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SACERDOTE PER SEMPRE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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IL SACERDOTE »

IL "SACRO"
Gli uomini di ogni tempo si sono interessati del loro ambiente per la grande influenza sulla loro vita e hanno avuto conoscenze assai diverse del mondo, dell'universo e delle leggi che li regolano.
Una qual certa differente presa di coscienza e conoscenza, peraltro, è certamente dipesa dalle diverse deduzioni conseguite con gli strumenti di percezione, per quanto ne sappiamo cambiati ed evoluitisi nel tempo, di come si manifestano i vari fenomeni e d'indagine delle grandi e piccole dimensioni del cosmo e della materia e di ricezione dei segnali visivi e di altro tipo che provengono dal cosmo.
L'attuale percezione documentata, quindi storica, sulla vita umana e dei popoli si ferma però a un periodo temporale assai ridotto che si e no arriva a 6.000 anni indietro e non si sa dei vari livelli di eventuali conoscenze avanzate di altre civiltà se fossero mai esistite, visti i 2.000.000 di anni che la scienza ci propone per l'apparizione, avvenuta sembra in Africa, del primo "homo erectus" sulla terra.
Mentre l'umanità con la ricerca scientifica e le tecnologie ha conseguito vantaggi sensibili e innegabili nel progresso per tante cause diverse e contingenti, si è ridotto il tempo vissuto con gli altri fuori del lavoro e dedito alla socializzazione o a meditare sul senso del proprio vivere nel mondo o alla ricerca in campi di non immediata applicazione o infine a rapportarsi con gli altri ascoltandone le esperienze e i racconti.
Pare che con i comportamenti odierni si stia perdendo una dimensione che era essenziale nell'uomo, quella del "numinoso", termine atto a indicare esperienze e sensazioni che avevano gli antichi più dei moderni, di una presenza invisibile, maestosa, potente, misteriosa, che ispira terrore, ma che attira.
Rispetto alla dimensione religiosa, come vissuta anche solo un secolo fa, si sta ampliando la dimensione definita "laica-profana" dalle religioni di questo mondo e il tentativo globalizzato di eliminare ogni tempio e ogni dio.
Da molti, oggi, infatti, religione, templi e spiritualità, sono valutate idee extrarazionali come se l'uomo, avendo saputo qualcosa di più nel campo fisico, sappia ormai tutto di tutto e non ci sia nulla d'importante per lui da scoprire nel campo spirituale, sempre più relegato a tendere al nulla.
Il termine "numinoso", coniato dal teologo tedesco Rudolf Otto (1869-1937) nel testo "Das Heilige", ossia "Il Sacro" (1917) ora a base della filosofia psicologia e sociologia delle religioni, viene dal latino "numen - numǐnis", "nume", da "nuo" che per "annuisco, faccio cenno - "nutus" - col - del capo", come ordine di comando da parte di chi comanda il tutto, quindi, al massimo livello, ove si ponevano gli dei.
Otto sostiene che l'esperienza - sensazione del "numinoso" è elemento essenziale del "sacro", sorgente di ogni atteggiamento religioso dell'umanità, che si manifesta terrificante e irrazionale, "mysterium tremendum et fascinans", e con aspetti magici ove pare realizzarsi la pienezza dell'essere.

Il termine "sacro" deriva tramite il latino arcaico "sakros" dal radicale indoeuropeo "sak" per qualcosa cui è stata conferita validità da cui il verbo latino di "sancire" e il participio passato "sanctus" rendere sancito, rendere santo, quindi, rendere sacro. (La parola "sakros" è stata trovata sulla "lapis niger in Comitio", 557-550 a.C., nel foro romano a poca distanza dalla Curia Iulia ove si ritiene vi sia la tomba di Romolo.)
Lo svedese Nathan Sooderblom (1866-1931) storico delle religioni in "The Nature of Revelation" (1931) associa il termine di "sacro" con quello di "religione" e sostiene: "Sacro è la parola fondamentale in campo religioso; è ancora più importante della nozione di Dio. Una religione può realmente esistere senza una concezione precisa della divinità, ma non esiste alcuna religione reale senza la distinzione tra sacro e profano".

Il cristianesimo però non è una religione in senso stretto, ma una rivelazione, onde tramite i sacramenti d'iniziazionesi far parte del corpo di Cristo e si entra, una volta per tutte, nel Santo e nel Sacro.
È da ricordare, infatti, che "profano" viene dal latino "pro-fanum" ossia "davanti al tempio", vale a dire quanto sta la ove possono adire tutti anche i non iniziati, da cui l'estensione a "contrario al rispetto delle cose sacre", quindi, anche empio e scellerato, avvicinato anche al concetto di "tabù".

Il rumeno Mircea Eliade (1907-1986), storico delle religioni in "Le Sacré et le profane" (1956), sul "sacro" suggerisce il termine "ierofania" dal greco "hierós", "sacro", e "phainein", "mostrare", inteso come "il sacro si mostra" e sostiene che le religioni più che un "credere in una divinità", sono una "esperienza del sacro".

L'uomo che vive che l'esperienza del "sacro" è da lui chiamato "homo religiosus", onde in "Storia delle credenze e delle idee religiose" sostiene che: Ai livelli più arcaici di cultura vivere da essere umano è in sé e per sé un atto religioso, poiché l'alimentazione, la vita sessuale e il lavoro hanno valore sacrale. In altre parole, essere - o piuttosto divenire - un uomo significa essere "religioso".

Ecco che anche secondo tale scrittore il sacro nelle culture antiche era molto più diffuso di quanto si può oggi pensare.
I "mana", infatti, termine polinesiano come il "tabù", è per le culture primitive, alcune ancora esistenti, "forza che viene da dentro" sovrannaturale o spirituale o simbolica comunque vitale che sarebbe insita nella presenza corporea di un essere animato o inanimato.
L'uomo qualsiasi, il non iniziato, è "profano" rispetto alle cose sacre e per avvicinarvisi ha necessità di un'iniziazione e di un tramite, insomma, di ponti; ecco gli sciamani, i santoni e i sacerdoti. (In ambito romano alcuni detti anche pontefici fatti risalire successore di Romolo, il re Numa Pompilio.)

L'evocazione della forza latente delle cose, essenza delle pratiche sciamaniche e del guaritore saggio con attività magico-religiosa sono ancora capacità asserite in alcune religioni e conferite a sacerdoti che "viaggiano" nel mondo degli spiriti che a loro dire sarebbero in grado di utilizzare i loro poteri in "trance", uno speciale stato psicofisiologico in genere con fenomeni d'insensibilità agli stimoli esterni, perdita o attenuazione della coscienza e dissociazione psichica, stato spontaneo o indotto mediante ipnosi o con droghe.

Per Marcel Mauss (1872-1950) e Henri Hubert (1872-1927), in "Essai sur la nature et la fonction du sacrifice" (1897), nelle varie religioni il "sacro" si manifesta in genere nel "sacrificio", dal latino "sacrificium", ossia "sacer - facere", "rendere sacro", che tramite la vittima consente ai "sacerdoti" esecutori di passare dal piano del "profano" al piano del "sacro".
Il sacerdote, dal latino "sacerdotem", offre al dio le cose sacre, onde in senso trasversale nelle varie religioni le offerte dei fedeli, tramite quelli, vengono passate al dio, ma ovviamente il Dio creatore di tutto non ne ha bisogno.
L'avevano ben compreso i profeti biblici come Isaia che in 1,7, riporta questo commento del Signore "Che m'importa dei vostri sacrifici senza numero?"
E nel libro dei Salmi si profila la profezia di un personaggio nuovo, il Messia, che dice: "Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo. Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo." (Salmo 40,7-9)

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