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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
ODIO E AMORE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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ODI ET AMO »

CUORE INQUINATO
A questo punto è necessario fare un passo avanti e comprendere che comunque nell'uomo si agitano questioni che lo superano come concetti assoluti, amore, giustizia e verità che l'attirano, fino a fargli pensare all'esistenza di un Essere Assoluto che ha voluto il vivere dell'uomo.
Questo Essere, definito come Dio, s'inserisce tra il nostro tendere al nulla e il nulla stesso e lo redime dal vuoto assoluto cui l'uomo tenderebbe per la propria insita natura che l'associa al mondo animale.

Quanto detto prima, pur se accennato in modo succinto, fa comprendere come nell'essere umano si agitano comunque principi tra loro in contrasto, sintomi di un avvenuto inquinamento.
Ci sono, infatti, in lui pulsioni incontenibili quali il desiderio di amare, a immagine e somiglianza del proprio Creatore, assieme all'egoismo causato dell'inganno atavico di dover avere per essere, frutto dell'essere caduto per inganno in un ferale equivoco.
Queste opposte o comunque discordanti pulsioni e tendenze manifestano in modo chiaro che la natura umana ha un grave limite che l'uomo vuole dimenticare, ma che invece è profondamente connaturato col proprio essere.

Tutte le questioni umane, peraltro, risentono di questo limite che, di fatto, è quello che è la realtà della morte fisica di cui in genere l'uomo non ha piacere di parlare, ma che purtroppo, lo voglia ricordare o no, fa da sfondo a tutto il suo agire e può presentarsi in ogni momento senza che vi sia assicurazioni di sorta che consentano di evitarla.
Gli uomini, purtroppo, sono tutti nella tragica situazione di vivere di libertà condizionate per il motivo che "un corpo corruttibile appesantisce l'anima e la tenda d'argilla grava la mente dai molti pensieri" (Sapienza 9,15).

La stragrande parte dei rapporti umani, ne consegue, che non sono spontanei, ma condizionati da tale stato di fatto.
La sorte inevitabile di ciascun vivente, la morte che è l'episodio finale della vita in questa terra, non è però detto lo sia per l'individuo tutto intero, che oltre a carne è anche spirito.
Esistendo Dio, il nostro uomo nuovo interiore spirituale che va crescendo nella nostra esistenza, ben conosciuto da Dio stesso è certamente in Lui conservato, lo dico come esempio utile a far capire.
Sarebbe alla stregua di un centro operativo che raccoglie tutti i "software" degli uomini e che può riattivare a proprio piacimento quando si rompe "hardware" che poi risusciterà in qualche modo perché viva nella sua interezza per sempre.
Il pensiero biblico, infatti, è che la situazione della morte fisica non è la parola definitiva sull'esistenza voluta per l'uomo da parte del padre e dalla madre dell'uomo stesso, cioè da parte di quell'Essere Assoluto, il Dio che l'ha creato.

Secondo la Bibbia pare doversi convenire che quello della morte è piuttosto uno stato momentaneo dell'esistenza ideato dal Creatore quale riparo per porre un limite alla trasgressione e alla negazione della vita senza di Lui.
La morte, insomma, è l'unica vera apertura per una vita eterna.
Questa vita, di fatto, come trapela dal "midrash" o parabola di studio e ricerca teologica che si evince dai Sacri Testi della Tenak e della Bibbia che ebraismo e cristianesimo considerano ispirati dal comune unico Dio, fu rifiutata della prima coppia umana di un uomo e di una donna da cui tutti discenderebbero, il famoso Adamo.
Quella 1a coppia, libera di scegliere, ma tentata dall'orgoglio, scelse d'agire come se Dio non esistesse e come se lei fosse proprio il Dio di se stessa.

Da parte di Dio Unico, che nonostante tutto, avendoli creati li amava, ideò uno strattagemma.
Il modo per evitar loro la non esistenza eterna fu di fissare una sorte provvisoria, la morte fisica, che fungesse da sicuro sbarramento al germe del peccare con la tentazione accettata inoculato nell'uomo dal biblico serpente di Genesi 3, di cui poi parleremo.
Tra l'Essere perfetto e l'uomo, infatti, per la scelta di allora dell'uomo s'è interposto un profondo abisso irreversibile per l'uomo stesso, valle che solo Dio può superare e colmare.
Ecco che un uomo per arrivare a Dio dovrebbe riempire quel vallo del peccato il che gli è impossibile e, allora, è necessario sia il perdono pieno del Signore, sia la distruzione totale del germe del male nell'uomo che soltanto la morte fisica è in grado di produrre.

Solo un morto, risorto dai morti, in cui è stato bruciato il germe del male o in cui il male non fosse mai esistito, potrebbe essere in grado di tornare a Dio.
Essendo tutti figli di Adamo, nati con la tara delle origini, un fatto del genere non sarebbe possibile, ma, secondo il credo cristiano ciò, come primizia, è avvenuto ad un figlio dell'uomo, ma anche "Figlio" di Dio a opera dello Spirito Santo, Gesù di Nazaret, che ha gettato un ponte su quell'abisso e ha aperto una strada per il ritorno a Lui attraverso la via inaugurata con la sua morte in croce per i peccati degli uomini e i suoi meriti accettati da Dio stesso con la prova della risurrezione avvenuta.

La risposta al Salmo 24,3s che si domanda: "Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? Chi ha mani innocenti e cuore puro...", ha così avuto risposta.

Solo, infatti, chi ha un cuore puro, ossia senza mescolanza con sostanze o essenze estranee, può avere accesso presso la perfezione.
Tale accesso non lo può avere certamente chi ha in sé, come impresso nel DNA il bene e il male, perché il male è il contrario di Dio.
San Gregorio Nazanzieno (329-390), dottore e padre della Chiesa, ci ha lasciato un prezioso discorso sul meraviglioso cambio di natura che Dio ha preparato per l'uomo:

"Il Verbo stesso di Dio, colui che è prima del tempo, l'invisibile, l'incomprensibile, colui che è al di fuori della materia, il Principio che ha origine dal Principio, la Luce che nasce dalla Luce, la fonte della vita e della immortalità, l'espressione dell'archetipo divino, il sigillo che non conosce mutamenti, l'immagine invariata e autentica di Dio, colui che è termine del Padre e sua Parola, viene in aiuto alla sua propria immagine e si fa uomo per amore dell'uomo. Assume un corpo per salvare il corpo e per amore della mia anima accetta di unirsi a un'anima dotata di umana intelligenza. Così purifica colui al quale si è fatto simile. Ecco perché è divenuto uomo in tutto come noi, tranne che nel peccato. Fu concepito dalla Vergine, già santificata dallo Spirito Santo nell'anima e nel corpo per l'onore del suo Figlio e la gloria della verginità. Dio, in un certo senso, assumendo l'umanità, la completò quando riunì nella sua persona due realtà distanti fra loro, cioè la natura umana e la natura divina. Questa conferì la divinità e quella la ricevette. Colui che dà ad altri la ricchezza si fa povero. Chiede in elemosina la mia natura umana perché io diventi ricco della sua natura divina. E colui che è la totalità, si spoglia di sé fino all'annullamento. Si priva, infatti, anche se per breve tempo, della sua gloria, perché io partecipi della sua pienezza. Oh sovrabbondante ricchezza della divina bontà! Ma che cosa significa per noi questo grande mistero? Ecco: io ho ricevuto l'immagine di Dio, ma non l'ho saputa conservare intatta. Allora egli assume la mia condizione umana per salvare me, fatto a sua immagine e per dare a me, mortale, la sua immortalità. Era certo conveniente che la natura umana fosse santificata mediante la natura umana assunta da Dio. Così egli con la sua forza vinse la potenza demoniaca, ci ridonò la libertà e ci ricondusse alla casa paterna per la mediazione del Figlio suo."

Il male, quindi, è presentato come angelo ribelle nei confronti di Dio, ma è da Lui dominato e sarà ineluttabilmente distrutto alla fine della storia della salvezza quando l'uomo avrà definitivamente e liberamente scelto Dio.

Dice il libro di Giobbe nei riguardi di Dio rispetto al male: "Poi gli ho fissato un limite e gli ho messo chiavistello e porte e ho detto: Fin qui giungerai e non oltre e qui s'infrangerà l'orgoglio delle tue onde". (Giobbe 38,10s)

La libertà, il dono irrinunciabile che fu a base della creazione dell'uomo, del resto implicava una scelta e, allora, l'energia negativa è quella che Dio non vuole impiegare, per questo le sta bene la denominazione di "ribelle".

L'energia del contrario di Dio - la non esistenza o addirittura il male - fu ed è ancora oggi una possibilità di scelta che Dio ha lasciato come possibile per ciascun uomo.
Dio, infatti, intende fargli esercitare il dono della libertà, in quanto, pur se creatura lo prepara con amore a evolvere di natura per ad adire ad essere come Lui stesso, in definitiva, alla santità secondo la Sua volontà: "Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo" (Levitico 19,2), ma vuole che l'uomo la scelga volontariamente.
Del resto se si parla di un'evoluzione - creazione si parte da un istinto per passare a una natura nuova, quindi, si parte da un peccato d'origine come costata Dio in:

  • Genesi 8,21 - "...l'istinto del cuore umano è incline al male fin dalla adolescenza".
  • 1Re 8,46 - "non c'è uomo che non pecchi";
  • Ecclesiaste 7,20 - "non c'è, infatti, alcun uomo giusto sulla terra, che faccia il bene e non pecchi".
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