LA GRANDE PESCA PER IL REGNO DEI CIELI
di Alessandro Conti Puorger
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LA RETE NELL'ANTICO TESTAMENTO
È ora il momento di interessarsi della "rete" che in ebraico è definita in vari sono i modi e spesso uno stesso termine viene tradotto con significati diversi.
"Pach "
per trappola, laccio, trabocchetto, ceppo, quindi, anche rete, e le lettere suggeriscono che è "una bocca
che si chiude - si stringe
".
Si trova in Giosuè 23,13 questo monito agli Israeliti di non mischiarsi con gli stranieri "...allora sappiate che il Signore vostro Dio non scaccerà più queste genti dinanzi a voi, ma esse diventeranno per voi una rete
,
una trappola, un flagello ai vostri fianchi; diventeranno spine nei vostri occhi, finché non siate periti e scomparsi da questo buon paese che il Signore vostro Dio vi ha dato."
Il più delle volte C.E.I. 2008 traduce come "laccio", come in Giobbe 18,9 ove il "pach"
:
"Un laccio ("pach"
)
l'afferrerà per il calcagno, un nodo scorsoio lo stringerà" ove a mio avviso quel nodo scorsoio è gratuito; il testo riporta per "stringerà" un "tsammim"
che pare qualcosa che "scende
nelle acque
",
quindi, lo stringerà una specie di rete, la rete di cui parla nel versetto precedente.
Nei testi ebraici dei libri dell'Antico Testamento "pach"
si trova anche in Giobbe 22,10; Salmi 69,22-23; 91,3; 119,110; 124,7; 140,5-6; 141,9 e 142,3-4; Proverbi 7,23 e 22,5; Qoelet 9,12; Isaia 8,14 e 24,17-18; Geremia 18,22 e 48,43.44; Osea 5,1 e 9,8; Amos 3,5.
Termine "moqesh"
alcune volte usato per "rete", in quanto, "nell'acqua
portata
rovescia - versa
alla luce
",
ossia è capace di portare fuori quanto si trova nell'acqua.
In Giobbe 40,24 quando Il Signore parla del famoso "Behamot" che secondo quel testo "...è la prima delle opere di Dio; solo il suo creatore può minacciarlo con la spada" (Giobbe 40,19) dice a Giobbe "Chi mai può afferrarlo per gli occhi, o forargli le narici con un uncino?" e per "uncino" è tradotto quanto scritto in ebraico come "moqeshim"
,
come fosse una fiocina a tre punte, un tridente, in quanto è al plurale in
che suggerisce una lettura fantastica "nell'acqua
un'asta
si rovescia
come fuoco a tre punte
nel mare
".
Secondo l'immaginario ebraico che s'appoggia ai testi biblici, il Behamot, animale terracqueo, il Leviatano, animale marino e lo Ziz animale dell'aria che compare nel Talmud babilonese - trattato Bava Batra, sono tre incarnazioni del maligno e le loro carni saranno arrostite nel banchetto messianico.
Miniatura del 1238 (Ulma)
I tre animali mitologici
Il Salmo che canta Davide in 2Samuele 22,6 (Salmo 18,6)
è tradotto da C.E.I. 2008 con agguati: "già mi avvolgevano i lacci degli inferi, già mi stringevano
agguati mortali."
Nel versetto di Giosuè 23,13 richiamato al punto precedente quando si parla di "pach" si trova anche "moqesh"
ed è tradotto come "trappola", in quanto "ai viventi
reca
afflizione - durezza - dolori
(
)
".
Nella Torah appare 4 volte sempre tradotto come "trappola":
- Esodo 10,7 - "i ministri del faraone gli dissero: Fino a quando costui (Mosè) resterà tra noi come una trappola? Lascia partire questa gente, perché serva il Signore, suo Dio! Non ti accorgi ancora che l'Egitto va in rovina?"
- Esodo 23,33 - "essi (i Filistei) non abiteranno più nella tua terra, altrimenti ti farebbero peccare contro di me, perché tu serviresti i loro dei e ciò diventerebbe una trappola per te."
- Esodo 34,12 - "Guardati bene dal far alleanza con gli abitanti della terra nella quale stai per entrare, perché ciò non diventi una trappola in mezzo a te."
- Deuteronomio 7,16 - "Sterminerai dunque tutti i popoli che il Signore, tuo Dio, sta per consegnarti. Il tuo occhio non ne abbia compassione e non servire i loro dei, perché ciò è una trappola per te."
Pure come "trappola" il termine è tradotto da C.E.I. in Giudici 2,3, mentre in 8,27 traduce come "rovina": "Gedeone ne fece un efod che pose a Ofra, sua città; tutto Israele vi si prostituì, e ciò divenne una causa di
rovina per Gedeone e per la sua casa."
Nel Salmo 64,6 la stessa C.E.I. traduce "moqeshim"
come "tranelli", "Si ostinano a fare il male, progettano di nascondere
tranelli; dicono: Chi potrà vederli?" mentre nel Salmo 69,23 appare sia "pach"
come "trappola", sia "moqesh"
tradotto per "insidia", "La loro tavola sia per loro una
trappola,
un'insidia i loro banchetti."
In Isaia 8,14 è tradotto "laccio e trabocchetto" rispettivamente quanto è
"pach" e
"moqesh", mentre quest'ultimo in Amos 3,5 viene detto "esca".
Il termine "moqesh"
in argomento, quindi, ha ampi significati, ma è comunque un tentativo di offesa alla vita come suggerisce il radicale
usato nel Salmo 73,8 per il verbo "schernire, offendere", ed ecco che
se "un vivente
si porta
a rovesciare
alla luce del sole -
"shoemoesh" -" vuol dire che si è usato un tranello, un laccio, una rete, si è fatto un agguato.
"
Cheroem"
in ebraico definisce certi tipi di rete come le sciabiche e i giacchi e l'ho già segnalato quando citai all'inizio di questo paragrafo Ezechiele 47,10 e usa questo termine altre tre volte:
- Ezechiele 26,5; Ezechiele 26,14 - quando parla di Tiro, "Essa diverrà, in mezzo al mare, un luogo dove stendere le reti"
,
poiché io ho parlato. Oracolo del Signore. Essa sarà data in preda alle nazioni Ezechiele."
- Ezechiele 32,3 - per il faraone re d'Egitto, "Così dice il Signore Dio: Tenderò contro di te la mia rete
con una grande assemblea di popoli e ti tireranno su con la mia rete
",
mentre la prima rete ivi citata è, come poi vedremo, "roeshoet"
.
Le "sciabiche", sono reti per la pesca sotto costa con fondali bassi, fissate con un capo a terra e portata in mare da una barca, pure detta sciabica e, dopo una curva, l'altro capo è riportato a terra, quindi, poi tirate da squadre di pescatori per prendere il pesce che vi fosse restato imprigionato.
I "giacchi" sono reti circolari a sacco che gettate nell'acqua formano un cerchio che si posa sul fondale grazie al peso di piombi sulla circonferenza poi, tirate su con una corda che stringe l'imboccatura, nel tronco di cono che si solleva restano imprigionati i pesci che si trovano nella proiezione di quel cerchio.
Quelle tre lettere
riguardano il "dedicare allo sterminio", o meglio, il "consacrare per lo sterminio", quindi, un riservare a Dio, una parte separata che riguarda solo Lui che diviene sacra e tabù, ossia intoccabile per altri; si veda in particolare al riguardo Deuteronomio 20,10-20.
Le lettere
,
peraltro, danno il senso di rete: "Racchiudono
i corpi
nelle acque
"
o "Si stringono
alzandosi
(
=
)",
mentre come riservato o tabù si può leggere "chiudere - costringere
un corpo
per la vita
"
o "racchiudere
per l'alto
(
=
)",
ossia per uno scopo superiore.
Nel libro del profeta Abacuc c'è il brano 1,14-17 che riguarda in modo specifico tali tipi di reti e si riferisce a Dio che pare trattare gli uomini proprio come un pescatore: "Tu tratti gli uomini come pesci del mare, come un verme che non ha padrone. Egli li prende tutti all'amo, li pesca a
strascico
,
li raccoglie nella rete, e contento ne gode. Perciò offre sacrifici alle sue
sciabiche
e brucia incenso alle sue reti, perché, grazie a loro, la sua parte è abbondante e il suo cibo succulento. Continuerà dunque a vuotare il
giacchio
e a massacrare le genti senza pietà?"
Il giacchio
"
Mikmar", "
mikmor", "
mikmoeroet"
e
in ebraico.
Tali termini si trovano complessivamente 5 volte di cui due nei versetti su riportati di Abacuk 1,15-16 per rete - reti che ho lì sottolineato.
Quei termini ebraici contengono le lettere del radicale
usato per "commuovere, eccitarsi" e anche il radicale
di "anelare, agognare, desiderare, venir meno".
Il termine "komoer" è usato sempre al plurale come "sacerdote" per indicare quelli idolatri che offrivano incenso sulle alture in 2Re 23,5 o per i sacerdoti di Samaria in Osea 10,5 e, infine, per i falsi sacerdoti di Baal in Sofonia 1,4.
In base ai significati grafici delle lettere si può dire:
-
"delle acque
desidera - anela
()
i corpi
";
- ,
"nelle acque
in una coppa
vivi
i corpi
finiscono
".
Oltre le due volte in Abacuc le altre tre volte si trovano in:
- Salmo 141,10 - "I malvagi cadano insieme nelle loro reti, mentre io, incolume, passerò oltre."
- Isaia 19,8 - "I pescatori si lamenteranno, gemeranno quanti gettano l'amo nel Nilo, quanti stendono le reti sull'acqua saranno desolati."
- Isaia 51,20 - "I tuoi figli giacciono privi di forze agli angoli di tutte le strade, come antilope in una rete, pieni dell'ira del Signore, della minaccia del tuo Dio."
Se si ragiona in termini di "midrash" che pensano il mare come luogo di rifugio del mitologico Leviatano e dei mostri marini "tannin"
di Genesi 1,21 da cui il termine drago "tan"
in cui si sarebbe rifugiato l'essere ribelle fuggito da Dio, signori e tiranni di tutti i pesci, ecco che la rete
"mikmar" diviene "una piaga - sconfitta
(
)
per l'essere ribelle
(
)
"che vive nel mare, quindi, è un'arma da guerra contro di lui."
"
Roeshoet"
usato per rete.
Nei libri dell'Antico Testamento in ebraico si trova 21 volte.
Le prime tre volte è nel libro dell'Esodo in 27,4-5 e in 38,4 per descrivere la graticola a rete dell'altare degli olocausti; quindi quanto resta in quella rete sono le ceneri di quanto è servito da olocausto per il Signore.
Le lettere paiono rispondere a tale esigenza in quanto là su quella graticola a rete "roeshoet"
accade che "i corpi
al fuoco
finiscono
".
Poi, il testo più antico che lo riporta è in Giobbe 18,8, ove parla del malvagio "...perché con i suoi piedi incapperà in una rete e tra le maglie camminerà."
Si trova, quindi, per 8 volte nei Salmi 9,16; 10,9; 26,15; 31,5 (laccio); 35,7-8; 57,7; 140,6, poi una volta in Lamentazioni 1,13 e 2 volte nel libro dei Proverbi 1,17 (rete per uccelli) e 29,5 e in questo dice "L'uomo che adula il suo prossimo gli tende una rete davanti ai piedi."
Il libro del profeta Ezechiele cita 4 volte questo termine in 12,13; 17,20; 19,8 (laccio) e 32,3 ove c'è anche l'altro termine per rete,
,
come ho precedentemente segnalato.
Nel libro del profeta Osea, infine, si trova 2 volte:
- Osea 5,1 - "Ascoltate questo, o sacerdoti, state attenti, casa d'Israele, o casa del re, porgete l'orecchio, perché a voi toccava esercitare la giustizia; voi foste infatti un laccio (pach) a Mispa, una (roeshoet) tesa sul Tabor."
- Osea 7,12 - "Dovunque si rivolgeranno stenderò la mia rete contro di loro e li abbatterò come gli uccelli dell'aria, li punirò non appena li udrò riunirsi."
I radicali
=
riguardano l'impoverire e l'essere povero, il rovinarsi e danno luogo a parole come "rish", "resh" per indigenza, povertà, miseria o anche rovina; analogo è
che si usa anche per radere al suolo e devastare.
Ne consegue che la rete rende povero e devasta il mare, ossia il regno del maligno ove s'è rifugiato privandolo della sua fonte di vita; del resto questo essere demonico allontanatosi da Dio, non ha più vita propria, ma l'attinge dagli esseri viventi che schiavizza, quindi, allegoricamente i pesci del mare e in tal modo l'impoverisce e lo devasta.
Le lettere
di questa rete per i cristiani sono, quindi, allusive degli eventi finali della vita terrena di Gesù di Nazaret in quanto parlano di:
- un "povero
crocifisso
";
- un "corpo
risorto
dalla croce
".
Il radicale
,
poi, è relativo al "bere" e allo "irrigare", atti tutti che il Cristo compì in croce, come ricorda il Vangelo di Giovanni:
- Giovanni 9,28-30 - "Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: Ho sete. Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: Tutto è compiuto! E, chinato il capo, spirò."
- Giovanni 19,34 - "...ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua."
Il corpo di Cristo Risorto, ossia la Chiesa da Lui lasciata in terra, diviene quindi, una grande macchina di guerra, una grande rete atta a strappare i prigionieri al tiranno che eccitando i loro istinti li schiavizza e, come la maga Circe che trasformava gli uomini in porci, impedisce loro di camminare speditamente per i sentieri che Dio ha preparato per loro.
Del resto, l'annuncio dell'avvenuta prima risurrezione, è proprio un'arma micidiale, una fiocina, una rete che, annunciando la vittoria sulla morte, apre l'evangelizzazione provocando pesche miracolose con danni nel territorio del nemico dell'uomo e di Dio.