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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
IL FRUTTO DELL'ALLEANZA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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PESCARE SU MANDATO DEL MESSIA
Tornando al racconto del diluvio universale, è evidente che quel "cataclisma" chiese di salire su una barca per essere salvati, segno della discesa dal cielo, da Dio amore, di un'acqua di grazia ove anche se si muore, è una morte da cui si può rinascere.
Secondo il racconto, ebbero a godere di quelle acque benefiche uomini scelti, Noè e la sua famiglia, 8 in tutto, numero della pienezza, foriera di una salvezza che verrà estesa nell'ottavo giorno, e coppie di animali; salirono sull'arca e furono salvati, meno che i pesci che non poterono salirvi e gli altri uomini simbolicamente affogati che rimasero in quelle acque sede di mostri marini, i biblici Leviatan e i Behamot, figura della schiavitù demoniaca in attesa della risurrezione finale.
Ora, "pesci, pescare, pesca, pescatore e rete - reti" sono termini che nella traduzione C.E.I. 1975 nel complesso si trovano con la seguente frequenza:

  • "pesce - pesci e pesciolini" 74 volte di cui 45 nell'Antico Testamento e 29 nel Nuovo Testamento;
  • "pescare", 2 volte, di cui 1 nell'Antico Testamento in Giobbe 40,25 e 1 nel Nuovo Testamento in Giovanni 21,3;
  • "pesca", 4 volte, 2 nell'Antico Testamento in Giobbe 40,30 e Amos 4,2 e 2 nel Nuovo Testamento in Luca 5,4.9;
  • "pescatore - pescatori" 10 volte di cui 3 nell'Antico Testamento, 1 in Isaia 19,8, 1 in Geremia 16,16 e 1 in Ezechiele 47,10 e 7 nel Nuovo Testamento Matteo 4,18-19 e 13,48; Marco 1,16-17 e Luca 5,2.10;
  • "rete - reti" per 48 volte, di cui 10 nel Nuovo Testamento.
Ritengo sia utile considerare come i termini principali sono definiti con le lettere ebraiche per cercare di entrare nei retro-pensieri che potevano nascere in chi viveva in quella cultura e capire come possono essere stati filtrati nella teologia dei Vangeli.

"Pesce" è "dag" , plurale "degim" e "degei" , inoltre "dagah" e "degat" è "pesce e pesci" in senso collettivo e "pescagione"; il radicale poi DGH sta per moltiplicarsi e proliferare.
Ora la lettera "dalet" è una mano aperta che suggerisce il dire "alt", può aiutare, può battere e ruotare come l'anta di una porta.
La "ghimel" indica un camminare, un percorrere, uno scorrere.
Ecco che per il "pesce" "dag" si propone il pensiero "si dibatte per camminare ", "batte (le pinne) per camminare " e, infine. "impedito a camminare " e questa idea pare avere a che vedere con l'allegoria dei Vangeli sugli uomini da pescare; sono quelli "impediti a camminare" con Dio, in quanto, schiavi del demonio.

Ecco che l'allegoria sul "pescare" si rivela con Giobbe 40,25 quando dice "Puoi tu pescare ("timashok" ) il Leviatan con l'amo...?", infatti, solo Dio può pescare il Leviatan, il mostro marino cui tutti i pesci del mare sono soggetti e schiavi.
Per "puoi tu pescare" è scritto "timashok" dal radicale di "tirare", appunto con l'amo, ma ecco per l'allegoria dei Vangeli si può leggere: "il Crocifisso (li) salva () con la rettitudine " e Gesù nei Vangeli rende gli apostoli pescatori di uomini, collaboratori per salvarli dal dominio del Leviatan, allegoria del male, e gli stessi salvati, saliti sull'arca del Messia, la barca di Pietro, possono divenire a loro volta "pescatori" di uomini.
Il "pesce", infatti, che vive nell'acqua, ricorda ai cristiani il Battesimo con cui hanno ricevuto la salvezza e al riguardo ricordo che in greco la parola "pesce", ossia Ictus, è l'acrostico , traslitterato, Iesùs CHristòs THeù HYiòs Sotèr, ossia "Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore".


In effetti, i battezzati, in modo sacramentale sono morti con Lui nel battesimo, ma rinascono uomini nuovi salvati dal demonio per iniziare un cammino con il Salvatore.
Nel più antico Battistero monumentale cristiano che si conosca, quello paleocristiano ottagonale del IV sec risalente al Costantino, si trovano dei chiusini in bronzo di cui unisco una fotografia con la scritta: Nos pisciculi christi sumus, ossia, "Siamo piccoli pesci di Cristo".


Nei giorni in cui sto scrivendo (ottobre 2016) sono andato per il giubileo della misericordia alla porta santa della Basilica di San Nilo a Grottaferrata (RM), abazia monastico basiliana fondata dai Santi Nilo e Bartolomeo nel 1004 ove sono rimasto colpito dal coevo fonte battesimale sito nel nartece di cui riporto due fotografie.


È costituito da un'urna cilindrica in marmo provvista di coperchio, che reca il bassorilievo di un mare popolato di pesci e due fanciulli seduti su una roccia che li pescano, mentre dall'alto di una colonna si tuffa un terzo nelle acque del battesimo, (che veniva fatto per immersione), e viene ripescato, ma non come pesce del mare schiavo del male, ma come altro Cristo, in quanto tutti i battezzati sono unti della Sua unzione, quella dello Spirito Santo.
È, peraltro, evidente con l'urna cineraria la simbologia tra battesimo e morte e la connessa idea cristiana di nascita alla vita eterna.
Sul coperchio vi sono figure di delfini simbolo del Salvatore Gesù Cristo, perché nell'immaginario antico si pensava che i delfini potessero salvare i naufraghi.

Al proposito alcune traduzioni della Bibbia, quali la Luzzi riveduta, propongono delle pelli di delfino per la copertura ultima esterna dell'Arca della Testimonianza (Vedi ad esempio Numeri 4,6) "poi porranno sull'arca una coperta di pelli di delfino, vi stenderanno sopra un panno tutto di stoffa violacea e vi metteranno al posto le stanghe" quando veniva portava dai Leviti fuori dalla Tenda del Convegno, mentre la C.E.I sposa l'idea che trattasi di pelli di tasso.

In ebraico il termine "o'rot techashim" che vi si trova in Numeri 4,6 tradotto con pelli di delfino o di tasso riguarda la pelle di "techash" che si trova ripetuto anche in Esodo 25,5; 26,14; 35,7.23; 36,19; 39,34 e in Numeri 4,8.10.11.12.14.25.

Di fatto è la pelle di un animale ignoto tanto che il Talmud lo riferisce ad animale mitologico estinto (Shabbat 28 a.b) mentre Rabbi Avraham ben Harambam sostiene era che un cuoio nero impermeabile da cui anche la traduzione con "violetto", senza precisare chi fosse l'eventuale animale d'origine, infatti, nella traduzione greca dei Settanta fu ritenuto che quel termine indicasse non un animale, ma il colore turchino.

Per l'orientalista tedesco Wilhelm Gesenius (XIX secolo) quella dei Settanta "era" una congettura e per lui "techash" indicava la foca o il tasso.
Le lettere di "techash" suggeriscono comunque che "completamente nascondeva la luce " e sotto l'aspetto cristologico ci parlano del Risorto "il Crocifisso dalle tombe risorto ".

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