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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
POPOLO IN DIASPORA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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L'ESILIO BABILONESE
È da premettere che connessi all'esilio babilonese sono i seguenti testi biblici:

  • 2Re e 2Cronache che terminano con l'esilio;
  • Esdra e Neemia, sul ritorno le ricostruzioni a Gerusalemme;
  • Geremia e Lamentazioni che lo preannunciano;
  • Ezechiele, di un deportato a Babilonia;
  • Aggeo e Zaccaria;
  • alcuni Salmi come il 137.
Vari studiosi ritengono poi che tutta la Sacra Scrittura ebraica antica abbia avuto un'edizione finale rivista alla luce dell'evento "esilio babilonese" nei due secoli successivi all'esilio stesso.
L'esilio a Babilonia, alla stregua dell'uscita dall'Egitto di VII secoli prima, è l'altro evento essenziale che segnò la storia degli ebrei dal VI secolo a.C. in poi.
L'ebraismo attuale o "giudaismo" ha, infatti, due momenti fondanti rispetto all'ebraismo antico che ne ha solo uno, quello dell'uscita dall'Egitto.
Al riguardo, basta pensare come il Vangelo di Matteo scritto nel I secolo d.C. vedeva segnata da quella deportazione la storia degli ebrei.
Tale Vangelo, infatti, nel riportare la genealogia di Gesù di Nazaret da Abramo a Giuseppe, lo sposo di Maria, divide il tempo in questo modo: "...tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici." (Matteo 1,17)

Gli ebrei in esilio avevano persero tempio, re e terra e dovettero ripensare la propria identità e accadde che l'antico ebraismo fu rivisitato da parte delle idee di dei dotti, l'élite del regno di Giuda, deportato in Babilonia che lo ripensarono e, di fatto, divennero il "resto di Israele" che al rientro riuscì a condizionare il popolo rimasto in loco, chiamato in modo riduttivo "il popolo della terra".
Tale gente era guardata con riluttanza dai maggiorenti del paese come dissero a Nicodemo in Giovanni 7,48s: "Ha forse creduto in lui qualcuno dei capi o dei farisei? Ma questa gente, che non conosce la Legge, è maledetta!"

L'evento comunque portò a una rifondazione della religione, tanto che ha senso per questa di parlare di "epoca pre-esilica" e "post-esilica".
In definitiva l'ebraismo antico dei fuoriusciti dall'Egitto, come vedremo, fu soppiantato dal giudaismo maturato nell'esilio e impiantato nel territorio di Giuda e poi anche in Samaria e Galilea dai reduci di questo esilio babilonese.

Nel VII secolo a.C. dopo la deportazione di quelli del Regno del Nord, il Regno di Giuda era ormai vassallo dell'Impero Assiro, ma nell'ultima decade di quel secolo sugli Assiri ebbero prevalenza i Babilonesi che rivendicarono la loro supremazia anche sul territorio di Giuda.
Sotto l'aspetto delle date gli aridi fatti che portarono all'esilio sono i seguenti:
  • 609 a.C. Morte del re Giosia;
  • 609-598 a.C. Ioiakim (dopo Ioacaz, che regnò solo 3 mesi dopo Giosia), poi Ioiachin;
  • 597 a.C. Nabucodonosor II, re di Babilonia, assediò, prese e saccheggiò Gerusalemme e il suo Tempio e catturò re Ioiakim, la sua corte e altri cittadini tra i notabili incluso il profeta Esdra e li condusse prigionieri a Babilonia, prima deportazione, 16 marzo 597 a.C. e Sedecia, zio di Ioiakim, fu fatto re di Giuda, non dette ascolto a Geremia si illuse di appoggi dall'Egitto;
  • 594 a.C. Sotto Sedecia ci fu, infatti, una cospirazione anti-babilonese nonostante i tentativi e gli avvertimenti di Dio di richiamare il popolo al pentimento attraverso il profeta Geremia;
  • 588 a.C. Assedio di Gerusalemme;
  • 586 a.C. i babilonesi tornarono e assediarono Gerusalemme: con conseguente distruzione della città e seconda deportazione;
  • 583 a.C. Governatore Ghedalia, assassinato e fuga di molti in Egitto, (terza deportazione secondo Geremia) a Babilonia;
  • 562 a.C. Rilascio di Ioiachin dopo 37 anni di prigionia, ma rimase a Babilonia.
Diversamente da quanto era accaduto per il regno del Nord ove a essere deportata fu soprattutto la popolazione rurale, a Babilonia, in tre tempi 597, 586 e 583 a.C., fu deportata prevalentemente l'élite religiosa, politica ed economica dei giudei.


Per la storia del mondo conosciuto di allora ci fu una svolta importante nel 538 a.C. quando i Persiani conquistano Babilonia e soppiantarono gli Assiri.
(Vedi: "Ciro il Grande imperatore illuminato")

Prima di proseguire apro una parentesi storica.
I persiani erano indoeuropei stanziati prima del XVI secolo a.C. nel sud dell'altopiano dell'Iran, capitale Persepoli, affini per cultura e origine ai Medi del nord dell'altopiano con capitale Ecbatana, erano sotto la dominazione Assira.
I Medi nel 700 a.C. si liberarono dagli Assiri poi i Persiani nel 550 a. C guidati dal re Ciro II prevalendo sui Medi diede inizio all'impero persiano e nel 538 a.C. conquistò Babilonia e il territorio della Mesopotamia per cui terminò anche la dominazione Babilonese, indi nel 525 a.C. i persiani con Cambise prevalsero pure sull'Egitto e riunirono sotto un'unica corona l'intero mondo antico.
Nel 521 a.C. Dario I allargò i confini fino alla Valle dell'Indo e tentò l'invasione della Grecia (persiani sconfitti a Maratona 490 a.C.) e della Tracia.
Per governare l'impero persiano fu introdotta una moneta unica, il "darìco" e l'immenso territorio fu diviso in 20 province o "satrapie", ognuna governata da un "satrapo", sotto il controllo degli emissari del re di Persia grazie a una imponente rete stradale e un servizio postale di corrieri a cavallo.
Nel 485 a.C., salì al trono Serse e l'impero lentamente entrò in fase di decadenza, segnata da ribellioni di satrapi e da sovrani mediocri e deboli finché nel 330 a.C. ci fu la conquista da parte dell'esercito di Alessandro Magno.

Tornando ai fatti della Giudea, per l'avvenuta fine del Regno d'Israele il Regno di Giuda aveva moltiplicato la propria popolazione con i rifugiati del nord e aumentò d'importanza il ruolo del Tempio di Gerusalemme i cui sacerdoti avevano curato la tradizione dell'alleanza con Dio, di cui parlavano le antiche Sacre Scritture di cui curavano la raccolta e l'arricchimento, essendo anche la legge del regno.

Gli assiri, invero, già nel 701 a.C., guidati dal re Sennacherìb, avevano assediato Gerusalemme, ma furono vinti e la vittoria fu ascritta a opera di Dio: "...in quella notte l'angelo del Signore scese e percosse nell'accampamento degli Assiri 185.000 uomini. Quando i superstiti si alzarono al mattino, ecco, quelli erano tutti morti. Sennacherib re d'Assiria levò le tende, fece ritorno e rimase a Ninive. Mentre pregava nel tempio di Nisroch suo dio, Adram-Mèlech e Sarèzer suoi figli l'uccisero di spada, mettendosi quindi al sicuro nel paese di Ararat. Al suo posto divenne re suo figlio Assarhàddon." (2Re 19,35-37)

Forse l'angelo s'era servito di un'infestazione di topi, evento simile a quello di cui riferisce lo storico Erodoto (Storie 2,141) in occasione dell'assedio di una città da parte dall'esercito di Sennacherìb: "...topi rosicchiano faretre, archi, cinghie degli scudi e i combattenti si danno alla fuga spogli delle armi, cadendo in molti."
Il declino degli Assiri iniziò dopo il regno di Assurbanipal, 668-626 a.C., cui seguì la ribellione dei babilonesi che si concluse nel 612 a.C. con la distruzione di Ninive e fu così che l'Egitto cominciò a ritentare la supremazia sulla Palestina.
In effetti, la condizione dei deportati, dopo la perdita delle case, dei campi e di tutto quanto avevano lasciato, poi non fu pesante in quanto potettero trovare impieghi anche redditizi grazie alle loro capacità individuali elevate.
Si pensi che anche il re Ioiachin attorno a cui viveva un piccola corte fu graziato dal re Evil-Merodach tra il 562 e il 560 (2Re 25,27-30) e gli esiliati speravano che a quell'atto seguisse una grazia.
Nei tempi successivi, di fatto, tolta la parentesi di Zorobabele di cui parleremo, non ci fu più spazio per una monarchia davidica e la massima autorità fu in mano alla classe sacerdotale e al consesso di notabili, scribi, cultori della parola e grandi rabbini, quello che poi sarà il Sinedrio.
La destinazione dei deportati si desume da alcuni passi della Bibbia che riportano i nomi di queste località: Tel-Melach, Tel-Carsa, Cherub-Addan, Immer (Esdra 2,59; Neemia 7,61), Casifià (Esdra 8,17), Tel-Abìb (Ezechiele 3,15), tutte nella zona sud-est di Babilonia.

Gli esuli poterono vivere uniti e costituire un'identità nazionale e religiosa come si deduce dal libro di Ester che pur se scritto tardivamente (II secolo a.C.) riporta una storia ai tempi del re persiano Assuero, ossia Serse I che fu re di Persia e d'Egitto dal 485 al 465 a.C., testo che fa comprendere che molti ebrei pur dopo l'editto di Ciro erano rimasti ove si erano ormai insediati.
Tra i deportati c'erano il profeta Ezechiele (1,1) e l'autore del Deutero Isaia (40-55) che, assieme a Geremia, questi dalla patria, esortarono i deportati a tener duro e a insediarsi attivamente nell'esilio (Geremia 29,4-7) mantenendo però viva la fede nel Dio Unico che prometteva un ritorno (Ezechiele 11,17; 20,41; 34,12; Isaia 43,19; 49,25; 51,11; 52,9; Geremia 29,4).
In Iraq nel sito di Babilonia negli anni 70 sono state trovate 110 tavolette cuneiformi che attraverso atti amministrativi e contratti svelano aspetti di vita quotidiana dei giudei esiliati e testimoniano che erano in contatto con altre comunità di deportati, come quella siriana.
Le collezione, ora a Gerusalemme, dice di una città "Al-Yahudu", il "villaggio dei giudei", vicino al fiume Chebar, ricordato nella Bibbia nel libro di Ezechiele (1,1), presenta nomi propri di persone giudee come Gedalyahu, Hanan, Dana, Shaltiel e Nethanyahu e parlano pure di "Yashuv Zadik", ossia del "ritorno dei giusti".
La più antica risalirebbe a 15 anni dopo la distruzione del Tempio e l''ultima è databile 60 anni dopo il ritorno degli esuli.
Mentre il potere degli Assiri cominciava, in Giuda ci fu una riscossa nazionale con una serie di riforme da parte del re Giosia, 640-609 a.C..
In particolare la riforma fu anche profondamente religiosa con il "ritrovamento" di un antico del libro della Legge.
(Vedi: "Ezechia e Giosia, re di Giuda-La Pasqua secondo la Torah")

Giosia morì nel 609 a.C. in uno scontro con il faraone Necao e i successori di Giosia dovettero appoggiarsi agli egizi.
In Mesopotamia intanto avevano preso il sopravvento i babilonesi sotto il re Nabucodonosor 605-562 a.C. che, sconfitti gli egizi, nel 597 a.C. riprese il controllo sul Regno di Giuda imponendo tributi.
Nel 604 a.C., primo anno del regno, infatti, Nabucodonosor penetrò col suo esercito in Palestina ove saccheggiò la città filistea di Ascalon e nel 601-2 a.C. rese proprio vassallo Ioiachim re di Giuda e proseguì per l'Egitto ove i due eserciti, assiro ed egizio subirono entrambi gravi perdite.
In seguito alla ribellione di Ioiachim, guidata dai filo-egiziani legati al faraone Psametico II, i babilonesi nel 597 a.C. cinsero d'assedio Gerusalemme; vi morì il re Ioiachim, cui seguì il figlio Ioiachin e 100 giorni dopo si arrese.
Un'iscrizione cuneiforme (British Museum 21946) afferma: "Il settimo anno: Nel mese di 'chislev' il re di Akkad radunò il suo esercito e marciò verso Hattu. Si accampò contro la città di Giuda e il secondo giorno del mese di Adar catturò la città afferrò il re (Ioiachin). Costituì nella città un re di sua scelta, Sedecia, prese un grosso tributo lo portò in Babilonia".

Nel libro del profeta Geremia in cui ci sono gli oracoli attribuiti a quel profeta che ha profetizzato in Giuda tra il 626 e il 586 a.C. si legge: "Per questo dice il Signore degli eserciti: Poiché non avete ascoltato le mie parole, ecco, manderò a prendere tutte le tribù del settentrione - oracolo del Signore - e Nabucodonosor re di Babilonia, mio servo, e li farò venire contro questo paese, contro i suoi abitanti e contro tutte le nazioni confinanti, voterò costoro allo sterminio e li ridurrò a oggetto di orrore, a scherno e a obbrobrio perenne. Farò cessare in mezzo a loro i canti di gioia e di allegria, il canto dello sposo e della sposa, il rumore della mola e il lume della lampada. Tutta questa regione sarà distrutta e desolata e queste genti serviranno il re di Babilonia per settanta anni. Quando saranno compiuti i settanta anni, punirò per i loro delitti il re di Babilonia e quel popolo - oracolo del Signore - punirò il paese dei Caldei e lo ridurrò a una desolazione perenne." (Geremia 25,8-12)

Questa profezia dei 70 anni sarebbe stata proferita da Geremia nel 608-9 a.C., proprio alla morte di Giosia e all'inizio del regno di Ioiachim proprio 70 anni prima che l'anno del cambio di potere dai Caldei a Ciro e dell'editto favorevole al ritorno fu il 538 a.C., ma molti ritengono che questa profezia fu un aggiunta postuma visto considerato che la maggior parte degli studiosi ritiene che il libro di Geremia avrebbe avuto definitiva redazione nel V a.C., a fatti avvenuti.
Tale profezia purtuttavia certamente fu d'ispirazione al profeta Daniele per quella "delle 70 settimane di anni" di cui in Daniele 9,24-27; del resto dopo quei 70 anni di cui dice Geremia ci doveva essere il periodo apocalittico con la fine di Babilonia nel senso più vasto del concetto, quindi, la vittoria sul male con la venuta del Messia.
Nabucodonosor portò in esilio a Babilonia Ioiachin assieme alla famiglia reale e ai funzionari di corte assieme ad abili artigiani e guerrieri e costituì re di Giuda Mattania, zio di Ioiachin, cui dette il nome di Sedecia.

Riferisce 2Re 24,12-16: "Ioiachìn, re di Giuda, uscì incontro al re di Babilonia, con sua madre, i suoi ministri, i suoi comandanti e i suoi cortigiani; il re di Babilonia lo fece prigioniero nell'anno ottavo del suo regno. Asportò di là tutti i tesori del tempio del Signore e i tesori della reggia; fece a pezzi tutti gli oggetti d'oro che Salomone, re d'Israele, aveva fatto nel tempio del Signore, come aveva detto il Signore. Deportò tutta Gerusalemme, cioè tutti i comandanti, tutti i combattenti, in numero di diecimila esuli, tutti i falegnami e i fabbri; non rimase che la gente povera della terra. Deportò a Babilonia Ioiachìn; inoltre portò in esilio da Gerusalemme a Babilonia la madre del re, le mogli del re, i suoi cortigiani e i nobili del paese. Inoltre tutti gli uomini di valore, in numero di settemila, i falegnami e i fabbri, in numero di mille, e tutti gli uomini validi alla guerra, il re di Babilonia li condusse in esilio a Babilonia."

Dieci anni dopo, il regno di Giuda riprovò a scrollarsi, ma la punizione babilonese fu assai più dura; nel 587 a.C., infatti, Sedecia si ribellò a Nabucodonosor, alleandosi con l'Egitto e ci fu una nuova rivolta assieme ai fenici e agli abitanti di Edom e la punizione questa volta fu esemplare.
Sedecia fu portato a Babilonia con la sua famiglia, fu accecato, gli furono uccisi i figli e fvennero deportati oltre 5.000 abitanti, tutti artigiani, fabbri, commercianti, che faranno fortuna a Babilonia, sviluppando attività economiche.
Nel tempo gli esuli si diffusero come avevano fatto quelli del nord nei vasti spazi del medio oriente e d'oriente e costituirono il popolo della diaspora che però, in genere, rimase fedele alla propria religione.
Un mese dopo il generale Nebuzardan di Nabucodonosor da Gerusalemme portò via gli arredi preziosi del Tempio che fu bruciato assieme ad ampie zone della città e deportò altre persone e la città rimase comunque popolata e governata da Ghedalia, nobile giudeo benvisto dai babilonesi.
Grazie proprio a quella riforma di Giosia e alla Torah riposta in auge i giudei poterono restare uniti nella cattività babilonese.
Durante l'esilio i sudditi del regno del sud, infatti, tra mille difficoltà, adattandosi all'assenza del Tempio e dei suoi riti, furono fedeli il più possibile alla religione dei padri pur con gli adattamenti apportati, sì che poi fu chiamata "giudaismo".
La Torah certamente fu rivisitata e implementata con ulteriori prescrizioni e gli ultimi ritocchi saranno completati alla fine dell'esilio da Esdra e Neemia.

Il libro di Daniele riassume così la condizione dei Giudei in esilio a Babilonia: "Ora invece, Signore, noi siamo diventati più piccoli di qualunque altra nazione, ora siamo umiliati per tutta la terra a causa dei nostri peccati. Ora non abbiamo più né principe, né capo, né profeta, né olocausto, né sacrificio, né oblazione, né incenso, né luogo per presentarti le primizie e trovar misericordia." (Daniele 3,37s)

Quelli del regno del sud, quindi, si rafforzarono attorno alle famiglie che si riunivano all'istituto della "sinagoga", che cominciarono ad apparire in cui si leggeva e si commentava la Torah.
Essendo poi in genere gente istruita e di primo ordine grazie usi fin da giovani all'apertura mentale e al ragionamento grazie alle Sacre Scritture e all'esempio attivo dei genitori ebbero ad avere posti influenti, in cui covavano l'idea del ritorno e cercavano di scorgere nelle pieghe della storia l'occasione propizia.
Non sapremo mai quanto abbiano operato quelli che raggiunsero posizioni in cui potevano avvicinare i potenti e quanto fu il loro contributo agli eventi storici che furono favorevoli a tale epico ritorno.
Erano amministrati come comunità religiosa dall'Esilarca o "resh galuta" o "capo della diaspora", scelto sulla base ereditaria tra i discendenti di Davide, riconosciuto appunto come riferimento primo per gli ebrei in terra straniera e il primo fu proprio il re Ioiachin da quando fu graziato già al tempo degli assiri e prosegui con i babilonesi.

Si legge al riguardo in 2Re 25,27-30 e in Geremia 52,31-34: "Ora nell'anno trentasette della deportazione di Ioiachìn, re di Giuda, nel decimosecondo mese, il ventisette del mese, Evil-Merodach re di Babilonia, nell'anno in cui divenne re, fece grazia a Ioiachìn re di Giuda e lo fece uscire dalla prigione. Gli parlò con benevolenza, gli assegnò un seggio superiore ai seggi dei re che si trovavano con lui in Babilonia e gli fece cambiare le vesti che aveva portato nella prigione. Ioiachìn mangiò sempre dalla tavola del re per tutto il resto della sua vita. Il suo vitto quotidiano gli fu assicurato sempre dal re di Babilonia: finché visse."

La posizione di Esilarca equivaleva a quella di Nasi in Terrasanta e si trova ricordato per la prima volta nel II secolo d.C. all'epoca del Talmud.
Il suo nome era nella preghiera del "kaddish" e ancora oggi, pur se l'istituzione è finita è ricordato nella preghiera "yekum porkan" d'origine Ashkenazita.
Fino all'XI secolo d.C. chi aveva tale funzione viveva sontuosamente con una corte semi-regale grazie da 1/5 delle entrate della comunità, raccoglieva le imposte per i gentili e aveva libertà giuridica per esercitare la giustizia della "halakhah".
Gli esiliati dovettero insomma reinterpretare la loro identità e la loro religione senza tempio, senza re e senza terra, e nacque il "giudaismo".
Ecco alcune posizioni di questo rispetto all'ebraismo di prima dell'esilio:
  • netta chiarificazione che Dio è uno solo e guida la storia di tutti i popoli, tanto che uno straniero come Ciro ha per un tempo la funzione di "Messia".
  • tendenza al potenziamento della funzione sacerdotale e riduzione a ruoli minori e subordinati dei Leviti.
  • tendenza all'esclusione del re da funzioni sacerdotale e, di fatto, rinuncia a un re quasi a cercare di continuare l'esperienza Esilarca che aveva funzioni proprie del re e su ciò tornerò.
Queste sono poi le innovazioni apportate:
  • riduzione d'Israele a popolo chiuso a unioni miste, mentre accettate nell'antico ebraismo (Mosè e Zippora, libro di Rut un ebreo sposa una moabita);
  • uso dell'aramaico come lingua quotidiana e l'ebraico resta solo lingua liturgica;
  • adozione di un calendario con nomi nuovi dei mesi;
  • fine della letteratura "profetica" (ultimo profeta Malachia del V secolo a.C., mentre Daniele è considerato tra gli altri scritti) e inizio della letteratura "apocalittica".
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