BibbiaWeb.net - di Alessandro Conti Puorger

Decriptare la Bibbia - di Alessandro Conti Puorger Autore   Contatti    Cerca      Home     
BibbiaWeb 2019  
Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraicheLettere ebraiche e codice Bibbia - Clicca qui per consultareParlano le lettere
Cerca negli articoli
Consulta le rubriche
  Lettere ebraiche
    e codice Bibbia
  Decriptazione Bibbia
  Attesa del Messia
  Vangeli
    e Protovangeli
  Ricerche di verità
  Racconti
    a sfondo biblico
  San Giuseppe

Decriptare la Bibbia
  Tutti gli articoli
  Indice
     brani decriptati
  Articoli più letti

 

ATTESA DEL MESSIA...

 
L'ELEZIONE DI DIO PASSA PER LA MADRE

di Alessandro Conti Puorger
 
 

    parti precedenti:

LA PRECOGNIZIONE DELLE MAMME »
AVVISAGLIE DI LUCE E CECITÀ »
UNA RAGAZZATA RIVELATRICE »
LA MOGLIE PRENDE LE REDINI »
GIACOBBE VIENE BENEDETTO »

LA BENEDIZIONE DI ESAÙ
Prima di proseguire è utile fare il punto della situazione.
Certamente trattasi di questione che vanno valutate con gli occhi della fede, in quanto questo fu il motore dei comportamenti da parte di Rebecca.
Quanto agli inizi della vicenda, ossia alla nascita dei gemelli, poteva sembrare una posizione personale di Rebecca che amava Giacobbe e di Isacco che amava Esaù, vale a dire un semplice spontaneo atteggiamento di una per il "cocco" di mamma, e dell'altra per il "cocco" di papà, in effetti, da parte di Rebecca nascondeva un discorso più profondo.
Lei era certa che il suo "cocco" era quello che sarebbe stato scelto da Dio e che il bene per l'altro figlio, cioè Esaù, era che in qualche modo riuscisse a accettare la volontà di Dio e l'agire come lei ha poi agito voleva dire amare entrambi dando a ciascuno quanto serviva.
Per Isacco, invece, Esaù era il primogenito avuto con l'unica donna che amava, come lui, Isacco, era stato il primogenito di Abramo con l'amata Sara, per cui a Esaù doveva spettare la primogenitura e benedizione in modo automatico, senza altro discernere.

Pur provando a difendere i tre uomini Isacco, Giacobbe e Esaù, gira e rigira tutti e tre paiono sempre più indifendibili.
Per Isacco il primo sintomo è quello della cecità che nasconde impotenza di uscire da certi binari chiudendo gli occhi davanti alla realtà del primo figlio.
È vero, nulla accade senza che Dio lo consenta, però è anche vero che nel mondo dell'Antico Testamento la cecità indica qualcosa che avviene a causa di qualche colpa: questo almeno era il pensiero degli antichi.
Quando si trovano davanti al cieco nato, i discepoli, infatti, domandano a Gesù "Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?"
In quel caso la risposta di Gesù fu "Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio." (Giovanni 9,2-4)

Del resto, i patriarchi scelti da Dio per farsi conoscere attraverso di loro, ossia per manifestare la propria esistenza e il proprio volere, sono comunque peccatori e questo non va dimenticato.
La richiesta di Dio vale per tutti "Siate santi, perché Io sono Santo".
L'elezione di Dio, insomma, non si ferma davanti al fatto che l'uomo comunque è un peccatore; si pensi che scelse Mosè, ed era stato un assassino!
Ciò Isacco non aveva ancora compreso o non riteneva d'essere libero d'attuare.
La cecità di Isacco, peraltro, ha consentito di passare l'elezione di Dio che procede necessariamente per linea profetica con il soffio del Suo Spirito con la benedizione e con l'imposizione delle mani da parte d'Isacco, l'uomo scelto per questo compito, sull'uomo, Giacobbe, che Dio intendeva adatto ai propri scopi santi, evitando l'automatica prassi della trasmissione al primogenito Esaù che Isacco non sarebbe mai riuscito a vincere in altro modo se non con l'inganno che pare aver subito.
Questi furono gli errori che fece e lo resero passibile di strumentalizzazione:

  • fu cieco e non capì che Esaù aveva due facce;
  • rimase fisso nella linea da seguire verso di lui anche dopo che questi aveva scelto tre mogli di cui due certamente idolatre e straniere;
  • non capì quando sarebbe stato il vero momento della propria morte.
Giacobbe poi per un verso ed Esaù per un altro con la storia della minestra di lenticchie avevano avuto comportamenti superficiali e antireligiosi.
Uno manifestò il proprio egoismo e l'altro il proprio disinteresse per le cose spirituali, entrambi con paraocchi, chi più in modo buonista e chi in modo più rude, ma entrambi non esenti da colpa, perché chiamarono in modo idolatra in gioco il Nome di Dio.

Ora però è il momento di spezzare una lancia in favore di Esaù.

In Esaù era forte l'inclinazione cattiva, lo "yetzer hara'", rispetto alla inclinazione buona, lo "yetzer tov", ossia molto forte era l'impulso di dare piacere ai sensi, al potere, al possesso e aveva un vero e proprio istinto verso l'idolatria, tutte questioni che in diverso grado ha ciascuno, ma viene anche detto che più grande è la persona, maggiore è lo "yetzer hara'".
Per Esaù era facile andare fuori dalla diritta via e ospitare dentro di sé come uno spirito straniero che prendeva possesso di lui facendogli commettere facilmente il male.

L'uomo però è chiamato a servire Dio così com'è con tutto se stesso, quindi, con le proprie inclinazioni che possono essere asservite tutte al bene e gli eccessi negativi comunque mitigati dallo scrutare le Sacre Scritture, cercando di stare aderente alla comunità dei fedeli e, almeno, non facendo agli altri ciò che non vuole per sé, per poi riuscire a fare il bene.
Questa certamente l'educazione che la famiglia dette anche a lui con il latte della mamma, le prime preghiere, gli atti di culto semplici e familiari, i racconti sulle vicende dei progenitori.
Tutto ciò sarà a lavorare in lui come un seme e come lievito che sarà in grado di fermentare la pasta.
Era comunque un ebreo, figlio di ebrei, fedeli al Signore e, indipendentemente dai lati negativi da correggere, aveva un "animus" legato alla cultura dei padri, partecipe comunque all'alleanza del Signore, ricadente su tutti i figli di Abramo e di Sara, di Isacco e di Rebecca.

È da fare un distinguo tra Esaù, soprannominato Edom, il rosso, e i suoi discendenti, odiati nei secoli a venire dai Giudei, tanto che poi con Edom furono identificati Roma e i romani e poi i cristiani.
L'odio ebbe tre motivi principali causati dai discendenti di Esaù:
  • ai tempi di Mosè impedirono a Israele il passaggio sul loro territorio;
  • ai tempi dell'esilio babilonese si rivelarono spietati e consegnavano fuggitivi ebrei ai babilonesi;
  • gli Erodi, invisi ai Giudei, perché sostenuti dai Romani, avevano origine edomita; Antipatra era un edomita.
I profeti quindi furono duri verso Edom; al riguardo cito da esempio Ezechiele: "Così dice il Signore Dio: Poiché Edom ha sfogato crudelmente la sua vendetta contro la casa di Giuda e s'è reso colpevole vendicandosi su di essa, per questo, così dice il Signore Dio: Anch'io stenderò la mano su Edom, vi sterminerò uomini e bestie, ne farò un deserto. Da Teman fino a Dedan cadranno di spada. La mia vendetta su Edom la compirò per mezzo del mio popolo, Israele, che tratterà Edom secondo la mia ira e il mio sdegno. Si conoscerà così la mia vendetta. Oracolo del Signore Dio." (Ezechiele 25,12-14)

Samuel David Luzzatto (1800 - 1865), commentando il racconto della Genesi di Genesi 27 su Edom e su Erode e spiega: "E sappi che il nome di 'Edom' menzionato nella Torah e negli altri testi sacri si riferisce alla nazione che abitava tra il Mar Rosso e il Mar Morto, e che non vi è alcun intento di riferirsi al regno di Roma o ad alcuna delle nazioni dell'Europa. All'epoca in cui sorgeva il Primo Tempio, e all'epoca del Secondo Tempio, i soli a essere chiamati 'Edom' erano gli effettivi discendenti di Esau. Tuttavia, dopo la distruzione del (Secondo) Tempio, gli Ebrei iniziarono a chiamare il regno di Roma con il nome di 'Edom'. E ciò avvenne perché, in generale, gli Edomiti afflissero Israele, e dunque il nome 'Edom' era da noi odiato e detestato, specialmente dopo il regno di Erode, che era [di stirpe] edomita e fu molto malvagio in Israele. E quando il Tempio fu distrutto per mano dei Romani, l'odio degli Ebrei passò da Edom a Roma. Per questo (e anche a causa del timore), essi soprannominarono Roma con il nome di 'Edom'".

Torniamo ora al capitolo Genesi 27 al punto dove l'avevamo lasciato.
Per 11 versetti il capitolo prosegue col racconto della benedizione che Isacco diede al figlio Esaù.
Il racconto si sviluppa nell'ambito della stessa scena di prima.
Isacco è evidentemente sdraiato sul suo giaciglio e, come se la tenda fosse un palcoscenico, esce Giacobbe dalla destra e nello stesso momento dalle quinte di sinistra entra Esaù, infatti: "Isacco aveva appena finito di benedire Giacobbe e Giacobbe si era allontanato dal padre Isacco, quando tornò dalla caccia Esaù, suo fratello. Anch'egli preparò un piatto, lo portò al padre e gli disse: Si alzi mio padre e mangi la selvaggina di suo figlio, per potermi benedire. Gli disse suo padre Isacco: Chi sei tu? Rispose: Io sono il tuo figlio primogenito, Esaù. Allora Isacco fu colto da un fortissimo tremito e disse: Chi era dunque colui che ha preso la selvaggina e me l'ha portata? Io ho mangiato tutto prima che tu giungessi, poi l'ho benedetto e benedetto resterà. Quando Esaù sentì le parole di suo padre, scoppiò in alte, amarissime grida. Disse a suo padre: Benedici anche me, padre mio! Rispose: È venuto tuo fratello con inganno e ha carpito la benedizione che spettava a te. Riprese: Forse perché si chiama Giacobbe mi ha soppiantato già due volte? Già ha carpito la mia primogenitura ed ecco ora ha carpito la mia benedizione! E soggiunse: Non hai forse in serbo qualche benedizione per me? Isacco rispose e disse a Esaù: Ecco, io l'ho costituito tuo signore e gli ho dato come servi tutti i suoi fratelli; l'ho provveduto di frumento e di mosto; ora, per te, che cosa mai potrei fare, figlio mio? Esaù disse al padre: Hai una sola benedizione, padre mio? Benedici anche me, padre mio! Esaù alzò la voce e pianse. Allora suo padre Isacco prese la parola e gli disse: Ecco, la tua abitazione sarà lontano dalle terre grasse, lontano dalla rugiada del cielo dall'alto. Vivrai della tua spada e servirai tuo fratello; ma verrà il giorno che ti riscuoterai, spezzerai il suo giogo dal tuo collo." (30-40)

Esaù usa parole di comando e un tono assai diverso di quello usato rispetto a Giacobbe, infatti, "Si alzi mio padre e mangi..." sono le sue prime parole che paiono irriguardose verso il padre, peraltro, vecchio e malato.
Isacco, invece, evidentemente ritenne fosse venuto Giacobbe con altro cibo a cercare di ottenere anche lui una benedizione e chiese "Chi sei?".
La risposta, "Io sono il tuo figlio primogenito, Esaù" per Isacco fu come una mazzata, infatti: "Isacco fu colto da un fortissimo tremito", esattamente dice l'ebraico "tremò un grandissimo tremore", come se si fossero spalancate le porte dell'inferno e comprese d'essere stato raggirato.
Esaù si rese conto della situazione, ma non c'era rimedio, la benedizione data da Isacco a Giacobbe era valida a tutti gli effetti, come riconobbe il padre con quel "benedetto resterà" e a questo punto Esaù rivela al padre il fatto della primogenitura, carpita da Giacobbe con la famosa minestra di lenticchie. Isacco si tranquillizza, comprende finalmente la fragilità di questo suo figlio, intuisce il disegno di Dio retrostante che ha permesso attraverso la sua cecità di evitare il peggio.
A questo punto Esaù pianse.
Un primo atto spontaneo da parte del duro Esaù.
Piangeva su se stesso, sugli errori che aveva fatto, sulla superficialità con cui aveva affrontato la vita, comprese di essere stato pagato con giusta misura per i propri erronei comportamenti, pianse davanti al padre cui voleva sempre approssimarsi da forte e guerresco, pianse non curante che la madre in ascolto lo potesse sentire, in definitiva pianse davanti a Dio.
Era una prima apertura in cui Dio si sarebbe incuneato.
Si apriva un nuovo tempo per Esaù, quindi, era pronto ad ascoltarlo.

Del resto, andando poi alle lettere, il pianto, in ebraico "bekah" , con l'aggiunta di una lettera, la "rosh" che ha il significato grafico di "testa, capo", ha il potere di chiamare in gioco:
  • la benedizione "berakah" ;
  • la primogenitura "bekurah" .
C'è poi una sottigliezza rabbinica, da non trascurare.
In tutto questo capitolo Genesi 27 il termine "'Elohim" o "'Elohi" che è tradotto con "Dio", è nominato 2 volte, quando:
  • Genesi 27,20 - Giacobbe rispose al padre che osservava circa la selvaggina trovata rapidamente, "Il Signore tuo Dio me l'ha fatta capitare davanti.";
  • Genesi 27,28 - Isacco benedì Giacobbe, "Dio ti conceda rugiada dal cielo..."
Alla fine del precedente paragrafo in tale occasione si è osservato appunto che quando da parte di Isacco ci fu la benedizione di Giacobbe l'iniziò sotto il nome di "'Elohim", quindi, chiamando in gioco da parte della divinità essenzialmente l'aspetto della "giustizia"; del resto Giacobbe aveva detto "il tuo Dio, "Elohim".
Per contro in Genesi 27 il Tetragramma Sacro, , tradotto con "Signore", in ebraico "Adonai", si trova 3 volte, una nello stesso versetto 20 e poi quando:
  • Genesi 27,7 - Isacco disse a Giacobbe, mentre riteneva fosse Esaù, "...ti benedirò alla presenza del Signore prima di morire", ma poi di fatto al 28 lo benedì ricordando in nome di "Dio", "Elohim";
  • Genesi 27,27 - Isacco baciò Giacobbe "Ecco, l'odore del mio figlio come l'odore di un campo che il Signore ha benedetto".
Dal versetto 7 si coglie chiaramente che l'intenzione di Isacco era di dare la benedizione a Esaù nel nome del Signore, ossia di , esaltando in tal modo l'aspetto della "misericordia", sapendo bene che Esaù di meriti ne aveva pochi, ma poi, inavvertitamente o meglio per precisa volontà divina chiamò in gioco "'Elohim", la giustizia nei riguardi di quegli che stava benedicendo, ossia Giacobbe.

Il risultato per stretta logica, deducono i rabbini, è che la benedizione di Giacobbe fu condizionata, cioè assume pieno effetto quando sussistono minimali estremi di giustizia, quindi, l'avrebbe goduta quando avesse almeno cercato di meritarla e, di fatto, così avvenne, ma quando i suoi discendenti divennero "adulteri", come segnalarono i profeti, Israele perse i vantaggi di quella benedizione e fu sottoposto all'esilio e a popoli nemici.

Il senso con cui C.E.I. 2008 traduce il versetto Genesi 27,39 "Ecco, la tua abitazione sarà lontano dalle terre grasse, lontano dalla rugiada del cielo dall'alto", è diverso da come gli ebrei traducono il testo masoretico, infatti, quel "lontano", ripetuto due volte non c'è, e in sintesi dicono "Ecco, dalle parti migliori della terra sarà la tua sede e dalla rugiada del cielo dall'alto" e Tankhumà Yashan 14, osserva "che tu lo meriti o no", quindi, per Esaù e lo dicono gli ebrei, ci fu una benedizione senza condizionamenti, e il solo vero condizionamento è al versetto 40 per cui "servirai tuo fratello".
Del resto quei "lontano" non ci sono nemmeno nel testo greco dei LXX.

Questa benedizione fatta in quel modo poi non contrasta con quella data a "Giacobbe che avrebbe realizzato la sua benedizione nella terra d'Israele, mentre Esaù in un'altra terra". (Ramban)
La storia ha dato ragione a tale interpretazione; gli edomiti, in effetti, rimasero al loro posto e furono anche a capo dei giudei tramite i discendenti di Erode.
Di fatto poi la primogenitura, come eredità passò a Esaù, in quanto, Giacobbe, come vedremo dovette fuggire.

vai alla visualizzazione stampabile di tutto l'articolo

  invia questa notizia ad un amico


									
Copyright © 2019 BibbiaWeb - Tutti i diritti riservati. Riproduzione vietata.
[Bibbia home][inizio articolo]  Tutti gli articoli di
  ATTESA DEL MESSIA...
[Bibbia home][inizio articolo]
 
DECRIPTARE LA BIBBIA - Le lettere del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera jod
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera kàf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera lamed
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera mèm

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera nùn
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera samek
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'ajin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera pè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera sade
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera qòf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera resh
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera s'in e shìn

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera wàw
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera zàjin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera tèt

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera bèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera ghimel
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera dalet
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Il primo e l'ultimo
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'alef
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera taw


Bibbia Home | Autore | Perché Bibbiaweb? | Contatti | Cerca | Links
info@bibbiaweb.net  
Per i contenuti tutti i diritti sono riservati ad Alessandro Conti Puorger
BibbiaWeb

Alessandro Conti Puorger Alessandro Conti Puorger
Via Eleonora d'Arborea 30 - Roma - Italy

Realizzazione EdicolaWeb Edicolaweb.net
Via S. Maria a Cintoia 14/b - Firenze, Italy