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SAN GIUSEPPE...

 
VINCERE IL RIFIUTO

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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TENEBRE FISICHE E TEMPO
Le tenebre fisiche sono legate al tempo, e in assenza di tempo, non vi sono tenebre, ma solo Dio che è solo luce; quindi, alla fine dei tempi spariranno.
Dio è come il sole a mezzogiorno all'equatore.
Si trova, infatti, nella prima lettera di Giovanni, "Dio è luce e in lui non ci sono tenebre" (1Giovanni 1,5) e poi in Luca 1,79b.s Dio "...verrà a visitarci dall'alto" come "un sole che sorge per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte"; il tutto altri non è che una descrizione delle lettere di "Santo", "Qadosh" da leggere come ( + ) ossia al "qod" vertice ("è" verbo sottinteso) il sole "shoemoesh" indicato con la lettera iniziale, sole che è da considerare il Nome "Shem" che salva () come coglie il "Benedictus" nel versetto sopra riportato di Luca 1,79b.s.

Del resto, l'oscurità può solo dileguarsi all'espandersi della luce che è il bene, ma perché l'uomo non fosse da relegare in un robot obbediente per costituzione, la scelta della non esistenza gli è messa a disposizione come il contrario di Dio, quindi, non eterno, ma temporaneo, onde l'uomo possa esercitare la propria libertà e scegliere anche di cambiare natura.
Dice, infatti, al riguardo il Siracide 15,15-17: "Se tu vuoi, puoi osservare i comandamenti; l'essere fedele dipende dalla tua buona volontà. Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà." E la nuova natura comporta solo la vita e non la morte.
Questo pensiero in estrema sintesi comporta che è dato all'uomo il potere di rifiutare Dio, quindi, di annullarlo, il che poi in pratica è avvenuto come raccontato dai Vangeli con il rifiuto a Gesù di Nazaret, in cui Dio si è incarnato, vero Dio e vero uomo; l'uomo morì, ma ovviamente Dio non può essere annullato, quindi l'uomo Gesù risorse.
Dio ha fatto spazio in se stesso per dare la vita.
Si è proposto come utero di una madre, un contenitore che fornisce tutto quanto occorre per vivere - alimento, calore... e amore - e ha aperto la dimensione tempo per marcare un periodo necessario alla gestazione.

Ciò è conforme al pensiero di Paolo in Atti 17,24-28 quando parla ad Atene: "Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene... creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini... ha stabilito l'ordine dei tempi e i confini del loro spazio perché cerchino Dio, se mai, tastando qua e là come ciechi, arrivino a trovarlo, benché non sia lontano da ciascuno di noi. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo..."

Pur se "viviamo, ci muoviamo ed esistiamo" nel suo vaso, ossia all'ombra della sua rettitudine, nel suo intimo, nasce nell'uomo una volontà perversa che fa modo d'evitare di far conoscere la luce che solo da Dio promana.

La sostanza regale di Dio è caratterizzata da una qualità che solo di Lui e che non alligna più sulla terra, qualità infusa nel primo Adamo assieme alla "nishmat" , "l'energia del Nome segno ", l'alito vitale, quando Dio "soffiò nelle sue narici un alito di vita" (Genesi 2,7), ma fu scacciata dal primo rifiuto, avendo Dio rispettato e assecondato la volontà dell'uomo.
La rettitudine è la Sua tiara o corona, com'è immaginato incoronato il rotolo della Torah con il puntale sulla sommità, detta "Keter" , appunto "corona", sintetizzabile con l'iniziale di tale termine, la lettera "kaf" da pensare in questo caso come un casco , ruotata con la concavità in basso, come un vaso capovolto e indica che accoglie, concava, senza scabrezze, liscia come il palmo di una mano aperta che nulla nasconde, espressione della Sua "rettitudine" che è quale segno sulla Sua testa , per cui, appunto, è la corona "Keter" "la rettitudine gli segna la testa ".

Dice il profeta Isaia 59,17: "Egli si è rivestito di giustizia come di una corazza, e sul suo capo ha posto l'elmo della salvezza", ove:

  • elmo è "koba'" , "in un vaso ci si porta dentro per agire ",
  • salvezza è "ieshua'h" , quindi, "Gesù", "è un fuoco a portare alla vista nel mondo ",
  • capo è "ber'ashu" .
Queste lettere di seguito dicono anche "la rettitudine reca dentro nell'agire Gesù per ricrearli ad essergli simili ()".

San Paolo coglie due volte questi pensieri quando parla dell'armatura di Dio:
  • 1Tessalonicesi 5,7-9 - "Quelli che dormono, infatti, dormono di notte... Noi invece, che siamo del giorno, dobbiamo essere sobri, rivestiti con la corazza della fede e della carità e avendo come elmo la speranza della salvezza. Poiché Dio non ci ha destinati alla sua collera ma all'acquisto della salvezza per mezzo del Signor nostro Gesù Cristo..."
  • Efesini 6 - "...prendete anche l'elmo della salvezza".
Chi è con Cristo vive nel giorno, quindi nella luce e non nella notte vale a dire nelle tenebre... e si torna alla creazione di Genesi 1,3-5!
Il Creatore, quindi, emette e contiene la vita da cui nasce il vero "vigore" "kocha" , effetto della "rettitudine nascosta ", ossia del restare nel vaso di Dio.
Fuori di Lui nulla esiste, tutto si spegne, infatti, il radicale di "spengere" propone "dalla rettitudine uscire ", il che accade quando per propria scelta l'uomo esce dal vaso, dal manto di Dio e cade nella "non esistenza".
Tornando a quei versetti Genesi 1,3-5 è portato avanti un parallelo tra la luce, "'or" , definita "cosa buona", con quella fisica, emissione nel campo visibile dell'energia emessa del sole "shoemoesh" che da luogo a fiamme di fuoco "'esh" , a calore e luce, concetti rappresentabili con la lettera "shin" o "sin" , con tre fiamme o raggi di sole, energia che fa sorgere il giorno del tempo "iom" , ma se coperta e ostacolata ne viene l'oscurità o tenebre "cheshoek", quindi, la notte "lailah" .

La "notte", come le "tenebre", è in grado di alludere alla figura della "non esistenza", la mancanza degli effetti positivi della creazione, ove la potenza del non essere, personalizzato nel "serpente", resta non vinta finché non verrà il "giorno senza tramonto" che segnerà la fine del progetto e sarà completo al ritorno nella gloria del Messia per portare l'umanità a bearsi per sempre della contemplazione del volto del Padre dopo la notte Pasquale dell'ultimo combattimento vittorioso.
Ancora una volta si scorge l'idea di un giorno unico in sviluppo con inizio dal primo annuncio della luce, durante il quale Dio dona all'uomo, se l'accoglie, la propria stessa vita e questo è il pensiero dell'apostolo Paolo quando nella lettera ai Romani scrive come se i fedeli vivessero proprio in un giorno che sta per finire: "...è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce." (Romani 13,11-12), in quanto vicina è la completa luce del giorno glorioso di Cristo.

Ora, il Vangelo di Giovanni col suo esordio, "In principio...", abbiamo considerato, intende riferirsi proprio ai primi atti creativi descritti dal libro del Genesi e a completamento in 1,1-3 dice: "In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste."

Ecco che in primo luogo precisa che il Creatore ha operato con la propria Parola, la persona del Verbo, "egli parla e tutto è fatto, comanda e tutto esiste." (Salmo 33,9) proclamando con autorità delle "parole" e, dice il Signore in Isaia 55,11, la Parola: "...non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l'ho mandata."

Poi quel Vangelo in 1,4 prosegue: "In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini" per cui suggerisce che il progetto che Dio intende attuare attraverso la Parola, in corso di svolgimento, è proprio il portare la propria vita divina: "In lui era la vita" e " la vita era la luce".

Dove si trova la vita nella parola "luce" "'or" ?
Eppure il Vangelo di Giovanni sostiene che in quella "luce" c'è la vita di Lui.
Tale asserzione viene da una lettura ispirata del testo del Genesi utilizzando proprio le lettere originarie ricordando che a "luce" corrisponde "giorno".
Ciò, in effetti, si profila solo con l'incarnazione di Dio che il Vangelo poi rileva avveratasi, col sottolineare "Veniva nel mondo la luce vera" del versetto 9.
Il Vangelo di Giovanni, pur se scritto in greco, sta seguendo il testo ebraico del Genesi e conferma quanto proposto dal significato grafico delle lettere ebraiche della creazione in Genesi 1,4 quando vi si dichiara che il Verbo "...chiamò la luce giorno".

La luce vera è quella "'or" , di cui in pratica le lettere stanno ad affermare che "l'Unico si porterà nel corpo ", quindi, profezia d'incarnazione, e l'aggettivo "vera" suggerisce che non è la semplice luce fisica, d'altronde, quella fisica ai tempi di Giovanni era comunque a disposizione di ogni uomo.
Ne consegue che la vera "luce" "'or" è pari a "giorno" "iom" .
Tramite la persona del Verbo abbiamo considerato che luce "'or" è pari a "l'Unico si porterà nel corpo " e, allora, rende concrete e compie il messaggio delle lettere di giorno "iom" , ossia "è a recare la vita ".
Soltanto quando ciò sarà avverato, si completa il vero giorno del Signore.

A questo punto è da ricordare che Genesi 1,4 esclama: "Dio vide che la luce era cosa buona", quindi, la luce è "tob" , ossia il Signore con questa luce, il proprio "cuore, amore, utero porta dentro " nel senso che tutto quello che crea lo fa per e con amore.

In "Odio e amore" circa i significati grafici delle lettere di quelle parole "luce" "'or" che era buona "tob" e fu separata dalle "tenebre" "choshoek" ebbi già a commentare che vi è come il "desiderio () di un corpo ", come se l'Unico, appunto, annunciasse l'intenzione di una futura incarnazione e questo fu ritenuto buono "tob" in quanto "l'amore porterà dentro " a ciò che creerà.
La "luce" è messa in contrapposizione alle tenebre "choshoek" , come se qualcuno fosse a "nascondere la luce in un vaso " e non la mette sopra a un lucerniere o candelabro, come dirà Gesù: "Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa." (Matteo 5,14s)

Il giorno "iom" , effetto della luce, è la rivelazione che Dio "sarà a portarsi in un vivente ", mentre la notte, "lailah" , è l'effetto delle tenebre ed è stata interpretata in senso allegorico come "una potenza che fu dal Potente a uscire ", rafforzando l'idea degli angeli ribelli decaduti, come potenza che si ribellò e fu emessa a possibilità di scelta per l'uomo.
Il serpente "nachash" poi, le cui lettere suggeriscono che è "l'angelo che nasconde la luce ", conferma come possa essersi consolidata nel tempo il pensiero di una rivolta angelica prima della creazione.
Ecco, allora, nell'immaginario folcloristico ebraico il personaggio di Lilit, moglie del demonio Sammaele, che si sfrena di notte e ne combina di tutti i colori e, allora, Dio con la propria luce separò, "iveddel" , le "tenebre" affinché "fosse da solo il serpente " a restasse relegato nella "non esistenza" che caratterizza la negazione di Dio.

Dice Giovanni 1,9: "Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo" e la luce del sole, in effetti, illumina ogni vivente, ma non è quella di cui parla, altrimenti non vi sarebbe la specificazione di "vera" e che "veniva".
Pare proprio che con quei "vera" che "veniva" Giovanni sia ad asserire che era quella profetizzata sin dalle origini e che si deduce dando pieno e corretto senso alle lettere di quando fu creata e proclamata per la prima volta in Genesi 1,3, vale a dire quella "Luce" "'or" era il "titolo" del progetto della creazione che iniziava: "l'Unigenito si porterà in un corpo ", cui tutto poi seguirà.

Dio conosce la testardaggine dell'uomo e gli usa benevolenza come si trova in Giobbe 33,29-30 per cui cerca di evitargli la scelta sbagliata e questo lo propone e "... fa Dio, due volte, tre volte con l'uomo, per sottrarre l'anima sua dalla fossa e illuminarla con la luce dei viventi".

Per "illuminarla con la luce" è scritto "b'or le'or" per cui non è luce del sole che tutti i giorni sorge, ma una luce di salvezza speciale.
Questa è la luce vera di cui il Vangelo di Giovanni intende annunciare, la luce che porta alla conversione, ossia al ritorno a Dio e fa uscire dalla corruzione della "fossa".

Il testo di Giobbe, infatti, sostiene che è una luce atta a "sottrarre l'anima sua dalla fossa" e per "sottrarre" scrive "lehashib", in pratica per il ritorno ed è implicito che senza Dio l'uomo è come già nella fossa che sotto l'aspetto fisico lo attende inesorabilmente.
Quella "luce vera" di cui parla Giovanni in ebraico sarebbe "'emoet 'or" per cui le lettere suggeriscono "da primogenito di una madre indica che l'Unico si porterà in un corpo " e dà luogo al "vero giorno" "'emoet iom" quando "l'Unico i morti sarà a riportare in vita ". Il Suo giorno "natale" è stato quando "s'è portato tra i viventi " e si concretizzò un importante fase del progetto iniziato in Genesi 1.
Ecco che lo "iom 'oechad" il "giorno unico", si svilupperà poi quando Cristo dalla croce "sarà a portare la vita per i fratelli in aiuto " e quando "sarà a portare i viventi fratelli per mano " dal Padre.

Tutto questi eventi avvengono nell'unico giorno, il giorno del Signore!
(Vedi: il mio "midrash" "Tempo-eternità")

Dice Gesù a conferma di una tale lettura: "Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo." (Giovanni 9,4-5)

Del giorno fatto dal Signore il Salmo 118,21-24 canta in questo modo: "Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito, perché sei stato la mia salvezza. La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo; ecco l'opera del Signore: una meraviglia ai nostri occhi. Questo è il giorno fatto dal Signore: rallegriamoci ed esultiamo in esso", ove:
  • mia salvezza" è "li lishua'ah" "il mio Potente Gesù ", ma anche "dalla notte salvezza "; del resto passerà di notte per fare uscire il suo popolo dall'Egitto, nella notte scenderà nella tomba, entrerà negli inferi e distruggerà la morte, poi nella notte risorgerà.
  • la pietra scartata dai costruttori "'oeboen ma'su habonim" è ricordata in Matteo 21,42, Marco 12,10, Luca 20,17, Atti 4,11 e in 1Pietro 2; le lettere relative suggeriscono: "dell'Unico il Figlio la vita dell'Unico da un foro per un'asta che l'aprirà da dentro porterà l'energia per la vita ".
  • Il giorno fatto dal Signore, infine, è "ha-iom a'shah IHWH" per cui quel Gesù "fuori sarà a portarsi da un seno () alla luce dell'esistenza , si porterà nel mondo ".
    "Nel giorno fatto dal Signore" Lui stesso "al mondo sarà a recare la vita agendo , della risurrezione l'esistenza recherà nel mondo ".
Il Vangelo di Giovanni con l'episodio della risurrezione di Lazzaro pare proprio sottolineare l'avvento del giorno del Messia, il giorno ultimo, infatti si ricava chiaramente dal colloquio di Marta con Gesù: "Marta disse a Gesù: Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà. Gesù le disse: Tuo fratello risorgerà. Gli rispose Marta: So che risorgerà nella risurrezione dell'ultimo giorno. Gesù le disse: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo? Gli rispose: Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo." (Giovanni 11,21-27)

Era appunto iniziato l'ultimo giorno, era venuto il Cristo!
Nella traduzione in italiano C. E. I. del 1975 della Bibbia si trova per 28 volte l'espressione "giorno del Signore", di cui 20 nell'Antico Testamento e 8 nel Nuovo Testamento.
Si canta nell'inno dell'ufficio delle Lodi nelle Domeniche del tempo ordinario: "giorno primo e ultimo, giorno radioso e splendido del trionfo di Cristo!"

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