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di Alessandro Conti Puorger
 
 

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I CIELI - IL PARADISO
Siamo abituati a menzionare il Paradiso, in greco "", come il "luogo" finale di rifugio sperato dall'uomo.
Il termine "Paradiso" però non si trova nei libri dell'Antico Testamento, ma soltanto in quelli del Nuovo Testamento, ivi ripetuto tre volte:

  • da Gesù in Luca 23,43;
  • da San Paolo in 2 Corinzi 12,4;
  • in Apocalisse 2,7.
Non è, quindi, da confondere il "Gan Eden", il giardino di delizie di Genesi 2 e 3, detto comunemente "Paradiso terrestre" dove fu posta la coppia "'Adam" dei progenitori, col Paradiso o Regno dei Cieli del Nuovo Testamento poi definito, nell'Apocalisse di San Giovanni come la "Nuova Gerusalemme", ove l'uomo aspira a vivere l'eternità con Dio, appunto, in pace; infatti, le lettere di Gerusalemme, in ebraico , propongono: "vi staranno i corpi portati nella pace ", ma anche "saranno con i corpi portati i risorti dal Potente a vivere ".

Del resto nella parabola in Matteo 25,34 si legge: "Allora il re dirà a quelli della sua destra: Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v'è stato preparato fin dalla fondazione del mondo"

E allora, dove porre immaginosamente Dio se non in alto?
Certamente al disopra di tutti i cieli terreni.
Al proposito il libro del profeta Isaia in 33,5 quando parla di "salvezza", dice: "Eccelso è il Signore perché abita in alto; egli riempie Sion di diritto e di giustizia..." il cui testo in ebraico è:



Queste lettere quando con lo scrivere suggeriscono proprio che la Sua presenza, ossia la Sua in-abitazione, la Shekinah () di Dio, da ( = ), è , quindi, "vive in alto ".
Le lettere successive con poi dicono "ai viventi la potenza origina con la discesa della colomba () (lo Spirito Santo).
Si ha, infine , quindi, "li salverà () con il soffio dal cuore aperto con un'asta il Giusto .

Più avanti sempre in Isaia 33 si trova:
  • Isaia 33,15 - "Chi cammina nella giustizia..."
  • Isaia 33,16 - "...abiterà in alto, fortezze sulle rocce saranno il suo rifugio, gli sarà dato il pane, avrà l'acqua assicurata."
  • Isaia 33,20 - "Guarda Sion, la città delle nostre feste! I tuoi occhi vedranno Gerusalemme..."
  • Isaia 33,22 - "il Signore è nostro re: egli ci salverà."
Quel "Chi cammina nella giustizia" è profezia del Messia che aprirà la via per la Gerusalemme celeste.
In linea con tale discorso Gesù, prima della sua passione e morte in croce, nel Vangelo di Giovanni 14,2-4 avverte i discepoli: "quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io."

Si riesce pensare a Dio solo in termini umani, quindi, l'uomo immagina un luogo fisico ove Lui, Dio, Padre e Madre, è presente e nel cristianesimo, aspira e spera d'essere ammesso a far parte dell'assemblea celeste per i meriti di Gesù Cristo, morto e risorto per la giustificazione di ognuno.
Il versetto Isaia 33,16 poi suggerisce dove andrà il Messia dopo aver camminato in questa vita con giustizia. Sarà elevato in alto, infatti: "...(Lui) abiterà in alto, fortezze sulle rocce saranno il suo rifugio, gli sarà dato il pane, avrà l'acqua assicurata."

Vivere in alto equivale a essere innalzato essendo il radicale sia di essere alto che di innalzare, il che fa venire alla mente la profezia del 4° canto del Servo di IHWH, riconosciuto dai cristiani come riferito al Messia, canto che inizia con: "Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e molto innalzato." (Isaia 52,13)

Provo, allora, a far parlare in altro modo le lettere usate nel testo ebraico di Isaia 33,16:
  • "(Lui) abiterà in alto, " "Lui vivrà in alto (tutti) i giorni con la Shekinah () (la presenza di Dio)"
  • "fortezze sulle rocce saranno il suo rifugio " "Ai viventi scenderà l'aiuto portato dalla croce , da un foro guizzerà alla vista una forte acqua per salvarli (), scorrerà da dentro riportando ..."
  • "gli sarà dato il pane " "...il vigore ai viventi e l'energia finirà dell'angelo (ribelle)..."
  • "avrà l'acqua assicurata " "...a rivivere sarà nei viventi la colomba () (lo Spirito Santo) che dell'Amen è la Madre ."
Riporto di seguito in forma compatta il messaggio che è simile a quanto ha trasmesso Giovanni nel Vangelo e nell'Apocalisse:

"Lui vivrà in alto (tutti) i giorni con la Shekinah (la presenza di Dio). Ai viventi scenderà l'aiuto portato dalla croce, da un foro guizzerà alla vista una forte acqua per salvarli, scorrerà da dentro riportando il vigore ai viventi e l'energia finirà dell'angelo (ribelle) a rivivere sarà nei viventi la colomba (lo Spirito Santo) che dell'Amen è la Madre."

Gesù Cristo, infatti, è l'Amen di cui in Apocalisse è termine, ricordato 8 volte e in particolare in 3,14b è identificato come: "Così parla l'Amen, il Testimone degno di fede e veritiero, il Principio della creazione di Dio."
È Lui l'Amen del Padre per noi e reca al Padre il nostro Amen come dice 2Corinzi 1,20: "Tutte le promesse di Dio in lui sono divenute 'sì'. Per questo sempre attraverso lui sale a Dio il nostro Amen per la sua gloria."

Amen corrisponde al nostro "Così sia" ossia "sia fatto", "fiat", la parola di Maria che diede inizio alla salvezza in quanto, grazie al suo Amen all'azione dello Spirito Santo in lei il Verbo si è fatto carne.
Del resto all'inizio della creazione ci fu un "fiat" per la "Luce" e all'inizio della nuova creazione c'è il "fiat" di Maria che porta la "Luce Vera" (Giovanni 1,9) sulla terra.

Accade anche che "Ogni anima che crede, concepisce e genera il Verbo di Dio... Secondo la carne una sola è la Madre di Cristo, secondo la fede tutte le anime generano Cristo quando accolgono la parola di Dio." (S. Ambrogio - Esposizione del vangelo secondo Luca, II, 26)

Tutto ciò che esiste nel mondo reale, cioè quanto cade sotto i sensi dell'uomo, è stato creato da Dio, e il libro della Genesi, il primo della Torah della Bibbia, ossia il Pentateuco, che la tradizione considera ispirato da Dio stesso a Mosè, con i primi due capitoli racconta le fasi e gli atti compiuti da Dio per tale creazione.
Dio con i suoi angeli preesistente al creato viveva e vive in una realtà inaccessibile che non conosciamo, comunicante solo attraverso la Sua volontà con l'universo che ha creato.

Tale ambito divino per l'autorevole dire di Gesù è definibile come i "cieli", infatti, la preghiera che ha insegnato recita:

"Padre nostro che sei nei cieli,
sia santificato il Tuo nome,
venga il Tuo Regno
...". (Matteo 6,9ss)

Sappiamo che in ebraico vi sono tre forme del nome, il singolare, il duale e plurale multiplo, da tre in poi.
La forma duale del nome è caratterizzata dalla finale "aiym, e il plurale generico in "iym" o con finale "yi".

Ora, in ebraico "cielo" al singolare o "cieli", è per tutti e tre le forme , e "cieli" plurale generico superiore a due è anche "shemei" . Le lettere per "shemei" dicono è lì che il "Nome sta " (infatti, = ) e analogamente per dicono il "Nome sta a vivere ".

È quello il "Nome dei Nomi" come dice il Salmo 108,2.10: "O Signore, Signore nostro, quanto è mirabile il tuo nome su tutta la terra!" e San Polo conferma che è "...il nome che è al di sopra di ogni altro nome..." (Filippesi 2,9)

Il libro della Genesi col versetto 1,1 inizia in questo modo:

"In principio Dio creò il cielo e la terra."

"Bere'shit bara' 'Elohiym 'et ha- shamaim v'et ha-'aroets"



Ciò che è tradotto "il cielo" nel testo ebraico, quindi è "ha-shamaiym" ove è l'articolo e "shamaiym" è il nome di quanto creato per primo.

Stando a quelle osservazioni di grammatica sul plurale si ricava che, secondo la vocalizzazione:
  • "il cielo" "ha-shamaiym" , con finale "aiym" in pratica, sono "i cieli", anzi "i due cieli";
  • Dio "'Elohiym" con finale "iym" è un plurale, formato da Dio con l'aggiunta di , da intendere come quelli che sono gli "esseri viventi ", quelli ricordati nell'Apocalisse (ad esempio in 4,6) da Lui pre-creati, gli angeli delegati ai vari compiti, l'assemblea di Dio, ove Lui è il presidente e re attorniato dalla pluralità dei suoi ministeri alla stregua, appunto, di un re con i suoi ministri.
Nella parola "cieli" "shamaiym" appare evidente il termine di acqua - acque "mai" o "maiym" - e si comprende come il testo dica che "lo spirito di Dio aleggiava sulle acque" (Genesi 1,2), in quanto, quel pensiero è insito nello stesso termine "cielo", infatti "il Nome era sulle acque ".

Come ho accennato, invero, solo dalla vocalizzazione del testo, inserita nei libri per la liturgia tra il II e il VII secolo d.C., ci si accorge che un termine è un plurale, o un plurale duale com'è insito nel caso di "shamaiym e di "'Elohiym" che risulta un plurale generico come a dire la "Divinità" al completo.

Si trova in Deuteronomio 10,17: "...perché il Signore, vostro Dio, è il Dio degli dei , il Signore dei signori, il Dio grande, forte e terribile, che non usa parzialità e non accetta regali...", e si presenta in tali termini altre 5 volte: Salmo 50,1 e 136,2; Daniele 2,47; 3,90 e 11,36.

Che Dio abbia creato proprio due cieli pare confermato dalla stessa descrizione della creazione, quando i due cieli sono resi palesi grazie al firmamento che li divide: "Dio disse: Sia un firmamento in mezzo alle acque per separare le acque dalle acque. Dio fece il firmamento e separò le acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamento. E così avvenne. Dio chiamò il firmamento cielo. E fu sera e fu mattina: secondo giorno." (Genesi 1,6-8)

È, quindi, lecito attendersi visto che in cielo "shemaim" + appaiono le lettere di acqua "maim" acque dal cielo di sopra il firmamento e acque dal cielo di sotto.

Ecco che allora, di fatto, sono definiti tre cieli:
  • la dimora alta per eccellenza, dove vive Dio, Padre Nostro, definita, appunto come "i Cieli", il cielo spirituale, quello della preghiera di Gesù, che diciamo il Paradiso o il Regno dei Cieli, in cui appunto il Nome dei Nomi, Ha-"Shem" sta a vivere , che non è un luogo fisico, ma uno stato dell'esistenza;
  • lo spazio intergalattico, il cielo siderale, quello oltre la terra in cui è l'universo e dove sono le stelle, come suggerisce Genesi 1,14;
  • - il cielo a noi più vicino, quello dell'atmosfera terrestre, ove hanno luogo i fenomeni metereologici come coglie Deuteronomio 11,11.
Per 6 volte nel testo della Tenak ossia dei libri dell'Antico Testamento in ebraico si trova la citazione "i cieli dei cieli" nella forma al plurale, precisamente in:
  • Deuteronomio 10,14 - "Ecco, al Signore tuo Dio appartengono i cieli, i cieli dei cieli, la terra e quanto essa contiene."
  • Neemia 9,6 - "Tu, tu solo sei il Signore, tu hai fatto i cieli, i cieli dei cieli e tutte le loro schiere, la terra e quanto sta su di essa, i mari e quanto è in essi; tu fai vivere tutte queste cose e l'esercito dei cieli ti adora."
  • Salmo 148,4-5 - "Lodatelo, cieli dei cieli, voi acque al di sopra dei cieli. Lodino tutti il nome del Signore, perché egli disse e furono creati", ove i cieli sono ricordati come "acque al di sopra dei cieli" che alludono alle viscere di misericordia "rachamiym" del Signore.
  • 1Re 8,27, 2Cronache 2,5 e 2Cronache 6,18.
Nel deuterocanonico Siracide 16,18 si trova invece al singolare, un: "Ecco il cielo e il cielo dei cieli, l'abisso e la terra sussultano quando egli appare."

A prima vista "il cielo dei cieli" parrebbe essere un'allusione alla dimora del Paradiso, ma se si guarda a come è scritto in ebraico "i cieli dei cieli", "shemey ha-shamaim" c'è un plurale generico, maggiore o eguale a tre, e poi c'è quel "furono creati" che fa escludere l'idea che sia il Paradiso, ossia la sua residenza, essendo quello preesistente alla creazione, appartenente a Lui stesso non definibile in termini umani, comunque, non un luogo fisico creato.
Si può, allora ritenere che "i cieli dei cieli" sia un modo per dire dove i Nomi stanno , ossia dove sono i Nomi dei segni zodiacali, e questi sono nel cielo superiore dei due cieli, quello formato dai 7 cieli tolemaici, le 7 sfere celesti del sistema Luna, Marte, Mercurio, Venere, Giove, Saturno e Sole che sovrasta l'inferiore, il terrestre, che appunto sta sotto il firmamento.

Scrive San Paolo in 2Corinzi 12,1-4 parlando ovviamente di se stesso: "Bisogna vantarsi? Ma ciò non conviene! Pur tuttavia verrò alle visioni e alle rivelazioni del Signore. Conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa - se con il corpo o fuori del corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito fino al terzo cielo. E so che quest'uomo - se con il corpo o senza corpo non lo so, lo sa Dio - fu rapito in paradiso e udì parole indicibili che non è lecito ad alcuno pronunziare."

Questo dire conferma l'esistenza del terzo cielo, il Paradiso quale dimora di Dio, che Gesù cita quando in Luca 23,43 dice al "buon ladrone": "In verità io ti dico: oggi con me sarai nel Paradiso" di cui parla l'Apocalisse in 2,7 e in 22,1-5.

Fino al momento della morte in croce di Gesù i cieli sono chiusi.
Neppure Mosè si dice che aprì i cieli.

Invero è raccontato che Elia il profeta in un carro di fuoco salì nel turbine verso il cielo come racconta 2Re 2, ma non è detto che abbia trapassato i cieli fino alla dimora eterna o piuttosto non sia nel seno di Abramo, di cui abbiamo parlato, come tanti giusti che attendevano il Messia.
La tradizione, infatti, attende che torni per accoglierlo alla fine dei tempi, perché assieme a Mosè solo con Lui potranno entrare nel cielo.
Nessuno, insomma, aveva sforato la separazione tra "cielo dei cieli", i cieli propri della realtà umana e la dimora extra-terrena del Signore Dio, e nessuna anima o corpo umano era stato accolto oltre i cieli in Paradiso.

Anche Enoc che Genesi 5,24 dice che "camminò con Dio, poi scomparve perché Dio l'aveva preso" è da intendere che scomparve perché Dio l'aveva preso come d'altronde prende tutti, ma l'aveva preso prematuramente (visse "solo" 365 anni rispetto agli oltre 900 degli altri patriarchi di prima del diluvio Genesi 5,21).

Il diaframma che separa il creato dal Creatore, rappresentato in terra dal velo che separava il Santo dei Santi dalle altri parti del Tempio, fu aperto; i Vangeli e gli scritti del Nuovo Testamento lo segnalano, quel velo si squarciò, poi si verificò l'ascensione al cielo del Risorto, quindi, un vero uomo e Figlio di Dio per primo entrò nel Regno dei cieli aprendo la possibilità attraverso se stesso di arrivare a Dio per gli uomini che lo desiderino.

Ricordano, infatti, i Vangeli "Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono" (Matteo 27,51s; Marco 15,38 e Luca 23,45), ciò a significare l'entrata nei Cieli dei santi giusti premorti che erano in seno ad Abramo in quanto secondo il "Credo" Gesù "discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte" tra la Sua morte e la Sua resurrezione, ma "non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne vide corruzione." (Atti 2,31)

Del resto l'aveva annunciato: "Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via". (Giovanni 14,2-4)

Dante Alighieri (1265-1321), nel medioevo, raccogliendo le idee del tempo dopo l'intervento salvifico di Cristo che, appunto, ha aperto i cieli, immagina gli Inferi divisi in Inferno e Purgatorio, rispettivamente il primo come abisso nella terra, il secondo come monte con vari livelli e, infine, il Paradiso oltre i cieli.

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