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RACCONTI A SFONDO BIBLICO...

 
ABRAMO PONTE TRA IL PRIMO E L'ULTIMO ADAMO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LA NUOVA ALLEANZA
Al proposito dell'alleanza di Dio con l'uomo scrisse l'allora cardinale Joseph Ratzinger: "Se si arriva ad una relazione fra Dio e l'uomo, ciò può avvenire solo attraverso una libera disposizione di Dio, la cui sovranità resta però intatta. Si tratta dunque di una relazione totalmente asimmetrica, perché Dio, nella relazione con la creatura, è e resta il totalmente altro: l'Alleanza non è un contratto di reciprocità, ma un dono, un atto creativo dell'amore di Dio."

Avendo Dio creato volontariamente ogni uomo, per il principio che "Dio non fa preferenza di persone" (Atti 10,34) l'alleanza di Dio, che fece con la prima coppia, per donare, con atto unilaterale e liberale, la propria somiglianza, dai progenitori di fatto rifiutata, potenzialmente deve essere capace di coinvolgere tutti i popoli, come del resto fu la prima alleanza esplicitamente detta in Genesi con il racconto del "diluvio" e di Noè.
Quella del Sinai non era e non poteva restare confinata solo ai seguaci di Mosè, ma era implicito che, prima o dopo, dovesse coinvolgere tutti i popoli.
Del resto, attraverso Abramo, la promessa era che "...saranno benedette tutte le nazioni della terra" (Genesi 18,18b).

L'embrione di questo pensiero c'era nella Torah, visto che i forestieri potevano far parte del popolo d'Israele per "conversione", infatti, se circoncisi potevano partecipare alla Pasqua, ma molto più esteso doveva essere in realtà il disegno di Dio.
Ora, il peccato di Adamo come rifiuto della divinità è da intendere quale posizione iniziale di ogni uomo, insomma un fatto, che in pratica certifica che la condizione iniziale di ciascuno e proprio solo quella "animale".

Le parole del profeta Geremia (650 e il 586 a.C.), che visse a cavallo del momento dell'esilio a Babilonia fu testimone della fine del regno di Giuda per mano dei Caldei, certamente furono ricordate dagli esuli nel tempo dell'esilio e furono meditati i suoi ammonimenti, pensieri e detti ispirati.
Credenti e seguaci li raccolsero nel libro della Tanak che porta il suo nome di cui i biblisti attribuiscono la redazione finale nel V secolo a.C., circa duecento anni dopo la sua morte.
Era stato compreso che l'esilio a Babilonia annunciava un nuovo tempo in cui Dio avrebbe rinnovato l'alleanza non più col solo popolo eletto, ma avrebbe allargato le case di Israele e di Giuda e che ad ogni uomo Dio avrebbe consentito di superare lo sbarramento connesso alla scelta di Adamo.

Nel libro di Geremia in 31,27-31 si trova scritto: "Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore - nei quali renderò la casa d'Israele e la casa di Giuda feconde di uomini e bestiame... Oracolo del Signore. In quei giorni non si dirà più: "I padri hanno mangiato uva acerba e i denti dei figli si sono allegati! ma ognuno morirà per la sua propria iniquità; si allegheranno i denti solo a chi mangia l'uva acerba."

L'uva acerba nel testo ebraico è "bosoer" e, tenuto conto che "sarah" è la ribellione, quel termine allude proprio al peccato d'origine in quanto propone uno che è "abitato dalla ribellione ()" ossia dal ribelle, dal maligno di cui in pratica e come fosse figlio.
Quel "solo a chi" "è kal ha'adam", , vale a dire ogni uomo che mangia l'uva acerba sarà colpevole e non lo sarà più perché figlio di Adamo, ma solo per il peccato proprio.

Il profeta, quindi, annuncia che da Dio verrà cancellata l'ereditarietà della colpa.
Verrà perciò annullato quello che è definito il "peccato originale".
La dottrina del peccato originale non è accolta della maggior parte dell'odierno ebraismo, ma anticamente pare proprio che non fosse così; tra l'altro lo dimostra questo passo di Geremia e lo si evince da vari maestri nel Talmud.
Tale dottrina fu perciò raccolta dal Cristianesimo ed è propria della Chiesa Cattolica e Protestante.
Il libro del profeta Geremia continua in 31,31-34 coerentemente annunciando in modo solenne con quattro volte "oracolo del Signore" in quei quattro versetti un'alleanza, chiamata "alleanza nuova".

"Ecco, verranno giorni, oracolo del Signore, nei quali con la casa d'Israele e con la casa di Giuda concluderò un'alleanza nuova. Non sarà come l'alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d'Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l'alleanza che concluderò con la casa d'Israele dopo quei giorni, oracolo del Signore: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. Non dovranno più istruirsi l'un l'altro, dicendo: Conoscete il Signore, perché tutti mi conosceranno, dal più piccolo al più grande, oracolo del Signore, poiché io perdonerò la loro iniquità e non ricorderò più il loro peccato."
(Ho riportato decriptato Geremia 31 in "Dal libro del profeta Geremia: Il libro della consolazione")

Nel libro del profeta Geremia per due volte 25:12 e 29,10 è detto che la schiavitù babilonese sarebbe durata 70 anni:

  • Geremia 25,12 - "Quando saranno compiuti i settant'anni, io punirò il re di Babilonia e quella nazione, dice il Signore".
  • Geremia 29,10 - "Quando settant'anni saranno compiuti per Babilonia, io vi visiterò e manderò a effetto per voi la mia buona parola facendovi tornare in questo luogo".
Dopo i 70 anni, Ciro che regnava allora a Babilonia emise l'editto della liberazione, come si legge in Esdra 1,1-4 e diede anche disposizioni per la restaurazione del Tempio ed ecco che tornò il primo gruppo di esiliati guidati da Zorobabele, principe di Giuda, e Giosuè, sommo sacerdote.
Non venne però data l'indipendenza finché gli ebrei di Palestina caddero sotto l'egemonia greca e il territorio venne a far parte dell'impero di Alessandro Magno.
Ecco che l'ebraismo secondo i rabbini fu "contaminato dalla cultura greca" che portò i contributi dei filosofi e anche del loro vivere pagano.

Alla morte di Alessandro i giudei di Palestina caddero sotto i governi dei suoi generali, dapprima i Tolomei, poi di Antioco il grande, quindi dei Romani, ma non furono più indipendenti, perciò l'attesa del Messia, re di Giuda salvatore eroe politico, militare e giudice era attesa e invocata divenne preminente rispetto all'attesa della "nuova alleanza".
L'ideale nazionalistico ebbe il potere di allontanare il pensiero dall'idea di una pace universale e da un Dio che vuole tutti fratelli.
Per rafforzare i connazionali apparve il libro del profeta Daniele, scritto a metà del II secolo a.C. che descrive vicende avvenute a Babilonia durante l'esilio (587-538 a.C.) attribuite a Daniele, sapiente ebreo fedele a Dio, con visioni apocalittiche circa l'avvento del Messia, il Figlio dell'Uomo e del suo Regno.
È in questo libro al capitolo 9 che c'è la famosa profezia delle "settanta settimane".
Questa descrive eventi che si svolgono nel periodo di 490 anni fissato da Dio nei quali il popolo ebraico avrebbe espiato le colpe in attesa del Messia e calza bene con le vicende reali e con gli accadimenti avvenuti a Gesù di Nazaret, in quanto in prossimità della fine di quel periodo sarà messo a morte un consacrato innocente, poi il principe di un altro popolo (Tito imperatore Romano) farà distruggere la città di Gerusalemme e il Tempio.

Quella profezia si attuò ed ecco che "quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio" (Galati 4,4) i Vangeli annunciano la venuta in terra del Messia in Gesù di Nazaret.
Con parole, segni e prodigi Questi si manifestò al popolo e fu ritenuto Messia da molti seguaci, palesi e non palesi.
Mite e giusto, ma profeta tenace fu preso in odio dai potenti che si ritenevano destabilizzati, quindi fu crocefisso con ingiusta sentenza ordita tra sinedrio e prefettura romana, ma da Questi perdonati tutti, prova della sua origine celeste fu la sua risurrezione.
La sera precedente il suo arresto e la sua crocefissione nella cena di commiato che fece con i suoi apostoli: "...prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me. E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi." (Luca 22,19s)

La nuova alleanza è ricordata anche in 1Corinzi 11,25 e il passo di Geremia 31,31-34 in Ebrei 8,8-13.
In quella importante occasione dell'ultima cena fu chiaramente ricordata da Gesù la profezia dell'alleanza nuova in Geremia 31,31-31" ossia di una "berit chadashah" e la sua successiva risurrezione ne fu la dimostrazione "dentro il corpo che fu crocefisso dalla tomba dalla porta , risorto uscì ".
Era avvenuta la mutazione attesa, Dio era palesemente intervenuto, era stato cancellato il peccato originale, un uomo era asceso al cielo!
Scrive San Paolo in 1Corinzi 15,45-53:
  • 1Corinzi 15,45 - "Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita."
  • 1Corinzi 15,46-50 - "Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. Il primo uomo, tratto dalla terra, è fatto di terra; il secondo uomo viene dal cielo. Come è l'uomo terreno, così sono quelli di terra; e come è l'uomo celeste, così anche i celesti. E come eravamo simili all'uomo terreno, così saremo simili all'uomo celeste. Vi dico questo, o fratelli: carne e sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che si corrompe può ereditare l'incorruttibilità."
  • 1Corinzi 15,51-53 - "Ecco, io vi annuncio un mistero: noi tutti non moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba. Essa infatti suonerà e i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta d'incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta d'immortalità."
La via per il cielo era aperta per tutti gli uomini.

a.contipuorger@gmail.com

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