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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
IL FRUTTO DELL'ALLEANZA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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SUL MATRIMONIO
Nelle traduzioni in italiano dell'Antico Testamento la parola "matrimonio" appare solo nel testo greco deuterocanonico di Tobia 6,13 e 7,14 e mai in quelli della Tenak in ebraico.
Il termine "matrimonio", infatti, viene dal diritto romano relativo a un negozio giuridico tra persone, parola composta che deriva dal latino "matrimonium", unione di due parole, "mater", madre, genitrice e "munus", compito, dovere.
Il "matrimonium", infatti, era un "compito della madre" mentre sull'altro piatto della bilancia c'era il "patrimonium" "compito del padre" di provvedere al sostentamento della famiglia e il corretto rispetto di tali compiti costituiva il vincolo matrimoniale.
Divenivano, quindi, "coniugi", da "coniugo" unire e da "iugum" giogo, per tirare assieme lo stesso carro della "familias", unione ove i figli nati erano legittimi.
L'unione di solito si sanciva in una festa nuziale o nozze, dal latino "nuptiae", derivato da "nubere" "prendere marito" da nube, in quanto, questa vela il cielo, e di nubile, cioè che si deve ancora velare, per la tradizione delle spose romane di coprirsi con un velo giallo durante la cerimonia.

In ebraico, invece, come vedremo, si parla di nozze, di sposo e di sposa, d'imparentarsi e di prendere moglie e di prendere marito.
L'unione tra un uomo e una donna, quando volontaria per entrambi, ossia se non c'è violenza o forzatura di qualsiasi genere, è un vero e proprio patto d'alleanza tra i due che si forniscono aiuto, affetto, protezione, cure e sostentamento.
È allora normale pensare che il frutto dell'unione, da questi in genere desiderato e atteso, sia un figlio, quindi, la prole che nel pensiero della Bibbia è un dono del cielo e non solo il mero risultato fisico di un accoppiamento.
Del resto Dio delega agli uomini, suoi alleati o che lo diventeranno, il carisma di educatori di persone che siano a sua immagine e somiglianza.
I figli, in effetti, sono una benedizione e un'eredità da parte del Signore come risulta dai seguenti versetti della Bibbia:

  • Genesi 1,27s - "E Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e Dio disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi."
  • Genesi 9,1 - "Dio benedisse Noè e i suoi figli e disse loro: Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra."
  • Salmo 127,3-5 - "Ecco, eredità del Signore sono i figli, è sua ricompensa il frutto del grembo. Come frecce in mano a un guerriero sono i figli avuti in giovinezza. Beato l'uomo che ne ha piena la faretra: non dovrà vergognarsi quando verrà alla porta a trattare con i propri nemici."
Quando però l'alleanza non è sancita solo dai due coniugi, ma in tre, vale a dire se al momento delle nozze della coppia umana formata da un maschio e da una femmina è invocata la partecipazione attiva del Signore stesso, in senso completo e non di solo invitato, tenuto conto che ministri sono gli sposi, si ha il matrimonio sotto la protezione e la cura del Signore che non opera solo da testimonio.
Un matrimonio del genere è considerato necessario dall'ebraismo per dotare il popolo di Dio di famiglie aderenti al Signore e il rito si svolge sotto un baldacchino nuziale "Kuppah", che simboleggia la protezione divina.
Eppure il matrimonio ebraico e le norme che lo regolano tratte dal combinato della Tenak e dalla tradizione, presentano varie falle maschiliste.

Il promesso sposo, lo sposo e il marito si dicono "chatan" , dal radicale usato per "imparentarsi"; "choten" e "chotoenoet" poi sono il suocero e la suocera, mentre le nozze sono dette "chatunnah" (Cantico dei Cantici 3,11).

In quel termine con la lettera c'è l'idea di stringere, ossia uno "stringere la prescelta - con energia ", vale a dire un aderire completamente simile al "dabaq" di cui ho detto in altro paragrafo.
La sposa, moglie, fidanzata invece è la "kallah" da , verbo per dire "completare", ossia è quella che completa.
Per "prendere moglie" si usa il radicale che fa trapelare un'idea errata di un corretto rapporto a due, perché oltre che a sposare quel verbo è usato anche quando si vuol significare "essere signore, essere padrone e possedere" quindi mettere un giogo che è "meu'llo" "sui viventi sopra si porta ": il marito è, allora, il "ba'l" che è la stessa parola usata per indicare un idolo e in particolare il dio Baal.

Gesù critica un unirsi del genere quando nel Vangelo di Luca (20,35) dice: "I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell'altro mondo e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito"; direi che non critica lo sposarsi, ma l'usare del marito o della moglie come oggetti di proprietà o addirittura di farne idolo.
Già nell'enunciazione delle Tavole in Esodo 20,17 e in Deuteronomio 5,21 c'è una scelta maschilista col rivolgersi solo agli uomini col dire di non desiderare la moglie dell'altro, come se la donna non fosse degna di ricevere i comandamenti.

Addirittura poi Esodo 20,17 prescrive: "Non desiderare la casa del tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo" e la moglie è enumerata tra le "proprietà" del prossimo.

Solo più tardi è rettificato in Deuteronomio 5,21 col dire: "Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Non desiderare la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue, né il suo asino, né alcuna delle cose che sono del tuo prossimo".

In definitiva nella prassi di quel matrimonio:
  • c'era un peso diverso dato ai due con evidente sfavore per il sesso debole e predominio dell'uomo sulla donna;
  • non erano escluse la bigamia e la poligamia;
  • la possibilità del ripudio era solo nelle mani del marito (Deuteronomio 24,1ss);
  • l'adulterio era diversamente valutato per i due, infatti, la donna è adultera se infedele al fidanzato o allo sposo, mentre l'uomo fidanzato o sposato è adultero solo se viola un altro fidanzamento o matrimonio (Levitico 20,10 e Deuteronomio 22,22ss), ma nulla dice di eventuali rapporti con altra donna libera.
Il matrimonio ebraico ha però subito nel corso dei secoli una maturazione e oggi le norme rabbiniche mitigano sempre più il divario tra uomo e donna.
C'è senz'altro del buono visto che il termine tradizionale in ebraico per descrivere il matrimonio è "Qiddushin" dal radicale QDS relativo alla santità che si consegue in un buon matrimonio (Pirke' di Rabbi Eliezer 12 Midrash Tehillim 59) in cui la presenza divina si stende sulla coppia che potrebbe vivere nel mondo della benedizione, della gioia, della felicità e della pace.
Quel matrimonio, pur senza costituire un sacramento, dall'ebraismo è considerato sacro ed eterno allo stesso titolo della "Berit", ossia dell'alleanza tra Dio e Israele, come si trova in Geremia 2,2; Ezechiele 16,6-8 e Osea 2,2-20 e l'alleanza, invita gli sposi rendere la loro casa un Tempio, luogo di serenità e di scambio privilegiato ove i figli possano avere amore e venire introdotti alla progressiva conoscenza del Signore che continuerà per tutta l'esistenza.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica depositaria e annunciatrice delle rivelazioni ricevute della Nuova Alleanza ha elevato l'alleanza del matrimonio a dignità di sacramento in cui il Signore, invocato ad avere parte attiva, l'assume a sé, infatti dice il Catechismo:

1660 - L'alleanza matrimoniale, mediante la quale un uomo e una donna costituiscono fra loro un'intima comunione di vita e di amore, è stata fondata e dotata di sue proprie leggi dal Creatore. Per sua natura è ordinata al bene dei coniugi così come alla generazione e all'educazione della prole. Tra battezzati essa è stata elevata da Cristo Signore alla dignità di sacramento.

1661 - Il sacramento del Matrimonio è segno dell'unione di Cristo e della Chiesa. Esso dona agli sposi la grazia di amarsi con l'amore con cui Cristo ha amato la sua Chiesa; la grazia del sacramento perfeziona così l'amore umano dei coniugi, consolida la loro unità indissolubile e li santifica nel cammino della vita eterna.

Fa poi una considerazione importante sul matrimonio nel disegno di Dio.

1602 - La Sacra Scrittura si apre con la creazione dell'uomo e della donna ad immagine e somiglianza di Dio e si chiude con la visione delle "nozze dell'Agnello" (Apocalisse 19,9). Da un capo all'altro la Scrittura parla del Matrimonio e del suo mistero, della sua istituzione e del senso che Dio gli ha dato, della sua origine e del suo fine, delle sue diverse realizzazioni lungo tutta la storia della salvezza, delle sue difficoltà derivate dal peccato e del suo rinnovamento "nel Signore" (1Corinzi 7,39), nella Nuova Alleanza di Cristo e della Chiesa. La coppia, davanti al ministro della Chiesa e davanti alla comunità, esprime la decisione di unirsi in Matrimonio per ricevere il sigillo dello Spirito Santo, sorgente dell'amore fedele e inesauribile.

È Cristo che rende la coppia degli sposi partecipi dello stesso amore con cui egli ha amato la sua Chiesa, fino a dare se stesso per lei.
Avviene come in Genesi 2,23 per cui, di fatto, ci fu un'alleanza a tre, quando ad opera del Signore, la donna uscì dal costato dell'uomo, per cui ci fu una divisione netta nella carne (in ebraico un CRT ), un'alleanza intima nella coppia, per cui dalla coppia maschio-femmina si passò a un uomo-marito "'ish" e a una donna-moglie "'isha" e il Signore, di fatto, fu lo sposo della prima coppia, in quanto certamente li ebbe a cementare con lo Spirito Santo che li divise, passando in mezzo a loro.
I figli di quella prima coppia, però, nacquero tutti dopo il peccato, quando, nella libertà che era stata data, rifiutato l'amore del Signore, lo Spirito Santo se n'era andato, ossia non erano più aderenti all'alleanza che era stata rotta ed erano sotto l'influenza di uno spirito estraneo portato dal biblico serpente che li aveva resi adulteri rispetto al legame col Signore stesso.
Tutta l'umanità da loro discesa così è come nata in una relazione adultera, incestuosa e non ha le caratteristiche che desiderava il Creatore.

Dopo il peccato di Genesi 3 e l'uccisione di Abele di Genesi 4, in 5,1-3 è detto: "Dio creò l'uomo (Adam), lo fece a somiglianza di Dio" poi "Adamo... generò a sua immagine, a sua somiglianza, un figlio e lo chiamò Set" e l'immagine e somiglianza con Dio, non ricordata, è come cancellata dal peccato che non fa parte di Dio.

Di fatto, per questa prima alleanza non rispettata tra uomo - donna e il Signore, i figli nati dalla coppia sono tutti dei "mamzerim" , plurale di "mamzer" , ossia "un vivente che vive da estraneo ", che nell'ebraismo è il figlio di una donna sposata che vive con un altro uomo generalmente "straniero", un figlio non correttamente generato, ma da un seme estraneo.

Nel caso dell'alleanza della prima coppia uomo - donna e Dio, i figli dopo l'allontanamento del peccato sono come figli di una coppia straniera, pur se provengono correttamente, secondo la carne, della coppia stessa; insomma sono figli bastardi per l'alleanza e non per la coppia.
Se fossero bastardi anche per la coppia di ebrei circoncisi, non potrebbero far parte della congregazione, "qahal" , del Signore, come del resto precisa Deuteronomio 23,3: "Il bastardo ("mamzer" ) non entrerà nella comunità del Signore; nessuno dei suoi, neppure alla decima generazione, entrerà nella comunità del Signore."

In effetti, il radicale ZRH porta al verbo "ventilare, sparpagliare, disseminare" onde ad esempio i "mazarim" sono gli uragani causati dai venti del nord in Giobbe 37,9 e "mizret" è il ventilabro e "mazmerot" è roncola o falce.

Il ventilabro e ricordato nei Vangeli da parte di Giovanni Battista che ai convenuti per il battesimo diceva che in pratica erano dei "mamzer" se non si convertivano, infatti: "Io vi battezzo con acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più potente di me e io non son degno neanche di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile." (Matteo 3,11s; Luca 3,16s)

Nel primo matrimonio, la coppia umana che aveva fatto alleanza con Lui, era di fatto sposa del Signore, quindi, in linea di principio tutti i figli, per quell'alleanza sono bastardi, perché generati quando per scelta sigillata dal peccato la coppia s'era divisa dal Signore e non sono anche Suoi figli, ma solo creature di Dio.
Nell'età messianica, però, secondo la tradizione ebraica, i "mamzerim" saranno purificati. ("mamzer" in Dizionario di usi e leggende ebraiche di Alan Unterman-Laterza 1994)

C'è un interessante versetto in Qoelet 4,9-11 che parla di una coppia, ma poi fa il parallelo con una corda a tre capi e non con soli due, in cui pare proprio reso esplicito sinteticamente quanto stavo dicendo: "Meglio essere in due che uno solo, perché otterranno migliore compenso per la loro fatica. Infatti, se cadono, l'uno rialza l'altro. Guai invece a chi è solo: se cade, non ha nessuno che lo rialzi. Inoltre, se si dorme in due, si sta caldi; ma uno solo come fa a riscaldarsi? Se uno è aggredito, in due possono resistere: una corda a tre capi non si rompe tanto presto."

In definitiva il modello cui i coniugi cristiani devono tenere rivolto lo sguardo è l'unione tra Cristo e la Chiesa, e non quello della prima coppia Adamo da cui uscì Eva madre di tutti i viventi... peccatori.
Il commento di San Paolo nella lettera agli Efesini 5,31-32 al versetto costitutivo di quell'alleanza del matrimonio della prima coppia fu: "Per questo l'uomo lascerà padre e madre e (DBQ) à a sua moglie, e i due saranno una carne sola. Questo mistero è grande: io lo riferisco a Cristo e alla Chiesa".

Quel matrimonio perfetto è profezia di quello di Cristo con la Chiesa che effonde carismi agli sposi nel sacramento.
Dice Gesù: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". (Matteo 11,28-30)

È la proposta di aderire alla sua alleanza, di prendere il suo giogo, ossia di sposarsi con Lui affinché divenga lo sposo della vita di ciascuno e della coppia.
Il suo giogo certamente è il suo braccio di protezione, quello che ricorda il Cantico dei Cantici 2,6, "La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi abbraccia."

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