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IL PROFETISMO VIENE DAL ROVETO
Abbiamo visto in Esodo 7,1 che: "Il Signore disse a Mosè: Vedi, io ti ho posto a far le veci di Dio di fronte al faraone..."
Tale pensiero è raccolto da San Paolo quando in 2Corinzi 5,20 scrive: "Noi fungiamo quindi da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio."
Con il che conferma che gli apostoli sono "profeti".
Mosè è sì un profeta per i suoi connazionali e fratelli adulti nella fede, ma ha la funzione di ambasciatore di Dio per il "faraone".
Questi è figura dello schiavo del Leviatan
,
che come ha spiegato lo scriba egizio, emetteva parole
,
e queste sono
dei Tiniti
,
i fondatori della 1a dinastia faraonica a capo del regno della terra nera "Kemet", dal punto di vista del monoteismo simbolo delle tenebre visto che i suoi abitanti credevano in idoli presentati addirittura con aspetti zoomorfi.
Mosè stava pascolando il gregge di Ietro, suo suocero, sacerdote di Madian, e nel condurree il bestiame "arrivò al monte di Dio, l'Oreb" (Esodo 3,1)
In ebraico
"veiiabo' 'oel har ha 'Elohim Choreva", monte il cui nome significa "inciso" e
significa "spada".
È un versetto pieno di tensione che apre la rivelazione che porta alla Pasqua di liberazione e di cui ho parlato in:
Il tutto avvenne in prossimità di un roveto, in ebraico "senoeh",
,
un arbusto spinoso che in modo incredibile e prodigioso fu sede di una fonte d'energia quella proveniente da "L'angelo del Signore"
che "gli apparve"
"in una fiamma di fuoco in mezzo al roveto"
(Esodo 3,2).
Ancora una volta le lettere di quel nome
,
lette con i loro significati grafici, avvisano il tema che deve essere trattato, "attorno
l'energia
esce
.
Questo, allora, è il luogo adatto, scelto da Dio per la "chiamata", vale a dire per passare figurativamente a Mosè la "nun"
che lo qualifichi profeta "nevia'"
.
Per rendersi recepibile Dio deve prendere una forma captabile dagli organi sensibili dell'uomo; nel caso specifico Mosè vide una fiamma di fuoco da cui gli parlò "l'angelo del Signore" il
,
ossia il "messaggero" che portava "la vita
del Potente
Unico
in un vaso - contenitore
"
o " la parola
()
dell'Unico
in un vaso
".
Questo episodio in cui avviene l'invio in missione di Mosè è il prototipo di ogni invio in missione con la trasmissione di poteri da parte del Signore che invia per cui ogni inviato è come se fosse li con Mosè o andasse all'Oreb e avesse anche lui un incontro con il roveto che non si consuma in cui c'è il Signore come conferma San Paolo in 1Corinzi 10,1-4: "Non voglio infatti che ignoriate, fratelli, che i nostri padri furono tutti sotto la nube, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nube e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo."
Al riguardo è da ricordare che Elia, ultimo dei profeti d'Israele, dopo aver vinti e eliminati i profeti di "Baal, come narrato in 1Re 19,8-17, andò a riprendere energia proprio all'Oreb e vi ricevette il potere di passare il profetismo a altri: "...camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l'Oreb. Là entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco gli fu rivolta la parola del Signore... Che cosa fai qui, Elia? Egli rispose: Sono pieno di zelo per il Signore, Dio degli eserciti, poiché gli Israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, hanno demolito i tuoi altari, hanno ucciso di spada i tuoi profeti. Sono rimasto solo ed essi cercano di togliermi la vita. Gli disse: Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore. Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera... ecco, venne a lui una voce... ungerai Eliseo, figlio di Safat, di Abel-Mecolà, come profeta al tuo posto."
Anche qui c'è alla fine il fuoco, ripetuto 3 volte, e uscì "Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera", che in in ebraico è:
"ve'achar ha'esh qol demamah daqqah"
Quelle lettere dicono anche "Si porterà
in un fratello
nel corpo
a entrare
l'Unico
,
l'accenderà
,
a versare
porterà
la potenza
con sangue
,
con l'acqua - madre
uscirà
,
l'aiuto
verserà
al mondo
."
L'uomo retto
()
Gesù, il cui corpo è il vaso
()
che contiene in pienezza
()
il Signore, Lui che sarà "inciso"
()
con una lancia al costato, vero roveto
()
dal suo "foro
l'energia
uscirà
"
e uscirà sangue e acqua il cui capo sarà cinto da una corona di spine, che conferma lo stare in mezzo a un roveto, mentre provvede all'invio in missione degli apostoli cui passa i propri poteri con l'energia divina, la "nun"
del profetismo operante per cui ogni apostolo diviene l'emissario dello Spirito Santo che come colomba "ionah"
scende su ogni cristiano in quanto "è
a recare
l'energia
nel mondo - a entrare
".
Del resto vale la profezia di Isaia 11,1 "Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto
germoglierà dalle sue radici" riferita dai cristiani a Gesù che è il virgulto, il "netsoer"
da cui "l'energia
scenderà
dal corpo
".
Ecco che quelle parole di Esodo 3,1 "arrivò al monte di Dio, l'Oreb" che come visto in ebraico sono
alla luce dei Vangeli portano alla seguente lettura: "A recare
fu
dentro
l'Unico
la divinità
a entrare
in un corpo
per l'uscita
del maledetto
;
l'essere
nei viventi
nascostosi
nei corpi
da dentro
uscirà
."