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DECRIPTAZIONE BIBBIA...
IL FRUTTO DELL'ALLEANZA
di Alessandro Conti Puorger
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PESCARE SU MANDATO DEL MESSIA »
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SUL MATRIMONIO »
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IL FRUTTO DEL MATRIMONIO
La Bibbia presenta anche figli che non potrebbero nascerebbero secondo le leggi fisiche che conosciamo; al riguardo basta pensare a Isacco, nato da madre sterile in età molto avanzata, e a Gesù, nato da una vergine che non ha conosciuto uomo.
Sarai, infatti, aveva 10 anni meno del marito Abram che la sposò quando erano nella città di Ur, ma Sarai a 75 anni visto che era sterile, come si usava, dette la schiava Agar al marito perché partorisse per lei un figlio, cui fu messo il nome di Ismaele.
Quando Abram aveva 99 anni e Sarai 89 Dio si ripresentò, rinnovò l'alleanza con lui, gli cambiò il nome da Abram in Abramo e alla moglie da Sarai in Sara e gli promise un figlio proprio da lei e la Bibbia annota: "Allora Abramo si prostrò con la faccia a terra e rise e pensò: A uno di cento anni può nascere un figlio? E Sara all'età di 90 anni potrà partorire?" (Genesi 17,17)
Ecco che San Paolo prende spunto da questi eventi e pone in evidenza la differenza sostanziale delle Alleanza del Sinai e la Nuova Alleanza e lo fa nella lettera ai Galati scritta tra il 54 e il 57 d.C. per controbattere una predicazione fatta ai Galati (Turchia centrale) da ebrei cristiani che avevano convinto alcuni che la salvezza richiedeva il rispetto della Legge di Mosè e la circoncisione.
Paolo condanna questa posizione e proclama la salvezza per mezzo della fede in Cristo Gesù e della Nuova Alleanza da lui sancita in particolare con gli argomenti:
"Abramo ebbe due figli, uno dalla schiava e uno dalla donna libera. Ma il figlio della schiava è nato secondo la carne; il figlio della donna libera, in virtù della promessa. Ora, queste cose sono dette per allegoria: le due donne, infatti, rappresentano le due alleanze. Una, quella del monte Sinai, che genera nella schiavitù, è rappresentata da Agar - il Sinai è un monte dell'Arabia -; essa corrisponde alla Gerusalemme attuale, che di fatto è schiava insieme ai suoi figli. Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la madre di tutti noi. Sta scritto infatti: Rallegrati, sterile, tu che non partorisci, grida di gioia, tu che non conosci i dolori del parto, perché molti sono i figli dell'abbandonata, più di quelli della donna che ha marito. (Isaia 54,1) E voi, fratelli, siete figli della promessa, alla maniera di Isacco. Ma come allora colui che era nato secondo la carne perseguitava quello nato secondo lo spirito, così accade anche ora. Però, che cosa dice la Scrittura? Manda via la schiava e suo figlio, perché il figlio della schiava non avrà eredità col figlio della donna libera. Così, fratelli, noi non siamo figli di una schiava, ma della donna libera." (Galati 4,22-31)
Isacco è figura di Gesù, Figlio dell'uomo e Figlio di Dio.
Nel matrimonio cristiano, come si evince dal Catechismo della Chiesa Cattolica (Vedi: 1660 e 1661 riportati nel precedente paragrafo) il frutto atteso è rendere perfetto l'amore dei coniugi che diviene palese e visibile nei figli, quando vengono, che dovrebbero crescere ed essere educati sotto l'egida del loro amore mantenuto acceso per l'adesione a Cristo che rende il matrimonio come un roveto che se pur infuocato non si consuma.
A questo punto, alla luce di quanto esposto è ora lecito domandarsi nel "matrimonio" desiderato da Dio con l'umanità quale sarebbe il frutto atteso?
La risposta è l'amore e questo si fa carne nella prole.
Il Cristiano sa che "Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato." (Giovanni 1,18) e il Figlio è colui che è il Verbo, di cui lo stesso Vangelo dice: "In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio" (Giovanni 1,1); Lui è il volto di Dio per noi.
Ora, la 17a lettera dell'alfabeto ebraico, la
si chiama "peh" come "bocca" che si scrive
e l'icona della lettera proprio come tale appare in quanto vi s'intravede un volto di profilo; del resto il volto è "panim"
o "penei"
,
sempre al plurale, perché è l'insieme dei due profili della faccia.
Ecco che il frutto, il "perì"
,
con quelle lettere ebraiche assume un significato cristologico, infatti, riferendo il discorso al Cristo la
si può proprio immaginare come espressione del concetto di "Verbo", che esce dalla bocca di Dio, l'Essere supremo, e questo pensiero rende particolarmente viva la massima benedizione di iom "kippur" riportata in Numeri 6,24-26 che recita: "Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace."
Con questo ragionamento il "perì"
,
il frutto, assume il significato profetico di "il Verbo
nel corpo
sarà
",
alludendo così all'incarnazione.
Nella traduzione C.E.I. del 1975 della Bibbia "frutto" si trova 154 volte di cui:
- 104 nell'Antico Testamento, 33 nella Torah o Pentateuco e 71 negli altri libri;
- 50 nel Nuovo Testamento, 33 nei Vangeli, di cui 23 nei sinottici e 10 in quello di Giovanni.
È da ricordare che l'atto d'uscita dalla comunione con Dio della prima coppia fu quando "prese del suo frutto", dell'albero della conoscenza del bene e del male "e ne mangiò", ma Dio poi per riprendere il contatto con l'umanità, propose a Israele l'alleanza del Sinai e in Deuteronomio 7,11-13 si legge: "Osserverai dunque i comandi, le leggi e le norme che oggi ti dò, mettendole in pratica. Per aver voi dato ascolto a queste norme e per averle osservate e messe in pratica, il Signore tuo Dio conserverà per te l'alleanza e la benevolenza che ha giurato ai tuoi padri. Egli ti amerà, ti benedirà, ti moltiplicherà; benedirà il frutto del tuo seno e il frutto del tuo suolo", benedizioni di cui parla il capitolo Deuteronomio 28, ma per l'alleanza non rispettata, caddero sotto le maledizioni profetizzate dallo stesso capitolo.
Dai profeti dell'ebraismo, come abbiamo visto, era però atteso che comunque Dio facesse altri passi d'avvicinamento con una Nuova Alleanza.
Il popolo d'Israele, dopo l'alleanza del Sinai, di cui ha goduto in prima fase i vantaggi, per le proprie mancanze ha vissuto duramente sulla propria pelle l'allontanamento dell'esilio, ma ha avuto anche un ritorno che pareva foriero di rapida conclusione con l'avvento del Messia per il Tempio ricostruito a Gerusalemme dopo Ziorobabele, come pare da vari "Tehillim" vale a dire i Salmi in cui canta lodi al Signore.
Il Salmo 67 è un esempio in cui è invocata la benedizione da parte del volto del Signore in quanto così canta: "Dio abbia pietà di noi e ci benedica, su di noi faccia splendere il suo volto; perché si conosca sulla terra la tua via, fra tutte le genti la tua salvezza. Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti. Esultino le genti e si rallegrino, perché giudichi i popoli con giustizia,
governi le nazioni sulla terra. Ti lodino i popoli, Dio, ti lodino i popoli tutti. La terra ha dato il suo frutto. Ci benedica Dio, il nostro Dio, ci benedica Dio e lo temano tutti i confini della terra."
(Salmo decriptato in "Lettere ebraiche segni celesti della Torah")
In effetti, la parola che li in Salmo 67,7 è tradotta con frutto non è "perì", bensì "ibulah"
"frutto, cibo, provento, prodotto".
La lettura delle icone delle singole lettere fornisce il pensiero che "è
da dentro
portata
la potenza
fuori
",
ma ancora, con riferimento all'attesa messianica, profeticamente dice " sarà
dentro
a portarsi
il Potente
nel mondo
".
Sì, dalla terra tramite il popolo ebraico si elevava la lode di un primogenito tra le nazioni al Dio Unico che s'era loro rivelato, ma era una lode che non provocava ancora tutti gli effetti; ritenevano, infatti, d'essere solo loro il frutto atteso da Dio come rivelano quelle parole del Salmo "La terra ha dato il suo frutto", ma in effetti il frutto era altro e il Salmo era una profezia che si doveva compiere.
L'intero versetto 7 di quel Salmo: "La terra ha dato il suo frutto. Ci benedica Dio, il nostro Dio, ci benedica Dio " scritto in ebraico è da commentare.
Scritto senza i segni vocalici, appare quel
"ha dato" che fa ricordare il profeta Natan
(ove
=
)
con un "da Natan
uscì
".
È come se si riferisse a Natan che riferì la menzionata profezia a David in 1Cronache 17,7-14 e in 2Samuele 7,12-16 sul Messia, Figlio di Davide, figlio di Dio, quando Dio stesso disse: "il tuo trono sarà reso stabile per sempre."
Quel prodotto o frutto che deve dare la terra secondo quel Salmo, quindi, sarà proprio il Messia e quel versetto Salmo 67,7 s'è realizzato con la venuta nella carne della divinità, in un uomo spuntato in terra, ma venuto dal cielo, nel vero uomo e vero Dio, Gesù di Nazaret, come del resto ho trovato già nella primitiva decriptazione di cui ho detto.
Con tale nuovo pensiero però provo ora a ri-decriptare quel versetto e ottengo:
"L'Unigenito
in un corpo
scenderà
(come) da Natan
uscì
(ossia disse). Sarà
dentro
a portarsi
il Potente
nel mondo
.
Ci sarà
dentro
un corpo
la rettitudine
da rifiuto
per il serpente
.
A uscire
sarà
dai viventi
il maledetto
che l'opprimere
()
reca
."
In linea con questi pensieri fu la stessa decriptazione proprio del brano della Nuova Alleanza in Geremia 31 che ho presentato in "Dal libro del profeta Geremia: Il libro della consolazione" e che qui di seguito riporto:
Geremia 31,31 - Entrerà l'energia nel mondo nei giorni in un vivente. Dentro l'Unigenito dalla destra dell'Unico vi vivrà. Il Signore si porterà da agnello per scelta. Verrà in un tempio in Israele e verrà nella casa ch e fu a scegliere in Giuda. Dentro il corpo sarà per scelta nel mondo. Aiuterà con la risurrezione che uscirà.
Geremia 31,32 - Il serpente dell'origine spento nei corpi sarà alla fine dall'Unico con la risurrezione dei corpi. La rettitudine nei corpi alla fine ci risarà. Verrà dall'Unico da dentro a portare uno integro in una casa un giorno. Gli uscirà dal petto (la risurrezione), sarà a rovesciare una forza da dentro, sarà dal sangue la potenza ad uscire, la porterà giù. Sarà un primo Vivente che vivrà in terra che dalla vita sceso il corpo sarà a rivivere. L'Unico ne risorgerà il corpo, riuscirà vivo nel mondo. Nel mondo il Verbo nel corpo si porterà. Verrà per l'alleanza. Sarà a portare in un primogenito l'energia della rettitudine. Sarà dentro ad agire il Potente che sceglierà di stare dentro a vivere, invierà l'originaria vita il Signore.
Geremia 31,33 - La rettitudine sarà da Questi a venire da dentro il corpo che gli starà in croce. Di quel primo risorgerà il corpo l'Unico per la rettitudine. Dal corpo del Crocifisso verrà da dentro stando in croce la forza della risurrezione dei corpi. Dio di un fratello nel corpo stava. Entrerà nei giorni a vivere. Entrerà nel mondo la vita degli angeli. In quel primo vivrà il Signore che invierà a tutti alla fine la forza. Verrà col Crocifisso la Torah alla fine a stare dentro versata nelle moltitudini dei viventi. La porterà l'innalzato nei cuori dei viventi. L'Unico la rettitudine col Crocifisso figlio al mondo recherà. Al mondo sarà a stare in tutti. Sarà il serpente ad uscire dai viventi per il rifiuto del Potente che al mondo sarà stato nei viventi a recare. Rientrerà la vita nell'esistenza che fu a portare il Potente. Sarà la potenza a agire nei viventi.
Geremia 31,34 - Portato il rifiuto, sarà il serpente nei viventi, con l'essere impuro che pecca, sbarrato. Gli uomini verranno dal male fuori portati e gli uomini diverranno fratelli. Essendo portato il rifiuto all'essere ribelle alla conoscenza condotti verranno dal Signore. Con la rettitudine che ci sarà arderà il serpente nei viventi. Sarà sbarrato il peccare, l'Unico lo porterà a finire. Sarà la potenza nei viventi a versarsi nei cuori l'energia nei viventi che li porterà all'eterna gloria. Oracolo del Signore: per la rettitudine saranno perdonate dal Potente le iniquità. Nei viventi si riporterà il vigore. Nei cuori riverrà la pienezza delle origini, innocenti dal male per il portato aiuto.
Questi discorsi messianici portano a ricordare come iniziò Gesù la propria predicazione a Nazaret (Luca 1,18ss) leggendo nella sinagoga dal libro del profeta Isaia il Cap 61 formato da 11 versetti in cui oltre alla parte iniziale citata in quel Vangelo vi si dice anche di "un'alleanza eterna", di uno sposo e di una sposa.
Di questo Isaia 61 in Appendice riporto la decriptazione completa.
Infine, ancora un altro modo c'è in ebraico per dire frutto, pur se poco usato e viene dal radicale
NWB di "crescere, prosperare, far crescere sviluppare" come in Salmo 92,14-15, proverbi 10,31 e Zaccaria 9,17 si ha il frutto "nib"
ed è da intendere per
"energia
reca
dentro
"
e per
"energia
è
dentro
".
Questo dire per frutto "nib"
si trova in:
- Isaia 57,19 - "io pongo sulle labbra: Pace, pace ai lontani e ai vicini, dice il Signore, io li guarirò", ma in effetti dice "io pongo da frutto ("nib"
)
delle labbra".
- Malachia 1,12 - "Ma voi lo profanate quando dite: La tavola del Signore è contaminata e spregevole ciò che v'è sopra, il suo cibo", ma in ebraico è scritto "spregevole il frutto ("nib"
)
che v'è sopra, il suo cibo".
In definitiva, il frutto è ciò che spunta buono o cattivo dalla pianta o anche in modo figurato, dalle labbra come in Isaia 57,19 o dall'altare come in Malachia 1,12.
Nel brano di Genesi 3 quello della trasgressione dei progenitori il frutto citato 3 volte nei versetti 2, 3 e 6 è un "perì"
,
ma evidentemente il frutto conteneva un'energia, cioè il suo frutto era anche un
"nib" e questa energia era dell'albero della conoscenza del bene e del male per cui "l'angelo
della ribellione era
dentro
".
I due progenitori mangiarono un "perì"
,
ossia di quell'angelo ribelle "il soffio
nei corpi
fu
"
con i risultati di cui abbiamo detto.
Ricordando infine il Vangelo di Giovanni ove Gesù suggerisce come portare frutto e lo fa nel parallelo di Lui con la vite buona.
Dice, infatti, Gesù in Giovanni 15,5-8: "Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli."
Tre volte vi si ripete di "rimanere in me" e questo dire pare proprio che richiami un collegamento stretto, un'adesione, il famoso "dabaq"
di cui ho parlato, quello che allude ad un'alleanza e un matrimonio, ove "aiuto
reciproco in casa - dentro
si versa
"
e nel caso specifico l'energia di Lui entra nei tralci che danno frutto e porta a pensare al "nib"
di cui ho detto.
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