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VEDRANNO LA MIA GLORIA
di Alessandro Conti Puorger

OGNI BAMBINO PORTA IL SUO CESTINO
Vivendo a Roma quella parte del centro della città detta "ghetto", ove Papa Paolo IV nel 1555 confinò gli ebrei dell'Urbe, per me fu un posto speciale ancor prima che m'interessassi di lettere, usi e tradizioni ebraiche legate al cristianesimo.
Fin dai tempi dell'università con gli amici frequentavo quel luogo perché nelle trattorie si gustavano, e ancor oggi si gustano, sapori antichi e speciali dei piatti della tradizione giudaico-romana che spero non siano dimenticati nella spinta globalizzazione.
Parlando con un amico ebreo venni a conoscere dell'usanza rituale per cui, alla nascita di un bimbo le madri ebree preparano dei cestini, che chiamano "kavod", con dolci squisiti che poi distribuiscono a parenti e conoscenti.
Quel segno compiuto da quelle mamme con quel cestino poi a me e a mia moglie parve sapiente e ne riconoscemmo il senso profondo.
Ogni bambino che nasce è una fortuna e reca amore; è, pertanto, un dono divino che si paleserà al mondo con la propria vita, allora, intanto con quel cestino se ne fa un profetico e augurale assaggio di dolci che reca!
L'usanza entrò nella nostra famiglia ed è proseguita alla nascita dei nipoti, ora 10, per cui in occasione dei loro "battesimi" con mia moglie ogni volta si è andati al ghetto a comprare gli ottimi dolcetti "kosher" o "kascer" e, avvolti in fogli di cellophane fermati con un mazzetto di fiorellini, erano messi su rustici fazzoletti dentro piccoli cestini con manico con un bigliettino col nome del neonato - neonata su cui riportavamo pure una augurale versetto della Bibbia per offrirli alla festa che seguiva il rito.

Del resto la nascita di un bambino ebreo, Gesù di Nazaret, portò e reca grandi doni al mondo e secondo il Vangelo di Matteo 2,1-12 i Magi se ne resero conto e lo rilevarono con l'oro, l'incenso e la mirra che Gli portarono in omaggio.
La tradizione ha colto quel messaggio riflesso nella festa dell'Epifania o "manifestazione" per cui c'è l'usanza nella notte prima della festa di far appendere delle calze sotto il camino che al mattino seguente i bambini di casa trovano riempiti di dolci e caramelle o di finto "carbone"; ma tale uso è considerato pagano in quanto se ne è perduto il senso e si attribuiscono i doni all'atto della magica Befana e non alla manifestazione al mondo di Nostro Signore.
Ecco che, quando cominciai a interessarmi delle lettere e della scrittura ebraica con cui sono scritti i libri della Tenak, passati tutti nella Bibbia cristiana nella parte detta Antico Testamento, m'interessai di quella parola "kavod" con cui definivano quel panierino e appresi che indipendentemente dalla vocalizzazione quella parola si scrive con le seguenti lettere ebraiche:


Presto notai che per i valori numerici che hanno le lettere ebraiche, la somma di quelle tre lettere è pari a 26 = = ( = 4) + ( = 2) + ( = 20), lo stesso valore della somma delle quattro lettere del Tetragramma Sacro IHWH che nell'ebraismo, per rispetto è letto, "Adonai" ossia Signore, infatti:

= ( = 5) + ( = 6) + ( = 5) + ( = 10) = 26.

Ora, due parole composte dalle medesime lettere disposte in un ordine differente o due parole composte da lettere diverse, secondo la "gimatria" o "gematria" usata dalla tradizione ebraica nell'analisi esegetica del Testo Sacro, se hanno entrambe lo stesso valore numerico somma, hanno un'intima relazione da indagare.
È come il caso di:


L'analogia di queste parole, "Luce", "segreto" e "Senza Fine", ognuna di valore 207, è che il "segreto" che abita la Luce è la presenza di Colui che non ha né inizio né fine.

A questo punto è chiaro, c'è una stretta analogia di = 26 e = 26.

È vero, quel cestino "kabod" è proprio segno del regalo che IHWH fa al mondo con quel bambino che sta nascendo.

Questo bambino, infatti, reca fortuna e amore "gad" e "'ahavah" :

= ( = 5) + ( = 2) + ( = 5) + ( = 1) + ( = 6) + ( = 4) + ( = 3) = 26

"KAVOD" NEL LINGUAGGIO BIBLICO
È noto a chi segue questo mio Sito che sono state proprio le 22 lettere di quell'alfabeto, peraltro tutte e solo consonanti, con i loro segni grafici detti del "rabbino quadrato" che mi hanno coinvolto in una grande ricerca che tuttora prosegue sulle Sacre Scritture canoniche nel loro testo in ebraico.
Quei sacri testi li approccio, infatti, anche in modo personalizzato guardando in quelle lettere alla capacità di fornire dei contributi grafici che descrivono un qualcosa che si deve cogliere, e ciò senza curarsi di altri orpelli, cioè senza i vari puntini di vocalizzazione o altro aggiunti d.C. ai testi sacri della liturgia sinagogale.
Quanto sopra nasce dal pensiero che quei segni hanno certamente origine da quelli sinaitici che conosceva ovviamente il Mosè che li ha vissuto, cui la tradizione attribuisce tutta la Torah, seme degli altri libri della Tenak.
Ecco che ogni serie di lettere o parola da me sono visti anche come un disegno, di tante immagini quante sono le lettere in esame, che fa nascere nella mente una rosa di idee che possono calzare e allargare il pensiero e dicono anche molto di più per cui in effetti il libro coinvolge in modo vivo.
I vocabolari attuali che riportano le parole che si trovano nella Tenak ovviamente si basano sui testi rimasti praticamente invariati nell'ultimo millennio, ma ormai tutti con i segni di vocalizzazione inseriti per poter dare suoni a quelle 22 vocali in base alla tradizione secondo cui ormai quei testi venivano letti.


Ai tempi di Gesù non era così come fanno vedere i Testi ritrovati a Qumran.
Dopo queste premesse vediamo cosa si trova per queste tre lettere di .
Queste sono il radicale di un verbo che ha vari significati nelle sue coniugazioni.
Il primo senso è "essere pesante, essere grave, essere gravoso".
Il secondo senso, traslato, è "essere onorato, essere glorificato".
Nelle sette coniugazioni del verbo ebraico:
  • semplice attivo "qal", come sopra;
  • riflessivo o passivo "nifàl", essere onorato, glorificato, essere grave, ricco;
  • intensivo attivo "piel", indurire(il cuore);
  • intensivo passivo "pual", essere onorato;
  • causativo attivo "hifil", rendere grave, indurire, gravare, opprimere, acquistar gloria;
  • causativo passivo "hofal", p.m.;
  • riflessivo intensivo "hitpael", gloriarsi, moltiplicarsi, essere numeroso.
Ne derivano i seguenti termini:
  • o "kavod" per "gloria, onore, magnificenza, maestà, splendore, dovizia, ricchezza"; "kovoed", gravezza, peso, moltitudine "kavad", grave, difficile, numeroso, possente, fegato.
  • "kevedet", gravezza, pesantezza.
  • "kavuddah", magnifica, splendida, cosa preziosa.
A questo punto ci si domanda allora: quelle tre lettere , viste come un rebus di tre figure guardato da destra a sinistra, come giustificano tali significati?


Ripassiamo i significati delle tre lettere:
  • la prima del rebus è anche la 11° lettera dell'alfabeto ebraico, la "Kaf", numerale 20 ove il segno pare indicare qualcosa di concavo, una tazza come la K egizia, come il concavo di una mano vista di profilo; del resto il suo nome "Kaf" in ebraico indica la parte liscia, senza peli, chiara all'interno della mano.

    Significati base: coppa, piano, vaso, mano aperta;
    traslati: liscio, retto, rettitudine.

    Per l'Alfa beta de-rabbi 'Aqiva: "Kaf è il palmo della mano del giuramento e quindi è da considerarsi in collegamento con la mano di Dio".
    Per Sefer ha-Temunah: "Kaf è l'attributo del Regno... è il recipiente della Shekinah."
    Marc-Alain Ouaknin: La lettera Kaf è il palmo della mano. La Kaf riinvia alla mano che si apre e che porge.

    La Sefirot più alta è la corona che è nella testa di Dio che deve arrivare fino ai piedi della creazione cioè al regno .

    Questa è l'essenza propria della divinità, che traduco con "rettitudine", qualità che entrando nell'uomo lo redime.

  • la seconda del rebus è anche la 2° lettera dell'alfabeto ebraico, la nostra "b", la "bet", numerale 2; pare un padiglione di una tenda, è la pianta di una casa, infatti, di la casa, "bajit" in ebraico, è la lettera iniziale.


    Per gli egizi la "B" è il luogo dove si posa il piede.
    Alla lettera "Bet" sono perciò` connessi i significati di casa, tenda, dentro, intimo, in, luogo, posto e, per traslato, famiglia, Tempio, abitare, abitante.

  • la terza del rebus è la 4° dell'alfabeto ebraico, la nostra "d", numerale 4, nome "dalet" che significa "porta", quindi, un'anta che ruota e sbatte, una parte piatta che si muove, come una mano che aiuta, ma col segno "alt" può impedire; il segno di Qumran , coevo della stabilizzazione della scrittura ebraica quadrata, pare proprio indicare un uomo in piedi con mano protesa a dire alt, ma anche dibattersi, mentre il segno sinaitico indica un pesce , imitato con la mano che può anche muoversi avanti e indietro per indicarlo e questi è piatto come la mano, si muove, in genere agitandosi a destra e a sinistra.

    In definitiva il segno è una mano aperta con le dita unite.


    Da cui i significati:

    base: porta, impedire, mano, battere;
    traslati: aiuto (dare una mano), proteggere.

    Gabriel Mandel "ghimel" la lettera che precede "dalet" ha la forma di un uomo con la gamba avanti, in atto per correre all'obolo con "dalet", che quindi rappresenta un uomo povero (dico io: che sta a mano aperta) . Nel mondo fenomenico rappresenta la porta.
Il Talmud: vede nel "dalet" un uomo povero che protende la mano.
A questo punto tutto è pronto: possiamo pensare a un uomo che rende: "concavo l'interno della mano ".


Questo è l'atto di chi tiene in mano qualcosa che non vuol far cadere, un oggetto importante per lui, quindi, è il modo di agire di chi pesa e soppesa un oggetto dal peso significativo e concentrato, quindi, "pesante", ed ecco il senso traslato, quegli valuta che quanto ha in mano è di gran valore, di grande importanza, prezioso, splendente, che porta quindi onore e gloria.
Del resto il pensiero di aver peso sussiste anche in italiano col detto "è portato in palmo di mano" ossia è onorato e apprezzato.
E a questo punto, la domanda perché anche "fegato"?

Per rispondere apro una parentesi e vado a considerare i bi-lettere di :
  • , prepara il radicale di "spengere e di spengersi" e pare doversi pensare a un cero che si spenge con uno "smoccolatoio", ossia una piccola coppa rovesciata soffoca la fiamma dentro entrata ;
  • , "bad" per "parte, separazione, parti di un corpo, separato, a parte, solo", ossia "dentro con una porta ", appunto, solo, separato; "lino, vesti di lino" "dentro protegge - ripara "; "discorsi vani, bugie, bugiardi"... sembrano bei vestiti, ma sono...
Ora, il fegato è la più grossa ghiandola del corpo umano, pesa 1000-1500 grammi e gli antichi erano consapevoli dell'importanza di quest'organo ove ritenevano risiedesse il coraggio, il peso, l'onore dell'uomo, da cui il dire "avere fegato".

Le lettere ebraiche che lo definiscono con i propri significati grafici sono ancora in grado di aiutare a comprendere il perché di un tale definire.

La mia opinione è che il "kavad", per fegato, è da intendere come + "in un vaso da solo ".

Tale pensiero ci porta nel mondo egizio.
Viene alla mente, infatti, l'idea che questa espressione possa proprio alludere al fatto che il fegato delle mummie era custodito da solo e era ritenuto l'organo più rappresentativo dell'aspetto "uomo".
Al tempo dei faraoni, infatti, nelle camere mortuarie delle tombe egizie erano posti i quattro vasi, detti "canopi" con le viscere - fegato, stomaco, intestini e polmoni - estratte dal corpo dei defunti.



I quattro canopi

I vasi raffiguravano i quattro figli di Horus:
  • Asmet con testa di uomo per il fegato;
  • Duamfet con testa di sciacallo per lo stomaco;
  • Kebehsenuf con testa di un falco per gli intestini;
  • Hapy, con testa di babbuino per i polmoni;
Il cervello, invece era estratto a pezzettini dalle narici e gettato via.
Il cuore era lasciato nel corpo per la pesatura del giudizio da paragonare con la piuma della dea Maat.

Nei libri dell' Antico Testamento il termine "fegato" si trova 21 volte di cui 7 nel libro di Tobia e mai nei libri del Nuovo Testamento.
In definitiva, in tutta la Bibbia tradotta in italiano "gloria, glorioso - gloriosa - gloriose - gloriosi, glorificato - golorificati, glorificare, gloriosamente" si trova circa 630 volte e la frequenza di questo termine nei libri del Nuovo Testamento è circa il 30% rispetto al 70% dell' Antico Testamento.
  • "Gloria del Signore" si trova 45 volte di cui 4 nel Nuovo Testamento.
  • "Gloria di Dio" si trova 20 volte di cui 14 nel Nuovo Testamento.
  • "Mia gloria" si trova 29 volte di cui 3 nel Nuovo Testamento.
TORAH - LA GLORIA DEL SIGNORE
Sono andato a verificare nel testo in italiano della Torah o Pentateuco tradotto in italiano da C.E.I. 2008 quante volte si trova la parola "gloria" o derivati.
Il risultato è 28 volte suddivise come segue nei cinque libri:
  • Genesi 1 volta;
  • Esodo 15 volte, di cui una per "gloriosa";
  • Levitico 3 volte, di cui una per "glorificato";
  • Numeri 6 volte;
  • Deuteronomio 3 volte, di cui una per "glorioso".
Ecco quanto risulta nel dettaglio:

Genesi
Svolgendo il rotolo la prima volta che si trova è in Genesi 45,13 in bocca a Giuseppe che parla ai fratelli e dice loro: "Riferite a mio padre tutta la gloria che io ho in Egitto e quanto avete visto; affrettatevi a condurre quaggiù mio padre", e in pratica dice loro, vedete come sono portato in palmo di mano qui in Egitto.

Esodo
La tradizione ebraica porta però a presumere che il più antico libro del rotolo della Torah, ossia quello che avrebbe scritto come primo lo stesso Mosè, è quello detto "Esodo", in ebraico "Shemot", ossia "Nomi" e, come accennato, il testo in italiano C.E.I. 2008 di tale libro, per 14 volte si trova tradotta la parola "gloria", precisamente in 14,4.17-18; 16,7.10; 24,16-17; 28,2.40; 29,43; 33,18.22 e in 40,34-35 e 1 volta glorioso in 15,6, ma in questo versetto del cantico di Mosè dopo il miracolo del mare la traduzione esatta sarebbe "magnifica", perché da e non da .

Tra quei versetti per 6 volte, in 16,7.10; 24,16-17 e in 40,34-35 è riportata la presenza della "gloria del Signore" , "kebod IHWH".
Vediamo le relative varie citazioni, perché tutte importanti:
  • Esodo 14,4 - "...io dimostrerò la mia gloria contro il faraone" dice il Signore al momento che fa accampare i fuoriusciti dall'Egitto davanti al mare (l' indica il futuro).
  • Esodo 14,17-18 - "Ecco, io rendo ostinato il cuore degli Egiziani, così che entrino dietro di loro e io dimostri la mia gloria (l' indica il futuro) sul faraone e tutto il suo esercito, sui suoi carri e sui suoi cavalieri. Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria contro il faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri."
  • Esodo 16,7.10 - "...domani mattina vedrete la gloria del Signore , poiché egli ha inteso le vostre mormorazioni..." e "...ed ecco, la gloria del Signore si manifestò attraverso la nube"; fu il momento dell'invio delle quaglie.
  • Esodo 24,16-17 - "La gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube. La gloria del Signore appariva agli occhi degli Israeliti come fuoco divorante sulla cima della montagna."
  • Esodo 28,2.40 - "Farai per Aronne, tuo fratello, abiti sacri, per gloria e decoro." e "Per i figli di Aronne farai tuniche e cinture. Per loro farai anche berretti per gloria e decoro."
  • Esodo 29,43 - "Darò convegno agli Israeliti in questo luogo, che sarà consacrato dalla mia gloria ."
  • Esodo 40,34-35 - "Allora la nube coprì la tenda del convegno e la gloria del Signore riempì la Dimora. Mosè non poté entrare nella tenda del convegno, perché la nube sostava su di essa e la gloria del Signore riempiva la Dimora."
In ebraico la Dimora è "Mishekkan" ed è dove il Signore fa sentire la Sua "Presenza", la "Shekinah" del Signore.

Vado ora alle due citazioni 33,18.22 e prendo in esame il brano 33,11-23:

Esodo 33-11 - "Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come uno parla con il proprio amico.

Esodo 33-12 - Mosè disse al Signore: Vedi, tu mi ordini: Fa salire questo popolo, ma non mi hai indicato chi manderai con me; eppure hai detto: Ti ho conosciuto per nome, anzi hai trovato grazia ai miei occhi.

Esodo 33-13 - Ora, se davvero ho trovato grazia ai tuoi occhi, indicami la tua via, così che io ti conosca e trovi grazia ai tuoi occhi; considera che questa nazione è il tuo popolo.

Esodo 33-14 - Rispose: Il mio volto camminerà con voi e ti darò riposo.

Esodo 33-15 - Riprese: Se il tuo volto non camminerà con noi, non farci salire di qui.

Esodo 33-16 - Come si saprà dunque che ho trovato grazia ai tuoi occhi, io e il tuo popolo, se non nel fatto che tu cammini con noi? Così saremo distinti, io e il tuo popolo, da tutti i popoli che sono sulla faccia della terra.

Esodo 33-17 - Disse il Signore a Mosè: Anche quanto hai detto io farò, perché hai trovato grazia ai miei occhi e ti ho conosciuto per nome.

Esodo 33-18 - Gli disse: Mostrami la tua gloria!

Esodo 33-19 - Rispose: Farò passare davanti a te tutta la mia bontà e proclamerò il mio nome, Signore, davanti a te. A chi vorrò far grazia farò grazia e di chi vorrò aver misericordia avrò misericordia.

Esodo 33-20 - Soggiunse: Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo.

Esodo 33-21 - Aggiunse il Signore: Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe:

Esodo 33-22 - quando passerà la mia Gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato.

Esodo 33-23 - Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non lo si può vedere."

Inizio osservando che pare esserci contraddizione tra i versetti 11 e il 20, in quanto in 11 è dichiarato che Mosè e il Signore parlavano "faccia a faccia", nel testo ebraico "panim 'oel panim" , e in 20 ove dice che il volto, "panai" , del Signore Mosè non lo può vedere da vivo.
Credo sia da ritenere che Mosè, in effetti, parlava sì con una voce di una persona () che era vivente , ma da un corpo di Luce senza definizione di forme, come quando parlò dal roveto in Esodo 3.

Mosè è molto concreto e, allora, chiede al Signore "chi manderai con me".
Il Signore in modo perentorio:
  • C.E.I. 1975, "14 Rispose: Io camminerò con voi e ti darò riposo."
  • C.E.I. 2008, "14 Rispose: Il mio volto camminerà con voi e ti darò riposo."
Mosè insiste e si ripete la stessa diversità come al versetto 14, infatti:
  • C.E.I. 1975 "15 Riprese: Se tu non camminerai con noi, non farci salire di qui."
  • C.E.I. 2008 "15 Riprese: Se il tuo volto non camminerà con noi, non farci salire di qui."
Il testo ebraico della Tenak riporta:

"vei'omar pani ieleku vahanichotii lak"



La questione verte, quindi, sull'interpretazione di quelle tre lettere che in ebraico possono voler dire", sia "la mia persona", come interpreta C.E.I. 1975, sia "il mio volto", come interpreta C.E.I. 2008.
I significati grafici delle lettere di forniscono comunque l'indicazione da parte del Signore che "il Verbo - la Parola a inviare sarò ".

Il versetto Esodo 33,14 a mio avviso è un'importante e autorevole profezia messianica, che si ottiene leggendola con i significati grafici delle lettere, infatti, viene a dire da parte di Dio: "A recare sarò l'Unigenito a vivere in un corpo . Il Verbo a inviare sarò . Sarà nel cammino a portarsi e uscirà l'energia per strappar via () dall'esistenza il serpente con la rettitudine ."

Pare strano che dopo l'asserzione del Signore del versetto 14 Mosè in 15 pare non credere e il Signore accetti questa mancanza di fede.
La risposta si trova, al versetto 17, quando: "Disse il Signore a Mosè: Anche quanto hai detto io farò".

Pare come se Mosè avesse compreso che quella promessa d'incarnazione in una persona del versetto 14 era una profezia sul futuro, quindi, sembra plausibile cha avesse avanzato la richiesta di una risposta utile per il tempo più immediato che stavano vivendo onde far proseguire il popolo.
Una proposta del genere, infatti, il Signor intende accogliere e lo conferma nel seguito del brano, che non riguarda più la persona fisica incarnata, ma il "volto" come bocca che sta parlando con lui, perché l'accompagni sempre.
Su questo viene rassicurato; infatti in ebraico nel versetto 17 due volte ci sono le lettere di "parola" per dire che Dio comunque con quella l'accompagnerà.
A questo punto Mosè al versetto 18 chiede un anticipo di quanto avverrà nel futuro e disse: "Mostrami la tua gloria!"



La "gloria" entra nella sfera del sensibile che riguarda il vedere e il toccare, quindi, chiede un qualcosa di oggettivo.

Le lettere, peraltro, propongono: "Esca alla vista il figlio Unigenito venturo (), la Tua gloria !"

A questo punto la voce che parlava con Mosè: 19 Rispose: Farò passare davanti a te tutta la mia bontà e proclamerò il mio nome, Signore, davanti a te. A chi vorrò far grazia farò grazia e di chi vorrò aver misericordia avrò misericordia".

La mia bonta "tuvi" "il cuore - amore a recare dentro sarò " e questo amore fatto persona non lo vedrà.

Ora, tenendo conto anche dei versetti seguenti si deduce che la Sua "gloria" è bontà personificata, insita nel Suo stesso nome che sparge grazia e misericordia.
Mosè, da vivo, il volto del Signore, infatti, non Lo vedrà.

Gli dice, però, in 23, "vedrai le mie spalle", , quindi, "ma mi vedrai alla fine venire (): di un fratello nel corpo sarò ".

Questa promessa fatta Mosè per i Vangeli sinottici nell'episodio della visione di Gesù trasfigurato tra Mosè e Elia (Matteo 17,1-8) è divenuta realtà.

Ecco i versetti 22 e 23:

Esodo 33-22 - "quando passerà la mia Gloria , io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano finché sarò passato.

Esodo 33-23 - Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle , ma il mio volto non lo si può vedere."
Si può ricostruire questa sequenza:
  • 1 - Mosè dentro la cavità della rupe ,
  • 2 - Il Signore pone la mano , passa la Sua gloria , il Suo volto ,
  • 3 - toglie la mano e si vedono le Sue spalle .
Tutto il discorso allude ai segni della parola ; c'è una cavita su cui Dio spone una mano per chiuderla, quindi il palmo di una mano , Mosè che rappresenta l'umanità da salvare è dentro , Lui passa e toglie la mano .

Da tutte quelle parole messe in fila secondo quella sequenza si ricava il seguente messaggio:



"Per salvare il figlio verserà dal corpo una prescelta . Al mondo giù porterà dal corpo rettamente il Verbo . È la mia gloria ! In una persona () sarà il retto Verbo . Sarà di un fratello nel corpo a stare ."

Levitico
Di seguito ecco i versetti del Levitico con gloria o derivati:
  • Levitico 9,6 - "Mosè disse: Ecco ciò che il Signore vi ha ordinato; fatelo e la gloria del Signore vi apparirà." Il popolo portò quanto serviva e Aronne e i suoi figli compirono il sacrificio per il peccato, l'olocausto e i sacrifici di comunione.
  • Levitico 9,23 - "Mosè e Aronne entrarono nella tenda del convegno; poi uscirono e benedissero il popolo e la gloria del Signore si manifestò a tutto il popolo", un fuoco poi uscì dalla presenza del Signore e consumò sull'altare l'olocausto e le parti grasse.
  • Levitico 10,3 - "Allora Mosè disse ad Aronne: Di questo il Signore ha parlato quando ha detto: In coloro che mi stanno vicino mi mostrerò santo e alla presenza di tutto il popolo sarò glorificato. Aronne tacque", infatti, Nadab e Abiu, figli di Aronne, si erano presentati davanti al Signore con un fuoco illegittimo, che il Signore non aveva loro ordinato e un fuoco uscì dalla presenza del Signore e li divorò.
Numeri
Riporto i versetti dei Numeri ove si parla di "gloria del Signore":
  • Numeri 14,10 - "Allora tutta la comunità parlò di lapidarli; ma la gloria del Signore apparve sulla tenda del convegno a tutti gli Israeliti", erano tornati i dodici esploratori della terra promessa e non volevano credere ai due, Caleb e Giosuè, che insistevano per entrarvi, mentre gli altri presentavano le difficoltà.
  • Numeri 14,20-23 - "Il Signore disse: Io perdono come tu hai chiesto; ma, come è vero che io vivo e che la gloria del Signore riempirà tutta la terra, tutti gli uomini che hanno visto la mia gloria e i segni compiuti da me in Egitto e nel deserto e tuttavia mi hanno messo alla prova già dieci volte e non hanno dato ascolto alla mia voce, certo non vedranno la terra che ho giurato di dare ai loro padri, e tutti quelli che mi trattano senza rispetto non la vedranno."
  • Numeri 16,19 - "Core convocò contro di loro tutta la comunità all'ingresso della tenda del convegno. E la gloria del Signore apparve a tutta la comunità". Core capeggiava una rivolta non accettando che solo la famiglia di Levi fosse eletta al sacerdozio. Il Signore irato contro Core, Datan e Abiram spalancò la terra sotto i loro piedi, "scesero vivi agli inferi" poi un fuoco divorò 250 uomini che li avevano seguiti e offrivano incenso in modo irrituale.
  • Numeri 17,7 - "Mentre la comunità si radunava contro Mosè e contro Aronne, gli Israeliti si volsero verso la tenda del convegno; ed ecco la nube la ricoprì e apparve la gloria del Signore", la comunità mormorava per tutti quei morti, e il Signore fece fiorire solo il bastone di Aronne e punì i ribelli altri (14.700 al versetto 17).
  • Numeri 20,6 - "Allora Mosè e Aronne si allontanarono dall'assemblea per recarsi all'ingresso della tenda del convegno; si prostrarono con la faccia a terra e la gloria del Signore apparve loro" è l'episodio di quando morta Maria la profetessa sorella di Mosè, il popolo si ribellò per la mancanza di acqua e Mosè a Kades invece di parlare alla roccia per far uscire acqua come da ordine del Signore, vi batté col bastone.
Deuteronomio
Ecco le tre volte in cui si trova "gloria" nel Deuteronomio:
  • Deuteronomio 5,24 - "Ecco, il Signore, nostro Dio, ci ha mostrato la sua gloria e la sua grandezza, e noi abbiamo udito la sua voce dal fuoco; oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l'uomo e l'uomo restare vivo" sono le parole che avrebbe detto il popolo a Mosè dopo che il Signore sul Sinai aveva dato le dieci "parole".
  • Deuteronomio 26,19 - "Egli ti metterà, per gloria, rinomanza e splendore, sopra tutte le nazioni che ha fatto e tu sarai un popolo consacrato al Signore, tuo Dio, come egli ha promesso", il Signore ha comandato di mettere in pratica tutte le leggi e le norme con tutto il cuore e con tutta l'anima per essere il Suo popolo particolare. In questo caso la parola che è tradotta "gloria" in ebraico è "tif'aroet" . e la lettura di quelle lettere spiega che Dio quel popolo l'ha "scelto per il Verbo (da cui) il corpo verrà ().".
  • Deuteronomio 28,58 - "Se non cercherai di eseguire tutte le parole di questa legge, scritte in questo libro, avendo timore di questo nome glorioso e terribile del Signore, tuo Dio", allora il Signore...
UN OGGI PARTICOLARE
Il capitolo Esodo 24 dopo che presenta Mosè con i 70 anziani che si avvicinano al monte della rivelazione, riferisce del giorno dell'alleanza col Signore, e al versetto 7 racconta che Mosè "...prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto."

Il popolo aderisce ma, in effetti, non aveva visto nulla di concreto, solo tuoni e fulmini su un monte e il racconto degli anziani e di Mosè.
Questo è il modo che assicura a chi fa così di avere la consolazione di vedere la "gloria" del Signore che corrisponde a vedere "i cieli aperti", ossia la prova inequivocabile come ebbero Mosè e i 70 anziani sia dell'esistenza di Dio, sia che questi si interessa e ama l'uomo, "gloria" che in quel capitolo è ricordata ai versetti 16 e 17.
L'episodio per certi versi fa andare il pensiero a San Tommaso che in un primo momento non credette ai Dieci che avevano visto nel Cenacolo la "gloria" Cristo risorto, ma che comunque rimase con loro e la vide la settimana successiva.

Vedendo il Risorto disse Tommaso "Mio Signore e mio Dio!" e Gesù gli rispose "Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!" (Giovanni 20,28-29)

L'ebraismo, com'è giusto, infatti, annette importanza a quella sequenza, "fare - ascoltare", peraltro, inusuale rispetto al modo di rispondere da parte dell'uomo a alle richieste, in quanto il normale comportamento prevede l'udire, indi l'ascolto, nel senso di adottare una decisione al riguardo, poi agire se pare giusto; insomma l'uomo in genere prima ode, poi comprende, quindi agisce.
L'udire, infatti, è solo atto fisico, mentre l'ascoltare implica un'adesione della psiche e dello spirito a quanto udito.
Entrando in rapporto di fede e di alleanza con Dio, invece, avendo udito quanto vuole secondo la Bibbia occorre, appunto, affidarsi alla Sua Sapienza e a quella della Chiesa, quindi, agire subito, poi cercare di approfondire e chiarirsi quel suo volere.
Del resto così fece Abramo, il padre della fede, alla richiesta di Dio sacrificare il figlio, l'amato (Genesi 22).

Il trattato di Shabbat 88a-b del Talmud insegna che quando Dio udì gli ebrei pronunciare quelle parole "lo eseguiremo e vi presteremo ascolto" disse: "Chi ha rivelato ai Miei figli il segreto che gli Angeli usano per loro?"

Il commentatore Bet HaLevi e altri, infatti, propongono "lo eseguiremo" equivale l'osservanza di quanto richiesto, ossia quello di che chiamano il soddisfare le "mitzvot", e "vi presteremo ascolto" come lo studio della Torah.
Del resto se si entra nel cammino della fede appoggiandosi a Dio, si deve anche dare per scontato che si è a una scuola di conoscenza di Lui per cui, pur se al momento non lo capisce, l'uomo non è autorizzato a non osservare quanto ha udito; questo, infatti, fu la radice del primo peccato di Adamo.
Quindi, parlo per me, guai se non osservo Torah e Vangeli e prendessi piacere, solo nello studiarli, e per gli altri è un invito a scrutare le Sacre Scritture per approfondire la conoscenza di Colui che amano col rispettare la Sua parola.

A questo punto il racconto in Deuteronomio 5 nel seguente modo riprende in parte quei fatti di Esodo 24: "Sul monte il Signore disse, con voce possente, queste parole a tutta la vostra assemblea, in mezzo al fuoco, alla nube e all'oscurità. Non aggiunse altro. Le scrisse su due tavole di pietra e me le diede. Quando udiste la voce in mezzo alle tenebre, mentre il monte era tutto in fiamme, i vostri capitribù e i vostri anziani si avvicinarono tutti a me e dissero: Ecco, il Signore, nostro Dio, ci ha mostrato la sua gloria e la sua grandezza, e noi abbiamo udito la sua voce dal fuoco; oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l'uomo e l'uomo restare vivo. Ma ora, perché dovremmo morire? Questo grande fuoco infatti ci consumerà. Se continuiamo a udire ancora la voce del Signore, nostro Dio, moriremo. Chi, infatti, tra tutti i mortali ha udito come noi la voce del Dio vivente parlare dal fuoco ed è rimasto vivo? Accostati tu e ascolta tutto ciò che il Signore, nostro Dio, dirà. Tu ci riferirai tutto ciò che il Signore, nostro Dio, ti avrà detto: noi "lo ascolteremo e lo faremo". (Deuteronomio 5,22-27)

In primo luogo salta all'occhio che al versetto 5,27 quella sequenza è proposta al contrario "lo ascolteremo e lo faremo"; del resto questo del Deuteronomio o "seconda legge "è l'ultimo libro della Torah adeguato completamente ai tempi di Esdra e Neemia a fine dell'esilio Babilonese, libro che in pratica parla a una comunità formata in cui la tradizione è ormai già forte e che ha ricevuto e praticato "Ascolta Israele" (Deuteronomio 6,4), mentre l'Esodo racconta i fatti antichi accaduti alla prima comunità che doveva imparare a seguire il Signore.
Israele, per paura di morire incontrandolo chiede che il Signore parli unicamente con Mosè e lo ascolteranno.

C.E.I. 2008 traduce il versetto Deuteronomio 5,24 come "...oggi abbiamo visto che Dio può parlare con l'uomo e l'uomo restare vivo" che è scritto in ebraico:



Allora, se vale quel pensiero, perché avere paura di ascoltarlo direttamente e trasferire tutto tramite Mosè, il discorso è fragile e alquanto illogico.
In pratica il tutto fa trasparire una sfiducia del popolo, un rapporto falso...
ha paura e non timore di Dio, paura che non sia così per lui, allora che Dio parli solo a Mosè.
Narra il libro della Genesi che Giacobbe aveva avuto la stessa paura, ma ebbe anche un sogno premonitore di una scala che saliva fino al cielo da cui scendevano e salivano gli angeli del Signore e Giacobbe chiamò quel luogo Penuel, , "Peni'el", ossia "volto di Dio", "Perché - disse - ho visto Dio faccia a faccia, eppure la mia vita è rimasta salva". (Genesi 32,31).

Del resto anche a Mosè il Signore aveva detto in Esodo 33,20: "nessun uomo può vedermi e restare vivo" e Mosè vide solo le spalle dopo che, passando, il Signore stesso aveva coperto con la propria mano la cavità nella rupe ove l'aveva fatto ricoverare".
Proviamo a leggere quelle lettere in altro modo col mio metodo che è il ritrovamento di "'al-tikrei" totalizzante anche con l'uso grafico delle lettere.
Rabbi Akiva, martirizzato a Tiberiade dai Romani nel 137 d.C., sapiente dell'epoca della "Mishnah", infatti, ritagliava la parola dei testi ebraici proprio in senso fisico con il metodo "'al-tikrei", "leggere in altro modo - non leggere" per dare al testo della Bibbia ebraica non ancora vocalizzato una diversa vocalizzazione o una diversa forma rispetto alla usuale, ma senza alterare l'ordine delle lettere.
L'uso di "'al tikrei" non esclude in ogni caso la lettura originaria del testo, perciò, è un "non leggere il passo solo in modo usuale, ma anche in altro modo".
Tale procedimento permette così una nuova interpretazione, perfino quando le leggi grammaticali e di sintassi proporrebbero lecita la sola lettura tradizionale.
L'uso di questa tecnica trae origine dal versetto: "Dio ha detto questo una volta, ma io ho ascoltato questo due volte." (Salmo 62,12) e si può concludere che le parole della Bibbia ebraica si prestano ad altri significati rispetto al tradizionale" (Dizionari. Usi e Leggende Ebraiche Alan Unterman-Laterza), significati che però rimangono ingessati, quindi, non captabili nelle traduzioni in altre lingue.



La nuova lettura propone un evento futuro:

"Al mondo un giorno ecco in visione tra gli angeli si porterà . Così sarà ! Sarà a parlare Dio venuto () nel mondo all'uomo , per portargli la vita ."

In tal caso però finché non sia venuto quel giorno per tutti, ha senso allora il permanere del timore che vedendo Dio si muore, pur se c'è stata l'eccezione di Mosè.

Il pensiero che parlare con Dio si muore del resto permea l'Antico Testamento come nel caso dell'annuncio ai genitori della nascita di Sansone in Giudici 13,21-23: "Manoach comprese che quello era l'angelo del Signore. Manoach disse alla moglie: Noi moriremo certamente, perché abbiamo visto Dio. Ma sua moglie gli disse: Se il Signore avesse voluto farci morire, non avrebbe accettato dalle nostre mani l'olocausto e l'offerta; non ci avrebbe mostrato tutte queste cose né ci avrebbe fatto udire proprio ora cose come queste."

Del resto un qualcosa del genere trapela dal Salmo 95,7-9 in cui si parla di un "oggi": "È lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo, il gregge che egli conduce. Se ascoltaste oggi la sua voce! Non indurite il cuore come a Meriba, come nel giorno di Massa nel deserto, dove mi tentarono i vostri padri: mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere."

L'attesa di quel "giorno del Signore" è tema trasversale in tutta la Bibbia (25 volte di cui 8 nel Nuovo Testamento).
In quel giorno dice il Signore nel libro del profeta Isaia: "Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria." (Isaia 66,18)

L'eccezione per cui l'uomo rivedrà Dio e sentirà la Sua voce come Adamo nel paradiso terrestre sarà, infatti, regola solo in quel "giorno"; quindi, ha senso la richiesta del popolo che Mosè faccia da intermediario.

Una lettura del genere ha certamente fatto Ireneo di Lione quando per Deuteronomio 5,24: "In quel giorno vedremo, perché Dio parlerà all'uomo e questi vivrà" come si evince da questo passo estratto da suo trattato "Contro le eresie": «Quelli che vedono Dio parteciperanno alla vita, perché lo splendore di Dio è vivificante. Per questo colui che è inafferrabile, incomprensibile e invisibile si offre alla visione, alla comprensione e al possesso degli uomini, per vivificare coloro che lo comprendono e lo vedono. Infatti, la sua grandezza è imperscrutabile, e la sua bontà inesprimibile; ma attraverso di esse egli si mostra e dà la vita a quelli che lo vedono. È impossibile vivere senza la vita, e la vita consiste essenzialmente nel partecipare a Dio, partecipazione che significa vedere Dio e godere della sua bontà. Gli uomini dunque vedranno Dio e così vivranno: questa visione li renderà immortali e capaci di Dio. Questo è ciò che era stato rivelato in figura dai profeti: Dio può essere visto dagli uomini che portano il suo Spirito e aspettano senza stancarsi la sua venuta. Così dice infatti Mosè nel Deuteronomio: "In quel giorno vedremo, perché Dio parlerà all'uomo e questi vivrà" (Deuteronomio 5,24)... Colui che opera in tutti, quanto alla sua potenza e grandezza, resta invisibile e inesprimibile per tutti gli esseri creati da lui; e tuttavia non è loro completamente sconosciuto, perché tutti arrivano, attraverso il suo Verbo, alla conoscenza dell'unico Dio Padre, che contiene tutte le cose e a tutte dà l'esistenza, come dice anche il Vangelo: Dio nessuno l'ha mai veduto; "il Dio unigenito che è nel seno del Padre, egli lo ha rivelato" (Giovanni 1,18). Fin dal principio dunque il Figlio è il rivelatore del Padre, perché fin dal principio è col Padre: le visioni profetiche, la diversità dei carismi, i suoi ministeri, la glorificazione del Padre, tutto egli, nel tempo opportuno, ha fuso in melodia ben composta e armoniosa per l'utilità degli uomini. Dove, infatti, c'è composizione, c'è armonia; dove c'è armonia, c'è esatta misura di tempo, e dove c'è tempo opportuno, c'è utilità. Per questo il Verbo si è fatto dispensatore della grazia del Padre per l'utilità degli uomini, in vista dei quali ha compiuto tutta l'economia della salvezza, mostrando Dio agli uomini e collocando l'uomo a fianco di Dio; salvaguardando l'invisibilità del Padre perché l'uomo non arrivasse a disprezzare Dio e avesse sempre qualcosa da raggiungere, e nello stesso tempo rendendo Dio visibile agli uomini con l'insieme della sua economia, per impedire che l'uomo, privato totalmente di Dio, cessasse addirittura di esistere. Infatti, la gloria di Dio è l'uomo vivente, e la vita dell'uomo consiste nella visione di Dio: se già la rivelazione di Dio attraverso la creazione dà la vita a tutti gli esseri che vivono sulla terra, quanto più la manifestazione del Padre attraverso il Verbo è causa di vita per coloro che vedono Dio!» (Ireneo di Lione, Contro le eresie, 4,20,5-7)

In questo brano si trova questa perla: "la gloria di Dio è l'uomo vivente".
Verificando per la gimatria si trova una stretta equivalenza tra questi termini:
  • - Dio = "'Elohim"
    ( = 40) + ( = 10) + ( = 5) + ( = 30) + ( = 1) = 86
  • "Uomo gloria di IH(wh)"
    ( = 5) + ( = 10) + ( = 4) + ( = 2) + ( = 20) + ( = 40) + ( = 4) + ( = 1) = 86
DARE IL GIUSTO PESO
Il termine "peso" in italiano ha vari significati:
  • forza di attrazione della Terra su un corpo;
  • misura determinata con l'impiego di bilancia;
  • operazione di pesatura con bilance;
  • oggetto tarato per la pesatura;
  • un oggetto che pesa;
  • quanto pesa fisicamente o moralmente su una persona;
  • valore, importanza;
  • attrezzo metallico per lo sport.
In ebraico altresì vi sono vari modi che provocano in italiano la traduzione con la parola "peso", infatti, si ha:
  • "koboed", per peso, onore, gloria;
  • "essere pesante, essere magnifico, essere glorioso" come è Dio nel Cantico di Mosè Deuteronomio 32,3 "Voglio proclamare il nome del Signore: date gloria al nostro Dio!" per C.E.I. 1975 e "Voglio proclamare il nome del Signore: magnificate il nostro Dio!" per C.E.I. 2008;
  • "mass'a" e "mass'et", peso, carico, sentenza oracolo, profezia in genere come minaccia;
  • "mishqol" e "misheqal";
  • radicale di portare pesi, peccati, dolori da cui "seboel" "soboel", peso, portatore di pesi, facchino;
  • "oeboen", pietra, pietra per pesare, peso.
Una differenziazione è quella tra carico pesante e leggero.

Il pesante è certamente il "mass'a" e "mass'et", le cui lettere suggeriscono "acqua al fuoco (iniziale di sole ) origina ", ossia è un lavoro tale da provocare fatica, quindi, sudore.
C'è poi il "mishqol" e "misheqal", derivato dal radicale che si usa per "pesare", da cui viene il termine "Siclo", antica unità di peso ebraica di 13-10 gr. a seconda i tempi per cui un "talento" era di 3 000 sicli 40-30 Kg.
Nel concetto di Siclo pare avere importanza il bi-lettere che forma il radicale di "placare, dar da bere" , quindi, il Siclo è un modo semplice, se si ha, per soddisfare un debito in modo facile e leggero "qal" per cui, con riferimento a "mass'a" lavoro pesante, il "mishqol" allude a un lavoro leggero e veloce.

Ora, nell'enunciazione delle 10 "Parole" o "Comandamenti", sia in Esodo 20, sia in Deuteronomio 5, al 5° posto secondo la numerazione ebraica si trova:
  • Esodo 20,12 - "Onora tuo padre e tua madre, perché si prolunghino i tuoi giorni nel paese che ti dà il Signore, tuo Dio."
  • Deuteronomio 5,16 - "Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sii felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà."
Il testo ebraico entrambe le volte per "onora" usa "kaved" e l'onorare di cui lì dice in pratica si può interpretare come "dare il giusto peso" ai genitori.

Il padre e la madre, infatti, sono gli intermediari che hanno permesso che il dono divino della vita giungesse al figlio, e quel dono se riconosciuto come tale, ossia se il figlio, fa la volontà di Dio, da peso ai genitori, ne persegue gli intenti in comune col Creatore, e gli si apre la via all'eternità, come trapela dalla seconda parte di quel comandamento.

Si mette in atto così la catena che lega Dio col padre "'av" , con la madre "'em" e col figlio "ben" che sinteticamente allude a "oeboen", la pietra così definita anche quella tarata per la pesatura, per cui si consegue una trasmissione stabile di padre in figlio del dono della fede .

Secondo gli ebrei quel comandamento è l'ultimo che appartiene alla prima delle due Tavole dell'Alleanza, su cui sono i 5 positivi da compiere verso Dio, mentre nell'altra si trovano i 5 comandamenti negativi il cui rispetto assicura il giusto rapporto minimale col prossimo.

A questo punto è da ricordare il ben noto comandamento che si trova in 19,35s del libro del Levitico: "Non commetterete ingiustizia nei giudizi, nelle misure di lunghezza, nei pesi o nelle misure di capacità. Avrete bilance giuste , pesi giusti , "efa" giusta , "hin" giusto ", quindi, il "giusto" tutto deve soppesare.

Da tutto ciò ne segue l'insegnamento che è opportuno dare a ogni questione, persona o cosa il giusto peso.
Sulla questione del "peso del Signore" c'è una importante pagina nel libro del profeta Geremia di cui ho detto in "Il protovangelo di Nahum - saremo consolati dal Messia".

Ora quel termine "Massha'" ha anche il valore di sentenza e di profezia minacciosa, di peso e di carico, ma anche di "elevazione, l'innalzamento del fuoco", ad esempio il "il divampare" usato in Isaia 30,27: "Ecco il nome del Signore venire da lontano; ardente è la sua ira e gravoso il suo divampare; le sue labbra traboccano sdegno, la sua lingua è come fuoco divorante".
Con occhio alle lettere separate con quelle tre lettere viene da pensare al "salvare" () da parte di un da intendere come il N°1, l'Unico.

Questa parola usata per oracolo e peso porta a ricordare un brano di 13 versetti del libro del profeta Geremia, precisamente 23,28-40, che comprende il versetto 29 "Non è forse così la mia parola: come il fuoco, oracolo del Signore, e come un martello che frantuma la roccia?" che invita a considerare come vi siano più significati nelle stesse lettere, quindi come avviso a scrutare bene il brano.
Riporto il testo Geremia 23,28-40 secondo la traduzione C.E.I..

Geremia 23,28 - "Il profeta che ha avuto un sogno racconti il suo sogno; chi ha udito la mia parola annunzi fedelmente la mia parola. Che cosa ha in comune la paglia con il grano? Oracolo del Signore.

Geremia 23,29 - La mia parola non è forse come il fuoco - oracolo del Signore - e come un martello che spacca la roccia?

Geremia 23,30 - Perciò, eccomi contro i profeti - oracolo del Signore - i quali si rubano gli uni gli altri le mie parole.

Geremia 23,31 - Eccomi contro i profeti - oracolo del Signore - che muovono la lingua per dare oracoli.

Geremia 23,32 - Eccomi contro i profeti di sogni menzogneri - dice il Signore - che li raccontano e traviano il mio popolo con menzogne e millanterie. Io non li ho inviati né ho dato alcun ordine; essi non gioveranno affatto a questo popolo". Parola del Signore.

Geremia 23,33 - Quando dunque questo popolo o un profeta o un sacerdote ti domanderà: Qual è il peso del messaggio del Signore?, tu riferirai loro: Voi siete il peso del Signore! Io vi rigetterò. Parola del Signore.

Geremia 23,34 - E il profeta o il sacerdote o il popolo che dica: Peso del Signore!, io lo punirò nella persona e nella famiglia.

Geremia 23,35 - Direte l'uno all'altro: Che cosa ha risposto il Signore? e: Che cosa ha detto il Signore?

Geremia 23,36 - Non farete più menzione di peso del Signore, altrimenti per chiunque la sua stessa parola sarà considerata un peso per avere travisato le parole del Dio vivente, del Signore degli eserciti, nostro Dio.

Geremia 23,37 - Così dirai al profeta: Che cosa ti ha risposto il Signore? e: Che cosa ha detto il Signore?

Geremia 23,38 - Ma se direte Peso del Signore, allora così parla il Signore: Poiché ripetete: Peso del Signore, mentre vi avevo ordinato di non dire più: Peso del Signore,

Geremia 23,39 - ecco, proprio per questo, io mi caricherò di voi come di un peso e getterò lontano dal mio volto voi e la città che ho dato a voi e ai vostri padri.

Geremia 23,40 - Vi coprirò di obbrobrio perenne e di confusione perenne, che non sarà mai dimenticata".

Questa reprimenda è da intendere alla luce della valutazione che ha il "giusto", lo "tsadiq" delle parole, comandamenti, precetti, ordini del Signore?
La risposta si trova nel libro dei Salmi che col Salmo 1,1-2 inizia proprio in questo modo: "Beato l'uomo che non entra nel consiglio dei malvagi, non resta nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli arroganti, ma nella legge del Signore trova la sua gioia..." e prosegue:
  • Salmo 112,1 - "Beato l'uomo che teme il Signore e nei suoi precetti trova grande gioia."
  • Salmo 119,14 - "Nella via dei tuoi insegnamenti è la mia gioia, più che in tutte le ricchezze."
D'altronde Gesù proprio riferendosi al peso del Suo insegnamento ebbe a dire: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero". (Matteo 11,28-30)

Ora, in quei 13 versetti di Geremia le parole sogno - sogni (3), oracolo - oracoli (5), profeta - profeti (7), parola - parole (8), peso (9), e Signore (20) sono ripetute numerose volte (tra parentesi) come palese avviso di una pagina nascosta, quasi un invito a cercare di scoprirla.
Ciò detto con lo strumento di decriptazione di cui sono dotato ho cominciato a sondare il primo versetto di quel brano che riporto in ebraico:




Geremia 23,28 - Entrò nei profeti per primi a illuminare le menti - teste , che veniva () a portarsi per l'ammalare () portato dai viventi . Sarebbe stato in pienezza il Verbo - Parola in un corpo a chiudere la potenza da portare ai viventi . Porterà per l'Unico a scappare da dentro i corpi la forza che all'origine a segnarli si portò essendosi insinuato () nei corpi . Per aiutarli dentro un corpo sarà in un primogenito di un uomo per recidere del tutto dentro l'angelo venuto ad abitare nei corpi . Per l'angelo l'Unigenito in un vivente sarà una calamità !

Con lo stesso criterio ho provveduto alla decriptazione di tutto quel brano, il cui risultato è un ulteriore tassello che dimostra che trama e ordito di tutte le Sacre Scritture dell'Antico Testamento è la profezia sulla venuta del "figlio dell'Uomo", il Messia mandato da Dio Padre.

Riporto quanto ottenuto in Appendice.

I VANGELI E LA GLORIA
Nella traduzione in italiano C.E.I. 2008 i Vangeli presentano il termine "gloria" e suoi derivati complessivamente 72 volte di cui 31 nei Sinottici - Matteo 9, Marco 3, Luca 19 e 41 in quello di Giovanni.
Questo crescendo pone subito in evidenza come nello sviluppo della predicazione vi sia stata nelle prime comunità cristiane la maturazione del peso che ha avuto l'evento della resurrezione, espressione, appunto, del riconoscimento della "gloria" data da Dio a Gesù di Nazaret.
Vediamo nel dettagli cosa propongono a partire da quello di Marco, poi Matteo, indi Luca e infine in Giovanni.

Marco
  • Marco 8,38 - "Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi."
  • Marco 10,37 - "Gli risposero: Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra."
  • Marco 13,26 - "Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria."
Matteo
  • Matteo 4,8 - "Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria."
  • Matteo 5,16 - "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli."
  • Matteo 6,29 - "Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro."
  • Matteo 9,8 - "Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini."
  • Matteo 16,27 - "Perché il Figlio dell'uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni."
  • Matteo 19,28 - "E Gesù disse loro: In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele."
  • Matteo 24,30 - "Allora comparirà in cielo il segno del Figlio dell'uomo e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria."
  • Matteo 25,31 - "Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria."
Luca
  • Luca 2,9 - "Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore..."
  • Luca 2,14 - "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama."
  • Luca 2,20 - "I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro."
  • Luca 2,32 - "luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele."
  • Luca 4,5-6 - "Il diavolo lo condusse in alto, gli mostrò in un istante tutti i regni della terra e gli disse: Ti darò tutto questo potere e la loro gloria, perché a me è stata data e io la do a chi voglio."
  • Luca 5,25-26 - "Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: Oggi abbiamo visto cose prodigiose."
  • Luca 7,16 - "Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: Un grande profeta è sorto tra noi, e: Dio ha visitato il suo popolo."
  • Luca 9,25 - "Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi."
  • Luca 9,30-31 - "Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme."
  • Luca 9,32 - "Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, "videro la sua gloria" e i due uomini che stavano con lui."
  • Luca 12,27 - "Guardate come crescono i gigli: non faticano e non filano. Eppure io vi dico: neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro."
  • Luca 13,13 - "Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio."
  • Luca 17,18 - "Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all'infuori di questo straniero?"
  • Luca 18,43 - "Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio."
  • Luca 19,38 - "dicendo: Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!"
  • Luca 21,27 - "Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande potenza e gloria."
  • Luca 23,47 - "Visto ciò che era accaduto, il centurione dava gloria a Dio dicendo: Veramente quest'uomo era giusto."
  • Luca 24,26 - "Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?"
A questo punto dell'excursus si prende atto che nei Vangeli Sinottici la gloria è sempre attribuita a Dio, alle sue meraviglie, al Cristo, il Figlio dell'uomo, quando verrà alla fine dei tempi, appunto, nella gloria, e al popolo di Dio.
In Matteo 19,28 è chiaro che Gesù dichiara di essere il Figlio dell'uomo che verrà a rigenerare il mondo.
Una svolta si ha con l'episodio della visione di Gesù trasfigurato in cui gli apostoli prescelti 9,32 "videro la sua gloria".
Gesù apparve diverso, "il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante" (9,20), e Pietro, Giacomo e Giovanni sentirono una voce dal cielo: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo!" (9,35) ma "tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto." (9,36)
Nel Vangelo di Matteo, dopo l'episodio della "trasfigurazione", in 17,9 si trova: "Mentre scendevano dal monte Gesù ordinò loro: Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell'uomo sia risorto dai morti."

Giovanni
In questo Vangelo ormai la comunità cristiana ha preso atto del "peso" della risurrezione di Gesù di Nazaret per cui Lui è veramente il Cristo.
Con l'evento della risurrezione con i fatti Dio ha dimostrato di essergli Padre come Lui del resto asseriva.
Delle 41 volte che in questo Vangelo si parla di gloria riporto solo i versetti relativi alla gloria di Gesù:
  • Giovanni 1,14 - "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità."
  • Giovanni 2,11 - "Questo, a Cana di Galilea, fu l'inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui."
  • Giovanni 5,41.44 - "Io non ricevo gloria dagli uomini... come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall'unico Dio?"
  • Giovanni 7,37-39 - "Nell'ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, ritto in piedi, gridò: Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva. Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti, non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato."
  • Giovanni 8,54 - "Rispose Gesù: Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: È nostro Dio!"
  • Giovanni 12,16 - "I suoi discepoli sul momento non compresero queste cose; ma, quando Gesù fu glorificato, si ricordarono che di lui erano state scritte queste cose e che a lui essi le avevano fatte."
  • Giovanni 12,23-24 - "Gesù rispose loro: È venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato. In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto."
  • Giovanni 13,31 -"Quando fu uscito, Gesù disse: Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui. Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito."
  • Giovanni 16,14 - "Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà."
  • Giovanni 17,1-5 -"Così parlò Gesù. Poi, alzati gli occhi al cielo, disse: Padre, è venuta l'ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l'opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse."
  • Giovanni 17,10 - "Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro."
  • Giovanni 17,22 - "E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa."
Gesù in Giovanni 17,1-5 prende atto che è giunta la "sua ora" è venuto l'atteso "giorno del Signore" ed è preannunciato dal profeta Isaia: "Io verrò a radunare tutte le genti e tutte le lingue; essi verranno e vedranno la mia gloria." (Isaia 66,18)

I KERIGMA DI PIETRO
Il libro degli "Atti degli Apostoli" scritto da San Luca, riporta gli eventi degli apostoli che seguirono la passione di Gesù, infatti: "Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio." (Atti 1,3)

Il giorno della discesa dello Spirito Santo su apostoli e discepoli riuniti nel cenacolo, nella stessa mattina San Pietro iniziò la predicazione apostolica e proclamò a Gerusalemme il "kerigma" per la prima volta.
Cominciò asserendo che sotto i loro occhi si compiva la profezia dell'effusione dello Spirito di Dio del profeta Gioele 3,1-5 e dell'avvento del giorno grande e terribile che nella fattispecie dice "glorioso" in Atti 2,20 e disse: "Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret - uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene - consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l'avete crocifisso e l'avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere... Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire... Sappia dunque con certezza tutta la casa d'Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso... Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo." (Atti 2,22; 24,32-33.36.38)

Il capitolo 3,13-21 di quel libro degli Atti segnala che la predicazione continuò nei giorni successivi e riporta questo Kerigma: "Il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe, il Dio dei nostri padri ha glorificato il suo servo Gesù, che voi avete consegnato e rinnegato di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo; voi invece avete rinnegato il Santo e il Giusto, e avete chiesto che vi fosse graziato un assassino. Avete ucciso l'autore della vita, ma Dio l'ha risuscitato dai morti: noi ne siamo testimoni. E per la fede riposta in lui, il nome di Gesù ha dato vigore a quest'uomo che voi vedete e conoscete; la fede che viene da lui ha dato a quest'uomo la perfetta guarigione alla presenza di tutti voi. Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, come pure i vostri capi. Ma Dio ha così compiuto ciò che aveva preannunciato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo doveva soffrire. Convertitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi colui che vi aveva destinato come Cristo, cioè Gesù. Bisogna che il cielo lo accolga fino ai tempi della ricostituzione di tutte le cose, delle quali Dio ha parlato per bocca dei suoi santi profeti fin dall'antichità."

La risurrezione, quindi, è l'attestazione dell'avvenuta investitura; Dio ha dato la propria gloria al Suo Cristo perché gli uomini abbiano a riconoscere in Lui il Salvatore promesso.

Al capitolo 7 poi si trova il racconto del martirio del diacono Stefano e la nitida attestazione di questi: "Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio." (Atti 7,55-56)

In pratica, grazie a questa predicazione, che gli apostoli e i discepoli portarono fuori da Gerusalemme "il nome del Signore Gesù veniva glorificato." (Atti 19,18)

LA GLORIA DI DIO
Nella versione in italiano della Bibbia "gloria di Dio" si rinviene per 20 volte.
Nei libri dell'Antico Testamento tale dire si trova soltanto 6 volte, la maggior parte in libri deuterocanonici, infatti, si ha:
  • Tobia 3,16 - "In quel medesimo momento la preghiera di tutti e due fu accolta davanti alla gloria di Dio."
  • Ester 4,17(e) - "Ma ho fatto ciò per non porre la gloria di un uomo al di sopra della gloria di Dio; non mi prostrerò mai davanti a nessuno se non davanti a te, che sei il mio Signore, e non farò così per superbia."
  • Salmo 19,2 - "I cieli narrano la gloria di Dio, e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento."
  • Proverbi 25,2 - "È gloria di Dio nascondere le cose, è gloria dei re investigarle."
  • Baruk 4,37 - "Ecco, ritornano i figli che hai visti partire, ritornano insieme riuniti dall'oriente all'occidente, alla parola del Santo, esultanti per la gloria di Dio."
  • Baruk 5,7 - "Poiché Dio ha stabilito di spianare ogni alta montagna e le rupi secolari, di colmare le valli e spianare la terra perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio."
Essenziale, pertanto, è la citazione del Salmo 19,2 da cui si evince che "la gloria di Dio" è manifestata dall'opera della "creazione", quindi, è attribuibile alla sua Parola o Verbo con cui ha fatto tutto ciò che esiste.
La creazione, cui Il Verbo di Dio ha provveduto, in effetti, è la casa destinata all'eccellenza delle Sue creature, ossia "l'uomo... immagine e gloria di Dio " scrive San Paolo in 1Corinzi 11,7, infatti, l'ha pensato a propria immagine e somiglianza come insegna il libro della Genesi al capitolo 1.

Il Salmo 8,5-7 dice dell'uomo: "che cosa è mai l'uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell'uomo, perché te ne curi? Davvero l'hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato. Gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi..."

Memorizziamo quel "di gloria e di onore" "kavod vhadar" che incontreremo più volte.

Questo Salmo riguarda il peso, ossia la gloria che aveva al momento del suo concepimento nella mente di Dio, ma questa gloria, però l'ha perduta volendo essere indipendente dal Suo Creatore per cui si è trovato nudo (Genesi 3,10) della gloria di Lui, che lo rivestiva.

Ecco che ben 14 volte si trova tale espressione "la gloria di Dio" nei libri del Nuovo Testamento e tra queste in Filippesi 2,11 San Paolo definisce che il Verbo, la Parola, "Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre."
Questi è uomo e Dio, immagine del Padre, che ha risposto sì al Suo progetto e ha redento l'umanità intera.

Scrive, infatti, San Paolo nella lettera ai Romani 3,21-24: "Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio, testimoniata dalla Legge e dai Profeti: giustizia di Dio per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. Infatti, non c'è differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù.", insomma possiamo partecipare per grazia alla Sua gloria (Romani 8,17).

Non ci si deve, infatti, lasciare ingannare dalle sofferenze del tempo presente e della caducità che ci parla di fine, ma occorre essere fermi nella fede in Cristo, come asserisce San Paolo quando scrive: "Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi. L'ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità - non per sua volontà, ma per volontà di colui che l'ha sottoposta - nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio." (Romani 8,18-21)

Una conferma poi si ha nel libro dell'Apocalisse ove al capitolo 21 si legge:
  • Apocalisse 21,10 - "L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio."
  • Apocalisse 21,22-23 - "Non vidi alcun tempio in essa perché il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello sono il suo tempio. La città non ha bisogno della luce del sole, né della luce della luna perché la gloria di Dio la illumina e la sua lampada è l'Agnello."
Tutti i modi di dire in ebraico per peso, gloria, onore, quindi, sono riferibili a Lui e con i significati grafici delle lettere esplodono nei seguenti modi:
  • "koboed", Lui, il Cristo è il "solo retto ";
  • "gadol" Lui per l'uomo è "la sorte - la fortuna del Potente ";
  • "mass'a" e "mass'et", Lui è "il vivente risorto per primo " e a "salvarli () viene ()";
  • "mishqol" e "misheqal", è stato "il vivente che ha placato () il Potente ";
  • è Lui che provoca "il tornare () dal Potente ";
  • "'oeboen", Lui è "del Padre l'inviato ".
LETTERE DEL NUOVO TESTAMENTO E LA "GLORIA"
Un'esplosione di "gloria" si trova nei libri del Nuovo Testamento detti "Le lettere".
Nella traduzione italiana della C.E.I. 2008 del termine "gloria" e derivati si hanno ben oltre 11o rinvenimenti in tali libri:
  • lettera agli Ebrei, 8 volte;
  • lettere cattoliche, 22 volte, di cui 15 in 1Pietro, 5 in 2Pietro, 1 in Giacomo e 1 in Giuda;
  • lettere di San Paolo, 86 volte, di cui 25 in Romani, 8 in 1Corinzi, 3 in 1Tessalonicesi, 6 in 2Tessalonicesi, 3 in 1Timoteo, 2 in 2Timoteo, 18 in 2Corinzi, 4 in Colossesi, 8 in Efesini, 6 in Filippesi e 3 in Galati.
In queste lettere si trova sviluppata la teologia cristiana originata dalla rivelazione di Cristo Gesù.
Vediamo alcune delle perle che vi si trovano:

Lettera agli Ebrei
  • Lettera agli Ebrei 1,1-3 - Questa lettera inizia nel seguente modo parlando in modo esplicito della persona del "Figlio": "Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente."
  • Lettera agli Ebrei 2,9-10 - con riferimento al Salmo 8 di cui ho detto nel precedente paragrafo, la lettera agli Ebrei propone: "Tuttavia quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte a vantaggio di tutti. Conveniva infatti che Dio - per il quale e mediante il quale esistono tutte le cose, lui che conduce molti figli alla gloria - rendesse perfetto per mezzo delle sofferenze il capo che guida alla salvezza."
  • Lettera agli Ebrei 3,3 - "...in confronto a Mosè, egli è stato giudicato degno di una gloria tanto maggiore quanto l'onore del costruttore della casa supera quello della casa stessa."
Di Dio Cristo è "irradiazione della sua gloria", coronato di gloria e di onore, come dice il Salmo 8, per il sacrificio volontario della croce cui si è sottoposto per amore degli uomini che considera come propri fratelli, per condurre alla gloria di Dio i figli.
La Sua gloria poi è superiore a quella di Mosè perché è il proprietario, ossia il Creatore della casa ove abitano gli uomini, mentre quel profeta è solo un inquilino.

Lettere cattoliche
1Pietro
  • 1Pietro 1,7 - porta alla conclusione che dalla fede in Gesù Cristo torna la gloria per l'uomo, infatti "...affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell'oro - destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco - torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà".
    Sono nuovamente sottolineati "gloria e onore", quanto cioè il Salmo 8 attribuisce all'uomo perfetto creato da Dio.
  • 1Pietro 1,20-21 - "Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio."
  • 1Pietro 4,11 - a Gesù Cristo "...appartengono la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen!"
  • 1Pietro 4,13-16 - "nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare. Beati voi, se venite insultati per il nome di Cristo, perché lo Spirito della gloria, che è Spirito di Dio, riposa su di voi. Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o delatore. Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca; per questo nome, anzi, dia gloria a Dio."
Lo Spirito di Dio, quindi è lo Spirito della gloria che ha risuscitato Cristo.

2Pietro
  • 2Pietro 1,17 - c'è questa conferma dell'episodio della "trasfigurazione", "Egli infatti ricevette onore e gloria da Dio Padre, quando giunse a lui questa voce dalla maestosa gloria: Questi è il Figlio mio, l'amato, nel quale ho posto il mio compiacimento."

    Cristo è l'uomo perfetto compimento della creazione cantato nel Samo 8 che gli attribuisce gloria e onore.
  • Giacomo 2,1 - "Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali."
  • Giuda 7,24-25 - "A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria senza difetti e colmi di gioia, all'unico Dio, nostro salvatore, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, gloria, maestà, forza e potenza prima di ogni tempo, ora e per sempre. Amen."
Cristo giustifica i fratelli e li presenta al Padre ormai senza difetti perché arsi dal fuoco della risurrezione.

Lettere di San Paolo
Delle "lettere di San Paolo" riporto le citazioni più salienti sulla "gloria" in aggiunta a quelle che ho presentato nel corso dell'articolo.

Romani
  • Romani 1,1-5 - San Paolo nella lettera ai Romani esordisce con; "Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il vangelo di Dio - che egli aveva promesso per mezzo dei suoi profeti nelle sacre Scritture e che riguarda il Figlio suo, nato dal seme di Davide secondo la carne costituito Figlio di Dio con potenza, secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti, Gesù Cristo nostro Signore; per mezzo di lui abbiamo ricevuto la grazia di essere apostoli, per suscitare l'obbedienza della fede in tutte le genti, a gloria del suo nome..."
  • Romani 6,4 - "Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova."
La prova che Cristo pur se uomo vero nato dalla famiglia di Davide è stato costituito Figlio di Dio è grazie alla gloria riconosciutagli con la risurrezione con la quale al Suo ritorno investirà tutta l'umanità.

1Corinzi
  • 1Corinzi 2,6-8 - "Tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo l'ha conosciuta; se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria."
  • 1Corinzi 6,20 - "Infatti, siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!"
  • 1Corinzi 15,42-44 - "Così anche la risurrezione dei morti: è seminato nella corruzione, risorge nell'incorruttibilità; è seminato nella miseria, risorge nella gloria; è seminato nella debolezza, risorge nella potenza; è seminato corpo animale, risorge corpo spirituale."
Sul mistero richiamato anche nella lettera ai Colossesi si veda il paragrafo "Il mistero di Cristo" da "Il Vangelo dalle lettere di San Paolo".

Il "glorificate dunque Dio nel vostro corpo" non significa solo uomo sii degno della Sua gloria, ma siate attivi, ma anche manifestate nel vostro corpo ossia la Chiesa la gloria di Dio; l'uomo, infatti, è la gloria di Dio e il corpo di Dio nel mondo è la Chiesa di Cristo, l'assemblea degli uomini, la Sua sposa.
Come la donna è gloria dell'uomo la Chiesa lo è di Cristo, entrambe uscite dal costato la Donna da Adamo e la Chiesa dal quello di Cristo.

1Tessalonicesi
  • 1Tessalonicesi 2,12 - "...vi abbiamo incoraggiato e scongiurato di comportarvi in maniera degna di Dio, che vi chiama al suo regno e alla sua gloria."
  • 1Tessalonicesi 2,19-20 - "Infatti chi, se non proprio voi, è la nostra speranza, la nostra gioia e la corona di cui vantarci davanti al Signore nostro Gesù, nel momento della sua venuta? Siete voi la nostra gloria e la nostra gioia!"
2Tessalonicesi
  • 2Tessalonicesi 2,13-14 - "Noi però dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli amati dal Signore, perché Dio vi ha scelti come primizia per la salvezza, per mezzo dello Spirito santificatore e della fede nella verità. A questo egli vi ha chiamati mediante il nostro Vangelo, per entrare in possesso della gloria del Signore nostro Gesù Cristo."
Il Vangelo, la buona notizia di Gesù Cristo è la chiave per entrare nel Regno della gloria.

1Timoteo
  • 1Timoteo 3,16 - "...egli (Gesù Cristo) fu manifestato in carne umana e riconosciuto giusto nello Spirito, fu visto dagli angeli e annunciato fra le genti, fu creduto nel mondo ed elevato nella gloria."
2Timoteo
  • 2Timoteo 2,10 - "Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch'essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna."
Gesù Cristo salva l'uomo dalla morte e li porta alla gloria eterna.

2Corinzi
  • 2Corinzi 1,19-20 - "Il Figlio di Dio, Gesù Cristo, che abbiamo annunciato tra voi, io, Silvano e Timoteo, non fu sì e no, ma in lui vi fu il sì. Infatti tutte le promesse di Dio in lui sono sì. Per questo attraverso di lui sale a Dio il nostro Amen per la sua gloria."

    Cristo è l'uomo che finalmente ha detto "sì" al progetto del Padre.
  • 2Corinzi 3,7-11 - "Se il ministero della morte, inciso in lettere su pietre, fu avvolto di gloria al punto che i figli d'Israele non potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore effimero del suo volto, quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito? Se già il ministero che porta alla condanna fu glorioso, molto di più abbonda di gloria il ministero che porta alla giustizia. Anzi, ciò che fu glorioso sotto quell'aspetto, non lo è più, a causa di questa gloria incomparabile. Se dunque ciò che era effimero fu glorioso, molto più lo sarà ciò che è duraturo."
  • 2Corinzi 3,18 - "E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore."
  • 2Corinzi 4,4-6 - "(Agli) increduli, il dio di questo mondo ha accecato la mente, perché non vedano lo splendore del glorioso vangelo di Cristo, che è immagine di Dio. Noi infatti non annunciamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore: quanto a noi, siamo i vostri servitori a causa di Gesù. E Dio, che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di Cristo."
Cristo risorto è il sole e noi i pianeti che rifletteremo il fulgore della gloria della Sua risurrezione.

Colossesi
  • Colossesi 1,26 - "il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. È lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo."
  • Colossesi 3,4 - "Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi apparirete con lui nella gloria."
Cristo rende perfetto ogni uomo facendolo uscire dal regno della morte e purificandolo.

Efesini
  • Efesini 1,11-12 - "In lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati - secondo il progetto di colui che tutto opera secondo la sua volontà - a essere lode della sua gloria..."
  • Efesini 1,13-14 - "In lui anche voi, dopo avere ascoltato la parola della verità, il Vangelo della vostra salvezza, e avere in esso creduto, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è caparra della nostra eredità, in attesa della completa redenzione di coloro che Dio si è acquistato a lode della sua gloria."
  • Efesini 1,17-18 - "il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di lui; illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi."
  • Efesini 5,25-27 - "E voi, mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola con il lavacro dell'acqua mediante la parola, e per presentare a se stesso la Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata."
Filippesi
  • Filippesi 1,9-11 - "E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio."
  • Filippesi 2,11 - "Gesù Cristo è Signore! a gloria di Dio Padre."
  • Filippesi 3,20-21 - "La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose."

  • Galati 1,9-11 - "E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio."
APPENDICE
Decriptazione Geremia 23,28-40
Geremia 23,28 - Entrò nei profeti per primi a illuminare le menti, che veniva a portarsi per l'ammalare portatosi nei viventi. Sarebbe stato in pienezza il Verbo - Parola in un corpo a chiudere la potenza da portare ai viventi. Porterà per l'Unico a scappare da dentro i corpi la forza che all'origine a segnarli si portò essendosi insinuato nei corpi. Per aiutarli dentro un corpo sarà in un primogenito di un uomo per recidere del tutto dentro l'angelo che venne ad abitare nei corpi. Per l'angelo l'Unigenito in un vivente sarà una calamità!

Geremia 23,29 - Al mondo la potenza porterà l'Unigenito della rettitudine ad entrare insinuata dentro un corpo. Sarà ad affliggere da fuoco l'angelo che originò nei viventi la forza della perversità. Porterà della rettitudine a soffiare nei cuori l'essenza che sarà a liberare; giù lo getterà l'azione.

Geremia 23,30 - Uscirà l'angelo tra i lamenti per l'azione potente entrata. L'energia dentro dell'Unico essendo a rivivere per l'angelo che dall'origine vi viveva. La forza della perversità della vita nel giardino dentro fu a insinuarsi nel corpo; fu nell'uomo a vivere, venne a segnarli il cattivo con la perversità.

Geremia 23,31 - Uscirono per l'angelo lamenti in alto dal mondo (onde) invierà dentro l'Unico dalla destra l'Unigenito tra i viventi. Il Signore entrerà nel mondo dal serpente per rovesciarlo. Chiusa in un vivente sarà la potenza della risurrezione che riporterà energia ai viventi e belli l'Unigenito i viventi riporterà, per l'energia ricominceranno a vivere.

Geremia 23,32 - Al mondo angeli inviati furono dall'alto ai profeti, che saranno dal Potente dalla morte risorti versarono nelle menti, oracoli del Signore portarono, furono negli scritti a portarli ai viventi. E sarà la fine del peccare a venire. Per l'azione dai viventi sarà da dentro il mentitore che v'è ad uscire. Ai viventi recherà dentro il soffio nel petto riportando la purezza e l'Unigenito ad uccidere sarà il serpente. L'Unigenito risusciterà con potenza dalle tombe tutti. Sarà nei viventi a portargli il rifiuto, giù porterà la forza per finirlo. I viventi porteranno alla perversità che v'agiva del serpente il rifiuto, (in quanto) era a portargli rovine e il serpente che agisce nei viventi uscirà da questi - oracolo del Signore!

Geremia 23,33 - E bruciature saranno per la risurrezione al maledetto che lo spengeranno, lo vedranno i viventi uscire colpito. Nel mondo, dell'Unigenito portarono a uscire i profeti il desiderare la rettitudine, che entrando finisse l'origine dell'amarezza che nei viventi entrò, salvandoli. Che dall'Unico sarà nel mondo a portarsi a entrare dicevano indicando che Dio sarà nel mondo a vivere che verrà in un vivente a entrare per salvarli. La malvagità nei cuori brucerà in tutti, saranno a venire retti i viventi - oracolo del Signore!

Geremia 23,34 - Si porterà al mondo da inviato dentro a stare desidera da sacerdote di portarsi nel mondo alla vista dei viventi da una donna dal corpo; sarà un primogenito. Da vivente al rettile guai con calamità porterà, lo punirà. Scelse di spazzare il serpente nel mondo da uomo, ma nel mondo Lui portarono ad innalzare, dentro in croce fu portato.

Geremia 23,35 - La rettitudine uscirà dal Crocifisso. L'origine ha con l'acqua dal corpo, la porterà il primogenito Gesù. Guizzerà una compagna, fuori la porterà per portare agli uomini la divinità. Fratelli sarà a portare la madre nel mondo. In azione con gli apostoli uscirà, il Signore porterà ai viventi in aiuto col cibo che porterà per il mondo.

Geremia 23,36 - Porterà la Madre alla luce quel primogenito che sarà al mondo a recare un aperto rifiuto dalla croce. Dal colpo - ferita l'Agnello porterà per il peccare sbarrare la rettitudine che sarà a uscire. Un peso sarà nell'esistenza il rifiuto che ci sarà stato per il demonio che da dentro il corpo gli avrà portato. Portata fuori col soffio la rettitudine il Crocifisso con la Madre verrà in aiuto. Dentro un corpo sarà la divinità a uscire, sarà dalle midolla ad essere nei giorni del mondo portata. Scenderà da casa per desiderio del Crocifisso; Dio nel mondo sarà con gli apostoli a portare.

Geremia 23,37 - A spengere per il Crocifisso inizieranno dell'essere ribelle la maledizione entrata per l'angelo (ribelle) che fu all'origine nei viventi a entrare. L'azione degli apostoli bruciature alla perversità porterà. Nei viventi entrerà la parola del Signore.

Geremia 23,38 - Portata da (quel) primo la madre per illuminare sui guai della perversità, del Crocifisso i detti porterà in cammino. Gli apostoli con la rettitudine nel mondo avrà inviato per il ribelle una calamità. Saranno a sentire per gli apostoli un dire retto i viventi. Verranno ad aiutare dentro un corpo/popolo ad uscire questi nel mondo di salvati da (quel) primogenito. Sarà al mondo a riportarsi Lui per risorgere. Il vigore della divinità che si è ad anelare con la potenza inizieranno a rivivere i corpi. Il rifiuto finale diranno che si porterà: oracolo del Signore.

Geremia 23,39 - In cammino con gli angeli rientrerà. L'energia invierà con violenza per il dono finale. Sarà a venire la rettitudine nei viventi, l'energia li risorgerà. L'Unigenito porterà l'energia dal cuore. Dal Risorto a tutti sarà a venire la rettitudine ai viventi. Si porteranno a venire fuori dalla Città da (quel) primo risorto, inviati tutti nel Crocifisso saranno. In cammino i viventi porterà dal Potente padre e tutti così saranno a vivere. I viventi ad innalzare con la persona sarà.

Geremia 23,40 - Portati dagli angeli tutti dal Crocefisso saranno. Innalzati, saranno tra i retti a vivere nell'assemblea, guariti tutti dal peccare del serpente. Potenti vivi porterà tutti dalla morte all'eternità dei beati dal Potente. (Quel) primo Crocifisso illuminerà di rettitudine l'assemblea.

Salmo 24
Il Salmo 24 che riguarda la Liturgia di ingresso nel Santuario in cui IHWH entra nel Tempio.

Salmo 24,1 - Di Davide. Salmo. Del Signore è la terra e quanto contiene: il mondo, con i suoi abitanti.

Salmo 24,2 - È lui che l'ha fondato sui mari e sui fiumi l'ha stabilito.

Salmo 24,3 - Chi potrà salire il monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo?

Salmo 24,4 - Chi ha mani innocenti e cuore puro, chi non si rivolge agli idoli, chi non giura con inganno.

Salmo 24,5 - Egli otterrà benedizione dal Signore e giustizia da Dio sua salvezza.

Salmo 24,6 - Ecco la generazione che lo cerca, che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe.

Salmo 24,7 - Alzate, o porte, la vostra fronte, alzatevi, soglie antiche, ed entri il re della gloria.

Salmo 24,8 - Chi è questo re della gloria? Signore forte e valoroso, il Signore valoroso in battaglia.

Salmo 24,9 - Alzate, o porte, la vostra fronte, alzatevi, soglie antiche, ed entri il re della gloria.

Salmo 24,10 - Chi è mai questo re della gloria? Il Signore degli eserciti è il re della gloria.

Le porte si debbono alzare per fa entrare il Signore della Gloria è Lui 'El Shaddai.

Sant'Agostino ha commentato in questo modo quel Salmo:

Salmo 24,1 - "Salmo di David, nel primo giorno della settimana." Salmo di David, sulla glorificazione e la risurrezione del Signore che si è compiuta all'alba del primo giorno della settimana, che ormai è chiamato giorno del Signore.

Salmo 24,2 - "Del Signore è la terra e ciò che la riempie, il mondo intero e tutti coloro che vi abitano." Quando cioè il Signore glorificato è annunziato perché credano tutte le genti, e tutto il mondo diventa la sua Chiesa. "Egli stesso sopra i mari l'ha fondata." Egli stesso fermamente l'ha stabilita sopra tutti i marosi di questo secolo, affinché da essa fossero dominati e non le arrecassero alcun male. "E sopra i fiumi l'ha disposta." I fiumi scorrono al mare, e gli uomini in preda alle loro passioni si perdono nel secolo: anche su questi trionfa la Chiesa che è preparata nella carità ad accogliere l'immortalità dopo avere vinto, per mezzo della grazia di Dio, le cupidigie del secolo.

Salmo 24,3 - Chi salirà sul monte del Signore? Chi salirà all'altissima giustizia del Signore? Ovvero chi starà nel suo santo luogo? Ovvero chi resterà in quel luogo ove ascenderà, fondato sopra i mari e preparato sopra i fiumi?

Salmo 24,4 - "L'innocente di mani e puro di cuore." Chi dunque salirà lassù ed ivi resterà, se non colui che è innocente nelle opere e puro nei pensieri? "Chi non ha impiegato in vanità l'anima sua." Colui che non ha abbandonato la sua anima alle cose effimere, ma, rendendosi conto che essa è immortale, ha desiderato la ferma e immutabile eternità. "E non ha giurato al suo prossimo nell'inganno." E perciò senza inganno, così come semplici e non ingannevoli sono le cose eterne, si è presentato al suo prossimo.

Salmo 24,5 - "Egli riceverà la benedizione del Signore, e misericordia da Dio sua Salvezza."

Salmo 24,6 - "Questa è la generazione di coloro che cercano il Signore." Così infatti nascono coloro che lo cercano. "Di coloro che cercano il volto del Dio di Giacobbe." Cercano invero il volto di Dio, che ha donato la primogenitura al nato più tardi.

Salmo 24,7 - "Alzate, o voi principi, le porte." Tutti voi che cercate il primato fra gli uomini, togliete di mezzo, affinché non vi ostacolino, le porte della cupidigia e del timore, che voi stessi avete innalzato. "Ed elevatevi, porte eterne." Ed elevatevi, porte della vita eterna, della rinunzia al secolo e della conversione a Dio. "Ed entrerà il Re della gloria." Ed entrerà il Re, nel quale senza superbia ci glorieremo; il quale, vinte le porte della mortalità ed aperte per sé quelle celesti, ha adempiuto quanto ha detto: "Rallegratevi, perché io ho vinto il secolo."

Salmo 24,8 - Chi è questo Re della gloria? Nell'ammirazione la natura mortale è presa da timore e chiede: "Chi è questo Re della gloria? Il Signore forte e potente" , che tu hai ritenuto debole e soggiogato. "Il Signore potente in battaglia." Palpa le cicatrici e constaterai che sono guarite, e che la debolezza umana è stata restituita all'immortalità. Si è dissolta questa debolezza, propria delle creature terrene, quando la potenza del Signore ha vittoriosamente combattuto con la morte.

Salmo 24,9 - "Levate le porte, o voi principi." Di qui già si va al cielo. Griderà di nuovo la tromba del profeta: Levate le porte, anche voi principi celesti, che avete [collocate] negli animi degli uomini che adorano la milizia del Cielo. "Ed elevatevi, porte eterne." Ed elevatevi, porte della giustizia eterna, della carità e della purezza, per cui mezzo, l'anima ama l'unico vero Dio, e non fornica sotto l'imperio dei molti che son chiamati dei. "Ed entrerà il Re della gloria." Ed entrerà il Re della gloria, onde intercedere per noi alla destra del Padre.

Salmo 24,10 - "Chi è questo Re della gloria?" Perché anche tu principe della potestà di questo cielo ti stupisci e chiedi: "Chi è questo Re della gloria? Il Signore delle virtù, Egli è il Re della gloria." E già vivificato nel corpo, ascende sopra di te colui che è stato tentato; si innalza sopra tutti gli angeli colui che è stato tentato dall'angelo prevaricatore. Nessuno di voi ostacoli o freni il nostro cammino per essere adorato da noi come Dio; né principato, né angelo, né virtù può separarci dall'amore di Cristo. È meglio sperare nel Signore piuttosto che sperare nel principe; in modo che chi si gloria, nel Signore si glori. Vi sono senza dubbio virtù preposte al governo di questo mondo, ma "il Re della gloria è il Signore delle virtù."

Nel testo ebraico Signore è ripetuto 6 volte e 1 volte c'è la parola Dio , al versetto 5 ove si trovano anche le lettere del nome di Gesù in nostra "salvezza".

Decriptati in "El Shaddai, il petto generoso e San Giuseppe, il nutrizio" col mio metodo quei 10 versetti ci parlano del Cristo come si può leggere qui appresso:

Salmo 24,1 - In un nato si portò nel sangue. A vivere in questo portò nel corpo la potenza. Il Signore entrò in terra, si portò dai viventi per accompagnarli. Indicò ad una famiglia che il Potente si portava. Fu una luce sulla casa a stare della famiglia ove entrò.

Salmo 24,2 - Così fu che Lui dall'alto nei giorni visse. Fu in pienezza per aiutare il mondo a recarsi dall'alto. Un angelo a chi lo partorì portò indicazione. Fu la rettitudine a recare degli angeli da inviato nel mondo.

Salmo 24,3 - Un vivente fu. Fu dall'alto a entrare ad abitare nel mondo in un corpo il Signore. Si portò tra i viventi a stare colui che è la speranza. In un vivente dentro il luogo del Santuario recò.

Salmo 24,4 - Un puro ci fu. La rettitudine del Verbo fu tra i viventi a portare, dentro per aiutare nel cuore, da dentro una donna. Nei corpi rifiuterà con una energia bruciante di Dio la distruzione che l'angelo superbo aveva recato. Si portò il serpente ad incontrare nel settimo (dei giorni). Dai viventi il verme uscirà.

Salmo 24,5 - Fu a riaccendere l'originaria benedizione. Ai viventi venne il Signore a riportare giù la protezione. Per versarla al mondo in un vivente la divinità entrò; fu in Gesù a portarsi.

Salmo 24,6 - Colpì nel mondo l'essere impuro. Ai corpi delle generazioni la risurrezione porterà ai viventi, da dentro la verserà il dono. Dalle persone sarà così a spazzarlo dal grembo; da un foro la potenza gli uscirà.

Salmo 24,7 - La risurrezione che l'Unico porterà brucerà il nemico li cambierà. Ricominceranno i risorti a essere retti in vita riportati per l'uscita dell'angelo che la distruzione recava. A sciogliere sarà l'eternità e sarà a casa a riportarli all'Unico Re per entrare nella gloria.

Salmo 24,8 - I viventi saranno con Questi ad entrare nel Regno. Entreranno nella gloria del Signore forti, portati tra gli angeli in alto, condotti con i corpi. Dal Signore, scorrendo da dentro. riporterà nei corpi dei viventi il vigore della vita che uscì.

Salmo 24,9 - Il Risorto per primo, Gesù, con il corpo saranno i viventi a vedere che la risurrezione che era anelata recò. Il risorto che per primo si portò, il Verbo crocifisso che vivo si rivide, li avrà condotti dal Potente. Vivi porterà per stare a casa uniti i viventi. Un camminando dal mondo alla gloria.

Salmo 24,10 - A vivere staranno con Lui. Questi entreranno nel Regno dal mondo ove a spegnere avrà portato a sufficienza la perversità. Su a casa dell'Unico li avrà portati avendo finita la perversità delle origini. Nei viventi il serpente la rettitudine entrata avrà spento. Portato alla porta l'avrà calpestato.

a.contipuorger@gmail.com

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