BibbiaWeb.net - di Alessandro Conti Puorger

Decriptare la Bibbia - di Alessandro Conti Puorger Autore   Contatti    Cerca      Home     
BibbiaWeb 2018  
Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraicheRicerche di verità - Clicca qui per consultareParlano le lettere
Cerca negli articoli
Consulta le rubriche
  Lettere ebraiche
    e codice Bibbia
  Decriptazione Bibbia
  Attesa del Messia
  Vangeli
    e Protovangeli
  Ricerche di verità
  Racconti
    a sfondo biblico
  San Giuseppe

Decriptare la Bibbia
  Tutti gli articoli
  Indice
     brani decriptati
  Articoli più letti

 

SAN GIUSEPPE...

 
VINCERE IL RIFIUTO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

    parti precedenti:

LA CREAZIONE E I VANGELI »

SULLE "TENEBRE"

In ebraico il tri-lettere di tenebre è il radicale di due famiglie di verbi:

  • con la lettera centrale come "sin", con un puntino sulla prima fiamma, significa "trattenere, riservarsi, risparmiare, inibire", quindi, "nascondere, impedire, fermare, arrestare" e "rifiutare".
  • con la lettera centrale come "shin", con un puntino sulla terza fiamma, significa "oscurarsi, rabbuiarsi, spegnersi, essere nero, offuscarsi".
"Sin" e "Shin"

Il termine "tenebre" sembra allora discendere dalla seconda famiglia, mentre se venisse dalla prima delle due si parlerebbero di ciò che impedisce, nasconde e tenta di fermare la luce o comunque non viene messo in luce.
Ora, ai tempi di Gesù nei libri liturgici, come quelli della Tenak, le 22 lettere ebraiche consonanti erano senza puntature usate oggi per indicare le vocali da associarsi alle lettere, puntature che non erano state ancora ideate o perlomeno rese d'uso generale nei testi liturgici.
Le lettere ebraiche, in effetti, è riconosciuto, sono 22 e una sola è la lettera , la 21a; quindi, non vi era differenza tra le lettere "sin" e "shin", altro che per una lieve diversa pronuncia, per cui quelle tre lettere potevano riguardare entrambi i suddetti radicali e più ampi erano i significati che potevano attribuirsi a tali tre lettere di Genesi 1,5 che aprivano la mente a commenti particolari.
Mentre il testo ebraico lascia libero ogni interpretazione, il testo in greco dei Settanta, che non aveva valore sinagogale in Palestina, propendeva verso la soluzione 2a di con la "shin" e così poi ci è pervenuto ed è prevalsa la versione "tenebre".

C'è, peraltro, un accenno nel Vangelo di Luca in cui Gesù pare collegare il concetto delle "tenebre" con qualcosa di "riservato" come "ciò che avrete detto all'orecchio", quindi, alla soluzione 1a; infatti, dice: "Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti." (Luca 12,3)

Le stesse lettere ebraiche di tenebre e di scuro insomma servono anche per dire nascondere, mettere in serbo, rifiutare.
Con il "no" a tali lettere inizia la salvezza del Messia che verrà dalla discendenza di Abramo grazia alla sua fede che nulla rifiutò al Signore.
Tutto iniziò al momento del sacrificio di Isacco in Genesi 22 quando:
  • Genesi 22,1-2 - 'Elohim "mise alla prova Abramo" dicendogli: "Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò.";
  • Genesi 22,12 - L'angelo di IHWH "...disse: Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito."
  • Genesi 22,15-17 - "L'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare..."
Quel "non mi hai rifiutato" e "non hai risparmiato" nel testo ebraico sono scritti nello stesso modo "l'o chasheket" , quindi, derivanti dal 1° modo del radicale del verbo , ove = a fine parola.

Abramo fu il primo uomo di cui racconta la Bibbia che con i fatti alla prova dimostrò, con l'essere pronto a lasciare la casa di suo padre (Genesi 12) e il figlio (Genesi 22), di essere un fedele e verace seguace di Dio e si comportò proprio come un discepolo di Gesù di Nazaret che asserì: "Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà." (Matteo 10,37-39)

Dio con i fatti ebbe a dirgli, come tu Abramo, uomo di fede, non ti sei riservato, non mi hai risparmiato e non mi hai rifiutato o negato il tuo unico figlio che ami, così io non terrò nascosto il mio Unigenito Figlio che amo.
Del resto le tenebre non sono solo assenza di luce fisica, ma della Luce vera.

Luce e tenebre del primo giorno sono qualcosa di diverso e di più complesso.
La "Luce", insomma, è la prima pietra della costruzione, anche angolare, perché comporta una svolta, una scelta: stare con lei o rifiutarla.
Gli astri, infatti, in particolare sole e luna, non erano stati ancora creati, i giorni fisici non si potevano ancora contare, eppure in quei tre versetti Genesi 1,3-5 il testo già parla di sera, mattina, notte e giorno, quindi, di un tempo diverso da quello conosciuto e connesso all'astro della Luce vera che è il Cristo.

Questo tempo la C. E. I. lo traduce come il "giorno primo".
Del resto, come si evince da Genesi 1,14s, il misurare i tempi in giorni e anni, come si contano, fu possibile solo dalla quarta tappa della creazione, quando: "Dio disse: Ci siano fonti di luce nel firmamento del cielo, per separare il giorno dalla notte; siano segni per le feste, per i giorni e per gli anni e siano fonti di luce nel firmamento del cielo per illuminare la terra."

Il racconto del progetto complesso di Dio è però portato avanti con una descrizione che usa termini semplici per farli intendere al lettore d'ogni tempo, quindi con un'allegoria con il giorno materiale conosciuto dal lettore.
È da considerare che quanto la C. E. I. traduce "giorno primo" l'ebraico di Genesi 1,5 che non lo riporta come , "iom r'ashon", ma con le lettere , "iom 'oechad", traducibili come "giorno unico ".

Ora, in effetti, dal momento degli inizi a quando il mondo in avvenire finirà, vale a dire tutta la durata del tempo, è considerata un'unica entità, dimensione fuori dall'Eternità creata da Dio per l'uomo per fargli accogliere il Suo progetto, legata perciò a una specifica esigenza e situazione, quindi, del tutto contingente.
In definitiva il termine "questo oggi" è da considerare come un unico giorno.
Ecco che, allora, le sei successive tappe della creazione non sono altro che sotto-fasi, direi "ore" in senso lato, di quell'unico giorno ancora in corso.
Prima della creazione esisteva solo Dio nel proprio ambito di cui sono ignote le dimensioni che lo definiscono, per cui del divino, con riferimento alle nostre conoscenze spazio temporali, sappiamo solo balbettare... eterno e infinito.
Solo dopo i primi atti creativi ci fu la definizione delle dimensioni in cui si è a vivere, lo spazio - tempo, com'è segnalato con la parola "giorno" che poi troverà il senso fisico di tempo, divisibile e misurabile in successivi spazi temporali.

Ora, appena inizia, per come la racconta la Bibbia, la creazione si attua grazie a una potenza uscita da Dio, il Potente per antonomasia, in ebraico "'El" , che appunto si può definire come "il primo potente ", "l'origine della potenza ", "il primo per potenza ", chiamato dall'ebraismo anche "'Elohi" "dal primo per potenza esce l'esistenza ".

Allo spuntare della potenza creatrice, che intende affermare la volontà di portare all'esistenza un qualsiasi ente, appare un opporsi, la "non esistenza" che sembra far resistenza, come se la volesse trattenere.
È come la rottura del guscio di un uovo per far uscire la nuova vita e dilatare le strette della "non esistenza", quindi, superare le doglie del parto di cui parla San Paolo: "Sappiamo bene, infatti, che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto". (Romani 8,22)
Sono queste le doglie del Messia.
(Vedi: "La nuova creazione" in particolare "Progetto in corso d'opera")

La potenza, graficamente la avversa simile a un serpente, che pare opporsi al disegno di Dio per l'uomo nel "midrash" di Genesi 3 è proprio impersonata dal "serpente", il "nachash" .
Ora, i termini ebraici sia di "tenebre" "cheshoek" , sia di "serpente" "nachash" , contengono il bi-letterale "nascosto alla luce " per cui, ecco che il serpente si rivela proprio essere allegoria di una "energia che nasconde la luce ", perciò negativa - ribelle, pari a un angelo negativo, perché specchia e scimmiotta al negativo l'opera di Dio e il suo parallelo, il serpente terreno, preferisce vivere nascosto in anfratti della terra.
Della parola "tenebre", "cheshoek" , avendo lette come sopra le due lettere , resta da chiarire il significato simbolico della lettera finale che è la forma a fine parola dell'11a dell'alfabeto ebraico, la "kaf" , lettera che ruotata ha l'aspetto di un vaso , come il palmo di una mano a conca vista dall'alto.
Ecco allora che quel serpente è come se volesse mantenere chiusa, nascosta, la luce che viene dal particolare vaso di cui sto per dire.
Questa potenza negativa, presentata nell'allegoria generale come "serpente", sembra riuscire a vincere alcune battaglie, perché accolta dallo spirito bestiale dell'uomo che fa parte del regno animale, ma è ineluttabile che alla fine sarà vinta dal Creatore che riuscirà a far aderire l'uomo al progetto divino per farlo entrare nel Regno dei Cieli.
Tutto ciò senza cadere nel manicheismo che crede nella competizione di due dei, quello del bene e quello del male, ma di un fenomeno legato alla crescita che comporta un tempo e uno sforzo necessari per l'affermazione della pienezza dell'esistenza nei riguardi della mancanza di questa.
Ne consegue che male è il rifiuto di Dio cui aderisce l'uomo e non un altro dio che si oppone al bene.
Del resto l'uomo per essere come Dio lo desidera e l'ha pensato, a Sua immagine e somiglianza, occorre che nella libertà che è a lui lasciata implicante la possibilità del rifiuto, accetti il progetto, altrimenti resta fuori dalla divinità cui è destinato.
L'effetto di scegliere la "verità" offerta dall'angelo incarnato nel serpente "nachash" corrisponde ad aver scelto le tenebre e quella, purtroppo, fu agli inizi la scelta dei progenitori dell'umanità.
Questo serpente, infatti, è ritenuto un angelo ribelle ed è un falso portatore di luce in quanto, nello stesso tempo:
  • sembra luminoso "l'angelo si nasconde di luce propria";
  • ma, invero, "l'angelo nasconde la luce vera".
San Paolo, infatti, dice: "Satana si maschera da angelo di luce." (2Corinzi 11,14)
Il Vangelo di Giovanni, ricordando Caino che sotto il suo influsso uccise Abele, propone rispetto a questo tentatore: "Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna." (Giovanni 8,44)

Dalla terra, ecco che il sangue di Abele grida verso Dio e parla dell'odio da parte dell'uomo verso la sua luce perché si sono dirazzati, sono diventati razza del serpente, quindi, "razza di vipere".
Ne consegue ciò che dice il profeta Isaia agli inizi del suo libro: "Udite, cieli; ascolta, terra, perché il Signore dice: Ho allevato e fatto crescere figli, ma essi si sono ribellati contro di me... Guai, gente peccatrice, popolo carico d'iniquità! Razza di scellerati, figli corrotti! Hanno abbandonato il Signore..." (Isaia 1,2-4)

Le lettere ebraiche sono le seguenti:
  • di "Razza di scellerati", " "della razza del malvagio che sta nei viventi .
  • di "figli corrotti" , "il Figlio sarà tra viventi l'unto , sarà a finirne l'esistenza dai viventi ".
Il Signore, nel proprio immenso amore ha pensato di risolverle l'odiare , ossia il peccato nell'uomo, con una nuova occasione per lui, vale a dire gli propone di "rinnovare () l'origine " e di ricominciare da capo.
(Vedi: "Odio e amore")

Ai figli "corrotti" Dio risponde con il Messia e al serpente "nachash" contrappone il Messia "Meshiach" .

Del resto entrambi per le lettere ebraiche hanno stesso valore, infatti:
  • "nachash" = ( = 300) + ( = 8) + ( = 50) = 358
  • "Meshiach" = ( = 8) + ( = 10) + ( = 300) + ( = 40) = 358
Mosè, come racconta Numeri 21,9 innalzò un "serpente di rame" un "nachash nachash" nel deserto (rame - bronzo hanno le stesse lettere di "nachash") per salvare gli Israeliti dai morsi dei serpenti velenosi e, Gesù, in Giovanni 3,14-15 rivolse ai propri eventi la profezia del serpente innalzato, garanzia di libertà e di salvezza dal potere delle tenebre.
(In 2Re 18,4 Acaz fece distruggere quel serpente di bronzo fatto fare da Mosè chiamato "Nechushtan" , "serpente dragone ", cui in modo idolatra erano offerti sacrifici.)

I due soggetti, luce e tenebre, sono complementari, esprimono la libertà dell'uomo e le tenebre esistono solo se Dio lo permette, essendo padrone anche delle tenebre che lui separa dalla luce, quindi Dio ha fatto in modo di accettare la decisione dell'uomo anche se opera perché cambi idea.
Del resto, da parte di ciò che ha fatto Dio, non tutto è palese all'uomo, anche Lui tiene all'oscuro, riserbate e nascoste delle realtà.

A tale riguardo si trova nel libro di Giobbe 38,1-2: "Il Signore prese a dire a Giobbe in mezzo all'uragano: Chi è mai costui che oscura il mio piano con discorsi da ignorante?" indi ciò che "oscura" , quindi "tenebra", di cui ha le stesse lettere, è ciò che si oppone al Suo piano creativo.

Dopo quel passo il Signore enumera vari misteri del suo creare che Giobbe non può conoscere e in 38,22-23 dice: "Sei mai giunto fino ai depositi della neve, hai mai visto i serbatoi della grandine, che io riserbo per l'ora della sciagura, per il giorno della guerra e della battaglia?" assieme a quel "Io riserbo" con le lettere di "tenebre", essendo tenute nascoste, il Signore rivela che ha pronto un piano per il "giorno della guerra e della battaglia", la guerra finale quando tutto il Suo piano sarà chiarito e sarà vinta ogni remora.

Ciò avverrà attraverso chi rovescerà le tenebre, il il "Meshiach", il Messia, un "retto" che ha le lettere stesse di "che oscura" ma disposte in modo diverso.
Sulle lettere di "Meshiach" propongono:
  • + "dai viventi angustiato " come in Salmo 42,6.7.12; 43,5 e "i viventi l'abbatteranno " come in Salmo 44,26 e Lamentazioni 3,20;
  • () + "rivivrà dalla fossa ()";
  • + + "a salvare () sarà dalla tomba ";
  • + + "per i viventi un dono nascosto " come in Matteo 13,44: "l regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo."
  • "ai viventi illumina ciò che è Nascosto ", i misteri del regno rivelati con le catechesi battesimali che sono un'illuminazione, pari a una risurrezione;
  • "i viventi a risorgere sarà dalle tombe ", risurrezione finale.
Il Messia è il "Figlio" che Dio "Padre" si è riservato e conservato per gli ultimi tempi per la guerra finale contro Gog e Magog di cui parla Ezechiele 38 e 39 e in Apocalisse 20,7-8.

vai alla visualizzazione stampabile di tutto l'articolo

  invia questa notizia ad un amico


									
Copyright © 2018 BibbiaWeb - Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
[Bibbia home][inizio articolo]  Tutti gli articoli di
  SAN GIUSEPPE...
[Bibbia home][inizio articolo]
 
DECRIPTARE LA BIBBIA - Le lettere del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera jod
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera kàf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera lamed
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera mèm

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera nùn
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera samek
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'ajin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera pè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera sade
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera qòf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera resh
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera s'in e sh́n

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera wàw
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera zàjin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera tèt

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera bèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera ghimel
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera dalet
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Il primo e l'ultimo
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'alef
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera taw


Bibbia Home | Autore | Perché Bibbiaweb? | Contatti | Cerca | Links
info@bibbiaweb.net  
Per i contenuti tutti i diritti sono riservati ad Alessandro Conti Puorger
BibbiaWeb

Alessandro Conti Puorger Alessandro Conti Puorger
Via Eleonora d'Arborea 30 - Roma - Italy

Realizzazione EdicolaWeb Edicolaweb.net
Via S. Maria a Cintoia 14/b - Firenze, Italy