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LA GRANDE PESCA PER IL REGNO DEI CIELI

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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CAMMINARE CON DIO
Prendendo spunto dai dati forniti dalla Tenak o Bibbia ebraica, per il calendario ebraico l'anno 2018 corrisponde all'anno 5779 dalla nascita di Adamo, evento che nel testo del Genesi, secondo i calcoli rabbinici, sarebbe indicato come avvenuto nel 3761 prima dell'inizio dell'evo moderno.
Per contro la Torah o Pentateuco per la tradizione fu scritta da Mosè nel XIII-XII secolo a.C. e ebbe forma definitiva nel VI secolo a.C. ai tempi di Esdra e Neemia quando in contemporanea nel mondo greco si ha Talete fondatore della scuola Ionica e Pitagora e poi Empedocle, il che fa capire che non si era in tempi bui.
Che a quei tempi si ritenesse che la nascita dell'uomo sulla terra risalisse solo a 3000 anni prima, quando racconti e miti suggerivano di andare molto più indietro nei tempi, è poco credibile.
Del resto le osservazioni celesti di astronomi e astrologi erano raffinate, la prima dinastia faraonica, quella dei Tiniti, era noto che risaliva attorno al 3000 a.C., e quelle cinesi al V millennio a.C. e si trovavano dipinti e graffiti nelle grotte, antichi reperti e scheletri di animali preistorici giganteschi.

Sorge allora spontaneo domandarsi: le date della Bibbia sono da ritenere riferite alla creazione dell'umanità o piuttosto intendono indicare l'evento di Dio che si presenta come certamente esistente e registrano la prima rivelazione per cui l'uomo è creato, come nuovo, dalla polvere della terra intesa come fauna preesistente?

Del resto la Genesi è scritta per chi già credeva che Dio aveva creato tutto ciò che esiste e la finalità era soprattutto d'informare sui passi intrapresi da Dio per farsi conoscere con una rivelazione piuttosto che con l'immaginazione, ossia da quando Dio ha parlato, faccia a faccia, con qualcuno che l'ha visto e così l'ha creato per essere sulla terra a Sua immagine e somiglianza.
Adamo d'altronde è proprio questo: il primo uomo che parlò con Dio come un uomo parla con un altro uomo.

Con tali succinti e pratici termini propongo una lettura di sintesi dei primi 11 capitoli del Genesi, fino alla chiamata di quello che è definito il "padre della fede", il patriarca Abramo, cui si rifanno le religioni "abramitiche".

Ora, la prima delle 5 parti del Pentateuco o Torah con cui inizia la Bibbia, il libro del Genesi, col narrare la storia dei patriarchi prima della nascita del popolo d'Israele, di fatto, propone l'accendersi della fede monoteistica con rivelazione del Dio Unico a una prima coppia umana, che Lui formò ad hoc, in una data considerata l'inizio dei tempi di quella storia di salvezza, quando cioè il Creatore aprì i Cieli e si mise a parlare per un rapporto concreto con l'umanità, data che, dalle informazioni fornite nel testo, i rabbini deducono essere il 3761 a.C..
La "parola" diviene, infatti, il "modus" della "creazione", perché Dio che parlando crea l'uomo nuovo dal vecchio primate incredulo.
Pur avendolo visto, avendolo considerato il loro vero e unico Padre e Madre, quei progenitori, che chiamiamo Adamo ed Eva, eletti per essere i capostipiti di una generazioni di uomini che lo rivelassero al mondo, di fatto, rifiutarono e preferirono le tenebre alla luce.

Dio, allora, nel rispetto della loro libertà si ritirò e, nell'anno assoluto 1656 dalla rivelazione ad Adamo decise di iniziare con l'umanità una nuova storia per cui scelse la famiglia di Noè, quale progenitrice degli uomini nuovi, i salvati, che l'avrebbero riconosciuto e accolto come Dio e fece piovere un diluvio di grazia sul mondo come promessa di alleanza eterna e iniziò la storia della salvezza.
Dopo circa dopo 367 anni, ossia dopo un anno di anni, nell'anno assoluto 2023, nel 1738 a.C. Dio si rivolse ad Abramo che allora si chiamava Abram e lo chiamò: "Il Signore disse ad Abram: Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò." (Genesi 12,1)

In ebraico le prime parole furono "loek leka" che è tradotto con "Vattene", ove il primo "loek" è l'imperativo del verbo che ha per radicale e riguarda, "l'andare", "il camminare", quindi, intima un "cammina", "va", mentre il secondo è "lekà" che dall'ebraismo è un "per te ", quindi, in conclusione si può ritenere che Dio abbia detto ad Abram "va per te", "cammina per te", qualcosa come: fai finalmente i veri affari tuoi.

In sintesi, gli disse fai qualcosa di veramente importante per te, qualcosa di necessario, di utile, ossia vattene per il tuo bene, per la tua vera felicità, mettiti in cammino per dove ti dirò io, quindi, cammina con me, vieni con me! In definitiva, vieni e potrai capire quale è il vero bene per te.

Poi prosegui il Signore, "Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra." (Genesi 12,2-3)

Ti benedirò e diventerai un veicolo di benedizione, un ponte per gli altri da me verso di loro e da loro verso me; a quel tempo Abram aveva 75 anni, come precisa Genesi 12,4 dopo la chiamata da parte di Dio.

Abramo così diventa un ponte, su cui passa la benedizione di Dio per l'uomo e ha una funzione sacerdotale per il mondo.

In quel dire "Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò" si trova la radice di quanto poi dirà Gesù a Pietro "A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli." (Matteo 16,19)

Le lettere della parola ebraica di "sacerdote" "kohen" , considerate secondo il loro valore numerale come somma danno proprio luogo al numero 75, pari all'età indicata per Abramo in quel momento come segnala Genesi 12,4.

= ( = 50) + ( = 5) + ( = 20) = 75

Dopo 24 anni il Signore cambiò il nome a Abram e lo chiamò Abramo, e fu il primo uomo a cui Dio diede il nome; si trova, infatti, in Genesi 17,1: "Quando Abram ebbe novantanove anni, il Signore gli apparve e gli disse : Io sono Dio l'Onnipotente: cammina davanti a me e sii integro."

Quindi, il Signore, che si è definito "'El Shaddai" e traducono "Dio l'Onnipotente", prosegue dicendogli: "Porrò la mia alleanza tra me e te e ti renderò molto, molto numeroso. Subito Abram si prostrò con il viso a terra e Dio parlò con lui: Quanto a me, ecco, la mia alleanza è con te: diventerai padre di una moltitudine di nazioni. Non ti chiamerai più Abram, ma ti chiamerai Abramo, perché padre di una moltitudine di nazioni ti renderò." (Genesi 172-5)

Si dice che "'El Shaddai" sia "Dio della steppa "sedah" ", ma "shed" è anche il maligno e il selvatico per cui la steppa, in effetti, è un luogo ostile, luogo del demonio, così pensavano gli antichi, la frontiera del combattimento spirituale, il luogo delle tentazioni, infatti, quando si trova "selvatico" di solito appare l'azione del maligno.

Il raddoppiamento vocale della d = in "Shaddai" suggerisce di provare a scrivere , da cui ne deriva:

  • "Dio nella steppa () aiuta l'esistenza "; questo interessava i nomadi e ad Abramo;
  • "Dio al demonio sbarra l'esistenza ".
Abramo perciò è chiamato a camminare davanti a Lui per cui sarà il suo ambasciatore, il Suo annunciatore, quindi, vuol dire che Lui il Signore lo seguirà, perciò chi segue il cammino di Abramo, anche se cammina in luoghi ostili, prima o poi, incontrerà Dio!

Abramo è chiamato a camminare davanti a Lui e a essere "integro", in ebraico "tamim" e tali lettere dicono con la tua vita: "indica ai viventi che sono vivo ", i viventi ti seguiranno e avrai un gran numero di figli nella fede.

Ho fatto notare in altro paragrafo che Noè era giusto e "integro", in ebraico appunto "tamim" e in quel termine si trovano anche le lettere di "maim" che in ebraico vogliono dire "acqua".

Abramo fu il primo apostolo di Dio, il primo inviato, nel mondo a Suo nome.
Le lettere di "tamim", ci parlano di Abramo che in modo allegorico diviene uno che deve "scegliere nelle acque ", vale è chiamato a "scegliere i viventi nel mare " della vita.

Abramo, quindi, è come una rete che Dio getta nel mondo per pescare i viventi. La rete diviene il regno di Dio in terra per portarli nel regno celeste che Dio prepara per loro e il cammino di Abramo è lo stesso percorso che deve seguire chi voglia trovare Dio ed essere trovato da Lui.

Abramo ha ascoltato quanto Dio gli diceva e la parola, "deber" , che pronuncia il Signore Dio per Abramo diviene benedizione, in ebraico , "berakah"; infatti, come abbiamo visto, dopo le chiamate, sia in Genesi 12, sia in Genesi 15, subito dopo appare il concetto di benedizione.
Le stesse lettere ebraiche, peraltro, aiutano a indurre tale pensiero.

È spontaneo collegare la "Tua parola", in ebraico "debaroek" (ove = a fine parola) con "un aiuto - una mano da parte del Benedetto, "Baruk" " come è chiamato Dio, quindi, "deber" è un Suo "aiuto per chi abita nel corpo ", ossia per "l'anima"; ne consegue il senso della benedizione "berakah" che dà Lui, infatti, "per chi abita nel corpo la rettitudine entra " e questa apre alla santità e l'ingresso nel Regno dei Cieli.

Nel Salmo 119,89 si trova: "Per sempre Signore la tua parola è stabile nei cieli" ove "è stabile" è "nitssab" le cui lettere sono il radicale di "essere stabile" e di "collocare", per cui chi ascolta la Tua Parola Signore lo collochi dentro i Cieli, ed è promessa d'eternità, infatti, il versetto inizia con "Per sempre"!

Si è avverato per Abramo quanto dice lo stesso Salmo 119 al versetto 105:

"Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino".

"Lampada" "ner"
"per i miei passi" "lerageli"
"è la tua parola" "debaroek"
"luce" "ve'or"
"sul mio cammino" "linetibaiti"

Tale luce "'or " è proprio quella che iniziò la creazione nel 1° giorno che su Abramo e i suoi figli da luogo a una nuova creazione; infatti, hanno per lampada "ner" che fa luce "'or" la "Tua parola" , quella con cui creò. Questa luce serve per i miei passi "lerageli" , ossia con questa "il Potente nella mente - testa rivela () d'esistere " ed ecco che illumina nel cammino "netib" , in quanto, "invia l'indicazione per ristare a casa ", sottinteso con Lui nei Cieli.

E la parola di Dio rende Santi, cioè regala la Sua natura e nel cuore dei figli di Abramo si consolida la certezza, la fede, che "...non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione." (Salmo 16,10)

Ecco che la vita assume un senso pieno, perché il Signore li guida "Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella tua presenza, dolcezza senza fine alla tua destra." (Salmo 16,11)

Analoghi pensieri si trovano nel Salmo 56, "In Dio, di cui lodo la parola, nel Signore, di cui lodo la parola, in Dio confido, non avrò timore: che cosa potrà farmi un uomo? Manterrò, o Dio, i voti che ti ho fatto: ti renderò azioni di grazie, perché hai liberato la mia vita dalla morte, i miei piedi dalla caduta, per camminare davanti a Dio nella luce dei viventi." (Salmo 56,11-14)

Molti ebrei al tempo di Gesù si dicevano figli di Abramo, però non credevano alla risurrezione dai morti e alla vita eterna, eppure, come abbiamo visto, anche i Salmi che recitavano ne parlano, come pure annunciano la venuta del Messia.
Il seguente brano del Vangelo di Giovanni 8 fa capire come Gesù entrasse nel vivo delle discussioni per richiamare i contemporanei alla vera fede che era per molti era solo di facciata, anche se affermavano: "Il padre nostro è Abramo!" Diceva loro: "In verità, in verità io vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno." (8,51)

Non credevano alla risurrezione, infatti, gli dissero: "Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?" (8,52-54)

Gesù col dire: "Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia" asserì che Abramo attendeva il giorno del Messia e soggiunse "In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono." (8,56-58)

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