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DECRIPTAZIONE BIBBIA...

 
DALLA BIBBIA: BENEDIZIONE E MALEDIZIONE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

I MATTONI DELLA CREAZIONE
Mi accingo a sondare il tema della "benedizione" e della "maledizione" che le Sacre Scritture della "Tenak" dell'ebraismo, accolte interamente nella Bibbia cristiana, propone in definitiva quali scelte per l'uomo di ogni tempo.
Al riguardo nella "Torah", in modo immaginifico, precisamente in Deuteronomio 11,29 si trova dichiarato: "Quando il Signore tuo Dio ti avrà introdotto nel paese che vai a prendere in possesso, tu porrai la benedizione sul monte Garizim e la maledizione sul monte Ebal."

I nomi di quei monti, già grazie alle sole le lettere che li costituiscono, sono tali da spiegare perché la scelta:
  • della benedizione, con "Garizim" , in quanto, da li "scorre , il mistero dell'esistenza della vita ";
  • della maledizione, con "Ebal" , in quanto, vi si possono alla fine trovare "rovine e consunzione ()".
(Vedi: "Parlano le lettere" e le schede dei significati grafici di ogni icona delle lettere cliccando sui simboli della colonna a destra delle pagine di questo mio Sito)

Ora, l'odierna Nablus in Cisgiordania a 60 km a nord di Gerusalemme, già "Sichem" in ebraico o "Sicar" in aramaico, città della antica Samaria in cui c'era il pozzo di Giacobbe, ove poi Giosuè convocò le tribù d'Israele per ratificare l'alleanza fra Dio e il popolo (Giosuè 24) e, infine, dove Gesù incontrò la samaritana (Giovanni 4,23), si trova, appunto, tra il monte Garizim che gli sta a oriente e il monte Ebal che gli sta a occidente.
Certamente quella dei due monti fu un'allegoria per far presente la situazione opposta tra l'est e l'ovest, la benedizione, ove il sole sorge, e la maledizione ove il sole pare morire.

Tutto poi però esce dall'allegoria e si apre in Deuteronomio 30,15-20 quando viene detto esplicitamente per bocca di Mosè: "Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore tuo Dio ti benedica nel paese che tu stai per entrare a prendere in possesso. Ma se il tuo cuore si volge indietro e se tu non ascolti e ti lasci trascinare a prostrarti davanti ad altri dei e a servirli, io vi dichiaro oggi che certo perirete, che non avrete vita lunga nel paese di cui state per entrare in possesso passando il Giordano. Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità, per poter così abitare sulla terra che il Signore ha giurato di dare ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe."

La benedizione discende, quindi, dall'amare Dio, mentre la maledizione risulta la condizione di chi purtroppo vive negandolo in quanto, senza speranza alcuna, non resta che aspettarsi solo rovine e consunzione.
Ciò introdotto, passo allo sviluppo di considerazioni sul tema delle benedizioni e maledizioni tratte dell'esame dei Sacri Testi, a partire dai racconti detti della "Creazione" che sono nei primi capitoli del libro d'inizio delle Sacre Scritture o "Tenak" in ebraico, chiamato "Ber'eshit", e anche all'esordio della Bibbia cristiana.

Ora, il primo libro della "Torah" o Pentateuco, in italiano detto del Genesi, ci propone un Ente Creatore, che nomina come "'Elohim" , il quale si accinge a tale prodigiosa e meravigliosa opera che, com'è noto, fa sviluppare in 7 tappe, di durata non precisata, ognuna chiamata giorno "iom" .

Dal punto di vista del valore grafico delle lettere ebraiche è comunque certo che in ciascuno di quei giorni "iom" "fu portata vita ".
(Vedi: "La durata della Creazione")

Al bi-letterale "'El" che in ebraico definisce ciò in italiano è tradotto col termine "Dio" o un dio e che, peraltro, era il nome di un dio della terra di Canaan, quel nome "'Elohim" aggiunge la lettera "he" e lo fa terminare con la desinenza "im" .

Questo ideale plurale, allora, ha eccitato l'immaginazione dei biblisti.
Il fatto che tale desinenza è usata grammaticalmente in quella lingua per indicare un plurale, ha fatto nascere il sospetto in alcuni che quel nome possa riguardare una pluralità, anche perché al versetto Genesi 1,26 questo "'Elohim" parla al plurale dicendo "Facciamo l'uomo...".

Vi sono però anche tanti altri casi nella stessa Bibbia in cui il verbo che esplica l'azione di "'Elohim" non è al plurale, ma al singolare, come creò, disse, ecc..
Il plurale di "'El" poi, invero, è "Elim" "gli dei" e, allora, in effetti, "'Elohim" è alquanto strano.
Appare, comunque, un "dio" "'El" con altre inclusioni sia pure della stessa sostanza o Sue emissioni e viene tradotto da alcuni con le "divinità", ma è usato anche per termini profani come giudici, gli idoli, ad esempio per gli dei Egiziani.
Un Dio non unico è però un pensiero contrario alla fede d'Israele e dello stesso cristianesimo che lo considera comunque Uno solo, pur se nella Sua Trinità.
In modo allegorico, allora, per "'Elohim" si può pensare eventualmente all'assemblea di Dio con i suoi angeli.

Si può ritenere con un raddoppiamento della lettera "yod" che il singolare di "'Elohim" sia "'Elohi" che, se lo si considera scritto - , sta ad asserire che quel "'El" è vero, cioè esiste essendo il radicale del verbo essere, come a dire il "Dio esistente ()", il "Dio che esiste", ovviamente, in contrapposizione all'idolo cananeo "'El".

Quel "im" , oppure, potrebbe essere un superlativo, come "tamim" che vuol dire "senza difetto" lo è di "tam" "integro" e il seguente versetto del Deuteronomio sembra proprio dare ragione a tale tesi: "...il Signore (IHWH) vostro Dio è il Dio degli dei, il Signore dei signori, il Dio grande, forte e terribile, che non usa parzialità e non accetta regali..." (Deuteronomio 10,17) in quanto conferma cheIHWH e il capo di "'Elohim", il capo della sua corte angelica, in quanto, dice:
  • "il Signore vostro Dio" ed ecco poi la formasuperlativa;
  • "Dio degli dei"
  • "il Signore dei signori"
A questo punto, comunque, per quel "'Elohim" come lo si configuri, stante l'unicità di Dio conclamata dalle religioni monoteiste la conclusione è che la creazione pare atto operata sotto il patronato di esseri celesti, con a capo IHWH, in assemblea, quella degli angeli creati da Dio stesso, per reggere i vari ministeri del regno dei cieli e fungere da ambasciatori in una visione di un mondo celeste costruito alla stregua dei regni umani, come del resto può essere compreso un regno del genere nella mentalità umana.

La creazione inizia in questo modo: "Dio (con la sua assemblea "'Elohim" ) disse: Sia la luce! E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce giorno, mentre chiamò le tenebre notte. E fu sera e fu mattina: giorno primo." (Genesi 1,3-5)

Quel "disse" è "veiiomer" dal verbo "dire", il cui radicale ebraico è .
Dio "dice" e le cose vengono all'esistenza, il che porta alla conclusione che la parola di Dio è efficace e che crea.
La parola di Dio è il suo stesso volere personificato, perciò, è la Parola, ossia il suo "Verbo" e in stretta conseguenza il Vangelo di Giovanni inizia proprio con la stessa parola "In principio" come inizia il libro "Ber'eshit": "In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio." (Giovanni 1,1)

La Tradizione Orale ebraica che ha portato al Talmud definisce le 22 lettere del proprio alfabeto come gli "'avanim" , ossia le "pietre", il materiale di base per la costruzione con cui "'Elohim" avrebbe creato il mondo, per semplificare al massimo simili a elementi strutturali di un "meccano".

Ora accade che il "dire" si esprime con "parole" e il termine ebraico "davàr" che significa "parola", è usato anche per dire la "cosa", quindi, nel pensiero ebraico v'è un'intima correlazione tra la "cosa" creata e la "parola".

Secondo quella Tradizione o "Qabbalah", ossia quanto è sostenuto come il "ricevuto" dagli antichi padri e che ha dato luogo a un metodo esegetico per l'interpretazione della "Torah", definito in ebraico "Sod" ossia "segreto", Dio, all'atto della creazione, combinò e permutò le singole lettere dell'alfabeto ebraico.
Quelle lettere sarebbero, appunto, i "mattoni" della creazione, capaci di trasformare in realtà il volere divino, come se ciascuna avesse un'energia interna capace d'esplicarsi in un processo per fornire le proprie potenzialità intrinseche al fine di sviluppare quanto voluto da chi le emette come pezzi di un DNA dell'intero cosmo e del suo contenuto.
Tale pensiero per certo ha a base quanto avviene proprio con la parola umana che se pronunciata crea le idee nella mente dell'uomo che le ascolta, per cui, se chi pronuncia la parola è lo stesso Dio, crea la realtà che vuole annunciare.
Dal punto di vista del risultato non ha rilevanza se la creazione sia opera o meno del potere dato da Dio stesso alle lettere o no, ma è comunque certo che la creazione è opera di Dio che sussiste e dura mutandosi nel suo divenire per permanente volontà del "Creatore" il quale non solo ha creato il mondo e tutto ciò che esiste, ma lo crea e lo creerà finché non vorrà ritirarlo a sé.

In merito alle parole di Dio, così propone il profeta Isaia in 55,11: "...la parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata." Profezia di "Parola" personalizzata è inviata come ambasciatore con pieni poteri.

Ancora, i 10 comandamenti sono detti le "10 parole" che furono scritte con lettere di fuoco direttamente dal dito di Dio sulle tavole:
  • Esodo 31,18 - "Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio."
  • Deuteronomio 9,10 - "...il Signore mi diede le due tavole di pietra, scritte dal dito di Dio, sulle quali stavano tutte le parole che il Signore vi aveva dette sul monte, in mezzo al fuoco, il giorno dell'assemblea."
Sono queste, nello stesso tempo, sia una proposta, sia il risultato che sarà donato per grazia all'uomo quando sarà in pieno a Sua immagine e a Sua somiglianza per la fratellanza con Cristo, vero Dio e vero uomo.

È stato detto, infatti: "La Torah che il Signore diede a Mosè fu data come fuoco bianco inciso con fuoco nero. Essa è fuoco, composta di fuoco, spaccata dal fuoco, data dal fuoco, dalla sua destra, una legge di fuoco per loro." (Talmud - Rabbi Pinhas, in nome di rabbi Šim'on ben Laqiš)

Del resto in base ai Vangeli - Matteo 3,11 e Luca 3,16 - il Cristo con la sua venuta assicura che battezzerà in Spirito Santo e fuoco.
Indipendentemente dal credere che le lettere ebraiche, scritte sul trono di Dio secondo quella tradizione, abbiano o meno provocato la creazione è comunque certo che sono proprio loro che la creazione l'hanno descritta e la esplicitano e l'originano nella nostra mente alla lettura della "Torah".
(Vedi: "Alfabeto ebraico, trono di zaffiro del Messia")

Ci si rende conto da tali Scritture che le parole hanno in loro delle proprietà.
Come in chimica, infatti, la materia si descrive con la formula degli elementi che la compongono, così le parole ebraiche, proprio per le lettere considerate elementi che le costituiscono, sono in grado di far dedurre le essenze specifiche che quelle parole stanno definendo e creando, come, peraltro scrive, infatti, Rabbi Tzvi Imbal: "Il rapporto esistente tra l'alfabeto ebraico e le parole della lingua ebraica è uguale a quello che lega gli elementi chimici alle loro formule."

Secondo la tradizione, l'ebraico, peraltro, era lingua parlata da tutta l'umanità fino a alla costruzione della Torre di Babele, dopo si divise in settanta lingue.
Ora ciascuna di quelle 22 lettere, oltre che essere una consonante che prende però suono diverso a seconda della vocale che gli si assegna, è sia un numero, sia la schematizzazione, tipo icona, che ricorda mnemonicamente una stretta rosa di significati che la riguardano come ho schematico riportato sulle schede delle lettere ebraiche della colonna a destra delle pagine di questo mio Sito.

In questo senso il bi-letterale "'El" si può considerare come una definizione deducibile dalla lettura dei suoi due componenti e .
Il primo è il numerale 1, il primo, l'origine ecc. e è un potente con la corona in testa , per cui si ottiene per "'El" "il numero 1 dei potenti " ossia "il primo dei potenti "; quindi, "'El" sarebbe un termine relativo, vale a dire definisce il più potente dei potenti della zona e solo se si parla in senso assoluto, allora, diviene veramente Dio.
A questo punto nel caso specifico si può ritenere che quel nome "'Elohim" sia usato non per indicare un plurale, ma per asserire che è il "Dio che apre l'esistenza della vita " o che "da Dio a uscire è la vita ", atto che implica una continuo permanere di tale volontà finché lo voglia.

Ecco che allora ogni parola della "Torah", considerata tutta ispirata da Dio stesso, ha un peso specifico nel testo, lo stesso che secondo la "Qabbalah" Dio avrebbe usato per creare.
La lettura possibile, quindi, si allarga non solo al risultato grammaticale, ma si possono evincere idee molteplici dallo stesso passo che leggendolo e rileggendolo non avrà mai dato il suo esaustivo risultato, ma solo scintille autentiche che sprizzano dalla roccia.

Si trova, infatti, nel libro del profeta Geremia in 23,29: "La mia parola ("davàr" ) non è forse come il fuoco - oracolo del Signore - e come un martello che spacca la roccia?".

Si passa, quindi, da un testo costituito da una scrittura inerte a una fonte di vita in grado di forgiare lo spirito dell'uomo quando questi cerca di mettersi in comunicazione col Creatore della sua esistenza che ha ispirato quegli scritti.

Ora, "dire" è e, tenuto conto che le prime due lettere , ove = , sono le stesse di "'em" = = madre che è "origine della vita ", ne discende che il "dire" è "madre di corpi " e in tal senso, se colui che "dice" è Dio, crea i corpi, le cose, ossia ciò che Egli dice diviene realtà.
Del resto, considerato che = "vita, acqua", da cui anche madre e = "corpo, testa", il "dire" si autodefinisce come, "origina di vita nelle testa ", ma se appunto chi parla è Dio "origina per i viventi i corpi ", ed in tal modo tutto l'esistente.
"Creare", in ebraico ha il radicale , verbo il cui soggetto è sempre e solo Dio; allora, a questo punto si può pensare "da dentro un corpo Inizia ".
Sulla stessa scia, "parola" "davàr" ha la proprietà di compiere l'azione di "aiutare dentro la mente - testa " o "s'insinua () nella testa ", e se intesa "davàr" come "cosa" creata da Dio diviene come la porta di una casa ove abitano i corpi che pronuncia o meglio ancora, di cui Dio combina le lettere.

A questo punto con lo stesso criterio vediamo cosa dice di sé il termine di cui ho detto, "pietre" "'avanim" , i ritenuti mattoni ossia le lettere delle parole.
Pensando a tutto quanto detto sussiste una conferma: "'avanim" "originano da dentro energia per l'esistenza della vita ".

Conclusione: certamente le lettere ebraiche contengono un sapere superiore a quello di semplici elementi fonetiche, in quanto sono anche delle icone che consentono di andare a fondo nei concetti sottesi dalle parole, perché ne danno la descrizione visiva dei componenti e consentono di vedere le parole stesse quali rebus che aprono la mente e danno cibo allo spirito dell'uomo se si avvicina con fede alla lettura della "Torah" ove circola lo Spirito Santo.
Ecco che "fede" e "pietra" sono i doni che dall'Essere assoluto, madre e padre veri dell'uomo riceve, il cultore della "Torah".

In ebraico, "madre" è "'em" (ove = ) e "padre" è "'ab" ed entrambi al figlio della "Torah" donano energia = :
  • la fede "'amen" con la luce del Dio Unico;
  • la pietra "'aven" per costruire la propria vita in modo solido.
Il profeta Isaia parla di una roccia e di una cava:
  • Isaia 26,4 - "Confidate nel Signore sempre, perché il Signore è una roccia eterna";
  • Isaia 51,1-2 - "Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore; guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti".
La cava dei nostri progenitori fu Dio, Padre e Madre, come lucidamente ebbe a dire papa Luciani.
Per far comprendere meglio come le lettere ebraiche aiutano, accompagnano e spesso, sono a supporto ispiratore ai testi, presento questo pensiero.

In ebraico cielo è "shamaim" il luogo de "i nomi", in quanto "shem" ( = ) è "nome" e il Nome per eccellenza è quello di Dio e spesso per evitare di citare l'ineffabile Tetragramma IHWH lo si definisce anche come "il Nome".

Ora i cieli "shamaim" della Bibbia si possono considerare come fuoco che sta sull'acqua "maim" e non si spenge e l'acqua "maim" , con quelle due lettere "mem" = tra cui c'è la "iod" dell'essere, porta a pensare a Dio, l'Essere assoluto, colui che ha il Nome sulle acque e che dividerà poi le acque di sopra da quelle di sotto nel 2° giorno della creazione.

Il Nome dei nomi, il Dio vero, - "il primo dei potenti che esiste ()", l'Esistente, quindi, aprì i cieli "shamaim" come - e sostituì il Nome , quindi, volteggiò sulle acque - - o sul mare "iam" - - come dice in Genesi 1,2.

Riporto, a conferma di quanto sinora detto, il seguente brano tratto da "La rivelazione di Dio" di Sant'Ippolito (170-235): "Uno solo è Dio, fratelli, colui che noi non conosciamo per altra via che quella delle Sacre Scritture. Noi dobbiamo quindi sapere tutto quanto le divine Scritture ci annunziano e conoscere quanto esse ci insegnano. Dobbiamo credere al Padre, come lui vuole che gli crediamo, glorificare il Figlio come vuole che lo glorifichiamo, ricevere lo Spirito Santo come desidera che lo riceviamo. Procuriamo di arrivare a una comprensione delle realtà divine non secondo la nostra intelligenza e non certo facendo violenza ai doni di Dio, ma nella maniera in cui egli stesso volle rivelarsi nelle Sacre Scritture. Dio esisteva in sé perfettamente solo. Nulla c'era che fosse in qualche modo partecipe della sua eternità. Allora egli stabilì di creare il mondo. Come lo pensò, come lo volle e come lo descrisse con la sua parola, così anche lo creò. Il mondo cominciò a esistere, perciò, come lo aveva desiderato. E quale lo aveva progettato, tale lo realizzò. Dunque Dio esisteva nella sua unicità e nulla c'era che fosse coeterno con lui. Niente esisteva se non Dio. Egli era solo, ma completo in tutto. In lui si trovava intelligenza, sapienza, potenza e consiglio. Tutto era in lui ed egli era il tutto. Quando volle, e nella misura in cui volle, egli, nel tempo da lui prefissato, ci rivelò il suo Verbo per mezzo del quale aveva creato tutte le cose... Pronunziando una prima parola, e generando luce da luce, presentò alla stessa creazione come Signore il suo stesso Pensiero, e rese visibile colui che egli solo conosceva e vedeva in se stesso e che prima era assolutamente invisibile per il mondo creato... Dice Giovanni: 'In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di lui, senza di lui nulla è stato fatto' (Giovanni 1,1.3)." (da "Contro Noèto")

Del resto, sono proprio le Sacre Scritture, che Gesù sostiene in Giovanni 10,35 che non si posso abolire, a riportare le rivelazioni agli antichi padri.
Queste annunciano il Messia e si sono aperte nella pienezza dei tempi con la venuta nella carne del "Figlio" di Dio in Gesù di Nazaret e hanno portato alla predicazione degli apostoli che vi hanno attinto a piene mani in quanto, ben sappiamo che Gesù insegnava loro come leggere le Scritture; si veda ad esempio l'episodio dei discepoli di Emmaus in Luca 24.

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