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di Alessandro Conti Puorger
 
 

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LA MULA DI DAVIDE
Prima di iniziare questo paragrafo è proprio necessario ricordare ancora una volta l'antica profezia che si trova nelle benedizioni di Giacobbe sul Messia che viene da Giuda.

Si tratta di quella che precisamente è in Genesi 49,10-12, profezia che ho già ricordato in un paio di occasioni e che recita: "Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli. Egli lega alla vite il suo asinello e a scelta vite il figlio della sua asina, lava nel vino la veste e nel sangue dell'uva il manto; lucidi ha gli occhi per il vino e bianchi i denti per il latte."

I cavalli hanno iniziato a essere addomesticati più tardi rispetto ad altri animali, in Asia attorno al 5.000 a.C. e in Europa nel III millennio a.C., quindi, in epoca relativamente recente.

Nella Torah non si trovano cenni di cavalli usati dagli Israeliti salvo che questa raccomandazione in Deuteronomio 17,14-17: "Quando sarai entrato nella terra che il Signore, tuo Dio, sta per darti e ne avrai preso possesso... il Signore, tuo Dio, avrà scelto... sopra di te come re uno dei tuoi fratelli... non dovrà procurarsi un gran numero di cavalli né far tornare il popolo in Egitto per procurarsi un gran numero di cavalli, perché il Signore vi ha detto: Non tornerete più indietro per quella via! Non dovrà avere un gran numero di mogli, perché il suo cuore non si smarrisca; non abbia grande quantità di argento e di oro", questioni non rispettate dal re Salomone che si dotò di una quantità considerevole di mogli e cavalli.

Si apprende poi che la carne degli equini è ritenuta impura e non può essere mangiata, in quanto, non ruminano e non hanno unghia bipartita, infatti, Levitico prescrive: "Potrete mangiare di ogni quadrupede che ha l'unghia bipartita, divisa da una fessura, e che rumina."
Nella Bibbia il cavallo indiscutibilmente è associato alla guerra e si legge in:

  • Proverbi 21,31 - "Il cavallo è pronto per il giorno della battaglia, ma al Signore appartiene la vittoria."
  • Osea 1,7 - "Invece io amerò la casa di Giuda e li salverò nel Signore, loro Dio; non li salverò con l'arco, con la spada, con la guerra, né con cavalli o cavalieri."
Carri e cavalieri sono l'arma che il faraone scaglia contro l'eletto di Dio, il ribelle popolo d'Israele che fugge dalla sua oppressione e rappresentano la superbia dell'oppressore.
Al riguardo è celebre il famoso" cantico del mare" il cui ritornello fu cantato Maria, la sorella di Mosè, in Esodo 15,21 e dice: "Cantate al Signore perché ha mirabilmente trionfato: Cavallo e cavaliere ha gettato nel mare."

Il cavallo, insomma, animale superbo e solenne, nei Salmi 20,8; 33,17; 76,7; 147,10 non è mai usato per i lavori dei campi, ma come arma pesante, specie se unito al carro da guerra, ed esprime la potenza di chi attacca.
Si trova nel libro dei Giudici che i capi d'Israele e i loro figli non andavano a cavallo:
  • Giudici 5,9s - "Il mio cuore si volge ai comandanti d'Israele, ai volontari tra il popolo: benedite il Signore! Voi che cavalcate asine bianche, seduti su gualdrappe, voi che procedete sulla via, meditate..."
  • Giudici 10,3s - "Dopo di lui sorse Iair, il Galaadita, che fu giudice d'Israele per ventidue anni; ebbe trenta figli che cavalcavano trenta asinelli e avevano trenta città, che si chiamano anche oggi villaggi di Iair e sono nella terra di Galaad."
  • Giudici 12,14 - Il giudice d'Israele Abdon: "Ebbe quaranta figli e trenta nipoti, i quali cavalcavano settanta asinelli. Fu giudice d'Israele per otto anni."
L'asino è animale da soma, necessita per il lavoro e per trasportare carichi e persone, ma in pace; è bestia da lavoro e non è mai usato per la guerra.
Il cavallo invece si usa soprattutto per correre, per essere rapidi negli attacchi e nei cambiamenti di fronte e per travolgere con l'impeto della cavalleria e con i carri da guerra.

Il popolo d'Israele, in genere, combatteva a piedi, fidandosi nell'aiuto del Signore, come canta il Salmo: "Ora so che il Signore dà vittoria al suo consacrato; gli risponde dal suo cielo santo con la forza vittoriosa della sua destra. Chi fa affidamento sui carri, chi sui cavalli: noi invochiamo il nome del Signore, nostro Dio." (Salmo 20,7s).

Quando il popolo voleva un re come avevano le altre nazioni Signore aveva messo in guardia dicendo tra l'altro "Queste saranno le pretese del re che regnerà su di voi: prenderà i vostri figli per destinarli ai suoi carri e ai suoi cavalli, li farà correre davanti al suo cocchio." (1Samuele 8,11)

Davide, celebre per tanti motivi, oltre che essere stato un grande poeta, autore di tanti salmi, suonatore d'arpa e cantore, fu un valoroso guerriero, di certo andava a cavallo e lo usava nelle sue scorrerie, quando fuggiva da Saul.
In 2Samuele 8,4 si legge che sconfisse Hadad-Èzer, figlio di Recòb, re di Zobà e "gli prese millesettecento combattenti sui carri e ventimila fanti: tagliò i garretti a tutte le pariglie di cavalli, riservandone soltanto cento", quindi per gli usi del regno.

Più avanti poi si legge in 15,1 che il figlio "Assalonne si procurò un carro, cavalli e cinquanta uomini che correvano davanti a lui."

Anche Adonia fratello di Assalonne "...insuperbito, diceva: Sarò io il re. Si procurò carri, cavalli e cinquanta uomini che lo precedessero." (1Re 1,5)

Il re Davide manifestò però in tutta la sua vita dedizione e fedeltà a IHWH e da più occasioni riportate nei sacri testi si riconosce anche la sua umiltà:
  • ebbe a chiedere perdono per proprio peccato di omicidio e di adulterio nei riguardi di Uria (2Samuele 12);
  • non si vergognò di ballare senza gli abiti davanti all'arca che veniva portata a Gerusalemme (2Samuele 6,12-23), riportando per questo fatto il disprezzo della moglie, figlia di Saul;
  • nell'accettare gli insulti di Simei in 2Samuele 16,5-14;
  • a Gerusalemme, città della pace, cavalcava una mula e non un cavallo.
Questo fatto della mula si evince da 1Re 1,33-35 quando il re Davide, in vecchiaia, disse al sacerdote Sadoc, il profeta Natan e Benaià: "Prendete con voi la guardia del vostro signore: fate montare Salomone, mio figlio, sulla mia mula e fatelo scendere a Ghicon. Ivi il sacerdote Sadoc con il profeta Natan lo unga re d'Israele. Voi suonerete il corno e griderete: Viva il re Salomone! Quindi risalirete dietro a lui, che verrà a sedere sul mio trono e regnerà al mio posto. Poiché io ho designato lui a divenire capo su Israele e su Giuda."

Si trovano poi in 2Samuele i seguenti riferimenti ai muli come cavalcatura usuale anche dei figli di Davide:
  • 2Samuele 13,29 - dopo che Assalonne figlio di Davide uccise il fratellastro Amnon che aveva abusato della sorellastra Tamar "... tutti i figli del re si alzarono, montarono ciascuno sul proprio mulo e fuggirono."
  • 2Samuele 18,9 - "Ora Assalonne s'imbatté nei servi di Davide. Assalonne cavalcava il mulo; il mulo entrò sotto il groviglio di una grande quercia e la testa di Assalonne rimase impigliata nella quercia e così egli restò sospeso fra cielo e terra, mentre il mulo che era sotto di lui passò oltre."
Ci doveva essere stato un ordine dato ai figli da parte del re Davide stesso, in Gerusalemme e dintorni non cavalcate cavalli, per manifestare la volontà di pace da parte del re e della sua famiglia.
Ora, com'è noto, il "mulo" e un ibrido che nasce da una cavalla e un asino, mentre il "bardotto" è il figlio di un'asina e di un cavallo; questi si dice sia meno robusto del mulo, ha le orecchie più piccole, nitrisce, mentre il mulo che raglia, comunque sono molto simili.

Se si ha un mulo, essendo questi un ibrido sterile, inevitabilmente c'è stato l'incrocio di un asino e un cavallo.
In ebraico il mulo o il bardotto è detto "feroed" dal radicale di "essere fertile" unito alla lettera "dalet" che vuol dire "porta" che graficamente è una mano che dice alt o aiuta, e questa volta indica impedimento, quindi "fertilità () impedita " in contrapposizione a "feroesh" usato alcune volte per riferirsi al cavallo.

Chi possiede vari muli vuol dire che deve avere anche cavalli, come certamente aveva Davide; del resto si legge in 1Re 5,6 che Salomone aveva un gran numero di scuderie, carri e cavalli, pur se ciò era in contrasto a quanto dettava Deuteronomio 17,14-17, che ho prima riportato.

Si legge poi in 1Re 5,8: "Portavano l'orzo e la paglia per i cavalli e i destrieri, nel luogo ove si trovava ognuno secondo il suo mandato." Ove fa distinzione tra i cavalli da tiro i "rachoesh" di carri da lavoro e trasporto e di carri da guerra i "sus" .




In nome "sus" e espressivo graficamente e porta al pensiero di una biga formata da due ruote unite da un asse .
Con quel segno della mula perciò Davide veniva a segnalare che essendo ormai re di Gerusalemme, città della pace, voleva esserlo a pieno, quindi, non intendeva usare la forza, che certamente aveva, ma la mitezza e che questa sarebbe stato il segno alla base anche del regno di Salomone, nel cui nome la pace "Shalom" era appunto ricordata.

La profezia fatta dal Signore a Natan in 1Cronache 17,11-14 (2Samuele 7,11-17): "susciterò un discendente dopo di te, uno dei tuoi figli, e gli renderò saldo il regno. Costui mi costruirà una casa e io gli assicurerò il trono per sempre. Io sarò per lui un padre e lui sarà per me un figlio; non ritirerò da lui il mio favore come l'ho ritirato dal tuo predecessore. Io lo farò star saldo nella mia casa, nel mio regno; il suo trono sarà sempre stabile."

Il regno di Davide però dopo la morte di Salomone non rimase stabile, ma si divise nel regno del Sud e del Nord, quindi, quella promessa rimase irrisolta e era attesa si concretasse con la venuta del Messia.

Il profeta Isaia ad esempio critica aspramente il re Ezechia che nel 702 a.C cercò di allearsi con l'Egitto contro l'Assiria ed esclama: "Guai a quanti scendono in Egitto per cercare aiuto, e pongono la speranza nei cavalli, confidano nei carri perché numerosi e sulla cavalleria perché molto potente, senza guardare al Santo d'Israele e senza cercare il Signore." (Isaia 31,1)

Del resto è da ricordare che re di Giuda e re di Israele, Acab, Ieoram, Acazia e Giosia, furono feriti a morte sul loro carro da guerra come si trova in 1Re 22,34-38; 2Re 9,21 e 24,27; 2Cronache 18,33s e 35,23s.
In vari passi anche altri profeti si pronunciano in modo duro nei riguardi dei cavalli da guerra:
  • Osea 1,7 - parla il Signore: "Invece io amerò la casa di Giuda e li salverò nel Signore, loro Dio; non li salverò con l'arco, con la spada, con la guerra, né con cavalli o cavalieri."
  • Osea 14,4 - "Assur non ci salverà, non cavalcheremo più su cavalli, né chiameremo più dio nostro l'opera delle nostre mani, perché presso di te l'orfano trova misericordia."
  • Michea 5,9 - "In quel giorno - oracolo del Signore - distruggerò i tuoi cavalli in mezzo a te e manderò in rovina i tuoi carri..."
Il profeta Zaccaria, vissuto dopo l'esilio babilonese, attendendo con ansia il nuovo regno di Davide, ebbe a profetizzare in 9,9 del libro omonimo: "Esulta grandemente, figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile ("a'ni" ), cavalca ("rokeb" ) un asino ("a'l chamor" ), un puledro ("vea'l a'ir" ) figlio d'asina ("boen 'atonot" )".

Subito dopo, nel versetto successivo, spiega perché: "Farà sparire il carro da guerra da Èfraim e il cavallo da Gerusalemme, l'arco di guerra sarà spezzato, annuncerà la pace alle nazioni..." (Zaccaria 9,10)

Quel dire "un asino, un puledro figlio d'asina", sta indicare che rispetto al vecchio regno di Davide questo re, il Messia, regnerà su un regno ove non ci sarà più nemmeno l'ombra di un cavallo, non sarà a cavalcare né un mulo, né un bardotto, ma un asino puro, ossia sarà integralmente mite e pacifico.
Gesù incarna questa profezia sul Messia del profeta Zaccaria quando, sette giorni prima della Pasqua, prima della sua passione, da Betfage sul versante orientale del monte degli Ulivi in un tragitto di un miglio a dorso di un asinello entrò a Gerusalemme accolto trionfante dai suoi discepoli osannanti con rami di palme.
Avendo colto il significato teologico di quell'evento, tutti e quattro i Vangeli canonici, i tre i sinottici - Matteo 21,1-11; Marco 11,1-11 e Luca 19,29-40 - e da Giovanni in 12,12-15 lo riportano.

Sia Matteo che Giovanni citano Zaccaria 9,9 e Luca in 19,30 precisa che su quella cavalcatura "nessuno è mai salito prima" e Giovanni nel suo Vangelo annota: "I suoi discepoli sul momento non compresero queste cose; ma, quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che di lui erano state scritte queste cose e che a lui essi le avevano fatte." (Giovanni 12,16)
(In "Profezie nei Vangeli: il protovangelo di Zaccaria" e in "Aggeo e Zaccaria - protovangeli del Messia" si trovano decriptati tutti i capitoli del libro del profeta Zaccaria)

D'altronde Lui, il Messia, è il Principe della pace come lo definisce il profeta Isaia 9,5s: "...Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine sul trono di Davide e sul suo regno, che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e per sempre."

È insomma definitivamente assodato che nel pensiero biblico l'asino è simbolo d'umiltà, di servizio e di pace, mentre il cavallo è simbolo di superbia e di spirito guerresco.
Nei Vangeli non una sola volta si trova il termine "cavallo".

Il profeta Zaccaria profetizza in 10,3 che: "il Signore degli eserciti visiterà il suo gregge e ne farà come un cavallo splendido in battaglia."

Questo cavallo splendido è impersonato dalla "Parola di Dio sul cavallo bianco".
E il libro dell'Apocalisse ecco che cita "cavalli" da entrambe le parti per la battaglia finale tra le armate di Gog e Magog contro il gregge del Signore che cavalca cavalli bianchi: "Poi vidi il cielo aperto, ed ecco un cavallo bianco; colui che lo cavalcava si chiamava Fedele e Veritiero: egli giudica e combatte con giustizia. I suoi occhi sono come una fiamma di fuoco, ha sul suo capo molti diademi; porta scritto un nome che nessuno conosce all'infuori di lui. È avvolto in un mantello intriso di sangue e il suo nome è: il Verbo di Dio. Gli eserciti del cielo lo seguono su cavalli bianchi, vestiti di lino bianco e puro. Dalla bocca gli esce una spada affilata, per colpire con essa le nazioni. Egli le governerà con scettro di ferro e pigerà nel tino il vino dell'ira furiosa di Dio, l'Onnipotente. Sul mantello e sul femore porta scritto un nome: Re dei re e Signore dei signori." (Apocalisse 20,11-16)

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