BibbiaWeb.net - di Alessandro Conti Puorger

Decriptare la Bibbia - di Alessandro Conti Puorger Autore   Contatti    Cerca      Home     
BibbiaWeb 2010  
Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraicheLettere ebraiche e codice Bibbia - Clicca qui per consultareParlano le lettere

Tutti gli articoli di BibbiaWeb LETTERE EBRAICHE E CODICE BIBBIA...

"SCRUTATIO" CRISTIANA DEL TESTO MASORETICO DELLA BIBBIA
di Alessandro Conti Puorger

Roma, Ateneo Salesiano, con gli studenti del corso biblico
Università Pontificia Salesiana UPS di Roma
I Parte  incontro, ore 8,45-10,30 del 21 Aprile 2010
II Parte incontro, ore 8,45-10,30 del 28 Aprile 2010

Il vostro professore Christopher Owczarek, che conosco dai tempi del suo seminario, curioso spettatore della mia ricerca nel campo della Bibbia in ebraico, mi ha chiesto di presentarvi la mia esperienza; lo farò nella I Parte.
Tutto quello che ho scritto nel mio sito - oltre 110 articoli innovativi, per ora - è nato da tale esperienza e più di 250 persone ogni giorno prendono almeno una pagina di quanto ho scritto, il che mi fa grande piacere.
Nella II Parte fornirò alcuni elementi che danno un supporto a quanto produco.

I PARTE - LA MIA ESPERIENZA, LA "SCRUTATIO" - COM'È NATA L'IDEA
Cattolico, ingegnere, 45 anni di matrimonio, tre figlie, nonno per ora di 8 nipoti, ho un "hobby", scrutare il Testo Masoretico (T.M.) della Bibbia Canonica ebraica detta anche TaNaK (acronimo di Torah, Nebiaim profeti e Ketubim scritti vari, le tre parti del T.M.).
Entrato nel cammino neocatecumenale, per la preparazione alla S. Pasqua del 1980 presi visione del Seder o Ordinamento per la Pasqua ebraica, un libretto ove c'erano anche parole in ebraico con lettere grandi in caratteri rabbino quadrato e mi colpirono le lettere di Pasqua "Pesach".
Nei precedenti 40 anni di vita forse non avevo mai notato simili segni.
Colpito, mi dissi le lettere ebraiche sono immagini, disegni che esprimono qualcosa e scattò lo spirito del boys-scout con la pertinacia nel seguire le tracce, tanto che quelle lettere sempre più m'affascinano.
Nel frattempo m'ero dotato del "Novum Testamentum Graece et Latine" di Augustinus Merck, perché desidero fondazioni sicure e nei vocabolari greco e latino controllavo i significati d'alcune espressioni degli scritti cristiani, ma sentivo che per "l'Antico Testamento" mi mancavano ebraico ed aramaico.
Avere fondazioni sicure, se possibile arrivare alla roccia ed accorgersi dei problemi anche da poche tracce è, infatti, essenziale nel campo dell'ingegneria e penso ancor più nella ricerca biblica.

COSA FECI?
M'informai sull'alfabeto ebraico e seppi che aveva 22 segni, tutti solo consonanti, di cui 5 a fine parola cambiavano forma (tra parentesi).

( ) ( ) ( ) ( ) ( )

Disegnai le 22 lettere su cartoncini bianchi 21x31 cm. con pennarello grosso nero e nel tempo libero le fissavo per captare il messaggio grafico che ciascuna mi trasmetteva, poi, a matita, scrivevo sotto le impressioni, che al modificarsi cancellavo e lasciavo le ultime stabilizzate.
Dopo 3 mesi per più dei 2/3 delle lettere il significato si era stabilizzato e, se pur non coscientemente, continuavano a lavorare sulle 6-7 restanti, sì che al mattino, al riaccendersi del mio calcolatore mentale, mi fornivano suggerimenti.
Cercai tra gli alfabeti delle antiche scritture del bacino mediterraneo come s'era sviluppato il segno, fino al rabbino quadrato, per verificare se c'era stata permanenza di un messaggio grafico residuo e la risposta mi parve positiva.
Comprai un vocabolario ebraico-aramaico (uso F. Scerbo - Firenze 1912) e mi dicevo, se non vi sono vocali e se le lettere sono disegni, icone, ideogrammi, le parole ebraiche si dovrebbero poter anche vedere come rebus; ogni lettera un concetto e l'insieme di questi dovrebbe fornire un predicato della parola.
Nel frattempo ero riuscito a procurarmi i seguenti testi:
  • "Bibbia masoretica in Ebraico/Aramaico" di The British & Foreing Bible Society;
  • "The New Englishmans Hebrew/Aramaic Concodance" - Wigram, Hendricson;
  • "Dizionario Teologico dell'Antico Testamento" - E.Jenni, C.Westermann, Marietti.
Trovai un libro di geroglifici "A Concise Dictionary of Midle Egyptian (Faulkner Griffit Institute. Oxford 1986)" e me ne vennero idee per definire quel terzo di restanti lettere; avevo così la chiave della serratura a 22 scatti per entrare nella Bibbia ebraica e per ogni lettera riempii una scheda per fissare le idee con la ristretta rosa di significati individuati (in colonna a destra Home di questo sito).

Scoprii che gli egiziani avevano anche un alfabeto e che la loro scrittura era un sistema complesso; ogni parola è definita sotto più prospettive, con:
  • Segni di valore logografico che indicano l'oggetto e l'azione semplice, con ideogramma com'è oggi per i segnali stradali e turistici, per i comandi delle auto, ecc...il disegno della pianta di una casa indica una casa, quello di un uomo con una coppa indica bere, di una vela gonfia indica vento...
  • Segni fonetici-alfabetici, non riuscendo i segni a rendere i pensieri astratti e i tempi dei verbi, la problematica fu risolta con un alfabeto di 24 segni l'antenato degli alfabeti, riferiti a consonanti e con segni bi o tri-consonantici, per indicare due o tre segni assieme.
  • Segni di valore determinativo, per individuare con pittogrammi la categoria del concetto di cui si parla e definire la parola. (Ad esempio, se in italiano passo si scrivesse senza vocali, vale a dire pss, ci sarebbe il dubbio tra passo movimento, passo montano, pesos moneta spagnola ecc e per indicare che s'intende il camminare gli egiziani avrebbero posto accanto a pss il segno di due gambe, se invece fosse un passo montano accanto alle lettere pss avrebbero indicato una montagna e per pesos il segno di moneta.)
Conclusi che c'è stata per XIV secoli una notte dei geroglifici eppure la ricerca biblica non li ha pienamente usati anche dopo la scoperta della stele di Rosetta pur se la Torah dice di sé che è stata scritta da un ebreo egiziano.

VOCABOLARIO A TAPPETO
Il resto l'hanno fatto loro, le lettere ebraiche, grammatica e i verbi ebraici poco mi interessavano, le traduzioni parola per parola non erano il mio problema, volevo verificare la mia idea che si consolidò con i seguenti elementi:
  • Nei testi biblici le vocali furono inserite con puntini solo dopo Cristo, all'epoca del Talmud ed essendo l'ebraico antico scritto con sole consonanti, le parole di per sé possono avere più significati.
    Ad esempio, se l'italiano si scrivesse solo con consonanti, trovando un CN non si saprebbe se indica CaNe/i, CaNa, CuNa, CuNeo/i, CoNo/i, CeNa/o/e, CiNe, CiNa; perciò, mi dissi, potrebbero coesistere più letture del testo biblico oltre a quelle ingessate dalle traduzioni tradizionali.
  • Non v'erano i segni per identificare lettere di fine parola.
  • I testi più antichi della Bibbia ebraica avevano lettere tutte egualmente distanziate e non si distinguevano le singole parole e conclusi che:
    1. occorrevano esperti per individuare le parole della divisione dei testi attuali;
    2. il dividere in quel modo le parole è già una decriptazione;
    3. si sarebbero potute ritagliare anche parole diverse;
    4. ogni lettera poteva allora anche avere un significato singolo e dar luogo ad ulteriori significati al testo.
  • La punteggiatura è assente e non si sa a priori dove comincia e finisce la frase e in un certo senso il lettore "inventa" taglio, parole, frasi e ritmo; tuttavia, il testo presenta taluni vuoti, buchi, che indicano che si sta cambiando passo.
  • Lo spazio bianco, allora, è come una lettera che significa, aperto, entra, esci, spazia, ma non è il vuoto, e l'ebraico antico viveva anche di quegli spazi che non si dovrebbero alterare, mentre le nostre traduzioni di fatto li alterano.
  • Mi resi conto che, come è tipico delle lingue semitiche, ogni parola ebraica discende da un radicale; in genere di 2 il più delle volte di 3 e raramente di 4 lettere.
Singolare, plurale, maschile, femminile, pronomi possessivi, tempi dei verbi, preposizioni, incrementano il nocciolo duro del radicale con ante e post fissi.
Propongo l'esempio delle consonanti ebraiche LBN , se si trovano nella Bibbia, tenuto conto che le vocali non esistevano, si sa solo che sono il radicale del concetto di "bianco": LaBaN è ciò che è in bianco, denti, abiti, capelli (e nome proprio Labano padre di Lia e Rachele fratello di Rebecca, forse albino), LeBaNa è il bianco, il plenilunio, LeBoNa è l'incenso bianco, LiBeNe è il pioppo, LeBaNon è la montagna bianca, il Libano e LeBeN (in arabo è il latte).
Nelle lingue indoeuropee non è così, in quanto, se prendiamo ad esempio in italiano le tre consonanti M-R-T vediamo che MaRiTo, MaRTe, MeRiTo, MiRaTo, MiRTo, MoRTaio, MoRTe, MuRaTo, eMeRiTo, eMiRaTo hanno pochi punti in comune, perché, diversamente dalle lingue semitiche, la vocale fa parte della struttura significativa della parola.

Con un lavoro pignolo mi feci un vocabolario personalissimo, solo di radicali.
Presi il vocabolario Scerbo e il Dizionario Teologico dell'Antico Testamento e di ogni vocabolo individuai il radicale d'origine e per ciascun radicale in una pagina scrivevo le parole e i loro significati in italiano, poi in calce alle singole pagine, in rosso, con i significati grafici che avevo individuato per la singola lettera fornivo alcuni predicati al radicale stesso per vedere se erano in grado di descrivere in qualche modo i concetti sottesi da quelle parole e mi convinsi che in generale s'ottenevano discorsi logici e accettabili.
Il lavoro, che impegnò il mio tempo libero per almeno 6 mesi, mi fece prendere però confidenza con le parole ebraiche pur se non ne curavo la pronuncia.
Mi resi conto che la lettura dei segni delle singole parole ebraiche può fornire predicati del concetto che vogliono sottendere il che è utile, come sa bene il vostro professore Owczarek che spesso usa tale aspetto nelle omelie.
In definitiva sono nato dall'interno delle parole.
Ogni parola è una stringa d'immagini che evocano concetti che associati danno una rosa di predicati in grado di descrivere qualcosa in più sulla parola.
Di fronte a parole antiche ebraiche di cui non si sa il vero significato, pensavo, si può disporre di un'utile forma d'indagine per propendere verso una soluzione.

LE LETTERE DELLA MIA "SCRUTATIO"
Cominciò a venirmi l'idea che il testo ebraico biblico contenesse profezie integrali sul Messia criptate con le lettere.


Pensai... dalla lettura per parole, che in definitiva è la prima faccia, o meglio l'epidermide, spuntano come isole solo rare profezie esplicite, la minima parte, e immaginai il basamento dell'iceberg, il più della visione profetica biblica, sommerso, ove le sponde erano convergenze... come i testi del servo di Iahwèh.
Ogni versetto biblico in ebraico dell'Antico Testamento per me, quindi, era da scrutare, cioè da passare attentamente al vaglio, da esplorare, da aprire.
Pur se il versetto è strano o pare inerte, di fatto, pensavo, essendo nelle Sacre Scritture deve parlare con le lettere dello Spirito che le pervade, del Cristo.
Ricopio allora il versetto con le lettere ebraiche e lo leggo anche lettera per lettera dando ad ogni singola lettera ebraica una stretta rosa di significati fissi con riferimento alla storia di Cristo, al Messia, che ormai è nota dal Nuovo Testamento.
L'intero alfabeto simboleggia la potenza di Cristo, infatti, l'Apocalisse (21,6 e 21,13) a Lui l'attribuisce: "Io sono l'alfa e l'omega, principio e fine".
Penso a Lui ed alle lettere finché ne viene un discorso sensato che Lo riguarda che, essendo in modo biunivoco collegato al testo sacro in ebraico prima della storia che s'è verificata in Cristo Gesù, considero profezia insita nel testo.
Questo è un accenno, ma più avanti riprenderò questo discorso.

È questa la forma di "scrutatio" particolare, con aspetti di preghiera e meditazione, che vi vorrei trasmettere.

Farò ora alcuni cenni su come sono pervenuto ai vari significati delle lettere.

- 'alef, numerale 1, in egiziano un falco, l'Horus, è l'Unità, l'Unico, l'Unigenito, il primogenito di molti fratelli, l'inizio, l'origine, l'iniziazione, il primo, il principio, l'iniziatore, l'iniziazione.


- bèt, numerale 2, pare un padiglione di una tenda, è la pianta di una casa, ci parla della Sua casa, infatti, di casa "bajit" è la lettera iniziale, della Sua famiglia, del Suo abitare nella terra, ma anche della casa nei cieli, dell'interno dell'uomo, della tenda del convegno.


Se guardiamo come è fatta è come la 20 lettera la resh che come vedremo vuol dire corpo, testa, ma ha una base fissa, è dove si abita, infatti, si dice per il corpo che "è la nostra casa d'argilla":

- ghimel, numerale 3, significa cammello, sembra l'ideogramma di due gambe di uno che cammina, ci parla del Suo entrare in cammino con noi, del correre, dell'accorrere, dello scorrere, del far scappare il demonio.


- dalèt, numerale 4, è una mano aperta, un battente di una porta di cui è l'iniziale "dalet", ci parla del Suo aiuto, del suo impedire al male di superare i limiti, del suo battere per noi il nostro nemico, del suo alt e basta al male del mondo.


- , numerale 5, è un recinto aperto, un campo, un giardino, il mondo da Lui creato, ci parla di entrare e di uscire e di aprire, di un fuori.


- waw, numerale 6, il segno egiziano è un uccellino, ma è disegnato come un bastone, il Suo vincastro, ci parla del Suo condurci, del portare sulle spalle la pecora perduta, del recarci al Padre, ma è anche un'asta quella che gli forò il costato, il bastone che colpì la roccia e fece scaturire acqua e... sangue.


- zajin, numerale 7, pare una mazza, un attrezzo, ci parla del colpire, del ferire, delle Sue ferite, dei colpi ricevuti, ed è anche sinteticamente il pronome "questo/i". Un braccio con un'arma, esempio: segno Samaritano.


- chet, numerale 8, in egiziano una corda intrecciata, indica stretto, costretto, la forma della lettera ci parla di un ambiente chiuso, della tomba, ma anche di un'assemblea, di uno stare stretti, di un luogo nascosto. È come la lettera He, la 5, ma il recinto è chiuso, quindi chiuso chiusura.


- tet, numerale 9, segno egiziano della bellezza di NFR, è la lettera più bella, ci parla della bellezza, dell'amore, di un pozzo sigillato, del Suo cuore, della sorgente d'acqua viva, dell'utero di sua madre, del nostro cuore che vuole aprire, le viscere di un sacrificio, il cuore e tutto l'intimo.


- jod, numerale 10, in egiziano era un giunco fiorito, è la più piccola di tutte le lettere, ma senza di quella non ci sarebbe nulla, il suo ricciolo è praticamente in tutte, è come un pugno chiuso, una forza, l'esistenza, l'essere, l'inizio del Suo Santo Nome, Io sono, Iahwèh.


- - Kaf, numerale 20, in egiziano era una tazza e così pare anche se girata, una coppa, è liscia fuori ed internamente, è un vaso, una coppa, la cavità di una mano, la cavità di un trono, ci parla di pulizia, di lindore, di rettitudine, è la Sua essenza è retto.


- lamed, numerale 30, in egiziano un serpente, è l'unica lettera che alza la testa al di sopra delle altre, ci parla di potenza, di un potente che può essere buono, il Potente, ma anche cattivo, il serpente che vuole alzare la testa ed essere il primo, è la testa del faraone con il suo serpente sacro a diadema, indica anche guizzare.

un serpente sulla testa .

- - mèm, numerale 40, è la lettera iniziale di acqua da cui viene la vita e anche idea di madre, ci parla di Sua Madre Miriam e delle acqua del battesimo.

la dea egiziana Mut la madre di Ammon

- - nun, numerale 50, nell'egiziano è un'onda l'energia del dio Nun, un'energia, un inviato, un Suo angelo, un Suo apostolo, ci parla della vita angelica, ma anche dell'angelo nemico e ribelle.

uomo egiziano che saluta manda l'energia buona!

- samek, numerale 60, indica un cerchio chiuso che da idea di pienezza, ci parla perciò di essere ripieni, della pienezza che solo Lui ci può dare, ma è anche il foro nel Suo costato, un circolo, un avvolgere, di un giro, dei gironi del cielo e degli inferi, del girare intorno, della luna piena.

Una stoffa che si arrotola o si srotola

- 'ajin, numerale 70 sono i due occhi, due orecchie, due narici, parla di sentire, vedere, ascoltare, in egiziano era un braccio e ha anche l'idea di agire.


- - , numerale 80, è a tutti gli effetti una bocca aperta, basta guardarla, di cui è l'iniziale in ebraico "Pé", ci parla del Suo volto, della Parola, del Verbo, del parlare, del soffio e del soffiare.


- - sade, numerale 90, sembra una strada che sale o scenda da una valle, implica il salire, l'alzarsi, il su, e viceversa, il giù, il discendere.
I geroglifici che indicano fratello SN, sorella SNT, confratelli, SNWT "di stessa discendenza", "da stessa promanazione" riportano per la biconsonante SN il segno di una freccia verticale.


- qof, numerale 100, pare una coppa che si svuota che rilascia un liquido, quindi vuotare, rovesciare, vomitare, ma anche del dietro di una testa, di un occipite, del piegarsi, dell'atto di sedere, del curvarsi.


- resh, numerale 200, a tutti gli effetti è una testa di profilo di cui è l'iniziale "r'osh", come abbiamo visto per la lettera lamed perciò indica testa e ciò che v'è in essa la mente, ma anche corpo e per traslato il Suo corpo, il Suo popolo e così la Sua Chiesa.


- S'in e Shin, numerale 300, ha tre fiamme è un fuoco, è luce, è ardore, un calore, ci parla di illuminazione, della Sua Risurrezione, ma anche delle fiamme dello Sheol.
Nel segno sinaitico sembra di scorgere il sole che nasce dietro il monte.


In egiziano accendersi","rischiararsi","il bianco","il brillante","il luminoso", si indica così come la seconda figura ove il sole con tre raggi è il determinativo che serve a puntare l'attenzione su questa manifestazione.

- taw, numerale 400, è una testa col velo davanti, ci parla di un morto, in corsivo però è una croce, ci dice della Sua Santa Croce, del Crocifisso, del crocifiggere, ma anche di un segno + il più semplice per indicare una volontà, un'indicazione, una scelta, un termine, un confine, una fine, completo, il tutto.


ALCUNE PAROLE DA ESEMPIO
Iahwèh Come non iniziare con il Nome dei Nomi, Iahwèh .
Riporto 6 letture del Tetragramma sacro, vale a dire delle 4 lettere della parola Iahwèh che indica il Nome che Dio si è dato e che si legge da destra a sinistra:
  • Sarà ad uscire , si porterà nel mondo .
  • Sarà dal mondo a portarci fuori .
  • Una mano chiusa si apre per portarci ad un'altro mondo .
    (La Yod è come una mano che si chiude, ma non prende nulla; perciò forza.)
  • Forza che fuori ci porterà dal mondo .
  • Forza che da un campo ci porta ad un (altro) campo .
  • L'Essere dal mondo (campo aperto) ci conduce al giardino (campo aperto).
Il Signore da un pascolo all'altro ci conduce!

Le 4 lettere del nome di Dio dagli ebrei non sono mai pronunciate; per leggere tale nome nelle preghiere è usata la parola "A'-do-nai" - il mio Signore - altrimenti semplicemente "ha-Shem" - il Nome.
Oggi la corretta pronuncia del Tetragramma si dice dimenticata, ma era usata nel Tempio dal Gran Sacerdote nel rituale dello Jom Kippur e i rabbini la insegnavano ai loro studenti più bravi una volta ogni sette anni e li ammonivano, perché se ne avessero fatto un uso pubblico sarebbero stati puniti con la perdita del mondo a venire.
Per la cabbalah il Tetragramma è lo "Shem havayah", cioè il "Nome che fonda l'esistenza" e i maestri del Talmud insegnano che le 4 consonanti permettono di scrivere hwh = hyh = yhh, ossia howeh passato, hayah presente e futuro yeheh.
Il Tetragramma si potrebbe tradurre con essere stato, essere e sarò; non è perciò un nome come l'intendiamo generalmente, ma una sua attitudine dinamica che possiamo captare, cioè la Sua apertura nella creazione alle tre dimensioni e al tempo: l'Essere che permane nel tempo che scorre.

"Pesach" Pasqua Nella mente, scattano i significati delle lettere:
  • Bocca, apertura, parlare.
  • Pienezza, cerchio, avvolgere, riempire.
  • Stretto, chiuso, assemblea, tomba, prigione.
  • Si parla in cerchio stretti : una riunione;
  • bocca si apre del cerchio chiuso : liberazione;
  • aprire la bocca rotonda della tomba : risurrezione;
  • parlare in cerchio in assemblea : l'hagaddah;
  • parlare con la luna piena in assemblea : festa;
  • la bocca riempire tra gli stretti : la cena sacra con i consanguinei.
Padre "'Ab" Origine, primo della casa .

Madre " 'Am" Origine della vita .

Fratello "'Ach" Unito strettamente , uno dell'Assemblea .

Amare Uniti aprire una famiglia/casa .

Plenilunio "koesoeh" da così falce a così pienezza prima volta .

Servo "'aeboed" agisce in casa aiutando .

Libro "sofer" rotolo che parla alla mente/testa .

Legge "Torah" per compierla/compiuta/tutto si porta col corpo al mondo , indica si porta col corpo al mondo ; in croce porta il corpo nel mondo .

LE REGOLE PER LA "SCRUTATIO"
Aperti i primi versetti, mi resi conto che si poteva andare avanti e fissai le regole ed i significati stabilizzati che avevo dedotto in modo da lavorare in qualità ("Parlano le lettere").
Per iniziare una traduzione per decriptazione delle Sacre Scritture del testo del canone ebraico, ovviamente, è da dare per postulato che:
  • esiste un testo nascosto;
  • la criptatura fu attuata con metodo standardizzato;
  • che nel testo, oltre le parole che portano a quello esterno, vi sono tracce per individuare il testo nascosto.
Quando in un testo vi sono parole ripetute, o si parla di sogno, visione, oracolo, sigillo, sigillato, scritto sulle due facce, vino... sono un segnale che implicano una visione doppia e un testo sottostante particolarmente pregnante.
  1. La prima regola è rivolgere il pensiero a Dio, al Verbo, Suo Figlio, ed alla storia della salvezza. ll Catechismo della Chiesa Cattolica n° 102 insegna: "Dio attraverso tutte le parole (e io dico lettere) della Sacra Scrittura, non dice che una sola Parola, il suo unico Verbo, nel quale dice se stesso interamente."
  2. I versetti del testo biblico vanno scritte senza segni aggiuntivi delle vocali.
  3. Le lettere s'in e shìn si riducono ad un'unica lettera.
  4. Le 22 lettere ebraiche sono segni leggibili anche come pittogrammi, ciascuna separata con i significati prefissati della chiave data, non mutabile.
  5. La lettura che si può fare con i soli segni è lo sfondo su cui è da leggere il messaggio, ma si possono trovare anche lettere vicine per formare altre parole da tradurre col vocabolario ebraico (le chiamo parole guado).
  6. I verbi della criptatura non sono declinati e per le parole ricomposte con più segni i verbi vengono in genere presentati dai soli radicali.
  7. Dalle parole guado e dai radicali l'eventuale la hé può essere recessiva. Se necessario l' si può aggiungere o togliere, ma se si toglie va tradotta o inserita nella parola successiva.
  8. I vocaboli sono in genere al singolare.
  9. Le preposizioni in genere mancano. (Gershom Scholem: "il linguaggio di Dio di cui parlano i cabbalisti, non ha grammatica" conferma le regole 6, 8 e 9)
Le regole sono 9, ai tempi di Gesù erano 7 perché la 2 e la 3 non occorrevano essendo i testi senza segni di vocalizzazione, il che fa pensare ai sette sigilli del libro dell'Apocalisse sciolti solo dall'Agnello, il soggetto della criptatura.

Nel seguito darò per scontato che ciò sia possibile e che tale tipo di lettura sia stato un ritrovamento, in quanto è mia opinione che esisteva ed era praticata, come vedremo da vari accenni.

UN VERSETTO COMPLETO
Chiarisco con l'esempio della lettura di un versetto completo con quelle regole.
L'inizio e la fine del versetto sono le sponde di un corso d'acqua da passare a guado con il discorso-percorso e la lettura con i segni singoli è come acqua che scorre da monte a valle, ma chi lo criptò ha lasciato tracce scegliendo le parole, le pietre sulle quali altri sono riusciti a guadare.
Si tratta di trovare queste tracce, vale a dire parole:
  • già intere nel testo ebraico esterno;
  • come a) con altre vocali, quindi con significato diverso dal testo esterno;
  • per unione di due o più segni contigui che forniscano un concetto, verbo, sostantivo o altro in ebraico o che si trovino nella stessa parola d'origine sia con i segni di fine d'una parola e d'inizio della successiva formando parole nuove.
Queste parole sono le pietre su cui poggiare il percorso da seguire nel guado per arrivare all'altra sponda del percorso che considero pre-tracciato.

Riporto da esempio chiarificatore la traduzione d'un versetto:

Zaccaria 2,11 - "A Sion mettiti in salvo, tu che abiti ancora con la figlia di Babilonia."


Vicino ad ogni parola tradotta indico il segno che l'ha evocata.

"Fuori si porta . È sceso l'Essere recandosi con energia fuori alle acque , il potente Cuore dell'Essere si è portato con la luce in casa confinato dentro completamente dentro dentro guizza ."

Il significato con la traduzione segno per segno in genere è sufficientemente raggiunto, ma per calare il discorso nella tradizione delle letture profetiche ed avvicinarlo al pensiero di chi l'ha scritto cerco le parole guado.
Ho indicato con sottolineatura le possibili pietre del guado:
  • l'Essere recando l'energia fuori = la colomba ;
  • s'è portato con la luce in casa = ha abitato (c'è luce, casa abitata);
  • confinato dentro completamente = l'arca ;
  • dentro dentro = nell'intimo .
Ora, le posso sostituire a quei predicati: "Fuori si porta . È scesa la colomba ; alle acque , il potente Cuore dell'Essere che ha abitato l'arca nell'intimo (gli) guizza ."

La decriptazione che si colloca nella linea della tradizione biblica ed evangelica - pare il battesimo di Gesù - rispetta le regole e sembra rispondere alle tracce lasciate dall'autore è: "Fuori si porta. È scesa la colomba alle acque, il potente Cuore dell'Essere che ha abitato l'arca nell'intimo gli guizza."

La traduzione è congruente con le 9 regole del criptato e di per sé è profezia vista compiuta dai Vangeli.
Consiglio di guardare attentamente il versetto in ebraico cercando di scorgere le parole guado non trascurando nessuna lettera; se poi ce né anche una che non torna col pensiero che vi pare di captare è segno che quel pensiero va scartato.
Procedendo con lentezza ed a tappeto si può passare ai versetti contigui cercando di collegarli ed alla fine, dopo un processo d'iterazione e controllo, senza tradire o truccare le regole si perviene alla "scrutatio" di capitoli completi.
All'inizio si sarà impacciati, ma l'esercizio continuo fa entrare nel grande gioco e fa stare in continuo col pensiero alla storia della salvezza.

COSA HO CONSEGUITO
Leggendo non parola per parola, ma LETTERA PER LETTERA, dando valore d'ideogramma alle lettere della Bibbia nel testo ebraico o aramaico secondo metodo e regole di "Parlano le lettere" ottengo testi di II livello che definisco Protovangeli (vedi: "Vangeli e Protovangeli").
Ciò mi provoca un gran pathos, perché è visitare ambienti antichi e trovare oggetti che altri entrando non hanno ancora visto che c'erano.
Quanto ottengo ha aspetti che comportano un qualche livello di soggettività, ma essendo riproducibili e verificabili hanno pure aspetti oggettivi.
Con questa grande ricerca mi preme trasmettervi:
  • il seme del desiderio di avvicinarsi alle singole lettere ebraiche come aiuto capace di rivelare ed aprire la parola di Dio;
  • un modo di meditare e spaziare su tutto il testo ebraico/aramaico biblico.
Sono un uomo che mi ritengo amato, infatti, ho trovato in un libro di tradizione ebraica: "Chiunque abbia conoscenza e rispetto delle lettere (ebraiche) è beneamato sia in alto che in basso" e l'amore è diffusivo.

UN "VAI PURE AVANTI!"
L'8 Gennaio 1998, perché il metodo ormai definito avesse un atto di nascita formale e un autore, inscrissi alla SIAE (Società Italiana Autori Editori) un testo "I Segni Sacri ebraici rivelano la Parola" che produssi in poche copie per uso personale.
L'8 Febbraio 2000 inscrissi alla SIAE un ulteriore testo, più ampio, con esempi di decriptazione "Geroglifici Segni Ebraici - Una rivisitazione delle Scritture".
Per esternare la ricerca mi tratteneva un sottile dubbio: starò facendo una cosa buona o è contraria a quanto spetta ad un buon "cattolico".
L'8 Dicembre 2000, l'Immacolata Concezione, spinto da spirito d'obbedienza, scrissi una lettera al Cardinale Ratzinger, allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, inviando una copia degli ultimi miei scritti precisando che avevo intrapreso una traduzione "lettera per lettera", della Bibbia ebraica in quanto ogni lettera ebraica la leggo anche come un pittogramma. Da tale particolare traduzione - effettuata rispettando sempre i significati di tutti i segni e le regole che ho trovate e ho predichiarate - spunta un testo nascosto con una profezia completa sul Messia, ove, veramente, si compie ciò che dice Gesù: "...scrutate le scritture... sono proprio esse che mi rendono testimonianza." (Giovanni 5,39).

Dicevo che, non volendo celare questo dono di Dio e timoroso per la sacralità del tema, prendevo il coraggio nella fede d'inviagli, per l'incarico che riveste nella Chiesa, una sintesi che intende chiarire quanto accennato, in quanto "Il meglio delle primizie del tuo suolo lo porterai alla casa del Signore tuo Dio." (Esodo 23,19), certo che lo Spirito Santo mi avrebbe guidato per Suo tramite.
Dopo una settimana, il 14 Dicembre 2000, mi rispose che aveva ricevuto il libri, ma la problematica che sollevavo è molto complessa e mi suggeriva di prendere contatto con un professore di Sacra Scrittura.
In sintesi, con diplomazia ed umiltà, mi consigliava di rivolgermi ad un esperto, ma non diceva stai sbagliando o sei fuori dal seminato.
Conoscevo il vostro professore Owczarek, divenuto appunto dottore di Sacre Scritture proprio il giorno prima, il 13 Dicembre 2000, festa di Santa Lucia.
Ero stato, infatti, presente alla discussione della sua tesi e lui s'era interessato alla mia ricerca in più riprese in incontri di ore in cui esponevo quanto producevo; perciò ero in contatto con un dottore di Sacra Scrittura e lui mi chiama "Rabbino".
Della lettera allora non seppe, perché arrivò che era già in Polonia e da li sarebbe andato Kenia; conclusi "stai in pace hai fatto il dovuto e non ti è stato detto no".
Ho portato così avanti con cautela l'idea e l'ho approfondita per farla conoscere e nella seconda metà del 2004 sono apparsi i miei primi scritti in Internet.

UN DISCORSO COLLATERALE E CONCLUSIONE
Faccio un esempio di decriptazione più vasto e apro un discorso collaterale.
Ritengo che tante questioni della tradizione giudaico-cristiana come la caduta dell'angelo ribelle e l'odio di tale angelo e dei suoi compagni per l'uomo, siano insiti nelle Sacre Scritture, lette in un certo modo, visto che lo stesso Gesù (che non mi è lecito pensare citasse libri apocrifi) lo vedeva precipitare come una folgore.
Faccio l'esempio dei seguenti versetti Genesi 10,5-10 in cui il testo pare voglia fornire solo notizie più o meno storiche in cui il Cristo non trapela: "Da costoro derivarono le nazioni disperse per le isole nei loro territori, ciascuno secondo la propria lingua e secondo le loro famiglie, nelle loro nazioni. I figli di Cam: Etiopia, Egitto, Put e Canaan. I figli di Etiopia: Seba, Avìla, Sabta, Raama e Sàbteca. I figli di Raama: Saba e Dedan. Ora Etiopia generò Nimrod: costui cominciò a essere potente sulla terra. Egli era valente nella caccia davanti al Signore, perciò si dice: 'Come Nimrod, valente cacciatore davanti al Signore. L'inizio del suo regno fu Babele, Uruch, Accad e Calne, nel paese di Sennaar.'"

Col sistema di cui ho detto ho ottenuto questo testo:

"Per vivere da dio, nel mondo l'angelo a separarsi si portò dall'Unico ove stava. Fu ad entrare con l'orgoglio a stare nei viventi dentro la terra. Della purezza originaria fu a spogliarli. Per rinnovarli portò il Potente per salvarli il Verbo. Si chiuse nella prescelta Madre. A casa dell'orgoglio fu ad entrare a vivere. E il Figlio fu a chiudersi nella Madre. Per la rettitudine recare ai simili si portò tra i viventi. Giù nel corpo fu dalla Madre a portarsi il Verbo, e nell'utero recò rettamente l'energia che in azione invierà. E sulla casa degli angeli furono così a recarsi le luminose schiere. Si portarono ad annunciare che s'era il Potente nel mondo portato per cessare la perversità del cattivo dai viventi. Al mondo si recava per capovolgere l'oppressione. Il primogenito portò; del Figlio fu il corpo alla vista. Dalla Madre uscì alla luce. In una casa per la prima volta si portò alle mammelle un angelo. E la rettitudine si portò alla luce. Fu partorita per venire dall'angelo ribelle che la perversità originò nel mondo. L'ammalare del serpente nel mondo sarà a portare alla fine da un forte/uomo dentro la terra. Lui dall'essere in alto in un corpo scese per essere un povero. In una persona fu il Signore per agire nel cammino; inviò la forza dell'Unico a vivere in un corpo nella casa dell'angelo ribelle. In cammino nella prigione a caccia del serpente in persona ci fu il Signore. E finalmente al mondo ci fu dal corpo di una Donna con il vestito di un vivente il Re per la risposta a casa al serpente a portare. A dimorare reca l'Unigenito la rettitudine dall'essere impuro ed a tutti gli angeli (ribelli) che entrarono in terra, che brucerà con l'energia il nemico."

Quanto ottengo ovviamente non intende minimamente far considerare superate le traduzioni, ma presenta un'altra faccia del testo sotto un particolare aspetto.
Ho trovato un detto per i targumisti, traduttori in lingua corrente aramaico dei testi della Tanak in ebraico, che dice: "Chi traduce in modo assolutamente letterale è un falsificatore, chi aggiunge un qualcosa è un blasfemo".
Ciò che sembrava paralizzante per il targumista può stare ad indicare che i dotti si lamentavano perché le traduzioni eliminavano il criptato, indi ogni traduzione è limitante e non si potevano fare commenti che non uscissero dal testo.
Nel mio caso il decriptato è un commento che esce dal testo!
A chi è portato a liquidare l'idea non posso che:
  • ricordare che nell'Asino d'Oro d'Apuleio si legge: "è deplorevole cocciutaggine insistere a tenere per fesserie certe cose solo perché si odono per la prima volta o si vedono di rado o sembrano superiori al comune comprendonio";
  • la scienza chiede che le idee eterodosse, le sole da cui ci si può aspettare scoperte interessanti, siano protette, incoraggiate e discusse seriamente (Senatore Marcello Pera);
  • suggerire d'entrare nella meccanica delle traduzioni e nella loro consistenza verificando il rispetto delle regole enunciate.
Il gioco in sé è affascinante, premia con personali soddisfazioni e fa vivere all'ombra delle Scritture e spero susciti il desiderio di scrutare le Scritture, in quanto: "Un albero buono non può produrre frutti cattivi" (Matteo 7,18).
Vi presento ora il mio ultimo lavoro, i quattro capitoli decriptati con questo metodo del libro dei Giudici relativi alla storia di Sansone di cui all'articolo "Nella gloria, Sansone - piccolo sole - annuncia il Messia", un proto-vangelo totale.
Tra l'altro, come leggerete, Sansone è l'angelo di Apocalisse 10,1-4 e 10,8-10 e il libro aperto che aveva in mano, da non mettere sotto sigillo, l'ho individuato nel testo decriptato della sua storia in Giudici 13-16 che riguardano l'Agnello.

II PARTE - ALCUNI SUPPORTI AL MIO SCRUTARE - COSA CONSIGLIO
Ciascuno nella propria vita deve esprimere, interpretare e studiare la Torah, è un dovere naturale anche noi, ebrei acquisiti, nati dal ceppo della Torah o Legge di Mosè, perché fratelli di Gesù di Nazareth che la Torah deve compiere.

"Il Talmud racconta che quando l'Ebreo è sottoposto al Giudizio Divino dovrà rispondere a tre quesiti: Hai lavorato con onestà? Ti sei dato da fare per procreare? Hai fissato dei tempi per lo studio della Torah?"

Nello studio della Torah non importa il livello o i risultati qualitativi raggiunti, mentre vale il poter dire ogni giorno, da tal ora a tal altra, costi quello che costi, studio... come avviene per l'Ufficio delle Ore, perché è lavoro per la salute dello spirito da nutrire anche se non c'è appetito, meglio se si fa con piacere.
È bene che ognuno copi la Torah almeno una volta; vi ho detto come faccio, e non vedo l'ora di svegliarmi per far ciò, è un modo per ricevere e dare amore.
Tutti siamo chiamati a procreare figli nella fede con l'annuncio del Vangelo, ma è doveroso dedicare parte della propria vita per nutrire il proprio spirito, componente essenziale del nostro essere, e ciò risulta buono anche per gli altri.
Il Talmud 'Eruvin 13b dice: "La Torah ha settanta volti; queste e quelle sono le parole del Dio vivente"; perciò la Torah per gli ebrei non è un testo fisso, ma è lasciata libera la possibilità di più interpretazioni.
Nell'ebraismo circola l'idea che alla fine dei tempi ogni credente scriverà un proprio Sefer Torah ed il Talmud ('Avodà Zarà 5a) afferma: Quando verrà il Meshiah? Quando nasceranno tutte la anime che debbono nascere; cioè, ogni anima potrà dare il proprio contributo alla rivelazione dei settanta volti della Torah ed alla ricostruzione del Santuario; ognuno dia il suo!
Nei versetti che sembrano senza importanza pur se non ce ne rendiamo conto, lo Spirito, è lì... altrimenti dovremmo depennare versetti e versetti e cominciarci a domandare quale sono quelli buoni, mentre le Sacre Scritture, vanno prese integralmente: "la Scrittura non può essere annullata". (Giovanni 10,35)
Aggiungo che è meglio ricevere le Scritture, così come... erano, cioè nel modo, o almeno con i segni con cui furono redatte, se si è in grado.
So bene che il Cristiano non ha bisogno di essere un erudito e che gli apostoli predicarono il Vangelo ai pagani senza bisogno del testo ebraico, perché "La fede dipende dalla predicazione e la predicazione a sua volta si attua per la parola di Cristo" (Romani 10,17) cioè dall'annuncio del Kerigma, eppure ogni cristiano è pur sempre un teologo, perché investito del dono dello Spirito.
Nel vostro caso, poi, sto parlando a chi guarda alla Bibbia per captarne tutti i suoi aspetti, anche come specialisti, e non solo come cristiani o ebrei, perciò, consiglio fraterno, dotatevi anche di un testo in ebraico della Tanak.
I Vangeli pur se erano in greco, sono pieni di riferimenti ai versetti del testo originale della Bibbia, utili per chi volesse attingere ai testi con le vere lettere.

PER LA TRADIZIONE EBRAICA
Un pensiero del genere evidentemente ha mosso nel passato molti studiosi in quanto l'insieme di quei testi Sacri "...non va visto come una semplice sequenza di segni atti a trascrivere parole e frasi...; nella tradizione esoterica si scopre che ad ogni lettera è stato attribuito un fondamento della conoscenza religiosa stessa, e questa si basa sulle lettere quali ricettacoli della potenza divina." (G.Mandel, "L'alfabeto ebraico" - Mondadori)

Le lettere erano scritte sul trono di Dio e furono create prima del mondo.
Dice Genesi 1,1 "In principio Dio creò il cielo e la terra"


e alcuni rabbini hanno osservato: cosa in effetti creò per prima?
Alcuni rabbini guardando tale versetto si sono soffermati e a considerare dopo le prime parole


cioè dopo In principio Dio creò, si sono fatti la domanda: cosa in effetti creò Dio creò per prima?
Stando strettamente alle lettere viste come isolate e non con la loro veste anche grammaticale la risposta è: dapprima creò cioè l'alfabeto essendo tali due lettere la prima e l'ultima di quello.
Poi dette il nome e l'esistenza al cielo e la terra


e a tutte le cose che esistono, perché dare il nome è l'inizio dell'esistenza.

Dice San Paolo "Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui" (Colossesi 1,16-17) che è il Nome dei nomi.
Le lettere Dio creò, le combinò, le pronunciò e le cose furono create... Sia la luce e la luce fu; indi le lettere hanno un seme del Suo Spirito, poi le consegnò a Mosè (Esodo 32,16) con le tavole "Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole".
Le tavole erano perciò anche l'esempio di come si doveva scrivere, il codice di scrittura... ed erano due tavole... ricordiamocelo!

Per i rabbini ortodossi, le Sacre Scritture, solo se scritte con i segni originari ebraici, sono da ritenute vive e solo il testo in ebraico ha tale particolarità.
Ciò, non solo per il fatto comune ad ogni testo che l'originale è preferibile alle traduzioni, onde evitare alterazione del pensiero dall'autore, ma perché, tra testo originale con i caratteri ebraici/aramaici ed il tradotto, v'è la stessa differenza che c'è tra una persona in carne ed ossa e la sua fotografia.
La foto non dice tutto del soggetto perché coglie soltanto un atteggiamento e radiografie e altri esami certificano tracce di vita solo se eseguiti sull'originale.
Nel libro "Le Dieci Parole" (di Marc-Alain Ouaknin rabbino, dottore in filosofia, direttore del "Centre d'etudes Juives Aleph" a Parigi - Ed. Paoline 2001) ho trovato questo pensiero:

"Si tratta dell'idea d'incarnazione. Questa idea c'è familiare più di quanto si creda comunemente. Per le due tradizioni, quella cristiana e quella ebraica, Dio entra nella Storia, l'infinito nel finito. Per i cristiani, Dio diventa uomo, il Verbo, - la Parola - diventa carne; è un'incarnazione nella carne. Per gli ebrei, Dio diventa testo. Dio si manifesta in un testo e nei suoi limiti. Un testo della Cabbalah afferma: Dio e il testo della Torah sono tutto uno."

Sono convinto che nel testo ebraico circola il Suo Spirito.
È poi da ricordare "...Il Signore impose a Caino un segno..." (Genesi 4,15).
Il segno più semplice è una + eguale al corsivo dell'ultima lettera , lo prese dal Trono la tracciò col proprio dito e ciò avvenne dopo che Caino uccise Abele.
Fu profezia del dono della Torah di cui la + = è la prima lettera.
Poi col Suo dito Dio scrisse le tavole... non uccidere!
Le 4 lettere centrali dell'alfabeto, lette da destra dicono: "Sono il Re" .



("Alfabeto ebraico, trono di zaffiro del Messia")
Le 18 lettere laterali, 9 a destra e 9 a sinistra, sono il trono, l'alfabeto è il supporto del Suo Regno, le Sacre Scritture sono la sua reggia di verità e Gesù di Nazaret, soggetto di tutto l'alfabeto è il Re; "Dunque tu sei re? Rispose Gesù: Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato... per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce" (Giovanni 18,37)

PERCHÉ LE LETTERE AVREBBERO TALE PROPRIETÀ
I primi scritti e la tradizione si propongono riferibili a Mosè ed alla sua scuola.
Certamente la tradizione vuole dirci che almeno alcuni scritti in quei tempi ci furono ed allora, come avrebbero potuto scrivere XIII secoli a.C.?
Conclusi: con segni ideografici misti egiziani sinaitici - elaborati ad hoc.

Quegli scritti, sostengono di sé d'essere stati prodotti da Mosè nell'area cuscinetto tra Egitto e Babilonia (Palestina, Siria, Libano, Fenicia, Sinai) ove passava la comunicazione tra quei due imperi, ove circolavano messaggi criptati, alla cerniera delle concezioni delle scritture, la nel XIII-X secolo a.C., tra l'esodo degli ebrei dall'Egitto ed il regno di Salomone, si produsse un cambiamento del modo di scrivere e dalle scritture ideografiche più antiche, che evocavano il concetto con immagini (si vedeva un segno, indicava una casa e si diceva casa), si passò a scritture moderne basate su segni che evocano nella mente i suoni della parola usata per l'oggetto o l'atto che si vuole indicare (si vedono i segni di 4 lettere c a s a che evocano il suono della parola casa, si legge casa e si pensa ad una casa).
I libri del Pentateuco, con gli altri della Bibbia ebraica, mi si sono rivelati messaggi con due facce come un tappeto:
  • l'esterna, visibile con normale lettura, in cui gli elementi sono le singole parole;
  • l'interna, sottostante, segreta, supporto dell'ordito e della trama teologica, il cui l'elemento è la singola lettera ebraica vista come immagine.
Ritengo che nelle scuole del Tempio generazioni e generazioni d'allievi, i seminaristi d'allora, erano esercitati a produrre scritti sulla storia d'Israele o preghiere e inni che avessero la prima faccia leggibile per tutti e la seconda criptata per rifarsi agli usi antichi.
I migliori risultati evidentemente erano raccolti e conservati, poi ai tempi di Esdra e Neemia vennero raccordati tra loro; infatti, l'epopea del Messia si ripete negli scritti sacri in forme diverse, ma convergenti.
Esisteva, peraltro, il vezzo di scrivere Salmi e inni o cantici, in cui ogni versetto inizia con una lettera seguendo la serie alfabetica, segno per dire al lettore... guarda le lettere... e il testo che s'ottiene leggendo anche in altro modo!
Un raccontino istruttivo o midrash tratta di un proselito, cioè un simpatizzante dell'ebraismo, che chiese ad un Rabbino mentre studiava la Torah, "Come posso studiare tutto questo?" si sentì rispondere: "Comincia con l'alfabeto, continua con le Scritture, e quindi vai avanti con la Misnà e la Ghemarà". Sentito ciò, pensò e concluse: "Come farò a studiare così tanto?" e se ne andò.
Presi alla lettera quel consiglio è proprio da iniziare con l'alfabeto!

LA TRADUZIONE IN GRECO DEI 70
Negli ultimi 2000 anni si è creata una lacerazione tra i cristiani e i fratelli ebrei, che è possibile ricucire stante i testi comuni di partenza, ma, aggiungo, è più facile se si risale a quelli prima delle traduzioni.
Per il Cristianesimo la traduzione in greco della Bibbia, detta dei LXX, fu atto poi accolto a ragione dalla Chiesa come ispirato da Dio perché permise appoggiare la predicazione e divulgare la parola divina tra i pagani.
La tradizione ebraica vide invece la traduzione quale imprecisa parafrasi per i gentili e limite alla ricchezza della Torah, una tragedia, insomma, tanto che la considerano completata nell'8° giorno di Tevet e il Shulcha 'Aruch - Orach Chayim 580 osserva che "l'oscurità discese nel mondo per tre giorni", infatti il digiuno dell'8° di Tevet (X mese lunare dopo Nisan o IV dopo Rosh ha Shanah) si unisce a quello del 10° giorno a ricordo dell'inizio dell'assedio di Gerusalemme da parte dei Babilonesi, preludio alla distruzione del Tempio.
Diviene così chiaro il messaggio nel prologo del traduttore in greco del Siracide (libro non è accolto dal canone ebraico della Bibbia, ma solo nel canone cristiano): "Siete dunque invitati a farne lettura con benevolenza e attenzione e a perdonare se, nonostante l'impegno posto nella traduzione, sembrerà che non siamo riusciti a rendere la forza di certe espressioni. Difatti le cose dette in ebraico non hanno la medesima forza quando sono tradotte in altra lingua. E non solamente questa opera, ma anche la stessa legge, i profeti e il resto dei libri conservano un vantaggio non piccolo nel testo originale."
Il vantaggio, intraducibile con altri alfabeti, è tutto il testo ebraico che c'è sotto e che la traduzione non fa trapelare perché ingessato in una foto e non fa volare con l'idee delle lettere ebraiche sulla altre possibilità di lettura del testo senza vocali con lettere equispaziate, senza versetti, senza indicazione di parole.
Il cristianesimo, portatore dell'annuncio di un fatto però poco ne risentì, perché detentore di un'esperienza diretta dell'incontro con la persona.
Gli ebrei dopo le guerre Giudaiche e la diaspora evidentemente persero l'uso d'altre letture a tappeto del testo con le lettere e solo nel medioevo la tradizione ebraica Cabbalah sentì l'esigenza e riprese a sondare il testo con altre letture che portarono a conclusioni mistiche, ma non l'hanno fatto a tappeto.
Nelle lettere però dei Sacri Testi c'è la possibilità di un riavvicinamento, perché di fatto parlano in modo totalizzante del Messia, il Cristo che attendono.
Il midrash (da drsh-cercare, ricerca in forma di parabola) tratto da Megillah 9 che parla di come la Bibbia fu fatta tradurre in greco conferma che l'originale ebraico delle Sacre Scritture ha peculiarità intraducibili nelle altre lingue.

"Re Tolomeo Lagos (308/247 a.C. sul trono dal 285 quando abdicò il padre Tolomeo I Sotere figlio di Lago nobile macedone amico d'Alessandro Magno. "La lettera di Aristea" 150-100 a.C. in greco racconta come nel III secolo a.C. fu tradotta la Bibbia in greco) entrò nella sua enorme biblioteca in Alessandria, osservò con orgoglio gli scaffali fittamente stipati e chiese al suo bibliotecario Demetrio se esisteva un'opera che non si trovasse là. - Si - rispose il bibliotecario - la Bibbia degli ebrei qui manca. - Allora Tolomeo scrisse una lettera al gran sacerdote Elasar a Gerusalemme e lo pregò di inviare ad Alessandria dei dotti che conoscessero la lingua greca. Elasar gli mando 72 anziani, sei per ogni tribù. Il re li collocò, separati gli uni dagli altri, in 72 case sull'isola di Faro senza dir loro a che scopo li avesse chiamati. Quindi li provvide di cibo e bevande e chiuse le porte. Poi andò da ciascuno e gli disse: Scrivimi la Torah del vostro maestro Mosè in traduzione greca. Allora il Santissimo - sia gloria a lui - diede nel loro cuore un medesimo pensiero acciocché tutti concordassero in un identico progetto di versione. Essi decisero di tradurre vari passi della Torah staccandosi dal testo originale per renderli più comprensibili alla mentalità greca. Per esempio tradussero il passo - La lepre sia per voi impura - con il brachipodo sia per voi impuro -, perché il soprannome di re Tolomeo era Lagos, cioè - lepre - In tal modo vollero evitare di offendere il re e coprirlo di ridicolo. Dopo 72 giorni le traduzioni furono compiute e tutte concordavano tra loro in modo sorprendente, parola per parola, insieme con tutte le omissioni e le aggiunte; così sorse la traduzione dei 72, insomma dei 70, detta Septuaginta. Soddisfatto del nuovo tesoro della sua biblioteca Tolomeo Lagos rimandò in patria i traduttori con ricchi doni."

Il racconto, aldilà delle parti incredibili, afferma che quel re credeva d'avere la Bibbia degli ebrei tradotta in greco, invece aveva solo un progetto di versione con omissioni ed aggiunte, confermando l'idea dei mistici dell'ebraismo e dei rabbini che affermano che il testo in ebraico contiene di più, in quanto senza i segni originali si ha solo un'impronta dell'originale.

IL CRISTO, IL MESSIA
Il credo finale dell'ebraismo e del cristianesimo sono identici, venuta del Messia e risurrezione, basati sulle Sacre Scritture ebraiche, parola di Dio, che l'hanno profetizzato, da cui vanno scrutati i passi che parlano di Lui.
Partenza e arrivo sono gli stessi, ma il cristiano crede nel Messia Figlio di Dio già venuto una prima volta, morto in croce e risorto che tornerà nella gloria.
L'ebraismo ha le Sacre Scritture dell'Antico Testamento nella veste integrale, per contro il cristianesimo ha una foto, le Sacre Scritture dell'Antico Testamento in greco, ma crede nella testimonianza di un incontro di chi ha visto la sintesi esistenziale, Gesù di Nazaret, il Cristo onde, il supporto delle Scritture è meno importante.
Usando il testo ebraico integrale ci capiremo meglio, potremo andare entrambi alla comune fonte e vedere che la storia di Gesù di cui ai Vangeli è in modo totalizzante nelle stigmate, cioè nei segni, delle Sacre Scritture ebraiche e non solo in sporadiche profezie discusse dagli ebrei, perché ciascun versetto ne parla attraverso quelle lettere, e sul fatto che le lettere vanno riferite al Messia e alla sua storia l'ebraismo potrebbe essere d'accordo.
Noi con l'annuncio dell'incarnazione del Figlio, Parola o Verbo di Dio, in Gesù di Nazaret abbiamo ricevuto quanto in effetti attendevano gli ebrei.
Come mai i farisei credevano nella risurrezione e i sadducei no?
I farisei avevano anche una lettura diversa e riconoscevano la Torah orale!
Anche il versetto che pare più lontano, uno che pieno di nomi, numeri, perfino una "sciocca" elencazione della Tenak è da vedere come una pagina che si attua in "Parola di Dio" che è da esplicitare.
Cristo integrale è uscito dalle Scritture per incarnarsi in una persona e divenire per l'umanità Torah vivente, quella che gli ebrei portano in processione e rivestono con mantello e corona, perché in quei rotoli circola lo Spirito di Dio.
Noi abbiamo preso quelle pagine da una traduzione greca e da quella siamo arrivati alle nostre Bibbie nelle varie lingue, fotografie sotto una certa angolatura di quelle Scritture che portano solo al ricordo, ed è nel cuore che vibra la persona vera conosciuta grazie alla tradizione degli apostoli che l'hanno vista e hanno ricevuto dalla viva voce gli insegnamenti.
Il testo ebraico fornisce il DNA della persona, in quanto ogni lettera ebraica, come ritengo, ha significati propri ove circola lo spirito del Vivente.
"Voi scrutate (eraunate-scrutamini) le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza... Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto." (Giovanni 5,39-46) e scrutare... è più di leggere, è bramarle, amarle, entrarci dentro.

Nel discorso della montagna con: "In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto" (Matteo 5,18) lo stesso Gesù sostiene che ogni lettera ha valore e prima aveva detto: "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento." (Matteo 5,17)

Nella Torah, come si legge, però, rari sono passi riferibili a Lui che la compie in toto pur dove non capiamo, quindi, di tutta la sua vita vi deve essere traccia.
Sotto tale luce è da rileggere la pagina dei discepoli d'Emmaus di Gesù che spiega come ottenere riferimenti a Lui dalla Scritture, Mosè, Profeti e Salmi.

Per chi conosce le Scritture in ebraico l'attività dello scrutare ha bisogno d'una breve iniziazione, in quanto comporta aver visto un quid senza il quale non si può leggere ed a tale riguardo, il Vangelo (Giovanni 2,22) osserva: "Perciò quando risuscitò dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo e credettero alla Scrittura e alle parole che aveva pronunciato Gesù", crederono a "come" Gesù leggeva le Scritture (Giovanni 20,9): "Non avevano infatti ancora capito la Scrittura: che egli cioè doveva risuscitare dai morti."
Non le avevano capite, ma allora le avevano lette e dove le avevano lette!

La nota della Bibbia di Gerusalemme a tale versetto dice: "L'evangelista non cita alcun testo, vuole sottolineare lo stato di impreparazione dei discepoli circa la rivelazione pasquale, nonostante le Scritture", però poi il commentatore non indica alcuna scrittura tra le Scritture.
Il Cristo nei Vangeli, infatti, dice di varie profezie su di Lui che non trapelano dall'Antico Testamento con l'immediatezza e l'autorevolezza con cui Lui le propone e queste che Gesù dice esservi ma non si trovano esplicitamente, si potrebbero trovare con una lettura particolare di tipo "profetica" dei testi canonici ebraici.
Quando Paolo di Tarso annuncia il Kerigma dice: "Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici." (1Corinzi 15,3.4)
Le Bibbie commentate, al riguardo, o non commentano, o dicono che si tratta di generici riferimenti al complesso delle Scritture.
San Paolo è vero, vide il Cristo, rimase cieco per alcuni giorni, poi gli caddero squame dagli occhi, cioè, interpretò, capì che la favola che credeva tale e che si legge sotto il testo con le lettere era vera e subito nelle sinagoghe poté, senza altra preparazione, predicare il Cristo integrale, perché l'aveva già disponibile dalle scritture grazie agli studi col grande rabbunì Gamaliele.
Anche Gamaliele, risulta dal libro degli Atti, non si oppose all'idea del Cristo, perché? L'aveva "letta" nelle Scritture.
Eppure Paolo dichiara: "Null'altro io affermo se non quello che i profeti e Mosè dichiarano che doveva accadere, cioè che il Cristo sarebbe morto, e che, primo tra i risorti da morte, avrebbe annunziato la luce al popolo e ai pagani." (Atti 26,22b.23), ma nella Torah di Mosè letta in modo normale non si trova.

GESÙ DEI VANGELI E LA LEGGE E I PROFETI
Dal dire di Gesù "perché di me ha scritto" (Giovanni 5,46) ci s'attende di trovare nella Torah di Mosè profezie sul Messia - missione, resurrezione dei morti, tempi a venire e segni che compirà - chiaramente riferibili a Gesù di Nazaret.
Leggendo quei testi sono poche, però, le pagine di profezie di tipo messianico certe e piene che Gesù attesta, tant'è che non tutti quegli ebrei - che pur le leggevano e pensavano di credere a Mosè - credettero in Gesù; ed oggi, pur leggendole, restano della loro idea, oppure hanno individuato altri come Messia.
Per contro una gran massa d'ebrei ebbe a credere, su ciò è da meditare.
La predicazione, morte e risurrezione di Gesù raccolse a Gerusalemme per la prima Pentecoste un primo nucleo fedele di ebrei "il numero delle persone radunate era circa 120" (Atti 1,14-15) da cui nacque la Comunità di Gerusalemme.
Gli Atti degli Apostoli indicano in 3.000 il numero di convertiti nella Pentecoste del 30 d.C. (Atti 2,41e 2,48), cresciuto a 5.000 di soli uomini (Atti 4,4), a cui altri s'aggiunsero (Atti 5,14; 19,20) fino a raggiungere molte migliaia (Atti 21,20); infatti, la Chiesa di Gerusalemme "cresceva moltiplicandosi in modo sorprendente grazie a Giacomo, che il Signore aveva ordinato vescovo e che la governava amministrandola in modo più che retto." (Recogniziones Pseudo Clemente I 44)
La Chiesa di Gerusalemme dei convertiti raggruppatisi attorno alle "colonne" Giacomo, Cefa e Giovanni (Galati 2,9), era formata da:
  • ebrei poveri e bisognosi (Atti 6,1);
  • uomini "gelosamente attaccati alla legge" mosaica (Atti 21,20);
  • alcuni farisei (Atti 15,5) che evidentemente credevano anche alla Torah orale;
  • vari ellenisti (Atti 6,1) e numerosi erano gli ebrei della diaspora;
  • vari sacerdoti (Atti 6,7).
Non tutti quindi quelli che aderirono al cristianesimo erano sprovveduti davanti alle Sacre Scritture ebraiche, ma credettero, quindi trovarono qualcosa che era insito nel loro pensare eppure oggi, dalle Sacre Scritture si perviene a profezie su Gesù-Messia con esegesi, allegorie, raggruppamenti di testi, con la "reductio ad absurdum" d'interpretazioni giudaiche e adattamento di passi che li fanno riferire i singoli ad eventi dell'economia cristiana, ma in modo velato.
Vari sono poi gli aspetti degli insegnamenti dell'Antico Testamento non in linea con lo spirito del Cristo dei Vangeli e Gesù in più occasioni si discosta dai precetti che si ricavano dalla lettura di Mosè, come i Vangeli rilevano, col risultato che alcuni ebrei ne rimasero scandalizzati: cibi puri e impuri, sacrifici d'animali, atto di ripudio, lapidazione, legge del taglione o occhio per occhio, rapporti coi lebbrosi e coi gentili, impurità con mestruate e cadaveri, riposo integrale del sabato.
L'annuncio del Regno di Dio predicato da Gesù e riportato dai Vangeli sembra opporsi in alcuni punti alla Legge ed agli insegnamenti rabbinici tradizionali pur se la Torah per Gesù resta fondamentale.
Gesù, infatti: "...l'interpreta in modo spesso giudicato rivoluzionario e quindi scandaloso dai suoi uditori, o l'ammorbidisce o la rafforza a seconda dei casi. Gesù attenua, talvolta in pratica fino ad abrogarle le osservanze rituali (Marco 2,23-28; 3,1-6;7,1-23 e paralleli), ma rende più severe le prescrizioni morali, fino a contraddire talvolta la lettera del testo sacro (Matteo 5-7)" ("Giudaismo e Cristianesimo" di Simon e Benoit- Biblioteca Laterza 1985); eppure nel Vangelo di Giovanni, ai Giudei che volevano lapidarlo, perché s'era dichiarato Figlio di Dio: "Rispose loro Gesù: Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: Voi siete dèi ? (Salmi 82,6) Ora se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio, e la Scrittura non può essere annullata..." (Giovanni 11,34s)
Circa i cibi puri ed impuri nell'epistola ai Colossesi si legge: "Non prendere, non gustare, non toccare. Tutte queste cose... sono, infatti, prescrizioni e insegnamenti di uomini! " (Colossesi 2,21-23) e quel dire non s'attenderebbe da un fariseo educato nella rigida tradizione della Torah, in quanto sono quelle parole che si trovano nel testo sacro ed in particolare nel Levitico e la Scrittura non può essere annullata! Ma forse non sempre è da guardare solo alle parole. Forse quelle parti vanno lette in altro modo?
Si legge, nella Mishnah (Sanhedrin X,1):" Le seguenti persone non prenderanno parte al mondo futuro: chi dice che la risurrezione dei morti non può essere dedotta dalla Torah, oppure che la Torah non viene dal cielo."
Eppure i sadducei non credevano nella risurrezione!
Vorrei non essere tra quelli che non trovano la risurrezione nella Torah, che però da una lettura di primo livello non appare.
Nel Sifré su Deuteronomio 32,7: "Rabbì Simai diceva: Non vi è pericope (nella Torah) in cui non ci sia la risurrezione dei morti. Il fatto è che non abbiamo in noi la forza di manifestarlo attraverso il midrash." cioè con la ricerca.
"Pericope" da "perikòptein" perikoptein "tagliare intorno", ritaglio anche piccolo, in cui come sostengo anch'io, si può trovare l'idea delle risurrezione e se c'era, solo perché è stata persa cognizione non si ha più, ma si può ritrovare!
Gesù, San Paolo, e poi la Chiesa, che pur non sostenendo un'idea diversa sulla Torah, fanno dei "distinguo" come se ci fossero parole da conservare, altre da interpretare, altre infine da non più considerare, come se ci fosse un altro modo per leggerla, ma non viene detto.
Allora per Gesù a quali scritti di Mosè è da credere ed a quali no e come si concilia ciò col suo assioma sulla Scrittura?
Nel Levitico, il libro centrale della Torah, si legge (17,10): "Ogni uomo, Israelita o straniero dimorante in mezzo a loro, che mangi di qualsiasi specie di sangue, contro di lui, che ha mangiato il sangue, io volgerò la faccia e lo eliminerò dal suo popolo", il che pare impedire agli ebrei di divenire cristiani e nello stesso tempo rispettare la legge di Mosè, d'accettare cioè il sangue del Cristo che istituì il sacramento dell'Eucarestia nell'ultima cena con le parole sul vino: "Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell'alleanza..." (Matteo 26,27s)
Nella sinagoga di Cafarnao (Giovanni 6,60), dopo che Gesù aveva detto "il mio corpo è vero cibo e il mio sangue vera bevanda", molti dei suoi discepoli, dopo averlo ascoltato dissero: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?"

Se si crede a Gesù, quello è proprio il Suo sangue, e se si crede anche a Mosè non si potrebbe bere, eppure per secoli ci fu la Chiesa giudeo cristiana che (ebbe i primi martiri - 34 d.C. Stefano, 44 d.C. Giacomo il minore, cugino di Gesù vescovo di Gerusalemme) associava in sé le due fedi; vuol dire che erano conciliabili.
A ciò, si risponde che Gesù rispetta il cuore della Legge, l'intima essenza, ma, asserisce che non è "venuto per abolire la legge e i profeti... In verità vi dico: finché non sia passato il cielo e la terra, non passerà neppure uno iota o un segno della legge senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di quei precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli." (Matteo 5,17ss)

Per entità minima della lettura è citata la lettera iota o segno e non la parola, cioè nella Torah è da guardate anche la singola lettere, conforme all'idea dell'ebraismo: se manca una sola lettera, il rotolo è invalido per l'uso liturgico.
E questo tutto che dice la Legge ed i Profeti dove si legge?
I testi canonici, soprattutto della Legge, sono parchi di visioni escatologiche, mentre hanno pagine interminabili d'elencazioni, di nomi, numeri e genealogie, assieme a norme e prescrizioni che paiono ora improponibili.
Per contro la cultura ebraica contemporanea a Gesù è ricca di scritti escatologici; e questi da dove originano?
Gesù, però, non cita scritture apocrife, dice di dar credito a Mosè, ma spesso lo contraddice, alcune volte stravolge i suoi insegnamenti, ma asserisce che non cambia quanto Mosè ha scritto ed incita con lo scrutate le Scritture... sono proprio esse che mi rendono testimonianza (Giovanni 5,39) a cercare le prove che Lui rispetta ogni iota o segno della Legge e sembra che tale scrutare sia un'esperienza che supera la semplice lettura, ma è un'attività che deve tendere alla ricerca d'un secretum che non appare al leggere normale.
Nello scrutare, infatti, è insito il concetto di procedere con un'investigazione particolare che sembrava implicita a quei tempi.
Volendo dar credito a Gesù, che dice che è da credere agli scritti di Mosè alla lettera (iota/segni) e che quelli gli danno testimonianza - ma poco sembrano parlarne - si dovrebbe concludere che Mosè dice anche altre cose che si ricavano dallo scrutare le lettere e lì, allora, vi sarebbero le profezie relative al Messia che si debbono compiere; così anche di quelle pagine poco interessanti, che fanno però parte della Torah, si deve compiere ogni iota o segno e, scrutandole, si potrebbero rivelare importanti.
Tra l'altro, proprio per la libertà che offre un'elencazione di nomi e di numeri, chi la scrisse, se voleva farlo, sarebbe stato facilitato a sviluppare un eventuale messaggio di secondo livello senza che ne soffrisse molto il testo esterno.
Dopo la prima intuizione, quel loghion di Gesù - Voi scrutate le Scritture... ebbene sono proprio esse che mi rendono testimonianza - che chiede una risposta personale, m'ha guidato nella ricerca alimentata dall'innata curiosità ed ho così cercato il significato fondante antico dei segni della scrittura, incuriosito e gratificato dal gioco enigmistico.
Questo scrutare mi ha portato a sperimentare che le Scritture veramente riportano l'epopea del Messia entrando con le lettere usate come immagini.
A risultato di questo ricercare ho presentato testi dell'Antico Testamento tradotti in un modo del tutto particolare che classifico nello scrutare, e lo "scrutare" è necessario perché gli scritti della Torah sono criptati come risulta dalle molte prove portate.

RICERCA BIBLICA
Nella costituzione Dei Verbum del 18.11.1965 del Concilio Vaticano II si raccomanda agli studiosi d'avvalersi di tutti gli strumenti di ricerca che storia, archeologia (anche i geroglifici aggiungo), critica letteraria mettono a disposizione per ricavare con esattezza il senso dei sacri testi, tenendo conto dei modi di sentire, di esprimersi e di raccontare vigenti ai tempi dell'agiografo.
La Pontificia Commissione Biblica conclude il documento "Il popolo ebraico e le sue Sacre Scritture nella Bibbia Cristiana" con: "Nel passato, tra il popolo ebraico e la Chiesa di Cristo Gesù, la rottura è potuta sembrare talvolta completa, in certe epoche e in certi luoghi. Alla luce delle Scritture questo non sarebbe mai dovuto accadere, perché una rottura completa tra la Chiesa e la Sinagoga è in contraddizione con la sacra Scrittura."
L'allora Cardinale Joseph Ratzinger (Ascensione 2001) nella Prefazione disse: "Senza l'Antico Testamento, il Nuovo Testamento sarebbe un libro indecifrabile, una pianta privata delle sue radici e destinata a seccarsi" (n. 84) e osserva "L'ermeneutica cristiana dell'Antico Testamento, che senza dubbio è profondamente diversa da quella del giudaismo, "corrisponde tuttavia ad una potenzialità di senso effettivamente presente nei testi." (n. 64)

Poi afferma due cose importanti:
  • la lettura giudaica della Bibbia "è una lettura possibile, che è in continuità con le sacre Scritture ebraiche dell'epoca del secondo tempio ed è analoga alla lettura cristiana, che si è sviluppata parallelamente a questa." (n. 22).
  • ne consegue l'urgenza per i cristiani, dopo la Shoà, di promuovere "un rinnovato rispetto per l'interpretazione giudaica dell'Antico Testamento" (ibid., pp. 12 e 55), poiché "i cristiani possono imparare molto dall'esegesi ebraica praticata per 2000 anni" (ibid.). Penso che queste analisi saranno utili per il progresso del dialogo giudeo-cristiano, ma anche per la formazione interiore della coscienza.
Ne traggo la conclusione: Occorre andare alla fonte diretta delle Sacre Scritture alla radice in ebraico e aramaico prima della differenza, come era al momento della venuta della divisione.

PIÙ LETTURE DI UNO STESSO VERSETTO
Per l'ebraismo ogni brano della Bibbia pur se scritto con i segni per le vocali è ammissibile leggerlo con la tecnica esegetica "al tikrei" come se avesse solo consonanti, cioè "al tikrei" "non leggere", ossia leggere in altro modo, con diversa vocalizzazione o forma ortografica rispetto alla usuale.
L'uso "al tikrei" non esclude in ogni caso la lettura originaria del testo, e perciò si può più correttamente definire come "non leggere questo passo solo in modo usuale, ma anche in altro modo" e il procedimento permette una nuova interpretazione, perfino quando le leggi della grammatica e della sintassi rendono necessaria la sola lettura tradizionale.
L'uso di questa tecnica trae origine dal verso: "Dio ha detto questo una volta, ma io ho ascoltato questo due volte." (paragrafo 62,12) e cioè che le parole della Bibbia si prestano a significati diversi di quello tradizionale." (Diz. Unterman) e se poi ogni lettera può anche leggersi a se stante, in base al disegno che reca, le possibilità di diversa traduzione aumentano ancora.
Nella tradizione ebraica, così, il testo biblico è suscettibile di più interpretazioni tanto che si parla delle bibliche 70 facce: al riguardo, ricordo:
  • "Un maestro della scuola di Rabbì Ismael ha insegnato: Non è forse così la mia parola: come il fuoco, oracolo del Signore, e come un martello che frantuma la roccia (Geremia. 23,29) Come questo martello sprigiona molte scintille, così pure un solo passo scritturistico dà luogo a sensi molteplici." (Sanhedrin 34)
  • "Rabbì Jochanan dice: Che cosa significa ciò che sta scritto: Il Signore ha dato una parola, annunci per un'armata numerosa (Salmi 68,12)? Ogni parola che usciva dalla bocca della Potenza sul monte Sinai si divideva in 70 lingue. È stato insegnato nella scuola di Rabbì Ishmael: Non è forse così la mia parola: come il fuoco, oracolo del Signore, e come un martello che frantuma la roccia (Geremia 23,29) Come questo martello sprigiona molte scintille, così pure ogni parola che usciva dalla bocca della Potenza si divideva in 70 lingue." (Shabbat 88b)
  • il mistico della cabbalah del XIII secolo d.C. (1194-1270 d.C.), Nachmanide Mosès spagnolo ebreo commentatore biblico diceva: "Noi possediamo una tradizione autentica secondo cui la Torah è formata dai Nomi di Dio. Le parole che vi leggiamo possono essere infatti anche suddivise in modo completamente diverso, componendo Nomi... L'affermazione per cui la Torah fu scritta in origine con fuoco nero su fuoco bianco, ci conferma nell'opinione che la sua stesura avvenne con tratto continuo e senza suddivisioni in parole, cosa che permise di leggerla sia come una sequenza di Nomi, sia, nel modo tradizionale, come un resoconto storico ed un insieme di comandamenti divini. Ma Egli la ricevette anche, nello stesso tempo, sotto forma di trasmissione orale, come lettura di una sequenza di Nomi.", ammettendo così che la Torah orale ricevuta da Mosè è anche un testo interno alla Torah scritta. (Vedi G. Scoolem, "Il nome di Dio e la teoria cabbalistica del linguaggio")
  • "Una tradizione sostiene che Mosè scrisse tutta la Torah dalla prima all'ultima riga senza alcuna parola compiuta, come un susseguirsi ininterrotto di lettere. Ciò viene chiamata Torah hashem, la Torah di Dio. È come una sorta di nome unico di Dio... È come una scrittura prima delle parole, senza interruzione, punteggiatura, senza ritmo, senza il minimo spazio bianco. La scrittura fluisce senza interruzioni dalla bet, prima lettera della Torah, fino alla lamed, l'ultima lettera. È un in-finito non-senso." (Marc-Alain Ouaknin "Le Dieci Parole")
Questo non-senso con la "scrutatio" che s'ottiene col metodo dei segni si apre in una continua profezia sul Messia.
In definitiva tutte le lettere di seguito della Torah costituiscono la password o chiave di accesso per mettersi in comunicazione con Dio ed anche una sola lettera eliminata può non dar luogo alla corretta comunicazione.

C'è poi un discorso d'Isaia (29,11.12) ove parla chiaro, c'è un I ed un II livello di lettura: "Per voi ogni visione sarà come le Parole di un libro sigillato; si dà ad uno che sappia leggere dicendogli: Leggilo. Ma quegli risponde: Non posso perché è sigillato. Oppure si dà il libro a chi non sa leggerlo dicendogli: Leggilo, ma quegli risponde: Non so leggere."
  • il primo, normale, cioè il saper leggere usuale;
  • il secondo, speciale, per leggere il sigillato, per il quale occorre avere una particolare iniziazione e, chi non sa leggere, non supera il I livello, e chi legge soltanto quanto ufficiale, non supera il II.
Un discorso sul vino nuovo (Vedi "Chi legge doppio è brillo" di "Decriptare le lettere parlanti delle sacre scritture ebraiche").

Nel midrash Numeri Rabbah XIII15, si legge: "Come il valore del vino è settanta, così la Torah ha settanta volti.", ed associa la Torah al vino.
Secondo la gimateya o gimatria - regola omiletica parole o frasi che hanno lo stesso valore numerico, cioè che hanno eguale somma dei valori delle lettere a ciascuna delle quali è associato anche un numero, sono permeati di una qualche analoga particolarità o proprietà da sondare.

Per far comprendere tornno al Nome , per la Gimatria il suo valore è ( = 5) + ( = 6) + ( = 5) + ( = 10) = 26 e corrisponde come valore a "Unico amore" ove la loro somma è 26, infatti:

Unico = ( = 4) + ( = 8) + ( = 1) = 13 e amore = ( = 5) + ( = 2) + ( = 5) + ( = 1) = 13

Il Vangelo di Giovanni ci dà un nome nuovo per Dio: "Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro". (Giovanni 17,25s)
Ne discende che il Nome è "Dio, Padre mio"
Si ottiene egualmente 26, infatti = 1+2+10 = 12+1.

Per la gimatria vino e Torah hanno una proprietà comune.
In effetti si ha che il vino è pari a 70: = ( = 10) + ( = 10) + ( = 50) = 70
C'è da domandarsi perché quel detto citi il vino in rapporto alla Torah.
Sarà per il fatto che il vino, come è noto, fa vedere doppio?
Ora un antico gioco ebraico (b'Eruvin 65a) evocato da una frase talmudica dice: "Quando entra il vino esce il segreto."
Tale frase, che al primo impatto sembra solo un proverbio sensato, perché a chi beve si scioglie la lingua, intende di più, in quanto sottende che come il "vino" per la gimatria equivale a 70 anche la parola "segreto" equivale a 70:

= ( = 4) + ( = 6) + ( = 60) = 70

Avvicinando tra loro questi due detti,
come il valore del vino è settanta, così la Torah ha settanta volti
quando entra il vino esce il segreto per la proprietà transitiva ne consegue che quei dotti parlavano di una faccia nascosta che fornisce una Torah segreta e che quando si parla di vino s'evoca anche questo concetto.

Questa Torah segreta potrebbe essere parte di quella che è detta Torah orale.
Dire 70 sottende così in questo campo una lettura segreta sempre riferita al Messia, esito cui mira tutta la storia della salvezza oggetto della Torah; cioè quando la Torah è letta - usando il vino cioè il metodo per cui si perviene alla lettura doppia - ne viene una illuminazione, esce il segreto, ne esce una luce, e la Luce per antonomasia è il Cristo, il Messia e la risurrezione che reca. "Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo." (Giovanni 1,9)

E c'è un altro detto ebraico: quando entra la luce esce il mistero.
Si verifica che luce e mistero hanno, infatti, lo stesso valore gimatrico:

= ( = 200) + ( = 6) + ( = 1) = 207
= ( = 7) + ( = 200) = 207

Il numero 70 ricorda il midrash sulla traduzione chiamata dei settanta che in sostanza assicura che il segreto = 70 fu mantenuto; tant'é che il messaggio del 70 ha prevalso sul fatto che i traduttori invero erano 72 - Elasar gli mandò 72 anziani, sei per ogni tribù.
Ora, com'è noto, il vino porta ad essere brilli ed a vedere doppio e, dopo quanto detto nell'ambito di questa tematica, il dire di bere vino s'adatta bene all'idea del leggere un testo doppio nell'Antico Testamento.
In effetti gli scettici, che credono al miracolo solo se sono stati presenti, all'idea della lettura d'un secondo testo possono considerare ubriaco chi l'asserisce.
Una metafora diffusa nella letteratura haggadica fu quella del vino con la Torah perché nell'insegnamento scritturale, come nel vino, è insita un'energia; infatti, nel Cantico rabbah I.19 si legge: "il vino lascia un segno quando viene bevuto, e così lo lasciano le parole della Torah e la gente può indicare col dito, dicendo: Ecco uno studioso."
Lo vedono come ubriaco, perché legge doppio!
Mi pare di scorgere traccia di questo pensiero negli Atti, quando la mattina di Pentecoste (Atti 2) gli apostoli a Gerusalemme proclamarono che ciò che i profeti annunciarono s'era verificato; loro n'erano testimoni!
Ed in tale occasione esce il concetto d'aver bevuto vino: "Altri, invece, li deridevano e dicevano: Si sono ubriacati di mosto." (Atti 2,15) notazione strana e, con quella frase la gente di Gerusalemme era come dicesse: questi dicono che il mito della lettura segreta s'è verificato!
Nell'episodio delle nozze di Cana (Giovanni 2,1-11) si ha un altro accostamento al vino.
Le nozze evocano l'immagine delle profezie (Osea 2,21-25 Geremia 2,2 Isaia 54,5; 62,5) sul Signore che negli ultimi tempi sposerà Israele: "E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - io risponderò al cielo ed esso risponderà alla terra; ...la terra risponderà con il grano, il vino nuovo e l'olio..." (Osea 2,23,24a)

Giovanni 2,1 - "...ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù..."
Giovanni 2,2 - "Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli"
Giovanni 2,3 - "...la madre di Gesù gli disse: Non hanno più vino..."
Giovanni 2,5 - "La Madre dice ai servi: Fate quello che vi dirà."
Giovanni 2,6 - "Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei..."
Giovanni 2,7 - "Gesù disse loro "Riempite d'acqua le giare..."
Giovanni 2,8 - "...ora attingete e portatene al maestro di tavola..."
Giovanni 2,9 - "E come assaggiato l'acqua diventata vino... il maestro di tavola chiamò lo sposo"(e c'è il discorso che i servi avevano visto che il vino prima era acqua)
Giovanni 2,10 - "...il vino buono, e quando sono un pò brilli, quello meno..."
Giovanni 2,11 - "...dette inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria..."

L'acqua che stava nelle giare di pietra (oggetti che provenendo dalla roccia richiamano la terra) è mutata in vino, compiendo la profezia d'Osea 2,22-24, ecco perché il contesto di un matrimonio: "ti fidanzerò con me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore. E avverrà in quel giorno - oracolo del Signore - io risponderò al cielo ed esso risponderà alla terra; la terra risponderà con il grano, il vino nuovo e l'olio".
Questo miracolo si verifica nel settimo giorno, che simbolicamente indica l'attuazione dell'ultimo giorno della settimana di creazione, rievocata dal Vangelo di Giovanni che iniziando con "In principio..." e con lo scandire i giorni richiama proprio il Capitolo 1 del Genesi.
Nella descrizione delle nozze appare il personaggio (due volte) del maestro di tavola che parla con lo sposo che seguendo l'allegoria del matrimonio di Iahweh con Israele, rappresenta l'autorità rabbinica, che parla con familiarità con lo sposo tramite la Torah, e si congratula con questi che "ha riservato per gli ultimi tempi il vino migliore" (vino = segreto).
E i servi che sono testimoni che l'acqua diviene vino sono i rabbini e i loro discepoli che dal materiale che vedono versare, acqua lustrale - cioè dalle pagine della Torah relative alle prescrizioni rituali che sembrano nulla diire del Messia e sono veramente ostiche per i cristiani, vedono, senza manipolazioni, ma solo tramite la parola di Gesù, uscire vino nuovo.
Ormai siamo preparati: il vino = 70 richiama il segreto = 70.
C'è anche il concetto che ora che potevano essere brilli, ma non c'è più vino per divenirlo, è dato il vino migliore; cioè, ora non si vede più doppio, ossia le profezie che si leggono nei testi nascosti si stanno attuando in quanto quello che è acqua - le pagine della Torah relative alle prescrizioni rituali - sono la base del segreto palesato e così le ho trovate nelle decriptazioni del Levitico che è "Parola di Dio" da "scrutare" altrimenti ci resta incomprensibile, eppure è il libro centrale perno della Torah ed è conservato nel nostro canone.
Il versetto Giovanni 2,11, che conclude l'evento, è in effetti da tradurre (vedi nota Bibbia di Gerusalemme a Giovanni 2,11) con: "Gesù fece questo inizio dei segni... manifestò la sua gloria..." e gloria porta il pensiero alla risurrezione palesata dal segreto.
Gli stessi Vangeli sinottici parlando del "Vino nuovo in otri nuovi" (Matteo 9,17; Marco 2,22; Luca 5,37) riportano a questa problematica e, pur se meno espliciti, vi sono tutti gli ingredienti; Gesù, infatti, attesta che è presente lo sposo, che è lui stesso, ci sono i farisei e discepoli di Giovanni e c'è il vino nuovo e il vino vecchio.

a.contipuorger@gmail.com

Tutti gli articoli di BibbiaWeb

vai alla visualizzazione normale di inizio articolo     invia questa notizia ad un amico

 
DECRIPTARE LA BIBBIA - Le lettere del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera jod
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera kàf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera lamed
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera mèm

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera nùn
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera samek
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'ajin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera pè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a destra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera sade
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera qòf
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera resh
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera s'in e sh́n

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra del RE
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera wàw
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera zàjin
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera tèt

DECRIPTARE LA BIBBIA - Ala a sinistra estrema
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera bèt
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera ghimel
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera dalet
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera hè

DECRIPTARE LA BIBBIA - Il primo e l'ultimo
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera 'alef
DECRIPTARE LA BIBBIA - La lettera taw


Bibbia Home | Autore | Perché Bibbiaweb? | Contatti | Cerca | Links
info@bibbiaweb.net  
Per i contenuti tutti i diritti sono riservati ad Alessandro Conti Puorger
BibbiaWeb

Alessandro Conti Puorger Alessandro Conti Puorger
Via Eleonora d'Arborea 30 - Roma - Italy

Realizzazione EdicolaWeb Edicolaweb.net
Via S. Maria a Cintoia 14/b - Firenze, Italy