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ATTESA DEL MESSIA...

 
LA NOSTRA GIOIA

di Alessandro Conti Puorger
 
 

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SULLA "GIOIA" »
LA SORGENTE DELLA GIOIA »
LA GIOIA NELLA BIBBIA PRIMA DI CRISTO »
I VANGELI E LA "GIOIA" »
LA "GIOIA" NEGLI ALTRI TESTI DEL NUOVO TESTAMENTO »

LA GIOIA, PROFUMO DI CRISTO
La prima cosa che viene in mente pensando al profumo è il fiore che spicca rispetto a ciò che è attorno e attira in tutti i modi per forma e colori di corolla o petali e, in genere, con un proprio caratteristico profumo.
Ora, il profumo è un'emissione che perlopiù risulta gradevole che alcune sostanze che produce il fiore effondono al calore del sole.
La botanica insegna che nei fiori il profumo non è fine a se stesso, ma mira a un risultato in quanto serve alla specie per attirare insetti impollinatori come ad esempio le api.
Ecco che il profumo richiama la primavera, l'esplodere della vita della natura sotto il tepore benefico dei raggi solari che fornisce energia e questa viene riemessa in quei modi che paiono esprimere la gioia della terra.
Non a caso gli antichi contavano la vita a "primavere", ossia quante volte l'individuo era riuscito a superare le stagioni meno favorevoli, dell'autunno e dell'inverno.
Che accade in primavera?
Com'è noto è così definita: quel terzo di anno che inizia al primo equinozio 20-21 marzo di ogni anno solare, quando il giorno comincia a prevalere sulla durata della notte.
Per l'ebreo e per il cristiano la prima luna piena di primavera è il tempo della festa di "Pesach", ossia di Pasqua che viene celebrata proprio in occasione della prima notte di massima luminosità lunare nei giorni di vittoria della luce solare sulle tenebre, nata come festa legata al primo equinozio.
Quel tempo in cui la natura di fatto è liberata dalla morsa dell'inverno corrisponde anche al memoriale che gli ebrei fanno come festa della liberazione della schiavitù, trasferita poi nel cristianesimo che quei significati ha potuto completare con quello della liberazione dalla schiavitù principale dell'uomo, quella della morte, per cui la Santa Pasqua diviene la festa della vittoria sulla morte di Gesù Cristo, crocefisso e risorto, e annuncia che un uomo è entrato nell'eternità, quindi... Dio c'è.
Alla luce della prima "risurrezione", quella di Cristo, che annuncia la buona notizia di un tempo nuovo, il profumo dei fiori in primavera è allora collegato alla creazione, "che geme e soffre" in attesa della redenzione (Romani 8,22), e questa risponde entrando nella festa e nella gioia con i fiori e i loro profumi.
Un'antica omelia così celebra salvezza e vittoria di Cristo sulla morte:

O Pasqua Divina!
Per te la fosca morte fu distrutta
e la Vita si è diffusa su tutti gli esseri
.
Si sono aperte le porte del cielo:
Dio è apparso come uomo
e l'uomo è salito come Dio.
Per te sono state scardinate le porte dell'Ade
e i catenacci di acciaio sono stati rotti.
O Pasqua divina!
Tu hai unito spiritualmente a noi il Dio
che i cieli non possono racchiudere.



Dall'affresco della cripta di Santa Francesca Cabrini in Roma

Questa parte del dipinto riguarda la tomba vuota e l'angelo che annunzia alle donne che Gesù, il Crocifisso, non è lì, è risorto.
La Chiesa continua ad annunziare il lieto messaggio della Pasqua del Signore che dona la vita divina e la capacità di amare, risanando le antiche ferite degli errori di Adamo e ricolma della gioia fornita dalla grazia dello Spirito Santo.

"Profumo, profumare, profumiere" e simili sono termini che complessivamente nella Bibbia ricorrono 142 volte, di cui 22 nel Nuovo Testamento.
Le espressioni "profumo soave", "soave profumo", "profumo di soave odore" e profumo gradito" vi si presentano per 35 volte e ancora 8 volte "profumo aromatico", 1 volta "profumo fragrante" e 10 volte "olio profumato" sempre riferito al Signore e ai sacrifici e all'offerte che gli competono, quindi, era una caratteristica essenziale della liturgia del Tempio che si compiva sull'altare dei sacrifici, fuori della tenda del convegno, in cui invece c'era l'altare dei "profumi" (Esodo 30) davanti al velo che nasconde l'arca della Testimonianza su cui si bruciavano l'incenso o meglio una composizione di profumi aromatici i più nobili della terra che stavano a rappresentare la preghiera che sale a Dio.
Per il Signore i sacrifici, gli olocausti e le offerte nel Tempio, sono graditi solo se sono di "soave odore", mentre i sacrifici, in quanto, tali non gli interessano. Ciò che invero interessa il Signore non è l'oggetto del sacrificio, ma l'intenzione, il soave odore" con cui è adempiuto, questo ha il potere di elevarsi fino a Lui.

Canta Davide nel Salmo 40 questa profezia, compiuta poi a pieno un suo discendente, Gesù di Nazaret: "Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: Ecco, io vengo. Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo." (Salmo 40,7-9)

Quello che desidera lo dice San Paolo in Romani 12,1 sulla base della passionedi Cristo che ha confermato la profezia di quel Salmo: "Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale."
Non gli interessa il sacrificio inteso nel senso negativo della parola, ma lo gradisce come offerta concreta, quindi col corpo, della propria vita da parte di ciascun uomo, quando sale a lui con "soave odore", ossia solo se fa capire che è, o perlomeno cerca d'essere, sintonizzato con la volontà di Dio.
"Soave odore" o "profumo di soave odore" o "profumo gradito" in ebraico è "richa nichocha" scritto come come in Esodo 29,18: "Allora farai bruciare sull'altare tutto l'ariete. È un olocausto in onore del Signore, un profumo gradito, un'offerta consumata dal fuoco in onore del Signore."
Ora, "richa" ossia , significa proprio "profumo" e quelle le lettere col loro grafismo spiegano: "nel corpo è nascosto - racchiuso ".
Ecco così, subito quel rebus di tre lettere porta in evidenza un corpo, quello che lo emette che fa da contenitore dell'essenza.
Solo se quella proviene dallo spirito dell'uomo quando è nutrito dallo spirito di Dio, quello che ad Adamo "soffiò nelle sue narici" di cui in Genesi 2,7, cioè se in lui si trova l'odore del "nishmat", il soffio della creazione, allora questo sale gradito fino a Lui.
Nessun uomo però conteneva più l'effluvio che aveva avuto Adamo.
Quello Spirito delle origini si era allontanato per rispettare la loro libertà quando la prima coppia, che Dio aveva unito perché nell'amore dai loro corpi nascessero "figli di Dio", di fatto, tentata, peccò e perpetrò discomunione con Dio e tra loro, rifiutando di fatto la missione.
Occorreva, pertanto, l'offerta della vita di un uomo nuovo, nato da donna e da Spirito Santo che, riavendo in sé lo spirito dell'origine, ri-immettesse nell'umanità le doti necessarie a portare a termine il disegno che Dio intendeva dare in origine alla coppia Adamo, facendo rinascere tutta l'umanità ad opera dello Spirito Santo di Dio che avrebbe profuso nel nuovo matrimonio, "la nuova alleanza", che questo primo Figlio dell'uomo e di Dio avrebbe contratto con l'umanità tutta intera.

Il secondo termine "nichocha" che si trova scritto sia come , sia , oltre che "soave" dal radicale di "posare, riposare", quindi rilassarsi, sta a significare che "calma, placa".
Le lettere ebraiche di "soave odore" si possono leggere anche in altro modo con i significati grafici di quelle lettere e si ricava l'informazione: "nel corpo c'è una grazia , è annunciata ( racchiusa ".
Si, il profumo è un avviso, c'è un invito, vieni a cercare, c'è qualcosa di nascosto, di misterioso, ma anche di grazioso e piacevole da scoprire, insomma annuncia una gioia.
Nel profumo esiste una promessa di gioia, esprime la felicità di chi lo emette fa presente la vicinanza di una festa, avverte che chi lo porta è nella gioia e la può trasmettere, e dispone all'amore.
Del resto donne e uomini si profumano soprattutto nelle grandi occasioni e negli incontri amorosi.
Del resto anche in questo caso il massaggio di quelle lettere prende senso e promette ebrezze amorose, infatti il profumo intende avvisare che: "nel corpo c'è grazia è nascosta , la reca segreta ".
Il Cantico dei Cantici, canto d'amore a tutti i livelli dall'eros al mistico, per 7 volte parla di aroma - aromi e aromatico - aromatiche e ben 8 volte dice di "profumo", come risulta dai versetti seguenti:
  • Cantico dei Cantici 1,3 - "Inebrianti sono i tuoi profumi per la fragranza...";
  • Cantico dei Cantici 1,12 - "Mentre il re è sul suo divano, il mio nardo effonde il suo profumo...";
  • Cantico dei Cantici 2,13 - "Il fico sta maturando i primi frutti e le viti in fiore spandono profumo. Alzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto!";
  • Cantico dei Cantici 3,6 - "Chi sta salendo dal deserto come una colonna di fumo, esalando profumo di mirra e d'incenso e d'ogni polvere di mercanti?";
  • Cantico dei Cantici 4,10 - "Quanto è soave il tuo amore, sorella mia, mia sposa, quanto più inebriante del vino è il tuo amore, e il profumo dei tuoi unguenti, più di ogni balsamo.";
  • Cantico dei Cantici 4,11 - "Le tue labbra stillano nettare, o sposa, c'è miele e latte sotto la tua lingua e il profumo delle tue vesti è come quello del Libano.";
  • Cantico dei Cantici 7,9 - "Ho detto: Salirò sulla palma, coglierò i grappoli di datteri. Siano per me i tuoi seni come grappoli d'uva e il tuo respiro come profumo di mele";
  • Cantico dei Cantici 7,14 - "Le mandragore mandano profumo; alle nostre porte c'è ogni specie di frutti squisiti..."
Quel versetto del Cantico1,12: "Mentre il re è sul suo divano, il mio nardo effonde il suo profumo..." porta alla mente l'episodio del Vangelo raccontato in Giovanni 12,1-8 che ha per paralleli Matteo 26,6-13 e Marco 14,3-9: "Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell'aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri? Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: Lasciala fare, perché essa lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri, infatti, li avete sempre con voi, ma non sempre avete me."

Evidentemente la cena era sontuosa ed erano sdraiati su triclini.
Il profumo, perciò è la caratteristica del corpo di Gesù morto e risorto e come dice Gesù stesso nel Vangelo di Marco 14,8s: "Essa ha fatto ciò che era in suo potere, ungendo in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità vi dico che dovunque, in tutto il mondo, sarà annunziato il vangelo, si racconterà pure in suo ricordo ciò che ella ha fatto".

C'è, quindi, una stretta connessione tra "profumo" e Vangelo.
Ciò che li collega è che entrambi recono gioia; anzi il profumo e avviso della gioia che reca la Buona notizia del Vangelo di Cristo.
Da parte dei suoi discepoli il corpo di Gesù è oggetto di grande onore con unguenti e profumi:
  • Matteo 19,38-40 - "Dopo questi fatti, Giuseppe d'Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù. Vi andò anche Nicodemo, quello che in precedenza era andato da lui di notte, e portò una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei."
  • Marco 16,1 - "Passato il sabato, Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù."
  • Luca 23,55s - "Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento."
Ora, anche in questo caso il massaggio delle lettere di "profumo soave" assumono un ulteriore senso, infatti, quel profumo intende avvisare che: "nel corpo è nascosta l'energia ; sarà dalla tomba a riportare il racchiuso ".
Sappiamo anche che da Lui uscirà un corpo, un popolo, la sposa, la Sua Chiesa e ancora quelle lettere assumono un ulteriore significato: "corpo ove c'è la grazia , sarà ad annunciare () cose segrete ".

A questo punto, legato a tali considerazioni, viene chiarito il peso della verità di questo pensiero di San Paolo contenuto in 2Corinzi 2,14-15: "Siano rese grazie a Dio, il quale sempre ci fa partecipare al suo trionfo in Cristo e diffonde ovunque per mezzo nostro il profumo della sua conoscenza! Noi siamo, infatti, dinanzi a Dio il profumo di Cristo per quelli che si salvano e per quelli che si perdono..."

Amore e unità sono il segno del cristiano, amore e gioia l'accompagnano e tutto ciò è profumo di Cristo, perché sono doni che vengono solo da Lui.
Cartina tornasole che rivela il cristiano è il recare il profumo di Cristo, l'annuncio della Sua risurrezione e del Suo amore.
Colli torti e religiosità da baciapile non servono, ma per l'utilità degli altri occorre annunziare Gesù Cristo, "in ogni occasione opportuna e non opportuna" (2Timoteo 4,2) e manifestare con semplicità e verità la gioia che ha recato l'incontro con Lui nella propria vita.

Del resto Gesù dice: "Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all'orecchio voi annunciatelo dalle terrazze." (Matteo 10,27)

Tutto con Lui si svolga in segreto - preghiera, digiuno ed elemosina - le armi del cristiano, infatti, nel discorso della montagna in Matteo 6, nell'istruire i suoi discepoli insegna:
  • Matteo 6,2-4 - "Dunque, quando fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l'elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. "
  • Matteo 6,5-6 - "E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà."
  • Matteo 6,16-18 - "E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipocriti, che assumono un'aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà."
In conclusione: "Dio ama chi dona con gioia". (2Corinzi 9,7).

Ora, "il profumo e l'incenso allietano l'uomo" (Proverbi 27,9) e nella vita sociale il primo manifesta la gioia e nella liturgia il profumo del secondo evoca il culto divino, simboleggia l'offerta, lode e preghiera, infatti," Come incenso salga a te la mia preghiera" (Salmo 141,2).

Gesù s'è offerto a Dio; il cristiano, a sua volta, grazie all'unzione di Cristo, è eletto a diffusore del Suo profumo; è, infatti, invitato ad amare come: "Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore." (Efesini 5,2)

Ogni cristiano è eletto per compiere questa missione e a ciascuno il Signore regala un proprio carisma per portare a buon fine il disegno di Dio al suo intorno.
Compiere la propria missione arreca sicuramente grande gioia.
La gioia è quella che aiuta a compiere il bene e la virtù senza sforzo.

Al riguardo, trovo vero questo pensiero del Beato John Henry Newman (1801-1890): "Io sono creato per realizzare un progetto per cui nessun altro è creato. Io occupo un posto mio nei consigli di Dio, nel mondo di Dio; un posto da nessun altro occupato. Poco importa che sia ricco, povero, disprezzato o stimato dagli uomini; Dio mi conosce e mi chiama per nome. Egli mi ha affidato un lavoro che non ha affidato a nessun altro. Io ho la mia missione. In qualche modo sono necessario ai suoi intenti, tanto necessario al mio posto quanto un arcangelo al suo. Dio non mi ha creato inutilmente. Io farò del bene, farò il suo lavoro; sarò un angelo di pace, un predicatore della verità nel posto che Dio mi ha assegnato anche senza che io lo sappia purché segua I suoi comandamenti e lo serva nella mia vocazione."

Questi aveva la convinzione che anche i laici dovessero partecipare alla vita della Chiesa e il suo pensiero al riguardo ha anticipato molto e ha anche ispirato il Concilio Vaticano II; era stato un cardinale anglicano, convertitosi al cattolicesimo, poi fatto cardinale della Chiesa Cattolica da Leone XIII nel 1876. Tutti in santi, di certo, hanno vissuto nella "gioia" il proprio servizio. Per tale aspetto risaltato in modo particolare in vita sono da ricordare:
  • San Francesco d'Assisi (1182-1226) di lui disse Giovanni Paolo II: "La gioia, che riempiva il cuore di S. Francesco, è nata dallo stupore con il quale nella semplicità e nell'innocenza del suo animo contemplava tutta la realtà e gli eventi; ma specialmente nasceva dalla speranza che alimentava nel cuore e mosso da quella esclamava: Tanto è il bene che mi aspetto, ch'ogni pena m'è diletto."
  • Santa Teresa d'Avila (1515-1582), diceva: "contento e lieto dovunque lo conduca il Signore, gode di Dio."
  • San Filippo Neri (1515-1595) per i vicini che reclamavano per il chiasso ai ragazzi dell'oratorio diceva: "Lasciateli, miei cari, brontolare quanto vogliono. Voi seguitate il fatto vostro, e state allegramente, perché altro non voglio da voi se non che non facciate peccati."
  • San Francesco di Sales (1567-1622): "Risvegliate spesso in voi lo spirito di gioia e di soavità e credete fermamente che è il vero spirito di devozione... Rallegratevi quanto più potete facendo bene, poiché è una duplice grazia della buona opera, di essere fatta bene e di essere fatta gioiosamente."
  • San Crispino da Viterbo (1668-1780), Giovanni Paolo II disse di lui: "Esempio di un cristianesimo vissuto in una santa letizia, come ardua conquista interiore, e servizio squisito reso al prossimo che si trova bisognoso di pace e di consolazione. Con questo atteggiamento gioviale e bonario, san Crispino seppe essere un vero pescatore di uomini, attirando le anime all'amore della croce di Cristo e alla ricerca della santità."
  • San Gabriele dell'Addolorata (1838-1862), Giovanni Paolo II confermò: "la gioia cristiana è la nota caratteristica di san Gabriele."
  • San Giovanni Bosco (1815-1888) diceva: "Se vuoi farti buono, pratica queste tre cose e tutto andrà bene: allegria, studio, preghiera. È questo il grande programma per vivere felice, e fare molto bene all'anima tua e agli altri."
  • San Domenico Savio (1842-1857) a cui Don Bosco insegnò il segreto: "Servi il Signore nella gioia."
  • San Padre Pio da Pietralcina (1887-1968) in cui il dolore si fa gioia.
  • San Josemaria Escrivà de Balaguer (1902-1975) "Compiamo il nostro dovere con competenza, per amore di Dio, e allegramente, dimodoché il lavoro quotidiano si trasformi non in una "tragedia quotidiana", ma in un "sorriso quotidiano."
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