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DALLA DESTRA DEL TEMPIO
di Alessandro Conti Puorger

GERUSALEMME - OROGRAFIA
I Vangeli nel proclamare la "buona notizia" di Gesù di Nazaret propongono all'attenzione vari luoghi di Gerusalemme, la città santa.
Ora, per assaporare a pieno i segni e i miracoli di Cristo compiuti in tale città e narrati in tali Sacre Scritture, oltre che farsi coinvolgere dai Vangeli ascoltandoli, leggendoli, meditandoli, è necessario interessarsi anche degli ambienti in cui si sono verificati per non perdere una parte del messaggio.
Dagli scenari dei luoghi dei Vangeli collocati nella loro realtà storica, infatti, si possono ricavare spunti che oggi sfuggono, ma che erano ovvi a quei tempi e che per la loro ovvietà ora non più cogliibile, erano appunto dati per scontati dagli stessi evangelisti.
A una conoscenza diretta dei posti si può supplire con viaggi e visite ai luoghi evangelici della Gerusalemme attuale, ma a ciò va unita anche la ricerca indirizzata alla conoscenza sotto i vari aspetti del territorio e dell'ambiente al momento delle vicende narrate nei Vangeli.

Grazie ai moderni motori di ricerca, social network e mappe si può attingere a risultati di ritrovamenti archeologici, a indagini storiche e ambientali, insomma a studi che forniscono informazioni, oltre sulla storia, in particolare dell'originaria orografia, idrografia e geologia del territorio su cui era insediata Gerusalemme.
Quel sito si riteneva fosse stato abitato dall'Età del Bronzo- 3.000 a.C., ma nel marzo 2016 gli archeologi hanno trovato alcuni antichi resti che risalgono a circa 7.000 anni fa, quindi, al 5000 a.C. e la scoperta è dovuta agli scavi effettuati dell'Autorità Israeliana delle Antichità prima della costruzione di una nuova strada nel quartiere di "Shuafat", a nord-est della città.
Nei 70 secoli in cui gli uomini certamente l'hanno abitata, ovviamente si sono adattati alla situazione originaria e l'hanno alterata adeguando l'insediamento allo stato dei fatti per sfruttare al meglio le condizioni dei luoghi.
Del resto, si è in presenza di una catena montuosa che raggiunge l'altezza di 1026 metri al Monte "Halhoul" a 7 km a nord di Hebron e a 30 km da Gerusalemme e lungo tali rilievi, che separano le pianure costiere a ovest e la Valle del Giordano a est, oltre la città di Gerusalemme - altitudine 756 metri, da nord a sud sono insediate: 18 km a nord Ramallah - altitudine 880 metri, a 10 km Betlemme - altitudine 765 metri e Ebron 30 km a sud - altitudine 930 metri.
Dal punto di vista geologico trattasi di un massiccio calcareo sedimentario ove è presente una serie di pieghe monoclinali con direzione nord-nord-ovest in cui c'è la dorsale del Monte Hebron, la cresta di Gerusalemme e le pendici della Giudea, con terre rosse e fenomeni carsici, inghiottitoi, grotte naturali pure con stalattiti, su antichi profondi basamenti di rocce intrusive di tipo granitico e falde idriche perenni sotterrane con alcune sorgenti di sfioro.
In particolare il sedime di Gerusalemme è un complesso di cime della cresta centrale di quella catena ove per la presenza di buona roccia da taglio fu relativamente facile la variazione morfologica e l'estrazione di pietra da costruzione per le abitazioni.
La Bibbia parla di pietra da taglio "'abeni machetseb" in Gerusalemme in 2Re 12,13 e 22,6 2Cronache 34,11 e in ebraico la pietra calcarea è "'aboen gir" e una roccia del genere è anche definita come "kochim" , ma non sono termini che si trovano nella Bibbia.

Questa situazione di rocce fratturate e "permeabili in grande", man mano che la città si ampliava, chiedeva di cercare di recuperare in ogni modo tutta la preziosa acqua piovana e salvare le poche sorgenti di sfioro del comprensorio.
L'orografia originaria della città di Gerusalemme del I secolo indica una serie di 5 colli su quel complesso calcareo con cime da 740 a 775 m, separati da valli e vallette con dislivello dei fondi valli modesti tra i 720 e i 700, salvo che per la valle del torrente Cedron che separa a est la città vecchia dal monte degli Ulivi.
Questa valle è detta anche di Giosafat (Gioele 4,2-12), luogo che la Bibbia propone per il futuro giudizio universale sulla cui sulla sponda occidentale dal lato del Tempio si distende un grande un cimitero che attesta la fede nell'attesa del Messia e della risurrezione.
La valle principale, appunto, è questa del Cedron, a est della città, il cui fondo dai 720 metri di quota a nord in corrispondenza dello spigolo nord-est delle antiche mura, scende alla quota 615 metri a sud, sotto l'estremità della città antica, ove s'incontra con la valle delle Geenna, perdendo quei 105 metri di quota in circa 2.000 m, quindi, con oltre il 5% di pendenza.
In questa valle s'innestano la valletta settentrionale che passava allo spigolo nord est del Tempio, la valle del Tyropeon in cui all'estremità sud-ovest del Tempio si riunivano e s'immettevano le vallette centrale e trasversale, infine, la valle a ovest detta della Geenna.

Più avanti ho riportato una carta fisica dei luoghi con la ricostruzione fatta da archeologi e storici dell'orografia originaria, utile per comprendere meglio quanto dicono l'Antico Testamento e i Vangeli su Gerusalemme.
In questa carta sono ben riconoscibili:
  • la Collina orientale con le cime 1 dell'Ophel, 2 del Moria e 3 di Bezetha;
  • la Collina occidentale con 4 Collina sud-ovest o Akra e 5 Collina nord-ovest.
Su questa carta fisica è stato riportato anche il tracciato delle mura e del piazzale del Tempio nel I secolo d.C. e l'ubicazione delle seguenti località:

a. Sorgente del Gihon, b. Muro di contro difesa, c. Piscina di Siloe, d. Ain Rogel, e. Scavi di Mazar, f. Arco di Wilson, g. Scavi degli Ebrei Ortodossi, h. Fortezza Antonia, i. Palazzo di Erode e k. Porta di Damasco.

La Collina orientale è unico rilievo a forma di clava con asse Nord Sud con tre rilievi, Ophel, spesso chiamato "Sion" per estensione del termine, è il nome del pendio che sale al monte Moriah su cui c'è la spianata del Tempio e prosegue con il colle Bezaeta: Sion è la parte più bassa il manico della clava su cui fu fondato il primo nucleo della città.

La spianata del Tempio fu realizzata spianando e livellando attorno alla cima del Moria a quota 743, la più bassa delle cinque cime, la cui rupe fu incorporata nel Santo dei Santi, mentre il piazzale fu impostato tra quota 730 e 735.
La costruzione del Tempio e delle mura della città, creando sbarramenti, ha modificato il corso degli originali impluvi e ognuno di questi poteva essere sede di una raccolta d'acqua piovana fattavi scorrere attraverso appositi, canali com'è evidente ad esempio a nord del Tempio e queste sono zone ove saranno poi creati dei depositi idrici, piscine e laghetti artificiali.
È stato anche supposto che da tempi antichi nella valletta a nord che poi sarà chiusa dalle mura del piazzale del Tempio fosse stato realizzato un argine di sbarramento ( diga) per creare un laghetto artificiale, poi, costruito il Tempio, quell'acqua in caso di siccità e d'insufficienza di piogge raccolte da quel piazzale, tramite condotti coperti veniva utile per le necessità del Tempio stesso il cui ampio spiazzo si trovava a quota leggermente inferiore.


Il libro del Siracide 50,1-3, notifica la formazione nel III secolo a.C. di un'altra grande vasca artificiale, la Piscina d'Israele, a sud di quella diga a ridosso del recinto nord del Tempio: "Simone, figlio di Onia, sommo sacerdote, nella sua vita riparò il tempio, e nei suoi giorni fortificò il santuario. Da lui furono poste le fondamenta del doppio rialzo, l'alto contrafforte della cinta del tempio. Ai suoi tempi fu scavato il deposito per le acque, un serbatoio ampio come il mare."

Tra il 150 a.C. e il 70 d.C. questa piscina grande ebbe la funzione di cisterna per il Tempio collegata da condutture alla piscina a nord e al piazzale del Tempio stesso, sia sfiorava nella primitiva piscina nord che intanto era stata separata in due bacini e ove era consentito l'accesso agli invalidi, banditi dal Tempio, che speravano di essere curati dalle acque collegate al sacro recinto, e ove si potevano portare anche i pellegrini per la loro purificazione.

L'acqua piovana non era bastante per una città in crescita come Gerusalemme.


Prendendo spunto da Qoelet 2,4 ove si trova "Ho intrapreso grandi lavori e costruito per me vasche per innaffiare un bosco fecondo di piante" ove l'autore ignoto parla in prima persona come fosse proprio re Salomone, ed ecco la tradizione attribuisce a quel re tre grandi vasche d'acqua (profonda 8 metri e lunghe 120 m) che erano un deposito a Betlemme utile per Gerusalemme, distante qualche chilometro (8-10 km), ma gli archeologi collocano la loro prima costruzione solo nel II secolo a.C., in età ellenistica.

Giuseppe Flavio racconta appunto che a Betlemme vi erano quattro sorgenti che scorrevano anche per la valle.
Pilato da Ain Etan, tre chilometri a sud di Betlemme (775 metri sul livello del mare) fece costruire un acquedotto con i fondi del Tempio il che fu causa di opposizione, quindi di un "no", che portò a una sommossa da parte dei Giudei.
L'acquedotto di Pilato è rimasto in uso fino al 1918.
C'era poi fuori delle vecchie mura a 700 metri dalla Porta di Giaffa o Porta della Torre di Davide, antico passaggio nelle fortificazioni della Città vecchia di Gerusalemme, l'unica porta delle mura dal lato occidentale, una grande vasca detta "Mamilla" , un serbatoio romano dei tempi di Pilato approvvigionato da quell'acquedotto e le lettere paiono proprio dire che "acque furono di un " che in ebraico, appunto, corrisponde a un "no".
La situazione di Gerusalemme del I secolo risulta dalle due piante sottostanti in cui nella prima si vedono tra l'altro impostate sulle curve di livello originarie la posizione del Tempio, dove erano le piscine, l'acquedotto e altri monumenti importanti, alcuni nominati nei Vangeli.



Questa pianta indica la situazione attuale e la posizione dove era la vasca Mamilla.


Due sono le sorgenti di sfioro, almeno quelle principali, che si trovano a Gerusalemme, da cui dice il Salmo 87 sono nati tutti i viventi che sono scritti nel "Libro della Vita": "Sui monti santi egli l'ha fondata... Il Signore registrerà nel libro dei popoli: Là costui è nato. E danzando canteranno: Sono in te tutte le mie sorgenti"; infatti la citta è sede madre delle religioni abramitiche: ebraismo, cristianesimo e islamismo.



Muro del pianto - Chiesa del Santo Sepolcro - moschea di Omar

Le due sorgenti sono la:
  • Ghicon a circa 300 m, a sud dello spiazzo del Tempio, oltre le mura antiche della città, il cui nome da significa "sgorgare portandosi con energia" come si trova in Giobbe 38,8 e 40,23; Giudici 20,33; Ezechiele 32,3.
    Nell'Antico Testamento è ricordato in Genesi 2,13; 1Re 1,33.38.45; 2Cronache 32,30 e 33,14; e nel deuterocanonico Siracide 24,25.
    Il nome odierno è "A'in Sittī Maryam" o sorgente della Vergine.
    È una sorgente che scaturisce in una grotta naturale nella valle del Cedron con intermittenza fino a quattro-cinque volte al giorno in periodo piovoso.
    Nelle mappe sovrastanti è indicata dalla freccia che ho inserito per far vedere la sua posizione alla destra del Tempio.
    L'acqua del Ghicon alimentava i "giardini del Re" sotto la scarpata delle mura a sud est del tempo.
  • Roghel, o sorgente di piede, da "roegoel" piede, attuale Bir Ayyub, "pozzo di Giobbe", a sud delle mura della città ai piedi della scarpata orientale della valle del Cedron, 100 metri a sud della confluenza con la valle della Geenna Si trova citata in 2Samuele 17,17 e 1Re 1,9 ed era sul confine col territorio di Beniamino Giosuè 15,7 e 18,16 e pare fosse un pozzo che raggiungeva la falda sotterranea che diviene sorgente di superficie quando le piogge erano abbondanti.
In ebraico "Fonte o sorgente" è: "a'in" .

Al riguardo è da premettere che "sorgente", "fonte", ma anche "occhio" e "aspetto" in ebraico si dicono tutti in quello stesso modo.
La lettera N = viene dall'icona egizia che indica una emissione di energia, un'onda che richiama il movimento delle acque del mare mosse dall'energia del vento e la lettera richiama la "vista" e lo "agire", in egizio un braccio con una mano (Vedi: schede delle lettere cliccando sui relativi simboli a destra delle pagine di questo mio Sito) ed ecco spiegato i due sensi del vedere e di sorgente.

Capiterà in questo articolo di trovare un'interpretazione di parole ebraiche con l'uso dei significati grafici delle 22 lettere di quel alfabeto con cui sono scritte anche le parole dell'aramaico.
Tali lettere, infatti, sono anche icone in grado di trasmettere messaggi.
Al riguardo, si vedano:
Tenendo presente tale loro peculiarità si possono ottenere da quelle Scritture seconde facce d'interi versetti e capitoli, sempre relative al Messia, finalità nascosta di tutta la Sacra Scrittura giudaica come si può trovare nei miei numerosi articoli.

PISCINA DI BETZAETA
Nel Vangelo di Giovanni all'inizio del capitolo 5 è narrato il primo miracolo compiuto da Gesù a Gerusalemme.
Questo miracolo riguardò la guarigione di un paralitico che avvenne nell'ambiente della "piscina", una grande cisterna a cielo aperto per la conservazione dell'acqua, nel quartiere di Betzatà, a settentrione del Tempio, quartiere affacciantesi a oriente sulla valle del Cedron.
Tra i tanti miracoli compiuti dal Signore, per cui come dice l'evangelista Giovanni si potrebbero scrivere libri su libri, ovviamente scelse di raccontare quelli che avevano anche un aspetto che fosse importante per dimostrare che gli atti compiuti dal Cristo avevano anche l'aspetto di rendere compiute le profezie su di Lui, infatti si trova in Giovanni 20,30s: "Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome."

Questo racconto descrive in questo modo i fatti avvenuti: "...ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la Porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: Vuoi guarire? Gli rispose il malato: Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre, infatti, sto per andarvi, un altro scende prima di me. Gesù gli disse: Alzati, prendi la tua barella e cammina. E all'istante quell'uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare." (Giovanni 5,1-9)

In questa narrazione è fatta menzione:
  • della porta delle pecore, ricordata in Neemia 2,13-15, in ebraico "sha'r hats'on" , detta "probatica", dal greco "pecore", porta che trovava a nord-est di Gerusalemme.
  • della piscina detta "Betzatà" , in ebraico, "bait chesad'a" vale a dire "casa della misericordia", ma siccome "Bait" era definito il Tempio e la piscina si trovava appena fuori a nord di questi era come una porta ideale per purificarsi e trovare misericordia, come una succursale per chi non poteva entrare nel Tempio come accadeva ai ciechi, ai paralitici o comunque ai menomati che ne erano esclusi.
  • di cinque portici, infatti, la piscina, aveva portici tutto intorno sui quattro lati e il quinto, intermedio, la divideva in due parti; questo sito è ricordato in vari antichi documenti: da Eusebio di Cesarea, in "Onomasticon" 295 d.C.; dal Pellegrino anonimo di Bordeaux, Itinerario 589,7-11 del 333 d.C.; da Cirillo di Gerusalemme, Omelia sul paralitico della piscina, 1-2, 348 d.C.; Pellegrino anonimo di Piacenza, Itinerario 27,1 - 570 d.C..
  • del tempo di malattia del paralitico - 38 anni - come fosse da considerare notizia importante ed essenziale per dare pieno significato al racconto, evidentemente citata perche quel dato da considerare veritiero aveva di certo qualche significato.
La "Porta delle Pecore" o Porta Probatica era detta in tal modo perché da un vicino mercato ovino vi passavano gli animali destinati a essere sacrificati nel Tempio ove ogni giorno, oltre le offerte o "qorban" spontanei, per prassi ne erano sacrificati almeno sei.
Nella vasca di valle gli agnelli erano lavati e dissetati e in quella di monte, di acqua pulita, s'immergevano malati fiduciosi dei suoi poteri provenendo questa anche dal Tempio.
Poi le acque sporche del lavaggio degli animali erano riversate in un "canale superiore" che s'immetteva nel letto del torrente Cedron.
(Vedi: "Il mare della vita")




Plastico - Le due piscine di "Betzatà" I° secolo
a quota diversa e le mura del piazzale del Tempio

Il re Salomone, infatti, per l'approvvigionamento idrico del Tempio aveva fatto scavare grandi cisterne nella roccia della spianata in cui tramite condotti affluiva acqua piovana e con tali acque era alimentata tra l'altro la vasca per le abluzioni dei sacerdoti detto il "Grande mare" di bronzo.
Queste vasche furono certamente integrate nel complesso idrico che fece costruire ad hoc Erode il grande per il secondo Tempio.
Del resto i sacerdoti prima di compiere qualsiasi rito dovevano purificarsi, immergendosi in una "miqvah": "nessuno può entrare nel cortile del Tempio e servire in esso - anche se è già puro - fino a quando non si è nuovamente purificato per immersione." (Yoma 3, 3).

In definitiva l'acqua della piscina proveniva sia dall'impluvio naturale dei territori circostanti formato a seguito dello sbarramento dei muri di contenimento della spianata del Tempio a quota 735 mentre le curve di livello scendevano sino a 728, sia dalle acque provenienti dalla zona nord dei grandi spiazzi del Tempio ove le acque piovane erano raccolte in cisterne scavate nella roccia e emettevano gli esuberi verso l'originario impluvio esterno poi trasformato in quelle piscine.
Un sistema di scolo liberava l'area sacra del Tempio dall'acqua impura che era servita per diluire il sangue delle vittime sacrificate e impedirne la putrefazione nel sacro recinto e dopo decantazione fatta in serbatoi erano canalizzate verso la valle del Cedron dove si utilizzavano per innaffiare e fertilizzare giardini.
L'immissione nella piscina di monte dell'acqua del Tempio e l'emissione a valle provocava momentanei movimenti superficiali avvertiti dagli astanti.

Nell'Antico Testamento si parla di una "piscina superiore" per tre volte:
  • 2Re 18,17 - "Il re d'Assiria mandò da Lachis a Gerusalemme, dal re Ezechia, il tartan, il grande eunuco e il gran coppiere con una schiera numerosa. Costoro salirono e giunsero a Gerusalemme; salirono, arrivarono e si fermarono presso il canale della piscina superiore, che è nella via del campo del lavandaio."
  • Isaia 7,3 - "Il Signore disse a Isaia: Va' incontro ad Acaz, tu e tuo figlio Seariasùb, fino al termine del canale della piscina superiore, sulla strada del campo del lavandaio."
  • Isaia 36,2 - "Il re d'Assiria mandò da Lachis a Gerusalemme, dal re Ezechia, il gran coppiere con una schiera numerosa. Egli si fermò presso il canale della piscina superiore, che è nella via del campo del lavandaio."
Tali scritti sono concordi, si deduce che questa piscina era stata costruita prima dell'VIII secolo a.C. ed era detta la "piscina superiore sulla via del campo del lavandaio", in ebraico "habrekah haoe'lionah 'ashoer bimesillat shedeh kobes"



"Piscina", in ebraico "break" , ha le stesse lettere di "berakah", ossia di "benedizione", inoltre, quel termine "superiore" "oe'lionah" , spezzando il termine si può leggere "di Dio la colomba ", perciò c'è insita l'idea di una benedizione da parte di Dio che mandava la sua colomba.

Un'antica tradizione sostenuta dai Vangeli Apocrifi colloca, la casa di Gioacchino e Anna, i genitori di Maria di Nazaret madre di Gesù, vicino alle piscine per le abluzioni rituali dei pellegrini che salivano al Tempio.
Quella piscina nel II secolo fu fatta trasformare dall'imperatore Adriano in bagni pubblici con vicino un tempio pagano ad Esculapio il dio della medicina.
Poi nel V secolo i bizantini, vi costruirono una basilica dedicata a Maria che fu distrutta dai persiani nel 614.

I crociati che occuparono Gerusalemme dal 1099 al 1187 sui quei resti costruirono una piccola chiesa, poi nel 1140 costruirono un nuovo e più grande edificio sacro, la chiesa di Sant'Anna, che fu trasformata nel 1192 da Saladino in una "madrasha" o scuola coranica (l'iscrizione che ricorda l'avvenimento si trova ancora sopra la porta) fino al 1865 quando un sultano turco la donò al governo francese, e dal 1878 è gestita dall'Ordine dei Padri Bianchi.
Le relative documentazioni archeologiche sono:
  • l'intonaco impermeabile della piscina del I secolo;
  • un pezzo di pavimento della chiesa bizantina costruito prima del 427 prima che fosse vietato da Teodosio di raffigurare croci sui pavimenti;
  • contrafforti che si dipartono sul fondo della primitiva piscina della prima chiesa crociata.
La cripta della chiesa segna il luogo della nascita di Maria e nel cortile si trova il sito della Piscina Probatica.

Andiamo ora a cercare di dirimere il mistero sollevato da quella citazione di 38 per gli anni di malattia del paralitico miracolato alla piscina.
La prima volta che nell'Antico Testamento si trova un "trentotto" è in Deuteronomio 2,14 ove si trova scritto: "La durata del nostro cammino, da Kades-Barnea al passaggio del torrente Zered, fu di trentotto anni, finché tutta quella generazione di uomini atti alla guerra scomparve dall'accampamento, come il Signore aveva loro giurato."

Il Signore si era indignato col popolo che al ritorno degli esploratori aveva desistito dall'entrare nella terra promessa per cui fu punito e dovette girovagare per 38 anni il tempo che cambiasse completamente quella generazione prima che iniziasse l'anno del perdono e il Signore consentisse l'entrata dei loro figli nella terra promessa sotto la guida di Giosuè.

Quel 38 quindi potrebbe voler annunciare proprio l'anno di grazia che apriva il Messia di cui parla Isaia 61,3: "Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri... a proclamare... a promulgare l'anno di grazia del Signore... per consolare tutti gli afflitti, per dare agli afflitti di Sion una corona invece della cenere, olio di letizia invece dell'abito da lutto, veste di lode invece di uno spirito mesto."

Quello, del resto, fu il brano che Gesù lesse all'inizio della sua missione nella sinagoga di Nazaret secondo Luca 4,17ss.
Gesù il Messia veniva a Sion a promulgare l'anno di grazia del Signore dell'apertura del Regno dei cieli con olio di letizia e a sanare gli afflitti di Sion di cui il paralitico impedito a camminare è il primo miracolato.

Ora, il salmo 45 ai versetti 7 e 8 afferma: "Il tuo trono, o Dio, dura per sempre; scettro di rettitudine è il tuo scettro regale. Ami la giustizia e la malvagità detesti: Dio, il tuo Dio, ti ha consacrato con olio di letizia, a preferenza dei tuoi compagni" ciò in quanto il Messia che verrà dalla discendenza di Davide rispetto "ai suoi compagni" sarà consacrato direttamente da Dio con "olio di letizia".

"Olio" in ebraico è "soemoen" ed ha il potere di rende splendente e luccicante chi viene unto.
Le sue lettere alludono a "del Nome energia ", ma dicono anche: "accende la vita angelica ", "accende nei viventi l'energia ".

Le stesse lettere, inoltre, definiscono il numero "otto" e all'ordinale "ottavo" e portano il pensiero a un nuovo ciclo, l'ottavo giorno, quello atteso che apre la domenica eterna dopo la risurrezione del "terzo" giorno e in tal modo si allude ancora al 38.

La parola "letizia" poi è "sason" ove la lettera di "fuoco, sorgere e risorgere" è ripetuta due volte. Quel "con olio di letizia, a preferenza dei tuoi", il "soemoen sason mechboerika" per decriptazione offre i seguenti spunti relativi:
  • al Messia, "con l'olio della risurrezione simile () a un angelo rivivrà dalla tomba ; dentro al corpo risarà per la rettitudine ."
  • alla sua opera, "riaccenderà nei viventi l'energia con la risurrezione ; simili () ad angelo rivivranno dalle tombe ; dentro ai corpi sarà la rettitudine ."
Il Messia, quindi, sarà un davidico e si riconoscerà perché, tra gli altri che pur furono re, sarà un re speciale, unto direttamente da Dio con l'olio della risurrezione con il quale Lui solo tra gli altri sarà unto e questo dono sarà passato a tutti i viventi.

Quel il 38 poi alludeva a qualcosa che gli ebrei di quel tempo valutavano in base alla "gimatria", il sistema ebraico di numerologia che si applica a parole ebraiche per cui parole e/o frasi con valore numerico identico sono correlate, vale a dire hanno una relazione tra loro, infatti pare proprio riferirsi alla "rugiada" = ( = 30) + ( = 8) = 38, ossia "La rugiada luminosa che viene dal Messia" che, appunto, allude alla risurrezione che reca in dono per gli uomini.

È poi da considerare che per l'ebraismo rabbinico, Adamo è stato creato il primo giorno del mese di "Tishri" dell'anno 2, che corrisponde al 6 ottobre del 3760 a.C., quindi Adamo il primo uomo da cui nacquero tutti gli uomini ossia l'umanità dopo il suo peccato aveva circa aveva circa 38 secoli di cecità e da 38 anni ai tempi di Gesù.
Quel paralitico, in definitiva, è figura e fa presente l'umanità tutta intera che da Adamo in poi è incapace di camminare con Dio, avendolo rifiutato è divenuta come paralitica!
I manoscritti più antichi del racconto di Giovanni su quella piscina riportano le seguenti parole in grassetto che sembrano essere state aggiunte in un tempo successivo per spiegare la ragione per cui l'acqua della vasca era mossa e che rispecchiano un aspetto superstizioso:
  • Giovanni 5,2 - "Or a Gerusalemme, vicino alla porta delle pecore, c'è una piscina detta in ebraico Betesda, che ha cinque portici."
  • Giovanni 5,3 - "Sotto questi giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici, i quali aspettavano l'agitarsi dell'acqua."
  • Giovanni 5,4 - "Perché un angelo, in determinati momenti, scendeva nella piscina e agitava l'acqua; e il primo che vi entrava, dopo che l'acqua era agitata, era guarito da qualsiasi malattia fosse affetto."
Certo comunque era il fatto che l'acqua in alcuni momenti si muoveva per le acque dalla piscina superiore che comunicava col Tempio che immettendosi provocavano una corrente superficiale come se mossa dalle ali di un angelo.

Quella pagina del Vangelo della piscina di Betzatà, a tutti gli effetti, è una catechesi battesimale.
Gesù entra sotto i portici di quella piscina e risana un paralitico, poi in Giovanni 10,7 afferma "In verità, in verità vi dico: io sono la porta delle pecore." e dopo al 10,14, "Io sono il buon pastore".
È attraverso di Lui e con Lui che conduce come agnelli i suoi fedeli per arrivare al Tempio di Dio, ossia nel Suo corpo che è la Chiesa, per poi introdurli nel Regno dei Cieli e li lava con l'acqua del battesimo e assieme a Lui, l'Agnello di Dio, divengono eucarestia ben accetta da Dio Padre.

Recita il Salmo 23,1-4: "Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce".
E vero, quegli gli agnelli dovranno passare comunque per la valle oscura della morte, ma con Lui la croce diviene luminosa.
Ed ecco che la risposta del fedele è: "Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me."

IL MIRACOLO DELLA VISTA AL CIECO NATO
Nel Vangelo di Giovanni, dopo l'episodio al capitolo 8 della "donna adultera" e della discussione con i farisei e con altri che lo contestavano sulla discendenza di Abramo, nel 9° capitolo si trova un ulteriore miracolo di Gesù a Gerusalemme che ha a che fare con l'acqua di una piscina, quella detta di Siloe alimentata da acqua della sorgente Ghicon.
In tale occasione il Signore dona la vista a un "cieco nato".
Dopo l'insegnamento di quel paralitico figura dell'umanità tutta intera che da Adamo in poi è incapace di camminare con Dio, l'uomo, cieco dalla nascita miracolato da Gesù fa pensare alla stessa umanità, pure completamente cieca dalla nascita.
Anche questo miracolo verificatosi nei riguardi di quel cieco nato, rivisitato dalla comunità cristiana in cammino, come per il caso del paralitico, fu riferito dall'evangelista per il significato profetico che veniva ad assumere.
Questo è il testo del Vangelo secondo C. E. I. 2008:

"Passando, vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco? Rispose Gesù: Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo. Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: Va a lavarti nella piscina di Siloe - che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva." (Giovanni 9,1-7)

Quest'uomo era nato cieco, non aveva mai visto la luce.
Gesù, subito dopo l'episodio della donna adultera aveva asserito in Giovanni 8,12: "Io sono la luce del mondo; chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" e qui ora riprende il discorso con quel "Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo".

La cecità è non vedere la luce fisica, ma l'episodio allude a qualcosa di più, in gioco c'è anche una cecità totale, che implica di non vedere addirittura la "Luce" che promana da Dio Creatore e da Gesù stesso, il Suo inviato, come faranno poi capire d'essere ciechi i farisei che lo contestano ignorando il miracolo per l'odio che li acceca nei riguardi di Gesù.
Alla fine del l'episodio questi gli diranno: "Siamo ciechi anche noi?" e "Gesù rispose loro: Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane." (Giovanni 10,40s)

Il miracolo intendeva risanare entrambe tali cecità e così avviene proprio per quel cieco che grazie alla vista ricevuta lo riconosce come Messia.

Il Vangelo, infatti, sottolinea: "Gesù... quando lo trovò, gli disse: Tu, credi nel Figlio dell'uomo? Egli rispose: E chi è, Signore, perché io creda in lui? Gli disse Gesù: Lo hai visto: è colui che parla con te. Ed egli disse: Credo, Signore! E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi." (Genesi 10,35-39)

Gesù in occasione di questo miracolo si comporta proprio come il Creatore del racconto del Genesi; le sue azioni, infatti, alludono all'atto creativo della Luce e di Adamo col fango della terra e con la parola.
Ecco che per comprendere il significato profondo degli atti compiuti da Gesù è opportuno andare a pensare la parola "cieco" in ebraico.
Ora, in ebraico le lettere con diversa vocalizzazione danno luogo sia a "cieco, acciecato, non vedente" "i'wwer", sia a "pelle" "o'r".
Ciò si giustifica con le stesse lettere:
  • "pelle", "o'r", "vedo portata sul corpo ";
  • "cieco, acciecato, non vedente", "i'wwer" "sugli occhi si porta un corpo " come fosse una benda sugli occhi; in base all'ordine di quelle lettere si può pure leggere "davanti agli occhi di un bastone - asta il corpo " e ne viene fuori il pensiero che si trova in Matteo 7,3: "Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio?"
Quelle lettere vanno poste in confronto con quelle di "'or" "Luce" che sono molto simili; infatti, cambia solo la lettera iniziale.
Insomma, andando dietro a tale aspetto ecco che la tesi sottile che nasconde quella cecità è proprio l'essere indifferenti all'esistenza del Dio Creatore come lo fu il primo uomo che fu "cieco" nei riguardi della Luce della "Creazione": "la luce vera che illumina ogni uomo" (Giovanni 1,9)

La parola "pelle" si trova, infatti, anche nel racconto della caduta di Adamo in Genesi 3,21, quando Adamo che ormai si sentiva nudo fu ricoperto, appunto, di pelle.

Adamo insomma era stato accecato dal serpente ed era caduto negando il "Creatore" dalla sua vita.
Era come fosse divenuto cieco ed aveva perso ogni dignità, era diventato nudo!
Aveva perso il vestito di Luce e si era vestito di pelle e di cecità!
(Vedi: "Il vestito d'Adamo")

Gesù, poi non afferma che il cieco nato e i suoi genitori fossero senza peccato, ma semplicemente che non è per tale motivo che quel poveretto era cieco.
Il cieco nato, infatti, rappresentava tutta l'umanità che attendeva la "Luce".
Era vero che quegli non era cieco fisicamente per i peccati propri o dei genitori, ma era cieco spiritualmente per colpa di Adamo e del peccato originale.
Del resto le lettere di "i'vver" nascondono anche un'atavica schiavitù, quella di "peccare () con il corpo ".

Il nome della piscina in italiano è Siloe, ma anche Siloam.
Il Vangelo propone in latino "Missus", in greco , che probabilmente era il nome del canale adduttore dal Ghicon alla piscina.
In ebraico in effetti era "Shoelach" o "Shilocha", comunque dal radicale del verbo che significa "inviare" come risulta da questi versetti che riguardano tale piscina nell'Antico Testamento:
  • Neemia 3,15 - "Sallùm figlio di Col-Coze, capo del distretto di Mizpà, restaurò la porta della Fonte; la ricostruì, la coprì, vi pose i battenti, le serrature e le sbarre. Fece inoltre il muro della piscina di Siloe ("Shoelach"), presso il giardino del re, fino alla scalinata per cui si scende dalla città di Davide."
    (In Appendice col metodo di "Parlano le lettere" presento decriptati i 38 versetti del capitolo 3 di Neemia che oltre la piscina di Siloe di 3,15 ai versetti 1 e 32 cita "la Porta delle Pecore")
  • Isaia 8,6 - "Poiché questo popolo ha rigettato le acque di Siloe ("Shilocha":), che scorrono piano, e trema per Rezìn e per il figlio di Romelia..."
  • Isaia 22,9 - "Avete visto le brecce della Città di Davide quanto erano numerose . Poi avete raccolto le acque della piscina inferiore..."
San Girolamo (385-419 d.C.) su Isaia 8,5 commenta: "Noi che abitiamo in questa provincia non possiamo nutrire alcun dubbio che la fonte di Siloe si trovi alle falde del monte Sion e che in certe ore e giorni essa ribolla, procedendo da canali sotterranei e caverne scavate nel sasso durissimo."

I gesti di Gesù in quel miracoli di fatto sono ricordati nel Rituale Romanum "De Sacramento Baptismi", in quanto vi prevede che il sacerdote metta un poco di saliva sul pollice, e tocchi le orecchie e le narici dei bambini. (Si omette l'uso della saliva se l'igiene lo richiede per pericolo di contagio, mantenendo però i tocchi rituali e le formule) e:
  • toccando le orecchie, dice a ciascuno singolarmente: "Ephpheta, quod est, Adaperire" Effetà cioè apriti!
  • toccando le narici, dice: "in odórem suavitátis. Tu autem effugáre, diábole; appropinquábit enim judícium Dei", ossia... apriti... ad accogliere il buon odore di Cristo. E tu, demonio, vattene, perché è vicino il giudizio di Dio.
Quel radicale dal verbo ebraico di inviare chiarisce i termini di "Missus" in latino e di piscina dello "inviato" che dice Gesù, entrambi equivalenti a "emissario" della fonte di origine e nel contempo alludono al potere del vero emissario del Padre, Lui, Gesù Cristo che si rivelerà come "Figlio dell'Uomo" e dalla croce emetterà dal costato trafitto l'acqua della salvezza, quella del battesimo.

Una conferma del senso di quel "Missus" o "inviato" si ha nel versetto Giovanni 10,36: "...a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio?"
Qui, oltre che mandato si parla di "colui che il Padre ha consacrato" ossia dell'unto, il Cristo, il Messia.
Questo "colui che", corrispondente a "colui il quale", nel racconto del miracolo alla piscina di Siloe è riferito due volte proprio a Gesù - versetti 4 e 37 - il che mi ha mosso a fare una semplice, ma fruttuosa ricerca, e seguire nei Vangeli, pur se tradotti in italiano, questo "colui che" e vedere quante volte è riferito a Gesù Cristo.
Ho ottenuto i seguenti risultati:
  • Matteo, 26 volte, di cui 11 riferite a Gesù;
  • Marco, 7 volte, di cui 3 riferite a Gesù;
  • Luca, 26 volte, di cui 14 riferite a Gesù;
  • Giovanni, 47 volte, di cui 36 riferite a Gesù.
È evidente in Giovanni la precisa intenzione di usare quel pronome in modo ostentato proprio in modo specifico riferito al Cristo e in particolare ripete per 25 volte "mi ha mandato".

Ora in Genesi 49,10 tra le benedizioni di Giacobbe ai figli si trova la celebre profezia messianica: "Non sarà tolto lo scettro da Giuda né il bastone del comando tra i suoi piedi, finché verrà colui al quale esso appartiene e a cui è dovuta l'obbedienza dei popoli." (Genesi 49,10)

Quel "colui al quale" in ebraico di quel versetto è "shilo" o "shila" e le lettere dicono "la Luce - fuoco è del Potente a recare " o "Luce - fuoco è del Potente nel mondo ".

I rabbini considerano "Shilo" come un nome proprio, uno dei vari nomi con cui definiscono il Messia, per dire "colui che deve essere inviato", ossia "finché verrà Shilo", e Shilo, ossia Silo, - ebraico "Shilō" e "Shilōh"; greco - era anche il nome del luogo del primo santuario Israelita dopo la conquista della terra promessa con Giosuè, nella tribù di Efraim, situato presso Bethel a circa 40 km. a nord di Gerusalemme ove ebbe sede stabile l'Arca dell'alleanza che vi rimase fino al tempo Samuele, poi fu distrutta dai filistei.
Corrisponde all'odierna "Khirbet Seilun".
A questo punto ecco spontaneo venire alla mente il perché della domanda, che peraltro in tal modo è chiarita a pieno, che su incarico di Giovanni il Battista proposero i suoi discepoli a Gesù: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?" (Matteo 11,3)

LA PISCINA DI SILOE
Sulle pendici della collina della Città di Davide, nella parte sud-est di Gerusalemme, ora Silwan dove s'incontrano le valli del Cedron e di Ben Hinnom, è stata recentemente scoperta l'antica piscina di Siloe o Siloam.

Scrive il Pellegrino anonimo di Bordeaux, Itinerario 591,7 - 333 d.C. "Uscendo da Gerusalemme per salire al Sion si ha, in basso nella valle, sulla sinistra, la piscina detta di Siloe. Possiede un quadriportico e un'altra grande piscina al di fuori. La sorgente scorre per sei giorni e sei notti, ma il settimo giorno è sabato: non scorre più assolutamente né durante la notte né durante il giorno."

La piscina di Siloe, quindi, ora è un sito archeologico localizzato nella parte inferiore del fianco meridionale del monte Ophel, ove ci fu il più antico insediamento di Gerusalemme.
Durante la festa delle Capanne detta anche dei Tabernacoli o festa del raccolto, che è l'ultima delle tre feste dette del pellegrinaggio o "shalosh regalim" - "Pesach, Shavuot e Sukkot" - che ricorda la vita del popolo d'Israele nel deserto, i fedeli si recavano in processione con i sacerdoti a quella piscina per attingere con una brocca d'oro l'acqua che veniva poi versata sull'altare del Tempio a ricordo dell'acqua miracolosa che Mosè aveva fatto scaturire dalla roccia nel deserto (Esodo 17,1-4; Numeri 20,7).
(Vedi: "La Roccia che scaturisce acqua viva" e "I Canti delle salite")

In Mishnah, Sukkah, di legge: "Chi non ha mai visto l'allegrezza della festa dell'attingimento dell'acqua non ha mai visto in vita sua l'allegrezza autentica".

Durante la processione da Siloe alla fonte Ghihon che l'alimentava il popolo cantava quanto si legge in Isaia 12,3: "Attingerete acqua con gioia alle fonti della salvezza" e quella "gioia" "shasun" dice che "sorgerà per i simili () l'energia " da quella fonte di salvezza e festeggiava il ritorno dall'esilio babilonese.
Nel testo ebraico "fonti della salvezza" è ossia , "a'inei haieshuah" indi si può anche leggere che di quella energia "una fonte sarà ad uscire da Gesù ".

In questa circostanza Gesù pronunciò queste parole: "Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva. Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato." (Giovanni 7,37-39)

In epoca bizantina, sopra la vasca a ricordo del miracolo fu edificata una basilica che poggiava, in parte, sul loggiato nord della piscina romana, mentre l'abside si trovava presso lo sbocco del canale.
La piscina attuale occupa la parte centrale di quella del periodo romano e questa aveva sostituito una più antica della quale non rimane nulla.
La basilica fu distrutta nel 614 dall'invasione persiana di Cosroe e non fu più ricostruita.
Una moschea con il suo minareto occupa parte dell'antica basilica.
L'attuale piscina ha una profondità di 6 metri e misura 16x5 metri.
La piscina si trova presso la confluenza della valle del Tyropeion con la valle del Cedron e l'acqua proviene dalla sorgente di Ghihon.
Ai tempi di Abramo, ossia nell'età del bronzo medio, 1800 a.C., era alimentata dalla sorgente "Ghicon" con un canale camminava fuori dalle mura profondo anche 20 piedi, circa 6 metri, ricoperto da lastre di pietra.
Il canale aveva una pendenza minima onde l'acqua scorreva lentamente verso la piscina, ciò spiega il versetto Isaia 8,6 all'epoca del re Acaz che regnò in Giuda tra il 736 e il 716 a.C. circa quelle acque "che scorrono dolcemente" in contrapposizione alla violenza dell'inondazione degli assiri che Isaia profetizza avrebbero attaccato e invaso Giuda.
La piscina, quella di cui dice il Vangelo del tempo di Gesù, lunga circa 75 metri era stata ricostruita al principio del primo secolo a., quindi, all'epoca di Erode, e fu circondata di un portico, ma fu distrutta dall'imperatore romano Tito intorno all'anno 70 d.C.
Si trovava dentro le mura di Gerusalemme e vi si scendeva da una strada a gradini che partiva di fianco al Tempio e percorreva la valle del "Tyropeion".
In ricordo del miracolo del cieco nato nel secolo V vi fu costruita, al lato settentrionale, una chiesa cristiana di cui rimangono ancora avanzi.
La torre in Siloe di cui parla il Vangelo di Luca che dice in 13,4: "O quelle diciotto persone, sulle quali crollò la torre di Sìloe e le uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?" probabilmente si trovava nelle vicinanze.

IL CANALE WARREN
Charles Warren, ufficiale britannico, membro dei Royal Engineers e archeologo, con la sua equipe nel 1867 mentre s'interessavano di scavi a Gerusalemme mirati a cercare in particolare antichi cunicoli sotto la spianata del Tempio, entrando in quello che sembrava un inghiottitoio, come un foro nella roccia calcarea alla stregua di una foiba del Carso, all'esterno delle mura est verso il torrente Cedron non distante dalla fonte Ghicon che si trovava in una caverna distante a 40 metri e 10 metri più in basso, scoprì un passaggio che portava a un cunicolo percorribile che conduceva all'interno delle mura e che probabilmente fu un ampliamento di fessure naturali carsiche della roccia.
Si pensò che questo cunicolo fosse collegabile al racconto della conquista di Gerusalemme (circa 1000 a.C.) quando era capitale dei Gebusei da parte del generale e nipote Joab di Davide.
Si legge, infatti, in 1Cronache 11,6: "Davide aveva detto: Chi colpirà per primo i Gebusei diventerà capo e principe. Salì per primo Ioab, figlio di Seruià, che divenne così capo."

Si dice che questi mentre era in corso un assedio che si presentava di esito dubbio per le fortificazioni esistenti alcuni prodi di Davide violarono le mura ed entrarono in città sfruttando un passaggio segreto, quindi, con azione a sorpresa riuscirono a conquistare la capitale dei Gebusei che divenne così la città di Davide.



Sezione del canale scoperto da Warren
e sotto la mappa del relativo percorso

Il percorso da quell'accesso esterno alle mura scoperto dall'equipe di Warren, come si vede bene dalle mappe di cui sopra (proiezione del percorso in sezione e pianta), si sviluppa con un ripido breve tunnel che si biforca in un foro subverticale, che è il vero percorso dell'inghiottitoio naturale profondo 14 metri, con acqua sul fondo, un breve tratto di cunicolo sub-orizzontale, quindi, con un tunnel artificiale di sbocco in pendenza, lungo quasi 39 metri, risaliva dal pozzo fino all'interno della città e permette di arrivare dietro le mura.
Pensarono che il tunnel che si dipartiva dall'interno delle mura fosse l'accesso senza uscire allo scoperto che consentiva con funi e secchi di raccogliere acqua preziosa senza uscire ed andare fino alla sorgente Ghicon.
L'accesso al di fuori delle mura della città vecchia, come si scoprì, era stato poi, non si sa di preciso quando, protetto da una torre di cui furono trovate le fondamenta.


Di tale azione si riscontra traccia in 2Samuele 5,8 ove: "Davide disse in quel giorno: Chiunque vuol colpire i Gebusei, attacchi attraverso il canale gli zoppi e i ciechi, che odiano la vita di Davide. Per questo dicono: Il cieco e lo zoppo non entreranno nella casa (Tempio)...".

Per questo motivo, infatti, ciechi e zoppi non potevano entrare nel Tempio e restavano fuori come indirettamente evidenzia il libro degli Atti degli Apostoli in 3,1s: "Pietro e Giovanni salivano al tempio per la preghiera delle tre del pomeriggio. Qui di solito veniva portato un uomo, storpio fin dalla nascita; lo ponevano ogni giorno presso la porta del tempio detta Bella, per chiedere l'elemosina a coloro che entravano nel tempio."

La Vulgata dai LXX per quel versetto non parla di canali, ma dice: "Proposuerat enim David in die illa præmium, qui percussisset Jebusæum, et tetigisset domatum fistulas, et abstulisset cæcos et claudos odientes animam David. Idcirco dicitur in proverbio: Cæcus et claudus non intrabunt in templum."

IL TUNNEL DI EZECHIA
Alla fine del XIX secolo a Gerusalemme fu scoperta l'esistenza di un ulteriore tunnel perforato sotto il monte Ophel che dall'oasi della sorgente di Gihon conduce, con un percorso tutto in sotterraneo, alla piscina di Siloe.
Pur se la distanza in linea d'aria tra la sorgente di Ghicon e la Piscina di Siloe è di 315-320 m, l'intero percorso che si sviluppa su un complesso tracciato curvilineo tra i due imbocchi, forse seguendo facilitazioni insite nella roccia con allargamento di fenditure esistenti, compresi gli estremi fuori dalla perforazione della roccia in situ, è 533 metri e la pendenza media è dello 0,06%.
Questo tunnel, non rivestito, scavato interamente nella roccia, con sezione generalmente stretta e in alcuni tratti anche molto alto, come fosse stato rettificata sbassando tratti di pendenza errata, ora è sempre percorribile da una persona con acqua che oscilla tra metà stinco e coscia.
All'ingresso, lato piscina di Siloe, poco dentro l'interno del tunnel nei pressi quello sbocco nel 1880 fu ritrovata un'iscrizione risalente probabilmente all'VIII secolo a.C. in quanto in alfabeto paleo-ebraico, ma l'originale al tempo della dominazione ottomana della Palestina fu asportato rovinandone la partesuperiore ed è stato portato in Turchia; ora sul posto c'è una copia.



e



Copia della Iscrizione nel Tunnel

L'iscrizione residua si sviluppa su 6 righe, tradotta in italiano dice:
  • 1 riga - ...il tunnel... e questa è la storia dello scavo. Quando...
  • 2 riga - i picconi scavavano ancora l'uno contro l'altro e restavano ancora tre cubiti da scavare... la voce di uno...
  • 3 riga - si sentiva chiamare dall'altra parte, (perché) c'era ZRH nella roccia, a destra e a sinistra e il giorno che
  • 4 riga - il tunnel (fu terminato) i tagliatori di pietra scavarono ognuno verso l'altra parte, piccone contro piccone e
  • 5 riga - fluì l'acqua dalla sorgente fino al pozzo per 1200 cubiti (553 metri)...
  • 6 riga - ...e di 100cubiti (46 m) era l'altezza dalla testa degli scavatori
Il termine ZRH , in effetti, è il radicale di "ventilare", come se passasse aria, una fenditura, allora, e le lettere, infatti, suggeriscono da una "ferita il corpo aperto ", pare proprio suggerire che comunque vi era una fessura nella roccia.
Quel dire che fluì l'acqua dalla sorgente fino al pozzo per 1200 cubiti suggerisce la rottura con i picconi dell'ultimo diaframma invero fosse quello lasciato a monte per far defluire nel tunnel le acque della sorgente.
Questo diaframma non si deve confondere con quello tra eventuali due cantieri di scavo che s'incontrano all'interno, ma appunto alla foratura dell'ultimo vero diaframma che doveva essere stato lasciato a monte tra sorgente e imbocco del cunicolo per poter operare tutto lo scavo del tunnel con meno acqua tra i piedi, mentre l'acqua della sorgente defluiva ancora nel vecchio canale.



Galleria di Ezechia - stralcio planimetrico



Grafico del tracciato del tunnel
dalla sorgente di Gihon alla piscina di Siloam

L'iscrizione, infatti, non è posta ove ci si sarebbe atteso che fosse, ossia nel punto d'incontro tra due eventuali fronti di scavo, all'interno nei pressi in corrispondenza del sovrastante pozzo di Warren che alcuni pensano come può accadere in una normale galleria che si perfora da due imbocchi per ridurre i tempi d'esecuzione, ma allo sbocco a valle all'interno quindi delle mura perché un domani fosse più facilmente visibile.
Questo cunicolo è un'opera importante che ha comportato un rilevante impegno, tutto scavato ovviamente col piccone probabilmente seguendo l'andamento di fessure e cavedi d'erosione nella roccia.
Misure di carbonio 14, su materiale organico -frammenti di legno e di piante in tratti d'intonaco - e radiometriche e di uranio-torio su stalattiti del tunnel hanno confermato per l'epoca di foratura del cunicolo l'VIII secolo a.C..
Dalla Bibbia poi si ricava che fu il re Ezechia, il XIII Re di Giuda che regnò a Gerusalemme tra il 716 e 687 a.C., figlio del Re Achaz e della regina Abi-jah, che fece scavare quel lungo cunicolo, appunto chiamato poi "Tunnel di Ezechia".

In 2Cronache 32,1-8 si trova questo edificante passo sugli eventi avvenuti al tempo di quel re quando Gerusalemme era minacciata di assedio da parte degli Assiri: "Dopo questi fatti e queste prove di fedeltà, venne Sennàcherib, re d'Assiria. Penetrato in Giuda, assediò le città fortificate e ordinò di espugnarle. Ezechia vide l'avanzata di Sennàcherib, che si dirigeva verso Gerusalemme per assediarla. Egli decise con i suoi comandanti e con i suoi prodi di ostruire le acque sorgive, che erano fuori della città. Essi l'aiutarono. Si radunò un popolo numeroso per ostruire tutte le sorgenti e il torrente che scorreva attraverso la regione, dicendo: Perché dovrebbero venire i re d'Assiria e trovare acqua in abbondanza? Agì da forte: ricostruì tutta la parte diroccata delle mura, vi innalzò torri e al di fuori un altro muro, fortificò il Millo della Città di Davide e preparò armi in abbondanza e scudi. Designò capi militari sopra il popolo; li radunò presso di sé nella piazza della porta della città e così parlò al loro cuore: Siate forti e coraggiosi! Non temete e non abbattetevi davanti al re d'Assiria e davanti a tutta la moltitudine che l'accompagna, perché con noi c'è uno più grande di quello che è con lui. Con lui c'è un braccio di carne, con noi c'è il Signore, nostro Dio, per aiutarci e per combattere le nostre battaglie. Il popolo rimase rassicurato dalle parole di Ezechia, re di Giuda."

In questo brano è solo detto che Ezechia fece nascondere le acque sorgive, quindi, anche quelle del Ghicon che erano a est del Millo , che fortificò, assieme a tutta la Città di Davide.
Nel libro dell'Ecclesiaste o Siracide in 48,17, nei riguardi di quel re si legge: "Ezechia fortificò la sua città e portò l'acqua nel suo interno; con il ferro scavò un canale nella roccia e costruì cisterne per l'acqua."

Solo in questo testo scritto nel II secolo a.C., quindi ben 400 anni dopo gli eventi, si trova esplicitamente traccia di uno scavo nella roccia, che non era citato nel libro 2Cronache in quanto questo primo testo evidentemente voleva che il tunnel rimanesse un segreto anche per gli stessi Israeliti contemporanei, onde non potessero rivelarlo al nemico in caso di ulteriori assedi.
Quando Ezechia ebbe l'idea di far scavare il tunnel il lavoro, pur se impegnativo, doveva essere portato avanti tenendo presenti i seguenti aspetti:
  • l'acqua del Ghicon con un canale scoperto fluiva tutto esterno alle mura fino alla vasca poi detta piscina di Siloe;
  • in caso d'assedio gli assedianti avrebbero tagliato facilmente quel rifornimento d'acqua prezioso per la città e l'avrebbero usato per loro;
  • occorreva mettere tutto al sicuro all'interno delle mura ed eliminare la traccia del vecchio canale;
  • era urgente; quindi, il tempo doveva essere il minore possibile;
  • doveva essere un lavoro segreto in modo che la stessa popolazione di Gerusalemme e gli operai ne dovevano essere all'oscuro perché non avvenissero spiate in favore del nemico.
Ezechia, ben consigliato, colse l'occasione dell'esistenza di un tunnel che era una specie di passaggio segreto che aggirava le mura e che forse era noto solo al Re, come via di fuga in un eventuale assedio, quello di Warren ed escogitò con i suoi consiglieri un audace piano, quello di scavare un tunnel segreto diretto tra Ghicon e la piscina di Siloe noto al Re per andare ai "Giardini" e fuggire dalla città in caso di sommosse o altro.
Chi doveva e poteva sapere tutto oltre il re era certamente il progettista e una sua strettissima cerchia che avrebbe dato ordini, volta per volta, agli scavatori e ai capi cantiere.
L'equipe d'ideatori e fiduciari del re, forse, poi addirittura lavorò in fase finale.
Oggi il tunnel è Lungo 512,50, suddiviso in due estese di lunghezza diversa:
  • da imbocco lato Ghicon fino all'incontro 204,00 metri (C1);
  • da imbocco lato Piscina fino a incontro 308,50 metri (C2).
Per soddisfare a tutte quelle condizioni credo lo sviluppo dei lavori sia stato nel seguente modo:
  • per ridurre il tempo di esecuzione del 40% furono usati due fronti di avanzamento, entrambi in leggera contropendenza verso il Ghicon, con due diverse squadre di operai, ma nessuna delle due sapeva dove stava andando e perché scavava;
  • per la ristrettezza del cunicolo in avanzamento potevano scavare uno - due operai col piccone e altri dietro per lo per lo sgombero dandosi cambi giorno e notte.
Tre dovettero essere i cantieri di lavoro con impiego di separati gruppi di operai, per rispettare le condizioni in precedenza enunciate imposte dal problema.
Questi tre cantieri dovettero operare nel seguente modo:
  • il primo, che chiamo cantiere C1, con accesso dal tunnel preesistente, quello superiore detto di Warren, provvide a slargare il pozzo verticale per usarlo come discenderia per calare e far risalire gli operai e sgomberare il materiale di scavo, proseguì con un fronte di avanzamento sub-orizzontale verso la fonte Ghicon, ma con un tracciato curvilineo per cui gli stessi operai non potevano immaginare dove andavano a parare seguendo fessure e anfratti della roccia che permettevano di facilitare lo scavo;
  • il secondo, il C2, in contemporanea al lavoro del C1, ma con fronte di avanzamento dal lato sbocco in città, pure con tracciato curvilineo per cui nell'avanzamento gli operai erano all'oscuro dove si dirigevano, quando stavano per incontrarsi con la discenderia del C 1 furono fermati lasciando un diaframma in opera;
  • il terzo, il C3, di operai fidatissimi, forse tutti sacerdoti del Tempio, addetto alla apertura dei 2 diaframmi, uno tra il C2 e il C1 e uno tra il C2 e lo sbocco lato Ghicon nonché alla finiture.

Il C1 si fermò prima di sfondare verso il Ghicon.
Il C2 nel suo avanzare nei pressi della discenderia per motivi di segretezza fu sospeso prima di sforare con lo scavo effettuato dal C1.
Quando il progettista ritenne vicino il momento, chiusi i lavori del C1 e del C2, attivò la squadra segreta del C3.
Questa poté provvedere all'apertura del diaframma C2/C1, quindi, diviso in due gruppi, operando dall'interno del Tunnel e dal Ghicon, poco vicino allo sbocco dove fu trovata la famosa l'iscrizione, abbatterono il diaframma e l'acqua del Ghicon finalmente ebbe modo di scorrere fino alla piscina, quindi, occultarono l'antica sorgente.
Il tunnel così rimase opera occulta e segreta non rivelabile al nemico da parte di qualche traditore.

L'ACQUA DEL PARADISO
Com'è noto, la sorgente Ghicon sgorga dalla parte a est di Gerusalemme, alla destra del Tempio, ora nel cuore dell'attuale Città Santa.
Il Tempio era il luogo "maqom" della "Shekinah" o "Presenza" di IHWH; ossia la Sua casa "bait" , infatti, così "Bait" era chiamato.

Gesù ebbe a dire: "Distruggete questo Tempio e in tre giorni lo farò risorgere...parlava del Tempio del suo corpo." (Giovanni 2,19.21) e la parola Tempio "bait" con le lettere ebraiche alludeva proprio a quando poi "dentro sarà in croce "; infatti, dalla morte in croce dopo tre giorni, come aveva profetizzato, ebbe a risorgere.
In tale occasione, dopo morto, un romano, "...uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco... ne uscì sangue e acqua." (Giovanni 19,34)

Il soldato era uno straniero "zar" che gli aveva aperto il costato con un ferro, una lancia e quelle lettere portano allo che si trova sull'iscrizione che si poteva leggeva chiaramente ai tempi di Gesù, del Tunnel di Ezechia scavato con il ferro dei picconi a causa degli stranieri nel cuore di Gerusalemme per portare l'acqua dal Ghicon alla piscina di Siloe.

Ora nel libro del profeta Ezechiele (secondo i biblisti ebbe definitiva redazione nella Giudea del V secolo), sono riportati oracoli avuti dal profeta Ezechiele (620 a.C. circa 570 a. C) tra cui celebre è quello che inizia con: "Mi condusse poi all'ingresso del tempio e vidi che sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente, poiché la facciata del tempio era verso oriente. Quell'acqua scendeva sotto il lato destro del tempio, dalla parte meridionale dell'altare."
(Ezechiele 47,1, in "Acqua viva, fonte, sorgente per lavare il peccato" ho riportato decriptato anche Ezechiele 47,1-12)

Questa profezia si trova confermata dal profeta Zaccaria e calza bene con gli eventi del Cristo presentato dal Vangelo di Giovanni:
  • Zaccaria 13,1 - "In quel giorno vi sarà per la casa di Davide e per gli abitanti di Gerusalemme una sorgente zampillante per lavare il peccato e l'impurità."
  • Zaccaria 14,8 - "In quel giorno acque vive sgorgheranno da Gerusalemme e scenderanno parte verso il mare orientale, parte verso il Mar Mediterraneo, sempre, estate e inverno."
  • Giovanni 7,37 - "Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me."
(In "Profezie nei Vangeli: il protovangelo di Zaccaria" si trova la decriptazione di quei due versetti)

È da ricordare come la sorgente Ghicon di Gerusalemme che sgorga a destra del Tempio calza bene a descrivere quella profezia di Ezechiele - "sotto la soglia del tempio usciva acqua verso oriente" - ed ha il nome che ricorda uno dei 4 capi, appunto chiamato Ghicon, in cui si divideva il fiume descritto in Genesi 2,10-14 che usciva e irrigava il "Gan Eden" o Paradiso Terrestre.
Quell'acqua "maim" che sgorga dal costato di Cristo, allude a quella del Paradiso, quindi al rientro dell'Uomo nella grazia di Dio per merito del sangue "dam" del Figlio di Dio in grado di ridonare la somiglianza "demah" perduta da Adamo e nel contempo all'acqua del Ghicon che fu aperta con il ferro per portare l'acqua a Siloe ricordando la profezia dei Genesi 49,10 di "verrà colui al quale" di cui ho detto.
Il Tempio era anche "il luogo", il "Maqom" per eccellenza da dove le lettere dicono "acqua si versa portando la vita " o anche "dalla putredine riporta la vita ".
Del resto Moria, in ebraico è , il monte del Tempio induce anche lui a quel pensiero allusivo della "vita - acqua - madre che porterà dal corpo IAH (IHWH)".

Ora, tutte le acque piovane che cadono sulla spianata del Tempio, immaginate come venissero dai cieli di cieli, dalle acque di sopra separate da quelle di sotto nel secondo giorno della creazione che erano quelle che scorrevano nel Paradiso come comunione per Adamo tra cielo dopo bagnato il luogo santo del Tempio si riversavano con canali nelle piscine allo scoperto o comunque filtrano negli anfratti della roccia sottostante e sgorgano dalle sorgenti, tra cui quella di Ghicon che si trova in basso alla sua destra.

Ecco che erano tenute in gran considerazione le raccolte in una raccolta d'acqua piovana o sorgiva, detta "miqveh" in ebraico, in cui venivano fatte le abluzioni o immersioni rituali a scopo di purificazione.
Certamente anche in questo le lettere ebraiche della parola sostenevano quanto era atteso si compisse per fede immergendosi in esse, in quanto, dalla o la "putredine Portava a uscire " rendendo puri.
In Numeri 5,11-31 ove è riportata "la legge della gelosia" vale a dire come si deve comportare per rispettare la Torah un marito se nasce in lui un grave sospetto di tradimento da parte della moglie al versetto 17: "Poi il sacerdote prenderà acqua santa in un vaso di terra; prenderà anche un po' della polvere che è sul pavimento della Dimora e la metterà nell'acqua.", quindi l'acqua del Santuario "maim qedoshim" era pensata con un potere speciale avendo toccato la "Dimora" "misheccan" cioè dove sta la "shekinah", il luogo della Tenda del Convegno di Mosè (Esodo 40,16-33) e per traslato tutto il Tempio, casa di Dio.
Se si scrivere in ebraico senza i segni di vocalizzazione queste lettere:



equivalgono sia a "del Santuario l'acqua della cisterna" sia a "del Santuario l'acqua della benedizione" e così erano ritenute tutte la acque delle cisterne di Gerusalemme una "benedizione".
Se si prova poi a decriptare con le mie regole quelle lettere tenendo conto che un modo per dire pecora o agnello è anche "soeh" si ottiene:
  • "Il Potente riversa dalla porta delle pecore l'acqua ; sarà nei viventi il serpente dentro i corpi a spegnere ()";
  • "guizzerà dal Santo aperto per i viventi un mare dal cuore , nel corpi la rettitudine rientrerà ".
E quel Santo aperto è il Cristo in croce!
Quando Gesù disse in Giovanni 10,7: "Io sono la porta delle pecore" intendeva alludere che era la vera sorgente della santità!

APPENDICE - DECRIPTAZIONE DI NEEMIA 3
Riporto il Testo C. E. I. 2008.

Neemia 3,1 - Eliasìb, sommo sacerdote, con i suoi fratelli sacerdoti si misero a costruire la porta delle Pecore. La consacrarono e vi misero i battenti; la consacrarono fino alla torre dei Cento e fino alla torre di Cananèl.

Neemia 3,2 - Accanto a lui costruirono gli uomini di Gerico e accanto a lui costruì Zaccur, figlio di Imrì.

Neemia 3,3 - I figli di Senaà costruirono la porta dei Pesci, la munirono di travi e vi posero i battenti, le serrature e le sbarre.

Neemia 3,4 - Accanto a loro lavorò al restauro Meremòt, figlio di Uria, figlio di Akkos; accanto a loro lavorò al restauro Mesullàm, figlio di Berechia, figlio di Mesezabèl; accanto a loro lavorò al restauro Sadoc, figlio di Baanà.

Neemia 3,5 - Accanto a loro lavorarono al restauro quelli di Tekòa, ma i loro notabili non piegarono il collo a lavorare all'opera del loro Signore.

Neemia 3,6 - Ioiadà, figlio di Pasèach, e Mesullàm, figlio di Besodia, restaurarono la porta Vecchia, la munirono di travi e vi posero i battenti, le serrature e le sbarre.

Neemia 3,7 - Accanto a loro lavorarono al restauro Melatia di Gàbaon, Iadon di Meronòt e gli uomini di Gàbaon e di Mispa, alle dipendenze della sede del governatore dell'Oltrefiume.

Neemia 3,8 - Accanto a loro lavorò al restauro Uzzièl, figlio di Caraià, uno degli orefici, e accanto a lui lavorò al restauro Anania, uno dei profumieri. Essi ricostruirono Gerusalemme fino al muro largo.

Neemia 3,9 - Accanto a loro lavorò al restauro Refaià, figlio di Cur, capo della metà del distretto di Gerusalemme.

Neemia 3,10 - Accanto a loro lavorò al restauro, di fronte alla sua casa, Iedaià, figlio di Carumàf, e accanto a lui lavorò al restauro Cattus, figlio di Casabnia.

Neemia 3,11 - Malchia, figlio di Carim, e Cassub, figlio di Pacat-Moab, restaurarono la parte seguente e la torre dei Forni.

Neemia 3,12 - Accanto a loro lavorò al restauro, insieme con le figlie, Sallum, figlio di Allochès, capo della metà del distretto di Gerusalemme.

Neemia 3,13 - Canun e gli abitanti di Zanòach restaurarono la porta della Valle; la costruirono, vi posero i battenti, le serrature e le sbarre. Fecero inoltre mille cubiti di muro fino alla porta del Letame.

Neemia 3,14 - Malchia, figlio di Recab, capo del distretto di Bet-Cherem, restaurò la porta del Letame; la costruì, vi pose i battenti, le serrature e le sbarre.

Neemia 3,15 - Sallum, figlio di Col-Cozè, preposto del distretto di Mispa, restaurò la porta della Fonte; la ricostruì, la munì di tetto, vi pose i battenti, le serrature e le sbarre. Fece inoltre il muro della piscina di Sìloe, presso il giardino del re, fino alla scalinata per cui si scende dalla Città di Davide.

Neemia 3,16 - Dopo di lui Neemia, figlio di Azbuk, preposto della metà del distretto di Bet-Sur, lavorò al restauro fin davanti alle tombe di Davide, fino alla piscina artificiale e fino alla casa dei prodi.

Neemia 3,17 - Dopo di lui lavorarono al restauro i leviti, con Recum, figlio di Banì, e accanto a lui lavorò al restauro, per il suo distretto, Casabia, preposto della metà del distretto di Keila.

Neemia 3,18 - Dopo di lui lavorarono al restauro i loro fratelli, Binnùi, figlio di Chenadàd, preposto dell'altra metà del distretto di Keila.

Neemia 3,19 - Accanto a lui Ezer, figlio di Giosuè, preposto di Mispa, restaurò un'altra parte, di fronte alla salita dell'arsenale, sul Cantone.

Neemia 3,20 - Dopo di lui Baruc, figlio di Zabbài, restaurò con impegno un'altra parte, dal Cantone fino alla porta della casa di Eliasìb, sommo sacerdote.

Neemia 3,21 - Dopo di lui Meremòt, figlio di Uria, figlio di Akkos, restaurò un'altra parte, dalla porta della casa di Eliasìb fino all'estremità della casa di Eliasìb.

Neemia 3,22 - Dopo di lui lavorarono al restauro i sacerdoti che abitavano la periferia.

Neemia 3,23 - Dopo di loro Beniamino e Cassub lavorarono al restauro di fronte alla loro casa. Dopo di loro Azaria, figlio di Maasia, figlio di Anania, lavorò al restauro presso la sua casa.

Neemia 3,24 - Dopo di lui Binnùi, figlio di Chenadàd, restaurò un'altra parte delle mura, dalla casa di Azaria fino al Cantone e fino all'angolo.

Neemia 3,25 - Palal, figlio di Uzài, lavorò al restauro di fronte al Cantone e alla torre sporgente dalla parte superiore della reggia, che dà sul cortile della prigione. Dopo di lui Pedaià, figlio di Paros,

Neemia 3,26 - e gli oblati che abitavano sull'Ofel lavorarono al restauro fin davanti alla porta delle Acque, verso oriente, e alla torre sporgente.

Neemia 3,27 - Dopo di loro quelli di Tekòa restaurarono un'altra parte, di fronte alla grande torre sporgente e fino al muro dell'Ofel.

Neemia 3,28 - I sacerdoti lavorarono al restauro sopra la porta dei Cavalli, ciascuno di fronte alla propria casa.

Neemia 3,29 - Dopo di loro lavorò al restauro Sadoc, figlio di Immer, di fronte alla sua casa, e dopo di lui Semaià, figlio di Secania, custode della porta Orientale.

Neemia 3,30 - Dopo di lui Anania, figlio di Selemia, e Canun, sesto figlio di Salaf, restaurarono un'altra parte. Dopo di loro Mesullàm, figlio di Berechia, lavorò al restauro di fronte alla propria stanza.

Neemia 3,31 - Dopo di lui Malchia, uno degli orefici, lavorò al restauro fino alla casa degli oblati e dei mercanti, di fronte alla porta della Rassegna e fino al vano superiore dell'angolo.

Neemia 3,32 - Gli orefici e i mercanti lavorarono al restauro fra il vano superiore dell'angolo e la porta delle Pecore.

Neemia 3,33 - Sanballàt, quando sentì che noi riedificavamo le mura, si adirò, si indignò molto, si fece beffe dei Giudei

Neemia 3,34 - e disse in presenza dei suoi fratelli e dei soldati di Samaria: Che vogliono fare questi miserabili Giudei? Dobbiamo lasciarli fare? Offriranno sacrifici? Finiranno in un sol giorno? Vogliono far rivivere da mucchi di polvere delle pietre già consumate dal fuoco?

Neemia 3,35 - Tobia l'Ammonita, che gli stava accanto, disse: Edifichino pure! Se una volpe vi salta sopra, farà crollare il loro muro di pietra!

Neemia 3,36 - Ascolta, o nostro Dio, come siamo disprezzati! Fa' ricadere sul loro capo l'insulto e abbandonali al saccheggio in un paese di schiavitù!

Neemia 3,37 - Non coprire la loro colpa e non sia cancellato dalla tua vista il loro peccato, perché hanno offeso i costruttori.

Neemia 3,38 - Noi dunque ricostruimmo le mura, che furono ben consolidate fino a metà altezza, e al popolo stava a cuore il lavoro.

La scelta di riportare decriptato questo capitolo di Neemia è connessa al fatto che in questi si parla sia della Porta delle Pecore, versetti 1 e 32, vicina alla "piscina probatica" e della piscina di Siloe, versetto 15.
Prima di presentare la decriptazione tutta di seguito ho scelto proprio il versetto 3,15 per presentare un esempio giustificato di come porto avanti le decriptazioni.

Neemia 3,15 - Sallum, figlio di Col-Cozè, preposto del distretto di Mispa, restaurò la porta della Fonte; la ricostruì, la munì di tetto, vi pose i battenti, le serrature e le sbarre. Fece inoltre il muro della piscina di Sìloe, presso il giardino del re, fino alla scalinata per cui si scende dalla Città di Davide.






"E dall'Unigenito in croce alla luce si vide dal corpo uscire una fonte gli uscì dal petto (). Fu a versare un fuoco al serpente , lo recarono gli apostoli . Dal Figlio la sposa () dal petto () uscì per liberare () con la parola . Un cammino aprì per i viventi . Giù il soffio uscì di Lui . Fu dal Figlio l'energia portata e fu dal cuore la potenza al serpente con gli apostoli recata . E fu per agire la Madre a stare con l'amato (con l'apostolo che Gesù amava). Il Potente dalla Croce l'indicò che fosse da portarsi da madre per l'apostolo , dall'innalzato () gli fu portata . La portò a casa . Il corpo fu nella tomba . Fu un'asta portata all'Unigenito in croce . Alla tomba portarono il morto . Dentro al corpo retto del Crocifisso entrò la risurrezione del Potente , dalla tomba potente camminando , con energia ne uscì ; Re si portò per sempre . Uscì dai viventi in alto portato il Crocifisso dal mondo . Una pioggia () per aiutare portò il Crocifisso con la Madre nella città di David ."

Decriptazione
Neemia 3,1 - E fu a versato dalla Madre Dio. Fu il dono in una casa. Nel mondo entrò la rettitudine. Fuori gli angeli uscirono per il fatto meraviglioso del recarsi dell'Unigenito tra i viventi. E al mondo della rettitudine entrava l'energia che si era in un vivente portata a stare. Sulla casa gli angeli portavano dell'Unigenito l'indicazione con una luce. Si vedeva col corpo uscire giù, l'Unigenito inviato nel mondo, da madre uscito, versato per aiutare i simili. E si portava per spazzare dai viventi la forza dell'essere impuro, per liberarli. Crocifisso in croce sarà portato e si vedrà il sangue scorrere per liberare. Con l'acqua l'Unigenito la santità recherà al mondo. E per azione del sangue scorso si libererà la potente grazia inviata da Dio.

Neemia 3,2 - E l'Altissimo per aiutare portò il Figlio. Lo recò in un uomo; fu a stargli nel corpo chiuso. E recò dall'alto a stare dall'essere impuro dentro l'energia nel mondo di un essere innocente e in un corpo a casa l'invio dal primo ribelle.

Neemia 3,3 - (Questi, il "ribelle") si portò alle origini a finire la luce che vedevano le menti/teste. Nel mondo sbarrò il cammino. Fu tra i viventi dentro ad abitare; dentro l'energia fu a entrare, circuendo le belle entrò nelle matrici. Nell'entrare a versare nei corpi recò la perversità e spazzò nei viventi la forza dell'amore. La potenza fu a finire in tutti. Un giorno all'angelo (ribelle) un fanciullo fu portato e la purità fu nella vita a riportare.

Neemia 3,4 - Portò l'Altissimo l'essere simile nella prigione di questi; fu per abbattere dell'essere ribelle la morte in casa a inviargli con l'Unigenito. Portò nel corpo a stare nel mondo il Figlio uscito per il provato sdegno portato per l'agire del serpente, fu per aiutare i viventi, per fermare la vergogna del serpente. Ai viventi dal Figlio da dentro il corpo la rettitudine fu ad uscire, dentro l'inviò ai viventi in dono. Fu Questi dentro di Dio a recare in azione la potente esistenza dal sangue. Fuori dal petto fu a versarla. Giù per scacciarlo la portò. Versò il Figlio da dentro in azione l'energia dell'Unico.

Neemia 3,5 - Recò l'innalzato la forza col sangue ad uscirgli dal petto. Fu, abbattuto. Un'asta l'aprì, il Crocifisso a versare portò alla vista a stare la Madre. La recò per l'Unigenito per aiutare. Fu in un corpo a stare nel mondo per la Madre del Potente l'amore. Fu sollecita a recare un corpo - Chiesa tra i viventi dentro per servire il Crocifisso. Dal Signore era uscita la Madre.

Neemia 3,6 - E venne di simili un corpo - Chiesa nel mondo. Fu per rinnovarlo a uscire. Entrò nelle assemblee per questi la forza della speranza che fosse a riportarsi. È noto che il Figlio a Pasqua riportò in vita risorto il Potente. Dalla Madre che abitava con gli apostoli, dentro nell'adunanza fu a entrare. Entrò vivo! Entrato, si sedette, a saziarsi si portò e a recare fu in azione la Madre con la forza dell'amore potente. Il Crocifisso, ai confini fu a portarla ed a vivere tra gli angeli in alto fu a portarsi. E dentro (di Lui) al corpo - Chiesa fu la vita a portare.

Neemia 3,7 E dell'Altissimo il sangue uscito nelle assemblee di questo (Corpo - Chiesa) è versato (sotto forma del pane e vino). Per salvare (infatti) è entrato nel mondo. A chi cammina dentro in azione gli apostoli sono a portarlo. È dell'essere impuro per l'angelo (ribelle) entrato a vivere nei corpi l'energia a finire. È dagli uomini la forza della superbia, che i delitti porta nel mondo ai viventi. giù il soffio a uscire. La potenza della rettitudine a riempirli riinizia. Il soffio nelle assemblee del Crocifisso agisce dentro i corpi entrando con l'energia per rigenerare.

Neemia 3,8 - L'Altissimo l'aiuto reca al mondo. Nelle assemblee Questi è a versarlo. La forza è Dio di figli ad accendere nelle esistenze. Giù porta nel corpo - Chiesa il soffio a stare per la Madre e per azione del Potente è l'essere impuro a uscire. Nelle assemblee questi è abbattuto per la grazia inviata. Sono ad uscire figli rigenerati, versati a vivere dall'acqua i portati. Ed è la forza dentro riportata. E nel corpo - Chiesa portata del Risorto la potente vita. Una comunità per l'annunciarlo la Madre al mondo partorisce, dalle seno (dall'assemblea da dentro) Le esce.

Neemia 3,9 - Porta per l'Altissimo esseri simili nelle assemblee questi al diletto Verbo. Sono a uscire figli nelle assemblee; portati nel corpo - Chiesa illuminati lavati, sono col soffio (dello Spirito Santo) in cammino lanciati. Portano del Risorto la potente vita.

Neemia 3,10 - E dell'Altissimo il sangue entra nelle assemblee. Questo è versato. La forza per aiutare è a entrare nei figli. A chiudere nel corpo porta la Madre il soffio/la parola. E l'energia scorre per aiutarli dentro. Sono segnati e portano nell'agire la potenza per cui è l'essere impuro ad uscire. Questo (il sangue) versato si chiude nei cuori portando del Risorto dentro l'energia. Dall'assemblea del Risorto figli sono a uscire.

Neemia 3,11 - I viventi, per l'aiuto entrato, rinnovati sono dal Crocifisso; nelle assemblee Questi forza riversa ai viventi. In cammino (gli apostoli) sono nel mondo, dentro li guidano. Nel corpo - Chiesa i viventi portano nelle assemblee per tornare figli. Con la parola nelle assemblee tutti i viventi riportano al Padre. E vengono i viventi in cammino liberati dal drago e nel corpo/Chiesa stanno con la Madre.

Neemia 3,12 - E vede il serpente esistere uno sbarramento portato nel mondo. Dal petto fu versato dal Risorto che al serpente recò la Madre. Il Figlio nel mondo l'accompagna. Nelle assemblee del Risorto i liberati dalle strette si sollevano. È il soffio della potente rettitudine a stare nel corpo - Chiesa e il delitto dai viventi fuori porta. (La Madre) desidera figli recare (come) il Crocefisso fu a portare.

Neemia 3,13 - Venne il cattivo nel mondo in cammino. Fu dall'Unico nel mondo imprigionato, fu abbattuto in prigione. Il Figlio gli portò a stare un fuoco dentro. È a colpire l'angelo portato in prigione nel mondo la Madre fuori dal Figlio portò in campo. E la recò per stare tra i popoli; è l'amore potente del Crocifisso ai confini con forza a recare ai viventi. Gli apostoli l'Altissimo portano e dentro un corpo - Chiesa è in vita recato. Portano di Dio il Verbo Unigenito ai viventi del mondo. Dentro ad annunciarlo ai viventi uscirono. Una comunità del Risorto si vide. Ne escono illuminati per la parola portata del Crocifisso.

Neemia 3,14 - E viene al cattivo nel mondo da una donna il soffio portato per finirlo nel mondo. Stretto questo è a languire per la rettitudine che è entrata dal Figlio nella Chiesa - corpo. Lo spegne con la risurrezione - risurrezione che il corpo- Chiesa parla nel cammino. Da dentro fu del Crocifisso ad uscire la rettitudine dal corpo con la Madre di Lui; è figli con gli apostoli a portare. E sono in azione tra i viventi a stare le mammelle che la potenza del Crocifisso completa sono a recare. L'impedimento al serpente è portato. E dentro al corpo - Chiesa è la vita portata.

Neemia 3,15 - E dall'Unigenito in croce alla luce si vide dal corpo uscire una fonte; gli uscì dal petto. Fu a versare un fuoco al serpente, lo recarono gli apostoli. Dal Figlio la sposa dal petto uscì per liberare con la parola. Un cammino aprì per i viventi. Giù il soffio uscì di Lui. Fu dal Figlio l'energia portata e fu dal cuore la potenza al serpente con gli apostoli recata. E fu per agire la Madre a stare con l'amato (con l'apostolo che Gesù amava). Il Potente dalla Croce l'indicò che fosse da portarsi da madre per l'apostolo, dall'innalzato gli fu portata. La portò a casa. Il corpo fu nella tomba. Fu un'asta portata all'Unigenito in croce. Alla tomba portarono il morto. Dentro al corpo retto del Crocifisso entrò la risurrezione del Potente. Dalla tomba potente camminando, con l'energia ne uscì. Re si portò per sempre. Uscì dai viventi in alto portato il Crocifisso dal mondo. Una pioggia per aiutare portò il Crocifisso con la Madre nella città di David.

Neemia 3,16 - Di fratelli un corpo - Chiesa fu a portare nel mondo. Fu a formare nelle assemblee i viventi. Furono ad uscire figli per azione di Questa (la Madre). Dentro portava a versare l'illuminazione. Il corpo - Chiesa nelle assemblee si alzava in forza della parola. La potenza della rettitudine dentro era del Crocifisso a scendere portata nel corpo - Chiesa ad agire per aiuto degli apostoli che a chi camminava in mano versavano il cibo che l'essere impuro era a sbarrare. E nella comunità dentro i corpi la rettitudine entrava, entrando agiva, simili erano ad uscire. E nella comunità dentro era il Crocifisso ad entrare, scorreva nel cibo della Madre.

Neemia 3,17 - Dell'Unigenito il pane bianco porta a entrare nelle assemblee di Questo. È una Chiesa portata dalla Madre per il Misericordioso di figli; figli sono dell'Altissimo. Ad aiutarla si portano. Chi entra nelle assemblee di Questi è posto dall'esilio fuori liberato. Racchiuso giù è il soffio per camminare, versata per agire è la potenza. Entra del Potente il soffio che la potente rettitudine reca.

Neemia 3,18 - Nei fratelli dal corpo- Chiesa è portata (la notizia) che riuscirà Questi. C'è la speranza che il Fratello rientrerà vivo dentro a riportarsi, sarà da casa con gli angeli. Per grazia l'amato risorgerà i corpi, nelle tombe giù sarà il soffio per camminare a versare, in azione saranno potenti a riuscire.

Neemia 3,19 - E saranno dalle tombe questi a riversarsi. Dall'azione potente sarà l'essere impuro che agiva colpito nei corpi dal Figlio Gesù. Per la risurrezione dei corpi entrata nei viventi giù il soffio uscirà. Vestiti usciranno rinnovati. Saranno integri, nello splendore alla conoscenza del Potente. Tutti entreranno tra gli angeli. Il Risorto li verserà fuori dalla putredine. Giù lo rivedranno.

Neemia 3,20 - Dei fratelli i corpi saranno a riportarsi fuori dalle fosse. Usciranno fuori dalle tombe questi, si sarà versata la purità portando della rettitudine dentro l'energia. Questa dentro sarà stata nei viventi l'aiuto. A uscire rinnovati saranno per la pura energia. Usciranno dalla putredine; su si rivedranno. Per sempre liberati dentro saranno stati dal Crocifisso che Dio è. Per la risurrezione sarà da dentro uscito spento l'angelo. Fuori scorrerà l'essere impuro del serpente.

Neemia 3,21 - Per primo dalla fossa era stato portato fuori. Dalla tomba questi si era riversato vivo col corpo dalla morte. Il Figlio l'Unico aveva portato col corpo a ristare fuori. Il Figlio uscirà a risvegliare i viventi aiutandoli ad uscire risorti per l'energia che sarà tutti i viventi a liberare. Dentro sarà per il Crocifisso di Dio la forza in dono dentro a portare. Dell'Eterno la perfezione ad abitare sarà in tutti.

Neemia 3,22 - E dopo sarà a portarli ad entrare nel petto. Sarà i riversati a portare fuori retti per l'entrata energia. Saranno a vivere gli uomini che erano nel mondo come agnelli.

Neemia 3,23 - Nell'Unigenito chiusi nel corpo saranno portati dal mondo. Nell'assemblea questi saranno versati. Il Figlio alla destra li porterà nell'assemblea. I simili al Figlio nella sorte a casa saranno tutti i viventi fratelli. Con i corpi saranno portati ad uscirgli dal petto. Saranno versati nell'atrio, saranno ad uscire dal Figlio i viventi. Si vedranno i risorti essere entrati a casa tra gli angeli per l'azione dell'energia che inviata gli sarà stata nel mondo. Dall'Unico all'ombra dentro saranno dal Crocifisso recati.

Neemia 3,24 - Dell'Unico nell'assemblea col corpo saranno portati a entrare. Nell'assemblea questi saranno versati dal Figlio che vi porterà a stare i figli per grazia d'amore. Con le vesti della risurrezione angeli saranno tutti i viventi. Nel Tempio nell'atrio entreranno dell'Eterno. Entreranno i viventi. Alla fine si porterà alla vista. Si porterà l'Eterno, uscirà in persona.

Neemia 3,25 - Giudicato a casa l'angelo l'Unigenito avrà portato. Questi era stato ai viventi con l'energia il cammino a sbarrare nel mondo. Nella putredine giù l'avrà portato per il peccare. I viventi nella gloria usciranno; saranno portati su dall'Unigenito. Vivi dentro saranno tutti a entrare nel regno. Dal mondo in alto saranno portati dagli angeli, felici per il vigore giù nei corpi entrato dei viventi nei cuori. Nel corpo (il Crocifisso) entrò. Nel corpo fu a portarsi per riscattarli. Fu ad uscire da casa per inviare col soffio al cattivo il fuoco.

Neemia 3,26 - E fuori inviò completamente l'energia per stare in un vivente; al mondo fu a portarsi. Fu ad accendere dentro l'esistenza nella Madre, dentro l'azione del soffio potente eterno inviò. In cammino per sbarrare il cattivo uscì dalla Madre per stare in vita; per il serpente nei viventi colpire in un corpo a chiudersi si portò. Al mondo per i viventi liberare fu a portarsi giù l'Unigenito.

Neemia 3,27 - L'Unigenito in una grotta fu portato al mondo a chiudersi. Questi era atteso - sperato per i segni che versati alla vista erano stati ai viventi. Per i viventi d'aiuto uscì una luce d'angeli che fu a indicarlo col vivo splendore. Per l'aiuto uscito Magi trasse fuori in cammino. Alla porta di un potente (Erode) entrarono. Furono a portarsi su. Desiderava vedere l'aiuto annunciato per gli uomini del mondo. Sentì la parola il potente...

Neemia 3,28 - ...(ma) operava male il cattivo. Uscirono in giro per portarsi nel buco dov'era la Madre. Entrarono nel (luogo) nascosto ove Questi era stato versato nel mondo. Con un retto (Giuseppe) nel mondo, con un angelo stava la Madre; un uomo dal Potente inviato in cammino per aiutarla. Alla casa che era stata indicata si portarono.

Neemia 3,29 - Dell'Unigenito alla grotta furono a portarsi. Entrati al petto era riversato di fianco e piegata sul figlio primogenito la Madre. Il corpo lo splendore dalla porta della casa era un segno a portare così che l'Unigenito a chiudersi nel corpo si era recato. Al mondo chiusosi questo si era. Versato alla luce, da un seno era uscito. Il Figlio a dimorare era uscito da un custode (San Giuseppe). Una luce videro dal corpo fuori viva spuntare.

Neemia 3,30 - L'Unigenito in una grotta fu a portarsi nel mondo. Da un petto fu versato; la grazia degli angeli fu ad uscire. Il Figlio la pace è al mondo a recare; con la grazia reca l'energia dentro per salvare. Il Verbo uscì alla luce in dono ai viventi per aiutare entrando a rinnovare l'esistenza dei fratelli. Nel corpo fu a portarsi al mondo. Nella prigione Questi fu a versarsi per salvare dal serpente i viventi; dentro rinvierà la benedizione. Sarà a uscire l'angelo dal cammino giudicato, bruciato dalla rettitudine che alla fine lo porterà.

Neemia 3,31 - Nei fratelli nel corpo sarà a entrare a chiudersi questa (la rettitudine). Sarà ad appassir lo la rettitudine che sarà entrata che dal Figlio uscirà giù dal corpo. Il soffio era dell'Eterno dentro a stare nel Crocifisso, uscì l'energia dalla croce, fu tra i lamenti la Madre a recare, gli uscì dal corpo la sposa dalla destra in cammino per aiutare. Il cattivo uscirà dai viventi punito, porterà la comunità in alto. Era dal Crocifisso entrata del Verbo l'energia nel mondo.

Neemia 3,32 - Ma dentro c'era l'energia dell'Altissimo nel Crocifisso che uscirà in persona potente. Il Risorto si vedrà col corpo uscire su a incontrarli, nell'assemblea. Questi era ad aspettare che guariti fossero i viventi, riportati rigenerati alla fine saranno i viventi. (Dopo una parentesi sulla vita del Cristo il discorso si riallaccia al 3,24.)

Neemia 3,33 - E saranno entrati per stare tra i retti, tra i beati, tra i risorti, da vivi a vederlo circondato dagli angeli a casa per incantesimo. La rettitudine fu dall'Unigenito inviata per la grazia recare. Dentro avrà a ricondurre l'energia che c'era nei viventi all'origine che tutti fuori dalle tombe li avrà riportati in vita. Fuori portati saranno stati dalle tombe con i corpi per la potenza riportata. E saranno stati dalla rettitudine che avrà agito a riempirli rigenerandoli dentro. La perversità che c'era del serpente che agendo rendeva uno schifo nel mondo l'esistenza avrà fuori portata. Aiutati saranno i viventi.

Neemia 3,34 - E saranno dall'Unico a vivere col corpo potenti nelle persone. Saranno dall'Unigenito vivi portati e nell'assemblea saranno del Potente dai custodi portati, dagli angeli che li portarono alle origini per l'inganno fuori (dal Paradiso terrestre). Ad entrare saranno nella magnificenza dalla porta, saranno i viventi ad entrare. Da miserabili furono i viventi per il loro agire posti fuori, furono all'abbandono portati dal serpente che entrò nelle matrici, il mondo fu questi dentro una prigione a portare. Dal mondo saranno tutti riportati a casa un giorno dell'esistenza. Fu a portarsi, venne dal Padre inviato a stare in un vivente in seno nel corpo per morire. Riuscirà, dalla polvere si riportò fuori vivo. Riuscito la risurrezione dei corpi porterà. Il soffio recherà a tutti.

Neemia 3,35 - E nel cuore li porterà dentro a stare, vi entreranno del mondo i popoli; l'Unigenito su li accompagnerà. Porterà a stare dall'Unico viva la caterva di beati, usciranno vivi a casa portati dagli angeli a stare i viventi. L'Unigenito i viventi aiuterà nel mondo. Risorti li porterà, a rialzarsi. Porterà il soffio che nei corpi scenderà nelle tombe e nei morti riinizierà dentro l'energia. Saranno a riuscire vivi.

Neemia 3,36 - I risorti nel seno di Dio entreranno per stare ad abitare. La rettitudine che sarà entrata sarà la forza che frutti avrà recati. Colpirà la perversità, brucerà dentro la vergogna, la purità di Dio nei corpi riinizierà risorgendoli dalla morte. L'energia nei viventi nei cuori di questi entrata, da dentro della terra risorgerà chi dentro v'era entrato.

Neemia 3,37 - E da Dio tutti al trono in alto si vedranno portati tra gli angeli i viventi. E chiusi nel cuore gli verranno a vivere. I viventi del Potente alla presenza saranno. Così da Dio integri a chiudersi entreranno. Per la rettitudine che sarà entrata, retti si vedranno stare nella pienezza. E al Potente al cospetto - davanti entreranno. Dentro porterà con gli angeli a stare i viventi.

Neemia 3,38 - E tra gli angeli i figli entreranno. Verranno nell'assemblea condotti a vivere. Dal mondo i portati il Crocifisso riverserà risorti dal corpo. La sposa nell'assemblea porterà. A vivere entreranno per sempre nell'assemblea; su saranno ad entrare portati a stare dal mondo. Saranno nel cuore del Potente i popoli per la potente azione della risurrezione portata dal Crocifisso.

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