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LA PRIMA VISIONE DI DANIELE
Gesù, nel Vangelo di Giovanni dichiara di giudicare per conto del Padre, quindi, in pratica d'essere anche Lui un vero "Daniele"
:
"il giudice
sono
di Dio
".
La fede in Lui porta a superare il giudizio finale e Lui reca la risurrezione.
Tutto ciò lo asserisce con forza ripetendo per tre volte "In verità, in verità io vi dico" come s'evince dal seguente brano 5,18-30: "...i Giudei cercavano... di ucciderlo, perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Gesù riprese a parlare e disse loro: In verità, in verità io vi dico... Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi egli vuole. Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre... In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. In verità, in verità io vi dico: viene l'ora - ed è questa - in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non meravigliatevi di questo: viene l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. Da me, io non posso fare nulla. Giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato."
Questo discorso di Gesù in cui sostiene che ha il potere di giudicare perché lo ha avuto dal Padre in quanto "è Figlio dell'uomo" pare proprio essere ispirato dal racconto nel libro di Daniele al capitolo 7, dopo i primi 6 capitoli storici, ove inizia l'esposizione delle visioni con quella delle "quattro bestie".
Questo capitolo ai versetti 1-8 presenta, infatti, la visione delle seguenti quattro differenti figure d'animali che salgono dal mare, regno dei mostri marini, sede del Leviatano re di tutte le creature marine che per la tradizione ebraica è incarnazione di Sammaele il principe del male che sarà distrutto nel "mondo a venire":
- leone con ali d'aquila, gli Assiri di Nabucodonosor, poi senza ali i Babilonesi;
- orso con tre costole tra i denti, Medi, Persiani e Babilonia;
- leopardo con quattro ali e quattro teste, quindi, 4 regni, Alessandro Magno e sui 3 generali che si divisero l' impero;
- bestia non definita, con denti di ferro, dieci corna che si riducono a 7 e un corno piccolo con occhi e "bocca che proferiva parole arroganti" e rappresenta il potere che si oppone al popolo di Dio, quindi comprende i regni che si oppongono alla vittoria del bene sul male a partire da Antioco Epifane, come poi saranno i Romani, e al susseguirsi di altri poteri terreni nemici, fino alla fine vittoriosa del Messia sull'anticristo, il piccolo corno, che si opporrà fino al giorno del giudizio, al popolo dei "santi dell'altissimo" che dovevano possedere il regno (7,22).
Questi regni terreni si succederanno fino al regno del Messia universale ed eterno, infatti, ecco la profezia": "Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d'uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai e il suo regno non sarà mai distrutto ". (Daniele 7,13-14)
In quella visione notturna, Daniele vide proprio il Cristo, un uomo assunto in cielo, che "giunse fino al vegliardo" e fu rivestito d'eternità.
A questo punto la lettera agli Ebrei in 7,26 parla di Lui quando dice "Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli."
Quell'uomo con potere eterno pare proprio far riferimento al Messia, quindi, per i cristiani profetizza proprio la venuta di Gesù di Nazaret che, poi, come vedremo, al capitolo 9 lo stesso Daniele precisa che questo "unto", in greco "Cristo" e in ebraico "Meshiach", sarebbe stato ucciso.
Gesù stesso al sinedrio asserì che era proprio il personaggio profetizzato da Daniele citando le sue parole, quando: "Il sommo sacerdote, alzatosi in mezzo all'assemblea, interrogò Gesù dicendo: Non rispondi nulla? Che cosa testimoniano costoro contro di te? Ma egli taceva e non rispondeva nulla. Di nuovo il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto? Gesù rispose: Io lo sono! E vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo." (Matteo 14,60-62)
Già prima Gesù, come riporta il Vangelo di Marco nel capitolo 13 aveva fatto un discorso escatologico annunciando il tempo dell'inizio dei dolori, la tribolazione di Gerusalemme e la manifestazione nella gloria del Figlio dell'uomo, ossia del Messia affermando: "Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall'estremità della terra fino all'estremità del cielo." (Marco 13,26s)