acqua che fuori sarà a recare. Guizzerà dall'Unigenito in croce fuori. Sarà a uscire una donna, dal corpo verrà la madre dell'Unigenito, Maria. Con gli apostoli nel mondo sarà a uscire con la rettitudine tra i popoli, così li salverà. Del Verbo l'annuncio porterà ai confini del mondo. Per l'Unico un corpo - popolo - Chiesa alzerà. Porterà a tutti che il Potente avrà risorto il corpo di un crocifisso sul legno, porterà all'Unico figli.

Ezechiele 20,33 - Nelle assemblee saranno per l'Unico figli originati dalla madre dell'Unigenito che aiutata dagli apostoli sarà. Sarà una calamità a iniziare per la madre al serpente che inizierà dentro ad essere impedito, stretto, colpito. Un rovesciamento nel mondo gli porterà. Dentro stranieri si porteranno a sentire gli apostoli. Amore a recare sarà nel mondo e da dentro le assemblee viventi usciranno illuminati. Del Verbo recherà la rettitudine nel mondo. Dell'Unico la parola recherà e affliggerà il serpente con l'esistenza di retti viventi.

Ezechiele 20,34 - E nel mondo si riporterà, riscenderà l'Unigenito per la fine, l'aneleranno i viventi, con gli angeli rientrerà. I popoli porterà in grembo, saliranno sul Crocifisso. Sarà l'origine dell'oppressione dei viventi che vive per l'angelo (ribelle) entrato in terra a portargli la fine. L'Unigenito risorgerà i corpi. Per l'energia dal Verbo recata (l'angelo) scenderà da tutti i viventi ove dentro viveva. Dentro sarà stato battuto dalla forza entrata e dentro colpito dai corpi si porterà alla vista l'angelo (ribelle). Dai cuori l'avrà portato a essere fuori di casa. L'ira uscirà, il fuoco del Verbo che lo porterà a spegnere.

Ezechiele 20,35 - E dal mondo, dentro l'Unigenito tutti saranno a venire anelanti di divinità. I viventi gli s'insinueranno nel corpo. Dal mondo i popoli saranno da vivi portati tra gli angeli. I risorti nel Verbo nel cuore tutti saranno a venire. Così i salvati vivranno faccia a faccia (con Dio).

Ezechiele 20,36 - Così la donna tra canti con i risorti nel Verbo nel cuore con tutti (i suoi figli) verrà al Padre condotta. Del Crocifisso era la retta madre che da dentro con l'acqua per aiutarlo aveva creato. Un corpo avrà alzato di viventi. Su nel corpo da cui fu dalla piaga inviata la donna del Verbo nel cuore riverrà con i retti viventi che da angeli dell'Unico vivranno. Dall'Unigenito giudicati saranno stati (quindi) saranno dal mondo portati fuori.

Ezechiele 20,37 - E dal mondo passeranno con il corpo del Crocifisso a essere nell'Unico. Alla fine retti, dai morti strappati via, usciti dallo stare in esilio, per amore portati dal mondo a casa dell'Unico, tutti a saranno. Vi verranno così i viventi ad abitare per il vincolo d'alleanza.

Ezechiele 20,38 - E dentro al corpo i portati dal Crocifisso saranno dalla piaga da cui l'acqua uscì. L'essere ribelle sbarrato sarà stato per l'acqua portata a uscire dal Verbo (quando in) Gesù sarà stato tra i viventi ad abitare; sarà stato a vivere in terra. La prima volta che si portò giù a stare l'Unigenito avrà desiderato dalla croce con la vita portare la divinità all'uomo. Crocifisso sarà stato in Israele dai potenti nemici che porteranno all'Unigenito l'asta con forte mano che agendo sul crocifisso a piagarlo sarà. Dall'Unigenito l'energia che c'era fu fuori portata dall'apertura.

Ezechiele 20,39 - E verranno i viventi a casa dove stava il crocifisso che in Israele sarà stato spento, quel primogenito di madre che videro giudicato essendosi (detto) IHWH-uomo. A rivelare avrà portato il Potente. Si sarà portato in cammino a condursi da servo, ma l'avranno portato i fratelli, vedendone la vita, ad annullare. La rettitudine per salvarli dal seno fu con l'acqua della divina essenza a recare. Venne alla luce un'acqua santa che sarà il rifiuto del crocifisso trafitto al peccare. S'insinuerà negli uomini l'energia. Porterà tutti a essere retti i viventi e a casa in cammino li accompagnerà dal Potente, essendo retti, i viventi.

Ezechiele 20,40 - Così saranno ad abitare, rigenerati, con il Santo. Saranno dentro ad entrarvi per l'uscita del verme che nei corpi si portò dei viventi. Lo sarà (questa uscita) con la risurrezione dei corpi per la divina energia. La prima vita del Signore che c'era, sarà a rientrare. Avrà recato la perversità a bruciare. Nei viventi spazzerà solo l'angelo (ribelle) che c'era. Cosi, nel cuore sarà in tutti a ristare la rettitudine divina. La sposa dentro l'Unigenito dal corpo scesa con i risorti viventi nell'Unigenito nel corpo salirà. A vivere porterà il risorto i viventi all'Unico. Le generazioni portate a risorgere verranno tutte con i corpi riportate dai morti. Sarà stato per quel retto vivente in cui si portò l'Unigenito, il Crocifisso, il cui corpo per primo risorse, che avrà portato a tutti il salvare. Dall'Unigenito portato in croce ci sarà stata la rettitudine con la vita da dentro per tutti; santi saranno così i viventi.

Ezechiele 20,41 - Dentro i corpi ci risarà la grazia. Chiuse le tombe dalla terra usciranno. Per l'origine dell'oppressione dei viventi da dentro uscita, portati su saranno all'Unico per starvi. Rivenuta la rettitudine, i viventi vivranno da angeli. I popoli portatisi a riversare nel grembo su col Crocifisso saranno a venire. Retti i viventi usciranno dalla terra portati dal Crocifisso tra i beati. (Quali) angeli del Verbo saliranno tutti i viventi dentro a vivere avendo (loro) recata l'energia della santità. Dal Crocifisso sarà stata da dentro la rettitudine della vita a guizzare; una sorgente ne sarà ad uscire per i popoli pagani.

Ezechiele 20,42 - Portati saranno alla conoscenza. Tutti i viventi a incontrare saranno sulla nube con gli angeli (ove) sta IHWH. In casa gli entreranno ad abitare. Saranno dai guai venuti cosi ai viventi dall'Unico. Per il sangue dal Crocifisso ci sarà stata la risurrezione dei corpi. Per la divinità il maledetto all'origine nei corpi sceso l'Unico avrà bruciato nei corpi. Per l'angelo (ribelle) la distruzione finale ci sarà. Verrà a essere battuto colui che fu serpente dal Crocifisso. Finitolo, l'Unigenito porterà la fine del mondo. Al Potente Padre porterà il Crocifisso a stare i retti viventi.

Ezechiele 20,43 - E questo agnello crocifisso avrà salvato i viventi. Verrà in aiuto nel corpo, sarà la rettitudine ai viventi a recare, porterà tutti in alto a stare dal Potente e tutti saranno così i viventi beati. Con l'energia nei cuori la vita originaria integra dentro i viventi riporterà. L'innocenza nel cuore in tutti i viventi riabiterà. Nelle persone essendo la rettitudine di vita dentro tutti, il male si porterà alla fine dell'esistenza. Così i viventi la felicità rivedranno; dono del Crocifisso ai viventi.

Ezechiele 20,44 - A portarsi sarà in aiuto nel tempo dai viventi; così sarà "Io sono", il Signore, dentro ad agire. Per i simili, in croce sarà a venire. La rettitudine ai viventi guizzerà dal seno. Il soffio sarà del Potente Unigenito della rettitudine per via. Saranno così ii viventi a uscire dal male. Saranno i viventi portati retti. Dall'Altissimo li accompagnerà, li condurrà tutti a stare. L'anelata energia della risurrezione dalle tombe alla fine porterà. Da arca sarà il Crocifisso; sarà la luce per vedere il Potente. Invierà all'Unico i viventi che prima giudicati saranno. (Quindi) saranno dal mondo portati a uscire.

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