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LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

 
POPOLO IN DIASPORA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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A NINIVE PRESSO GLI ASSIRI »
I SAMARITANI »
L'ESILIO BABILONESE »

IL RITORNO DEGLI ESILIATI
Nel 562 a.C. alla morte di Nabucodonosor i persiani cominciarono a scrollarsi di dosso il predominio dei Medi e guidati dal principe Ciro (Ciro II re di Persia) fu rovesciato il re dei Medi Astiage e Ciro fu re di Medi e Persiani.
Poi vinto Cambise re di Lidia (546) e Nabonide re dei babilonese (539) Ciro fu unico signore dell'impero che comprendeva l'Iran, una parte della Mesopotamia settentrionale, l'Armenia, l'Asia minore, Babilonia, Palestina e Siria.
L'espansione continuò con il figlio Cambise che nel 525 sottomise Egitto, Palestina e Siria, perciò ottenne un potere enorme che durò quasi due secoli anche grazie al fatto che i popoli erano trattati con tolleranza rispetto ad Assiri e Babilonesi, in quanto consentivano il permanere dei culti locali.
I giudei deportati in Babilonia riuscirono a influire su Ciro tanto che emanò un editto con l'ordine della ricostruzione del tempio di Gerusalemme e la restituzione degli arredi incamerati da Nabucodonosor, il tutto a spese dello stato persiano.
Il testo di questo decreto è in Esdra 6,3-5 e l'iscrizione cuneiforme sul "Cilindro di Ciro", risalente al 536 a.C., trovato a Babilonia nel 1890, lo conferma.
Questo tra l'altro dice di come Ciro il Grande nel 539 a.C., senza spargimento di sangue, prese Babilonia e vi si legge: "Agli abitanti di Babilonia... Io sono tornato alle città sante dall'altra sponda del Tigri, i santuari che sono stati in rovina per molto tempo, le immagini che un tempo vivevano in loro, e ho stabilito per loro dei santuari permanenti. Ho anche raccolto i loro abitanti e li ho fatti tornare alle loro case..."


Cilindro di Ciro

Di fatto, nel 538 a.C. ci fu quel "Decreto di Ciro" che permise il ritorno e partì una carovana, guidata da Zorobabele, un davidico, e Giosuè il Sommo Sacerdote.
Questi ebbero il permesso ancora da Ciro di ricostruirvi il Tempio di Gerusalemme, ultimato nel 515 a.C., come si legge nel libro di Esdra.
Esdra 1,7s informa che il re Ciro fece prelevare gli utensili del tempio del Signore, che Nabucodonosor aveva asportato da Gerusalemme e aveva deposto nel tempio del suo dio e li consegnò a Sesbassar, principe di Giuda.
Questo Sesbassar è nominato oltre che in Esdra 1,8.11 anche in 5,14.16 da cui si comprende che altri non è che lo stesso Zorobabele costituito da Ciro governatore in giudea, quindi Zorobabele che era in Giuda venne a prendere la carovana e divenne il capo degli ebrei in esilio.
La partenza della prima carovana di reduci da Babilonia evoca quella dell'uscita dall'Egitto ricordata come un nuovo "Esodo", ci furono anche dei donativi ai partenti (Esdra 1,4).
Il ritorno in Giudea ebbe più riprese a gruppi separati in vari decenni, ma il primo, sotto Sesbassar ci fu subito dopo la pubblicazione del decreto reale.
Molti preferirono restare a Babilonia per non perdere le posizioni acquisite e Babilonia rimarrà per secoli una stazione centrale del giudaismo della diaspora.
I ritornati dall'esilio complessivamente furono 42.360 come precisa Esdra 2,64, numero confermato da Neemia 8,66 e, afferma Esdra 2,2, vennero da Babilonia sotto la guida di 11 capi, "Zorobabele, Giosuè, Neemia, Seraià, Reelaià, Mardocheo, Bilsan, Mispar, Bigvài, Recum, Baanà".
Al riguardo il libro di Neemia in 7,7 precisa, invero, che erano 12, come gli antichi esploratori della Terra Promessa ai tempi di Mosè, e presenta un elenco con alcuni nomi che paiono deversi rispetto a Esdra, ma sostanzialmente c'è solo l'aggiunta di Nacamani: "Zorobabele, Giosuè, Neemia, Azaria, Raamia, Nacamani, Mardocheo, Bilsan, Mispèret, Bigvài, Necum e Baanà", altri sono sono presentati con altra vocalizzazione o errori di trascrizione, come Seraià rispetto ad Azaria, Reelaià con Raamia, Mispar e Mispèret, Recum e Necum.
Quello fu il primo nucleo di giudei in diaspora che approfittò del permesso portando schiavi e animali, ma di certo molti esuli preferirono restare a Babilonia.
La missione in poteva aveva potere "regi e sacerdotali" nei capi, infatti, erano:
  • Zorobabele, figlio di Sealtiel, era nipote del re davidico in Ioiachin (2Re 24,15);
  • Giosuè, figlio di Iozadak, nipote del sommo sacerdote esule Seraia (2Re 25,18) abele, in ebraico "Zerubbabel" "straniero "tzar" a Babilonia "Bavel" ", fu il personaggio chiave che guidò a Gerusalemme il primo scaglione di reduci dall'esilio, in greco "" forse in babilonese "Zer-Babili", "progenie di Babel".
Il nome di Zorobabele è citato 25 volte nella Bibbia, di cui 2 nel Nuovo Testamento tra gli antenati di Gesù nelle genealogie presentate da Matteo e Luca.
Queste sono le indicazioni dei versetti ove quel nome si trova:
  • 1Cronache 3,17-19;
  • Esdra 2,2; 3,2.8; 4,2-3; 5,2;
  • Neemia 7,7; 12,1.47;
  • Aggeo 1,1.12.14; 2,2.4.21.23;
  • Zaccaria 4,6-7.9-10;
  • Siracide 49,11;
  • Matteo 1,12;
  • Luca 3,27.
Zorobabele è figlio di Sealtiel (Esdra 3,2 e Aggeo 1,1), salvo che per 1Cronache 3,17-19, che lo indica come figlio di Pedaia fratello di Sealtiel, quindi legalmente figlio di questo ultimo o per adozione o per levirato, entrambi figli di leconia, ossia Ioiachin, che fu condotto prigioniero in esilio ed ebbe sette figli di cui uno Pedaia da cui nacque Zorobabele."
Zorobabele perciò era discendente del re Salomone tramite il nonno Ioiachin, il re che dopo all'età di 18 anni dopo avere regnato per 3 mesi nel 598 a.C. si arrese a Nabucodonosor II nella sua prima spedizione contro Gerusalemme, anno in cui avvenne la prima deportazione.
Da 1Cronache 3,19 si sa che figli di Zorobabele furono Mesullam, Anania e Selomìt, loro sorella, e da loro ci fu numerosa discendenza (versetti 20-24), infatti, Mesullam, ebbe 5 figli e da Anania nacque Pelatia, di cui fu figlio Isaia, di cui fu figlio Refaià, di cui fu figlio Arnan, di cui fu figlio Abdia, di cui fu figlio Secania. Da Secania nacquero 6 figli tra cui Nearia che ebbe 3 figli tra cui Elioenài.

Zorobabele appare in entrambe le genealogie di Gesù:
  • in quella di Matteo 1,6-13 - "Iesse generò il re Davide. Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Uria, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abia, ...generò Giosia, Giosia generò leconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia. Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd..."
  • in quella di Luca 3,27 - "...figlio di Resa, figlio di Zorobabele, figlio di Salatiel..."
Uno dei tanti nomi che l'ebraismo giustamente considera allusivo del Messia è proprio Zorobabele, in ebraico formato, come visto, da:
  • "tzar" che significa "straniero, forestiero", politicamente "nemico", e riferito all'ambito del culto "estraneo al sacerdozio", quindi, "illegittimo", diremmo laico;
  • "bavel" con allusione alla Babele della torre, quindi, a "confusione" delle lingue con consonanti eguali "levav" , che significa intimo, ma anche "affascinare, sedurre, fare innamorare".
I maestri della "cabbalah" ebraica, osservando che la "gematria" delle lettere di "Babel" = ( = 30) + ( = 2) + ( = 2) = 34 è identica a "dal" = ( = 30) + ( = 4) = 34 che significa "povero", concludono che Babilonia per quanto abbia ricchezza è pur sempre povera; infatti, c'è tutto, ma non ha nulla, perché non ha la pace e, aggiungono, chi si sente straniero nella Babilonia dell'attuale mondo globalizzato ha una goccia di Anima Messianica.
Aggiungono, se non ci si sente stranieri in patria, non si può cercare la terra promessa come invece fece Abramo; infatti, Dio in Genesi 12,1 disse ad Abramo: "Vattene..." "Loeke Leka" che vuol dire "vai a te stesso", ossia fuggi da Ur e Babilonia, fai il tuo vero interesse... ama te stesso.


Torre di Babele di Pieter Bruegel - 1563

Quei due personaggi Zorobabele e Giosuè sono a rappresentare la profezia di un'unica figura che deve venire, appunto il Messia, re, sacerdote e profeta, il "mio servo Germoglio - "tzoemach" " di cui dice l'angelo del Signore in Zaccaria 3,8, cioè colui che "si rialza vivo dalla tomba ".
Si trova poi in Zaccaria 4,6-10 che l'angelo ancora disse "...Questa è la parola del Signore a Zorobabele: Non con la potenza né con la forza, ma con il mio spirito", dice il Signore degli eserciti! Chi sei tu, o grande monte (Sion)? Davanti a Zorobabele diventa pianura! Egli estrarrà la pietra di vertice, mentre si acclamerà: Quanto è bella! Mi fu rivolta questa parola del Signore: Le mani di Zorobabele hanno fondato questa casa: le sue mani la compiranno e voi saprete che il Signore degli eserciti mi ha inviato a voi. Chi oserà disprezzare il giorno di così modesti inizi? Si gioirà vedendo il filo a piombo in mano a Zorobabele. Le sette lucerne rappresentano gli occhi del Signore che scrutano tutta la terra."

Zaccaria prosegue concludendo che Zorobabele e Giosuè sono come due rami d'olivo che stillano olio "...i due consacrati con olio che assistono il dominatore di tutta la terra." (Zaccaria 4,12)

Al riguardo di Germoglio si trova poi ancora in Zaccaria 6,12-15: "Gli riferirai: Dice il Signore degli eserciti: Ecco un uomo che si chiama Germoglio: fiorirà dove si trova e ricostruirà il Tempio del Signore. Sì, egli ricostruirà il tempio del Signore, egli riceverà la gloria, egli siederà da sovrano sul suo trono. Un sacerdote siederà sul suo trono e fra i due regnerà una pace perfetta... Anche da lontano verranno a riedificare il tempio del Signore. Così riconoscerete che il Signore degli eserciti mi ha inviato a voi. Ciò avverrà, se ascolterete la voce del Signore, vostro Dio."

Zorobabele non fu però mai re sul trono di Giuda, non ci fu più un regno libero ma solo un governatorato, mentre il Germoglio della profezia assumerà in se regno e sacerdozio e ci sarà pace, il che fa comprendere che qualche screzio tra le due figure di Zorobabele e Giosuè in pratica ci fu.
Sotto la guida di Zorobabele, come vedremo, fu ricostruito il Tempio di Gerusalemme demolito poi da Erode il grande che lo ricostruì più ricco, ma fu distrutto dai Romani nel 70 d.C..
Il tempio ricostruito dal davidico Zorobabele dal Cristianesimo è così considerato la profezia di un nuovo Tempio, infatti, Gesù ebbe a dire "...Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere. Gli dissero allora i Giudei: Questo tempio (di Erode il grande) è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere? Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù." (Giovanni 19,19-22)
(Vedi: "Aggeo e Zaccaria - protovangeli del Messia")

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